Papers by Roberto Fiorentini
Dimensioni e problemi della ricerca storica, 2018
"Fragmenta Historica. Revista do Centro de Estudos Históricos da Universidade Nova de Lisboa", 2018
"Fragmenta Historica. Revista do Centro de Estudos Históricos da Universidade Nova de Lisboa", 2018
"Fragmenta Historica. Revista do Centro de Estudos Históricos da Universidade Nova de Lisboa", 2018
Sex Male | Date of birth 07/01/1987 | Nationality Italian PERSONAL STATEMENT I'm looking for new ... more Sex Male | Date of birth 07/01/1987 | Nationality Italian PERSONAL STATEMENT I'm looking for new professional experiences, which can qualify me and my research project. New experiences that can take me to interact with other countries and cultures, stimulating and intellectually enriching me for future projects. After spending years in the research and the reading of documents in several Roman archives, thus being trained the organization of archival sources, I want to exploit this knowledge in a way that could include three important factors: an interdisciplinary approach, the necessity that History be confronted with the new digital resources, and the need to broaden as much as possible the target audience of new historical research.
Papa Innocenzo XI Odescalchi ed i suoi nipoti: il difficile rapporto tra equilibri curiali, polit... more Papa Innocenzo XI Odescalchi ed i suoi nipoti: il difficile rapporto tra equilibri curiali, politica estera e strategia familiare pontificia
La mia tesi di laurea specialistica ha come titolo " Un nipote di Papa durante il periodo dell'ab... more La mia tesi di laurea specialistica ha come titolo " Un nipote di Papa durante il periodo dell'abolizione del nepotismo. La figura di Livio I Odescalchi " , relatore prof. M. A. Visceglia, corelatore R. Ago. Propone una biografia del principe Livio I Odescalchi, duca di Sirmio, Bracciano e Ceri, nipote di papa Innocenzo XI Odescalchi. Lo studio si basa sulla documentazione presente nel fondo della famiglia Odescalchi, conservato presso l'Archivio di Stato di Roma. Il soggetto è di grande interesse sotto diversi punti di vista. Lui fu nipote di un papa che non lo elevò al cardinalato, incrinando così quel sistema di governo plurisecolare della Curia romana che era il nepotismo pontificio. Il testo è diviso in tre capitoli principali, ognuno corrispondente ad un particolare momento della vita di Livio:
Book Reviews by Roberto Fiorentini
Nuova Rivista Storica, Anno CII, Gennaio-Dicembre 2018, fascicoli I-III, 2018
Quando, nel 1632, il tifernate Decio Francesco Vitelli (1582-1646) venne nominato da papa Urbano ... more Quando, nel 1632, il tifernate Decio Francesco Vitelli (1582-1646) venne nominato da papa Urbano VIII Barberini nunzio a Venezia per succedere a Giovanni Battista Agucchi, morto di peste nella Laguna, comprese subito le complessità dell'incarico. È quanto sostiene Marco Albertoni nelle prime righe dell'introduzione alla recente monografia sulla nunziatura Vitelli, in cui sviluppa quella che era stata la sua tesi dottorale. Prima di addentrarsi nell'analisi del lavoro-diplomatico e pastorale-svolto dal nunzio nella Laguna per ben undici anni (1632-1643), l'autore ripercorre la storia della Nunziatura di Venezia dalla sua istituzione nel 1485 con l'invio di Nicolò Franco vescovo di Treviso, sino appunto all'arrivo del Vitelli, così come indicato nel titolo. Una premessa necessaria ai non addetti ai lavori, in cui Albertoni-grazie ad un'approfondita sistematizzazione della bibliografia presente sul tema-riesce a descrivere minuziosamente, in una sorta di cronistoria, l'evolversi delle relazioni tra Venezia e Roma attraverso il succedersi dei nunzi e dei compiti ad essi affidati dalla Segreteria di Stato pontificia. Un percorso che termina con la descrizione di quello che fu il contesto storico politico-sociale (tanto italiano quanto europeo) in cui l'azione del Vitelli si andò ad innestare: la Guerra dei Trent'anni entrava nella sua fase decisiva, con l'intervento diretto della Francia (1635), mentre nella penisola teneva banco il conflitto aperto dai Barberini nei confronti dei Farnese a causa delle mire dei primi sul ducato di Castro, mentre i rapporti tra Roma e la Serenissima risentivano ancora dell'interdetto lanciato da Paolo V nel 1606. In questo quadro articolato, Venezia-sebbene avesse nel corso dei decenni precedenti perso (al pari dell'Urbe) la propria importanza politica in ambito internazionale-rimaneva in ogni caso un centro di snodo fondamentale per persone, merci e soprattutto informazioni, in particolar modo riservate. Come dimostra lo stesso Albertoni, la fama di Venezia come città di spie e agenti internazionali tra calli e canali, era tutt'altro che immeritata. La monografia non è in nessun modo paragonabile a quanto prodotto all'interno della collana Nunziature d'Italia (progetto all'epoca sostenuto dall'Istituto Storico Italiano per l'età moderna e contemporanea, fermo ormai da decenni e che avrebbe meritato maggior fortuna), oppure in altre omologhe collane di lungo corso come le Nuntiaturberichte dell'Istituto Storico Germanico di Roma, le Acta Nuntiaturae Gallicae dell'École française de Rome in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana, o ancora le Acta Nuntiaturae Polonae dell'Accademia Polacca, solo per fare alcuni esempi. [Continua]
Giuseppe Mrozek Eliszezynski, Ascanio Filomarino. Nobiltà, Chiesa e potere nell 'Italia del Seice... more Giuseppe Mrozek Eliszezynski, Ascanio Filomarino. Nobiltà, Chiesa e potere nell 'Italia del Seicento, Roma, Viella, 2017, pp. 311. Pensare alla nuova monografia ad opera di Giuseppe Mrozek Eliszezynski come ad una semplice biografia del cardinale Ascanio Filomarino (Chianche, 1584 -Napoli, 1666) è del tutto errato. Già nello scorgere l'indice appare chiaro come la rivolta napoletana del 1647-1648, che vide protagonista il pescivendolo Tommaso Aniello d'Amalfi («Masaniello»), abbia un ruolo centrale, essendogli dedicato più di un terzo del testo. Non poteva essere altrimenti, vista la centralità della figura del porporato nel periodo della rivolta.
