Il Perdono
di Assisi
storia agiografia erudizione
a cura di
Stefano Brufani
F ON DAZION E
C EN T R O ITALIANO DI STUDI
S ULL’ALTO M EDIOE VO
S POL E TO
2016
Sommario
1
1. Cartografia degli itinerari di pellegrinaggio tardomedievali
e moderni. Umbria e Assisi
Andrea Cantile
11
12
13
14
15
16
17
18
1.1 . Codex Vindobonensis 324 o Tabula Peutingeriana
1.2. Fragmenta tabulae antiquae
1.3. Matthew Paris, Iter de Londinio in Terram Sanctam
1.4. Fra Paolino Veneto, Italia
1.5. Anonimo, Carta d’Italia
1.6. Piero del Massaio, Tuscia novela
1.7. Perusinus Ager
1.8. Silvestro da Panicale, Descrittione geografica Delle Provincie [...]
de Padri Cappuccini
1.9. Pierre Mortier, Assisi, patria di S.t Francesco
19
49
61
62
63
64
66
67
2. La Porziuncola: da oscuro toponimo a «caput et mater pauperum minorum fratrum»
Luigi Pellegrini
2.1. Il toponimo Porziuncola
2.2. La Porziuncola proprietà di S. Benedetto del Monte Subasio
2.3. I primi fratres alla Porziuncola
2.4. Concessione della Porziuncola a frate Francesco
2.5. L’anno di ‘consacrazione’ della cappella della Porziuncola
2.6. La Porziuncola sede dei capitoli
xvii
Sommario
69
71
2.7. La comunità della Porziuncola modello di vita religiosa
2.8. Speculum perfectionis: un inno per celebrare la Porziuncola
87
3. L’indulgenza della Porziuncola: dalle prime testimonianze ai
diplomi episcopali
Stefano Brufani
97
3.1. Testimonianze di Benedetto e Raniero d’Arezzo e di Pietro
Zalfani
3.2. Testimonianza di Giacomo Coppoli
3.3. Cronica di Francesco Venimbeni da Fabriano (Luca Marcelli)
3.4. Diploma del vescovo Teobaldo d’Assisi
3.5. La narrazione di Michele Bernardi da Spello
3.6. Diploma del vescovo Corrado d’Assisi
99
101
104
106
108
119
4. Il Liber di Francesco di Bartolo di Assisi e l’inventio della
indulgenza della Porziuncola
Stefano Brufani
131
132
4.1. Liber sacre indulgentie Sancte Marie de Portiuncula vel de Angelis
4.2. Quedam miracula de indulgentia S. Marie de Angelis sive de Portiuncula
4.3. Volgarizzamento in occitanico del Liber di Francesco di Bartolo d’Assisi (Caterina Menichetti)
4.4. Ystoria indulgencie sancte Marie de Angelis di Andrea Baiuli
4.5. Incunabolo con estratto del Liber (Andrea Capaccioni)
133
135
137
149
149
152
156
158
5.1. Pietro di Giovanni Olivi e l’indulgenza della Porziuncola
(Fortunato Iozzelli)
5.2. Ubertino da Casale alla Porziuncola (Marco Bartoli)
5.3. L’indulgenza della Porziuncola nella Legenda di Margarita da
Cortona (Fortunato Iozzelli)
5.4. L’indulgenza della Porziuncola nelle Instructiones di Angela da
Foligno (Massimo Vedova)
169
6. L’indulgenza plenaria: dall’iter dei crociati all’iter dei
pellegrini
Maria Grazia Del Fuoco
181
183
185
187
6.1. Il Concilio Lateranense IV e le indulgenze
6.2. La lettera di Celestino V per la Perdonanza de L’Aquila
6.3. Antiquorum habet fida relatio (Agostino Paravicini Bagliani)
6.4. Iacopo Stefaneschi, De centesimo seu iubileo anno (Antonio
Placanica)
6.5. Testimonianze di Stricca da Siena sulla indulgenza a
S. Domenico di Perugia (Giovanna Casagrande)
191
xviii
5. Penitenti, teologi e predicatori in pellegrinaggio
Fortunato Iozzelli, Marco Bartoli, Massimo Vedova
Sommario
193
205
217
218
219
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249
251
253
255
6.6. Liber indulegentie fratrum Predicatorum de Perusio (Giovanna
Casagrande)
7. Pellegrini e ospitalità
Paola Monacchia
7.1. Il primo pellegrino eccellente: il capitano del popolo del
comune di Perugia, Anselmo da Alzate
7.2. I frati Minori pellegrini. Le Costituzioni generali
7.3. I frati Minori pellegrini. I frati di Perugia alla processione di
S. Maria degli Angeli in tempo di interdetto
7.4. Il Perdono e i capitani di ventura
7.5. L’ospitalità verso i pellegrini. L’ospedale della confraternita di
Santo Stefano
7.6. L’ospitalità verso i pellegrini. La terziaria Biagia
7.7. La tutela dell’ordine pubblico negli statuti di Assisi
7.8. Un salvacondotto del Legato pontificio
8. L’indulgenza in predica. I sermoni sul Perdono nel ’400
Daniele Solvi
8.1. Sermoni di Bernardino da Siena
8.2. Sermone di Giacomo della Marca
8.3. Sermoni di Cherubino da Spoleto
8.4. Spechio de l’Ordine Minore di Giacomo Oddi
8.5. Sermone di Francesco Suriano
267
9. L’indulgenza della Porziuncola: apologetica ed erudizione
nei secoli XVII-XIX
Luciano Bertazzo
277
278
280
9.1. Bellarmino, De indulgentiis et jubileo
9.2. Enrico Sedulio, Apologeticus adversus Alcoranum Franciscanorum
9.3. Spader vescovo d’Assisi e difensore della quotidianità
dell’Indulgenza
9.4. Jacobilli e l’indulgenza della Porziuncola
9.5. Ringhieri vescovo d’Assisi e la ‘regolata devozione’
dell’Indulgenza
9.6. Mathias Grouwels, Historia critica sacrae Indulgentiae
9.7. Spader commentatore del dossier documentario sull’indulgenza
9.8. L’indulgenza della Porziuncola negli Analecta degli Acta
Sanctorum
9.9. Corrispondenza erudita tra p. Ubaldo Tebaldi OFMConv e
p. Costantino Suyskens S.J. sul dossier francescano per gli Acta
Sanctorum
9.10. Niccolò Papini: verso la ricerca storico-positiva di nuovi documenti
281
282
283
285
287
288
289
xix
Sommario
303
10. La processione per l’apertura dell’indulgenza della Porziuncola
Luigi Marioli
315
10.1. Norme per la liturgia e per la processione dell’indulgenza di
S. Maria degli Angeli
10.2. Lite tra frati Conventuali e Osservanti in occasione del Perdono (Cristina Roccaforte)
10.3. Ordine della processione del Perdono d’Assisi (Cristina Roccaforte)
10.4. Il cardinale Lambertini contro l’abolizione della processione
del Perdono
316
317
318
327
xx
Bibliografia generale
9.
L’indulgenza della Porziuncola:
apologetica ed erudizione nei secoli XVII-XIX
Luciano Bertazzo
Il contesto della questione
Paul Sabatier introducendo l’edizione critica dello Speculum perfectionis
rilevava, non senza stupore, l’enorme spazio dato alla riflessione dei francescani del XVIII secolo a questioni che ai suoi (e nostri!) occhi apparivano del tutto secondarie. Egli notava come nel dossier su san Francesco
che i Bollandisti avevano preparato in vista della stesura degli Acta Sanctorum (Suyskens 1768; Faloci Pulignani 1915; Philippart 1993),
sembrava che la preoccupazione maggiore dei loro referenti francescani
italiani fosse, da parte degli Osservanti di fornire le prove dell’autenticità
dell’indulgenza della Porziuncola (Sabatier 1896; Sensi 2002), per i
Conventuali, invece, garantire la sostenibilità storica della leggenda del
corpo di san Francesco, in piedi, glorioso, con le stimmate ancora stillanti, presente in una ipotizzata terza chiesa, non nota ma esistente, nel
complesso basilicale assisano (Sabatier 1898, pp. XXXVIII-XXXIX;
Mocciaro 2013-14).
In effetti appaiono questioni superficiali ai nostri occhi, ma che dettero luogo a violente polemiche, con particolare effervescenza nel corso del
XVIII secolo, senza esclusione di colpi da una parte e dall’altra dei due
principali rami francescani separatisi nel 1517. Una data, questa, che costituisce un punto di arrivo di una lunga storia, spesso conflittuale, che
aveva condotto alla contrapposizione dei due significativi santuari della
memoria francescana presenti nella città stessa che aveva dato la vita al
fondatore: quello Osservante - assieme alle varie ulteriori riforme sbocciate
via via al suo interno - arroccato nel santuario di Santa Maria degli Angeli
inglobante l’antica chiesetta cara a san Francesco della Porziuncola, passato
267
Luciano Bertazzo
nel 1433 dalla Communitas Ordinis all’Osservanza in rapido sviluppo dopo
il riconoscimento ottenuto nel concilio di Costanza (Sensi 2008, pp. 222236) e quello dei Conventuali nel santuario assisano che custodiva dal 1230
il corpo del Santo. In una posizione supra partes si collocava l’altro pollone
dell’attivismo riformista francescano, quello dei Cappuccini, germogliati
nel 1518 e definitivamente sbocciati in modo autonomo nel 1628: non
consta che i Cappuccini abbiano avuto una parte significativa nella controversia lasciata soprattutto ai confratelli dei rami storici, per quanto non del
tutto assenti nel dibattito con poche voci nel XVIII e XIX secolo (Faloci
Pulignani 1907, p. 137; 1908, p. 163). Oltretutto in Assisi i Cappuccini,
storicamente insediatisi più tardi, occupavano uno spazio periferico rispetto ai due santuari principali.
