Nigeria-rapporto-2021

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RAPPORTO NIGERIA

I Rapporti annuali relativi alla presenza in Italia delle principali Comunità straniere - curati dalla Direzione Generale
dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - si pongono come
obiettivo l’investigazione e l’approfondimento della presenza sul territorio italiano delle nazionalità, non appartenenti
all’Unione Europea, che risultano più rilevanti dal punto di vista numerico: marocchina, nigeriana, cinese, ucraina,
indiana, filippina, bangladese, egiziana, pakistana, moldava, srilankese, nigeriana, tunisina, nigeriana, peruviana ed
ecuadoriana.
Fondamentale anche per l’edizione 2021 è stato il contributo delle Istituzioni ed Enti che hanno messo a disposizione
del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali le informazioni elaborate poi dall’Area Servizi per l’Integrazione di
ANPAL Servizi. Un sentito ringraziamento per la consolidata e fattiva collaborazione va quindi all’ISTAT - Istituto
Nazionale di Statistica, all’INPS - Coordinamento Generale Statistico Attuariale, al Ministero dell’Istruzione e al Ministero
dell’Università e della Ricerca, all’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura; al
CeSPI, alle confederazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, UGL e alla U.O. Applicazioni di Data Science - Divisione Studi e
Ricerche di ANPAL Servizi. Il paragrafo relativo all’inclusione finanziaria è stato curato dal Dottor Daniele Frigeri,
Direttore dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti.
I volumi integrali dei Rapporti Comunità, edizioni 2012 – 2021 sono consultabili, in italiano e nelle principali lingue
straniere, nell’area “Documenti e ricerche - Rapporti a cura della DG immigrazione e politiche di integrazione” del
portale istituzionale www.integrazionemigranti.gov.it e nell’area “Studi e statistiche” del sito istituzionale del Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali – www.lavoro.gov.it Agli stessi indirizzi, inoltre, è disponibile un allegato statistico,
in cui è possibile reperire informazioni aggiuntive a quelle inserite nei rapporti, o approfondire quanto già analizzato, in
un quadro di confronto tra le principali nazionalità.
L’edizione 2021 dei Rapporti nazionali sulle principali Comunità straniere, la loro traduzione e il Quaderno di Confronto
sono stati realizzati dall’Area “Servizi per le politiche d’integrazione” di ANPAL Servizi, nell'ambito del progetto PRAUD
- PROTEZIONE, AUTONOMIA, DIGNITÀ DEL LAVORO.
Indice

Premessa .............................................................................................................................................. 4
1. Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione .................................................. 5
1.1 Caratteristiche sociodemografiche.................................................................................................... 6
1.2 Modalità e motivi della presenza in Italia ......................................................................................... 9
1.3 Indicatori di integrazione sociale..................................................................................................... 10
1.4 Inclusione finanziaria ....................................................................................................................... 13
2. La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare ........................................ 17
2.1 La condizione occupazionale dei lavoratori nigeriani ........................................................................... 19
2.2 Le assunzioni e le cessazioni nel mercato del lavoro ...................................................................... 21
2.3 L’imprenditoria ................................................................................................................................ 22
2.4 Politiche del lavoro e sistema di welfare ......................................................................................... 23
Nota Metodologica ............................................................................................................................ 28
4 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

Premessa
La Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali è impegnata da oltre un decennio a restituire un’informazione chiara e puntuale sul
fenomeno migratorio, nella convinzione che a partire da una conoscenza basata su evidenze numeriche possa
essere evitata una lettura distorta e possano essere fornite risposte più efficaci in termini di politiche
pubbliche. Un obiettivo quanto più importante, in questo specifico momento storico, vista la necessità di
comprendere e analizzare sino in fondo l’impatto economico e sociale che ha avuto la crisi pandemica sulle
condizioni di vita delle fasce più vulnerabili della popolazione, come i cittadini migranti. Diversi sono gli
strumenti che la DG mette in campo per approfondire le principali dimensioni del fenomeno migratorio nel
nostro Paese: il Rapporto nazionale sui migranti nel Mercato del lavoro italiano, quest’anno alla undicesima
edizione, i Rapporti sulla presenza dei migranti non comunitari nelle 14 città metropolitane italiane, alla loro
sesta edizione, i rapporti semestrali di monitoraggio sulla presenza nel territorio nazionale dei minori stranieri
non accompagnati e i Rapporti nazionali sulle principali Comunità straniere, giunti quest’anno alla decima
edizione.
Quest’ultima collana ha come obiettivo la descrizione delle principali comunità di cittadinanza extra-Ue, di
cui mette in luce le peculiarità in termini di caratteristiche socio-demografiche, storia migratoria, inserimento
nel mercato del lavoro. Fin dalla prima edizione, sono state prese in considerazione le 16 Comunità
numericamente più rilevanti in termini di presenza regolare sul territorio italiano: marocchina, albanese,
cinese, ucraina, indiana, filippina, egiziana, bangladese, pakistana, moldava, srilankese, senegalese, tunisina,
nigeriana, peruviana ed ecuadoriana. La centralità del ruolo delle diaspore nei processi di inclusione è
d’altronde un elemento chiave per la realizzazione di una piena inclusione della popolazione migrante e per
la promozione di una società coesa e plurale. Come affermato nel Piano d’Azione per l’integrazione e
l’Inclusione 2021-2027, lo sviluppo di società accoglienti, diverse e inclusive è un processo bidirezionale che
chiama in causa l'impegno sia dei migranti che della società di accoglienza. “L'inclusione dei migranti e dei
cittadini dell'UE provenienti da un contesto migratorio – si legge nel Piano - e la promozione della loro
partecipazione attiva ai processi consultivi e decisionali possono contribuire alla loro emancipazione e
garantire che le politiche di integrazione e di inclusione siano più efficaci e riflettano i bisogni reali”. Inoltre,
la Commissione sostiene che per raggiungere questi obiettivi sia anche necessario offrire alle comunità locali
l'opportunità di conoscere meglio le persone che arrivano e il loro contesto di provenienza.
Questa consapevolezza è alla base di diverse iniziative promosse dalla Direzione Generale dell’Immigrazione
per creare spazi di dialogo con le diaspore. A partire dalla Banca dati delle associazioni migranti presente sul
portale Integrazione Migranti, attiva dal 2014 e oggetto di periodici aggiornamenti, strumento di grande
utilità per le istituzioni e per le associazioni stesse, nell’ottica di favorire occasioni di incontro e networking.
Agli stessi obiettivi risponde il ciclo di incontri “Voce alla diaspora”, tuttora in corso, che prevede la
realizzazione di webinar di confronto con le principali comunità straniere in Italia. Gli incontri hanno un
duplice obiettivo: fornire informazioni puntuali sulle iniziative e i progetti realizzati dalla Direzione, a favore
della popolazione migrante, e dare voce alle comunità per approfondirne la conoscenza a raccoglierne le
istanze e le aspettative.
Quest’anno la linea editoriale dei Rapporti sulle comunità straniere è stata sottoposta ad un generale
ripensamento, al fine di renderne più agevole la fruizione. Pur non tralasciando l’esigenza di analisi
dettagliata, si è scelto di presentare le informazioni in modo più sintetico e di accompagnare il testo con una
restituzione grafica. La collana si compone di un rapporto di confronto delle comunità sui differenti temi e di
16 rapporti sintetici sulle singole comunità. Il Quaderno di confronto esplicita la caratterizzazione delle
diverse collettività nazionali, tenendo conto di indicatori relativi al profilo socio-demografico, alle modalità e
ai motivi di soggiorno, all’inserimento nel mondo del lavoro e alla caratterizzazione dell’impiego; attraverso
questa analisi comparativa delle diverse collettività, si è voluto restituire un quadro dello stato di
avanzamento del processo di integrazione della popolazione extra UE nel suo complesso. I singoli rapporti,
composti da due capitoli, mettono in luce il processo di integrazione di ciascuna comunità, così come emerge
dagli indicatori presi in considerazione nell’analisi.
Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione 5

1. Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di


stabilizzazione
6 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

La Nigeria, spesso definita il “gigante dell’Africa”, con circa 200


milioni di abitanti è sempre stata terra di immigrazione di
movimenti regionali, ma a partire dagli ultimi vent’anni del
secolo scorso è diventata anche un Paese di emigrazione. Secondo alcune stime, i migranti nigeriani
nel mondo sono più di 1,2 milioni1, suddivisi prevalentemente tra 5 Paesi: Stati Uniti d’America,
Regno Unito, Camerun, Niger e Italia.
I primi grandi movimenti migratori in uscita dal Paese africano si fanno risalire agli anni ’80 del secolo
scorso, a causa delle difficoltà economiche dovute all’impatto che i programmi di adeguamento
strutturale hanno avuto sul mercato del lavoro nigeriano e alla domanda di manodopera nell’Europa
meridionale. I primi flussi migratori hanno riguardato soprattutto lavoratori specializzati, a cui negli
anni successivi si sono aggiunti lavoratori non specializzati e migranti irregolari.
La forte crescita demografica, superiore anche al crescente aumento del prodotto interno lordo, ha
dato vita a rapidi processi di urbanizzazione e progressive tensioni per le terre nelle aree rurali,
aggravate dai mutamenti climatici; un quadro in mutamento che ha portato all’amplificazione delle
diseguaglianze esistenti tra le diverse fasce della popolazione. Secondo stime della Banca Mondiale,
nel 2021, quasi il 43% della popolazione della Federazione vive al di sotto della soglia di povertà.
L’instabilità nel sud-est e nel nord-est del Paese, legata alle migrazioni interne, al terrorismo di
matrice islamica di Boko Haram, alle divisioni etnico-religiose, ha alimentato la fuoriuscita di
numerosi richiedenti asilo2.
I flussi migratori più rilevanti in Italia sono avvenuti a partire dal 1992, con una crescita regolare.
Va ricordato nel caso dell’immigrazione italiana, l’elevata quota di donne migranti, legata spesso
alla piaga della tratta di esseri umani. Tra i fattori che hanno dato impulso alla tratta di donne verso
l’Europa si riscontrano, oltre alle difficoltà economiche e alle limitate possibilità di lavoro,
l’analfabetismo, la discriminazione e la violenza subite dalle donne nella società nigeriana. A
contribuire alla crescita del fenomeno si sono aggiunte le politiche restrittive sulla migrazione in
Europa che, insieme alla forte corruzione interna, hanno favorito le reti di trafficanti, che hanno
trovato nelle dimensioni del mercato europeo del sesso un mercato ricco e senza crisi3.

Sebbene il processo d’integrazione sociale della popolazione migrante nei territori di accoglienza, rappresenti
un fenomeno complesso e multifattoriale, di difficile rilevazione e misurazione4, diversi sono gli indicatori che
- analizzati sul lungo periodo – possono aiutare nella comprensione del percorso intrapreso dalle diverse
collettività. Si tratta per lo più di indicatori sulla localizzazione territoriale, sulla partecipazione alle attività
caratterizzanti la società d'accoglienza e sull'inserimento nei principali ambiti della vita sociale (lavoro,
formazione, attività associative).
Nel caso della comunità nigeriana, come vedremo, gli indicatori mostrano un crescente grado di
stabilizzazione nel tessuto socioeconomico italiano.

