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Critone (filosofo)

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Critone del demo di Alopece (in greco antico: Κρίτων?, Kríton; V secolo a.C.IV secolo a.C.) è stato un filosofo greco antico.

Discepolo di Socrate più per affetto che per comprensione reale della sua dottrina[1] è il personaggio protagonista dell'omonimo dialogo platonico dove si descrivono i suoi tentativi di far evadere dal carcere il maestro prospettandogli la derisione popolare e l'accusa ai suoi amici di non averlo aiutato a fuggire. Ma Socrate riporta Critone alla ragione: l'opinione che vale è quella di chi sa, di chi è saggio, non del popolo, che non riesce a carpire la Verità che è quella di accettare la condanna poiché «è meglio subire ingiustizia piuttosto che farla».[2] Egli non vuole violare quella legge che ora pur ingiustamente lo condanna a morte ma che egli aveva prima esaminato e accettato di rispettare. Nel Fedone Critone si preoccupa invece di organizzare le esequie e di soddisfare le ultime volontà del maestro che affettuosamente lo prende in giro per i suoi materiali affanni.

Diogene Laerzio elenca i titoli di 17 dialoghi filosofici che avrebbe composto Critone.[3]

  1. ^ Enciclopedia Italiana Treccani (1931), alla voce corrispondente.
  2. ^ Platone, Gorgia, 469b8-c2.
  3. ^ II, 121.

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