Riassunto Di Elettronica L-B (Versione 2.5)
Riassunto Di Elettronica L-B (Versione 2.5)
Riassunto Di Elettronica L-B (Versione 2.5)
Mentre in un conduttore (ad es. un metallo) un campo elettrico può indurre una corrente notevole, in un
dielettrico (es. vuoto, aria, plastica, duroid…) uno stesso campo elettrico genererebbe una corrente
trascurabile. Tra conduttori e dielettrici troviamo i semiconduttori (es. silicio, arseniuro di gallio), i quali
hanno due peculiarità straordinarie:
• hanno disponibilità di elettroni (−) e di lacune (+);
• la resistività del materiale è selettivamente variabile su svariati ordini di grandezza.
Si ricorda, a tal proposito, che la resistività ρ (da cui
deriva il parametro σ detto conducibilità) è un parametro
proprio di un materiale e definito nel seguente modo; sia
∆V la tensione ai capi di una barra metallica lunga L e
avente sezione di area S: allora in tale configurazione
scorre una corrente I B pari a
1 S σS
IB = VB = VB = V
RB ρL L B
Una classificazione convenzionale vede i conduttori avere una resistività compresa fra 10 −5 e 10 −2 Ωcm e i
dielettrici fra 10 5 e 1014 Ωcm . In mezzo a tutti questi valori troviamo, appunto, i semiconduttori.
Atomo di Bohr, cenni
enni sui livelli atomici e conduzione
Nell’atomo di Bohr gli elettroni occupano livelli energetici quantizzati separati da intervalli proibiti. Tali
livelli sono occupati dagli elettroni, ma si tenga presente che il principio di esclusione di Pauli sostiene che
ciascun livello può ospitare al più elettroni di opposto spin.
Quando due atomi vengono avvicinati i livelli energetici si disallineano e può accadere che, a seguito delle
forze di iterazioni, coesistano i 4 elettroni (2 per atomo) che si trovano sullo stesso livello. Quando abbiamo
una moltitudine di atomi vicini fra loro allora si genereranno tantissimi livelli disallineati che andranno a
formare
are una banda continua. Due, in particolari, sono le bande degne di nota:
• banda di valenza ultima banda con degli elettroni: se la banda di valenza possiede 2 elettroni
allora il materiale è isolante; se, invece, ha un solo elettrone il materiale è un conduttore e – nel caso
venisse applicato un campo elettrico – gli elettroni in banda di valenza za sfrutterebbero i livelli vuoti
per muoversi;
• banda di conduzione prima banda senza elettroni.
Tali bande sono separate da un energy
gap. Nei semiconduttori questo energy
gap è piuttosto piccolo e a temperatura
ambiente (300 K) ci sono abbastanza
elettroni
troni in grado di saltare dalla banda
di valenza a quella di conduzione.
Consideriamo un semiconduttore
tore intrinseco (senza impurità), come può essere il silicio;
silicio abbiamo:
n = p = ni legge dell’azione di massa: np = ni
2
Quando la polarizzazione è inversa VD < 0 la barriera di potenziale diventa più alta ad aumenta a
q (φbi − VD ) > qφbi ; allo stesso modo, anche la zona svuotata va incontro ad un incremento. Si potrebbe allora
dire, approssimando un po’ le cose, che non passa corrente attraverso il diodo (v. modello a soglia), ma c’è da
dire che, nonostante tutto, passa lo stesso una piccolissima corrente detta di
leakage.. Inoltre, assistiamo al fenomeno della generazione termica (e della
ricombinazione, suo processo inverso): esso avviene quando un elettrone sfrutta
l’energia termca per superare l’energy gap e passare
assare in banda di conduzione (si
(
forma una coppia elettrone/lacuna
elettrone/lacuna,, v. figura a sinistra).
sinistra
Nella regione svuotata la generazione è più vigorosa della
ricombinazione e quindi si forma perciò la corrente inversa
del diodo ( I D < 0 ).
Se scendiamo troppo con la tensione VD rischiamo di
ensione di rottura −VBD , presso
raggiungere la cosiddetta tensione
la quale si hanno scariche a valanga ((avalanche) con coppie
elettrone-lacuna
lacuna che vengono accelerate dal campo e il
rischio di guasto permanente (fa eccezione il diodo Zener,
che è fatto per lavorare in tale regione).