1
“Migration Profile NIGERIA- 2017”, Publications Office of the European Union -
https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC117922
2 ISPI - Caritas Italiana, “Cause di migrazione e contesti d’origine”, - Tau Editrice Srl
3
EASO, “Nigeria: la tratta di donne a fini sessuali”, ottobre 2015
4
La definizione stessa del processo è spiegata in modo differente dai diversi enti e istituzioni che vi operano. Vedi OCSE e Eurostat
Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione 7

I nigeriani regolarmente soggiornanti5 in Italia sono 91.619 al 1° gennaio 2021, dato che colloca la comunità
in quattordicesima posizione per numerosità tra le principali collettività di cittadinanza extra UE. Il calo delle
presenze all’interno della comunità (-6,5%), rispetto all’anno precedente, è in linea con la diminuzione
generale delle presenze dei non comunitari (- 6,7%). I cittadini nigeriani rappresentano comunque, il 2,7%
dei non comunitari in Italia.
La comunità nigeriana di Italia è la più grande dell’Unione Europea, seguono quella tedesca e quella
spagnola6.
Mappa 1- Distribuzione della popolazione nigeriana regolarmente Il 58,5% circa dei cittadini nigeriani in Italia si
soggiornante in Italia. Dati 1° gennaio 2021 trova nel Nord del Paese, in particolare in Veneto
(prima regione per presenze nigeriane), che
accoglie il 14,5% dei cittadini nigeriani, a fronte
del 10% dei non comunitari complessivamente
considerati, in Emilia-Romagna (seconda regione
per numero di cittadini nigeriani) dove si trova il
14,3% della comunità e in Lombardia (terza
regione per numero di presenze) col 14,1%.
Caratterizza la popolazione nigeriana in Italia una
presenza superiore alla media nelle regioni del
Sud, dove ha richiesto o rinnovato il permesso di
soggiorno il 17,8% della comunità contro il 14,2%
del totale dei non comunitari, con una
concentrazione maggiore in Campania (5,2%) e
Puglia (3,4%).
Nel caso della comunità africana, l’elevata
presenza nelle regioni del nord del Paese, nonché
la concentrazione specifica nell’area Veneta,
indicano difatti un processo di stabilizzazione da
collegare evidentemente con le opportunità
offerte in termini di reddito e occupazione da
questi territori.
Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati ISTAT

La comunità nigeriana fa rilevare un leggero disequilibrio


di genere a favore della componente maschile: le donne
rappresentano il 45,1% e gli uomini il restante 54,9%. È
infatti tra le principali collettività extra europee, la quinta,
per il più basso grado di squilibrio di genere7: 9,7%.
Sia l’equilibrio della composizione per genere che la
distribuzione della popolazione per classi d’età sono
importanti segnali di integrazione di una comunità nel territorio in quanto mostrano una situazione di
maggiore stabilità demografica legata ai ricongiungimenti familiari e alle nascite.
I dati sulla collettività nigeriana evidenziano un processo di stabilizzazione ancora in divenire, considerato
che l’equilibrio di genere è dovuto più che alla presenza di nuclei familiari, alla tradizione migratoria della

5
Le statistiche relative ai cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti includono tutti gli stranieri di Stati terzi rispetto
all’Unione Europea che risultano in possesso di un valido documento di soggiorno (permesso di soggiorno o permesso di soggiorno
UE per soggiornanti di lungo periodo). Non tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti rientrano nel conteggio dei residenti
in Italia: la fonte statistica prescelta comprende pertanto anche i cittadini stranieri che per qualunque motivo non abbiano ancora
ottenuto la residenza in Italia.
6
I cittadini nigeriani residenti in Germania risultano 68.129, in Spagna 31.502 (dati Eurostat).
7 Il grado di squilibrio di genere è dato dalla differenza, priva di segno, tra le incidenze percentuali dei due generi.
8 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

comunità che ha visto in un primo periodo la presenza delle donne come primi soggetti dei processi migratori
e solo di recente la componente maschile è aumentata fino a invertire la tendenza.
La piramide dell’età della comunità nigeriana in Italia mostra una distribuzione per classi di età piuttosto
differente rispetto a quella della popolazione italiana. In particolare, si registra una maggiore incidenza delle
classi più giovani, dato che evidenzia l’impatto positivo della presenza straniera sulla crisi demografica in atto
nel Paese, che porterà progressivamente a un rapporto tra giovani e anziani sempre più sbilanciato a favore
di quest’ultimi8, con evidenti risvolti economico-sociali.
Grafico 1 - Distribuzione per classe d'età e genere dei cittadini regolarmente presenti appartenenti alla comunità, al totale stranieri
non comunitari e al totale degli italiani (v.%). Dati al 1° gennaio 2021

Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati ISTAT


La popolazione nigeriana in Italia si caratterizza, infatti, per essere composta in netta maggioranza di giovani:
oltre la metà ha meno di 30 anni (a fronte del 38% rilevato sul complesso dei non comunitari). La distribuzione
per classi d’età evidenzia, in particolare, la prevalenza della classe dei minori, che raggiunge un’incidenza di
circa il 26%, a fronte del 22,1% rilevato sul totale dei cittadini non comunitari. I quasi 24mila minori nigeriani
rappresentano il 3,2% dei minori non comunitari presenti in Italia al 1° gennaio 2021. Si tratta di un dato da
collegare sia ai crescenti ricongiungimenti familiari che all’alto tasso di natalità all’interno della collettività.
La Nigeria conta in Italia 64 minori stranieri non
accompagnati al 31 ottobre 2021 (lo 0,6% del totale), un
numero in calo dell’1,6% rispetto al 2020. Sebbene
l’incidenza femminile sia decisamente superiore alla media
(29,7% a fronte di 2,5%), si tratta in prevalenza di maschi
(70,3%), e di ragazzi prossimi alla maggiore età (il 54,7% dei
MSNA nigeriani ha 17 anni)9.

