Ogni appassionato di
Tex riconosce la firma di
Aurelio Galleppini, in arte
Galep, a prima vista, quella grande G che si interseca obliqua con la A, le restanti lettere comode, adagiate nella pancia dell'iniziale. Non meno inconfondibile è il tratto del creatore grafico del ranger del Texas, a tutti gli effetti uno dei due padri putativi dell'ex fuorilegge con la camicia gialla (l'altro è ovviamente
Gianluigi Bonelli). A cent'anni esatti dalla sua nascita ci sembra giusto ricordare un artista così importante per la cultura popolare italiana, il "suo"
Tex ancora oggi, a quasi settant'anni dalla nascita, è il fumetto più venduto di casa
Bonelli e non solo, una creatura che in qualche modo è riuscita a unire diverse generazioni nella passione per l'avventura e il western, genere un poco messo da parte negli ultimi decenni ma che grazie a
Tex ancora fa capolino mensilmente nelle edicole di tutta Italia.
Nato nel 1917,
Galep (per l'affetto che per lui nutriamo ci permettiamo di chiamarlo così) si afferma nel mondo del fumetto in un'epoca in cui il disegnatore era un artigiano, un forzato del lavoro stretto dai tempi di consegna e da incarichi plurimi. Nel 1948, anno di nascita di
Tex, la
Sergio Bonelli Editore ancora non esisteva, almeno non con questo nome, c'erano invece le
Edizioni Audace che facevano capo a
Tea Bonelli, ex moglie del creatore di
Tex:
Gianluigi Bonelli. Proprio la signora Bonelli pensò ad
Aurelio Galleppini, già forte di diverse esperienze professionali tra le quali quella con
Arnoldo Mondadori Editore e con
l'Avventuroso di casa
Nerbini, per affidargli le matite di ben due nuove proposte:
Occhio Cupo e
La Collana del Tex.
Più che nei primi albi della serie a strisce di
Tex, l'arte di
Galep si poteva ammirare proprio sulle tavole di
Occhio Cupo, personaggio appartenente al genere cappa e spada e sul quale la casa editrice puntava molto: albo in grande formato, quindicinale e dal prezzo doppio rispetto a quello delle strisce settimanali, imponeva a
Galleppini di concentrare gran parte degli sforzi del suo lavoro su questo titolo. Grazie alle tavole più ampie e al maggior investimento adoperato sulla testata (la collana
Serie D'Oro Audace), sia in termini artistici che di aspettativa, sulle pagine di
Occhio Cupo possiamo ammirare un
Galep con una marcia in più rispetto a quello del primissimo
Tex. Le vignette sono dettagliate, maggiore è l'attenzione ai volti, al lavoro sulle ombreggiature, i segni si moltiplicano e sono usati con particolare maestria nel costruire immagini di forte impatto, sicuramente aiutate dal più ampio spazio a disposizione. Tutti elementi di stile meno rintracciabili tra le pagine delle strisce di
Tex, fumetto nato per essere puramente popolare, di poche pretese e dal quale la stessa casa editrice non si aspettava più di tanto, pronta a sostituirlo con altro alle prime avvisaglie di stanca. Prendendo in mano
Il totem misterioso, primo albo di
Tex, è evidente come la priorità professionale dell'epoca per
Galep non fossero le storie del ranger: fondali non molto ricchi, poca varietà nei volti (tranne quello di
Tex che guarda allo stesso
Galep), un tratto più affrettato e spesso poco definito, ma anche tanto dinamismo, grande confidenza con i cavalli (notoriamente incubo di molti disegnatori), una bella capacità di infondere sensualità alla figura femminile e soprattutto una velocità produttiva senza eguali, sforzo stoico e continuativo che porterà
Galep a sobbarcarsi da solo le prime 100 uscite de
La Collana del Tex. Come sanno anche i muri, fu poi proprio
Tex a ottenere un buon successo commerciale (ottimo in seguito), mentre il più sfortunato
Occhio Cupo fu archiviato dopo solo una dozzina di episodi.
Così albo dopo albo,
Galep contribuisce non solo a dar forma alla fantasia a briglia sciolta di
Gianluigi Bonelli, ma anche a creare quella mitologia "
texiana" così viva ancora oggi nella serie mensile: nel giro di poche uscite il disegnatore toscano (di nascita) imprime negli occhi dei lettori non solo un protagonista e lo scenario western in cui si muove, ma anche i volti di noti comprimari come il sodale
Kit Carson, il ribelle messicano
Montales o ancora
Steve Dickart in arte
Mefisto, caratteri sempre cari ai fan dell'epopea di
Tex. Non manca inoltre di ibridare i topoi del genere con soluzioni più esotiche dettate da esigenze di sceneggiatura, guardando al cinema, allo stesso fumetto ma anche ai luoghi della sua vita. Non mancava nemmeno il tocco umoristico nei primi albi di
Tex disegnati da
Galep, non era affatto inusuale infatti trovarvi elementi comici disseminati nei colonnini delle didascalie, caricature stilizzate di animali vari: pesci, uccelli, soprattutto cani che in qualche caso sconfinano anche all'interno della vignetta (vedi striscia 8 de
La freccia della morte), residui di un giovanile amore per il disegno umoristico e di vecchi lavori realizzati per il mondo dei cartoni animati.