NPN PNP
Come si può notare dalla figura (in cui sono riportate anche le
raffigurazioni simboliche del componente), il drogaggio del BJT
è fortemente
emente asimmetrico in quanto esso cala fortemente a
partire dall’emettitore per arrivare al collettore. Per quanto
riguarda il verso delle correnti, la freccettina presente nella
raffigurazione simbolica aiuta moltissimo a capire se I B è
entrante oppure uscente (oltre
re naturalmente a discriminare fra il
caso PNP e il caso NPN).
Tale dispositivo può lavorare in quattro differenti regioni, in
base a quali siano i valori di VBC e VBE :
• se VBC e VBE sono entrambe positive ci troviamo in regione di saturazione:
saturazione in questa regione la
corrente di collettore IC cresce rapidamente con VCE (la quale non ha ancora raggiunto la
convenzionale soglia di 0,2 V, che discrimina la regione attiva diretta da quella di saturazione, come
vedremo in seguito).. Nei circuiti logici, un BJT che lavora in saturazione può essere usato come uno
switch (OFF);
• se VBC e VBE sono entrambe negative le giunzioni sono interdette e il diodo ancora una volta
funziona come uno switch (ON);
• se VBC è negativa e VBE è positiva siamo in regione attiva diretta (o regione normale), che è quella che
ci interessa di più in quanto il BJT si comporta qui come un amplificatore. Esso infatti va le veci di
una valvola controllata: possiamo infatti regolare, con una piccola corrente all’ingresso (B), una
grande corrente fra C ed E. Infatti si ha che
IC
= β F (guadagno di corrente ad emettitore comune)
IB
Tale guadagno è dell’ordine di 10 2 (quindi IC >> I B ).
• se VBC è positiva e VBE è negativa siamo
siam in regione attiva inversa.
IS VBET
V
IF
IB = = e − 1
βF βF
Per la legge di Kirchhoff la corrente uscente dall’emettitore sarà la somma della componente di trasporto e
della corrente di base:
β F + 1 VBET β +1
V
I E = IC + I B = IS e − 1 = F I
βF βF C
Da questa relazione si ottiene anche che:
I I β +1
IB = C = E I E = ( β F + 1) I B = F I
βF βF + 1 βF C
βF
IC = β F I B = IE
βF + 1
Queste ultime formule, in particolare, sono utilissime negli
esercizi!
In particolare, negli esercizi si risolve ogni circuito facendo l’ipotesi iniziale che tutti i transistori lavorino in
zona attiva diretta (salvo eccezioni esplicitamente precisate nel testo): solo alla fine si va a controllare se tale
esi è verificata andando a vedere quanto valgono le tensioni VCE (o VEC per i PNP); perché il transistor
ipotesi
lavori in regione attiva diretta, esse devono essere almeno 0,2 V.
Come verificare, nella pratica, se un n BJT lavora in regione normale? Bisogna fondamentalmente fare due
controlli:
1. I B > 0 (ci garantisce che stiamo lavorando in
“diretta”);
2. VBC < VBC
on
, che diventa
VB − VC < VBC
on
VB − VE − VC + VE < VBC
on
on
VBE − VCE < VBC
on
Nella zona di funzionamento inverso le cose avvengono in maniera duale rispetto a quanto avveniva
prima. In particolare si ha:
VBC
I R = IS e VT − 1 = − I E
(si noti che questa volta è VBC la tensione che controlla la corrente!)
Detta I B la corrente che viene dal terminale di base si ha:
IS VBCT
V
IR I
IB = = e − 1 = − E
βR βR βR
La corrente di collettore sarà:
βR + 1 β +1
IC = − IR = R I
βR βR E
(ricordando che I R = − I E )
MODELLO DI EBERS-MOLL
Ha il merito di mettere insieme le due regioni attive (diretta e inversa): se ci troviamo in regione attiva
diretta basta porre VBC = 0 , altrimenti si pone VBE = 0 .