In linea con l’andamento decrescente delle nascite in Italia, la comunità fa rilevare un calo delle nascite di
oltre il 2%: da 2.599 del 2018 a 2.542 del 201910. Complessivamente nel corso degli ultimi 10 anni sono nati

8ISTAT, “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie” del 01/01/2020” https://www.istat.it/it/files//2021/11/REPORT-
PREVISIONI-DEMOGRAFICHE.pdf .
99
Per minore straniero non accompagnato (MSNA), si intende “il minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri
Stati dell'Unione Europea, il quale si trova, per una qualsiasi causa, nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto
alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti, per lui legalmente
responsabili, in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano" (V. art. 2, L. 47/2017)
10 Ultima annualità per cui risulta disponibile il dato.
Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione 9

oltre 562mila bambini con cittadinanza non comunitaria in Italia, più di 21mila (il 4%) di cittadinanza
nigeriana.
Il tasso di natalità (23,1%) della comunità si attesta decisamente al di sopra di quello relativo al complesso
della popolazione non comunitaria ed è quasi quattro volte superiore rispetto a quello della popolazione
autoctona (rispettivamente 14% e 6,5%).

I dati sui titoli di soggiorno evidenziano come il processo di stabilizzazione della comunità sul territorio,
benché ancora acerbo, stia progredendo, in considerazione della crescente quota di lungosoggiornanti e di
ingressi e permessi legati a motivi familiari.
I nuovi titoli di soggiorno rilasciati nel corso del 2020 a cittadini nigeriani sono complessivamente 3.911.
Nonostante il rilevante calo (-25%) rispetto all’anno precedente - calo che ha interessato tutte le comunità
straniere a causa anche delle restrizioni alla mobilità introdotte a livello globale per contrastare il diffondersi
del virus SARS-COV 2 - la comunità nigeriana si conferma in ottava posizione per numero di nuovi permessi
di soggiorno rilasciati nel 2020, coprendone una quota pari al 3,7%11.
Tabella 1 - Nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2020 per motivazione e cittadinanza. V.% e variazione 2019/2020
Motivo del permesso Nigeria Incidenza % su totale non
V.% Variazione % comunitari
2020/2019
Lavoro 0,9% -33,3% 0,6%
Famiglia 41,1% -18,7% 2,6%
Studio 1,0% -65,8% 0,5%
Asilo, richiesta asilo e altre forme di protezione 35,7% -46,1% 10,4%
Residenza elettiva, religione, salute 21,3% 76,3% 5,0%
Totale=100% 3.911 -24,9% 3,7%

Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati Ministero dell’Interno

I cittadini nigeriani entrati nel Paese nel 2020 lo hanno fatto prevalentemente per motivi familiari (41,1%),
con un calo del 18,7% rispetto all’anno precedente. Più dell’80% di coloro che sono entrati per motivi familiari
erano minori: 1.331, ovvero il 74% circa degli under 18 entrati durante lo stesso periodo.
La richiesta di ricongiungimento familiare è un importante indicatore del grado di integrazione da parte del
richiedente sul territorio in cui è residente, considerata la necessità di dimostrare il raggiungimento di
determinati standard di integrazione economica e alloggiativa (disponibilità di un alloggio idoneo e di un
reddito minimo) per ottenere il nulla osta al ricongiungimento. Inoltre, l’unità familiare, che è riconosciuta
come diritto fondamentale nel nostro ordinamento - contribuisce a creare una stabilità socio-culturale, che
è parte integrante del nuovo percorso di stabilizzazione in un Paese straniero. Sotto questo aspetto la
comunità nigeriana mostra ancora delle notevoli differenze rispetto al totale delle comunità extra europee,
trattandosi di una comunità giovane per storia migratoria e la cui presenza è legata soprattutto all’elevato
numero di permessi per protezione.
Caratterizza infatti la comunità l’elevato numero di titolari di un nuovo permesso di soggiorno per richiesta
d’asilo o per una forma di protezione: 35,7%. La comunità nigeriana risulta seconda, tra le principali non
comunitarie, per incidenza di tale motivazione tra i nuovi permessi rilasciati nel corso del 2020.

11 Il 2020 segna il numero più basso di nuovi ingressi di cittadini stranieri in Italia degli ultimi 10 anni; fenomeno legato anche alle
limitazioni degli spostamenti introdotte a seguito del diffondersi della pandemia da Covid-19.
10 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

Come accennato, l’analisi della tipologia dei permessi di


soggiorno12 conferma che per la comunità nigeriana in Italia
permane una condizione di immaturità nel processo di
stabilizzazione sul territorio. La quota di
lungosoggiornanti13 al suo interno, al 1° gennaio 2021, è
difatti pari al 39,6%, la più bassa tra le sedici principali
comunità extra europee, inferiore a quella rilevata sul
complesso dei non comunitari di circa 25 punti percentuali.
Sia per il complesso della popolazione non comunitaria che per la comunità nigeriana, si registra comunque
una crescita della quota di lungosoggiornanti nell’ultimo anno, passati rispettivamente dal 63,1% al 64,4% e
dal 38,5% al 39,6%.
A conferma di un processo di Grafico 2 - Permessi di soggiorno a scadenza per tipologia e cittadinanza
consolidamento della presenza di riferimento (v%). Dati al 1° gennaio 2021
nigeriana nella penisola ancora
acerbo, i motivi familiari
rappresentano solo la seconda
motivazione di soggiorno in Italia (24%
circa), meno della metà della
percentuale registrata sul complesso
dei cittadini non comunitari (52%). Si
conferma invece l’elevata incidenza dei
permessi di soggiorno per richiesta
asilo, protezione internazionale o altre
forme di protezione tra i membri della
comunità: quasi il 23% dei titolari di
permessi rilasciati per le stesse ragioni
a cittadini di paesi terzi in Italia è infatti
nigeriano, e copre il 56,7% dei titoli Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati ISTAT
rilasciati ai cittadini della comunità.
Il lavoro rappresenta la terza motivazione di soggiorno con un’incidenza pari al 15,3% sui titoli soggetti a
scadenza; il numero di permessi legati a tale motivazione è aumentato del 16% circa rispetto all’anno
precedente.
Dalla breve analisi delle principali caratteristiche demografiche della comunità emerge come il processo di
consolidamento della stabilizzazione delle presenze sia ancora lontano da favorire la presenza di numerosi
nuclei familiari, confermando un profilo migratorio composto da giovani, celibi 14con una presenza non
radicata sul territorio.

