(di Jack Hill, 1973)
Nella prima metà degli anni 70 del secolo scorso nasce il fenomeno della blaxploitation, definizione che scaturisce dalla crasi delle parole black ed exploitation, una corrente cinematografica volta a intercettare pubblico di colore proponendo film con protagonisti (sporadicamente anche registi) neri, filone apparentemente volto a valorizzare nell'industria dello spettacolo le minoranze afroamericane, scopo di facciata che nascondeva quello solito, cioè trovare nuovi mercati per far cassetta e far incassare investitori in larga parte bianchi. Il fenomeno non contribuì di certo a elevare la reputazione dei neri d'America, i film che si inserirono in questa ondata non poterono dirsi proprio dei capolavori, le pellicole appartenenti al genere poggiavano su un largo uso di violenza e sesso, prodotti di serie B spesso piacevoli da guardare ma che difficilmente avrebbero reso un buon servizio in ottica di "black power". Tra i vari sottofiloni nati dalla blaxploitation c'è quello tutto al femminile del quale la portabandiera più celebre è sicuramente la sensualissima Pam Grier, intercettata in epoca moderna anche da Quentin Tarantino che la volle come protagonista del suo Jackie Brown; ora gli anni sono passati, la bellezza è sfiorita ma la Grier rimane sempre tostissima. Coffy, insieme a Foxy Brown e a qualche altra pellicola è proprio uno dei lavori più noti della Grier.
Dal punto di vista estetico Coffy assomiglia a molta televisione prodotta nei 70, immagini che presentano quella grana così caratterizzante del periodo che a mio avviso ancor oggi si porta dietro un fascino incredibile, unita ai notturni sulle strade cittadine, al loro lato fatiscente come a quello più appariscente delle luci al neon, dona al film un motivo di interesse aggiuntivo oltre a quello di studio di un fenomeno circoscritto ma molto importante per diversi motivi, primo tra tutti la produzione di score musicali spesso degni di nota. Nella fattispecie si procede sulle note di Roy Ayers in uno score in cui spicca il brano Coffy is the color, ma in generale tutta la corrente blaxploitation ci ha lasciato contributi interessanti che spaziano tra funk e soul a opera di nomi come Isaac Hayes, Bobby Womack, Curtis Mayfield, Quincy Jones, James Brown, Marvin Gaye e altri ancora, è chiaro come l'importanza del fenomeno musicalmente non è stata secondaria.
Coffy, come poi Foxy Brown, è un revenge movie tosto e affatto edulcorato che porta in sé diversi germi di denuncia su quella che è la condizione dei neri in America e di come gli stessi, quando unti dalle ruote del potere, non mancassero di tradire il loro stesso "popolo" per approfittare di quei privilegi economici offerti dai bianchi, emblematica in questo senso la figura del politico interpretato da Booker Bradshaw. Coffy (Pam Grier) è una bella infermiera la cui sorella minore viene rovinata dalla droga che scorre copiosa in città, la donna si mette così in testa di farsi giustizia da sola eliminando il malavitoso che contribuisce a far girare la droga nel quartiere, ovviamente per avvicinarlo farà leva sulle sue grazie (e che grazie) generosamente esibite. Ma la scalata di vendetta non termina qui, carpendo alcune informazioni Coffy si avvicinerà al giro di prostituzione e droga gestito dall'importante King George (Robert DoQui), un pappone nero in affari col boss della malavita Arturo Vitroni (Allan Arbus), un viscido sensibile al fascino femminile e dai gusti eccentrici in ambito sessuale.
Sviluppo telefonatissimo e sceneggiatura minimale sostengono un film che è più fenomeno di costume e che si lascia apprezzare per la sua natura diretta, per il look di alcuni personaggi (King George su tutti) e soprattutto per la bellezza della Grier. Non manca una certa dose di violenza tra morti ammazzati e teste esplose, ci si concede anche la più classica delle risse al femminile tra abiti stracciati e seni scoperti al vento. Pura exploitation (declinatela in black, sex o come volete) che non raggiunge mai livelli oltraggiosi, visivamente rimangono un paio di scene di violenza che lasciano il segno e sui nudi ci si limita a seni e sederi, tutto sommato l'apparato provocatorio è contenuto.