VBE V VBC
IS VBC V
IC = IS e T − e − − 1
VT
e T
βR
VBE V VBC
IS VBE V
E S
I = I e T
− e VT
+ e T − 1
βF
VBE
VBC
I = IS e VT − 1 + IS e VT − 1
B
β F
βR
In zona attiva diretta abbiamo:
VBE V VBC
IS VBE V VBE
Ci = I S
e T
− e VT
− ( 1 − 1 ) IC = IS e T
− 1 ≅ IS e VT
βR
VBE V VBC
IS
VBE
IS VBE VT
I =
E S I e T
− e VT
+
β
( )
1 − 1 EI ≅ I S
e VT
+
β
e
F F
VBE
I VBE
I = IS e VT − 1 + IS ( 1 − 1) I B ≅ S e VT
β F βF
βR
B
( vBC interdetta e posta a 0 )
NOTA
D’ora in poi useremo la seguente simbologia:
vBE = VBE + vbe ( t )
Valore Valore di Piccolo segnale
complessivo polarizzazione
Piccolo segnale
Polarizzazione
Modello a soglia
Sia per il diodo che per il BJT esistono dei particolari modelli detti a soglia i quali si poggiano sulle seguenti
asserzioni:
• esiste un valore di soglia Vγ che discrimina due macroregioni di funzionamento;
• nella prima regione di funzionamento il dispositivo si comporta come un aperto;
• nella seconda regione di funzionamento il dispositivo si comporta come un chiuso a meno di una
caduta di tensione che si instaura ai suoi capi (come se avessimo introdotto un generatore in quel
punto).
La stessa cosa può essere fatta per un BJT e i suoi due terminali di base ed emettitore
IC
on
VBE VBE
on
Supposto il BJT acceso, la caduta di potenziale tra B ed E è sempre pari a VBE : negli esercizi questo risulta
essere molto utile,
le, visto che possiamo completare le maglie passando per la fida freccettina del BJT e
contando presso di esse una caduta di potenziale pari a 0,7 V.
Componenti elementari
1. RADDRIZZATORE A SEMIONDA
Supponiamo che il segnale d’ingresso sia sinusoidale.. Se il diodo è ideale la caduta ai suoi capi è nulla ed
esso sarà acceso quando vS > 0 (vedi grafico in alto a destra):
destra) in tal caso si avrà
V sin ωt se vS > 0
vO = P
0 se vS < 0
otesi che il diodo sia acceso ( vD = vON del diodo)
Se invece utilizziamo il modello a soglia e facciamo l’ipotesi
allora la caduta sulla resistenza R sarà pari a
( V sin ωt ) − vON se vS > vON
vO = P
0 se vS < vON
Se il diodo è acceso, sulla resistenza scorrerà una corrente pari a:
vS ( t ) − VON
ID = >0
R
2. RADDRIZZATORE A PONTE
In tal caso
v ( t ) = E − VD 1 − VD 4 = E − 2Vγ
Perché passi corrente, E(t) dev’essere quindi almeno pari
a due soglie. In tal caso la corrente che scorre sulla
resistenza sarà
E ( t ) − 2Vγ
IR = >0
R
3. LIMITATORE
VK + Vγ E
4. LIMITATORE DOPPIO
Mentre il limitatore appena illustrato tagliava solo un picco (quello positivo), quello che illustriamo di
seguito li taglia entrambi.
VK + Vγ
(
− VK + Vγ )
CASO 1: D1 ON
V ( t ) = VK + VD 1 = VK + Vγ
VD 2 = −VK − V ( t ) = −VK − VK − Vγ = −2VK − Vγ < 0 (diodo 2 sicuramente spento)
Per cui:
V E ( t ) − V ( t ) E ( t ) − VK − Vγ
IR = = = >0 E ( t ) > VK + Vγ
R R R
(tagliamo il picco alto alla tensione V ( t ) = VK + Vγ )
CASO 2: D2 ON
V ( t ) = −VK − VD 2 = −VK − Vγ
VD 1 = V ( t ) − VK = −VK − Vγ − VK = −2VK − Vγ < 0 (diodo 1 sicuramente spento)
E (t ) − V (t ) E ( t ) + VK + Vγ
E ( t ) < −VK − Vγ
V
IR = =− =− >0
R R R
(tagliamo il picco basso alla tensione V ( t ) = −VK − Vγ )
Si ha inoltre che
IS vBE
vCE
iB ≅ dove β F = β F 0 1 +
VT
e
β FO VA
Come si nota β F viene a dipendere da vCE , alla stregua di ciò che è capitato a I C .
