TERRITORI
Maria Rita Gisotti
Paesaggi periurbani
Lettura, descrizione, progetto
FIRENZE
UNIVERSITY
PRESS
TERRITORI
– 15 –
DIRETTRICE
Daniela Poli
COMITATO SCIENTIFICO
Alberto Magnaghi (Università di Firenze, presidente)
Paolo Baldeschi (Università di Firenze)
Iacopo Bernetti (Università di Firenze)
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Giancarlo Paba (Università di Firenze)
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COMITATO DI REDAZIONE
Daniela Poli (Università di Firenze, responsabile)
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La collana Territori nasce per iniziativa di ricercatori e docenti dei corsi di laurea interfacoltà – Architettura e Agraria – dell’Università di Firenze con sede ad Empoli. Il corso di laurea triennale (Pianificazione della città e del territorio e del paesaggio) e quello magistrale (Pianificazione e progettazione della
città e del territorio), svolti in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria, sviluppano in senso multidisciplinare i temi del governo e del progetto del territorio messi a punto dalla “scuola territorialista
italiana”. L’approccio della “scuola di Empoli” assegna alla didattica un ruolo centrale nella formazione
di figure professionali qualificate nella redazione e nella gestione di strumenti ordinativi del territorio,
in cui i temi dell’identità, dell’ambiente, del paesaggio, dell’empowerment sociale, dello sviluppo locale
rappresentano le componenti più rilevanti. La collana Territori promuove documenti di varia natura
(saggi, ricerche, progetti, seminari, convegni, tesi di laurea, didattica) che sviluppano questi temi, accogliendo proposte provenienti da settori nazionali e internazionali della ricerca.
Maria Rita Gisotti
Paesaggi periurbani
Lettura, descrizione, progetto
Firenze University Press
2012
Maria Rita Gisotti / Paesaggi periurbani : lettura, descrizione, progetto – Firenze : Firenze University Press, 2012.
(Territori ; 15)
http://digital.casalini.it/9788864532363
ISBN 978-88-6453-233-2 (print)
ISBN 978-88-6453-236-3 (online PDF)
Progetto grafico di Alberto Pizarro Fernández
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Tutti i volumi pubblicati sono soggetti ad un processo di referaggio esterno di cui sono responsabili
il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientifici delle singole collane. Le opere pubblicate nel
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G. Nigro (Coordinatore), M.T. Bartoli, M. Boddi, F. Cambi, R. Casalbuoni, C. Ciappei, R. Del Punta, A.
Dolfi, V. Fargion, S. Ferrone, M. Garzaniti, P. Guarnieri, G. Mari, M. Marini, M. Verga, A. Zorzi.
© 2012 Firenze University Press
Università degli Studi di Firenze
Firenze University Press
Borgo Albizi, 28, 50122 Firenze, Italy
http://www.fupress.com/
Printed in Italy
Sommario
Premessa
di Gianfranco Gorelli
VII
Ringraziamenti
IX
Parte 1
Capitolo 1
Tra città e campagna: un ambito strategico
3
Capitolo 2
Progettare gli spazi aperti per costruire la nuova città
9
Capitolo 3
Esperienze esemplari
15
Capitolo 4
Appunti per una riflessione progettuale
25
Parte 2
Capitolo 5
Una proposta interpretativa per il paesaggio periurbano di Pistoia
37
Scheda 1
Colline di Giaccherino
45
Scheda 2
Colline della Porrettana
53
Scheda 3
Colline dell’arco nord-orientale
61
VI
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4
La piana pistoiese
69
Scheda 4.1
Pontelungo
76
Scheda 4.2
Barile e Spazzavento
79
Scheda 4.3
Bonelle
83
Scheda 4.4
Case Nuove Masiano
86
Scheda 4.5
Via Fiorentina
89
Scheda 4.6
Bottegone
92
Bibliografia
95
Premessa
di Gianfranco Gorelli
Il lavoro che Maria Rita Gisotti espone lucidamente in questo volume restituisce e
rielabora una parte delle acquisizioni e dei risultati prodotti nell’ambito di una ricerca
da lei stessa svolta nel quadro di un programma finanziato dalla Regione Toscana e
coordinato da chi scrive avente per oggetto i Paesaggi “di mezzo”.
Oggetto della ricerca è quel lembo di territorio nel quale, se si pone il punto di
osservazione nella città, la città stessa si sgrana fino a dissolversi in presenze incerte
e rarefatte e, se lo si riguarda ponendosi nella campagna, questa mostra lo sbiadirsi
dei suoi segni e delle sue tessiture fino ad annullarsi in suoli amorfi e destrutturati.
D’altra parte, in questo stesso lembo di territorio si gioca una importantissima partita sulle sorti del contenimento del consumo di suolo, sulla figurazione della città
come entità compatta e distinta, sul possibile recupero di un paesaggio di cui le città
e i territori aperti siano due componenti che concorrono a una figurazione unitaria
complessiva. Un approccio al riconoscimento dei caratteri distintivi dei paesaggi urbani delle città toscane passa per l’individuazione dei rapporti fondativi che legano
le città ai paesaggi dei loro contorni. Rapporti in cui si incardinano i diversi principi insediativi che connotano un sistema reticolare policentrico come quello della
Toscana.
Un primo merito che deve esserle riconosciuto riguarda il collocamento della ricerca in uno scenario ampio, nazionale e internazionale, traguardando i suoi metodi
e il suo profilo culturale e scientifico in un quadro quanto mai attuale e carico di prospettive pianificatorie e progettuali.
I modi dell’accrescimento delle città, a partire dal secondo dopoguerra, hanno
profondamente alterato il rapporto tra le due configurazioni degli insediamenti e del
paesaggio aperto, fino ad allora compiute e leggibili, determinando una “terra di nessuno” dove si sono scaricate le trasformazioni informi degli ultimi decenni. Il rapporto paesaggistico strutturale, visivo e percettivo tra città e campagna, la cui leggibilità
ha costituito nella storia un tratto fondativo dell’identità locale, è oggi frequentemente “affidato” ad aree industriali e artigianali, a espansioni residenziali rarefatte e
sfrangiate, ai nuclei specializzati dei centri commerciali, agli intrecci delle reti infrastrutturali stradali, autostradali e ferroviarie: tutto ciò è, nella stragrande maggioranza
dei casi, esito di successioni insediative casuali, o di interventi rispondenti a processi
banali di pianificazione consistenti nella rilocalizzazione di funzioni espulse dalla città centrale o di zonizzazione monofunzionale.
VIII
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
La considerazione dei paesaggi urbani di recente formazione passa per lo studio
dei rapporti che intercorrono tra gli insediamenti delle corone urbane e dei filamenti dovuti allo sprawl (plessi periferici) rispetto alla città centrale e compatta, da una
parte, e rispetto ai paesaggi agrari periurbani, dall’altra. Da tale approccio emergono
elementi utili per scelte strategiche relative ad azioni di:
• tutela di ambiti caratterizzati dalla persistenza di relazioni fondative tra parti costruite e territorio aperto, sia in termini paesaggistici (visivo-percettivi), sia in termini ambientali (corridoi biotici e reti ecologiche);
• definizione delle modalità di formazione dei margini del costruito a partire dall’obiettivo di dare compiutezza al rapporto tra costruito e territorio aperto;
• definizione di criteri circostanziati relativi al contenimento del consumo di suolo
fondati sulle caratteristiche intrinseche e misurabili dei suoli periurbani e di quelli
residui nelle porosità del costruito;
• individuazione dei requisiti di multifunzionalità delle formazioni urbane periferiche quale caratteristica fondamentale per esercitare un ruolo di integrazione sia
nei confronti della città compatta che del territorio esterno;
• affermazione del primato dello spazio pubblico come determinante morfologica
e funzionale della caratterizzazione paesaggistica delle parti contemporanee della
città.
La sequenza lettura-descrizione-progetto che compare nel sottotitolo non è in questo caso la consueta espressione accattivante applicata a posteriori, ma costituisce il
modo con cui il lavoro è stato effettivamente svolto, attraverso la ricostruzione in serie storica dei valori patrimoniali territoriali e urbani presenti nel contesto considerato; il riconoscimento dei caratteri persistenti di rilevanza paesaggistica; la loro verifica
quali valori riconosciuti e condivisi; l’individuazione degli effetti delle trasformazioni
sull’insieme dei valori persistenti, riconoscendo alterazioni o cancellazioni.
Il concetto di progetto in qualche modo generato da questa sequenza rifugge da
quello semplificato e rassicurante di una configurazione fissa di assetti, per esplicitarsi, invece, nella messa in forma di rapporti che :
• integrino, confermino o instaurino elementi di centralità urbana;
• costituiscano sequenze integrate e comprensibili di spazi pubblici socialmente
significativi;
• conformino sequenze di spazi verdi multifunzionali di connessione tra la città
compatta e gli spazi rurali e ambientali del paesaggio aperto, ridefinendo contestualmente il profilo del paesaggio costruito;
• consolidino e qualifichino le discontinuità insediative su cui si fonda il concetto
stesso di città policentrica, individuando le eventuali compensazioni e integrazioni.
Per tutto ciò il lavoro puntuale di Maria Rita Gisotti si propone non solo come
prezioso strumento in grado di dare misura e figura a concetti facilmente volgarizzabili e falsificabili, come quello del rapporto città-campagna o di paesaggio urbano,
ma fornisce elementi sostantivi spendibili operativamente nei processi di pianificazione e progettazione alle diverse scale.
Ringraziamenti
Questo volume raccoglie gli esiti di un lavoro di ricerca condotto negli anni 20092010 sul tema del “paesaggio di mezzo”, inteso come configurazione territoriale prodotta dai più recenti fenomeni di urbanizzazione e come nuova categoria concettuale
codificata dall’urbanistica per leggere e progettare i paesaggi della contemporaneità.
Devo a Gianfranco Gorelli l’avermi introdotto a questo tema offrendomi l’opportunità di svolgere la ricerca qui sintetizzata. Le nostre discussioni sul tema, le sue osservazioni acute e puntuali sui prodotti del mio lavoro, l’apertura scientifica e culturale
che mi ha trasmesso anche attraverso il contatto con altre istituzioni e con i relativi
progetti di ricerca hanno rappresentato per me una grande occasione di riflessione
e di crescita sia scientifica che professionale di cui gli sono molto grata. Ringrazio
molto anche Giuseppe De Luca che è subentrato nell’ultima fase di svolgimento della
ricerca dando un importante contributo scientifico e facendosi promotore della pubblicazione del lavoro. I miei ringraziamenti sinceri vanno poi a Paolo Baldeschi, che
ha contribuito a sostenere la pubblicazione del volume e ne ha letto una prima bozza,
dandomi come sempre suggerimenti preziosi. Cinzia Gandolfi è stata un’altra figura
centrale nello svolgimento di questo lavoro, in qualità di coordinatrice per Regione
Toscana del progetto di iniziativa comunitaria Pays.Med.Urban nella cui cornice questa ricerca si è inserita. Devo a Cinzia l’avermi saputo orientare su queste tematiche
con un punto di vista innovativo e originale, e l’avermi fornito numerose occasioni
di riflessione anche attraverso la conoscenza dei progetti di iniziativa comunitaria di
cui si occupa. Desidero poi ringraziare Daniela Poli, direttrice della collana Territori,
per aver accolto questa pubblicazione all’interno della collana, per avermi segnalato
molte fonti di ricerca sul tema città-campagna e avermi coinvolto in diverse iniziative scientifiche di approfondimento su questi temi. Grazie anche a Camilla Perrone,
che nella prima fase della ricerca mi ha dato consigli preziosi per la sua impostazione
metodologica e scientifica. Ringrazio infine Francesco Berni - che ha realizzato i disegni delle figure 91, 94, 97, 100, 103, 106 -, e Chiara Nostrato e Ilaria Scatarzi con
le quali ho avuto il piacere di collaborare ad un altro progetto di ricerca sul territorio
pistoiese, nell’ambito del quale sono stati prodotti parte degli strati informativi di
cui mi sono servita per la costruzione di alcune cartografie. Infine, durante lo svolgimento della ricerca ho potuto avvalermi dei risultati di altri lavori scientifici che
mi sono stati gentilmente messi a disposizione dai responsabili che desidero citare e
ringraziare: si tratta della ricerca convenzionata con il Comune di Pistoia “Strategie
X
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
e metodi progettuali per il recupero urbanistico e dei valori identitari dei centri della
pianura pistoiese”, svolta nel 2005 da Gianfranco Gorelli (responsabile), Giancarlo
Paba e Camilla Perrone (comitato scientifico), Chiara Nostrato (assegnista di ricerca);
e della ricerca convenzionata con la Regione Toscana “Atlante dei contorni delle città
toscane”, per la parte relativa a Pistoia, coordinata da Gianfranco Gorelli nel 2007.
Parte 1
Capitolo 1
Tra città e campagna: un ambito strategico
Il disegno complessivo della città, la definizione di un suo limite, la relazione tra
figura urbana e paesaggio aperto sono temi centrali nel dibattito urbanistico contemporaneo. Accanto ai modelli insediativi che conservano alcuni caratteri tipici
della città storica sia al proprio interno che nella relazione con il contesto, si osservano oggi tante nuove forme di urbanizzazione, variamente indicate come “città
diffusa” ma anche ville eclatée, ville eparpillée, urban sprawl, urban spill, spread city.
Comune a tutte queste locuzioni è il tentativo di soppiantare il termine “città”, che
appare inadeguato a spiegare e descrivere organismi urbani che sembrano aver perso
le qualità e l’identità stessa della città tradizionale ma non essere ancora approdati a
nuove definizioni1.
Alla base della perdita d’identità della figura urbana contemporanea vi è anche la
mancata o smarrita differenziazione con il suo intorno, con lo spazio “fuori le mura”,
storicamente suo opposto e al tempo stesso complemento sia in termini materiali
che culturali2. La città e il suo territorio erano legati, fino a un passato relativamente
recente, da un rapporto al contempo di contrapposizione e continuità, “un legame
profondo, strutturale e culturale insieme, che doveva segnare, per secoli, lo stato e le
condizioni di un irripetibile equilibrio”3; un legame che era anche sguardo reciproco
tra due mondi che si fronteggiavano e al tempo stesso, ciascuno con il suo ruolo, si
scambiavano risorse, prestazioni, valori.
L’affollamento terminologico attorno a questi modelli insediativi riflette “le difficoltà che si incontrano nel descrivere compiutamente le nuove forme di sviluppo dell’urbanizzazione. Le definizioni
impiegate non possiedono un carattere di stabilità e univocità, ma consentono piuttosto di evocare o
sottolineare aspetti specifici, come la perdita dei confini e dell’identità, la frammentazione sociale, i
mutamenti economici e così via” (M. Baioni, Diffusione, dispersione, anarchia urbanistica, in M.C. Gibelli e E. Salzano (a cura di), «No sprawl», Alinea, Firenze 2006, pa. 24).
2
“L’identità – ha osservato Giancarlo Paba – non è una cosa, un oggetto ma l’esito di un processo di
differenziazione… Solo la rilevazione delle differenze consente di trovare le identità” (G. Paba, Luoghi
comuni. La città come laboratorio di progetti collettivi, Franco Angeli, Milano 1998, p. 28). Pierre Donadieu, citando Augustin Berque, scrive a proposito della relazione tra città e paesaggio che “la natura
è soprattutto l’alterità che permette di fondare l’urbanità” (P. Donadieu, Campagne urbane. Una nuova proposta di paesaggio delle città, edizione italiana a cura di M. Mininni, Donzelli, Roma 2006, pp.
81-82).
3
M.G. Cusmano, Le parole della città. Viaggio nel lessico urbano, Franco Angeli, Milano 2009, p. 58.
1
4
Figura 1. Giovan Battista
Lusieri, Veduta di Roma
dal Monte Mario, 1799.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Questa relazione tra un organismo urbano compiuto e limitato e il mondo rurale
circostante stava spesso alla base dell’identità e della bellezza di molte città italiane. È
il caso di Firenze che una lunga tradizione iconografica ritrae, con intento celebrativo,
circondata da un contado fertile e ben coltivato di cui essa si è appropriata espropriando o comprando le terre, appoderandole, tracciando strade, costruendo ville di delizia
e case coloniche4. La rappresentazione di questo legame strettissimo eppure calibrato
tra città e campagna, una campagna incivilita dall’influenza urbana nel corso di secoli,
passa anche attraverso le numerosissime testimonianze letterarie che, dal Cinquecento
al Novecento, insistono su questa visione e che proprio in questo aspetto rintracciano
l’unicità della bellezza di Firenze: “Firenze in sé per sé è inferiore a Bologna e ad altre
città – scrive un viaggiatore inglese che attraversa la Toscana nel primo Ottocento –
ma la vista della città e degli immediati dintorni è superiore a qualsiasi cosa abbia mai
visto”5. Una certa rappresentazione urbana, attraverso la sua persistenza e capacità di
Questa tradizione iconografica inizia nel Quattrocento con le opere di artisti come Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio, Francesco di Lorenzo Rosselli (autore della celebre “Veduta della catena”),
passa per la produzione vedutistica settecentesca e si protrae per tutto l’Ottocento per mano di pittori
come Thomas Patch, Giuseppe Maria Terreni, Camille Corot, Joseph Pennell. Si veda, su questo argomento, G. Corsani, Misure e limiti del paesaggio fiorentino (XV secolo), «Rivista. Ricerche per la progettazione del paesaggio», 6, 2006, http://www.unifi.it/ri-vista/ e M.R. Gisotti, L’invenzione del paesaggio
toscano. Immagine culturale e realtà fisica, Polistampa, Firenze 2008.