Il fenomeno portò all'industria dei bei soldoni, poi le proteste di varie associazioni che contestavano i contenuti e la visione non idilliaca che questi film davano del "popolo nero", portò a una prematura scomparsa della blaxploitation che forse non ci ha regalato grandi opere ma diversi film buoni per un intrattenimento un poco diverso dal solito.
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domenica 24 novembre 2019
COFFY
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venerdì 22 giugno 2012
BLAXPLOITATION: UN'APPENDICE
Vista la vastità dell'argomento, in occasione dello scorso post dedicato al fenomeno della Blaxploitation le mie dissertazioni non sono riuscite neanche ad andar vicino all'essere esaustive. Non lo saranno neanche oggi ma proviamo a coprire alcuni dei buchi lasciati qua e là e a toglierci qualche altra piccola curiosità.
Uno dei sottofiloni scaturiti dalla blaxploitation è quello horror. A dare il via al fenomeno è nel 1972 il film Blacula nel quale un principe africano in visita in Transilvania viene trasformato dal più famoso Dracula in un vampiro. Anni dopo, ai giorni nostri (quindi all'epoca nei mitici seventies), la bara con il corpo del vampiro nero viene trasportata a Los Angeles. L'anno seguente il film produsse il sequel Scream Blacula scream.
Decisamente ispirato al film L'esorcista, Abby (1974) andò incontro anche a problemi legali in seguito alle accuse di violazione del copyright mosse alla pellicola dalla Warner Bros. La trama presentava una giovane posseduta da un demone africano. Nel cast anche William Marshall, niente meno che il nostro Blacula.
Andiamo invece in zona zombie con Sugar Hill, produzione datata sempre 1974 mentre andiamo a scomodare addirittura il mito di Frankenstein con Blackenstein pellicola conosciuta anche con il nome Black Frankenstein
Qualche contaminazione arrivò anche con il genere women in prison, dove l'ambiente carcerario femminile diventava scenario di sesso e violenza. Da citare almeno Donne in catene (Black mama, white mama) del 1972, pellicola con la bellissima Pam Grier.
Non mancano neanche i maestri di kung fu neri, come nel film Black belt Jones diretto da Robert Clouse, lo stesso regista de I tre dell'operazione Drago con Bruce Lee.
Legato invece a tematiche criminali, Black Caesar narra la storia di Tommy Gibbs, capo della malavita organizzata a Harlem che dovrà vedersela con la mafia italiana. Musiche di James Brown. Interessante l'esperimento in tecnica mista che affronta le stesse tematiche di Black Caesar intitolato Coonskin. Tre animali antropomorfi afroamericani dalle sembianze di una volpe, un coniglio e un orso tentano di impadronirsi dei traffici illeciti ad Harlem.
Chiudiamo questa carrellata dedicata alla blaxploitation con la tracklist dell'album che ha ispirato questi due post: Can you dig it? - The music and politics of black action films '68 - '75.