Dibattiti non facili da comprendere per noi, ma che allora toccavano la
stessa identità dell’Ordine e delle varie famiglie che lo componevano, in
un contesto in cui altri nuovi e potenti Ordini religiosi si erano costituiti
(Buffon 2013, pp. 1-32). La questione non era quindi secondaria, ma incideva direttamente nella storia, già di per sé dilacerata, dei due più antichi
rami minoritici: indulgenza e corpo, aspetti concreti e allo stesso tempo
simboli che, in qualche modo, offrivano la garanzia di una continuità storica in grado di legittimarsi nel legame diretto con il fondatore dell’Ordine.
Il Settecento è stato definito come il secolo “che meno ha capito e amato san Francesco” (Gemelli 1947, p. 281): è vero che l’immagine di san
Francesco nel corso del XVII e XVIII secolo si era alquanto appannata
nella sua identità storica, sostituita da alcuni punti di forza, l’indulgenza
e la memoria del corpo sepolto, i quali costituivano quei riferimenti che,
nelle polemiche che si scatenarono, assunsero una valenza che da ideale si
caricò presto di significati ideologici espressi in una forte contrapposizione
(Menozzi 1983; Bertazzo 1999).
Non possiamo comprendere la problematicità delle questioni dibattute, almeno nei suoi inizi, se non collegandole alla temperie della bufera
protestante (Reblin 1988; Selge 1983). Comprensibilmente violento fu
l’attacco alla prassi cattolica delle indulgenze: un autore, Martin Chemnitz (Chemnitz 1578) definiva quella della Porziuncola una “impudentissima fabula” che, invece, trovava un difensore autorevole nel gesuita
Roberto Bellarmino nel suo trattato sulle indulgenze difendendola sulla
base di quelle motivazioni teologiche che rimandavano al “tesoro di santità” della Chiesa, come ribadito nella 25a sessione del concilio tridentino
(Bellarmino 1595; Scheda 9.1). Non meno virulenta era l’accusa protestante rivolta ancora prima ai francescani di aver idolatrato san Francesco
considerato un alter Christus giungendo quasi a sostituirlo a Gesù Cristo
con la costruzione di parallelismi tra le due vite. L’accusa teorizzata nel
testo, prefazionato da Martin Lutero, di Erasmus Alber, Alcoranus Franciscanus (1543), era stata rintuzzata nell’Apologeticum del frate minore recoletto fiammingo Enrico Sedulio (1607). L’attacco protestante era diretto
principalmente al testo di frate Bartolomeo da Pisa De conformitate vitae
268
L’indulgenza della Porziuncola: apologetica ed erudizione
beati Francisci (1906-1912) composto sul finire del XIV secolo e approvato
nel capitolo generale del 1399. Un percorso di mimesis cristologica che si
era ulteriormente allargata, fino al parossismo in testi successivi (Alva
y Astorga 1651). Il Sedulio, dedica il cap. XVI dello scritto al tema
dell’indulgenza procurata, grazie a san Francesco, per la salvezza degli
uomini, impetrata dalla Vergine Maria direttamente a Cristo, approvata
dal papa e confermata da molti testimoni e che il demonio avrebbe voluto
impedire tentando il Santo che, invece, ne sarebbe uscito vincitore gettandosi, d’inverno, nel roseto spinoso miracolosamente fiorito (Sedulio
1607, pp. 44-47; Scheda 9.2).
Le due tematiche, l’indulgenza della Porziuncola e il corpo cristificato
di Francesco, hanno accompagnato ritmicamente il percorso storiografico,
dal ’500 all’800, con alterne vicende, con rigurgiti polemici soprattutto
nelle famiglie francescane con particolare veemenza nell’epicentro assisano. Più che la vita del fondatore e la sua imitazione nella sequela, ad
interessare risulta essere il tema dell’indulgenza e del corpo di san Francesco, due poli sui quali si concentrano tutte le attenzioni, in attacco e in
difesa di un’identità. Le polemiche raggiunsero livelli tali di tensione che
dovette intervenire ripetutamente la Sede apostolica (Gatti 1983, pp.
175-186; Gatti 2006). Esse non furono sedate nemmeno dal tentativo di
farne una lettura storico erudita delle fonti operata dall’impegno dei gesuiti bollandisti belgi. Fin dal ’600 i gesuiti Gottfried Henschen e Daniel
van Papebroeck erano in Umbria nella ricerca di fonti sicure (Battistini 1934; Granell 1966), in un’attività proseguita nel ’700 e coronata
con l’opera del p. Costantino Suyskens (Delehaye 1959; De Gaiffier
1967; Philippart 1993). Il precipuo merito dei Bollandisti fu di aver
operato nel contesto di un clima storiografico che aveva già potuto godere
dell’impegno critico dell’opera di Cesare Baronio (Bertelli 1983), della
scuola dei benedettini maurini, nel clima dell’erudizione storica testimoniata da Ludovico Antonio Muratori e dal card. Prospero Lambertini, poi
papa Benedetto XIV: un clima in cui la fondatezza storica era considerata
imprescindibile, offrendo ai lettori le fonti più attendibili, lasciando a
loro stessi l’eventuale giudizio ultimo quando queste si fossero dimostrate
discordanti.
Nel contesto specificatamente assisano la querelle sulle due questioni
del “corpo santo” di Francesco e dell’autenticità dell’indulgenza della Porziuncola, si è protratta a lungo concentrandosi su questi due temi ritenuti
fondamentali nella reciproca identità, analizzati nei pro e contro delle fonti
dalla acribia del bollandista Costantino Suyskens che vi dedica ampio spazio nella Vita del santo il 4 ottobre: sono circa 460 pagine in folio, quelle
dedicate alla biografia di san Francesco, con un’ampia sezione finale di Analecta ripartita in cinque sezioni, con la terza relativa all’indulgenza della
Porziuncola e la quarta alle leggende relative alle spoglie mortali del santo
(Suyskens 1768; Philippart 1993).
269
Luciano Bertazzo
Il mito del corpo “stante” e incorrotto
Anche se posta come quarta nella trattazione degli Analecta bollandiana, ed è quella più ampiamente trattata, la prima questione che qui ci
interessa è legata alle spoglie mortali di san Francesco, che trovò definitiva
soluzione solo nell’inventio del suo corpo. Nascosto alla visibilità fin dalla
sua traslazione, nel maggio 1230, dalla chiesa di San Giorgio alla nuova
chiesa sepolcrale voluta da Gregorio IX (Gatti 1983; Cooper 2005), sulla
sua sepoltura si erano progressivamente create una serie di fantasiose leggende suffragate dall’autorevolezza di vari protagonisti che affermavano di
averlo visto glorioso, incorrotto. Vari e fallimentari erano stati i tentativi
di ritrovarlo alimentando così leggenda e polemica, ravvivate in un testo
uscito nel 1704 a firma del p. Francesco Maria Angeli, già custode del
Sacro Convento (Angeli 1704). A fronte di questo clima che opponeva
le due famiglie francescane, il gesuita bollandista Suyskens rimetteva il
giudizio agli «amanti della verità, almeno finché, cosa che è da auspicare,
svolta un’indagine diretta sul luogo dove è conservato il corpo, finalmente
disvelato, mostri con il suo stesso aspetto la verità da qualunque parti si
trovi» (Suyskens 1768, p. 919). Una proposta sensata già perseguita dai
frati più ragionevoli del Sacro Convento e, in primis, dal p. Ubaldo Tebaldi
che, tra 1755 e 1756, autorizzato da papa Benedetto XIV (con il vincolo
assoluto del segreto, per cui non poté comunicare nulla agli interlocutori
bollandisti) aveva avviato degli scavi, purtroppo interrotti alla morte del
pontefice, per essere ripresi solo nel secolo successivo in un mutato clima
(Costa 1983, p. 196; Bertazzo 1999).
Nel 1818 il corpo veniva ritrovato: non in piedi, glorioso, rivolto ad
Oriente, ma poche ossa e cenere come lo stesso Francesco aveva desiderato
(Papini 1822; Gatti 1983; Bertazzo 2008; Irace 2008). Ci si doveva
arrendere, constatando de visu quante attese e illusioni si erano costruite
sostenute, per altro, da autorevoli referenti della annalistica francescana dal
XVI in poi, da Marco da Lisbona, a Pietro Ridolfi da Tossignano, Francesco
Gonzaga e, soprattutto, dall’annalista ufficiale dell’Ordine francescano il
recolletto irlandese Luke Wadding che, se rifiutava la tesi diffusa del cuore
a Santa Maria degli Angeli (Faloci Pulignani 1903), si faceva voce di
tradizioni e fantasiose memorie precedenti trasmettendo il ricordo di una
“perpetua traditio et communis consensus” relativo al corpo di san Francesco collocato in una chiesa sotterranea, “erectum in pedes, integrum et
illaesum, oculis apertis” (Wadding 1931; Manselli 1983). Fu particolarmente l’ autorevolezza dell’annalista irlandese a permettere il diffondersi
di questa immagine e memoria (L’immagine di san Francesco 1982), ampliata
nella ulteriore notizia, diffusa nel mondo spagnolo e frutto di una delle migliaia di conformitates tra Cristo e Francesco, secondo cui il corpo di questi si
sarebbe elevato in piedi dopo tre giorni dalla sua deposizione nella basilica
inferiore, il 27 maggio 1230 nel contesto di un terremoto in “conformità”
a quello della narrazione evangelica (Miguel de la Purificación 1641,
fol. 248).
270
L’indulgenza della Porziuncola: apologetica ed erudizione
L’indulgenza della Porziuncola: le polemiche nell’ambiente assisano del ’700
Non meno dibattuta fu la questione dell’indulgenza della Porziuncola
nel clima antagonistico delle famiglie francescane prolungatosi in un ampio arco cronologico che ha raggiunto il XX secolo con interventi diretti
della Sede apostolica: questa nel 1921, con la bolla Constat apprime di Benedetto XV, ne riconosceva la quotidianità, suscitando ancora non sopite
polemiche (Faloci Pulignani 1906-1908, 1924; Giusto, Polticchia,
1926; Cavanna 1932, 1933; Abate 1933).
Nel 1701 a Venezia il tipografo Antonio Bartoli dava alle stampe il
testo Lumi serafici di Portiuncula opera del vescovo di Assisi, il frate osservante Ottavio di San Francesco, dedicata al senatore veneto Nicolò Giusto
(Spader 1701; Scheda 9.3). Proprio mentre si apriva il secolo, il testo era
destinato a riaccendere le micce di una polemica scoppiata dapprima in
modo virulento, per calare di tono solo progressivamente, in mutati contesti storici.
L’autore, frate Ottavio Spader era originario di Zara, ma dimorante nel
convento di Santa Maria degli Angeli, “tutto inteso agli studi sacri e alle
monastiche virtù”, prima di essere eletto vescovo di Arbe e successivamente, nel 1698, trasferito ad Assisi dove resse la diocesi fino al 1715 (Cristofani 1902). Un tempo prolungato e una accesa passione per il diritto e la
apologetica gli permisero di essere punto di riferimento di una produzione
che a lui si rifaceva, rimarcando con grande forza l’indulgenza plenaria e
quotidiana della Porziuncola, così come si era progressivamente strutturata
nel tempo. Nei suoi interventi, di cui molti rimasti a livello manoscritto
(Faloci Pulignani 1907, 1911), non mancava una forte vis polemica contro
i detrattori della tradizione della Porziuncola, e altrettanto polemico si dimostrava nei confronti dei sostenitori del corpo incorrotto di san Francesco,
convinto invece che il suo cuore corporeo fosse conservato a Santa Maria
degli Angeli in un non meglio definito posto (Faloci Pulignani 1903).
L’autenticità dell’indulgenza - recepita come incontrovertibile a partire dal diploma del vescovo Teobaldo (1310), da quello del suo successore
Corrado (1335ca.), ampiamente dimostrata nel Tractatus di Francesco di
Bartolo (Brufani 2000; 2008) - si era arricchita di una nuova tematica
relativa alla sua quotidianità. Una tradizione orale sosteneva infatti che
il papa Paolo III trovandosi, nel 1544, nel convento di San Francesco al
Monte di Perugia avrebbe concesso la possibilità di lucrare quotidianamente l’indulgenza della Porziuncola, ben oltre, quindi, il solo giorno del
2 agosto (Faloci Pulignani 1907, p. 103). Tale tradizione orale trovò
conferma nel 1579 quando i frati della Porziuncola vollero documentare il
fatto recuperando un testimone di quella concessione, ancora vivente, fra
Masseo Bardi, divenuto nel frattempo vescovo di Chiusi, il quale nel 1588,
rilasciava un diploma ufficiale riconoscendo la quotidianità dell’indulgenza
(Faloci Pulignani 1907, pp. 104-107). La tradizione orale dell’oracolo
viva voce di Paolo III venne quindi rilanciata in un testo del 1644 stampato
a Urbino opera del p. Stefano Tofi, Trattato dell’indulgenza plenaria concessa
271
Luciano Bertazzo
dalla bocca di Gesù Cristo, posto all’Indice per i contrasti polemici che subito
aveva suscitato (Faloci Pulignani 1907, pp. 120-130).
Il Wadding, per quanto imbarazzato per le varie contraddizioni presenti nella traditio della documentazione, e tuttavia accogliendola utilizzando il testo dello Speculum già ripreso da Marco da Lisbona, per amore
dell’Ordine di appartenenza, accreditò la notizia di una quotidianità di
un’indulgenza riconosciuta a Francesco direttamente da Gesù Cristo per
intercessione della Vergine nel 1221, posticipando così la data del 1216
proposta da altri testi (Scheda 3.3), e confermata successivamente dal papa
nel 1223, valida per il solo giorno del 2 agosto, dal vespero del 1° agosto
alla sera del 2°. Nel suo racconto respinge l’affermazione “impudente” del
Chemnitz (Chemnitz 1578, p. 4) di un Francesco che avrebbe rifiutato
una bolla papale scritta considerando le sue future stimmate quale sigillo autentico dell’indulgenza (Wadding, II, a. 1221, nn. XXII-XXV, pp.
20-23). Nel prosieguo del testo, all’anno 1223 riferisce della quotidianità
dell’indulgenza concessa da Paolo III, attestata nel 1588 con il diploma
del vescovo Masseo Bardi, già testimone della concessione papale, citando,
inoltre, la testimonianza di una visione di cui fu protagonista santa Brigida
(Wadding, II, a. 1223, nn. I-III, pp. 62-67; VI-XI, pp. 68-71; Lampen
1930). Pur menzionando il Wadding tra le sue fonti, lo storico ed erudito
umbro Ludovico Jacobilli si limita a narrare della concessione quotidiana
perpetua di Onorio III, suffragata da molti miracoli, senza entrare nel merito della questione (Jacobilli 1641; Scheda 9.4).
A conferma della presunta quotidianità, si volle incidere sopra la porta
della Porziuncola la scritta: “Augusti hic veniam dat tibi quaeque dies” (Il
perdono di agosto ti viene qui dato ogni giorno). Si accesero subito agguerrite e
focose contestazioni sostenute particolarmente dal ramo conventuale. Nel
1690 usciva un testo di Domenico Gasparini, Vera e sincera relazione dell’Indulgenza Plenaria e Perpetua (Foligno, 1690) che, con lo pseudonimo di Nicodemo Grispanei, si opponeva alla lucrabilità quotidiana (Faloci Pulignani 1907, p. 132); incalzavano i Conventuali con un altro libello sotto
il nome di Peregrinus Masinius, Assisien[sis] Indulgentiae (Roma, 1691).
Le controversie finirono davanti al S. Uffizio che escluse, per mancanza di
una documentazione convincente, quanto asserito dagli Osservanti di Santa
Maria degli Angeli. Questi non si rassegnarono e grazie alla loro influenza,
riuscirono a coinvolgere le monarchie cattoliche europee che, patrocinando
la causa presso la curia romana, tramite il ministro generale Bonaventura
Poerio, ottennero da Innocenzo XII, con il breve Redemptoris et Domini del 18
agosto 1695, il riconoscimento dell’indulgenza quotidiana plenaria e perpetua, genericamente concessa alla basilica di Santa Maria degli Angeli, senza
fare alcun riferimento al Perdono del 2 agosto (Giusto, Polticchia 1926,
pp. 311; 312-318). Concessione data, per pari opportunità con analogo breve papale, anche alla basilica di San Francesco (Angeli 1704, p. 78).
Fu un furbesco o un inconsapevole escamotage curiale per accontentare
tutti, senza prendere posizione sulla questione specifica legata al 2 agosto? È
272
L’indulgenza della Porziuncola: apologetica ed erudizione
da questa ambiguità che scaturirono le successive polemiche nell’ambiente
assisano. Era un breve papale ufficiale sì, ma ambiguo. Questa constatazione permette di comprendere l’intervento del vescovo di Assisi, il raffinato
canonista Ottavio Ringhieri che, nel 1739 emanava una lettera pastorale
contraria alla dichiarata quotidianità (Ringhieri 1739), suffragato nella
sua posizione da un decreto della Congregazione delle Indulgenze. Oltre a
far stampare copie del decreto da appendersi nelle chiese della diocesi (cosa
che gli Osservanti di Santa Maria si rifiutarono di eseguire), pubblicava
un’ampia lettera pastorale in cui chiariva le motivazioni storiche del decreto ottenuto (Scheda 9.5). Evidenziava che solo dal 1644 la scritta incisa
sulla porta della Porziuncola «Augusti hic veniam dat tibi prima dies» («Il
perdono ti viene qui dato il primo giorno d’agosto») era stata sostituita con
quaeque dies (ogni giorno) (Ringhieri 1739, p. 76). Scritta che, invece, lo
Spader nella sua opera Lumi serafici aveva inteso doversi interpretare “Augusti hic veniam, quantam effudere Calendae, Toto Plenam Anno dat tibi
quaeque dies” (Il perdono di agosto effuso abbondantemente il primo di agosto, ti
viene concesso pienamente ogni giorno dell’anno) (Spader 1701, p. 190; Faloci
Pulignani 1907, p. 136).
L’intervento del Ringhieri fu subito censurato e divenne occasione di
ulteriori polemiche. Convinto delle sue ragioni il vescovo non volle arrendersi: solo postuma venne data alle stampe una sua Apologia, per interessamento del nipote, il conventuale Antonio Ringhieri che pose l’opera sotto
l’egida del ministro generale dei Conventuali Giovanni Battista Minucci.
Nell’Apologia si prendeva posizione anche sull’altra vexata quaestio, al centro
delle polemiche del tempo, negando la presenza del cuore di Francesco alla
Porziuncola (Ringhieri 1743; Faloci Pulignani 1907, p. 142).
Come non fossero sufficienti tali polemiche, un testo uscito anonimo e
sotto la falsa indicazione topica di Reims, Tractatus brevis historico theologicus (Tractatus 1697; Calley 1916-1917), di scarso valore critico e subito
messo all’Indice dall’Ordinario di Colonia (Faloci Pulignani 1907, p.
134-135) era indicativo di una questione che oltrepassava i confini umbri.
Il testo costituisce un esempio, tra i primi, di una lunga serie di libelli pubblicati con pseudonimi e sotto falsa indicazione topica che si moltiplicarono nel tempo (Faloci Pulignani 1907, pp. 136, 138). Opere anonime
o pseudonime che si rincorrevano anche nella stessa Assisi, epicentro delle
polemiche. Può essere esemplare lo scritto stampato sotto il nome del canonico assisano Pompeo Bini, che nasconde invece il conventuale Giuseppe
Antonio Marcheselli in risposta a un libello pronto per la stampa dello
Spader da pubblicarsi con lo pseudonimo di Francesco Orsini (Bertazzo
1999, pp. 306-307).
Sul tema, al di là dei confini umbri, erano coinvolti non solo anonimi
autori, ma anche altri membri delle famiglie francescane. Oltre ad alcune opere in difesa o contro l’indulgenza (Faloci Pulignani 1907, pp.
136-138) nel 1726 usciva l’opera del recolletto fiammingo p. Matthias
Grouwels, Historia critica sacrae Indulgentiae B. Mariae Angelorum vulgo de
273
Luciano Bertazzo
Portiuncula (Scheda 9.6), giudicata come «una delle più utili opere scritte a proposito della Porziuncola [per] vastità di ricerche, acutezza di osservazioni» (Faloci Pulignani 1907, p. 140). Il testo voleva demolire
le affermazioni di pubblicazioni varie uscite per denigrare, se non negare
l’indulgenza stessa ed era introdotto esplicitando le motivazioni teologiche
del valore indulgenziale sulla scorta del Bellarmino. Procedeva, quindi,
con l’analisi delle fonti storiche, ricordando la diffusione della stessa indulgenza concessa a molte chiese francescane e parrocchiali in tempo di peste.
L’autore si muove in un incalzare di prove, di citazioni dall’ufficio liturgico
in uso presso gli Osservanti, di riferimenti ad autori citati, rifiutando testi
neganti la storicità del fatto: una progressiva disamina criticamente condotta senza, tuttavia, prendere posizione sulla questione della quotidianità.
Nella sua trattazione Grouwels si ispirava, con maggior equilibrio critico,
all’opera dello Spader Lumi serafici, e nel 1728 rispondeva alle osservazioni
che furono fatte al suo testo con una memoria conservata manoscritta nel
fondo manoscritti dello Spader nell’archivio di Santa Maria degli Angeli in
Assisi (Faloci Pulignani 1912).
Nello stesso anno in cui usciva il testo del Grouwels, veniva dato alle
stampe anche l’opera postuma dello Spader Dimostrazione cronologica brevissima dell’Indulgenza (Spader 1726; Scheda 9.7): giudicata «forse la cosa
più bella che abbia scritta lo Spader» (Faloci Pulignani 1907, p. 140),
composta sentendosi «da Dio costituito custode, e difensore della verità,
spettante a questi luoghi sacri», a onore della città di Assisi «singolarizzata
di molte grazie», per l’onore dell’Ordine che non può essere imputato di
falsità, in difesa dell’amore nutrito da san Francesco per la Porziuncola e,
soprattutto, per l’onore della Vergine, di Gesù Cristo e del suo vicario in
terra (p. 9-10). Si dimostra consapevole dell’aporia presente nel breve di
Innocenzo XII, che verrà rilevata e chiarita dal Ringhieri nel 1739, offrendo la sua spiegazione: «Innocenzo XII ha concessa l’Indulgenza Plenaria
quotidiana perpetua alla gran Basilica degli Angioli, che circonda la piccola. Ciò lo dimostra la Bolla, che incomincia Redemptoris & Domini nostri
Jesu Christi etc. in data de’ 18 d’Agosto 1695, sicchè è cosa ben chiara, che
queste due Basiliche, siccome sono distinte, così ciascheduna gode distinta Indulgenza Plenaria quotidiana perpetua: con questo precipuo divario,
che quella concessa alla Chiesa grande è certa e indubitata, perché viene
espressa per Bolla apostolica sopraccennata; e quella che gode la piccola
Chiesa, cioè Porziuncola, per oracolo vivae vocis, come sopra si spiegò, non
ha indubitata certezza; ma altresì certa, in minor grado, fondata in una
vera e legittima historia, siccome quella che si crede sia nel secondo giorno
d’agosto» (Spader 1728, p. 169).
Un punto d’arrivo di questo flusso pressoché ininterrotto su i pro e i
contro, confluisce nell’intelligente opera perseguita dai gesuiti Bollandisti.
Nel 1768 vedeva la luce il volume degli Acta Sanctorum del mese di ottobre (Scheda 9.8), frutto delle ricerche documentarie, suffragate da un’ampia corrispondenza soprattutto con gli eruditi conventuali di Roma, tanto
274
L’indulgenza della Porziuncola: apologetica ed erudizione
bravi nel recupero delle fonti agiografiche primitive francescane, quanto
tenaci nella difesa dell’incorruttibilità del corpo del santo, diventato punto
d’onore in difesa della basilica assisana, in contrapposizione della basilica
mariana nella piana di Assisi (Sabatier 1915; Costa 1983; Bertazzo
1999, pp. 290-296).
Il testo relativo alla figura di san Francesco, firmato da p. Costantino
Suyskens, dedica un’ampia appendice finale al De Indulgentia Portiuculana che occupa una parte cospicua nel contesto del dossier sanfrancescano,
nella sezione degli Analecta, frutto di una gran quantità di documentazione inviata da eruditi francescani nel loro impegno per aver riconosciuta
l’autenticità dell’indulgenza (Suyskens 1768, pp. 879-919; Mocciaro
2013, p. 190). Il gesuita raccoglieva e presentava tutta la documentazione
esistente, utilizzando ampiamente il testo del Grouwels, ma anche altre
fonti pervenutegli sia dai confratelli recolletti di Bruges e della Provincia
delle Fiandre, come pure dal suo corrispondente conventuale di Roma, il
p. Giuseppe Rugilo che molto si avvaleva della competenza del confratello
Tebaldi che in Assisi aveva accesso diretto alle fonti del Sacro Convento
(Scheda 9.9). Suyskens riconosce che sulla vexata quaestio ci sia stata una
progressiva stratificazione leggendaria, ma diversamente da quell’acribia
di raffinato storico che aveva utilizzato per le leggende agiografiche sulla
vita , ristrette a poche e sicure, il suo giudizio propende decisamente per la
storicità dell’indulgenza (Mocciaro 2013, pp. 190-208). A confermarlo
è soprattutto il pronunciamento della Sede apostolica a favore di questa
espresso nel breve innocenziano del 1695: lo accoglie quasi per gesuitica
obbedienza, senza entrare in merito alla differenza tra l’indulgenza rilasciata alla basilica di Santa Maria degli Angeli, quotidiana e quella del 2 agosto
riservata alla Porziuncola.
A pochi anni di distanza dalla fondamentale opera bollandista, un altro
testo veniva dato alle stampe nel contesto assisano. Lo citiamo perché ebbe
una considerevole fortuna editoriale pur non presentando specifiche novità:
nel 1776 l’osservante Giuseppe Cittadini da Cannara riproponeva il tema
in un piccolo testo di 48 pagine dedicato alla contessa Ranieri, stampato
ad Assisi e riproposto in quindici edizioni successive fino al 1863 (Faloci
Pulignani 1907, p. 145-146).
Circa la tradizione del corpo incorrotto il Suyskens non si pronunciava:
erano troppe le incongruenze, sollecitava, invece, a procedere a una ricognizione archeologica nel sito basilicale al fine di fugare ogni controversia.
Come in effetti fu fatto, sia nel tentativo di p. Tebaldi a metà del ’700, sia
con successo, nel 1818. Uno dei corni del dilemma che aveva infuocato la
querelle settecentesca poteva finalmente chiudersi, con scorno dei Conventuali sostenitori dell’incorruttibilità del corpo.
Non si spense invece l’altro infuocato corno della questione, quello relativo all’indulgenza. Nel 1824 l’erudito conventuale p. Nicola Papini ritornava sul tema pubblicando una Storia del Perdono d’Assisi, non riconoscendo
un’origine divina all’indulgenza, ricostruendo e commentando da fine sto275
Luciano Bertazzo
rico qual era la serie delle bolle episcopali che l’avevano costruita nel tempo (Scheda 9.10). Non manca di meravigliarsi, come avevano fatto molti
prima di lui, del “silenzio” di tante fonti agiografiche su un’indulgenza così
particolare nel contesto della prassi del tempo; osserva, con intelligenza
storica, che se molti autori “sognatori e visionarj” si fossero attenuti semplicemente alle fonti, senza sovrapposizioni leggendarie, i polemici autori
protestanti come Chemnitz o Alber “non avrebbero avuto il coraggio di
attaccarla [l’indulgenza]” (Papini 1824, p. 11). L’acribia storica dimostrata
dall’ex ministro generale conventuale, che si ricollegava al metodo bollandista e che avrà un successore nel Sabatier, - il primo, nella ripresa degli
studi francescani a occuparsi dell’indulgenza (Sabatier 1898) e primo editore del Tractatus mentre si apriva il nuovo secolo (Sabatier 1900) - non
fu sufficiente a impedire una serie di attacchi condotti, sotto falso nome,
dal p. Girolamo Ramadori (Faloci Pulignani 1907, p. 148): segno che la
questione era ancora capace di suscitare focose passioni nonostante i tempi
richiedessero ben altre attenzioni.
Bibliografia: Papini, 1824; Faloci Pulignani 1906-1908; Faloci Pulignani 1915; Philippart 1993; Brufani 2002; Sensi 2002; Bertazzo
2008; Brufani 2008; Mocciaro, 2013-2014.
276
9.1. Bellarmino, De indulgentiis
et jubileo
Bellarmino Roberto, De indulgentiis
et jubileo. Libri II, apud Ioannem Pillehotte, Lugduni, 1595
Perugia, Biblioteca comunale Augusta,
ANT I.M 113.
Roberto Bellarmino (Montepulciano 1542-Roma 1621) gesuita, cardinale, fu una delle figure più significative
attivo nella Controriforma cattolica
dopo il concilio di Trento (1545-1563).
Autore di varie opere, soprattutto
nel campo della controversistica del
tempo, in opposizione alle tesi protestanti, compose l’opera De indulgentiis et
jubileo, in vista anche del grande giubileo che venne aperto a Roma nel 1600
da papa Clemente VIII.
L’opera ebbe varie edizioni, con
l’aggiunta di alcune appendici che raccoglievano le risposte offerte dall’autore
alle varie critiche alla sua posizione sorte nel frattempo.
La prima edizione fu pubblicata a
Lione, De indulgentiis et jubileo libri duo.
Accedunt et alia ejusdem authoris aliquot
opuscula, quorum catalogum versa pagina
exibet, apud Jean Pillehotte, con riedizioni presso lo stesso editore nel 1599 e nel
1600. Altre edizioni apparvero a Colonia
(apud Antonium Hierat, 1599), ancora
nel 1625; a Parigi “apud Pierre Chevalier” nel 1599 con un’appendice di altri
testi “nunc primum lucem edita”.
Nel Libro Primo (“De nomine indulgentiae et iubilei”), articolato in 14
capitoletti offre la visione cattolica sul
tema delle indulgenze e il significato
teologico del giubileo; nel Libro Secondo (“Refutantur argumenta Lutheri
contra indulgentias”) in 20 capitoletti
sviluppa tutta la posizione cattolica, in
chiave controversistica, in materia delle
indulgenze, affrontando e controbattendo le posizioni di Calvino e di Tilmann. Nei capitoli IX-XII (“Respondetur ad primum caput disputationis
Martini Kemnitij”, pp. 126-143). Il
Chemnitz (1522-1586) nella sua opera
Examen Concilii Tridentini aveva attaccato il decreto sulle indulgenze lungamente dibattuto nelle discussioni conciliari: il Bellarmino, riconoscendo che
già esisteva un’abbondante produzione
controversistica sul testo del Chemnitz
dichiarando di non voler riprenderla,
sviluppa la sua tesi controbattendo l’autore sulla base dei fondamenti biblici e
della tradizione patristica e canonistica.
Bibliografia: Chemnitz 1578; Andretta 1997. Fig.: 1
277
9.2. Enrico Sedulio, Apologeticus adversus Alcoranum Franciscanorum
Henrici Seduli [De Vroom], ex Ordine Minorum. Apologeticus adversus Alcoranum Franciscanorum pro Libro Conformitatum. Libri tres. De Sancto Francisci,
De Ordine & Regula S. Francisci, De pietate moribus Franciscanorum. Ex officina
Plantiniana, apud Ioannem Moretum,
Antverpiae, MDCVII
Assisi, Biblioteca del Sacro Convento,
DA/56/45
L’autore, frate osservante Enrico
Sedulio che si dichiara «minister indignus Provinciae Germaniae Inferioris», dedica al card. Pompeo Arrigoni
protettore dell’Ordine dei frati Minori
Osservanti, invitato a difendere la fluttuante navicella (flutuantem hanc naviculam), a proteggere l’Ordine con lo
scudo della sua autorità contro tutte le
malignità che lo offendevano, offuscando in questo modo lo splendore della
sua storia.
Una difesa obbligata dopo l’uscita del testo di un protestante, Erasmo
Alber (1500 ca.-1553) che aveva dato
alle stampe uno scritto con tanto di
prefazione di Martin Lutero, Der Barfusser Münche Eulenspiegel und Alcoran,
mit einer Vorrede D. Martin Luther (Hans
Lufft, Wittenberg 1542); un testo editorialmente fortunato che ebbe subito
una seconda edizione nell’anno successivo: Alcoranum Franciscanorum. Id est
Blasphemiarum et nugarum Lerna, de stigmatisato idolo quod Franciscum vocabat, ex
Libro Conformitatum (Peter Braubach,
Frankfurt 1543) e varie altre successive
edizioni, un vero ‘cavallo di battaglia’
nel campo degli attacchi protestanti e
della apologetica cattolica.
Già dal titolo si comprende l’attacco diretto nei confronti dei francescani
accusati di aver trasformato lo stigmatizzato Francesco in un “idolo”. Era una
278
lettura che si basava sulla grande fortuna avuta tra i frati Minori del testo
composto tra il 1385 e 1390, da Bartolomeo da Pisa, Liber conformitatum vitae
S. Francisci ad vitam Iesu Christi Domini
nostri, approvato nel capitolo generale
di Assisi del 1399, costruito nel parallelismo tra la vita di Gesù Cristo e di
san Francesco, suo perfetto imitatore
fino ad essere considerato l’alter Christus, un’immagine di mimesis avviata già
alla metà del XIII secolo nelle leggende
di ambito francescano.
Il Sedulio nel suo Apologeticus si dichiara incredulo che un uomo avesse
potuto escogitare e dare per vere tante
cose «folli e superficiali» («tanta insania et levitas»). Rintuzzava tutti quei
passaggi che egli riteneva non solo erronei, ma anche blasfemo dall’autore,
controbattendo le irrepetibili calunnie
blasfeme («horrenda blasphaemaque ut
dici satis non possit»).
L’autore struttura il suo Apologeticus,
in tre libri: il primo De sancto Francisco,
articolato in 20 capitoletti che descrivono la vita e le devozioni del santo; il
secondo De Ordine et Regula S. Francisci,
ripartito in 12 capitoletti sulla nascita
e lo sviluppo dell’Ordine; il terzo De
pietate et moribis Franciscanorum, dove 30
capitoletti vogliono presentare la realtà
vera dei frati, contro le calunnie rivolte
loro, accusati di essere «genia di vipere,
seduttori, ipocriti, lupi rabbiosi».
Nel capitolo XVI del primo libro (pp. 44-47) affronta la questione dell’indulgenza della Porziuncola: «Magno opere salutem hominum
procurans, Indulgentias Portiunculae
interventu B. Mariae a Christo impetravit. Vicarius Christi adprobavit.
Multorum testimoniis confirmatas daemon impedire conatur» («Desiderando
[san Francesco] procurare, con un grande intervento, la salvezza degli uomini,
impetrò da Cristo, con l’intervento della beata [Vergine] Maria l’indulgenza
della Porziuncola, approvata dal vicario
di Cristo, confermata da molti testimoni, ostacolata dal demonio»).
Sulla base dei dati storici essenziali e noti dalla tradizione l’autore commenta teologicamente la posizione cattolica della confessione che rimette sì il
peccato ma lascia una pena che rimane
da scontare per il male che il peccato
procura. Il suo procedere apologetico
non è tanto in riferimento alla narrazione dell’attendibilità storica dell’indulgenza, data per certa, “divulgata in
modo divino, senza necessità di diplomi o bolle ufficiali”, confermata dalla
presenza di più di trentamila persone
che affluirono per acquisirla, quanto nel
commentarla secondo riferimenti biblici e teologici, evidenziando l’influenza
che il demonio esercita al fine di impedire il pellegrinaggio alla Porziuncola
per l’acquisto dell’indulgenza.
Bibliografia: Bartolomeo da Pisa
1906-1912; Reblin 1988; Selge
1983. Fig.: 2
279
9.3. Spader vescovo d’Assisi
e difensore della quotidianità
dell’indulgenza
Spader Ottavio, Lumi serafici di Portiuncula, Accesi dall’infiammato Cuore
del gran P. San Francesco, nell’Istituto
dell’Ordine de’ Minori e nell’impetrazione
di Massima Indulgenza concessa dal Supremo Eterno Pontefice Gesù Christo e i suoi
Vicarii Honorio III, Paolo III. & Innocenzo XII. […], Venezia, 1701; Riflessione
historiche, e Teologiche, considerate Da Fr.
Ottavio di San Francesco, Lettor Giubilato
Aracelitano, Vescovo d’Arbe; hora d’Assisi.
Dedicato all’Illustrissimo , & Eccellentissimo Signor Nicolò Zusto Senatore Veneto &c.
In Venezia, MDCCI, Appresso Antonio
Bortoli con Licenza de’ Superiori.
Assisi, Biblioteca della Società internazionale di studi francescani, 2/2/37
Capofila sulla frontiera della indiscussa verità dell’indulgenza è il vescovo Ottavio Spader, già vescovo di Arbe
(Dalmazia) e trasferito nel 1698 ad Assisi, dove resse la diocesi fino all’anno
della sua morte nel 1715. Nel 1701 dà
alle stampe Lumi serafici di Porziuncola.
Un testo che l’autore articola in dodici capitoli, iniziando con la storia della
Porziuncola “avanti S. Francesco”, infarcita di tutto il possibile leggendario
del tempo riportando racconti leggendari, compreso quello del cognome del
padre della famiglia Moriconi originaria di Lucca e lì ancora presente, un
membro della quale, Bernardo avrebbe
dato origine al ramo assisiate generando Pietro sposato alla nobile Pica che
avrebbe avuto il figlio per grazia della
Madonna pregata nella chiesetta della
Porziuncula, dopo sei anni di matrimonio. Racconti ‘mitologici’, che lasciano
il posto al repertorio classico delle interpretazioni secondo la consueta documentazione che sviluppa con l’infarcirla
di episodi e commenti non sempre fondatamente sicuri. Tra questi, la narra280
zione del corpo del santo, appena morto
al quale fu estratto il cuore «racchiuso
in una cassetta [che] fu prima sotterrato
nella chiesa stessa di Porziuncola, Doppo la gloriosa canonizzazione fu trasferito alla cella del Santo poco lontana, e
consecrata in capella di S. Francesco ivi
fu posto quel cuore sotto l’altare» (p.
66), potendo vedere ancora conservato
in sacrestia «la tavola, su la quale posto il sacro corpo e aperto, fu estratto
il cuore serafico». In merito a questo
tema, allora fortemente contestato, non
manca di riportare, pur senza convinzione, l’opinione di Marco da Lisbona
che narra che il cuore fu portato dagli
angeli stessi alla Porziuncola. Si stupisce che il Wadding non accetti questa
narrazione! Temi che gli permettono di
attaccare la controparte conventuale sostenitrice dell’incorrutibilità del corpo
del santo.
Ma il fulcro della sua tesi sta nel dichiarare la quotidianità dell’indulgenza
che fa risalire alla «opinione domestica
tra frati, e communicata ali più devoti
secolari» (p. 188) in una trasmissione
orale giunta a Sisto IV, a Leone X considerata alla stregua delle indulgenze
quotidiane lucrabili a Gerusalemme,
Roma e Compostella, fino a Paolo III
che la ritenne sempre tale, e riconosciuta con il diploma del testimone frate
Masseo Bardi, poi vescovo di Chiusi,
nel 1588, e definitivamente riconosciuta grazie all’intervento dei “piissimi
prencipi” da Innocenzo XII nel 1695.
La scritta posta sulla volta d’ingresso della Porziuncola doveva interpretarsi «Augusti hic veniam, quantam
effudere Calendae, Toto Plenam Anno
dat tibi quaeque dies» (p. 190): un’indulgenza offerta in abbondanza il 2 di
agosto, plenaria, comunque, in ogni
giorno dell’anno.
Bibliografia: Faloci Pulignani
1906-1908, pp. 135-136; Faloci Pulignani 1912. Fig.: 3
9.4. Jacobilli e l’indulgenza della
Porziuncola
Jacobilli Lodovico, Sommario dell’indulgenza plenaria perpetua concessa dal Sig.
Iddio, e da Papa Honorio Terzo Alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli d’Assisi nel
primo giorno d’Agosto, estratto da diverse
Croniche, e varij scrittori dal Sig. Lodovico
Iacobilli da Foligno, Appresso Agostino
Alterij, Foligno 1641.
Foligno, Biblioteca L. Jacobilli, FA Seic.
319
Ludovico Jacobilli (1598-1664), romano di nascita ma folignate per radici
familiari e affettive, raccolse e pubblicò molto materiale relativo alla santità
sviluppatasi in ambito umbro, costituisce una figura di riferimento per le fonti
agiografiche di questa regione.
Non mancò di intervenire anche
sull’indulgenza della Porziuncola con
un testo sintetico dove offre le linee storiche sul tema, accogliendo i punti salienti della tradizione pervenuta giunta
fino a lui. Vengono citate le fonti da
cui trae la sua narrazione, da quella più
antica a quella più recente: inserisce la
tradizione dei Fioretti (…) di un san
Francesco invitato da un angelo a recarsi in chiesa in vista dell’apparizione
di Cristo che concede l’indulgenza per
intercessione di Maria. Un’apparizione
che provocò un’esplosione di luce tale
da svegliare ed essere vista da tutti i frati dimoranti nel luogo di Santa Maria.
La data della conferma papale di Onorio III, richiesta nel recarsi di Francesco
con frate Masseo a Perugia, sulla scorta del Wadding, è collocata nel 1221,
anziché nel 1216, come da altre fonti
più attendibili, ricevendo conferma in
ulteriore visita del santo a Roma presso
la corte papale due anni dopo nel 1223.
L’autore non entra nel merito della quotidianità dell’indulgenza, pur essendo
un tema già discusso, e conosce, in una
breve digressione l’opera del Bellarmino sul valore teologico dell’indulgenza,
contrastata dal demonio che tenta il
santo il quale supera la provocazione
diabolica nell’episodio miracoloso del
roseto spinoso che fiorisce d’inverno.
Un’ampia parte (pp. 16-22) è dedicata nel riportare una serie di miracoli
raccolti dalla tradizione a conferma della storicità dell’indulgenza.
Sul tema dell’indulgenza ritorna
anche nell’altra sua opera, alla data del
1° agosto, Vite dei santi e beati dell’Umbria (Foligno, 1656, pp. 71-73).
Bibliografia: Jacobilli 1641; Ludovico Jacobilli 2004. Fig.: 4
281
9.5. Ringhieri vescovo d’Assisi
e la ‘regolata devozione’ dell’indulgenza
[Ottavio de’ Conti Ringhieri Patrizio
di Bologna, per grazia di Dio e della
Santa Sede Apostolica Vescovo di Assisi]. Lettera pastorale al Clero, e Popolo della Serafica Città , e Diocesi di Assisi sopra
l’Indulgenza di Porziuncola o sia il Gran
Perdono d’Assisi. In Roma, nella Stamp.
Komarek, M.DCC.XXXIX.
Assisi, Biblioteca del Sacro Convento,
DI/1/31
Il breve papale di Innocenzo XII,
Redemptoris et Domini del 18 agosto
1695, aveva riconosciuto la quotidianità dell’indulgenza della Porziuncola,
non senza lasciare i ricorrenti strascichi
polemici su questa concessione, emersa
progressivamente solo a partire dalla
metà del ’500.
Nel clima sempre surriscaldato che
la questione creava, nel 1739 intervenne anche il vescovo di Assisi Antonio
Ringhieri, raffinato canonista, amico
del card. Prospero Lambertini.
In quell’anno emanava un decreto che disconosceva la quotidianità
dell’indulgenza ritenuta un abuso, ri-
282
confermando che questa poteva essere
acquisita solo il 1° e 2 agosto, secondo
la tradizione storica. Faceva obbligo di
affiggere il decreto alla porta di tutte
le chiese della diocesi, imposizione che
venne rifiutata dai frati di Santa Maria
degli Angeli. Al decreto fece seguito un
più corposo testo di 96 pagine, analizzando la letteratura sul tema cresciuta
nel frattempo. Stampato a Roma, il
testo era, inevitabilmente, destinato a
rinfocolare tensioni e polemiche.
La censura a cui la Lettera pastorale venne sottoposta nel clima polemico del tempo, non convinse il vescovo
Ringhieri, che continuò a sostenere le
sue idee in un’Apologia uscita postuma
nel 1743.
Nella Lettera pastorale il vescovo,
appoggiandosi su i classici trattati relativi all’indulgenza, in primis quelli del
gesuita card. Roberto Bellarmino, ripercorre la storia dell’indulgenza nelle
sue fonti storiche e nelle errate – a suo
avviso – interpretazioni che ne erano
state date attaccando, particolarmente, quelle del suo predecessore Ottavio
Spader (1698-1715), già frate Minore
Osservante, accanito difensore della
quotidianità dell’indulgenza.
Fig.: 5
9.6. Mathias Grouwels, Historia critica sacrae Indulgentiae
Grouvels Mathias, Historia critica
/ sacrae Indulgentiae / B. Mariae Angelorum/ vulgo de Portiuncula, / Ad preces B. Francisci ab ipso Christo / primum
concessae, ac deinde ad Hono / rio Papa
III confirmatae ejusdem / que Authoritate
promulgatae. / In qua / Fusius vera illius
Origo, salutaris Pro / gressus, ejusdemque a
quinque jam / elapsis seculis legitima Possessio / demonstrantur / Urbi & Orbi, / contra Libellos aliquot Anonymos / ac famosos
nuper editos. / Theologice dedicta / per / F.
Mathiam Grouwels / Ordinis FF. Minorum Recollectorum / S. Theologiae Lectorem
Jubilatum / & Provinciae Germaniae Infe
/ rioris Definitorem. Typis Hieronymi
Verdussen, in magno Foro sub signo S.
Augustini. Anno MDCCXXVI.