Se, a questo punto, sviluppiamo in serie di Taylor la corrente iC (per i motivi v. paragrafi successivi,
soprattutto per quanto riguarda il modello ai piccoli segnali), tenendo presente che ora tale corrente
dipende sia da vBE che da vCE - e che, per questo, dovremo far ricorso a delle derivate parziali - abbiamo:
vBE
v ∂i ∂i
iC = I C + iC ( t ) ≅ I S e 1 + CE + C
VT
vBE ( t ) + C vCE ( t ) + ...
V ∂ v ∂v
riposo perturbazione A
BE Q
perturbazione
CE Q
perturbazione
IC gm gCE
VEE
current mirror)
Specchio di corrente (current mirror
Essendo vbe 1 = vbe 2 = 0 ( Vbe è costante quindi non vi è componente ai piccoli segnali), i due generatori sono
in realtà staccati e la resistenza d’uscita sarà banalmente pari a rce 1 .
Introduzione agli amplificator
mplificatori e linearizzazione
componente
“a riposo”
Come viene fatto notare anche in figura, il guadagno viene definito facendo uso della forma:
dvO
AV =
dv I Q
Applichiamo l’approssimazione di piccolo segnale, la quale ci porta a troncare i termini dopo il primo:
dF 1 d2 F 1 d3 F
VO + vO ≅ VO + vI + 2
vI +
2
3
vI3 + ...
dvI Q
2! dvI Q 3! dvI Q
dF
vO ≅ vI = AV vI
dv I Q
Si noti infine che gli amplificatori, per funzionare correttamente, devono trovarsi in zona di elevato
guadagno: oltre tale zona, infatti, andiamo in saturazione e la caratteristica ci trasferimento fra uscita e
ingresso (v. figura a fianco)
non è più buona in quanto la
tensione d’uscita rimane
perennemente costante ad un
valore ±VM (a seconda dei
casi).
Caratteristica invertente degli amplificatori
relazione vO = AV vI ); come si nota, presso l’uscita si trova un generatore dipendente, il quale eroga
una tensione proporzionale proprio tramite AV a quella d’ingresso;
• la resistenza d’ingresso RI , che non è un componente fisico ma un parametro elettrico di valenza
teorica avente valore tendente a infinito nel caso ideale;
• la resistenza d’uscita RO .
Le espressioni di v I e di vO sono facili da ricavare (v. figura a
destra): se vS e RS sono i parametri della sorgente, si ha
RI ≫ RS
RI
vI = vS
(caso ideale)
→ vS
RI + RS
Infine, se RL è la resistenza di carico e vO la tensione ai suoi capi,
abbiamo
RO = 0
RL
vO = AV vI
(caso ideale)
→ AV vI
RL + RO
Amplificatore di corrente, amplificatore a transconduttanza, amplificatore a transresistenza
punto VD + vD ( t ) , I D + iD ( t ) . Ricordiamo che
vD iD
vD
iD = IS e VT − 1
Perciò si avrà:
VVD di 1 d 2 iD
( )
Taylor
iD = I D + i D ( t ) = F ( vD ) = F VD + vD ( t ) ≅ I S e T − 1 + D ( v D − VD ) + ( vD − VD ) + ...
2
D v
di I
iD ( t ) ≅ D ( vD − VD ) = S e vT ⋅ vD ( t ) = gd ⋅ vD ( t )
dvD Q VT
scostamento
g d
termine proporzionale allo
scostamento
iC = IS e VT
ESEMPIO:
Diventa
−1
dove g BE = rBE .;
• compaiono la rCE , che quantifica l’effetto Early (v. relativo paragrafo), nonché la transconduttanza1
gm ; entrambe queste quantità differenziali vengono entrambe generate nel seguente sviluppo
vBE
v ∂i ∂i
iC = I C + iC ( t ) ≅ I S e 1 + CE + C
VT
vBE ( t ) + C vCE ( t ) + ...
