Corrente Elettrica Stazionaria 2
Corrente Elettrica Stazionaria 2
Corrente Elettrica Stazionaria 2
stazionaria
Corrente elettrica stazionaria
Sin qui ci siamo occupati di elettrostatica, ossia dello studio di campi elettrici e potenziali
elettrici generati da cariche considerate a riposo. Ora affrontiamo il caso in cui le cariche
sono in moto.
Se prendiamo un filo di rame isolato abbiamo che gli elettroni liberi di conduzione al suo
interno si muovono in modo casuale con velocità dell’ordine di 106 m/s. Se prendiamo
una superficie immaginaria che interseca il filo, vediamo che gli elettroni di conduzione
si muovono in entrambi i sensi passando attraverso la superficie (si parla, come ordine
di grandezza, di molti miliardi di elettroni al secondo). Il flusso netto di carica, però, è
nullo e dunque non c’è alcuna corrente.
∑ vi
In altre parole, il valore medio del vettore velocità vale ⟨ v ⟩ = =0.
n
Ma il modulo della velocità dei singoli elettroni è | v i | ≠ 0 in quanto si muovono con un moto
termico casuale, che è caratterizzato dalla temperatura del materiale.
( n )
2
∑ vi
La velocità quadratica media è pari a ⟨v ⟩ = e dipende dalla temperatura secondo
3 1 2
la seguente espressione: ⟨ϵ⟩ = KBT = mv
2 2
Quindi la velocità di queste particelle in assenza di un campo elettrico a temperatura ambiente
2
3KBT
(T = 27°C = 300K) è ⟨v ⟩ = ≅ 105 m/s ≅ 100 km/s
me
Aggiungendo una batteria si introduce nella spira una differenza di potenziale che
genera un campo elettrico e quindi impone un verso di percorrenza agli elettroni di
conduzione che, a loro volta, generano una corrente elettrica.
i
i
E
i
i + - i
Si definisce intensità di corrente (di conduzione) i la grandezza che esprime la quantità
di carica (netta) che attraversa la superficie orientata S (superficie orientata = S ⋅ n)̂
nell’unità di tempo
dQ
i=
dt
i i
a b c
J = ρvD
si noti che l’ampere è una delle sette grandezze fondamentali del SI.
t t
∫0 ∫0
Q= dq = idt
Si tenga presente che, in generale, in tale integrale la corrente può o meno variare nel
tempo.
i1
i0
i2
si osserva, poiché la carica si conserva, che la somma delle intensità delle correnti
che si dipartono dal nodo nei due rami deve dare la corrente nel tratto del conduttore
prima del nodo, cioè
i0 = i1 + i2
Ciò è vero anche se, ad esempio, annodiamo o riorentiamo i fili nello spazio.
Conservazione della carica elettrica
Abbiamo visto che, in condizioni statiche, la carica elettrica totale contenuta all’interno di un
fissato volume resta costante nel tempo (legge di conservazione della carica elettrica).
Questa legge vale anche in presenza di una corrente elettrica.
Se consideriamo una superficie gaussiana S, la corrente totale uscente è data dal flusso
del vettore J attraverso di essa. La legge di conservazione della carica elettrica ci
garantisce che se una carica dQ è uscita attraverso la superficie S, allora la carica
contenuta all’interno della superficie deve essere diminuita della medesima quantità,
ovvero:
dQ
∮S
J ⋅ dS = −
dt
d
∫V dt ∫V
∇J dV + ρdV = 0
∫V ( dt )
dρ
∇J + dV = 0
Conservazione della carica elettrica
ΦSC(J) = 0
Conservazione della carica elettrica
In condizioni stazionarie quindi ∇ J = 0:
1. il vettore J è solenoidale
2. le sue linee di campo sono chiuse (non abbiamo una sorgente di linee di campo)
3. ΦSC(J) = 0
d ∂E
∇ J + (ϵ0 ∇ E ) = ∇ J + ϵ0 =0
dt ∂t
∂E ∂E
In condizioni non stazionarie quindi è solenoidale il vettore J + ϵ0 . Il vettore ϵ0
∂t ∂t
prende il nome di densità di corrente di spostamento.