Da queste parti amiamo
Galep per il
Tex, creatura sua che l'ha accompagnato quasi fino al giorno della morte sovvenuta nel 1994; quattro anni prima
Galep lasciò il segno anche sulla collana più prestigiosa dedicata al ranger, disegnando il terzo
Texone (
Il segno del serpente, 1990) in un momento storico in cui ormai la matita dell'artista era incerta ma ancora capace di sfornare una mole incredibile di tavole a tempo record, togliendo le castagne dal fuoco in quell'occasione a un
Sergio Bonelli in difficoltà, causa la lentezza degli artisti designati alla produzione dei nuovi albi giganti (realizzare un
Texone non è impresa da tutti, soprattutto se con tempi stretti). Così il
Texone di
Galep ha il sapore di un lussuoso ritorno a casa, un tratto noto, maturato nel corso degli anni, finalmente da assaporare in grande formato. Il
Tex di
Galep è sempre stato molto particolare, originale quasi, con un taglio del volto molto diverso da come l'hanno dipinto artisti più moderni, meno bello forse, ma assolutamente unico. Ne
Il segno del serpente è proprio sui volti che spicca la particolarità del tratto del disegnatore: gli avversari, i cattivi, mostrano in faccia la corruzione dell'animo, se i nostri eroi non sono così belli gli antagonisti diventano decisamente brutti. Brutti ma, soprattutto nei primi piani, molto, molto espressivi. Si ammirano ancora le tavole scure, zeppe di segni e la devozione di un artista votato anima e corpo al suo lavoro.
Come dicevamo, qui amiamo
Galep per il
Tex. Questo nulla toglie ai precedenti lavori del disegnatore, che noi conosciamo e amiamo meno, ma che l'artista ricorda forse con maggiore affetto di quello che sembrava nutrire per
Tex, un compagno di vita che gli ha dato da mangiare ma che, come lui stesso afferma, "
gli ha anche chiuso la mano". La produzione intensiva aveva infatti fatto perdere a
Galep quella che era la sua formazione artistica da autodidatta dell'illustrazione e della pittura, il fumetto è sempre stata una passione risalente all'età giovanile, nata grazie alle storie di
Flash Gordon ma anche, e soprattutto, la via per tirare a campare, così, per stessa ammissione dell'autore, alcuni lavori erano pagati pochissimo e quindi tirati via (quelli per
L'Intrepido ad esempio) perché si doveva necessariamente puntare sulla quantità. Altre cose invece lo stesso
Galep le ricordava con affetto, i primi racconti illustrati per l'infanzia commissionatigli dalle
Edizioni Modellina ad esempio permettevano al disegnatore di cimentarsi proprio con quel tratto umoristico a lui congeniale, in seguito i fumetti illustrati, con sole didascalie per
Mondadori e per
L'Avventuroso, lavori che presentavano tavole di grande eleganza, ricercate, con dettagli tecnici e paesaggistici che raramente abbiamo visto nel
Tex di
Galep, soprattutto il primo. Poi l'esperienza con
Nerbini che
Galep ricorda con affetto, storie di guerra e tante illustrazioni, copertine di libri popolari realizzate con lo stile di un illustratore navigato, di quelle che ancora adesso si lasciano ammirare. Poi si arrivò al '48 e a
Bonelli.
Tutto quello che abbiamo già detto, tutte le copertine dei primi 400 numeri di
Tex, migliaia di tavole prodotte, ristampe che ancora oggi si affastellano l'una sull'altra, l'ultima iniziata pochi mesi or sono con la riproposta integrale del
Tex, a partire dalla prima serie a strisce riadattata in un formato ad albo a colori, un lavoro immane. Ovviamente nemmeno la
Sergio Bonelli Editore si farà sfuggire l'occasione del centenario per festeggiare e omaggiare ancora una volta
Galep, in settembre il numero annuale di
Avventura Magazine sarà dedicato proprio a lui, salvo modifiche dell'ultima ora dovrebbe offrirci la possibilità di vedere l'autore all'opera non solo su
Tex (con la ristampa di
Silver Bell), proponendo le ristampe del primo episodio di
Occhio Cupo (
Il giuramento del forzato) e una riduzione in vignette de
Il libro della giungla. Lo aspettiamo con immutato affetto e malcelata impazienza.