V A ∂vBE Q ∂vCE Q
riposo perturbazione
perturbazione perturbazione
IC gm gCE
La gm , in particolare, quantifica l’effetto di controllo della vBE sulla iC e - per questo - entra a far
()
parte dell’espressione della tensione associata al generatore dipendente da vBE t ≡ vɶ BE (cioè dalla
perturbazione di tensione in ingresso) che eroga corrente verso il
collettore (cioè verso l’uscita);
• compare la RC , che è presente anche ai grandi segnali e che non è
un componente teorico-fittizio
fittizio bensì un elemento fisico;
f
• vengono definite due resistenze importanti:
o la resistenza d’ingresso RI , che raccoglie tutto ciò che si
vede dal terminale della base guardando verso “l’interno”
del BJT;
vi vɶ BE
Ri = = = rBE
ii iɶB
(assume valori molto elevati)
o la resistenza d’uscita RO (definita quando vi = 0) che raccoglie tutto ciò che si vede dal
terminale del collettore guardando verso “l’interno” del BJT.
vO
RO =
iO vi = 0
1 NOTA IMPORTANTE: parametri come la transconduttanza g m dipendono dal punto di riposo e non sono univoci! Se lo fossero
non ci sarebbe bisogno di linearizzarli tramite il troncamento della serie di Taylor: una transconduttanza sempre uguale in ognio
punto di riposo è infatti schematizzabile come una retta senza bisogno dei troncamenti effettuati per i componenti non lineari.
Infine, per completezza, svolgiamo le derivate parziali che compaiono nelle definizioni e riportiamo le
espressioni complete dei parametri differenziali g BE e gCE :
v BE
IS I
g BE = e VT = B
β F 0 VT VT
v
IS VBET IC I
gCE = e = ≅ C
VA VA + VCE VA
Configurazioni d’amplificazione:
azione: emettitore comune (IN: base, OUT: collettore)
Considereremo i condensatori come degli aperti o meno in base alla frequenza; in condizioni statiche,
infatti, si ha:
1 ω bassa 1 ω alta
ZC = →∞
→ ∞ (aperto) ZC = → 0 (corto)
jωC (condizioni statiche)
jωC C →∞
Se chiamiamo RI (resistenza d’ingresso, v. paragrafo precedente)
tutto ciò che vediamo dalla base verso l’interno del circuito, il
nostro schema diventa quello della figura a fianco.
v′′
RESISTENZA D’INGRESSO ( rce → ∞ per Hp )
RIN = RB //R′IN
vIN
R′IN =
iIN
vIN = rbe iIN + RE iIN + gm vbe = rbe iIN + RE iIN + gm rbe iIN = iIN rbe + RE ( 1 + gm rbe )
vbe
rbe rbe
vbe = − v′′ = − RE // ( rbe + RS //RB ) iO′
rbe + RS //RB rbe + RS //RB
Sostituendo nell’espressione della tensione vO
rbe
vO = rce iO′ + gm RE // ( rbe + RS //RB ) iO′ + RE // ( rbe + RS //RB ) iO′ =
rbe + RS //RB
v′′
RE ⋅ ( rbe + RS //RB ) rbe
= rce iO′ 1 + gm + R // ( r + R //R ) i′ =
RE + ( rbe + RS //RB ) rbe + RS //RB
E be S B O
1
ωz = R C
E E
1
ω =
p rBE
RE // C E
1 + g r
m BE
Configurazioni d’amplificazione: collettore comune (IN: base, OUT: emettitore)
RESISTENZA D’INGRESSO
RI = RB //R′I
R′I = rbe + R′′I
RI′′ =
(r ce
//RE //RL )( gbe vbe + gm vbe )
= ( rce //RE //RL )( 1 + gm rbe )
gbe vbe
Per cui si ha:
RI = RB // rbe + ( rce //RE //RL )( 1 + gmrbe )
La resistenza d’ingresso è
piuttosto elevata ed infatti tale
amplificatore è utilizzato
quando serve una RIN grande.
rce
GUADAGNO
Passiamo al guadagno:
VO
AV =
RO′ VI
VO = ( rce //RE //RL )( gbe vbe + gm vbe )
VI = vbe + ( rce //RE //RL )( gbe vbe + gm vbe )
AV =
( g + g )( R //r //R ) = (1 + g r )( R //r //R )
be m E ce L m be E ce L
RESISTENZA D’USCITA
VO
RO = = ( RE //rce ) //RO′
IO VI = 0
Come avevamo anticipato, la resistenza d’uscita è bassa e quindi forniamo molta corrente al carico.