L’integrazione, come abbiamo visto, è un percorso complesso e multidimensionale che scaturisce da una
pluralità di fattori che toccano tanto la dimensione individuale quanto quella collettiva. Tra questi fattori,
alcuni dei più determinanti per innescare e completare il processo, sono la partecipazione al mercato del

12
Nel report viene riportato il dato di stock relativo al numero delle presenze complessive dei cittadini di Paesi Terzi autorizzati a
permanere sul territorio italiano nell'anno di riferimento.
13
Il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo può essere rilasciato al cittadino straniero in possesso, da almeno 5
anni, di un permesso di soggiorno in corso di validità, a condizione che dimostri la disponibilità di un reddito minimo non inferiore
all’assegno sociale calcolato annualmente.
14
Il 92% degli ingressi avvenuti nel 2021 da parte di cittadini nigeriani in Italia ha riguardato celibi/nubili. Dati Istat al 1° gennaio 2021.
Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione 11

lavoro, le politiche migratorie e di integrazione, l’accesso al sistema di welfare, la narrazione pubblica e


mediatica sugli immigrati ma anche, più in generale, le dinamiche di inclusione attuate dalla società di
accoglienza. È infatti attraverso l’inserimento nel mondo del lavoro locale e nella scuola, l’accesso a un
alloggio stabile, e la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica del paese di accoglienza che può
determinarsi il successo di percorsi di inclusione.
Uno dei più importanti segnali di consolidamento della presenza straniera nel Paese è la trasformazione del
tessuto sociale, che riguarda in primis la base stessa della società. È soprattutto nella dimensione e nella
natura dei rapporti affettivi che il percorso di integrazione si rivela più avanzato. In questo senso, il numero
di matrimoni misti rappresenta un importante indicatore di integrazione che riguarda l’ambito delle relazioni
private ma anche, più in generale, quelle sociali, coinvolgendo oltre ai due soggetti interessati anche le
collettività da cui provengono, fornendo al contempo la testimonianza di una società plurale e diversa.
Nel 201915 sono stati 261 i matrimoni misti tra cittadini nigeriani e
italiani, pari al 24,6% dei 1.060 matrimoni in cui almeno un coniuge
era di nazionalità nigeriana: 146 riguardano un marito italiano e una
moglie nigeriana, 115 uno sposo nigeriano e una sposa italiana.
Tra il 2018 e il 2019 i matrimoni che coinvolgono membri della comunità in esame hanno registrato un
sensibile aumento (+28,5%), che riguarda però la tipologia di unione in cui entrambi i coniugi sono stranieri.
Anche le acquisizioni di cittadinanza sono un altro importante
indicatore di integrazione sociale. Nonostante la legislazione italiana
in materia sia piuttosto restrittiva16, le comunità con una più lunga
presenza sul territorio nazionale fanno segnare un trend positivo in
questo ambito. La comunità nigeriana, in considerazione della recente storia migratoria, mostra invece
ancora una tendenza altalenante. Secondo gli ultimi dati disponibili, la maggior parte delle acquisizioni di
cittadinanza (51%) sono legate alla trasmissione dai genitori o all’elezione al 18° anno; seguono le
naturalizzazioni (39,2%), mentre solo nel 9,8% dei casi la cittadinanza è stata acquisita a seguito di
matrimonio con un cittadino italiano. La collettività nigeriana risulta terz’ultima – dopo quella cinese e
srilankese - per concessioni di cittadinanza: su un totale di 118.513 concessioni per cittadini originari di Paesi
Terzi nel 2020, i procedimenti a favore di migranti di origine nigeriana sono stati 1.809, pari all’1,5% del totale.
Tra il 2017 e il 2020 hanno acquisito la cittadinanza italiana per residenza, matrimonio o
trasmissione/elezione 7.429 cittadini nigeriani. La bassa incidenza di cittadini di origine nigeriana tra i
neocittadini è indicativa di un processo di stabilizzazione ancora in fase iniziale e di un radicamento della
presenza nella penisola italiana ancora in fieri.
La presenza sempre più evidente di minori stranieri nelle scuole,
frutto della crescita dei nuclei familiari, accompagna i segnali di
stabilizzazione dei migranti in Italia. Alla scuola spetta il compito di
promuovere percorsi di conoscenza e comprensione per avvicinare gli
alunni stranieri alla nuova cultura, favorendo anche l’inserimento nel tessuto sociale locale delle famiglie,
che spesso iniziano a stabilire relazioni sociali nella comunità in cui risiedono proprio attraverso le istituzioni
scolastiche.
In riferimento alla comunità nigeriana gli studenti iscritti all’anno scolastico 2020/2021 sono 18.418, pari al
2,7% della popolazione scolastica non comunitaria nel suo complesso. Rispetto all’anno scolastico
precedente il numero degli alunni della comunità in esame ha conosciuto un’importante crescita (+7%), a
fronte di una lieve decrescita per il totale degli alunni non comunitari (-0,4%). Il numero degli iscritti è
cresciuto in tutti gli ordini scolastici ad eccezione della scuola Primaria (-0,3%). L’incremento maggiore si

