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20.3.12

"Quante Miserie, Don Peppino, e siamo in Guerra."

Buon Martedì, Amici Internauti.
Come procede questa settimana soleggiata e promettente?!

In questo Periodo mi sento Ispirata, Romantica e Propositiva. Non capita molto spesso, perciò è assolutamente necessario approfittarne. Siamo mica Matti?!

Procediamo con ordine e precisione, o finiremo chissà dove a parlare di chissà cosa.
Tutto è nato grazie al prezioso post di Zelda was a Writer, proprio questo post qui, che vi consiglio di leggere ed amare almeno un decimo di quanto non l'abbia fatto io.

Fatto?! Letto?!

Affascinata dall'idea che persone lontane, nel tempo e nello spazio, abbiano lasciato per iscritto pensieri, paure, eventi, aggiornamenti da regalare a chi si vede di rado, mi ha portata a spulciare le innumerevoli bancarelle domenicali. Ne ho trovate infinite, ma tutte con un difetto a mio avviso senza precedenti: catalogate per regione o località. Perciò vi erano una quantità impressionante di Torino, in tutte le forme e i colori, bianco e nero, seppia, sbiadito dal tempo, così come Milano, o Bolzano. Una barbarie per le storie raccontate. Così probabilmente ci sarà un'amante sospirante sparpagliata tra diversi mucchietti fermati da elastici. Ho spulciato interi mazzi, sdegnandomi per quei nomi lasciati soli in mezzo a tanti altri sconosciuti, mescolando storie probabilmente di estrema bellezza.

Non tutto è perduto, però! I meno fissati della catalogazione mi hanno regalato un piccolo mazzo di sole otto cartoline, pescate per bellezza, grafia e piccoli dettagli, tra le numerose indirizzate a questo uomo.

E' il 1943. La Corrispondenza viene recapitata tra La Spezia, Forte dei Marmi e Brindisi.
Me lo immagino così, il Tenente Cappellano Don Giuseppe Filipponi, detto anche Don Peppe o Don Peppino, piuttosto giovane, sulla trentina al massimo, sorridente, preso da mille impegni, di lingua sciolta, perciò chiacchierone e buon compagno. Non mi chiedo quale fosse la sua scelta politica, il suo schieramento sull'argomento della guerra, sono però certa che si trattasse di un gran dolore il distaccarsi da casa.

Ho anche provato a cercarlo, per dargli un luogo di nascita, un volto, una storia molto più completa. Ma forse è più bello così, per lasciare indefinito questo tempo tanto lontano.ù

E' l'otto Marzo 1943. Destinazione La Spezia.
"Carissimo D. Peppe [...] Qui si sente molto la vostra mancanza. Ricordatevi che vi aspettiamo presto, almeno per le solite scatole."
A margine, in un angolo, una diversa grafia, più fitta e spedita. L'incursione di un augurio e un distinto saluto, siglato da un'illegibile firma.


E' il Venticinque, non si capisce che mese, 1943. Destinazione La Spezia Forte dei Marmi.
"Carissimo don Giuseppe [...] Ringraziando il Signore e S. Antonio sono stato ammesso al corso superiore. Il giorno 20 l'ho passato veramente sulle spine e mai come quest'anno sono stato tanto inquieto nell'aspettativa dell'esposizione dei quadri."
Un lungo elenco di chi ha passato l'esame, chi ce l'ha fatta per un pelo, chi, purtroppo, è stato rimandato, o bocciato, o ripeterà gli esami in Settembre.
"Quando farete un'altra scappata? E la Gita? La Montagna dei Fiori ci aspetta."
Saluti, arrivederci, anche da parte della mamma, ricordi affettuosi.
Firmato A. Sebastiani 

E' il Venticinque Giugno 1943. Destinazione Brindisi.
"Bene arrivato! Un Infelice favore: non distruggere i ricordini pasquali di quest'anno e soprattutto dell'anno scorso! Manderò qualcuno a prenderli, perchè a bordo mi son preziosissimi."
Passa dal postino, cambia regolarmente l'indirizzo della corrispondenza, salutissimi ai graduati.
"Buon Lavoro!"
Firmato Don Gaspare

E' il 29 Giugno 1943. Destinazione Brindisi.
"Carissimo don Peppino Come mai mi è mancata la tua risposta alla mia, in cui ti dicevo che l'operazione non la facevo più per ora [...] ero libero di poter trascorrere qualche giorno da te? [...] Sentivo ora il giornale - radio a' annunziato la nuova tremenda incursione su Livorno. Ho scritto subito a Roberto. [...] Il Liguore lo proteffa. Di noi nulla di nuovo, solo il povero D'Angelo [...] si trova in cattive acque [...] Quante Miserie, Don Peppino, e siamo in Guerra." Qualcosa di incomprensibile, coperto anche da timbri e usura del tempo.
Firmato incomprensibile.



E' il Due Luglio 1943. Destinazione Brindisi.
"Caro Don Filipponi [...] Sapevo, da mia moglie, della vostra improvvisa partenza e me ne è molto dispiaciuto. Anche Duilio ha salpato le ancore e che è tuttora a Verignano in attesa di ripartire per Augusta. Anche noi qui non siamo fissi e già si parla di trasferimento prossimo, in blocco, a Cattolica e Falconara. Come vedete riaffiora il famoso detto "Cosa bella e mortal passa e non dura". [...] Ho trovato la vostra foto - ciclistica e vi ringrazio, e so che avrete avuta la nostra.  [...] manterremo vivo nel clima della reciproca stima e simpatia che ci lega."
Dietro di sbieco "Vivi ringraziamenti per la bottiglia e il pacchetto [...]"
Firmato Alberto Del-Buono. 

E' il Sette Luglio 1943. Direzione Brindisi.
"Carissimo [...] poi fammi sapere presto e più a lungo tue notizie. Io sono stato a casa 4 giorni, ho visto tua mamma e l'ho rincuorata. Paolo [...] spera nel Congedo. Qui fa un caldo cane ma per ora tutto è calmo. [...] Molti dei nostri ora prendono tale via e avrai modo di incontrarti con molti Ascolani."
Firmato Don Carlo.
Un timbro copre tutta l'ultima parte di convenevoli. "Verificato per Censura." 

E' il Ventitrè Luglio 1943. Destinazione Brindisi.
"Caro Don Peppino, [...] sono stato da tua zia, la quale mi ha detto che ti ha risposto e la devi scusare che tarda qualche volta, perchè tu ben sai le preoccupazioni le occupazioni che ha. [...] In quanto a la tua pratica ancora nulla di nuovo, ma tua zia dice «mentre tu dormi lei veglia» [...] però mi dice tua zia che andare spesso in licenza nuoce, ma tu invece, se puoi, vai più che sia possibbile. Sono lieto di saperti in ottima salute e come tale ti assicuro di me anche dopo il ............ di Roma."
Mille saluti, abbracci.
Firmato  


Mi faccio infinite domande, mi struggo ancora per certi pensieri, alcune affermazioni e fremo nell'attesa che torni quella bancarella, un po' disordinata, per la stessa storia, o forse per un'altra, chissà.

.S