Configurazioni d’amplificazione: base comune (IN: emettitore,
emettitore OUT: collettore)
RI = RE //R′I
vbe
R′I = − i′ = − gbe vbe − gm vbe
i′
Da cui si ha (nota il verso di vbe ):
vbe vbe 1
R′I = − = = =
− gbe vbe − gm vbe gbe vbe + gm vbe gbe + gm
rbe rbe
= =
rbe gbe + rbe gm 1 + gm rbe
RO = RC //RO′
vO
RO′ =
iO′
vO = rce ( iO′ − gm vbe ) + ( rbe //RS //RE ) iO′
Ma si ha che
vbe = − ( rbe //RE //RS ) iO′
Da cui si ha che:
( ) ( )
vO = rce iO′ + gm ( rbe //RE //RS ) iO′ + ( rbe //RS //RE ) iO′ = iO′ rce 1 + gm ( rbe //RE //RS ) + ( rbe //RS //RE )
Dividendo per la corrente iO′ si ha immediatamente la resistenza d’uscita RO′ :
( )
RO = rce 1 + gm ( rbe //RE //RS ) + ( rbe //RS //RE )
GUADAGNO ( rce → ∞ )
vO − gm vbe ⋅ RC //RL
AV = = = gm ( RC //RL )
vI −vbe
Percorsi: un’immagine utile per memorizzare i circuiti ai piccoli segnali
Amplificatori: generalità
I componenti raffigurati con la seguente notazione simbolica vengono chiamati amplificatori operazionali2
differenziali:
(
VO = AVD V+ + E − V− − E )
e quindi E non viene amplificato e “scompare”, al contrario del segnale utile). A questo proposito il
CMRR (Common Ratio è definito come
Common Mode Rejection Ratio)
AVD
CMRR = 20 log
AVC
Per quanto abbiamo detto fin’ora, è cosa buona e giusta che tale parametro sia molto alto (ed infatti,
nella realtà, assume valori compresi
com fra 60 dB e 120 dB), se non infinito.
Gli op-amp
amp differenziali hanno anche altri pregi: fra questi sottolineiamo la grande flessibilità di utilizzo e
la minimizzazione dell’effetto di tensione di deriva termica.
Fra le applicazioni: integratori ad alta velocità, convertitori A/D e D/A, amplificatori low noise-low drift,
amplificatori logaritmici. Gli op-amp
amp differenziali sono molto usati in retroazione e mai ad anello aperto.
2Il nome è dovuto al fatto che con esso è possibile realizzare circuiti elettronici in grado di effettuare numerose operazioni
matematiche: la somma, la sottrazione, la derivata,
derivata l'integrale, il calcolo di logaritmi e di antilogaritmi.
antilogaritmi
avere il massimo di tensione in uscita RO è quindi chiaro che si deve avere RO = 0 : in tale situazione,
infatti, la tensione d’uscita non dipende dalla corrente d’uscita.
La stessa cosa si può vedere con la formula del partitore di tensione
RL
VO = AVI
RO + RL
Notiamo infatti immediatamente che, se RO = 0, si VO = AVI .
Stesso discorso per la resistenza l’ingresso: la tensione ai capi della resistenza d’ingresso è
RI
V = VI
RI + RS S
(formula del partitore)
Affinché VI = VS la resistenza d’ingresso dev’essere infinita.
R2 AVD R2
AVD
VO R2 + R1 R2 + R1 AVD R2 AVD →∞ A R R
=− =− =− → − VD 2 = − 2
VI R1 R1 + R2 + AVD R1 R1 + R2 + AVD R1 AVD R1 R1
1 + AVD
R1 + R2 R1 + R2
Come si nota, il risultato finale è frutto dell’approssimazione AVD → ∞ (amplificatore ideale, cioè dal
guadagno infinito). Per onor di cronaca, si poteva giungere a questo risultato tramite un’altra strada,
applicando l’ipotesi semplificativa del cortocircuito virtuale. Tale escamotage consiste nel considerare
infinito (già in partenza) il guadagno dell’amplificatore. In questo modo, essendo la relazione che lega le
grandezze
VO
VO = AVD VD = AVD ( V+ − V− ) esplicitando si ha AVD = → ∞ V+ = V−
V+ − V−
AVD → ∞
V = AVD ⋅ VD ⇒ VD → 0 ⇒ V+ = V−
Condizioni per il c.c. virtuale: O
stabilità del punto di riposo
stazionarietà
Se V+ = 0 = V− allora anche V_ sarà a massa (la considereremo una massa virtuale)
virtuale e a questo punto, per la
di segno opposto) le correnti che scorrono su RI e R2 .