15
Ultima annualità di riferimento.
16
Per ottenere la cittadinanza per naturalizzazione bisogna risiedere legalmente per 10 anni continuativi sul territorio nazionale o 3
anni a seguito di matrimonio con cittadino italiano. Di conseguenza alcune comunità di recente insediamento ne beneficiano in minor
misura.
12 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

registra nella scuola dell’infanzia (+15,1%) e in quella secondaria di secondo grado (+10%). L’incidenza degli
studenti appartenenti alla comunità in esame sul totale degli alunni non comunitari è maggiore fra gli iscritti
alla scuola dell’infanzia, dove è di cittadinanza nigeriana il 4,7% degli iscritti, mentre l’incidenza è più bassa
fra gli iscritti alla secondaria di secondo grado (1,8%).
Per la comunità africana è la scuola Primaria ad accogliere la percentuale più alta di studenti, con un’incidenza
simile a quella relativa agli alunni non comunitari complessivamente considerati (36,5% contro 36,3%). Si
registra una presenza meno consistente negli ordini scolastici superiori: solo il 17% circa degli studenti
nigeriani è inserito nelle scuole secondarie di primo grado e il 16,3% in quelle di secondo grado (per il
complesso degli alunni non comunitari le incidenze sono rispettivamente 21,4% e 24,8%). Relativamente alla
presenza femminile nella popolazione scolastica nigeriana, le ragazze sono il 49% circa, un dato leggermente
più alto di quello registrato sul totale degli studenti extra UE.
Nell’ambito dell’istruzione universitaria si registra una crescita rilevante (+20,9%) di studenti di nazionalità
nigeriana iscritti a corsi di laurea biennale o triennale in Italia nell’anno accademico 2020/21, rispetto all’anno
precedente. Si tratta di 728 studenti che rappresentano lo 0,9% degli studenti universitari non comunitari.
In riferimento al mondo della formazione, va anche sottolineato come risulti molto elevato il tasso di
interruzione degli studi nella popolazione extra comunitaria e nella popolazione nigeriana con età compresa
tra i 18 ed i 24 anni: rispettivamente ben il 40% e 58%, a fronte dell’11% della popolazione italiana, a
sottolineare una maggiore vulnerabilità di questa componente della popolazione giovanile presente nel
Paese, nonché la necessità di rafforzare il sistema scolastico ed educativo nella direzione dell’inclusività e
dell’interculturalità.
Considerando la dimensione sociale dei percorsi di inclusione,
l’appartenenza ad associazioni di diversa natura rafforza la
possibilità di partecipazione alla vita sociale e politica locale e
favorisce la creazione di nuove reti e conoscenze su e del territorio.
Nel caso della Nigeria, le associazioni della diaspora sono un bacino di valore per la comunità residente in
Italia ma anche per il Paese d’origine.
La comunità nigeriana conta 19 associazioni della diaspora17. Tra le principali finalità per le quali le
associazioni si sono costituite, al primo posto si colloca la promozione dell’integrazione, seguita dalla
valorizzazione della cultura di origine e la mediazione interculturale. Gli obiettivi delle associazioni
rispecchiano le necessità espresse dalla collettività nei territori e come tali sono utili anche per la
pianificazione di azioni ed interventi efficaci di politiche pubbliche che tengano conto anche delle loro
potenzialità.
I lavoratori stranieri in Italia, come si vedrà, sono spesso inseriti in un
mercato del lavoro complementare a quello della popolazione
autoctona, essendo principalmente impiegati in mansioni
scarsamente qualificate e retribuite.
Questa canalizzazione reca con sé una maggior vulnerabilità, legata anche all’ampio inserimento in settori,
come quello domestico, edile, ricettivo e agricolo, che fanno registrare maggiore incidenza di fenomeni di
illegalità e sfruttamento; ne deriva anche un generale minor potere contrattuale per i lavoratori stranieri,
soprattutto per la stringente necessità di un lavoro unita spesso all’assenza di reti familiari e amicali che ne
possano garantire il sostegno. In tali condizioni il sindacato rappresenta sicuramente un importante
strumento di tutela da possibili abusi e inadempienze contrattuali, nonché da comportamenti scorretti del
datore di lavoro. Inoltre, l’importante ruolo svolto dai Patronati nel supportare i cittadini stranieri, non solo

17
Il dato fa riferimento alle associazioni registrate nella mappatura delle associazioni migranti promossa dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali - Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione, disponibile sul Portale Integrazione
Migranti: https://www.integrazionemigranti.gov.it/it-it/Ricerca-Associazioni
Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione 13

nelle questioni legate al mondo del lavoro, ma anche per pratiche amministrative e assistenziali, contribuisce
ad avvicinare i migranti al mondo sindacale.
I dati evidenziano in effetti come la partecipazione sindacale tra i lavoratori stranieri sia piuttosto elevata. Se
si considerano solamente le prime quattro confederazioni sindacali italiane (CGIL, CISL, UIL e UGL18) i cittadini
stranieri tesserati nel 2020 ammontano a oltre un milione 159mila, ovvero il 49% circa degli occupati stranieri
di età superiore ai 15 anni. Se si considera la sola popolazione di cittadinanza non comunitaria, risultano
tesserate ai medesimi sindacati 838.101 persone, la cui incidenza sul totale degli occupati di cittadinanza
extra UE risulta leggermente superiore e prossima al 53%.
Nel 2020, la comunità nigeriana - nonostante sia la quattordicesima comunità di stranieri non UE in Italia -
risulta dodicesima per numero di iscritti ai tre sindacati per cui è disponibile il dato disaggregato per
cittadinanza19, coprendo una quota pari al 2% dei tesserati non comunitari.
Come rilevato per il complesso dei tesserati non comunitari, è la CGIL il sindacato che accoglie il maggior
numero di tesserati appartenenti alla comunità nigeriana (48,5%), seguita dalla CISL (30%), mentre il 21,4%
è iscritto alla UIL. È in quest’ultimo sindacato che la comunità risulta avere una maggiore incidenza,
rappresentando il 2,3% dei non comunitari iscritti a tale sigla.