CD 1:
01 Roy Ayers - Coffy is the color (Coffy, 1973)
02 Gene Page - Blacula (Blacula, 1972)
03 Johnny Pate - Shaft in Africa (Shaft in Africa, 1973)
04 Willie Hutch - Brother's gonna work it out (The Mack, 1973)
05 Don Costa - Charley (The soul of nigger Charlie, 1973)
06 Marvin Gaye - T plays it cool (Trouble, 1972)
07 Bobby Womack - Across 110th street (Across 110th street, 1972)
08 J. J. Johnson - Willie Chase (Willie Dynamite, 1973)
09 James Brown - Down and out in New York City (Black Caesar, 1973)
10 Quincy Jones - They call me Mr. Tibb (They call me Mr. Tibb, 1970)
11 Martha Reeves - Keep on movin on (Willie Dynamite, 1973)
12 Dennis Coffey - Theme from Black belt Jones (Black belt Jones, 1974)
13 Curtis Mayfield - Freddie's dead (Superfly, 1972)
14 The Blackbyrds - Wilford's gone (Cornbread, Earl and me, 1975)
15 Willie Hutch - Theme of Foxy Brown (Foxy Brown, 1974)
16 Isaac Hayes - Run Fay run (Three tough guys, 1974)
CD 2:
01 Isaac Hayes - Shaft (Shaft, 1971)
02 Curtis Mayfield - Pusherman (Superfly, 1972)
03 Joe Simon - Theme from Cleopatra Jones (Cleopatra Jones, 1973)
04 Johnny Pate - You can't even walk in the park (Shaft in Africa, 1973)
05 Brer Soul & Earth, wind and fire (Sweet sweetback's baadassss song, 1971)
06 James Brown - Make it good to yourself (Black Caesar, 1973)
07 Isaac Hayes - Pursuit of the pimpmobile (Truck turner, 1973)
08 Grant Green - Travelling to get to doc (The final countdown, 1972)
09 Booker T and Mg's - Time is tight (Uptight, 1968)
10 Roy Ayers - Aragon (Coffy, 1973)
11 Edwin Starr - Easin'in (Hell up in Harlem, 1973)
12 Gordon Stales - Strung out (Mean Johnny Barrows, 1975)
13 Nat Dove and The Devils - Zombie march (Petey weathstraw, 1974)
14 The Impressions - Make a resolution (Three the hard way, 1974)
15 Solomon Burke and Gene Page - The bus (Cool breeze, 1972)
16 Jack Ashford - Las Vegas strut (Blackjack, 1978)
17 Don Julian - Lay it on your head (Savage, 1973)
18 Galt MacDermot - Ed and Digger (Cotton comes to Harlem, 1970)
Uno dei sottofiloni scaturiti dalla blaxploitation è quello horror. A dare il via al fenomeno è nel 1972 il film Blacula nel quale un principe africano in visita in Transilvania viene trasformato dal più famoso Dracula in un vampiro. Anni dopo, ai giorni nostri (quindi all'epoca nei mitici seventies), la bara con il corpo del vampiro nero viene trasportata a Los Angeles. L'anno seguente il film produsse il sequel Scream Blacula scream.
He's black! He's beautiful! He's Blacua! |
Decisamente ispirato al film L'esorcista, Abby (1974) andò incontro anche a problemi legali in seguito alle accuse di violazione del copyright mosse alla pellicola dalla Warner Bros. La trama presentava una giovane posseduta da un demone africano. Nel cast anche William Marshall, niente meno che il nostro Blacula.
Andiamo invece in zona zombie con Sugar Hill, produzione datata sempre 1974 mentre andiamo a scomodare addirittura il mito di Frankenstein con Blackenstein pellicola conosciuta anche con il nome Black Frankenstein
Qualche contaminazione arrivò anche con il genere women in prison, dove l'ambiente carcerario femminile diventava scenario di sesso e violenza. Da citare almeno Donne in catene (Black mama, white mama) del 1972, pellicola con la bellissima Pam Grier.
Non mancano neanche i maestri di kung fu neri, come nel film Black belt Jones diretto da Robert Clouse, lo stesso regista de I tre dell'operazione Drago con Bruce Lee.
Legato invece a tematiche criminali, Black Caesar narra la storia di Tommy Gibbs, capo della malavita organizzata a Harlem che dovrà vedersela con la mafia italiana. Musiche di James Brown. Interessante l'esperimento in tecnica mista che affronta le stesse tematiche di Black Caesar intitolato Coonskin. Tre animali antropomorfi afroamericani dalle sembianze di una volpe, un coniglio e un orso tentano di impadronirsi dei traffici illeciti ad Harlem.
Coonskin |
Chiudiamo questa carrellata dedicata alla blaxploitation con la tracklist dell'album che ha ispirato questi due post: Can you dig it? - The music and politics of black action films '68 - '75.
CD 1:
01 Roy Ayers - Coffy is the color (Coffy, 1973)
02 Gene Page - Blacula (Blacula, 1972)
03 Johnny Pate - Shaft in Africa (Shaft in Africa, 1973)
04 Willie Hutch - Brother's gonna work it out (The Mack, 1973)
05 Don Costa - Charley (The soul of nigger Charlie, 1973)
06 Marvin Gaye - T plays it cool (Trouble, 1972)
07 Bobby Womack - Across 110th street (Across 110th street, 1972)
08 J. J. Johnson - Willie Chase (Willie Dynamite, 1973)
09 James Brown - Down and out in New York City (Black Caesar, 1973)
10 Quincy Jones - They call me Mr. Tibb (They call me Mr. Tibb, 1970)
11 Martha Reeves - Keep on movin on (Willie Dynamite, 1973)
12 Dennis Coffey - Theme from Black belt Jones (Black belt Jones, 1974)
13 Curtis Mayfield - Freddie's dead (Superfly, 1972)
14 The Blackbyrds - Wilford's gone (Cornbread, Earl and me, 1975)
15 Willie Hutch - Theme of Foxy Brown (Foxy Brown, 1974)
16 Isaac Hayes - Run Fay run (Three tough guys, 1974)
CD 2:
01 Isaac Hayes - Shaft (Shaft, 1971)
02 Curtis Mayfield - Pusherman (Superfly, 1972)
03 Joe Simon - Theme from Cleopatra Jones (Cleopatra Jones, 1973)
04 Johnny Pate - You can't even walk in the park (Shaft in Africa, 1973)
05 Brer Soul & Earth, wind and fire (Sweet sweetback's baadassss song, 1971)
06 James Brown - Make it good to yourself (Black Caesar, 1973)
07 Isaac Hayes - Pursuit of the pimpmobile (Truck turner, 1973)
08 Grant Green - Travelling to get to doc (The final countdown, 1972)
09 Booker T and Mg's - Time is tight (Uptight, 1968)
10 Roy Ayers - Aragon (Coffy, 1973)
11 Edwin Starr - Easin'in (Hell up in Harlem, 1973)
12 Gordon Stales - Strung out (Mean Johnny Barrows, 1975)
13 Nat Dove and The Devils - Zombie march (Petey weathstraw, 1974)
14 The Impressions - Make a resolution (Three the hard way, 1974)
15 Solomon Burke and Gene Page - The bus (Cool breeze, 1972)
16 Jack Ashford - Las Vegas strut (Blackjack, 1978)
17 Don Julian - Lay it on your head (Savage, 1973)
18 Galt MacDermot - Ed and Digger (Cotton comes to Harlem, 1970)
venerdì 8 giugno 2012
BLAXPLOITATION
In realtà questo doveva essere un post della serie A-Z (e lasciate perdere il tartar control al momento). Volevo presentarvi infatti l'ultima compilation musicale prima di passare ai gruppi/cantanti catalogabili sotto la lettera A.
Riassunto per chi non ci stesse capendo nulla (cosa peraltro molto giustificata): qualche tempo fa decisi di proporre in ordine puramente alfabetico la musica che ho ascoltato o che ascolto tuttora, un'excursus il più completo possibile dove avrei buttato dentro merda e capolavori senza criterio di scelta alcuno. Al momento sono ancora impantanato alla lettera A sotto la voce AA.VV., le classiche compilation insomma. Beh, sono stufo e dal prossimo post inizierò a proporre dischi di singoli gruppi o cantanti. lettera A quindi.
Volevo chiudere il ciclo dedicato alle compilation presentandovi Can you dig it - Music and politics of black action films. Ascoltando il Cd e curiosando qua e là per la rete l'idea si è però evoluta e la voglia di parlare di Blaxploitation è aumentata visto che questa corrente cinematografica, pur conoscendola davvero poco, mi affascina parecchio.
Inziamo dalla classica definizione. Blaxploitation deriva dall'unione delle parole black (nero) ed exploitation (sfruttamento). Come è facilmente intuibile l'accezione del termine non può considerarsi certamente positiva eppure la parola è stata adottata per identificare quel genere cinematografico nato e diffusosi nella prima metà degli anni '70 che vede finalmente come protagonisti delle pellicole attori afroamericani diretti (a volte) da registi afroamericani.
Potrebbe sembrare un'affermazione del black power ma non tutto è oro quel che luccica. Spesso dietro a queste operazioni, che in alcuni casi muovevano dei gran bei soldoni, c'erano produttori e maestranze bianche e quindi il grosso dei guadagni non andava ai cari fratelli neri. Inoltre l'alto tasso di violenza e sesso presente nelle pellicole, unito a una qualità del prodotto non sempre all'altezza del miglior cinema di serie A, non aiutavano a dare grande dignità al fenomeno.