legge di Kirchhoff, saranno uguali in modulo (ma di
Perciò:
VI V R V
= − O ⇒ − 2 = O ≜ AVD
R1 R2 R1 VI
( VI ai capi di R1 e VO è ai capi di R2 )
Come è evidente, siamo giunti alle stesse conclusioni di prima.
Amplificatore non invertente
“L’inseguitore è uno che corre alla ricerca di qualcosa. Qui corriamo alla ricerca della
corrente.”
(A. P.)
Un op-amp differenziale
nziale consta di un circuito fatto così:
Notiamo anzitutto che possiamo considerarlo come una derivazione del sommatore (con un certo numero
di resistenze uguali). Il principio di risoluzione è sempre lui: se mettiamo a massa V2 , rimane un semplice
amplificatore invertente
R2 R R2
VO = − V1 + 1 + 2 V
R1 R1 R1 + R2 2
Svolgendo i calcoli rimane:
R2
VO = ( V − V1 )
R1 2
E quindi la tensione d’uscita dipende dalla differenza degli ingressi.
Amplificatore da strumentazione
Î
( )
Scopo: trovare il rapporto vO v1 , v2 . Abbiamo un differenziale, quindi possiamo subito scrivere3 che
R3
vO = ( V − VB )
R2 A
Dobbiamo ora esprimere VA − VB ( ) in funzione di V2 e V1 . Se applichiamo il metodo del corto-circuito
corto
virtuale (hp: guadagno degli amplificatori ∞ ) avviene che:
• V 2 − diventa pari a V 2 + ;
• V1+ diventa pari a V1− .
Per cui possiamo eguagliare tali due quantità, le quali si riferiscono entrambe alla stessa corrente Î (che
scorre lungo R):
VB − V A V2 − V1 2 R1 + R
2R
= VB − VA = ( V2 − V1 )
2 R1 + R
R R
legge di Ohm sulla
attraverso la maglia variabile
resistenza varia
ROSSA
NOTA: questo passaggio è stato possibile in quanto l’operazionale non assorbe corrente in prossimità delle
sue porte d’ingresso. Possiamo ora sostituire all’interno della prima equazione per ottenere:
R3 2R + R
vO =
R2
( V2 − V1 ) 1
R
Si noti che:
• il guadagno differenziale è pari al prodotto dei guadagni degli stadi in cascata;
• la resistenza d’ingresso presentata ad entrambe le sorgenti di segnale è idealmente infinita;
• la resistenza d’uscita è mantenuta bassa dall’amplificatore differenziale ad op-amp;
op
• guadagno di tensione controllabile mediante una singola resistenza (R).
I due rami possono essere esaminati singolarmente ai piccoli segnali, restituendo quanto segue:
Si noti che la resistenza Rlo è scomparsa in quanto vbe 1 = −vbe 2 (in virtù dell’ingresso differenziale) e quindi,
applicando Kirchhoff al nodo X, si ha gm vbe 1 = − gm vbe 2 e non scorre corrente su Rlo il nodo X è una
“massa virtuale” in quanto ha potenziale nullo.
In particolare si ha:
uscita
differenziale
vod 2 vo 2 2 RC ( − gm vbe1 )
Avd = =− =− = gm RC
vid 2 vi 1 2 vbe 1
guadagno
differenziale ingresso
differenziale
E anche:
vo 2 vo 2 R
SE
Avd = = = − gm C
vid 2 vi 1 2
Passiamo ora al caso in cui vi è solo ingresso di modo comune (le altre ipotesi rimangono invariate).
Se splittiamo in due parti la resistenza Rlo utilizzando le regole del parallelo “al contrario”
( 2R )
2
ibe x2
Diviso in 2
sottocircuiti