Abbiamo camminato parecchio, sulle strade dei viandanti, dei pastori, dei mercanti. Abbiamo attraversato paesaggi e cieli, protetto gli zaini e la testa dalla pioggia sottile, offerto le braccia ad un sole che cercava spazio, acceso dalla tenacia di agosto.
E mentre salivo, vedevo.
Ogni uomo può scegliere quanto calarsi nelle sue profondità o quanto invece allargarsi nello spazio. Esploratori sempre e comunque, ma se nel primo caso si viaggia prevalentemente al buio, nel secondo è luce dal primo istante.
In ogni modo si raccoglie, a piene mani, però la sostanza cambia.
Attraversare il proprio paesaggio (a volte così aspro) e quello di altri uomini, lascia la pelle diafana, lo sguardo febbrile e un'acutezza profonda nel leggere, anche i silenzi.
Muoversi al di fuori, portare corpo ed occhi sulla terra e su ciò che ne affiora, brucia la faccia e scioglie il passo. Dona leggerezza.
Che poi, ho detto "scegliere", ma di scelta non si tratta. Veniamo su così, ortiche o gramigna, steli aromatici o erbe selvatiche.
Cosa sia meglio? O peggio? Verrebbe da dire che il giusto sta nel mezzo. Ma io quel "mezzo" non ho avuto modo di vederlo, ancora.
Allora penso che possiamo imparare. E possiamo insegnare. Restando la specie d'erba che siamo, fedelmente.
E mentre salivo, vedevo.
Ogni uomo può scegliere quanto calarsi nelle sue profondità o quanto invece allargarsi nello spazio. Esploratori sempre e comunque, ma se nel primo caso si viaggia prevalentemente al buio, nel secondo è luce dal primo istante.
In ogni modo si raccoglie, a piene mani, però la sostanza cambia.
Attraversare il proprio paesaggio (a volte così aspro) e quello di altri uomini, lascia la pelle diafana, lo sguardo febbrile e un'acutezza profonda nel leggere, anche i silenzi.
Muoversi al di fuori, portare corpo ed occhi sulla terra e su ciò che ne affiora, brucia la faccia e scioglie il passo. Dona leggerezza.
Che poi, ho detto "scegliere", ma di scelta non si tratta. Veniamo su così, ortiche o gramigna, steli aromatici o erbe selvatiche.
Cosa sia meglio? O peggio? Verrebbe da dire che il giusto sta nel mezzo. Ma io quel "mezzo" non ho avuto modo di vederlo, ancora.
Allora penso che possiamo imparare. E possiamo insegnare. Restando la specie d'erba che siamo, fedelmente.