Resistenza e resistività
Consideriamo un conduttore e applichiamo ai suoi estremi un differenza di potenziale
(ddp) mantenuta costante attraverso un generatore di tensione. Si osserva
sperimentalmente che, a temperatura costante, l’intensità della corrente che attraversa il
conduttore è proporzionale alla differenza di potenziale secondo la legge lineare:
ΔV = Ri
Questa legge è nota come (prima) legge di Ohm. La quantità R prende il nome di
resistenza elettrica. Infatti, se si esprime la legge di Ohm come
ΔV
i=
R
si vede che, data una certa d.d.p., più grande è la resistenza che si oppone al fluire
delle cariche libere e minore è l’intensità della corrente che attraversa il conduttore.
L’unità di misura della resistenza nel SI è l’ohm (Ω) che non è altro che il volt su ampere
come si deduce dall’espressione che definisce R. Ossia
1
tgα = = G
R
La costante G = 1/R prende il nome di conduttanza del conduttore in oggetto.
I
tg𝛼 = 1/R
𝛼
∆V
Resistenza e resistività
La resistenza elettrica di un conduttore ohmico dipende dalla geometria e dal materiale,
oltre che dalle condizioni fisiche (e in particolare dalla temperatura).
Per conduttori omogenei a sezione costante (sbarra, cilindri, fili, …) la resistenza può
essere espressa nella forma
dl
VA VB
E = − ∇V
dl
VA − VB = ΔV = E ⋅ dl = Rdi = (ρR ) ( J ⋅ dS) = ρR J ⋅ dl
dS
R1 R2
Resistenze in serie
∑
R= Ri
i=1
Resistenze in serie e in parallelo
I circuiti elettrici contengono solitamente sistemi di resistenze. La resistenza equivalente di
un sistema di resistenze è quella di una singola resistenza che, in luogo del sistema,
produce il medesimo effetto esterno.
( R1 R2 )
V V 1 1
R1 I= + =V +
R1 R2
I
1 I 1 1
= = +
R12 V R1 R2
R2
Resistenze in parallelo
n
1 1
R ∑
=
R
i=1 i
Forza elettromotrice
Consideriamo la circuitazione del campo elettrostatico lungo un circuito. Per la sua
natura conservativa, la circuitazione di ES è pari a zero.
∮l
Es ⋅ dr = 0
∮ ∮ ∮
J ⋅ dr = σc E ⋅ dr = σc Es ⋅ dr = 0 → J = 0
Per avere il passaggio di una corrente stazionaria, occorre che nel circuito sia inserito
un componente circuitale detto generatore in cui si originano forze non conservative
(quindi non elettrostatiche —> chimiche, meccaniche,…) in grado di mantenere una
ddp costante tra i suoi estremi.
Forza elettromotrice
Le forze che spostano cariche all’interno del generatore (ad es. sottrazione di cariche
negative da uno dei poli e trasferimento sull’altro polo) non sono di natura
elettrostatica: agiscono in verso opposto alle forze elettrostatiche che cercherebbero di
ristabilire l’equilibrio, annullando la differenza di potenziale.
Queste forze agiscono solo all’interno del generatore. Definiamo in maniera analoga al
caso elettrostatico un campo per queste forze, definito come il rapporto tra la forza e la
carica che ne subisce l’azione. Chiamiamo questo campo E m campo elettromotore.
Questo campo è diverso da zero solo all’interno del generatore, mentre vale 0 nelle
restanti parti del circuito.