Nonostante tutto i film della blaxploitation riscossero un enorme successo presso il numeroso pubblico afroamericano e non solo. Come già detto elementi caratterizzanti erano i protagonisti neri, sesso, violenza e ottime colonne sonore incentrate su ritmi funk e soul degnamente rappresentate nella compilation Can you dig it?
La nascita del filone se la contendono Pupe calde e mafia nera (Cotton comes to Harlem, 1970), storia di due poliziotti neri ad Harlem e (udite, udite) Sweet Sweetback's Baadasssss Song (1971). Il film narra le gesta di un gigolò nero ingiustamente accusato da poliziotti bianchi. La grande novità sta nel fatto che il protagonista ne esce vincente, cosa talmente insolita da far si che il film venisse consigliato addirittura dalle Pantere Nere. Dentro c'è un po' tutto: l'ingiustizia, il sesso, la rivolta, il razzismo, la droga e la fuga. Alla colonna sonora collaborano anche gli Earth, Wind and Fire.
Il film più celebre del movimento rimane comunque Shaft il detective (1971) conosciuto anche dal grande pubblico grazie al remake moderno interpretato da Samuel Lee Jackson. Il film è molto vicino al cinema più classico presentando una storia poliziesca abbastanza ordinaria. Nonostante ciò il successo fu strepitoso. Incassi dieci volte superiori al budget investito salvarono la Metro Goldwyn Mayer che navigava in cattive acque. Isaac Hayes vinse l'oscar per la canzone Shaft e tutta la colonna sonora venne nominata dall'Academy.
Nel 1972 si assiste a una vera e propria invasione di pellicole di questo genere, molte delle quali diedero vita anche a più sequel. In Superfly il protagonista era uno spacciatore che amava godersi la vita mentre in Rubare alla mafia è un suicidio (Across 110th street) la 110a strada divide i bianchi dai neri e i poliziotti Pope (nero) e Mattelli (bianco) devono districare una brutta faccenda: dei balordi hanno rubato soldi alla mafia e si sa, rubare alla mafia è un suicidio. Anche qui ottimi nomi in colonna sonora: Curtis Mayfield e Bobby Womack.
Il 1973 è l'anno della blaxploitation al femminile. Tamara Dobson è la tosta detective Cleopatra Jones alle prese con il traffico di droga mentre la bellissima Pam Grier è Coffy, un'infermiera in cerca di vendetta. La Grier bissa l'anno seguente interpretando l'altrettanto tosta Foxy Brown. Roy Ayers e Willie Hutch figurano tra i compositori.
Verso la metà del decennio, a causa delle forti pressioni esercitate dal movimento Coalition Against Blaxploitation che sosteneva che il fenomeno rendesse un cattivo servizio alla gente di colore, forte anche del fatto che i soldi spesso se li intascavano i bianchi, i film appartenenti al filone iniziarono a scemare scomparendo poi del tutto.
Una piccola ripresa del genere ci fu negli anni novanta durante i quali furono prodotti alcuni film che richiamavano le tematiche del genere. Uno dei più noti omaggi al filone resta lo splendido Jackie Brown di Quentin Tarantino che diede la parte della protagonista proprio a Pam grier, una delle eroine della Blaxploitation.
Riassunto per chi non ci stesse capendo nulla (cosa peraltro molto giustificata): qualche tempo fa decisi di proporre in ordine puramente alfabetico la musica che ho ascoltato o che ascolto tuttora, un'excursus il più completo possibile dove avrei buttato dentro merda e capolavori senza criterio di scelta alcuno. Al momento sono ancora impantanato alla lettera A sotto la voce AA.VV., le classiche compilation insomma. Beh, sono stufo e dal prossimo post inizierò a proporre dischi di singoli gruppi o cantanti. lettera A quindi.
Volevo chiudere il ciclo dedicato alle compilation presentandovi Can you dig it - Music and politics of black action films. Ascoltando il Cd e curiosando qua e là per la rete l'idea si è però evoluta e la voglia di parlare di Blaxploitation è aumentata visto che questa corrente cinematografica, pur conoscendola davvero poco, mi affascina parecchio.