L’accesso al credito costituisce un importante fattore abilitante e


attivatore di processi che possono favorire il processo di inclusione
economica e sociale di un individuo e della sua famiglia. Nelle sue diverse forme tecniche il credito può
consentire la stabilità abitativa (attraverso un mutuo finalizzato all’acquisto di un’abitazione), la disponibilità
di beni durevoli (credito al consumo), la realizzazione di investimenti produttivi (avvio di un’attività
d’impresa) o formativi (attraverso forme di prestiti finalizzati all’educazione o alla formazione), fino alla
disponibilità di fondi per far fronte a situazioni impreviste o temporanei squilibri di cassa (nelle forme
tecniche delle aperture di credito o dei prestiti personali).
Allo stesso modo un eccessivo o non corretto ricorso al credito può portare a situazioni di
sovraindebitamento che possono aggravare situazioni di fragilità finanziaria fino a degenerare in condizioni
critiche. Una corretta valutazione della propria capacità reddituale e delle condizioni di accesso al credito
sono alla base di un suo corretto utilizzo e di una effettiva capacità di generare processi virtuosi, che si
accompagna con un’adeguata educazione finanziaria e un rapporto corrispondente con gli intermediari
finanziari.
Studiare i comportamenti con riferimento all’accesso alle diverse forme creditizie e la loro evoluzione nel
tempo, può quindi essere utile per comprendere alcuni drivers chiave attraverso cui si sta svolgendo il
processo di inclusione economica e finanziaria degli individui e l’evoluzione dei loro bisogni nel tempo. Ciò
vale in modo particolare per i cittadini stranieri, che non possono fare affidamento su un patrimonio di
partenza (in genere quello famigliare) o su una storia creditizia pregressa, che facilitano l’accesso al credito
nell’arco della vita di un individuo. Guardando infatti ai cittadini extra UE, dai dati disponibili dall’ultima
indagine campionaria realizzata nel 202121, emerge come queste due caratteristiche siano alla base di una
preferenza per l’informalità nella ricerca di fonti di finanziamento aggiuntive che contraddistingue
rispettivamente il 44% del campione generale e, nel caso dell’avvio di attività produttive, il 23% degli
imprenditori extra comunitari intervistati. Amici e parenti sono infatti la prima fonte di finanziamento in caso
di bisogno, mentre nel 56% dei casi sono gli intermediari finanziari il primo riferimento. Si tratta di un dato

18 Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL); Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL); Unione Italiana del Lavoro
(UIL); Unione Generale del Lavoro (UGL).
19 I dati degli iscritti all’UGL per comunità di appartenenza non sono disponibili.
20
Paragrafo a cura di Daniele Frigeri – CeSpI.
21 Rapporto Osservatorio sull’Inclusione Socio-Economica e finanziaria delle Imprese gestite da Migranti 2021. L’indagine ha

riguardato un campione di 1.200 cittadini extra comunitari, regolarmente residenti sul territorio italiano.
14 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

rilevante, che mostra un’evoluzione rispetto all’indagine campionaria del 201722, quando la preferenza per
l’informalità riguardava il 50% del campione. Un passaggio dall’informalità alla formalità che sembra indicare
un fattore di maggiore integrazione sotto il profilo finanziario, tenuto conto dell’impatto della pandemia che
ha ulteriormente indebolito la capacità reddituale media, in modo particolare dei cittadini extra-UE,
riducendo di conseguenza anche le risorse disponibili all’interno dei circoli parentali e comunitari.
Affiancando all’analisi dell’accesso al credito quella relativa al processo di accumulazione e protezione del
risparmio, e quindi della capacità di generare e accantonare risorse proprie da destinare a progettualità
future, si può delineare un quadro più completo delle potenzialità della componente straniera, in termini di
possibilità di investimento futuro. Una progettualità organizzata su un orizzonte temporale diverso dal
contingente, in grado di pianificare obiettivi e bisogni nei diversi orizzonti temporali, collegandoli a strumenti
e opportunità anche sul piano finanziario, evidenzia un livello di capacità di pianificazione e gestionale che
divengono centrali nel processo di inclusione economico-sociale di un individuo. È all’interno di questi
processi che si colloca lo stretto legame che esiste, sotto il profilo strettamente finanziario, fra risparmio,
accesso al credito e investimenti. Si tratta di aspetti diversi ma fra loro strettamente collegati che definiscono
il profilo finanziario dell’individuo nel tempo.
Un processo che prende avvio da un dato che evidenzia un’elevata propensione al risparmio dei cittadini
stranieri in Italia23 che si colloca al 27% (2021). Un valore in diminuzione rispetto al 2017, per effetto della
pandemia, ma particolarmente significativo se confrontato con quello medio degli italiani che nel 2020 ha
raggiunto il 15,8%24 con un raddoppio per effetto della crisi pandemica (la propensione al risparmio era all’8%
nel 2019).
I dati raccolti in questi anni dall’Osservatorio sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, in collaborazione
con Abi25 e Assofin26 consentono un dettaglio delle diverse forme tecniche di credito, ciascuna delle quali può
essere associata a finalità diverse, anche se non sempre perfettamente distinte e quindi in parte
sovrapponibili. L’analisi distingue infatti fra:
 prestiti per l’acquisto di abitazioni (Mutui), la cui finalità è chiaramente identificabile;
 prestiti personali erogati presso una banca senza una finalità specifica: rappresentano una categoria
eterogenea che ricomprende sia una componente di investimento (piccole attività produttive,
formazione) e sia una componente legata a situazioni straordinarie;
 aperture di credito in conto corrente, che rispondono prevalentemente ad una richiesta di elasticità
di cassa, quindi di liquidità;
 credito al consumo erogato da una società di credito al consumo; anche in questo caso si tratta di
una categoria eterogenea che ricomprende sia la componente di credito finalizzato all’acquisto di
beni di consumo o auto e sia una componente indistinta, legata ai prestiti personali, alle carte rateali
e alla cessione del quinto dello stipendio.