A
++++++++++++++++++++++
generatore di tensione
Em
B —————————————
Esempi: pila Daniell
• lamina di zinco (Zn) immersa in una soluzione acquosa
di solfato di zinco (ZnSO4). In acqua, il solfato di zinco si
dissocia in Zn2+ e SO42- .
x
eND eND x eND
∫W ϵ [
E(x) = dx = x] = (x − W2) ; 0 < x < W2
2
ϵ W2 ϵ
Potenziale
dV
E = − ∇V = −
dx
ϵ (2 )
eNA x 2
V(x) = − + W1x + c ; − W1 < x < 0
ϵ (2 )
eND x 2
V(x) = − W2 x + c ; 0 < x < W2
e
ΔV = (NDW22 + NAW12)
2ϵ
Esempi: cella fotovoltaica
Forza elettromotrice
A differenza del campo elettromotore, il campo elettrostatico E s è non nullo sia dento
che fuori dal generatore.
Il campo elettrico totale presente nel circuito è dato dalla somma dei campi
elettromotore e elettrostatico:
E = Em + Es
Forza elettromotrice
Schematizziamo il generatore di tensione come una scatola entro cui agisce il campo
Em che mantiene tra i poli A e B una differenza di potenziale VA - VB > 0. Il campo
elettrostatico ES è diretto nel circuito da A verso B, sia all’interno che all’esterno del
generatore.
A B
Es
Em
∫A ∫A
Es ⋅ d l = Es ⋅ d l
int est
Forza elettromotrice
Se ora calcoliamo la circuitazione del campo elettrico E lungo un percorso che passa
nel generatore e nel circuito esterno, abbiamo:
∮ ∮ ∫B
E ⋅dl = (E m + E s) ⋅ d l = Em ⋅ d l = ε
int
∮
ε= E ⋅dl
A A
∫B ∫B
ε= Em ⋅ d l = − E s ⋅ d l = V(A) − V(B)
int int
A B
+ — r
ε ΔV = V(A) − V(B) = Ri
R V(A) − V(B) = ε − ri
Quindi:
ε = (R + r)i
Energia elettrica e potenza
Quando in un elemento di circuito circola una corrente le cariche elettriche si spostano
tra punti a potenziale differente con conseguente variazione della loro energia
potenziale. Questa energia può trasformarsi in maniera non immediatamente
reversibile (in calore, si parla quindi di energia dissipata) o in energia che può essere
immediatamente recuperata (si parla di energia immagazzinata, nel campo elettrico o
in quello magnetico).
Va
Vb
a b
Energia elettrica e potenza
In un intervallo di tempo ∆t, un dato numero di portatori con carica totale ∆Q entra
nella resistenza nel punto a in cui il potenziale è Va e un numero di portatori con la
stessa carica totale ∆Q esce dalla resistenza nel punto b in cui il potenziale è Vb
(Va > Vb). La variazione dell’energia potenziale elettrica dei portatori è
Va
Vb
a b
Energia elettrica e potenza
La grandezza ∆U è negativa perché il potenziale diminuisce nel senso della corrente.
La rapidità con cui i portatori perdono energia elettrica è —∆U/∆t; chiamiamo questa
rapidità potenza PR dissipata nella resistenza. Quindi:
ΔU ΔQ
PR = − =V
Δt Δt
Poiché I = ∆Q/∆t
PR = VI
1W = 1J / 1s
Energia elettrica e potenza
Combinando l’espressione trovata in precedenza con la legge di Ohm troviamo altre
due espressioni che esprimono la legge di Joule:
PR = I 2R
V2
PR =
R
Effetto Joule: quando una resistenza è percorsa da una corrente elettrica, la sue
temperatura tende ad aumentare per via degli urti tra gli elettroni e gli atomi del
materiale. In condizioni stazionarie, l’energia persa dagli elettroni viene ceduta con
continuità all’ambiente sotto forma di calore. Questa catena di eventi viene descritta in
modo conciso dicendo che l’energia elettrica viene dissipata sotto forma di calore.