5
W. Hazlitt, Notes of a journey through France and Italy, Hunt & Clarke, Londra 1826, p. 238. Le descrizioni che insistono su questo tema sono numerosissime. È ancora un viaggiatore ottocentesco che
spiega come “potresti vivere e passeggiare a Firenze per un anno intero senza trovare conferma della sua
4
Tra città e campagna: un ambito strategico
tramandarsi nel tempo, racconta dell’identità della città, diventa “figura della sua dimensione e della sua forma”6, contiene e comunica alcune regole fondative, principi
cardine che il progetto contemporaneo non dovrebbe perdere di vista.
Più in generale il rapporto tra città e campagna si è mantenuto abbastanza netto e
compiuto, con una certa uniformità su tutto il territorio nazionale, fino agli anni cinquanta del Novecento quando l’industrializzazione del paese e il conseguente inurbamento della popolazione hanno portato all’abbandono delle campagne e all’avvio
di un processo di crescita urbana intenso e rapidissimo rispetto ai tempi lunghi del
passato. Le modalità con cui la città è cresciuta sono variabili, da quelle ancora relativamente compatte degli anni cinquanta e sessanta con fenomeni di sfrangiatura nella
grande reputazione – eppure – guarda la città da una certa distanza… abbraccia in un solo sguardo la
sua interezza con tutto ciò che la circonda e ammetterai che la capitale dei fiorentini è davvero come la
chiamano: la bella, la meravigliosa”, J.P. Cobbett, Journal of a tour in Italy and also in part of France and
Switzerland, Mills Jowett, Londra 1830, p. 129.
6
Cusmano, Le parole della città, cit., p. 85.
5
Figure 2-5. Particolari
di dipinti tre-quattrocenteschi che evidenziano la relazione tra
città e paesaggio agrario.
Nell’ordine: Beato Angelico, Morte di San Nicola;
Ambrogio Lorenzetti, Gli
effetti del Buon Governo;
Giovanni Bellini, San
Francesco nel deserto;
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi.
6
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 6. Francesco di
Lorenzo Rosselli, Veduta
della catena, 1472, part.
Figura 7. Giuseppe
Maria Terreni, Veduta di
Firenze, 1789, part.
campagna ancora limitati, a quelle più invasive degli ultimi decenni, a macchia d’olio
o nastriformi lungo i principali tratti viari, tutte comunque tendenti a erodere e a trasformare lo spazio rurale7. I paesaggi della diffusione o le campagne urbanizzate italiaG. Gorelli, Per un atlante dei paesaggi dei contorni delle città toscane, «Contesti. Città Territori Progetti», 1, 2008, «Agricoltura e paesaggio».
7
Tra città e campagna: un ambito strategico
7
Figura 8. Silvestro Lega,
Motivo dal vero presso
Firenze, 1865.
Figura 9. Paesaggio della diffusione veneta (foto
di Corrado Piccoli, Fondazione Benetton Studi
e Ricerche, in F. Indovina
et al., L’esplosione della
città, cit., p. 209).
ne nascono da questo insieme di fenomeni che hanno impoverito e sottratto qualità
tanto alle città quanto alle campagne configurando quelle zone grigie prive d’identità
– sia urbana che rurale – “che hanno interrotto con la loro triste invadenza il filo di
una tradizione che si era snodata con naturale continuità per decine di generazioni”8.
S. Settis, Paesaggio, costituzione, cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile, Einaudi,
Torino 2010, p. 197. Salvatore Settis ha inoltre osservato come questi “paesaggi senza città e città senza
paesaggio” nascano storicamente anche da un altro ordine di fattori, ovvero da un sistema di gestione
8
8
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Oggi una gran parte della cultura urbanistica assume una posizione di dissenso
rispetto al modello della città diffusa e si muove alla ricerca di strumenti e spazi che
possano contribuire a ridare una struttura alla città contemporanea e a invertire il
processo di impoverimento sia sul piano della qualità ambientale (e dunque dell’abitare) che dell’identità che la contraddistingue9. Gli esiti di queste ricerche convergono
su alcune parole chiave: paesaggio come principio progettuale, patrimonio territoriale
e urbano, produzione agricola, spazi aperti, margini e limiti urbani, concetti cui viene
riconosciuto un ruolo strategico per il progetto della città contemporanea10.
del territorio che ha separato sul piano normativo la pianificazione paesaggistica e quella urbanistica
(segnatamente attraverso il mancato raccordo tra la legge Bottai 1497/39 e la legge urbanistica nazionale 1150/42), trasformando la continuità e la complementarietà tra questi due universi in una cesura
(Ivi, p. 199).
9
A. Magnaghi, Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino 2000, p. 41.
10
In particolare sulla triade “paesaggio, patrimonio, produzione agricola” si veda A. Fleury, La costruzione dei territori agriurbani nell’Ile-de-France, «Urbanistica», 128, 2005, p. 22.
Capitolo 2
Progettare gli spazi aperti per costruire la
nuova città
Il rilievo che gli spazi aperti hanno acquisito nel dibattito urbanistico attuale dipende anche da un cambio di prospettiva culturale. Se fino ad alcuni decenni fa il
territorio aperto faceva solo da sfondo spesso indifferente e poco o nulla tenuto in
considerazione nei suoi caratteri identitari, oggi paesaggio e spazi aperti entrano a
pieno titolo nella progettazione della città: in sintesi, “la cultura urbana sembra essersi accorta che gli spazi agronaturali, che la città ha incorporato nel costruito della
propria periferia, sono parte della città stessa per la quale svolgono un importante
ruolo economico, sociale e, soprattutto ambientale”1.
In particolare sono gli spazi agricoli e naturali delle corone periurbane – quelli
dove città diffusa e paesaggio aperto confliggono più intensamente – ad essere riconosciuti come luoghi strategici in ragione di alcuni fattori fondamentali2. Essi infatti
svolgono un ruolo decisivo nel ricucire i frammenti e le aree di frangia della dispersione insediativa in un disegno urbano strutturato e in qualche misura “finito”, contribuendo a reintrodurre dei criteri per una sua regolazione formale; possono comporre,
se messi a rete, un sistema di corridoi ecologici e ambienti naturali fondamentali per
risarcire la città della perdita di qualità ambientale di cui soffre; rappresentano occasioni decisive per la costruzione di un nuovo sistema di spazi pubblici, una sorta di
“negativo” strutturato di un’urbanizzazione che è, al contrario, discontinua e confusa3; svolgono infine una funzione economica importante, legata alla produzione
C. Socco, A. Cavaliere, S.M. Guarini, M. Montrucchio, La natura nelle città. Il sistema del verde urbano e periurbano, Franco Angeli, Milano 2005, p. 81.
2
La letteratura su questo tema è molto vasta. Tra i testi fondamentali si veda: P. Donadieu, La societé
paysagiste, Actes Sud, Arles 2002; P. Donadieu, Campagne urbane, cit.; G. Ferraresi, A. Rossi, Il parco come cura e cultura del territorio. Un percorso di ricerca sull’ipotesi del parco agricolo, Grafo Editore, Brescia
1993; G. Ferraresi (a cura di), Produrre e scambiare valore territoriale. Dalla città diffusa allo scenario di
forma urbis et agri, Alinea, Firenze 2009; A. Fleury (a cura di), Multifonctionnalité de l’agriculture périurbaine, «Les Cahiers de la multifonctionnalité», 8, 2005; N. Gallent, J. Andersson, M. Bianconi, Planning on the edge: the context for planning at the rural-urban fringe, Routledge, London New York 2006;
A. Lanzani, I paesaggi italiani, Meltemi, Roma 2003; A. Magnaghi, Il progetto locale, cit.; A. Magnaghi
e D. Fanfani (a cura di), Patto città campagna. Un progetto di bioregione urbana per la Toscana centrale,
Alinea, Firenze 2010; A. Masboungi (a cura di), Penser la ville par le paysage, Editions de la Villette,
Parigi 2002; C. Socco et al., La natura nella città, cit.; M.C. Treu, D. Palazzo (a cura di), Margini. Descrizioni, strategie, progetti, Alinea, Firenze 2006.
3
Per Alberto Magnaghi altre importanti funzioni degli spazi aperti sono: garantire le relazioni tra sistemi urbani e spazi aperti agroforestali, assicurare gli equilibri dei bacini idrografici, riorganizzare il
1
10
Figure 10-11. Spazi agricoli e naturali periurbani
(foto di C. Novak e A.
Giacomel, in A. Giacomel
e C. Novak, «Territori e
paesaggi della pedemonatana», in Urbanistica
139, 2009, p. 31).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
agroalimentare, energetica, alla creazione di un’immagine paesaggistica attraente e
salubre. La possibilità di riqualificare le forme sfrangiate e disordinate della diffusione
urbana può provenire quindi dalla valorizzazione del sistema degli spazi aperti che
assumono valenza morfologica, estetica, ambientale, funzionale, economica.
Alcune delle funzioni citate dipendono da qualità fisiche degli spazi in questione.
Altre da un nuovo modo di guardarli, dalla proiezione delle aspettative e dei desideri
territorio in modo autosostenibile chiudendo i cicli delle acque, dei rifiuti, dell’energia, del cibo (A.
Magnaghi, «Il progetto degli spazi aperti per la costruzione della bioregione urbana», in A. Magnaghi e
D. Fanfani, Patto città campagna, cit., p. 39).
Progettare gli spazi aperti per costruire la nuova città
11
di una società che vede la città in modo diverso rispetto al passato4, una città-paesaggio (o una “campagna urbana”5) che fa degli spazi non costruiti il proprio fulcro
poiché vi riconosce nuovi valori. “Il vuoto evoca un luogo vacante, incustodito, abbandonato. Senza proprietario legittimo, senza forma riconosciuta, senza significato
ammesso, il vuoto è un non-luogo, un’attesa, tutt’al più una promessa di divenire.
Ora l’idea di città emergente invita a considerare il vuoto come una proprietà positiva
dello spazio… come elemento strutturante del territorio, come parte integrante del
tessuto urbano”6 – ha scritto Pierre Donadieu. Sono quindi anche sguardi e pratiche
sociali a sostanziarlo come ambito strategico per una migliore qualità della vita che
passa attraverso la rigenerazione ambientale ed estetica della città, l’approvvigionamento di prodotti agroalimentari di qualità, la possibilità di tornare ad avere un contatto con la natura.
Figura 12. Lo scenario del green core
della città policentrica
toscana (concept ed
elaborazione grafica di A.
Magnaghi e G. Ruffini, in
A. Magnaghi e D. Fanfani,
Patto città campagna,
cit., p. 53).
Questo nuovo paesaggio “rur-urbano” nasce da caratteristiche fisiche e materiali
del territorio lette come risorse ma anche dalla cultura e dalle visioni di futuro di una
“società paesaggista”7 che riconosce, nei pezzi di una conurbazione finora etichettata negativamente, uno scenario progettuale, quello di una città che riparte dai vuoti
come elementi strutturanti, rifiuta o riduce nuovi consumi di suolo, dà valore all’a-
A fronte dell’aumento di consumo di suolo su tutto il territorio nazionale, e della correlata sparizione
di numerose aziende agricole, “stanno aumentando le richieste da parte della società di beni alimentari
che rispettino requisiti specifici dal punto di vista della qualità e della salubrità, e di servizi paesaggistici,
ambientali, socio-culturali e ricreativi collegati all’attività agricola. Queste tendenze manifestano una
discrasia tra le dinamiche evolutive a carico degli spazi agricoli e le aspettative delle società in termini
di beni e servizi” (M. Galli, E. Marraccini, S. Lardon, E. Bonari, «Il progetto agro urbano: brevi riflessioni su categorie teoriche e analitiche», cit. in Regione Lombardia – Direzione Generale Sistemi Verdi
e Paesaggio, Paesaggi periurbani. Linee guida paesaggistiche per il governo del territorio, Linee guida Pays.
Med.Urban 03, Milano 2011, p. 25).
5
Si veda P. Donadieu, Campagne urbane, cit.
6
Ivi, p. 60.
7
Il riferimento è evidentemente a P. Donadieu, La société paysagiste, cit.
4
12
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
gricoltura, genera nuovo spazio pubblico. La sua costruzione deve quindi fondarsi su
entrambi i livelli, quello della progettazione fisica e morfologica degli spazi aperti, e
quello che riguarda gli aspetti funzionali e sociali ad essi legati. Il primo punto passa
per la conservazione della consistenza materiale degli spazi aperti e per la promozione di progetti di paesaggio che tutelino e valorizzino il patrimonio territoriale in essi
contenuto8; il secondo attraverso la messa in atto di politiche legate alla loro fruizione
che incentivino e rafforzino il nuovo legame tra città e campagna.
Molti autori hanno insistito sull’importanza degli spazi aperti nella definizione
morfologica della città, sottolineando la complessità della loro relazione con il costruito: essi infatti “nell’imporre la propria presenza corposa, vivente, nell’affermare
con forza una relazione ne ridefiniscono l’identità, ne rigenerano lo spazio vitale in
morfologie edilizie, urbane e territoriali rinnovate e sostenibili. La guerra di resistenza dello spazio aperto è la premessa della nuova costituzione, delle nuove regole di
crescita dello spazio costruito”9. Ma anche, specularmente, è il costruito a definire il
paesaggio aperto periurbano poiché “ne condiziona la forma, la qualità ambientale ed
estetica, la possibilità di fruizione; esso è tutt’uno con questi luoghi, con il loro significato e con il loro valore”10.
Letture settoriali come quella esclusivamente ecologica semplificano quindi la
complessità dei “paesaggi di mezzo” e, nel rimuovere dal loro orizzonte le parti edificate e costruite, rischiano di approdare a logiche antiurbane; in una loro declinazione
estrema, al vagheggiamento di scenari di rinaturalizzazione dove fattori chiave come la
cultura e l’identità impressi dall’uomo attraverso la costruzione urbana vengono messi
in secondo piano. In questo tipo di posizioni – la più celebre quella di Gilles Clément
con la teoria del “terzo paesaggio”11 – si può leggere in una certa misura l’eredità del
pittoresco che, nella sua versione contemporanea, elide segni antropici e produttivi a
favore di una nuova estetica ecologica12. Per un altro verso una analoga rimozione dei
caratteri produttivi del paesaggio (periurbano e, più in generale, rurale) può provenire
anche dalla propagazione di certi codici visivi che trattano la campagna come luogo
sempre più smaterializzato o come giardino museificato dove la componente economica è elisa e le forme paesaggistiche sono sganciate dagli aspetti funzionali13.
Strategica è, in questo senso, la conservazione dell’uso agricolo degli spazi aperti periurbani, tema sul
quale la Francia ha avviato una consistente sperimentazione che ha dato luogo a dispositivi di pérennisation delle aree agricole come le zones agricoles protégées (ZAP), gli espaces naturels sensibiles (ENS), i
périmètres régionaux d’intervention foncière (PRIF), i périmètres de protection et de mise en valeur des espaces agricoles et naturels périurbains (PAEN).
9
A. Magnaghi, Il progetto locale, cit., p. 164.
10
C. Socco et al., La natura nella città, cit., p. 85.
11
G. Clément, Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2004.
12
L’estetica ecologica nasce negli anni ottanta e si sviluppa soprattutto in ambito statunitense con autori come Allen Carlson, Holmes Rolston, Barry Sadler, J.L. Nasar. Una sintesi delle principali teorie e
posizioni si può trovare in P. D’Angelo, Estetica della natura. Bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale, Laterza, Roma-Bari 2001, capitolo secondo e in M.R. Gisotti, «La misura della bellezza. Dal Calometro alla Natural Aesthetics», in F. D. Moccia (a cura di), I valori in urbanistica tra etica ed estetica,
Edizioni Scientifiche Italiane INU, Napoli 2009.
13
E’ il caso dell’estetica delle Crete senesi, molto prossima a quella dei deserti. Yves Luginbühl, a proposito di questo processo di astrazione ha scritto “paysager le pays c’est le désagricoliser”: nell’estetizzazione del “paese” può essere implicita l’elisione delle sue qualità concrete, del suo carattere utilitaristico,
produttivo nel caso del territorio agricolo (Y. Luginbühl, «Le paysage rural. La couleur de l’agricole,
8
Progettare gli spazi aperti per costruire la nuova città
13
Figura 13. Punti chiave
del progetto degli spazi
aperti periurbani: la
realizzazione di infiltrazioni reciproche tra città
e natura, l’assunzione
delle grandi componenti
naturali come elementi
strutturanti, la predisposizione di reti di fruizione
lenta, la multiscalarità
(disegni di Aline Cauchy,
in «Champlan. Des
structures paysageres»,
in DSA d’architecteurbaniste Yves Lion,
Jérôme Villemard, Juillet
2009, Le triangle vert - le
paysage modèle les villes
d’aujourd’hui).
In un’ottica più matura valenze ecologiche, morfologiche, produttive sono invece
strettamente interrelate e conferiscono agli spazi aperti dei contorni urbani quel carattere di multifunzionalità che sta alla base del loro ruolo strategico. Le esperienze
progettuali illustrate nelle pagine che seguono ne sono un esempio.
la saveur de l’agricole, mais que reste-t-il de l’agricole?», in A. Roger (a cura di), La théorie du paysage
en France (1974-1994), Champ Vallon, Seyssel 1995, p. 318). Sullo stesso argomento si veda D. Poli,
«Agricoltura paesaggistica: un arredo fittizio della campagna o un’opportunità di sviluppo per il mondo
rurale in evoluzione? », in D. Poli (a cura di), Agricoltura Paesaggistica: casi, studi, esperienze, Firenze
University Press, Firenze, in corso di pubblicazione.
Capitolo 3
Esperienze esemplari
L’idea di dare forma e struttura alla città attraverso il paesaggio aperto risale, com’è
noto, a una storica tradizione di ricerca e pianificazione che ha origine a fine Ottocento in Inghilterra con le teorizzazioni di Ebenezer Howard sulla città giardino e prosegue nella prima metà del ventesimo secolo con i progetti per Londra di Raymond
Unwin e Patrick Abercrombie, che affidano alle green belt il ruolo di contenimento
dell’espansione urbana1. Altre realizzazioni paradigmatiche dell’impiego degli spazi
aperti nel progetto urbanistico (in forma di cintura, cunei, penetrazioni lineari) riguardano imponenti interventi ottocenteschi come il Ring di Vienna o il sistema dei
parchi urbani realizzato da Haussman a Parigi, e alcuni piani della prima metà del
Novecento come il Finger Plan di Copenaghen (1947).
Negli ultimi vent’anni questo tema ha assunto una centralità notevole in contesti geografici e territoriali molto diversi: dal piano per Francoforte denominato
GrünGürtel Frankfurt, a quello per il parco paesaggistico dell’Emscher nella regione
della Ruhr2, ai piani per Bordeaux, Rennes, Montpellier e per la conurbazione di
Parigi3, al sistema di interventi per la riqualificazione urbana di Lione avviato con lo
Schema Direttore del 19924.
1
Studi e documenti di piano redatti per Londra negli ultimi due decenni hanno recuperato l’idea di
cintura verde affiancandole altri modelli di spazi aperti come, ad esempio, i Metropolitan Open Land, i
Green Corridors, i Green Chains dello scenario formulato da Richard Rogers e poi acquisito dall’amministrazione londinese. Una illustrazione approfondita di questi argomenti è contenuta in L. Nucci, Reti
verdi e disegno della città contemporanea. La costruzione del nuovo piano di Londra, Gangemi, Roma 2004.
2
A. Longo (a cura di), GrünGürtel Frankfurt, Emscher Landschaftspark: politica degli spazi aperti in
Germania, «Urbanistica», 107, 1996; E. Marchigiani, Paesaggi urbani e post-urbani. Lyon e IBA Emscher
Park, Meltemi, Roma 2005.
3
Si fa riferimento agli Schéma de Choérence Territorial di Bordeaux (2001), Rennes (2007), Montpellier (2006), e allo Schéma Directeur de la Région Ile-de-France (2008). L’illustrazione di queste esperienze è contenuta rispettivamente in M. Chiappero, Le dessin d’urbanisme, de la carte au schéma concept,
construire les projects de villes et de territoires, Ed. de l’Aube, Paris 2002; H. Cividino, L. Fabbri (a
cura di), Paysage, urbanisation et projet agricole. Quel mode d’expression des paysages agricoles dans les
projets de territoires?; «APPORT Paysages Agricoles» 9, 2009, <http://www.agriculture-et-paysage.fr/
spip.php?article135>; M.R. Gisotti, Forma urbana e progetto di paesaggio: esperienze di pianificazione
nella regione parigina, «Macramè. Trame e ritagli dell’urbanistica», 2, 2008; Institut d’aménagement
et d’urbanisme Ile-de-France, Comment prendre en compte le fonctionnement des espaces ouverts ?,
«Les Carnets pratiques», 5, 2011, <http://www.iau-idf.fr/fileadmin/Etudes/etude_845/Les_carnets_
pratiques_n__5.pdf>.
4
E. Marchigiani, Paesaggi urbani e post-urbani, cit.
16
Figura 14. Uno schema
di connessione del
sistema degli spazi aperti
- dall’aperta campagna
agli spazi pubblici urbani
- contenuto nel documento Towards an Urban
Renaissance dell’Urban
Task Force presieduta
da Richard Rogers per il
piano di Londra.
Figure 15-16. Schemi direttori di Lione e
Bordeaux.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Esperienze esemplari
In ambito italiano l’ultimo piano regolatore generale di Roma affida alla rete ecologica, associata a un nuovo sistema di trasporto pubblico e alla costituzione di un
sistema di centralità, la funzione di ridare struttura alla città5; nel piano strutturale
comunale di Bologna si prefigurano sette scenari progettuali che chiamano in causa
il rapporto città paesaggio come relazione chiave6. Altri documenti che operano su
questo tema sono il Progetto Corona Verde a Torino7, il Parco città campagna nel territorio tra il fiume Reno e il torrente Samoggia nella pianura bolognese8, il Patto città
campagna del Piano paesaggistico regionale della Puglia9, i Parchi agricoli dell’area
milanese (Sud Milano e Nord Milano)10.
In Toscana, il progetto del green core della città policentrica toscana, quello per
il Parco intercomunale della piana Firenze-Prato e il progetto di parco agricolo per
la piana pratese compiono una sperimentazione multiscalare sul ruolo del paesaggio
aperto nella configurazione della forma metropolitana e urbana11. Guardiamo sinteticamente più da vicino due di queste esperienze, quella relativa al territorio di Prato e
il progetto per la regione Ile-de-France.
Il territorio della piana pratese è stato oggetto negli ultimi anni di una approfondita riflessione progettuale sui temi del consumo di suolo e della qualità ambientale
e paesaggistica della città diffusa, affrontati nel Piano territoriale di coordinamento
provinciale, nel Piano strutturale comunale e nella ricerca “Il parco agricolo: un nuo-
M. Marcelloni, Pensare la città contemporanea. Il nuovo piano regolatore di Roma, Roma-Bari, Laterza
2003.
6
In particolare, delle sette città prefigurate, quelle maggiormente legate al tema che stiamo trattando
sono la città della tangenziale, la città della collina, la città del Reno, la città del Savena (<http://informa.comune.bologna.it/iperbole/psc/citta/2079/>).
7
Lo schema direttore del Progetto Corona Verde, pubblicato nel 2007, è consultabile all’indirizzo web
<http://www.ocs.polito.it/casi/periurbano.htm.>
8
M. Deriu, «Il parco città campagna nella pianura bolognese», in D. Fanfani (a cura di), Pianificare
tra città e campagna. Scenari, attori, e progetti di una nuova ruralità per il territorio di Prato, Firenze University Press, Firenze 2009; B. Alampi (a cura di), Parco Città Campagna. La riscoperta della pianura
bolognese, Edisai, Ferrara 2010.
9
M. Mininni, Patto città campagna per una politica agro-urbana e ambientale, «Urbanistica», 147, 2011.
10
G. Ferraresi, Produrre e scambiare valore territoriale, cit.
11
A. Magnaghi e D. Fanfani, Patto città campagna, cit.
5
17
Figure 17-18. Il progetto Corona Verde di Torino. Nel primo schema: la
“corona di delizie” delle
dimore sabaude (linea
tratteggiata) con i relativi
parchi. Nel secondo, la
corona e le sue relazioni
con le aste fluviali e le
connessioni ambientali
radiali.
18
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
vo strumento per la pianificazione territoriale degli spazi aperti”12. Attraverso questi
documenti è stato costruito uno scenario progettuale che ha il suo cardine nella stipula di un “patto città campagna” finalizzato ad arrestare la dispersione insediativa,
recuperare situazioni di degrado fisico e ambientale, creare nuovo spazio pubblico.
Uno tra gli strumenti più innovativi tra quelli individuati per il conseguimento di
questi obiettivi è il parco agricolo, che si inserisce nel più ampio contesto del parco della
piana fiorentina13 e che definisce un modello integrato di sviluppo e rigenerazione del
territorio pratese basato sulla valorizzazione e protezione degli spazi aperti periurbani
e sulla costruzione di una nuova relazione tra questi e le parti costruite della città. Lo
scenario in cui si è sviluppato il progetto del parco agricolo è a due dimensioni, corrispondenti alla duplice natura del parco stesso: una dimensione fisica che declina il
parco come luogo dotato di concretezza spaziale e quindi oggetto di operazioni progettuali che agiscono sull’assetto dei luoghi; una dimensione sociale che rimanda al parco
inteso come strumento di pianificazione territoriale, come processo di individuazione
di obiettivi condivisi e sede di rapporti pattizi tra i diversi attori che concorrono alla sua
creazione14. Gli elementi e le fasi della costruzione dello scenario del parco sono:
• L’individuazione e la protezione della “matrice agroambientale”, formata dagli
spazi agricoli e naturali del territorio pratese e considerata suo elemento fondativo
e ordinatore. La matrice agroambientale costituisce la struttura portante dal punto di vista eco-sistemico e di connettività del territorio aperto ed agroforestale. In
quanto tale è riconosciuta come invariante strutturale fondamentale per la qualità
ambientale dell’insediamento e per la riqualificazione della forma urbana15. La
Il PTC della Provincia di Prato, approvato nel 2003, è stato coordinato da Alberto Magnaghi. Il PS
del Comune di Prato è stato adottato il 31 maggio 2012 ed è coordinato da Gianfranco Gorelli. La
ricerca sul parco agricolo fa parte di un PRIN, finanziato per gli anni 2005-2007 e coordinato da Alberto Magnaghi, al quale hanno preso parte le Università di Firenze, Genova, Palermo e il Politecnico
di Milano. I risultati della ricerca svolta dall’unità di Firenze sono pubblicati nel volume A. Magnaghi e
D. Fanfani, Patto città-campagna, cit., al quale si fa riferimento per approfondire quanto sinteticamente
descritto in questa parte.
13
Il parco della piana è un parco metropolitano che coinvolge i territori di otto comuni dell’area fiorentina e che ha tra i suoi principali obiettivi l’arresto del consumo di suolo, la creazione di un grande
spazio pubblico di scala metropolitana, la valorizzazione dell’attività agricola e delle risorse ambientali e
paesaggistiche. Il parco della piana rappresenta inoltre uno degli elementi costitutivi dello scenario progettuale della “città policentrica toscana”, invariante strutturale definita dal PIT (Piano di Indirizzo Territoriale, Titolo 2 della disciplina, artt. 4-16) come sistema reticolare di “città di città… che contrasta
con nettezza i processi di conurbazione” e alla cui tutela concorrono azioni di mantenimento e rafforzamento dei corridoi ecologici e delle discontinuità paesaggistiche che separano gli insediamenti urbani.
14
A questo proposito è stato costituito il “Forum per il parco agricolo della Piana di Prato” con obiettivi
di sensibilizzazione (nei confronti degli agricoltori, degli amministratori, degli abitanti), di costruzione del
quadro conoscitivo, di raccordo tra il progetto del parco e gli strumenti di pianificazione e governo del territorio come il PS, il Piano strategico comunale, l’Agenda 21 provinciale e il Parco della piana fiorentina.
15
Gli obiettivi e le strategie contenuti nel PS per la matrice agroambientale sono il mantenimento e il
ripristino dell’agromosaico e del reticolo idrografico minore; la tutela, la riqualificazione e la ricostruzione degli elementi vegetazionali lineari (siepi, filari) e isolati con finalità di carattere multifunzionale
(ecologiche, energetiche, paesistiche,produttive, fruitive); il recupero del sistema della viabilità minore
attraverso la tutela e la ricostruzione della viabilità di impianto storica e vicinale; la tutela e la salvaguardia degli elementi di base del sistema di collegamento ecologico del territorio comunale, costituiti
da siepi, elementi lineari, vegetazione riparia, superfici boscate (Comune di Prato, Quaderno del piano
strutturale di Prato. Conoscenze, strategie, partecipazione, 2009).
12
Esperienze esemplari
sua tutela e valorizzazione costituiscono il presupposto per la creazione del parco.
Caratteristica fondamentale della matrice deve essere la continuità degli spazi che
la compongono, sia per le finalità ecologiche che per quelle ricreative e di spazio
pubblico che il parco vuole acquisire. Ne fanno parte: la green belt interna, costituita da aree agricole e spazi aperti interclusi o seminterclusi nell’area urbana; i cunei
e le penetranti verdi che, insieme con le nuove centralità agroambientali, defini-
19
Figura 19. Struttura delle aree con valenza agroambientale del comune
di Prato (elaborazione
di G. Ruffini su dati PS
di Prato, in A. Magnaghi
e D. Fanfani, Patto città
campagna, cit., p. 192).
20
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
scono le connessioni tra città e territorio aperto; la green belt agricola esterna, ovvero le aree agricole a carattere più estensivo e più esterne rispetto all’urbanizzato;
i corridoi fluviali e la relativa vegetazione di ripa; la frangia urbana multifunzionale, ovvero quella fascia di contatto tra spazi aperti e costruiti che svolge il duplice
ruolo di margine dell’insediamento ed elemento di connessione di questo con la
campagna.
• La realizzazione dell’”infrastruttura di fruizione” del parco, costituita dal sistema della mobilità lenta (strade vicinali, sentieri ciclo-pedonali, ippovie) e dal
sistema dei servizi come strutture ricettive, luoghi per attività didattiche o servizi sociali.
• La creazione di un sistema di presidi agroambientali che valorizzino il carattere
multifunzionale del paesaggio rurale e in particolare il ruolo dell’agricoltura come attività produttrice di servizi e beni di natura collettiva. Il sistema è costituito
dalle principali aziende e fattorie presenti sul territorio che partecipano al progetto di parco impegnandosi per la realizzazione di un’agricoltura multifunzionale
attraverso la vendita diretta dei prodotti, la promozione di filiere corte, la diversificazione colturale, la realizzazione di elementi (come siepi, filari, fasce boscate,
formazioni vegetali utili anche per la produzione di biomasse) per una nuova infrastrutturazione ecologica e paesaggistica del territorio e per la costruzione di una
maglia agraria più complessa e articolata.
• La valorizzazione del patrimonio agroambientale, paesaggistico, storico, architettonico. Ne fanno parte le emergenze delle Cascine di Tavola e del Parco archeologico etrusco di Gonfienti, polarità di eccellenza sulle quali si innesta l’asse
principale di fruizione, ma anche insediamenti e manufatti storici minori che il
parco intende riconnettere in unico sistema attraverso percorsi di mobilità lenta.
All’interno di questo scenario la ricerca ha poi approfondito, con esercitazioni
progettuali mirate, alcuni temi come la riconnessione tra città e campagna attraverso
gli spazi naturali e agricoli, la riqualificazione di alcune aree di frangia urbana, la definizione di un margine urbano-rurale.
Un’altra esperienza molto significativa proviene dalla Regione Ile-de-France che,
sin dagli anni novanta, sta esprimendo un’attenzione crescente verso il progetto degli spazi aperti con funzioni di regolazione dell’espansione urbana e riqualificazione
dell’intera area metropolitana parigina. Il Plan Vert Régional del 1994, documento
d’indirizzo rivolto agli enti locali per la valorizzazione del paesaggio, è il primo strumento chiaramente orientato in questa direzione. Rileva infatti quattro grandi sistemi di spazi aperti – tre corone concentriche e una struttura radiale che ne assicura
la reciproca connessione – che innervano il territorio regionale dando luogo a una
struttura paesaggistica articolata: la trame verte d’agglomeration, situata nella zona più
densamente urbanizzata dell’Ile-de-France; la ceinture verte, una corona disposta attorno alla città per un raggio compreso tra dieci e trenta chilometri rispetto al suo
centro; la couronne rurale, composta essenzialmente da terreni agricoli e posta sul limite esterno della cintura verde; infine le vallées e le liaisons verts, ovvero gli elementi
della rete idrografica – con la relativa vegetazione di ripa – e le formazioni boschive
che attraversano il territorio e connettono le tre corone.
Esperienze esemplari
21
Figura 20. Schema del
Plan Vert della Regione
Ile-de-France.
Gli Schemi Direttori approvati dal 1994 a oggi incorporano i contenuti del Plan
Vert e propongono un modello policentrico in cui la tutela e la valorizzazione degli
spazi aperti giocano un ruolo decisivo16. Alla base di questa visione c’è il riconoscimento del valore multifunzionale di questi spazi, in particolare di quelli agricoli che,
oltre alla funzione produttiva, contribuiscono alla prevenzione del rischio idraulico e
idrogeologico e alla preservazione della biodiversità, forniscono spazi di natura prossimi alla città, sono sede di significative testimonianze culturali e patrimoniali, svolgono un insostituibile ruolo di presidio del territorio rispetto alla pressione urbana e al
consumo di suolo contribuendo a riqualificare la forma della città.
Nello Schema Direttore del 2011 il sistema regionale degli spazi aperti viene assunto come la grande struttura portante dell’assetto territoriale, una struttura a densità variabile, più rada nell’agglomerazione parigina in corrispondenza della trama
verde e sempre più robusta via via che ci si avvicina alle zone periferiche della cintura verde e della corona rurale, la cui caratteristica fondamentale è la continuità,
il funzionamento come sistema. Costituita da una rete di spazi non costruiti e non
impermeabilizzati – le tre corone concentriche, gli ambiti fluviali e le penetranti agricole e boscate – questa armatura verde struttura il paesaggio sia dal punto di vista
morfologico che funzionale: la continuità dei terreni agricoli rende infatti leggibile
Gli strumenti cui si fa riferimento sono lo Schema Direttore della Regione Ile-de-France (SDRIF)
approvato nel 1994 e l’ultimo, adottato nel 2008 e approvato nel 2011 (consultabile sul sito <www.
iledefrance.fr>).
16
22
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
l’organizzazione insediativa, preserva l’equilibrio formale e visivo tra pieni e vuoti,
soprattutto in corrispondenza delle direttrici di espansione della metropoli parigina;
mentre le aree boscate, le formazioni vegetali lineari – disposte lungo i corsi d’acqua
o a corredo della maglia agraria – sono elementi di diversificazione paesaggistica e,
se conservano un certo grado di connettività interna, contribuiscono alla costruzione
della rete ecologica.
Figura 21. Schema
funzionale degli spazi
agricoli e naturali nello
Schema Direttore
dell’Ile-de-France.
Per “garantire la coerenza del sistema regionale degli spazi aperti” – uno degli
obiettivi contenuti nella carta strategica del progetto dello SDRIF – occorre mettere
in atto azioni specifiche per ogni componente del sistema (trame verte, ceinture verte,
couronne rurale e grandes pénétrantes):
• lo sviluppo e il rafforzamento della trama verde richiedono: la conservazione degli
spazi aperti esistenti nel cuore dell’agglomerazione parigina; la creazione di nuovi
parchi specificamente su aree rese disponibili a seguito di fenomeni di dismissione
o nelle zone più carenti di verde tramite acquisizione pubblica dei suoli; l’apertura
di spazi privati (come piccole estensioni di terreni agricoli o boscati, giardini e parchi) all’uso pubblico tramite la stipula di apposite convenzioni con i proprietari;
• la valorizzazione e la strutturazione della cintura verde, ovvero la parte del sistema degli spazi aperti più esposta alla pressione urbana, si basano soprattutto sulla
conservazione dei terreni agricoli e dei boschi. Questo comporta il mantenimento
dell’unitarietà e della compattezza dei terreni agricoli, la cui frammentazione confligge con la vitalità e sostenibilità economica. A questo fine la Regione sostiene
forme di incentivo finanziario rivolte agli agricoltori, particolarmente in ambito
periurbano, ed interviene ad acquistare i terreni ritenuti strategici e minacciati
dall’urbanizzazione attraverso la sua Agence des Espaces Verts (AEV), che dispone di
Esperienze esemplari
un diritto di prelazione sui fondi compresi all’interno di alcuni perimetri prestabili (PRIF)17. Per i boschi e le foreste la strategia d’intervento prevede la tutela sia
delle singole aree che della loro continuità fisica e la messa in atto di politiche di
valorizzazione tramite l’apertura al pubblico e il miglioramento dell’accessibilità;
• per quanto riguarda la corona verde più esterna l’indirizzo fondamentale è di consolidarne l’identità rurale rafforzando la sua funzione di produzione agricola e di
spazio di natura;
• infine, per preservare la coerenza del sistema degli spazi aperti è indispensabile
garantire il mantenimento delle continuità e delle reti ecologiche e la creazione di
una rete di connettività antropica funzionale alla sua fruizione. Si tratta da un lato
di conservare e restaurare i corridoi ecologici rappresentati dai corsi d’acqua, dalle
zone umide, dalle formazioni vegetali come siepi e filari arborati; dall’altro di sviluppare una rete di infrastrutturazione minuta di servizio sia alle attività agricole,
in modo particolare nelle zone periurbane spesso frammentate dai grandi assi di
comunicazione, sia alla mobilità lenta. L’obiettivo è di creare una rete di percorsi
ciclo-pedonali corredati di verde da connettere ai grandi corridoi fluviali e alle penetranti agricole e boscate.
Lo scenario proposto dalla Regione Ile-de-France può rappresentare un valido
esempio di progetto di paesaggio e degli spazi aperti funzionale alla riqualificazione
estetica, ambientale e funzionale della città.
L’Agence des Espaces Verts è stata creata nel 1976 sotto forma di “istituto pubblico regionale di carattere amministrativo” con la finalità di preservare e gestire gli spazi naturali del territorio regionale.
Agisce tramite un’apposita convenzione stipulata con la Societé d’Aménagement Foncier et d’Etablissement Rural d’Ile-de-France (SAFER) all’interno dei “Périmetres régionaux d’intervention foncière” (PRIF),
definiti in maniera concertata tra la Regione e i Comuni interessati.
17
23
Capitolo 4
Appunti per una riflessione progettuale
La letteratura sui paesaggi periurbani e le numerose esperienze progettuali che
riflettono sull’intreccio tra città e campagna sembrano convergere verso alcuni punti
chiave che possono svolgere un ruolo importante in un’ottica progettuale. Proviamo
ad individuarli sinteticamente.
4.1 Ripartire dal patrimonio territoriale
Il primo punto riguarda la tutela delle relazioni fondative ancora leggibili che storicamente hanno legato città e paesaggio aperto. Ripartire dal patrimonio territoriale,
inteso come sedimento di segni fisici e relazioni (morfologiche, ambientali, ecologiche, estetico-percettive) inscritte nel paesaggio, consente di recuperare un corpus di
regole per il loro portato di razionalità metastorica. Alcune di queste regole hanno
una natura squisitamente morfologica, altre condizionano la forma del paesaggio senza però determinarla poiché legate al suo buon funzionamento – alla sua sostenibilità
ambientale per esempio – e per questo più durevoli, utili, riattualizzabili1. Non si
tratta, infatti, di recuperare solo o tanto forme e aspetti fisici quanto piuttosto alcuni
principi che stanno alla base dell’identità dei luoghi tanto da poter essere considerati
“invarianti”. Nel caso della Toscana, per esempio, è lo stesso intreccio serrato tra dimensione urbana e rurale ad assumere caratteristiche di invarianza storica, anche in
chiave progettuale. Osserviamo, ad esempio, il progetto della “città policentrica della
Toscana centrale”2, che incardina il sistema urbano a forma ellittica composto da Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Pisa, Pontedera, Empoli su un green core centrale costituito dagli spazi aperti. Per certi versi questo scenario ricalca una figura paesaggistica
ben visibile già agli occhi degli osservatori dei secoli precedenti, ovvero quella di “una
“Nella maggior parte dei paesaggi, non troviamo delle regole immediatamente morfologiche, bensì
delle regole che hanno una natura costruttiva o funzionale e stanno “dietro” alla forma. Queste regole
possono essere definite come dispositive, e possono essere espresse in forma condizionale “se… allora”.
Ad esempio: se il versante supera una certa pendenza, allora deve essere mantenuta o ripristinata la copertura boschiva” (P. Baldeschi, Paesaggio e territorio, Le Lettere, Firenze 2011, p. 73).
2
I. Bernetti, A. Magnaghi, «Lo scenario del green core della città policentrica della Toscana centrale», in
A. Magnaghi (a cura di), Scenari strategici. Visioni identitarie per il progetto di territorio, Alinea, Firenze
2007.
1
26
Figura 22. Relazione
tra città e spazi aperti
nel territorio modenese
(elaborazione grafica di
D. Fantini, F. Galletti, G.
Ferrazza, T. Giannelli, coordinatore G. Gorelli).
Figura 23. Carta del
patrimonio urbano del
Piano Strutturale di
Scandicci (coordinatori:
G. Gorelli e G. Paba).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Appunti per una riflessione progettuale
sola città intersecata da giardini”3: tra il Quattrocento e l’Ottocento, storici, prosatori, viaggiatori, agronomi colgono invariabilmente questo nesso tra città e campagna
“nelle parti incivilite di Toscana”4, leggibile nella combinazione tra densità insediativa
e aspetto curatissimo del paesaggio rurale, tra compiutezza delle città e intensività
dell’agricoltura (in particolare di quella periurbana che con i suoi orti e frutteti, lambisce le mura della città) che diventa tessuto connettivo del paesaggio.
Sul piano operativo si tratta di tutelare alcuni elementi come il sistema insediativo storico, le tracce della maglia agraria ancora leggibili, le sistemazioni idraulicoagrarie, le giaciture colturali tradizionali. Ma a fianco di queste operazioni, che nei
contorni delle città sono talvolta limitate alle sole porzioni di paesaggio collinare più
o meno “naturalmente” difese da trasformazioni ingenti, occorre ritrovare regole finalizzate alla conservazione degli spazi non costruiti esistenti; alla realizzazione di sistemi di smaltimento delle acque che garantiscano l’equilibrio idrogeologico dei suoli
recuperando le linee direttrici della rete scolante storica; alla creazione di una rete di
infrastrutturazione del territorio agricolo data da fasce boscate, siepi, filari e vegetazione non colturale che sia al contempo ecologica e paesaggistica; infine, laddove non
sussistano alternative di riuso del patrimonio esistente, alla realizzazione di nuove
quantità edilizie coerenti con i principi insediativi e l’identità del contesto.
4.2 Progettare il margine
Il margine tra città e campagna può essere intuitivamente inteso come il limite
morfologico dello spazio costruito. Tuttavia questo non corrisponde né al limite funzionale della città né a quello di uno spazio rurale dalle caratteristiche tradizionali. Rispetto alle forme ibride prodotte dalla diffusione insediativa un paradigma di limite
urbano inteso solo come perimetro del costruito è riduttivo oltre che poco utile sul
piano operativo dal momento che non rende conto della sua complessità.
Può essere, probabilmente, più appropriato ed efficace interpretare il margine tra
città e campagna come una soglia dotata di spessore fisico, uno spazio nel quale urbano e rurale si incontrano e si compenetrano secondo modalità e forme regolate
e controllate5. L’idea di fondo contenuta in questa lettura è quella di rinvenire un
luogo deputato alla messa in relazione anziché alla separazione, e alla valorizzazione
di una prossimità che può portare molti vantaggi sia alla città che alla campagna6:
una corretta gestione del margine contribuisce infatti alla strutturazione della for3
G. Ricci, Delle condizioni generali dell’agricoltura toscana, «Giornale Agrario Toscano», XII (1838),
p. 369.
4
Ibid.
5
Come ha osservato Antonella Valentini, si può applicare al paesaggio periurbano il concetto di soglia
definito da Kevin Lynch come spazio di transizione dove “ci si sente in due territori contemporaneamente con la possibilità di entrare nell’uno o nell’altro a scelta” (K. Lynch, A theory of good city form,
The Mit Press, Cambridge (Mass.) 1981, trad. it. Roberto Melai, Progettare la città. La qualità della
forma urbana, Etaslibri, Milano 1990, cit. in A. Valentini, Limiti, confini, interfacce, «Rivista. Ricerche
per la progettazione del paesaggio», 6, 2006, <http://www.unifi.it/ri-vista/>).
6
M. Mininni ha parlato a questo proposito di passaggio dalla periurbanità alla prossimità tra città e
campagna riprendendo alcune idee formulate in ambito francese, in particolare da Pierre Donadieu e
André Fleury (M. Mininni, Dallo spazio agricolo alla campagna urbana, «Urbanistica», 128, 2005, p. 13).
27
28
Figura 24. Un progetto di riconnessione tra
città e campagna nel
territorio del Triangle
Vert, a sud-ovest di Parigi
(disegni di Gabriel Mauchamp, in «Marcoussis.
Fermes urbaines», in DSA
d’architecte-urbaniste, Le
triangle vert - le paysage
modèle les villes d’aujourd’hui, cit.).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
ma urbana, alla preservazione degli spazi agricoli e naturali e della
loro unitarietà e continuità, ad
avvicinare la città a pezzi di natura e di paesaggio. Così concepito “il margine è un’opportunità
centrale di progetto”7 e può essere trattato in modo da “essere
poroso per garantire la continuità della rete ecologica e viaria…,
permeabile alla vista per garantire visuali verso l’esterno e verso
l’interno…, esteticamente bello
e funzionalmente efficace…, tendenzialmente lineare per ridurre
la frammentazione ecologica…,
percorribile lungo i lati con delle
penetranti verso l’interno e verso
l’esterno”8.
In questa concettualizzazione
il margine urbano contiene diverse consistenze (spazi costruiti
e spazi aperti), diverse funzioni
(residenziale, agricola, ecologica,
sociale), può essere trattato alla scala del piano e a quella del progetto urbano. Approfondimenti progettuali particolarmente interessanti sono presenti nel Piano paesaggistico della Regione Puglia, segnatamente nel progetto per un Patto città campagna
che articola il confine tra queste due realtà in “margine urbano-bordo-margine rurale” e recupera il concetto storico di “ristretto”, spazio agricolo periurbano al quale, a
seconda delle relazioni che intrattiene con i morfotipi insediativi circostanti, corrispondono prestazioni e raccomandazioni progettuali differenti9.
Una lettura per certi versi analoga è quella proposta dall’Osservatorio Città Sostenibili di Torino per i mosaici agricoli di frangia (classificati come fortemente insularizzati nell’abitato, di cintura compresi tra l’abitato e la circonvallazione, delle fasce
di rispetto delle infrastrutture, di potenziali corridoi verdi tra l’abitato, fortemente
D. Poli, «Caratteri e forme insediative dell’ellisse urbana della Toscana centrale», in A. Magnaghi e D.
Fanfani, Patto città campagna, cit., p. 123.
8
Ivi, pp. 122-123.
9
“La campagna del “ristretto” rievoca la ricostruzione degli antichi “ristretti”, un paesaggio agricolo
che nel passato era ricco di relazioni con la città. Pur essendo ormai scomparsi perché su quei terreni
si sono costruite le successive espansioni urbane, essi vengono pensati dal Patto Città Campagna come
nuovi spazi agricoli posti ai limiti delle attuali periferie che ne ripropongono le originarie intenzionalità” (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, Linee guida per il patto città campagna. Riqualificazione
delle periferie e delle aree agricole periurbane, parte I, p. 38). La tipizzazione di queste fasce di paesaggio
intermedio tra città e campagna si articola in ristretto intercluso, a cuneo, semiaperto, cuscinetto, lineare, di completamento, costiero (PPTR, Linee guida, cit., II parte, pp. 55-61).
7
Appunti per una riflessione progettuale
29
frammentati in reticoli costruiti, di corona)10. Altre esemplificazioni progettuali significative sono
quelle per le aree di frangia del territorio pratese
legate allo scenario del parco agricolo della piana11.
Il tema del margine è infine particolarmente
studiato nella scuola francese – che per prima ha
proposto una riflessione sull’intreccio tra città e
campagna come categoria progettuale – e in particolare nella regione Ile-de-France dove si segnala
il progetto del “Triangle Vert”, territorio a sudovest di Parigi che è divenuto laboratorio sia per la
sperimentazione progettuale che per l’individuazione di politiche12.
4.3 Valorizzare la multifunzionalità
dell’agricoltura
Tra le chiavi di volta del progetto per i paesaggi
periurbani c’è la valorizzazione del carattere multifunzionale dei paesaggi agricoli: territori della
produzione agroalimentare, riserve di qualità ambientali, strumenti per il contenimento del consumo di suolo, luoghi di produzione di beni e servizi
di natura pubblica di cui può beneficiare l’intera collettività, in particolare i cittadini.
Oggi, infatti, il tradizionale rapporto tra produttore e consumatore tende a evolversi
in una forma più complessa che è quella del rapporto tra “gestore di risorse e fruitore di servizi”13. In questa direzione il Decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2011
offre notevoli opportunità considerando “attività proprie di un’impresa agricola, non
Questa classificazione è contenuta nel documento di C. Socco, A. Cavaliere, S.M. Guarini, Il manuale urbanistico invisibile. La sintassi della città disgregata, disponibile all’indirizzo <http://www.ocs.
polito.it/biblioteca/wp/paesaggio/wp_p0607.pdf>. Il tema è stato trattato anche nel volume di C. Socco et al., La natura nelle città, cit., che propone, tra l’altro un sistema di indicatori quantitativi per il calcolo dell’impronta urbanistica sul paesaggio periurbano e un’applicazione progettuale sull’area torinese.
11
A. Magnaghi e D. Fanfani, Patto città campagna, cit., pp. 209-248.
12
Il “Triangle Vert” designa al tempo stesso un territorio, un’associazione, un progetto agriurbano che
mira alla conciliazione tra produzione agricola, protezione ambientale e limitazione del consumo di
suolo. Nel 2008 cinque comuni hanno firmato una Charte pour l’agriculture durable finalizzata a preservare l’identità agricola di questo territorio. Alla base del progetto c’è la “veille foncière”, ossia la protezione da parte della Regione dei terreni agricoli ritenuti strategici attraverso la loro inclusione in dei
PRIF (périmetres régionaux d’interventions foncières). I suoli sottoposti a questo regime di tutela possono
poi essere affittati agli agricoltori. I Comuni firmatari della Carta si impegnano a preservare consistenza
e caratterizzazione agricola di questi suoli. La Charte prevede anche operazioni di valorizzazione della
prossimità urbano-rurale, di sensibilizzazione degli abitanti rispetto al patrimonio territoriale e agricolo, e di miglioramento della rete di infrastrutturazione ecologica e paesaggistica. Inoltre l’Ecole Nationale Supérieure du Paysage de Versailles – che fa parte del Comité de Pilotage dell’associazione – ha portato
avanti una consistente sperimentazione progettuale sull’area del “Triangle Vert”.
13
M. Galli et al., Il progetto agro urbano, cit.
10
Figura 25. La classificazione dei mosaici agricoli
di frangia dell’Osservatorio Città Sostenibili di
Torino.
30
Figure 26-27. Blocdiagramme di analisi e
progetto per i paesaggi
perirubani dell’Ile-deFrance contenuti nel documento metodologico
dello IAURIF Les paysages
dans les espaces agricoles
franciliens.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
solo l’agriturismo e la vendita diretta, ma anche la sistemazione e la manutenzione del
territorio, la salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, la cura e il mantenimento
dell’assetto idrogeologico e la promozione delle vocazioni produttive del territorio”14.
Alla base della strategia di valorizzazione dei paesaggi agricoli periurbani deve situarsi
prima di tutto la conservazione degli spazi destinati all’agricoltura e della loro unitarietà
e continuità, dal momento che la frammentazione dei terreni produce effetti negativi
sulla funzionalità e vitalità economica degli stessi, qualità essenziali ai fini della loro preservazione. Una rassegna delle esperienze consultate sembra indicare la scala intercomunale come quella più adatta per attuare politiche finalizzate a contenere l’erosione e lo
spezzettamento delle aree agricole. A questo livello è infatti possibile sostenere modelli
insediativi di maggiore qualità collegati a “programmi integrati di sviluppo locale per le
scelte infrastrutturali e insediative che preservino aree a parco alternate da aree coltivate;
14
Ibidem.
Appunti per una riflessione progettuale
servizi di commercializzazione dei prodotti [che garantiscano] azioni concertate tra i comuni per stabilizzare una domanda di qualità; iniziative locali di integrazione tra le aree
a parco, promuovendo e realizzando fasce di salvaguardia e reti ecologiche”15.
