La settimana scorsa, al corso Alpha, nel mio gruppetto è arrivata una ragazza nuova. Viene dal Sud Corea e si trova a Londra da poche settimane. Parla anche lei un inglese smozzicato, ma riusciamo a capirci perfettamente! Chiacchieriamo un po’, ci racconta qualcosa di lei, com’è arrivata fin qui… La cosa che mi fa davvero tenerezza di lei è la sua semplicità, il modo così carino e coraggioso di buttarsi nell’inglese pur non sapendolo bene (come la invidio), nonostante i tanti errori e sgrammaticature! Mi fa davvero sorridere quando dice “The God”! Probabilmente nella sua lingua ci mettono l’articolo davanti al nome di Dio, perché anche l’altra coreana che c’è nel nostro gruppo fa lo stesso errore!
Mentre racconta di sé, arriva a parlare della situazione in Nord Corea, e mentre parla piange.
Giuro, questa cosa mi ha stravolta. Ha capovolto i miei punti di riferimento, il mio ristretto orizzonte.
Ho presente la situazione in Nord Corea, certo, ma l’ho sempre pensata così… lontana… Mi reputo una persona mediamente sensibile ed empatica, quando entro in contatto con la sofferenza o con particolari e complesse situazioni di vita. Ma veramente al Nord Corea raramente avevo pensato.
In quel momento ho realizzato che, sì, il mondo è tanto grande, ma anche le vicende che accadono nel posto più remoto della terra c’è qualcuno che le sta vivendo da vicino. Per qualcuno il Nord Corea è casa. E quel qualcuno è seduto accanto a me e ha bisogno che io le passi un fazzoletto.
Mi sono sentita molto più figlia di questo mondo.
0 commenti:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.