Leggi di Kirchhoff
Nodo 1
Ramo
maglia 2
Nodo 2
Secondo principio di Kirchhoff (legge delle maglie): circolando in una maglia in uno
qualsiasi dei due versi, la somma delle cadute di potenziale relative agli elementi del
circuito è nulla.
Questa legge è l’analogo della legge di Ohm.
∑ ∑
fi = Ri Ii
i i
M=L-N+1
i1 RB i2 f1 = 100 V
RA f2 = 50V
RC RA = 10 𝛺
RD RB = 20 𝛺
RC = 30 𝛺
f1
+ RD = 40 𝛺
+ f2 i3
- RE = 50 𝛺
- RE
Per convenzione, la corrente i è positiva quando il senso della corrente corrisponde alla
direzione di moto dei portatori positivi
i1 RB i2 f1 = 100 V
RA f2 = 50V
RC RA = 10 𝛺
RD RB = 20 𝛺
RC = 30 𝛺
f1
RD = 40 𝛺
f2 i3
RE = 50 𝛺
RE
50V + i2 ⋅ 20Ω
i1(RA + RB) = f1 − f2 + i2RB ; i1 =
30Ω
50V + i2 ⋅ 40Ω
i3(RE + RD) = f2 + i2RD ; i3 =
90Ω
50 + 20i2 50 + 40i2
20i2 − ⋅ 20 + 30i2 + 40i2 − ⋅ 40 = 0
30 90
i2 = 0.943
i1 = 2.295
i3 = 0.975
i = i1 - i2 = 1.352A
∆V = 27V
i = i2 = 0.943A
i = i1 = 2.295A ∆V = 28.3V
∆V = 23V
i = i2 - i3 = -0.03A
∆V = 1.3V
100V
50V
i = i3 = 0.975A
∆V = 48.7V
Ponte di Wheatstone
i1R1 = i2R3
Rx R2 R2
i1R2 = i2Rx → = → Rx = R3
R3 R1 R1
Fenomeni quasi-stazionari
Se le variazioni non sono così rapide da produrre effetti apprezzabili nel tempo impiegato
dai segnali elettromagnetici per propagarsi da un capo all’altro del circuito, ad ogni
istante, la configurazione delle grandezze elettriche ha tempo per aggiustarsi a
soddisfare le relazioni proprie del caso stazionario prima che intervengano variazioni
apprezzabili delle grandezze stesse. In parole semplici, la corrente i(t) non è costante nel
tempo, ma ha comunque lo stesso valore in ogni punto del circuito.
Si dice che il circuito opera in condizioni quasi-stazionarie.
ε = iR + ΔV
dq
i=
dt
q
ΔV =
C
Quindi possiamo scrivere:
dq q
ε−R − =0
dt C
dq q dq dt
R =ε− , =
dt C Cε − q RC
q t
dq dt
q(t) = Cε (1 − e )
∫0 Cε − q ∫0 RC
t
− RC
= →
Quando t = 0, la carica sul condensatore vale q = 0. Per t = RC, la carica vale
q = 𝜀C(1 - e-1) = (0.63)𝜀C. Quando t →∞, q = 𝜀C.
dq(t) ε −t
i(t) = = e RC
dt R
Scarica di un condensatore
Posizionando il commutatore nella
posizione B abbiamo il processo di scarica
del condensatore.
0 = iR + ΔV
dq q
R + =0
dt C
q t
dq dt dq dt
∫Cε q ∫0 RC
=− , = −
q RC
q t t
− RC
ln =− → q(t) = Cε e
Cε RC
Quando t = 0, la carica sul condensatore vale q = 𝜀C. Per t = RC, la carica vale
q = 𝜀C(e-1) = (0.37)𝜀C. Quando t →∞, q = 0.
dq(t) ε −t
i(t) = = − e RC
dt R
ε = ΔVC + ΔVR
Simultaneamente i processi di carica/
scarica si presentano nel modo seguente: