Piaggio P.16
Piaggio P.16 | |
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Descrizione | |
Tipo | bombardiere pesante |
Equipaggio | 5 |
Progettista | Giovanni Pegna |
Costruttore | Rinaldo Piaggio |
Data primo volo | novembre 1934 |
Utilizzatore principale | Regia Aeronautica |
Esemplari | 1 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 15,60 m |
Apertura alare | 18,20 m |
Altezza | 4,90 m |
Peso a vuoto | 6 200 kg |
Peso max al decollo | 9 500 kg |
Propulsione | |
Motore | 3 radiali Piaggio Stella IX RC.40[1] |
Potenza | 560 hp (417 kW) ciascuno[1] |
Prestazioni | |
Velocità max | 386 km/h |
Velocità di crociera | 324 km/h |
Autonomia | 560 km |
Tangenza | 5 800 m |
Armamento | |
Mitragliatrici | 6 Breda-SAFAT calibro 7,7 mm |
Bombe | fino a 1 800 kg |
dati estratti dal sito Уголок неба[2] integrati dove indicato. | |
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Il Piaggio P.16, talvolta indicato anche come Pegna P.16 dal cognome del suo progettista, fu un bombardiere trimotore e monoplano ad ala media, con configurazione ad ala di gabbiano rovesciata, realizzato dall'azienda italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni trenta e rimasto allo stadio di prototipo.
Storia del progetto
[modifica | modifica wikitesto]Lo sviluppo del P.16, affidata al progettista Giovanni Pegna il quale, come in tutta la sua carriera di progettista, risultava includere degli elementi, per l'epoca, innovativi e soluzioni tecniche originali, utilizzando ampiamente leghe d'alluminio per contenere la massa del velivolo.[3] La collaborazione con l'ingegner Corradino D'Ascanio, il quale aveva introdotto nell'azienda il concetto dell'elica a passo variabile in volo, si concretizzò nell'applicazione dell'innovativa tecnologia per la prima volta applicata al nuovo bombardiere.[4]
Il prototipo, al quale venne assegnata la MM 226, venne realizzato nello stabilimento Piaggio di Finale Ligure nel novembre 1939 e una volta ultimato trasportato all'aeroporto di Villanova d'Albenga dove, ai comandi del pilota collaudatore Mario Gamna, si alzò in volo per la prima volta il 24 novembre 1939.[5]
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Il P.16 era un velivolo dall'impostazione, per l'epoca, tradizionale nella configurazione dell'impianto motore tipica dei modelli pari ruolo italiani del periodo; trimotore di costruzione prevalentemente metallica ad ala media e carrello d'atterraggio retrattile.
La fusoliera incorporava la cabina di pilotaggio chiusa, biposto con pilota e copilota seduti affiancati e posizionata anteriormente, mentre nel posteriore l'impennaggio risultava insolitamente rialzato per la presenza della postazione del mitragliere di coda situata direttamente sotto la deriva.[1]
La velatura era monoplana, con radice alare collegata alla parte alta della fusoliera, caratterizzata dalla configurazione ad ala di gabbiano rovesciata e dotata di ipersostentatori a doppia fessura sul bordo d'uscita.[5]
Il carrello d'atterraggio era triciclo posteriore, con gli elementi principali retrattili entro le due gondole motore esterne con movomento retrogrado, più un ruotino d'appoggio posteriore, non retraibile e parzialmente carenato, posizionato sotto la coda.
La propulsione era affidata a tre motori Piaggio Stella IX RC.40, radiali raffreddati ad aria dotati di compressori a due stadi, collocati in altrettante gondole, una sull'estremità anteriore della fusoliera, gli altri due sul bordo d'attacco alare, racchiusi in cappottature NACA, capaci di erogare una potenza pari a 560 hp (417 kW) ciascuno[1] ed abbinati ad eliche bipala a passo variabile[4]. Nell'articolo a firma H. F. King pubblicato nel 1936 sulla rivista Flight si dichiarava una velocità massima di 400 km/h ad una quota di 5 000 m[6], con la capacita di carico bellico di 1 000 kg in bomba da caduta[7] che gli consentiva un'autonomia di oltre 1 500 km (815 nmi)[8] che aumentavano a 2 000 km (1 080 nmi)[9] con il dimezzamento del carico.
Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d King in Flight No. 1411, Vol. XXIX, 1936, p. 35.
- ^ Уголок неба, Piaggio P.16.
- ^ Pearce 2018, Piaggio P.16 Bomber.
- ^ a b Corradino D'Ascanio, su Concapeligna.it, http://www.concapeligna.it/index.htm. URL consultato il 5 febbraio 2010.
- ^ a b Federico Anselmino, Prototipi della Regia Aeronautica Piaggio P.16, su aviastore.it, 31 luglio 2015. URL consultato il 21 febbraio 2018.
- ^ Dato originale 248 mph a 16 400 ft.
- ^ Dato originale 2 200 lb a 16 400 ft.
- ^ Dato originale 930 mi.
- ^ Dato originale 1 242 mi.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Jonathan W. Thompson, Italian Civil and Military Aircraft 1930-1945, Aero Publishers, 1963, ISBN 9780816865000.
Riviste
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) H. F. King, The Big Bomber To-Day - Relation to Civil Types : New Foreign Designs Re-viewed : Larger and Heavier Types Imminent, in Flight, No. 1411, Vol. XXIX, London, 9 gennaio 1936, pp. 32-35.
- L'ala d'Italia, Roma, gennaio 1935.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piaggio P.16
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Eberhard Kranz, Piaggio P.16, su Fliegerweb.com, http://www.fliegerweb.com/de/home. URL consultato il 21 febbraio 2018.
- (DE) William Pearce, Piaggio P.16 Bomber, su Fliegerweb.com, http://www.fliegerweb.com/de/home. URL consultato il 21 febbraio 2018.
- (EN) Maksim Starostin, Piaggio P.16, su Virtual Aircraft Museum, http://www.aviastar.org/index2.html. URL consultato il 5 febbraio 2010.
- (RU) Piaggio P.16, su Уголок неба, http://www.airwar.ru. URL consultato il 5 febbraio 2010.