In Francia sono stati messi a punto numerosi dispositivi per la protezione dei suoli
agricoli: zones agricoles protégées (ZAP), zone agricole la cui preservazione è strategica
o per la posizione che occupano nel contesto territoriale o relativamente alle produzioni che vi hanno luogo; espaces naturels sensibiles (ENS), aree con valenze ecologiche importanti o particolarmente fragili; périmètres régionaux d’intervention foncière
(PRIF), strumento specifico della regione Ile-de-France che mira a preservare dalla
pressione urbana aree agricole o naturali sulle quali può essere esercitato un diritto di
prelazione da parte della Regione (attraverso la sua Agence des Espaces Vertes) al fine
di tutelarne la consistenza; périmètres de protection et de mise en valeur des espaces agricoles et naturels périurbains (PAEN), dispositivo che tutela suoli agricoli periurbani
sui quali vengano promossi progetti di agricoltura multifunzionale concertati tra gli
attori presenti su quel territorio16.
Strumenti d’elezione per la promozione di progetti basati sulla multifunzionalità
dell’agricoltura sono soprattutto i programmi a carattere pattizio e concertativo nati
in ambito francese come le chartes agricoles, le chartes paysagères, i programmes agriurbains17. In Italia le esperienze più significative sono legate ai parchi agricoli, oggi
numerosi e distribuiti in varie regioni sebbene con percorsi attuativi ed esiti diversi18.
4.4 Concepire il paesaggio come nuovo spazio pubblico
La campagna periurbana, offrendo beni e servizi di natura collettiva, può essere
interpretata come spazio pubblico di un nuovo modello insediativo e di una nuova
società. Una crescente domanda sociale di bellezza, natura, paesaggio, qualità alimentare porta fasce sempre più ampie di popolazione a rivolgersi verso lo spazio rurale
più prossimo ai propri luoghi di residenza e di lavoro. Inoltre la composizione sociale della città contemporanea, assai più diversificata rispetto al passato, contribuisce
a definire un nuovo concetto di spazio pubblico, più ampio di quello tradizionale
coincidente tipicamente con i centri storici delle città, e comprensivo di una rete di
altri luoghi in grado di rappresentare una collettività più eterogenea e, al contempo,
un nucleo di valori da questa condivisi. Il territorio aperto può essere riconosciuto
M.C. Treu, La matrice urbana e la matrice del suolo. Strumenti di conoscenza per orientare le scelte insediative e produttive, relazione al convegno «Produzione agricola e nuovi paesaggi», organizzato a Milano
dall’Istituto per la Tutela e la Valorizzazione dell’Agricoltura Periurbane, 26 novembre 2007 (<www.
istvap.it>), p. 9.
16
I dispositivi citati sono spiegati estesamente in Institut d’aménagement et d’urbanisme Ile-de-France, Comment traiter les fronts urbains?, «Les Carnets pratiques», 3, 2010, <http://www.iau-idf.fr/fileadmin/Etudes/etude_677/cp3_web_01.pdf> e in IAU, Comment prendre en compte le fonctionnement des
espaces ouvert ?, cit.
17
A. Fleury (a cura di), Multifonctionnalité de l’agriculture, cit. Sul modello delle chartes francesi
ISTVAP (Istituto per la Tutela e la Valorizzazione dell’Agricoltura Periurbana) ha elaborato nel 2006 la
“Carta per l’agricoltura periurbana” (<www.istvap.it>).
18
Per una rassegna su casi italiani ed esteri si veda D. Fanfani, Pianificare tra città e campagna, cit., e F.
Coviello, G. Ferraresi, Vitalità del parco agricolo e reinterpretazioni in corso, «Urbanistica», 128, 2005.
15
31
32
Figure 28-29. Un nuovo
spazio pubblico formato
dalla rete degli spazi
agricoli e naturali nel
territorio del Triangle Vert
(disegni rispettivamente
di Lingzi Han, in «SaulxLes-Chartreux. Un développement raisonné», e
Aline Cauchy, in «Champlan. Des structures
paysageres», entrambi in
DSA d’architecte-urbaniste, Le triangle vert - le
paysage modèle les villes
d’aujourd’hui, cit.).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
come deposito di questi nuovi valori, come patrimonio collettivo di una cittadinanza
composta non più solo da residenti ma da tutti coloro che, a vario titolo, entrano in
contatto con una città e la sua dimensione metropolitana.
Il paesaggio aperto, se interpretato come sistema di spazi non costruiti multifunzionali la cui complessità e ricchezza si è cercato sinteticamente di illustrare, si presta
ad assumere il ruolo di nuovo spazio pubblico delle organizzazioni insediative contemporanee. Esso, infatti, possiede alcune qualità che consentono di assimilarlo ai
modelli storici e, in una certa misura, a un paradigma condiviso di spazio pubblico:
l’articolazione e la gerarchizzazione interne, la complessità – ovvero il suo contenere
molte scale, molte funzioni, molti significati –, la capacità di connettere parti di città, siano esse costruite o meno, in una struttura coesa e unitaria19. Possiede infine, la
qualità forse più specifica dello spazio pubblico soprattutto in un’ottica progettuale,
ovvero il suo discendere da un progetto collettivo culturale, sociale, economico che si
riverbera in un certo “codice dello spazio”20, in un’organizzazione morfologica di cui
Alcuni dei concetti espressi in questa parte muovono dalle riflessioni sullo spazio pubblico espresse
da M.G. Cusmano, Le parole della città, cit., e P. Baldeschi, Il significato urbanistico dello spazio pubblico,
«Paesaggio Urbano», 3, 1997.
20
Di un “codice dello spazio contemporaneamente architettonico, urbanistico e politico, un linguaggio comune agli abitanti delle campagne e delle città, alle autorità, agli artisti” ha parlato Salvatore Settis, citando Henri Lefebvre (S. Settis, Paesaggio, costituzione, cemento, cit., p. 52).
19
33
Appunti per una riflessione progettuale
Figura 30. Un’immagine del paesaggio
dell’Emscher Park nella
regione della Rhur.
Figura 31. Il Parc de
Gerland a Lione.
è possibile leggere e comprendere l’intelaiatura di fondo e nella quale la nuova cittadinanza possa riconoscersi. Lo spazio pubblico paesaggistico, analogamente a quello
tradizionale, può così divenire “struttura spaziale che risponde a precise esigenze funzionali – che sono, come si è visto, morfologiche, produttive, ecologiche, sociali – e
34
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
allo stesso tempo si carica di significati culturali e simbolici, primi fra tutti, senso di
appartenenza e identità”21.
Quali sono i materiali costituivi di questo sistema? Tutti gli spazi aperti, dai terreni agricoli alle aree naturali fino al verde urbano delle zone periferiche e di quelle
più densamente urbanizzate entrano in gioco nella composizione di questo disegno
sebbene con ruoli diversi: “nuove centralità paesistiche si creano attorno ai fiumi che
tornano a essere l’ossatura portante del territorio, o nelle diverse componenti dei parchi agricoli. La rete ecologica polivalente diventa la partitura che sostiene l’intero progetto di territorio e ridà forma anche all’urbanizzazione contemporanea”22. Il sistema
degli spazi aperti assume così “la funzione di elemento ordinatore di nuove urbanità:
diventa un bene pubblico, un servizio”23 che, oltre ad avere gli importanti significati
sociali e simbolici cui si è fatto cenno, ha anche un ruolo morfologico rilevante “di
connessione tra la città compatta e la città in estensione in continuità con gli spazi
aperti dei sistemi agroforestali”24.
Dal punto di vista della fruizione occorre infine assicurare un certo grado di permeabilità tra spazio urbano e rurale che renda accessibile e percorribile la campagna
senza intaccare la funzionalità dei terreni con interventi incoerenti di frammentazione o di ostacolo alle attività agricole. La costituzione di un sistema di mete e polarità
distribuite sul territorio e legate da percorsi di connettività lenta può svolgere un
ruolo organizzatore dell’intero sistema. Emergenze naturali, storico-architettoniche,
archeologiche e presidi agroambientali, come le nuove aziende agricole trasformate in
un’ottica multifunzionale, possono assolvere a questo compito e divenire perni della
costruzione di questo nuovo scenario.
21
22
23
24
P. Baldeschi, Il significato urbanistico, cit.
D. Poli, «Agricoltura paesaggistica», cit.
M. C. Treu, La matrice urbana, cit.
Ibid.
Parte 2
Capitolo 5
Una proposta interpretativa per il paesaggio
periurbano di Pistoia
Il lavoro presentato in questa parte del volume rappresenta una sintesi dei risultati
conseguiti da una ricerca sul paesaggio periurbano di Pistoia svolta dall’autrice negli
anni 2009-20101. Obiettivi della ricerca erano la definizione di un metodo di lettura
e descrizione del paesaggio dei contorni della città e la formulazione di indirizzi progettuali finalizzati a ricreare una relazione strutturata tra paesaggio urbano e rurale.
Un primo nodo problematico che la ricerca ha dovuto affrontare è stato la delimitazione dell’area di studio. Questo punto chiama in causa, infatti, il tema
dell’individuazione del margine tra città e campagna, la cui complessità si è tentato
sinteticamente di illustrare nella prima parte del volume. L’idea di fondo che è stata
posta alla base del lavoro è che la lettura e la progettazione del “paesaggio di mezzo”
implicano il confronto con un paradigma di città più prossimo alla conurbazione
metropolitana che all’organismo urbano inteso in senso tradizionale. In questo paradigma rientrano non solo i tessuti storici e consolidati ma anche le espansioni recenti,
il cui limite rispetto al paesaggio aperto è, com’è noto, difficilmente individuabile.
Vi rientrano inoltre ambiti consistenti di paesaggio aperto che, per la prossimità con
la città consolidata e per la densità delle relazioni che con essa intrattengono, non
possono più essere letti e progettati come porzioni a sé stanti ma devono essere considerati parte integrante dei sistemi metropolitani, rispetto ai quali svolgono numerosi
ruoli: paesaggistico, produttivo, morfologico, di rigenerazione ambientale, di spazio
pubblico.
La ricerca ha perciò assunto come area di studio un ambito di paesaggio circostante Pistoia i cui limiti sono definiti nella parte meridionale dal confine comunale
Il lavoro è stato svolto nell’ambito dell’assegno di ricerca “Il paesaggio di mezzo. Tra paesaggio urbano
e rurale: un ambito strategico”, finanziato da Regione Toscana in convenzione con il Dipartimento di
urbanistica e pianificazione del territorio e di cui sono stati responsabili scientifici i professori Gianfranco Gorelli e Giuseppe De Luca dell’Università di Firenze. Il programma di ricerca è stato concordato
con Regione Toscana che ha inserito il lavoro all’interno delle attività con cui ha partecipato al progetto di iniziativa comunitaria Pays.Med.Urban “High quality of landscape as a key of sustainability and
competitiveness of Mediterranean urban areas”. Responsabile del progetto e coordinatore tecnico per
Regione Toscana sono rispettivamente gli architetti Maria Clelia Mele e Cinzia Gandolfi. Alcune delle
elaborazioni cartografiche presentate nelle pagine che seguono sono state pubblicate nel volume a cura
di Regione Lombardia Paesaggi periurbani. Linee guida paesaggistiche per il governo del territorio, che illustra i risultati conseguiti nell’ambito del progetto Pays.Med.Urban relativamente all’azione tematica
“Linee guida per la gestione delle trasformazioni urbane e periurbane”.
1
38
Figura 32. Carta di
inquadramento dell’area
di studio e degli ambiti
compresi.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
e, per la rimanente parte, dal perimetro di un vincolo paesaggistico ex 1497/39 che
insiste sulle colline disposte ad anfiteatro attorno alla città2. Si è così definita una
corona di paesaggio periurbano con caratteristiche molto diverse al suo interno: collinare e con l’impronta del paesaggio agricolo tradizionale procedendo da sud-ovest
verso nord-est; pianeggiante e sottoposto a diversi fattori di pressione – dispersione
insediativa, importanti infrastrutture, attività vivaistica – nella parte meridionale e
Vedi Piano Paesaggistico della Regione Toscana (implementazione del Piano di Indirizzo Territoriale
per la disciplina paesaggistica – articolo 143 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e articolo 33
della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1), scheda d’ambito n. 6 – Pistoia, Sezione 4, codice vincolo
9047244: “la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché – costituita da una serie di colline
separate da brevi valli più o meno profonde, e dagli impluvi di torrenti che scendono verso la piana
pistoiese fino a confluire nell’Ombrone – forma uno scenario naturale ravvicinato che inquadra la città,
la cinge, e ne costituisce la cornice naturale”.
2
Una proposta interpretativa per il paesaggio periurbano di Pistoia
orientale. In ragione di questa sostanziale differenza tra le due porzioni di territorio
comprese nell’area di studio è sembrato opportuno applicare due diversi metodi di
lettura e interpretazione dei caratteri paesaggistici. Da ciascuno di essi è poi derivata
la formulazione di alcuni indirizzi e criteri d’intervento.
Nella porzione occidentale e settentrionale della corona, caratterizzata da un paesaggio ancora abbastanza strutturato, sono stati individuati e descritti tre ambiti dove
le relazioni storiche fondative del rapporto tra la città e il suo intorno territoriale mostrano un buon grado di persistenza. Gli ambiti sono stati delimitati a partire dall’intersezione tra le strade storiche che radialmente si dipartono dal centro della città per
addentrarsi nella campagna e l’area sottoposta al vincolo paesaggistico. Ne è derivata
l’individuazione di tre areali – le colline di Giaccherino, le colline della Porrettana e
quelle dell’arco nord-orientale – caratterizzati dalla persistenza di un’identità tradizionale ancora chiaramente leggibile.
Il paesaggio agrario conserva infatti molti dei tratti tipici dell’assetto storico: un
mosaico colturale diversificato e compenetrato con il sistema della copertura boschiva
presente sui suoli meno vocati all’uso agricolo; una trama agraria piuttosto fitta cui
corrisponde un buon livello di infrastrutturazione ecologica; la presenza di colture
come gli oliveti tradizionali o oliveti di nuovo impianto disposti secondo le giaciture
storiche su suoli che conservano ancora sistemazioni di versante come muretti a secco, terrazzamenti, ciglioni. Il sistema insediativo non mostra alterazioni significative
delle regole storiche su cui si fonda. La relazione tra paesaggio rurale e città appare per
lo più integra, contenuta dalla morfologia dei suoli collinari che hanno naturalmente
delimitato la sua espansione, e strutturata dalle strade storiche come la via Lucchese,
la via Modenese, la via di Santomoro.
I tre ambiti delle colline di Giaccherino, della Porrettana e dell’arco nord-orientale sono stati analizzati e illustrati attraverso delle schede che contengono una descrizione dei caratteri strutturali del paesaggio, alcune letture cartografiche – come
le carte dell’uso del suolo, della struttura insediativa, del patrimonio territoriale
– e un confronto tra una aerofotografia storica (il volo GAI datato 1954) e una
attuale, finalizzato a valutare la portata delle trasformazioni che hanno interessato il territorio negli ultimi sessant’anni sia sul piano insediativo che del paesaggio
agro-forestale.
Sono così emerse alcune dinamiche comuni a tutti gli ambiti ovvero l’espansione
insediativa concentrata nei fondovalle e nelle zone pianeggianti, una fisiologica semplificazione della maglia agraria che pure mantiene un buon livello di articolazione
interna, l’estensione del bosco sui terreni più difficili da coltivare. La carta del patrimonio territoriale sintetizza gli esiti delle letture analitiche compiute ed evidenzia gli
elementi di valore del territorio, le relazioni persistenti che lo strutturano e che possono costituire risorsa per il progetto. Ogni scheda si conclude con la formulazione di
criteri e indirizzi progettuali per la tutela e la riqualificazione dei sistemi insediativi e
del paesaggio agro-forestale3.
3
Per la redazione di questa parte delle schede sono stati tra l’altro sintetizzati e rielaborati alcuni dei
contenuti della scheda d’ambito n. 6 (Pistoia) del Piano Paesaggistico della Regione Toscana (implementazione del Piano di Indirizzo Territoriale per la disciplina paesaggistica – articolo 143 del decreto
legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e articolo 33 della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1).
39
40
Figura 33. La carta del
patrimonio territoriale
dell’ambito “Colline della
Porrettana”.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
L’analisi della porzione meridionale del territorio ha richiesto un approccio differente dettato dal fatto che qui le relazioni storiche fondative tra Pistoia e il suo intorno sono state in larga misura compromesse dalla diffusione insediativa e dagli effetti
prodotti da attività fortemente impattanti come il vivaismo. La piana pistoiese si presenta infatti come un territorio fortemente artificializzato dove l’espansione urbana
ha inglobato il sistema insediativo storico dando luogo a fenomeni di diffusione molto consistenti e l’agricoltura è stata quasi completamente soppiantata dal vivaismo
che, come è noto, è assimilabile a un’attività industriale in termini di costi ambientali.
Non solo il territorio aperto ha subito una notevole perdita di riconoscibilità paesaggistica e di qualità ambientale ma anche la sua relazione con la città si è drasticamente
impoverita in termini di leggibilità, compiutezza, complementarietà funzionale oltre
che morfologica. Si tratta quindi di un contesto per il quale è necessario tentare di
ricostruire una nuova identità.
Se questo obiettivo per la fascia periurbana dell’anfiteatro collinare ha coinciso
sostanzialmente con la riaffermazione di un’identità storica radicata nelle forme del
paesaggio, per la piana pistoiese ha richiesto un approfondimento anche sugli aspetti
Una proposta interpretativa per il paesaggio periurbano di Pistoia
funzionali. Di fronte all’impoverimento del patrimonio territoriale sono soprattutto
le diverse funzioni che il paesaggio e il sistema degli spazi aperti possono svolgere nei
confronti della città a orientare un progetto territoriale finalizzato a ridare struttura e
identità a questo contesto. Gli spazi aperti non costruiti e non impermeabilizzati svolgono infatti un ruolo chiave sia dal punto di vista dell’arresto del consumo di suolo,
che del miglioramento del paesaggio, che della riqualificazione ambientale e possono
comporre una rete o un sistema di luoghi pubblici fruibili da parte della collettività
insediata nell’intera conurbazione. Le superfici a vivaio che coprono gran parte del
territorio della piana non vengono, com’è ovvio, considerate parte del sistema degli
spazi aperti perché, pur non essendo spazi edificati, presentano dei livelli di artificializzazione troppo alti e comportano costi e criticità ingenti sul piano ambientale4.
Per la gestione dei vivai e delle problematiche ad essi connesse il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico prevedono interventi finalizzati al risparmio e al riuso delle risorse esistenti e al miglioramento
ecologico-ambientale del sistema territoriale come la realizzazione di sistemi di fitodepurazione dei reflui,
lo stoccaggio temporaneo dei surplus idrici, la reintroduzione di siepi vive come forme di recinzione.
4
41
Figura 34. Schema direttore della cintura verde
(Regolamento Urbanistico, Comune di Pistoia).
42
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figure 35-36 Il confronto tra una fotografia
aerea del 1954 e una
attuale mostra la portata
delle trasformazioni che
hanno riguardato la piana pistoiese.
L’ambito della piana è stato descritto e interpretato sulla scorta di queste considerazioni: alle letture analitiche condotte per gli ambiti collinari è stato affiancato un
approfondimento sugli spazi aperti. La prima operazione è stata la loro individuazione e classificazione in: aree a verde urbano e verde urbano attrezzato; aree agricole
come seminativi, vigneti, oliveti, colture promiscue, prati stabili; aree naturali o in
43
Una proposta interpretativa per il paesaggio periurbano di Pistoia
Figura 37. Le tipologie
di spazi aperti individuate nella piana.
Figura 38. La piana
pistoiese con l’individuazione degli ambiti
studiati.
via di rinaturalizzazione come i boschi, le formazioni riparie, le brughiere o i cespuglieti. Successivamente gli spazi aperti sono stati tipizzati secondo una classificazione,
in parte mutuata da esperienze portate avanti in altri territori, che mette in evidenza
soprattutto il ruolo da essi svolto rispetto al contesto, sia con riferimento ai tessuti costruiti che al paesaggio della piana nel suo complesso5. La tipizzazione ha individuato
cinque categorie: aree poste a corona o a completamento dell’edificato, aree di risulta
o di margine, aree di cintura rispetto a un’infrastruttura, aree intercluse nel tessuto
insediativo, aree insularizzate in contesti artificializzati o perché altamente insediati o
per una forte presenza dell’attività vivaistica.
Una volta individuati e rappresentati gli spazi aperti in una visione d’insieme si è
ritenuto utile focalizzare l’attenzione attorno ai nuclei insediati principali che si attestano lungo le tre strade storiche che, partendo da Pistoia, si diramano nel territorio
aperto, ovvero le vie Lucchese, Bonellina e Fiorentina. Per ognuno di questi luoghi
Il riferimento principale per l’elaborazione della tassonomia degli spazi aperti è la tipizzazione dei
mosaici agricoli di frangia contenuta nel documento di C. Socco, A. Cavaliere, S.M. Guarini, Il manuale urbanistico invisibile. La sintassi della città disgregata, disponibile all’indirizzo <http://www.ocs.polito.
it/biblioteca/wp/paesaggio/wp_p0607.pdf>.
5
44
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
è stata costruita una scheda di analisi e di indirizzo progettuale che illustra la tipologia di spazio aperto (secondo la tassonomia precedentemente esposta), i caratteri
dell’insediamento, il ruolo svolto dagli spazi aperti sia in termini morfologici che di
prestazioni funzionali. La scheda contiene anche la formulazione scritta e grafica di
alcuni indirizzi e criteri d’intervento che si fondano sul riconoscimento dei caratteri
e delle funzioni specificamente svolte da questi spazi e che sono sintetizzabili nei seguenti punti:
• tutela e conservazione degli spazi non costruiti e non impermeabilizzati a verde
urbano, agricoli e naturali per il loro valore paesaggistico e ambientale e il loro
ruolo di arresto del consumo di suolo;
• conservazione dell’uso agricolo dei terreni coltivati, in particolare di quelli immersi nel paesaggio dei vivai, attraverso forme di “perennizzazione” e di incentivo
all’agricoltura6;
• manutenzione delle aree a verde urbano e degli spazi pubblici compresi nei nuclei
abitati;
• messa a rete degli spazi aperti all’interno del contesto della piana e rispetto al sistema delle aree a verde urbano di Pistoia (con particolare riferimento alla cintura
verde prevista dal Piano Strutturale e dal Regolamento Urbanistico7) attraverso
la realizzazione di fasce di vegetazione di collegamento e di percorsi di fruizione
lenta (mobilità ciclopedonale);
• consolidamento e definizione dei margini dell’edificato soprattutto in corrispondenza delle espansioni recenti da conseguire anche attraverso la realizzazione di
orti urbani o di aree a verde pubblico che contribuiscano alla ricomposizione
morfologica dei tessuti;
• realizzazione di infiltrazioni di verde nei tessuti insediativi recenti a corredo della
viabilità interna e degli spazi con caratteri di centralità;
• conservazione dei perimetri frastagliati dei campi agricoli racchiusi tra i vivai per
la loro funzione di diversificazione paesaggistica e ambientale;
• realizzazione di aree o fasce di rinaturalizzazione soprattutto nei contesti più altamente artificializzati o a corredo dei corsi d’acqua che attraversano la piana, che
possono rappresentare elementi importanti per la costituzione della rete ecologica;
• miglioramento della connessione tra spazi costruiti e spazi aperti e della loro fruibilità attraverso percorsi di mobilità dolce;
• introduzione di fasce di transizione tra il tessuto insediativo e i vivai come piccoli
orti legati alle residenze, siepi o filari di alberi.
Sugli strumenti per la conservazione dell’uso agricolo dei terreni si veda il paragrafo 4.3 Valorizzare la
multifunzionalità dell’agricoltura.
7
Il PS e il RU di Pistoia individuano una cintura verde (definita come sub-sistema funzionale delle
“mura verdi del capoluogo”), ovvero un insieme di spazi aperti disposti a corona attorno alla città che
comprendono aree verdi pubbliche e private, aree agricole tradizionali e aree naturali messe a rete da
un sistema di percorsi che li connette anche alle centralità urbane (esistenti o di progetto). La cintura
verde svolge la funzione di ricostituire e consolidare i margini urbani, contribuendo a creare un nuovo
disegno e una nuova immagine della città. Il ruolo della cintura verde non è solo morfologico ma anche
funzionale. Gli spazi che la compongono infatti, pur non essendo nel loro complesso spazi pubblici,
sono sottoposti a una disciplina di uso collettivo che li rende ampiamente fruibili da parte della collettività grazie alla predisposizione o all’apertura di percorsi pubblici o di attrezzature collettive.
6
Scheda 1
Colline di Giaccherino
Elementi e relazioni caratterizzanti il paesaggio delle Colline di Giaccherino
Ambito di paesaggio rurale in parte pianeggiante e in parte collinare, posto a sudovest della città, attraversato dal torrente Vincio di Montagnana e delimitato a sud
dalla via Lucchese, sui rimanenti lati da altri tratti di viabilità storica secondaria.
Gli elementi e le relazioni caratterizzanti il paesaggio sono:
1) La viabilità storica con valore strutturante il territorio e matrice dei relativi insediamenti, in particolare la via Lucchese, già individuata come viabilità principale
nel Catasto Generale Toscano.
2) I nuclei insediativi presenti al 1954, come Pontelungo, Barile, Spazzavento disposti lungo la via Lucchese.
3) L’edificato storico sparso presente al 1954, ovvero case isolate per lo più coloniche
disposte in stretta relazione con il tessuto agricolo di impianto mezzadrile.
4) Conventi, ville, fattorie e altre emergenze storico-architettoniche concentrate a
sud del torrente Vincio, nella porzione pedecollinare dell’ambito: il convento di
Giaccherino, Villa Vannucci, Villa Spiti, Villa Burgassa, Villa Il Merlo, Villa Acciaio, Villa Groppoli, Villa Forteguerri, Villa delle Forche.
5) La relazione tra l’edilizia storica (in particolare quella specialistica come le villefattorie) e il proprio intorno paesaggistico.
6) I corsi d’acqua principali e secondari e la relativa vegetazione di ripa.
7) Il mosaico agro-forestale collinare caratterizzato dalla compenetrazione tra coltivi
e aree boscate.
8) La trama agraria storica data dai confini dei campi coltivati, dalla viabilità poderale, dalle sistemazioni idraulico-agrarie. Porzioni di paesaggio contenute in questo
ambito in cui è più significativa la permanenza di una trama agraria medio-fitta di
tipo tradizionale sono le aree situate a sud del torrente Vincio e, più in generale,
quelle poste attorno a ville, fattorie o insediamenti colonici.
9) Gli oliveti tradizionali, o gli oliveti di nuovo impianto disposti secondo le giaciture storiche che in genere seguono le sinuosità del rilievo collinare assecondando le
curve di livello e tagliando di traverso la pendenza dei versanti.
10) Le sistemazioni idraulico-agrarie compresi elementi minori come canalette e fossi.
11)Il sistema di edifici e siti di archeologia industriale disposti lungo la gora derivata
dal torrente Vincio.
46
Figura 39. Carta dell’uso del suolo.
Figure 40-41. Spazi agricoli e naturali nell’ambito delle Colline di Giaccherino.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 1 – Colline di Giaccherino
47
Figura 42. Carta della struttura insediativa: in rosso il sistema insediativo storico, in grigio insediamenti e viabilità realizzati dopo il 1954.
Figure 43-46. Il Convento di Giaccherino,
un nucleo insediativo
rurale, il Torrente Vincio
e un brano di paesaggio
agrario tradizionale.
48
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figure 47-48. L’area di studio inquadrata in un fotogramma del Volo GAI (1954) e in una fotografia aerea attuale.
Scheda 1 – Colline di Giaccherino
Figura 49. La carta del patrimonio territoriale delle Colline di Giaccherino.
49
50
Figura 50. Un particolare della carta del patrimonio territoriale delle
Colline di Giaccherino.
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Indirizzi e criteri d’intervento per il paesaggio delle Colline di Giaccherino
Indirizzi per il sistema insediativo:
1) Tutela della struttura insediativa storica. In particolare:
– tutelare la relazione che lega il supporto geomorfologico e gli insediamenti
storici (nelle aree collinari sempre disposti lungo i crinali o su poggi isolati)
evitando che attorno ai nuclei esistenti sorgano espansioni edilizie che, scivolando sui versanti, ne deformino impianto e consistenza;
– per gli insediamenti storici di pianura disposti lungo la via Lucchese come
Pontelungo, Barile, Spazzavento evitare la saturazione dei residui varchi inedificati tra un nucleo e l’altro;
– controllare l’espansione insediativa lungo gli altri tratti di viabilità storica;
– tutelare e valorizzare l’equipaggiamento vegetale e i manufatti di corredo della
rete viaria storica.
2) Tutela degli elementi del patrimonio storico-architettonico (Convento di Giaccherino, Villa Vannucci, Villa Spiti, Villa Burgassa, Villa Il Merlo, Villa Acciaio,
Villa Groppoli, Villa Forteguerri, Villa delle Forche).
3) Recupero e valorizzazione del sistema di edifici e siti di archeologia industriale
disposti lungo la gora derivata dal torrente Vincio.
Scheda 1 – Colline di Giaccherino
Indirizzi per il paesaggio agro-forestale:
1) Preservare e manutenere la trama agraria tradizionale, in particolare attraverso la
conservazione di una maglia dei campi medio-fitta.
2) Tutelare e recuperare brani di paesaggio tradizionale attorno alle emergenze del
sistema insediativo come il Convento di Giaccherino.
3) Conservare, laddove possibile, le colture a oliveto.
4) Nelle aree interessate da fenomeni di sostituzione colturale favorire l’impianto di
oliveti per il loro ruolo paesaggistico e di contenimento dei fenomeni erosivi.
5) Nelle aree agricole che presentano allargamento della tessitura agraria e semplificazione colturale intervenire inserendo elementi strutturanti il paesaggio sia
sul piano visivo che ecologico come siepi, filari di alberi, macchie e formazioni
boscate.
6) Mantenere in efficienza il sistema di regimazione idraulico-agraria e di contenimento dei versanti sia attraverso la conservazione e manutenzione delle opere esistenti sia attraverso la realizzazione di nuovi manufatti coerenti con il contesto
paesaggistico quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegate.
7) Tutelare la vegetazione di ripa lungo il torrente Vincio e ripristinarla laddove è
scomparsa.
51
Scheda 2
Colline della Porrettana
Elementi e relazioni caratterizzanti il paesaggio delle Colline della Porrettana
Ambito di paesaggio prevalentemente rurale, in parte attraversato dall’Ombrone
e compreso tra il centro urbano di Pistoia e la viabilità di mezzacosta che collega i
nuclei storici e le numerose ville situate sulle colline a nord della città. Il limite settentrionale dell’ambito ricalca quello dell’area soggetta a vincolo paesaggistico ai sensi
della legge 1497/39 (cfr. Piano Paesaggistico della Regione Toscana, scheda d’ambito
n. 6 – Pistoia, Sezione 4, codice vincolo 9047244).
Gli elementi e le relazioni caratterizzanti il paesaggio sono:
1) I tratti di viabilità storica strutturante il territorio come:
– la via Modenese, già riconosciuta come viabilità principale nel Catasto Generale Toscano, che si diparte radialmente dal cuore della città e volge verso i
rilievi appenninici;
– la statale 64 Porrettana, costruita in epoca leopoldina, detta anche via Leopolda (o via Bolognese);
– la via di Valdibrana.
2) Il tracciato ferroviario della Porrettana, completato nel 1864, di notevole interesse storico-testimoniale.
3) I nuclei storici presenti al 1954:
– La Forretta e Castel di Piazza lungo la via Modenese;
– San Felice, lungo il corso dell’Ombrone, e Valdibrana;
– i nuclei insediativi disposti lungo la via Modenese.
4) Architetture religiose, ville, fattorie e altre emergenze storico-architettoniche tra
cui Villa Capecchi, Villa Igno, Villa Colonna, Villa Lunari, Villa Philipson; nella
parte più urbana dell’ambito il “villone” Puccini con il relativo parco.
5) Piccoli insediamenti colonici e case sparse presenti al 1954, posti in stretta relazione con il tessuto agricolo di impianto mezzadrile.
6) La relazione tra l’edilizia rurale storica, in particolare le ville-fattorie presenti sul
territorio, e il proprio intorno paesaggistico.
7) L’insediamento di archeologia industriale di Capostrada situato nei pressi dell’Ombrone in prossimità del punto di intersezione tra le vie Porrettana e Modenese.
54
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
8) I corsi d’acqua e la relativa vegetazione di ripa, in particolare i torrenti Ombrone
e Brana che, con il loro andamento in direzione nord-sud, hanno strutturato il
territorio dell’ambito e la sua morfologia.
9) Il mosaico del paesaggio agrario che, quasi nell’intero ambito, mantiene una buona
diversificazione colturale e una notevole compenetrazione con aree boscate più o
meno estese che occupano i versanti peggio esposti e quelli particolarmente acclivi.
10) La trama agraria storica – data dai confini dei campi coltivati, dalla viabilità
poderale, dalle sistemazioni idraulico-agrarie – che conserva un pattern fitto e
minuto nella gran parte del territorio agricolo e si slabbra solo nel fondovalle
dell’Ombrone e, in parte, in quello della Brana.
11) Gli oliveti tradizionali o gli oliveti di nuovo impianto disposti secondo le giaciture storiche che assecondano le curve di livello e tagliano di traverso la pendenza
dei versanti.
12) Muretti a secco, terrazzamenti, ciglioni, acquidocci e tutti gli elementi che compongono il sistema di regimazione idraulico-agraria di versante e che sopravvivono in alcuni degli appezzamenti olivati.
Indirizzi e criteri d’intervento per il paesaggio delle Colline della Porrettana
Indirizzi per il sistema insediativo:
1) Tutela della struttura insediativa storica. In particolare:
– tutelare la compiutezza dell’insediamento storico evitando che attorno ai nuclei abitati posti soprattutto lungo la via Modenese, la via di San Felice, la via
di Val di Brana, la via Porrettana, sorgano ulteriori espansioni edilizie che ne
deformino impianto e consistenza;
– per gli insediamenti di fondovalle evitare la saturazione dei residui varchi inedificati tra un nucleo e l’altro;
– tutelare e valorizzare la rete della viabilità storica con l’insieme dei manufatti e
degli elementi vegetali che la correda.
2) Tutela degli elementi del patrimonio storico-architettonico: Villa Capecchi, Villa
Igno, Villa Colonna, Villa Lunari, Villa Philipson; nella parte più urbana dell’ambito il “villone” Puccini con il relativo parco, e l’insediamento di archeologia industriale di Capostrada.
3) Tutela e valorizzazione del tracciato della ferrovia Porrettana.
Indirizzi per il paesaggio agro-forestale:
1) Preservare e manutenere la tessitura agraria tradizionale caratterizzata da una maglia medio-fitta.
2) Tutelare e recuperare brani di paesaggio tradizionale soprattutto attorno alle
ville-fattorie.
3) Conservare e rinfittire laddove possibile le colture a oliveto tradizionale.
4) Nelle aree interessate da fenomeni di sostituzione colturale, favorire l’impianto di
oliveti per il loro ruolo paesaggistico e di contenimento dei fenomeni erosivi.
Scheda 2 – Colline della Porrettana
Figura 51. Carta dell’uso del suolo.
Figure 52-53. Aree a verde urbano e uno degli assi viari storici che si dipartono radialmente da Pistoia verso la campagna.
55
56
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 54. Carta della struttura insediativa: in rosso il sistema insediativo storico, in grigio insediamenti e viabilità realizzati dopo il 1954.
Figure 55-58. Brani di
paesaggio agrario tradizionale nell’ambito delle
Colline della Porrettana.
Scheda 2 – Colline della Porrettana
Figure 59-60. L’area di studio inquadrata in un fotogramma del Volo GAI (1954) e in una fotografia aerea attuale.
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58
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 61. La carta del patrimonio territoriale delle Colline della Porrettana.
Scheda 2 – Colline della Porrettana
5) Sulle pendici collinari porre particolare attenzione all’impianto di nuovi vigneti il
cui impatto può risultare problematico sia in termini di semplificazione paesaggistica, che di diversificazione e connettività ecologica, che di contenimento dei
fenomeni di erosione. Per questo si raccomanda di ridurre le pendenze troppo
lunghe attraverso muri o scarpate inerbite, di mantenere nel disegno dei nuovi
impianti viticoli una maglia media compatibile con la meccanizzazione ma anche
con le esigenze della sostenibilità ambientale, di strutturare i nuovi vigneti con
una rete vegetale posta a corredo della viabilità minore, dei confini degli appezzamenti, degli elementi di regimazione idraulico-agraria.
6) Nelle aree che presentano allargamento della tessitura agraria e semplificazione
colturale intervenire inserendo elementi strutturanti il paesaggio sia sul piano visivo che ecologico come siepi, filari di alberi, formazioni e macchie boscate.
7) Nelle aree collinari ripristinare laddove possibile sistemi tradizionali di smaltimento delle acque e di contenimento dei fenomeni erosivi o comunque predisporre
nuove sistemazioni di traverso dei versanti coerenti con il contesto paesaggistico
quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegate.
8) Nelle ristrutturazioni agricole realizzare confini il più possibile morbidi e articolati tra le colture, preferibilmente seguendo le sinuosità del terreno.
9) Tutelare la vegetazione di ripa lungo i torrenti Ombrone, Brana, Vincio di Brandeglio e ripristinarla laddove è scomparsa.
59
Figura 62. Un particolare della carta del patrimonio territoriale delle
Colline della Porrettana.
Scheda 3
Colline dell’arco nord-orientale
Elementi e relazioni caratterizzanti il paesaggio delle colline dell’arco
nord-orientale
Ambito di paesaggio prevalentemente rurale coincidente con parte dell’arco collinare posto a nord-est di Pistoia, particolarmente pregevole per la varietà colturale
e vegetazionale, per la ricchezza del patrimonio storico-architettonico e per la stretta
relazione che lega il sistema insediativo al paesaggio agrario. L’ambito è suddiviso in
due parti, ciascuna sorretta da un asse viario storico, la via di Santomoro (rivolta verso
nord-est) e la via Montalese (rivolta verso est) che si dipartono radialmente da Pistoia
verso la campagna. Per buona parte del suo perimetro il confine di questo ambito ricalca quello dell’area soggetta a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 1497/39 (cfr.
Piano Paesaggistico della Regione Toscana, scheda d’ambito n. 6 – Pistoia, Sezione 4,
codice vincolo 9047244).
Gli elementi e le relazioni caratterizzanti il paesaggio sono:
1) La viabilità storica strutturante il territorio e fondativa dei relativi insediamenti.
In particolare per l’ala orientata a nord-est:
– l’asse storico che parte dal tracciato delle vecchie mura urbane e si biforca in
direzione nord-est nella strada di crinale di Caloria e Valdibure e nella via di
Santomoro, parallela al corso del torrente Bure di Santomoro;
– la via di fondovalle di Crespole e Fabbriche che corre parallela al torrente Bure
di Baggio;
– la viabilità storica di mezzacosta che passa per gli abitati di Germinaia e
Corsini.
Per l’ala orientata a est:
– la via Montalese.
2) I nuclei storici presenti al 1954. In particolare
– per l’ala nord, Germinaia, Corsini Bianchi e Corsini Neri, Le Pozze, Ponzano
e Santomoro;
– per l’ala est, Santomato e il Castello degli Agresti collocati lungo la via
Montalese.
62
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
3) Piccoli insediamenti colonici e case sparse presenti al 1954, posti in stretta relazione con il tessuto agricolo di impianto mezzadrile, in quest’ambito particolarmente
numerosi soprattutto nell’ala nord. Questa relazione si riflette anche nella fittezza
e densità delle coltivazioni tradizionali e delle sistemazioni di versante concentrate
proprio sulle pendici delle colline più insediate.
4) Architetture religiose, ville, fattorie e altre emergenze storico-architettoniche.
Per l’ala nord:
– la Chiesa di Sant’Alessio e la Pieve di Valdibure; le Ville Sbertoli, Capppugi,
San Giuseppe, Uttini, Spagna, Fausta, Gelli, Rospigliosi, la Fattoria di Sant’Alessio, il Podere Casanova.
Per l’ala est:
– la Chiesetta di San Quirico, il Convento di Monte Calvario, la Chiesa di Santomato, la Villa degli Imbarcati, la Fattoria Casa al Bosco, la Fattoria di Celle, rilevante anche come centro di arte ambientale contemporanea (collezione
Gori).
5) La relazione tra l’edilizia rurale storica, in particolare le ville-fattoria, e il proprio
intorno paesaggistico.
6) I torrenti Bure di Baggio e Bure di Santomoro che incidono i rilievi collinari
dell’ala nord per poi confluire nel torrente Bure, e la vegetazione di ripa che li
correda.
7) Il mosaico del paesaggio agrario che, nella parte collinare dell’ambito, mantiene
una grande diversificazione colturale data dalla presenza di colture legnose permanenti alternate a colture stagionali e a lingue o macchie di bosco.
8) La trama agraria storica – data dai confini dei campi coltivati, dalla viabilità poderale, dalle sistemazioni idraulico-agrarie – che si presenta mediamente ancora ben
leggibile.
9) Gli oliveti tradizionali o gli oliveti di nuovo impianto disposti secondo le giaciture
storiche che assecondano le curve di livello e tagliano di traverso la pendenza dei
versanti. Appezzamenti di questo tipo sono in quest’ambito particolarmente numerosi e disposti pressoché uniformemente sulle pendici collinari.
10) Muretti a secco, terrazzamenti, ciglioni, acquidocci e tutti gli elementi che compongono il sistema di regimazione idraulico-agraria di versante e che sopravvivono in alcuni degli appezzamenti olivati.
Indirizzi e criteri d’intervento per il paesaggio delle colline dell’arco
nord-orientale
Indirizzi per il sistema insediativo:
1) Tutela della struttura insediativa storica. In particolare:
– tutelare la relazione che lega il supporto geomorfologico e gli insediamenti storici (nelle aree collinari disposti lungo i crinali o su poggi isolati) evitando che
attorno ai nuclei esistenti, come i borghi storici e le ville poste lungo la via di
Caloria e Valdibure, sorgano espansioni edilizie che, scivolando sui versanti, ne
deformino impianto e consistenza;
Scheda 3 – Colline dell’arco nord-orientale
63
Figura 63. Carta dell’uso del suolo.
Figure 64-65. Un’immagine del paesaggio rurale delle colline dell’arco nord-orientale e delle tipologie insediative ed edilizie degli assi
viari storici.
64
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 66. Carta della struttura insediativa: in rosso il sistema insediativo storico, in grigio insediamenti e viabilità realizzati dopo il 1954.
Figure 67-70. Vivai in
pieno campo presenti
nella parte meridionale
dell’ambito, un’opera
d’arte ambientale della
Fattoria di Celle e coltivazioni tradizionali tipiche
del paesaggio collinare.
Scheda 3 – Colline dell’arco nord-orientale
Figure 71-72. L’area di studio inquadrata in un fotogramma del Volo GAI (1954) e in una fotografia aerea attuale.
65
66
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 73. La carta del patrimonio territoriale delle Colline dell’arco nord-orientale.
67
Scheda 3 – Colline dell’arco nord-orientale
– per gli insediamenti disposti lungo gli assi storici di pianura o di fondovalle,
come quelli che seguono rispettivamente la via Montalese e i due rami del torrente Bure, evitare la saturazione dei residui varchi inedificati tra un nucleo e
l’altro;
– tutelare e valorizzare la rete della viabilità storica con l’insieme dei manufatti e
degli elementi vegetali che la correda.
2) Tutela degli elementi del patrimonio storico-architettonico: le Chiese di Sant’Alessio e di Santomato, la Pieve di Valdibure, la Chiesetta di San Quirico, il Convento di Monte Calvario; le Ville Sbertoli, Capppugi, San Giuseppe, Uttini,
Spagna, Fausta, Gelli, Rospigliosi, degli Imbarcati, le Fattorie di Sant’Alessio e di
Casa al Bosco, il Podere Casanova.
3) Tutela e valorizzazione della Fattoria di Celle come manufatto di valore storicoarchitettonico e per l’importante ruolo socio-culturale svolto come centro di arte
ambientale.
Indirizzi per il paesaggio agro-forestale:
1) Preservare e manutenere la tessitura agraria tradizionale, in quest’ambito presente
sulla gran parte delle superfici coltivate.
2) Tutelare e recuperare brani di paesaggio agrario tradizionale attorno alle emergenze del sistema insediativo.
3) Conservare e rinfittire, laddove possibile, le colture a oliveto tradizionale.
Figura 74. Un particolare della carta del
patrimonio territoriale
delle Colline dell’arco
nord-orientale.
68
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
4) Nelle aree interessate da fenomeni di sostituzione colturale favorire l’impianto di
oliveti per il loro ruolo paesaggistico e per la loro funzione di contenimento dei
fenomeni erosivi.
5) Sulle pendici collinari porre particolare attenzione all’impianto di nuovi vigneti il
cui impatto può risultare problematico sia in termini di semplificazione paesaggistica, che di diversificazione e connettività ecologica, che di contenimento dei
fenomeni di erosione. Per questo si raccomanda di ridurre le pendenze troppo
lunghe attraverso muri o scarpate inerbite, di mantenere nel disegno dei nuovi
impianti viticoli una maglia media compatibile con la meccanizzazione ma anche
con le esigenze della sostenibilità ambientale, di strutturare i nuovi vigneti con
una rete vegetale posta a corredo della viabilità minore, dei confini degli appezzamenti, degli elementi di regimazione idraulico-agraria.
6) Nelle aree agricole che presentano allargamento della tessitura agraria e semplificazione colturale intervenire inserendo elementi strutturanti il paesaggio sia
sul piano visivo che ecologico come siepi, filari di alberi, macchie e formazioni
boscate.
7) Nelle aree collinari ripristinare laddove possibile sistemi tradizionali di smaltimento delle acque e di contenimento dei fenomeni erosivi o comunque predisporre
nuove sistemazioni di traverso dei versanti coerenti con il contesto paesaggistico
quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegate.
8) Nelle ristrutturazioni agricole realizzare confini il più possibile morbidi e articolati tra le colture, preferibilmente seguendo le sinuosità del terreno.
9) Tutelare la vegetazione di ripa esistente lungo i torrenti e ripristinarla nei tratti in
cui è scomparsa.
10) Porre particolare attenzione alla gestione del paesaggio dei vivai, presente in alcuni lembi della parte più meridionale dell’ambito, che comportano costi e criticità
ingenti sul piano ambientale. Alcuni indirizzi possono essere così sintetizzati:
– riconvertire laddove possibile le aziende di vivaismo in vasetteria in aziende di
vivasimo in pieno campo, ripristinando la permeabilità dei suoli;
– regolare lo smaltimento delle acque prodotte dall’attività vivaistica per evitare
fenomeni di inquinamento dei suoli e delle falde acquifere;
– tutelare e/o ricreare dei varchi di naturalità, come aree boscate e lingue di vegetazione riparia, in un paesaggio profondamente artificializzato;
– preservare le residue aree agricole presenti nel tessuto dei vivai e sostenerne la
sopravvivenza con incentivi finanziari;
– riorganizzare sul piano dei caratteri morfologici e tipologici i plessi edilizi di
servizio all’attività vivaistica e le infrastrutture per la mobilità;
– legare il settore del vivaismo ad attività di formazione e ricerca finalizzate anche alla riduzione dei costi ambientali.
Scheda 4
La piana pistoiese
Figure 75-82. Alcune
immagini del paesaggio
della piana pistoiese.
70
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 83. Carta dell’uso del suolo della piana caratterizzato dalla prevalenza delle colture vivaistiche (in verde chiaro), inframmezzate da aree a seminativo (in giallo).
Scheda 4 – La piana pistoiese
Figura 84. Carta della struttura insediativa: in rosso il sistema insediativo storico, in grigio insediamenti e viabilità realizzati dopo il 1954.
71
72
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 85. L’area di studio inquadrata in un fotogramma del Volo GAI (1954).
Scheda 4 – La piana pistoiese
Figura 86. L’area di studio inquadrata in una fotografia aerea attuale.
73
74
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Figura 87. Individuazione degli spazi aperti non impermeabilizzati della piana coincidenti prevalentemente con aree a seminativo (in giallo), e degli ambiti oggetto di approfondimento nelle schede che seguono.
Scheda 4 – La piana pistoiese
Figura 88. Le tipologie di spazi aperti individuate nella piana.
75
76
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4.1
Pontelungo
Caratteri e tipologia degli spazi aperti:
Aree verdi urbane fortemente intercluse nel tessuto insediativo e in quello specializzato dei vivai. Ai margini dell’insediamento di Pontelungo aree agricole utilizzate
prevalentemente a seminativo insularizzate tra un contesto fortemente antropizzato e
un paesaggio agrario tradizionale.
Caratteri dell’insediamento:
L’insediamento storico si sviluppa lungo due tracciati viari fondativi – la via Lucchese e la via di Pieve a Celle – che si intersecano grossomodo ortogonalmente. Le
espansioni recenti danno luogo a un insediamento di tipo diffuso, a grana minuta
in prossimità o a ridosso dell’edificato storico, e costituito da volumi più consistenti
nelle parti da esso più distanti.
Ruolo degli spazi aperti rispetto al tessuto insediativo e al contesto paesaggistico:
Le aree a verde urbano comprese nell’insediamento di Pontelungo svolgono un
ruolo di rarefazione di un tessuto costruito piuttosto denso e, in parte, costituiscono
un filtro tra l’abitato e i vivai. I seminativi e gli altri terreni ad uso agricolo (qualche
appezzamento a vigneto e a coltura promiscua ed estese superfici a oliveto) possono
contribuire a contenere ulteriori espansioni dell’edificato e rappresentano un elemento di discontinuità morfologica e paesaggistica tra la frazione di Pontelungo e quella
adiacente di Barile. Rappresentano inoltre uno spazio di transizione tra il costruito e
il paesaggio agrario che qui conserva un’impronta tradizionale. Le funzioni prevalenti
degli spazi aperti sono legate alla produzione agricola, al loro ruolo paesaggistico e
morfologico e alla fruizione dello spazio pubblico.
Indirizzi per la progettazione:
• Tutela delle aree agricole poste tra l’insediamento e il paesaggio aperto per il loro
ruolo di discontinuità morfologica e di transizione paesaggistica.
Scheda 4 – La piana pistoiese
77
• Tutela e infittimento della vegetazione riparia lungo il torrente Vincio di
Montagnana.
• Tutela e manutenzione delle aree a verde urbano.
• Consolidamento e definizione dei margini dell’edificato in corrispondenza delle
espansioni recenti da conseguire anche attraverso la realizzazione di orti urbani o
di aree a verde pubblico che contribuiscano alla ricomposizione morfologica dei
tessuti.
• Realizzazione di infiltrazioni di verde urbano nei tessuti insediativi recenti a corredo della viabilità interna e degli spazi con caratteri di centralità.
Figura 89. Rappresentazione degli spazi aperti e della relazione con i tessuti costruiti (in rosso il sistema insediativo storico, in nero
quello attuale) e con il contesto.
78
Figura 90. Un’immagine aerofotografica
attuale del paesaggio di
Pontelungo.
Figura 91. Schematizzazione degli indirizzi
progettuali proposti
(disegno di F. Berni).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4 – La piana pistoiese
Scheda 4.2
Barile e Spazzavento
Caratteri e tipologia degli spazi aperti:
• Porzione a nord della via Lucchese: aree agricole (colture promiscue, prati stabili,
oliveti) e aree verdi urbane poste prevalentemente a corona o a completamento
dell’edificato delle frazioni di Spazzavento e Barile. Una sola delle aree verdi urbane è fortemente interclusa nel tessuto costruito.
• Porzione a sud della via Lucchese: aree agricole (seminativi) di risulta comprese
tra gli abitati di Spazzavento e Barile e la ferrovia. A sud della ferrovia ampie aree
agricole (seminativi) di cintura.
Caratteri dell’insediamento:
Insediamento storico di tipo lineare sviluppatosi lungo la via Lucchese. Il tessuto edilizio è compatto, con i manufatti addossati l’uno all’altro lungo il filo della
strada. Le espansioni recenti sono costituite da piccoli e limitati interventi edilizi in
corrispondenza di Spazzavento mentre accanto al nucleo storico della frazione Barile
si trova una lottizzazione a maglie regolari, posta alle spalle del fronte storico lungo
strada.
Ruolo degli spazi aperti rispetto al tessuto insediativo e al contesto
paesaggistico:
Le aree a coltura promiscua e a prato stabile della frazione di Spazzavento penetrano nel tessuto costruito storico e ne definiscono il profilo e il margine. Gli
appezzamenti a oliveto posti a contatto con l’edificato recente della frazione Barile
possono contribuire ad arrestare ulteriori consumi di suolo. Complessivamente le
aree libere presenti in questo contesto rafforzano la leggibilità del principio insediativo storico attraverso la definizione di fasce di spazi aperti disposte parallelamente
all’insediamento.
Le aree agricole situate a nord della via Lucchese costituiscono inoltre una fascia
di transizione tra l’insediamento e un ambito di paesaggio tradizionale dominato
79
80
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
da oliveti, coltura caratterizzante il paesaggio agrario collinare. I seminativi semplici situati invece a sud della ferrovia svolgono un’importante funzione di filtro
tra i vivai – qui prevalentemente in pieno campo – e l’insediamento, proteggendolo almeno parzialmente dagli effetti nocivi che quest’attività comporta in termini
ambientali.
Sul piano funzionale, vista la forte compenetrazione con il tessuto insediativo, alcuni degli spazi coltivati potrebbero prestarsi alla messa in atto di forme di agricoltura
di prossimità. Trattandosi di aree per lo più agricole la funzione prevalente degli spazi
aperti presenti è quella produttiva e paesaggistica, legata quest’ultima soprattutto alla
presenza degli oliveti.
Indirizzi per la progettazione:
• Tutela e conservazione degli spazi non costruiti – sia a verde urbano che agricoli – per il loro valore paesaggistico e ambientale e il loro ruolo di limitazione del
consumo di suolo.
• Consolidamento dei margini del costruito lungo il confine dei campi evitando
ulteriori espansioni che erodano lo spazio agricolo.
• Manutenzione degli appezzamenti coltivati, in modo particolare delle colture legnose come gli oliveti confinanti con l’edificato della frazione Barile per l’alto
valore paesaggistico e ambientale e per il loro ruolo di definizione del margine
insediativo.
• Manutenzione e cura delle aree a verde pubblico poste in prossimità della lottizzazione tra Spazzavento e Barile.
• Manutenzione delle aree a seminativo comprese tra la via Lucchese e la ferrovia
per evitare fenomeni di degrado e abbandono.
• Realizzazione di infiltrazioni di verde come filari di alberi e siepi nei tessuti insediativi recenti.
• Rafforzamento della relazione tra insediamento e paesaggio agrario attraverso la valorizzazione del percorso che da Spazzavento risale verso la collina di
Giaccherino.
Scheda 4 – La piana pistoiese
81
Figura 92. Rappresentazione degli spazi aperti e della relazione con i tessuti costruiti (in rosso il sistema insediativo storico, in nero
quello attuale) e con il contesto.
82
Figura 93. Un’immagine
aerofotografica attuale
del paesaggio tra Barile e
Spazzavento.
Figura 94. Schematizzazione degli indirizzi
progettuali proposti
(disegno di F. Berni).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4 – La piana pistoiese
Scheda 4.3
Bonelle
Caratteri e tipologia degli spazi aperti:
Aree a verde urbano fortemente intercluse nel tessuto insediativo poste a ovest
della via Bonellina e poche residue aree agricole (seminativi) o naturali (vegetazione di ripa del fiume Ombrone) poste a corona dell’edificato sul lato meridionale
dell’insediamento.
Caratteri dell’insediamento:
Insediamento originario di tipo lineare, sviluppatosi lungo la via Bonellina e accresciuto da successive espansioni edificate a una certa distanza dalla viabilità matrice.
Gli interventi più recenti vanno a saturare gli spazi vuoti tra Bonelle e il borgo dello
Scannerini staccandosi dal filo della strada ed estendendosi nella campagna. Sono
costituiti sia da lottizzazioni a maglie regolari con destinazione residenziale che da
insediamenti produttivi come quelli nella zona sottostante l’autostrada.
Ruolo degli spazi aperti rispetto al tessuto insediativo e al contesto paesaggistico:
Le aree intercluse all’interno del tessuto di recente edificazione e confinanti con
quello storico creano occasioni di discontinuità formale e visiva nel costruito e offrono fronti verdi e spazi di uso pubblico alle residenze prospicienti. L’area libera che si
trova tra l’abitato di Bonelle e l’Ombrone riveste un ruolo particolarmente importante poiché crea lungo il fiume una fascia di rispetto inedificata che tocca le formazioni
riparie. Tale ruolo potrebbe essere rafforzato dall’estensione di questa fascia sui terreni
adiacenti il fiume e dalla realizzazione di percorsi di collegamento tra il verde urbano
e quello naturale. Trattandosi di suoli permeabili in un contesto altamente artificializzato a causa dell’urbanizzazione e della presenza dei vivai, questi spazi migliorano la
qualità ambientale e la biodiversità del territorio. Offrono inoltre aperture percettive
in un paesaggio visivamente molto denso.
Indirizzi per la progettazione:
• Tutela e conservazione degli spazi a verde urbano e delle aree libere.
• Manutenzione delle aree a verde urbano per evitare fenomeni di degrado e abbandono.
83
84
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
• Creazione di un fascia di verde lungo il fiume Ombrone che si saldi alle formazioni riparie esistenti.
• Consolidamento dei margini del costruito sul sedime attuale dell’edificato e predisposizione di aree a verde urbano o piccole estensioni da destinare ad agricoltura
di prossimità. Questo intervento, sui lati dell’insediamento che confinano con i
vivai, fungerebbe anche da filtro rispetto ad alcuni degli effetti nocivi collegati
all’attività colturale.
• Realizzazione di infiltrazioni di verde (siepi, filari, alberi isolati, piccole superfici a
prato) nel tessuto insediativo recente.
• Realizzazione di fasce o aree verdi per mitigare la presenza dei plessi produttivi e
dell’autostrada.
Figura 95. Rappresentazione degli spazi aperti e della relazione con i tessuti costruiti (in rosso il sistema insediativo storico, in nero
quello attuale) e con il contesto.
Scheda 4 – La piana pistoiese
85
Figura 96. Un’immagine
aerofotografica attuale
del paesaggio di Bonelle.
Figura 97. Schematizzazione degli indirizzi
progettuali proposti
(disegno di F. Berni).
86
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4.4
Case Nuove Masiano
Caratteri e tipologia degli spazi aperti:
Aree a seminativo di corona o completamento dell’edificato; aree a verde urbano,
a seminativo e incolte, insularizzate in contesti artificializzati; area a verde urbano fortemente interclusa nel tessuto insediativo.
Caratteri dell’insediamento:
L’insediamento originario si è sviluppato lungo la via Bonellina attestandosi prevalentemente sul suo lato sinistro. Il tessuto edilizio è piuttosto minuto, compatto e
allineato sul fronte della strada. Fanno eccezione alcuni manufatti di edilizia specialistica come la Fornace di Malpasso. Le espansioni recenti hanno “raddoppiato” la
consistenza edilizia di Case Nuove Masiano sul lato destro della via Fiorentina contravvenendo però alla regola storica che vedeva i manufatti addossati gli uni agli altri.
Gli interventi edilizi sono infatti posizionati su lotti isolati posti a saturazione dei
vuoti lungo strada. Edifici più consistenti, per lo più a carattere produttivo, si distribuiscono a una certa distanza dalla strada matrice dell’insediamento.
Ruolo degli spazi aperti rispetto al tessuto insediativo e al contesto paesaggistico:
Le aree libere poste a ovest dell’insediamento di Case Nuove Masiano e della Fornace di Malpasso definiscono una corona di spazi aperti che possono svolgere un
ruolo significativo nella limitazione di ulteriori consumi di suolo e nel miglioramento
della qualità ambientale del contesto. Proteggono inoltre il nucleo abitato dal contatto diretto con le colture specializzate a vivaio. L’area a verde urbano interclusa
nell’edificato crea uno spazio di discontinuità morfologica all’interno di un tessuto
fortemente artificializzato sia per i pesi insediativi che per la presenza dei vivai.
Indirizzi per la progettazione:
• Tutela e conservazione degli spazi non costruiti per il loro valore paesaggistico e
ambientale e il loro ruolo di arresto del consumo di suolo.
• Conversione delle aree incolte poste attorno agli insediamenti in aree di rinaturalizzazione, particolarmente importanti in questo contesto.
Scheda 4 – La piana pistoiese
• Conservazione dell’uso agricolo degli spazi aperti attualmente coltivati, in particolare di quelli situati tra i vivai o tra questi e il centro abitato.
• Preservazione dei perimetri frastagliati dei campi racchiusi tra i vivai per la loro
funzione di diversificazione paesaggistica e ambientale.
• Consolidamento dei margini del costruito sul sedime attuale dell’edificato e predisposizione di aree a verde urbano o piccole estensioni da destinare ad agricoltura
di prossimità.
• Introduzione di fasce di transizione tra il tessuto insediativo e i vivai come piccoli
orti legati alle residenze, siepi o filari di alberi.
• Realizzazione di aree di rinaturalizzazione attorno agli stagni e ai laghetti presenti
che potrebbero essere anche destinati ad accogliere impianti di fitodepurazione
delle acque utilizzate dai vivai circostanti.
• Realizzazione di percorsi pedociclabili, muniti di un adeguato corredo vegetale, di
connessione tra le varie aree agricole e a verde urbano presenti che potrebbe riqualificare il territorio dal punto di vista fruitivo e paesaggistico.
• Realizzazione di infiltrazioni di verde nei tessuti recenti e particolarmente in corrispondenza delle aree produttive.
87
Figura 98. Rappresentazione degli spazi aperti
e della relazione con i
tessuti costruiti (in rosso
il sistema insediativo
storico, in nero quello attuale) e con il contesto.
88
Figura 99. Un’immagine
aerofotografica attuale
del paesaggio di Case
Nuove Masiano.
Figura 100. Schematizzazione degli indirizzi
progettuali proposti
(disegno di F. Berni).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4 – La piana pistoiese
Scheda 4.5
Via Fiorentina
Caratteri e tipologia degli spazi aperti:
Aree agricole a seminativo insularizzate in un contesto fortemente artificializzato
creato dalla diffusione insediativa e dalla specializzazione vivaistica.
Caratteri dell’insediamento:
Insediamento di tipo lineare, sviluppatosi lungo la via Fiorentina con manufatti edilizi costruiti filo strada e in aderenza gli uni agli altri. All’altezza di Castel dei
Frosini la matrice insediativa si espande e si frammenta. Le espansioni recenti sono
poste a saturazione dei vuoti lungo strada oppure creano dei “raddoppi” dell’edificato
storico lungo strada con tessuti per lo più a grana minuta (eccezion fatta per alcuni
plessi produttivi).
Ruolo degli spazi aperti rispetto al tessuto insediativo e al contesto paesaggistico:
Le aree libere a seminativo non sono direttamente relazionate al tessuto insediativo attestato lungo la via Fiorentina ma svolgono un ruolo importante rispetto al
contesto in cui si inseriscono sia come discontinuità morfologica e paesaggistica, sia
per il miglioramento della qualità ambientale e della biodiversità. Inoltre, trattandosi
di colture a raso, queste aree offrono aperture percettive in un paesaggio visivamente
particolarmente denso.
Indirizzi per la progettazione:
• Tutela e conservazione degli spazi agricoli per il loro valore paesaggistico e ambientale e il loro ruolo di arresto del consumo di suolo.
• Conservazione dell’uso agricolo degli spazi aperti attualmente coltivati, in particolare di quelli immersi nel paesaggio dei vivai.
• Preservazione dei perimetri frastagliati dei campi racchiusi tra i vivai per la loro
funzione di diversificazione paesaggistica e ambientale.
89
90
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
• Consolidamento dei margini del costruito sul sedime attuale dell’edificato, soprattutto in situazioni morfologicamente sfrangiate.
• Introduzione di fasce di transizione tra il tessuto insediativo e i vivai come piccoli
orti legati alle residenze.
• Realizzazione di una fascia di verde a protezione dell’insediamento lungo la via
Guicciardini.
Figura 101. Rappresentazione degli spazi aperti e della relazione con i tessuti costruiti (in rosso il sistema insediativo storico, in nero
quello attuale) e con il contesto.
Scheda 4 – La piana pistoiese
91
Figura 102. Un’immagine aerofotografica attuale del paesaggio della Via
Fiorentina.
Figura 103. Schematizzazione degli indirizzi
progettuali proposti
(disegno di F. Berni).
92
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Scheda 4.6
Bottegone
Caratteri e tipologia degli spazi aperti:
Aree agricole coltivate poste a seminativo a corona o a completamento dell’edificato, aventi in certe parti (Casone del Capecchi, Sant’Angelo) caratteristiche di
interclusione per la maggiore densità dell’edificato circostante. Aree a verde urbano
intercluse nel tessuto insediativo in corrispondenza di Bottegone. Entrambe le tipologie di spazi aperti sono inserite nel paesaggio dei vivai e pertanto possono essere
considerate aree insularizzate all’interno di contesti artificializzati.
Caratteri dell’insediamento:
Insediamento di tipo lineare, sviluppatosi lungo la via Fiorentina con episodi di
centralità morfologica e funzionale in corrispondenza di Bottegone. La nuova edificazione si è concentrata soprattutto nei pressi di Bottegone e presenta caratteristiche
diverse: lottizzazioni a maglie regolari e a grana minuta con destinazione prevalentemente residenziale; edifici a carattere produttivo posti sulle aree libere più esterne
rispetto all’insediamento storico; edilizia sparsa di dimensioni ridotte diffusa in maniera pulviscolare.
Ruolo degli spazi aperti rispetto al tessuto insediativo e al contesto paesaggistico:
Le aree libere presenti in questo tessuto possono contribuire a limitare ulteriori
consumi di suolo dovuti alla realizzazione di nuovi volumi costruiti o alla installazione di altre aziende vivaistiche. Esse creano importanti discontinuità morfologiche
all’interno del tessuto insediativo e in molte parti impediscono che si crei il fenomeno
del raddoppio tergale rispetto al fronte storico. Inoltre, trattandosi di suoli permeabili in un contesto altamente artificializzato, sono ambiti da tutelare e valorizzare
per il miglioramento della qualità ambientale e della biodiversità del territorio. Nel
contesto di Malallevo queste aree costituiscono ampie fasce di transizione tra i centri
abitati e i terreni occupati dalle aziende vivaistiche, il cui impatto in termini di effetti
ambientali è, com’è noto, molto pesante.
Scheda 4 – La piana pistoiese
93
Indirizzi per la progettazione:
• Tutela e conservazione degli spazi agricoli per il loro valore paesaggistico e ambientale e per la funzione di limitazione del consumo di suolo.
• Messa in atto di forme di incentivazione finanziaria dell’agricoltura per sostenere
vitalità e produttività delle aree agricole.
• Preservazione dei perimetri frastagliati dei campi racchiusi tra i vivai per la loro
funzione di diversificazione paesaggistica.
• Consolidamento dei margini del costruito sul sedime attuale dell’edificato.
• Nelle parti dove l’edificato è a diretto contatto con i vivai (per esempio in corrispondenza dei plessi edificati recenti di Bottegone o sul lato nord-est della via Fiorentina)
introduzione di fasce o piccole aree di transizione come orti legati alle residenze.
• Manutenzione delle aree a verde urbano per evitare fenomeni di degrado e abbandono.
• Realizzazione di percorsi pedociclabili di connessione tra gli spazi aperti (sia a carattere agricolo che a verde urbano) e l’Ombrone e di un loro adeguato equipaggiamento vegetale che potrebbe riqualificare il territorio dal punto di vista fruitivo
e paesaggistico.
Figura 104. Rappresentazione degli spazi aperti
e della relazione con i
tessuti costruiti (in rosso
il sistema insediativo
storico, in nero quello attuale) e con il contesto.
94
Figura 105. Un’immagine aerofotografica
attuale del paesaggio di
Bottegone.
Figura 106. Schematizzazione degli indirizzi
progettuali proposti
(disegno di F. Berni).
Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
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TERRITORI
TITOLI PUBBLICATI
1. Monica Bolognesi, Laura Donati, Gabriella Granatiero, Acque e territorio. Progetti e regole per la
qualità dell’abitare
2. Carlo Natali, Daniela Poli (a cura di), Città e territori da vivere oggi e domani. Il contributo scientifico
delle tesi di laurea
3. Maria Antonietta Rovida (a cura di), Fonti per la storia dell’architettura, della città, del territorio
4. Leonardo Chiesi (a cura di), Identità sociale e territorio. Il Montalbano
5. Giancarlo Paba, Anna Lisa Pecoriello, Camilla Perrone, Francesca Rispoli, Partecipazione in
Toscana: interpretazioni e racconti
6. Alberto Magnaghi, Sara Giacomozzi (a cura di), Un fiume per il territorio. Indirizzi progettuali per il
parco fluviale del Valdarno empolese
7. David Fanfani (a cura di), Pianificare tra città e campagna. Scenari, attori e progetti di nuova ruralità
per il territorio di Prato
8. Massimo Carta, La rappresentazione nel progetto di territorio. Un libro illustrato
9. Corrado Marcetti, Giancarlo Paba, Anna Lisa Pecoriello, Nicola Solimano (a cura di), Housing
Frontline. Inclusione sociale e processi di autocostruzione e autorecupero
10. Camilla Perrone, Per una pianificazione a misura di territorio. Regole insediative, beni comuni e
pratiche interattive
11. David Fanfani, Claudio Fagarazzi (a cura di), Territori ad alta energia: Governo del territorio e
pianificazione energetica sostenibile: metodi ed esperienze
12. Alberto Magnaghi (a cura di), Il territorio bene comune
13. Francesca Rispoli, Progetti di territorio nel contesto europeo
14. Daniela Poli, Regole e progetti per il paesaggio
15. Maria Rita Gisotti, Paesaggi periurbani. Lettura, descrizione, progetto
Finito di stampare presso
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