Inziamo dalla classica definizione. Blaxploitation deriva dall'unione delle parole black (nero) ed exploitation (sfruttamento). Come è facilmente intuibile l'accezione del termine non può considerarsi certamente positiva eppure la parola è stata adottata per identificare quel genere cinematografico nato e diffusosi nella prima metà degli anni '70 che vede finalmente come protagonisti delle pellicole attori afroamericani diretti (a volte) da registi afroamericani.
Potrebbe sembrare un'affermazione del black power ma non tutto è oro quel che luccica. Spesso dietro a queste operazioni, che in alcuni casi muovevano dei gran bei soldoni, c'erano produttori e maestranze bianche e quindi il grosso dei guadagni non andava ai cari fratelli neri. Inoltre l'alto tasso di violenza e sesso presente nelle pellicole, unito a una qualità del prodotto non sempre all'altezza del miglior cinema di serie A, non aiutavano a dare grande dignità al fenomeno.
Nonostante tutto i film della blaxploitation riscossero un enorme successo presso il numeroso pubblico afroamericano e non solo. Come già detto elementi caratterizzanti erano i protagonisti neri, sesso, violenza e ottime colonne sonore incentrate su ritmi funk e soul degnamente rappresentate nella compilation Can you dig it?
La nascita del filone se la contendono Pupe calde e mafia nera (Cotton comes to Harlem, 1970), storia di due poliziotti neri ad Harlem e (udite, udite) Sweet Sweetback's Baadasssss Song (1971). Il film narra le gesta di un gigolò nero ingiustamente accusato da poliziotti bianchi. La grande novità sta nel fatto che il protagonista ne esce vincente, cosa talmente insolita da far si che il film venisse consigliato addirittura dalle Pantere Nere. Dentro c'è un po' tutto: l'ingiustizia, il sesso, la rivolta, il razzismo, la droga e la fuga. Alla colonna sonora collaborano anche gli Earth, Wind and Fire.
Il film più celebre del movimento rimane comunque Shaft il detective (1971) conosciuto anche dal grande pubblico grazie al remake moderno interpretato da Samuel Lee Jackson. Il film è molto vicino al cinema più classico presentando una storia poliziesca abbastanza ordinaria. Nonostante ciò il successo fu strepitoso. Incassi dieci volte superiori al budget investito salvarono la Metro Goldwyn Mayer che navigava in cattive acque. Isaac Hayes vinse l'oscar per la canzone Shaft e tutta la colonna sonora venne nominata dall'Academy.
Nel 1972 si assiste a una vera e propria invasione di pellicole di questo genere, molte delle quali diedero vita anche a più sequel. In Superfly il protagonista era uno spacciatore che amava godersi la vita mentre in Rubare alla mafia è un suicidio (Across 110th street) la 110a strada divide i bianchi dai neri e i poliziotti Pope (nero) e Mattelli (bianco) devono districare una brutta faccenda: dei balordi hanno rubato soldi alla mafia e si sa, rubare alla mafia è un suicidio. Anche qui ottimi nomi in colonna sonora: Curtis Mayfield e Bobby Womack.
Il 1973 è l'anno della blaxploitation al femminile. Tamara Dobson è la tosta detective Cleopatra Jones alle prese con il traffico di droga mentre la bellissima Pam Grier è Coffy, un'infermiera in cerca di vendetta. La Grier bissa l'anno seguente interpretando l'altrettanto tosta Foxy Brown. Roy Ayers e Willie Hutch figurano tra i compositori.
Verso la metà del decennio, a causa delle forti pressioni esercitate dal movimento Coalition Against Blaxploitation che sosteneva che il fenomeno rendesse un cattivo servizio alla gente di colore, forte anche del fatto che i soldi spesso se li intascavano i bianchi, i film appartenenti al filone iniziarono a scemare scomparendo poi del tutto.
Una piccola ripresa del genere ci fu negli anni novanta durante i quali furono prodotti alcuni film che richiamavano le tematiche del genere. Uno dei più noti omaggi al filone resta lo splendido Jackie Brown di Quentin Tarantino che diede la parte della protagonista proprio a Pam grier, una delle eroine della Blaxploitation.
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