Assisi - S. Maria degli Angeli, Biblioteca Porziuncola, 9-B-9
Il testo del frate minore recoletto
fiammingo p. Matthias Grouwels, Historia critica sacrae Indulgentiae B. Mariae Angelorum è giudicato dal Faloci
Pulignani come «una delle più utili
opera scritte a proposito della Porziuncola [per] vastità di ricerche, acutezza
di osservazioni» Un testo che voleva
demolire le affermazioni di pubblicazioni varie uscite per denigrare, se
non negare l’indulgenza stessa. Nella
Praefatio ripercorre tutte le opere che
hanno attaccato e negato l’indulgenza, iniziando dal “criminale” Alcoranus
Franciscanorum di Erasmo Alber scritto
nel 1513, senza mancare di citare la
successiva opera del Chemnitz e la sua
affermazione dell’indulgenza quale impudentissima fabula, per continuare con
l’anonimo (“tenebroso”) testo Tractatus
brevis dell’anonimo di Reims e successivi libelli contrari alla verità dell’indulgenza: una verità che può anche patire, essere impugnata, comunque, non
espugnata («Veritas indulgentiae Por-
tiunculae pati potest, impugnari potest, expugnari omnino non potest»),
forte di una ininterrotta tradizione di
500 anni!
Per la sua opera ha voluto verificare
la tradizione storica dell’indulgenza, dai
primi documenti fino a quelli coevi; i
testimoni della sua storicità, dai primi
compagni di Francesco ai successivi; gli
interventi papali e le attestazioni dei
molti miracoli e prodigi legati all’indulgenza; la tradizione verificata nei testi di
storici e teologi che si sono occupati della
questione; il confronto con molti documenti che ha potuto ricevere direttamente dagli archivi di Roma e di Assisi,
avuto con il permesso del ministro generale, che «multum me in hac scribenda
historia illustrarunt» («molto mi hanno
giovato nello scrivere questa storia»).
L’ampia trattazione viene articolata
in quattro parti. Una prima: De indulgentiarum origine, natura, conditionibus,
effectibus et utilitate, articolata in dieci
capitoletti. Una seconda parte: In qua
fusius probatur indulgentia Portiunculae
ab ipso Christo data et confirmatur legitima
ejus a quinque elapsis seculis in vera traditione et accuratis historiis fundata possessio,
estesa in tredici capitoletti. La terza
parte: In qua argumenta contra indulgentiam Portiunculae a Christo concessam ab
Anonymus caeterisque adversariis allegata,
appenduntur in statera. La quarta parte:
In qua refutantur cavillationes et objectiones
Anonymi contra Monumenta Ordinis nostri
et testimonia praellegata, quibus a nobis P.
II super indulgentia probatur ab ipso Christo
concessa et ab Honorio Papa III ratificata:
una parte articolata in tredici capitoli
che si chiudono con l’analisi della proposta elaborata sul tema dal Wadding.
Ampiamente introdotta nella prima parte con le motivazioni teologiche
dell’indulgenza sulla scorta del Bellarmino, procede con le fonti storiche e la
diffusione della stessa indulgenza concessa a molte chiese francescane e chiese
parrocchiali in tempo di peste. È un in283
calzare di prove, di citazioni dell’ufficio
liturgico in uso presso gli Osservanti, di
autori citati, di testi rintuzzati quando
negano la storicità del fatto: una progressiva disamina che l’autore compie
criticamente senza, tuttavia, prendere
posizione sulla sua quotidianità.
Alle osservazioni e critiche che venero mosse a un testo così ben articola-
284
to e fondato, il Grouwels volle rispondere con un testo datato da Lovanio il 5
febbraio 1728, conservato manoscritto
nel fondo Spader nell’archivio di Santa
Maria degli Angeli.
Bibliografia: Faloci Pulignani
1906-1908, p. 140; Faloci Pulignani 1912, pp. 189-190. Fig.: 6
9.7. Spader commentatore del
dossier documentario sull’indulgenza
Spader Ottavio, Dimostrazione cronologica brevissima dell’Indulgenza , che ottenne
il Serafico Padre San Francesco dal nostro
Signore Gesù Cristo per intercessione della
Gloriosa Vergine Maria […], Opera Postuma. Si opus Dei est, ipse opus suum habet
manifestari. Per Francesco Marescandoli
a Pozzotorelli, Lucca 1726
Assisi - S. Maria degli Angeli, Biblioteca Porziuncola, 9-A-3
Nel 1726, stesso anno dell’opera
di Grouwels, usciva anche, postuma,
il testo del vescovo Spader Dimostrazione cronologica brevissima dell’Indulgenza,
che il Faloci Pulignani giudica essere
«forse la cosa più bella che abbia scritta lo Spader». Un testo che si muove
a partire dall’analisi della bolla del vescovo Corrado, considerata dall’autore
come degna di fede: nonostante la sua
composizione risalga agli anni Trenta
del XIV secolo, riporta testimonianze
delle origini già presenti nel diploma
di Teobaldo (1310) provenienti dall’inchiesta avviata nel 1277 dal ministro
provinciale umbro frate Angelo, con
l’aggiunta di molte narrazioni di miracoli, facendone il testo più utilizzato
nella tradizione successiva.
È un testo che affianca altri
commenti dello stesso Spader rimasti
manoscritti al Trattato sull’indulgenza
di Francesco di Bartolo, ripreso anche
in questa pubblicazione. È interessante
il motivo che ebbe a spingerlo a comporre questo scritto. La suggestione fu
causata dall’uscita a Foligno, nel 1690,
di un’opera che riportava il diploma del
vescovo Corrado: «Venne in me il desiderio di vederne il fonte, qual favore s’è
degnato Dio benedetto di concedermi;
poiché venuto in Assisi vescovo, quando nel Sagro Convento di S. Francesco
venne custode il P. Bernardino Carugi
della diocesi di Spoleto, il quale dal
Custodiato ha ottenuto il Generalato
del suo Ordine, ed ora è il terzo anno:
a molte mie istanze portò dall’Archivio
di detto Convento il diploma originale stesso di Corrado; il quale è una ben
grande Pergamena di bellissimo carattere bollanico, benissimo conservata col
suo pendente sigillo di cera, chiuso in
una scatola di lama all’ordinario» (p. 7).
Avuto in mano un documento così importante, «per la sola gloria di Dio con
sommo affetto di verità» è suo intento
trattarne come successore del vescovo
Corrado ad Assisi «dove Dio non a caso
m’ha fatto vescovo, cosa in vero a me
casualissima, e non solo inaspettata, ma
impensabile» (p. 5) per cui si sente in
obbligo di onorare la memoria del sacro luogo della Porziuncola, «presso il
quale spero, che Dio mi farà terminare
l’oscuro giorno di questa vita mortale,
o almeno darà la seppoltura dopo morte
con la graxia della sua indulgenza» (pp.
5-6). Il suo impegno deriva, dunque,
dal fatto di essere stato «da Dio costituito custode, e difensore della verità,
spettante a questi luoghi sacri», a onore
della città di Assisi «singolarizzata di
molte grazie», per l’onore dell’Ordine
che non può essere imputato di falsità,
in difesa dell’amore nutrito da san Francesco per la Porziuncola e, soprattutto,
per l’onore della Vergine, di Gesù Cristo e del suo vicario in terra (p. 9-10).
Costruisce il testo con il riportare
brani di documenti a cui seguono annotazioni critiche ed esplicative, dimostrando di conoscere bene tutto il
complesso dossier sull’indulgenza accumulatosi progressivamente nella storia,
tra cui l’opera del Bellarmino in risposta alle critiche del Chemnitz (p. 10).
Si dimostra consapevole dell’aporia
presente nel breve di Innocenzo XII,
che verrà rilevata e chiarita dal Ringhieri nel 1739, offrendo la sua spiegazione: «Innocenzo XII ha concessa l’Indulgenza Plenaria quotidiana perpetua
285
alla gran Basilica degli Angioli, che
circonda la piccola. Ciò lo dimostra la
Bolla, che incomincia Redemptoris & Domini nostri Jesu Christi etc. in data de i 18
d’Agosto 1695, sicchè è cosa ben chiara, che queste due Basiliche, siccome
sono distinte, così ciascheduna gode distinta Indulgenza Plenaria quotidiana
perpetua: con questo precipuo divario,
che quella concessa alla Chiesa grande è
certa e indubitata, perché viene espres-
286
sa per Bolla apostolica sopraccennata;
e quella che gode la piccola Chiesa,
cioè Porziuncola, per oracolo vivae vocis,
come sopra si spiegò, non ha indubitata certezza; ma altresì certa, in minor
grado, fondata in una vera e legittima
historia, siccome quella che si crede sia
nel secondo giorno d’agosto» (p. 169).
Bibliografia: Faloci Pulignani
1906-1908, pp. 137, 140. Fig.: 7
9.8. L’indulgenza della Porziuncola negli Analecta degli Acta
Sanctorum
Acta Sanctorum Octobris […] Collecta,
Digesta, Commentariisque et Observationibus illustrata a Constantino Suyskeno, Cornelio Byeo, Jacobo Bueo, Josepho Ghesquiero, e Societate Jesu Presbyteris Theologis.
Tomus II, quo die tertius et quattuor continentur, Apud Petrum Joannem vander
Plassche, Antverpiae MDCCLXVIII,
pp. 545-1005.
Assisi - S. Maria degli Angeli, Biblioteca Porziuncola, Agiogr. 7-48
La voce relativa a san Francesco, 4
ottobre, venne elaborata da Costantino
Suyskens in un’amplissima trattazione
(pp. 545-1005) in cui sono discusse
tutte le fonti relative alla biografia del
Santo, come potevano essere conosciute
a suo tempo. Vari temi specifici legati a questioni particolari della vita del
santo, sono analizzati in una sezione a
sé stante articolata in cinque Analecta:
tra queste, la terza, relativa all’indulgenza della Porziuncola (De indulgentia
Portiunculana, pp. 879-919) e la quarta
– la parte più consistente - con l’analisi
delle fonti relative al corpo di san Francesco (De statu situque corporis S. Francisci deque aliis ejusdem sancti reliquiis, pp.
919-995).
Per elaborare la parte relativa all’indulgenza poté utilizzare l’ampio dossier che si era andato raccogliendo fin
dagli inizi del secolo nell’archivio della
Società dei Bollandisti a Bruxelles pro-
veniente da fonti dell’Osservanza, oltre alla documentazione inviatagli nel
1765 dal frate Conventuale Giuseppe
Rugilo mittente di copia di importanti documenti presenti in vari archivi
di conventi dei francescani conventuali
(Roma, Assisi, Bologna). Oltre a queste fonti che analizza nel dettaglio, il
gesuita belga si avvalse sia dell’operetta
scritta da Prospero Lambertini (poi papa
Benedetto XIV) nel 1721 in cui toccava
il tema dell’autenticità dell’indulgenza,
come pure il testo del Grouwels, Historia critica apparsa nel 1726.
Il Sueskens, pur rifiutando le giustapposizioni dell’immaginario miracolistico, è convinto della autenticità
dell’indulgenza, nonostante il silenzio
delle fonti più antiche (considerate secreta Ordinis riservati agli iniziati!) anteriori all’inchiesta attivata dal ministro
frate Angelo nel 1277. Analizza criticamente tutta la questione in un confronto con le fonti: dalla storicità del
fatto e alla sua autenticità, la datazione,
l’episodio del miracolo del roseto fiorito
nell’accogliere san Francesco nella sua
tentazione.
Se rifiuta la posizione conventuale
del corpo incorrotto di san Francesco,
alla fine il Suyskens accoglie la posizione osservante della storicità e validità
dell’indulgenza.
Bibliografia: Sabatier 1896; Faloci Pulignani 1906-1908, p. 147;
Faloci Pulignani 1915; Sabatier
1915, pp. 186-187; De Gaffier 1967,
pp. 289-310; Philippart 1993; Mocciaro 2013-2014. Fig.: 8
287
9.9. Corrispondenza erudita tra
p. Ubaldo Tebaldi OFMConv e
p. Costantino Suyskens S.J. sul
dossier francescano per gli Acta
Sanctorum
Roma, Archivio Curia generale OFMConv, CL.III.71, già segnato C 58
1759, codice cartaceo, pp. 216. Trascrizione
del p. Rinaldi (1808).
Sul frontespizio, in alto: autografia di
Fr. Nicola Papini Tartagni Generale de’
Min.ri Conv.li 1808; con stemma al
centro.
Sul frontespizio, in basso: autografia di p. Giuseppe Abate, C. n. 58: Archivio generalizio dei Frati Minori Conv.li,
Roma, Santi XII Apostoli.
P. 1:
Autografia di Ubaldo Tebaldi (o
Giuseppe Rugilo?: Anedocta de S. Francisco Assisiensi. Eruit praecipue ex Archivo
Sac. Conventus S. Francisci Assisii, illustravitque Fr. Ubaldus Thebaldi S(acrae)
T(heologiae) M(agistri) Min. Conventual.
Autografia di Papini:
1. Epistola prolixa multaque eruditione
referta ad Socios Bollandianos.
2. Adnotationes variae eruditissimae.
3. Memoriale S. Francisci in desiderio
animae idest Vita 2a ejusd. S. P. descripta a
B. Thomae de Celano.
288
4. De inceptione et actibus illorum F.F.
Minorum qui fuerunt primi in Ordine et Socii B. Francisci.
Autografia di p. Liberale Gatti:
Questo ms partecipò alla mostra del Comitato Regionale umbro a Perugia, per l’VIII
centenario di S. Francesco (ottobre-novembre
1982).
Contiene la lettera inviata da Anversa (6 dicembre 1764) da p. Costantino Suyskens al ministro generale chiedendo informazioni sulla Vita Secunda
attribuita a un Anonimo (forse il Ceprano) di San Francesco, ma di Giuliano da Spira (pp. 1-3).
Il ministro generale Domenico Andrea Rossi incarica il p. Ubaldo Tebaldi
del Sacro Convento di Assisi di fornire
adeguata risposta. Questi risponde da
Assisi (19 luglio 1765) sul problema
delle leggende (pp. 4-49) con una dotta disquisizione sulle fonti , toccando
anche il problema dell’Indulgenza, riportando le fonti note (pp. 40-45). In
appendice alla risposta riporta vari documenti attinenti all’Indulgenza della
Porziuncola.
Pp. 83-198: testo del Memoriale in
desiderio animae di Tommaso da Celano.
Pp. 198-216: testo del De inceptione
et actibus.
Bibliografia: Di Fonzo 1972, pp.
416-420. Figg.: 9-11
9.10. Niccolò Papini: verso la ricerca storico-positiva di nuovi
documenti
Storia del Perdono d’Assisi con documenti
e osservazioni del P. Maestro Fra Niccola
Papini già Ministro Generale de’ Minori
Conventuali di S. Francesco, Nella Stamperia Pagani, Firenze 1824.
Assisi, Biblioteca della Società internazionale di studi francescani, senza
segnatura
Nel contesto del dibattito storico
sull’indulgenza della Porziuncola, non
poteva mancare l’apporto del padre Nicola Papini (1751-1834), già ministro
generale dei francescani Conventuali,
autore di altre importanti opere di storia francescana, chiosatore di molti testi
e codici della biblioteca del Sacro Convento di Assisi dove fu anche custode.
L’autore riconosce nella premessa
che non mancano tanti testi che hanno scritto la storia dell’indulgenza, ciò
nonostante «pare non si chiama ancora
paga e contenta», decidendo di scriverne una anche lui: «Lo scopo della medesima è la verità, per istruzione egualmente dell’incredulo contradditore, e
de’ troppi creduli» (p. 4).
Il testo si compone di tre parti: una
prima (pp. 5-18) presenta criticamente
i fatti in un confronto con le fonti e i
documenti capaci di attestare, al di là
di possibili dubbi sulla sua origine, una
ininterrotta storicità che non può essere
moralmente messa in dubbio. Nella sua
trattazione dice di seguire il racconto
del beato Francesco Venimbeni da Fabriano († 1322) di cui ancora si doveva
conservare il codice nel convento di San
Francesco di Fabriano andato successivamente perduto, che il Papini doveva
conoscere visto che riporta alcune importanti attestazioni sia autobiografi-
che, sia sul tema dell’Indulgenza: tra
queste attesta una sua presenza all’indulgenza della Porziuncola nel 1267
dove ebbe occasione di incontrare frate
Leone. Importante attestazione della festa del Perdono anteriore alle testimonianze raccolte e confluite nel diploma
di Teobaldo, che utilizza le fonti del
dossier promosso dal ministro di Umbria frate Angelo, a seguito della decisione capitolare di Padova del 1276 di
promuovere la raccolta di testimonianze di santità nell’Ordine.
Nella seconda parte (pp. 19-28),
entra nel merito «del contegno tenuto
rispetto alla medesima, e della pratica
osservata fino a questi tempi dalla Religione de’ frati Minori per tenerla in
riputazione ed in stima» (p. 19). Una
descrizione delle solenni liturgie che si
vivevano in concomitanza con la festa,
con il suo epicentro nella processione
che partendo da San Francesco raggiungeva la Porziuncola per farvi ritorno
il giorno seguente. Occasione di tante
tensioni tra le due famiglie francescane
che portò alla richiesta avanzata dagli
Osservanti nel 1720 di abolirla, trovando l’opposizione dei Conventuali in un
giudizio scritto preparato dal giovane
Prospero Lambertini, poi papa Benedetto XIV.
Una nutrita Appendice di documenti criticamente presentati costituisce la parte più nutrita della Storia del
Perdono (pp. 29-70).
Un testo costruito con acuta acribia
storica nel confronto delle fonti, tanto
da essere giudicato, pur nella sua brevità, come “il più bello studio che sia
stato scritto sul Perdono” (Faloci Pulignani 1906-1908, p. 148).
Bibliografia: Faloci Pulignani 19061908, p. 148; Neri 1971; Sparacio
1919; Costa 1983. Fig.: 12
289
Fig. 1 - Perugia, Biblioteca comunale Augusta, ANT I.M 113, frontespizio
291
Fig. 2 - Assisi, Biblioteca del Sacro Convento, DA/56/45, frontespizio
292
Fig. 3 - Assisi, Biblioteca della Società internazionale di studi francescani, 2/2/37, frontespizio
293
Fig. 4 - Foligno, Biblioteca L. Jacobilli, FA Seic. 319, frontespizio
294
Fig. 5 - Assisi, Biblioteca del Sacro Convento, DI/1/31, frontespizio
295
Fig. 6 - Assisi - S. Maria degli Angeli, Biblioteca Porziuncola, 9-B-9, frontespizio
296
Fig. 7 - Assisi - S. Maria degli Angeli, Biblioteca Porziuncola, 9-A-3, frontespizio
297
Fig. 8 - Assisi - S. Maria degli Angeli, Biblioteca Porziuncola, Agiogr. 7-48, frontespizio
298
Fig. 9 - Roma, Archivio Curia generale OFMConv, CL.III.71 (già C 58), p. [1]
299
Fig. 10 - Roma, Archivio Curia generale OFMConv, CL.III.71 (già C 58), p. 4
300
Fig. 11 - Roma, Archivio Curia generale OFMConv, CL.III.71 (già C 58), p. 40
301
Fig. 12 - Assisi, Biblioteca della Società internazionale di studi francescani, s. s., frontespizio
302