L'istituzione spagnola del valimiento, ed in particolare la figura del primo valido Francisco Góm... more L'istituzione spagnola del valimiento, ed in particolare la figura del primo valido Francisco Gómez de Sandoval y Rojas, meglio noto come duca di Lerma, ha da sempre suscitato profondo interesse ed accesi dibattiti: dalla trattatistica coeva, dove si scontrarono le due correnti a sostegno e a detrazione dell'istituzione che andava nascendo, alla storiografia tanto passata quanto recente sul tema transnazionale dei favoriti. Basti pensare a importanti contributi di studiosi di primissimo piano come Elliott, Benigno, Martínez Millán, García García e Visceglia. Tuttavia, il campo di indagine è ancora vasto e ricco di riflessioni, come lo studio compiuto da Mrozek ha dimostrato. La chiamata a Madrid nel 1598 del Sandoval alla morte del re Filippo II, con la successiva conversione a favorito del figlio e successore di questi Filippo III (el Rey Piadoso), segnò uno spartiacque nel percorso monarchico spagnolo, anticipando un fenomeno che in breve tempo divenne di portata europea, contribuendo nella strada verso una nuova definizione del potere in epoca moderna. Basandosi sulla capacità di monopolizzare la grazia realedovuta alla sua vicinanza al sovranoe facendo perno su una forte rete clientelare, il duca di Lerma fu in grado di gestire le tematiche più importanti che dovette affrontare la Corona spagnolo per più di venti anni. A modificare lo scenario intervennero diversi fattori: la grave situazione politico-economica in cui versava la penisola iberica; una lotta interna alla fazione guidata dal valido, aggravata da scandali e processi che coinvolsero personaggi molto vicini al duca; una forte critica all'istituzione stessa del valimiento, sia da parte di trattatisti che da altre fazioni interne alla Corte madrilena. Il quadro degenerò a tal punto a sfavore del Sandoval, che l'unica soluzione fu ricorrere ad una salvifica berretta cardinalizia, e la sostituzione nel ruolo di favorito del re con il proprio figlio, il duca di Uceda. Un declino lento, che ebbe un'accelerazione nel 1615 -anno che l'autore pone come punto di svolta nel valimiento del Lerma, con l'alleanza tra il duca di Uceda ed il confessore reale Aliaga, e che terminò definitivamente alla morte di Filippo III. L'ascesa al potere della fazione guidata da Baltasar de Zúñiga e dal conteduca di Olivares, favorita dal nuovo monarca Filippo IV, sancì il definitivo fallimento della fazione lermiana. Non però del valimiento che, con la scomparsa repentina del Zúñiga, trovò nuova linfa nel governo dell'Olivares. Questa la cornice, minuziosamente ricostruita dall'autore, in cui si inserisce un'indagine approfondita sia dei primi processi a carico di personaggi due influenti della fazione lermiana, Alonso Ramírez de Prado e Pedro Franquezaprimo tentativo di scardinare il sistema del valimiento, il successivo processo a Rodrigo Calderón (il grande protetto del favorito Lerma), ed infine la chiamata a comparire in tribunale per i duchi di Uceda, Lerma e Osuna, per volontà del nuovo re Filippo IV e della nuova fazione dominante. Grazie alla vasta documentazione, stampata e manoscritta, rintracciata in numerosi archivi e biblioteche tanto spagnoli quanto italiani, Mrozek esamina dettagliatamente nell'opera non soltanto la procedura penale, con i capi d'accusa, le diverse strategie di difesa e di accusa messi in campo in ogni singolo processo, le numerose testimonianze, ma ampia l'analisi ai differenti comportamenti dimostrati da Lerma, gli scossoni provocati all'interno della sua fazione, le ripercussioni che si ebbero a Corte, nell'opinione dei trattatisti coevi e nella società spagnola, nonché la difficoltà di dover affrontare tanto in tribunale quanto nella trattatistica stessa il delicato ruolo della responsabilità reale in quanto compiuto dagli imputati, in particolar modo dal valido Sandoval. Processi politici, le cui sentenze, seppur diverse per ogni protagonistasalvo il Lerma grazie alla berretta cardinalizia, famosa la condanna a morte per il Calderón, Pedro Franqueza morì in carcere, mentre Ramírez de Prado spirò prima di arrivare a sentenza, così come non arrivò mai (intenzionalmente) quella contro il duca di Osuna Pedro Téllez Girón e fu leggerissimo (temporaneo esilia e sanzione pecuniaria) il verdetto contro il duca di Uceda -, erano già scritte prima che si
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