Sul fronte degli assets vengono considerati, in modalità aggregata, una serie di prodotti di accumulo e
protezione del risparmio sottoscritti presso le banche che ricomprendono:
 i fondi di investimento, i fondi pensionistici, le assicurazioni vita e le assicurazioni miste, che
rappresentano forme di investimento a medio-lungo termine;
 i piani di accumulo risparmio (PAC);
 i servizi di custodia e amministrazione titoli, che sottintendono un portafoglio di investimenti.

22 Frigeri D., Sesto rapporto Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, 2017. L’indagine ha riguardato un
campione di 1.200 cittadini stranieri regolarmente residenti sul territorio italiano.
23
La propensione al risparmio indica la percentuale di reddito non destinata ai consumi.
24 Istat, 2020.
25 Associazione Bancaria Italiana.
26 Associazione Italiana del Credito al Consumo e Immobiliare.
Caratteristiche sociodemografiche e indicatori di stabilizzazione 15

Per ciascuna variabile vengono analizzati alcuni indicatori sintetici, che permettono sia un confronto fra
nazionalità e sia una lettura in chiave temporale, attraverso l’analisi delle serie storiche disponibili.
Tabella 2 – Indicatori di accesso al credito per cittadinanza
Nigeria Totale non comunitari
Incidenza su Var. n. titolari Incidenza Incidenza Incidenza su Va. N.. titolari
c/c (2020) 2019-2020 2018 2013 c/c (2020) 2019-2020
Mutui 5,7% +1,5% 6,4% 11,3% +6,5% 5,7%
Prestiti personali 11,9% -5,8% 17,2% 12,4% -4,7% 11,9%
Aperture di credito
8,7% -11,8% 11,6% 8,0% -9,1% 8,7%
c/c
Totale crediti presso
26,3% -6,5% 35,2% 31,7% -0,4% 26,3%
banche
Importo Var. importo Importo Var. importo
medio 2020 medio 2019- medio 2020 medio 2019-
2020 2020
Credito al Consumo 286€ -26,9% 332€ -28,6% 286€
Fonte: Elaborazione Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti su dati ABI e BancoPosta

La comunità nigeriana in Italia si è sempre contraddistinta da bassi livelli di inclusione finanziaria. L’ultimo
dato disponibile dall’Osservatorio sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia indica un tasso di
bancarizzazione (percentuale di adulti titolari di un conto corrente) pari al 41%, nel 2018. Una caratteristica
che viene ben evidenziata anche dai dati relativi al ricorso al credito: i tassi di incidenza (titolari sul numero
di correntisti) di tutte le componenti creditizie sono infatti inferiori a quelli medi delle nazionalità extra-
Europee rilevate. In modo particolare la componente a medio-lungo termine mostra un’incidenza pari alla
metà della media delle altre nazionalità e seppur all’interno di un percorso di crescita, appare ancora
piuttosto contenuta. La componente a breve termine rimane dominante, come il Grafico 3 mette in evidenza,
mostrando la composizione percentuale dei titolari con riferimento alle diverse forme tecniche di credito
presso le banche con riferimento al 2020, confrontate con le altre nazionalità non-UE.
Tabella 3 – Indicatori di accesso a prodotti di accumulo e investimento per cittadinanza
Nigeria Totale non comunitari
Incidenza su Var. n. titolari Incidenza Incidenza Incidenza su Var. n. titolari
c/c (2020) 2019-2020 2018 2013 c/c (2020) 2019-2020
Prodotti di accumulo
5,2% -11,4% 7,4% 4,4% -17,8% 5,2%
risparmio
Servizi custodia
4,1% -0,6% 5,5% 4,8% -7,0% 4,1%
ammin. titoli
Fdi invest-pensione –
assicurazioni vita e 14,6% -4,7% 13,1% 19,2% -6,6% 14,6%
miste

Fonte: Elaborazione Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti su dati ABI e BancoPosta

Anche la componente legata al credito al consumo mostra valori medi delle operazioni inferiori alla media
del 14% e all’interno di un percorso di riduzione complessivo che va letto anche con riferimento all’evoluzione
delle forme tecniche e ad un graduale allineamento dei comportamenti dei consumatori stranieri rispetto a
questi prodotti (l’importo medio relativo alla totalità della clientela complessiva del credito al consumo si
colloca infatti intorno ai 190€, sostanzialmente stabile negli ultimi due anni).
La pandemia sembra aver ulteriormente ridotto l’accesso di questa nazionalità al credito, con variazioni
percentuali negative fra il 2019 e il 2020, superiori al dato medio per il valore aggregato relativo ai crediti
totali e per le componenti a breve. Rispetto alla fotografia pre-pandemia (2018) e post pandemia (2020) si
riduce l’incidenza per tutte le componenti inclusi i mutui, evidenziando un impatto netto negativo.
16 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

Al contrario, se si guarda alle componenti relative al


risparmio e investimento il quadro appare più Grafico 3 - Composizione percentuale crediti presso banche
diversificato. Anche in questo caso gli effetti della per numero di titolari - 2020
pandemia sono ben evidenziati da una riduzione
percentuale di tutte le componenti su base annua (fra
il 2019 e il 2020), e da una riduzione in termini di
Prestiti
incidenza fra il 2018 e il 2020, ad esclusione della Prestiti
personali;
personali;
componente aggregata Fondi di investimento-Fondi 45%
39%
Pensione-assicurazioni vita e miste, che registra una
crescita seppur contenuta: +1,5 punti percentuali.
Aperture
Guardando però alla variazione su base annua (2019- credito c/c;
2020), per tutte e tre le componenti, la riduzione Aperture 25%
credito c/c;
risulta inferiore, anche in modo significativo, rispetto 33%
alla media delle nazionalità extra-EU. Un dato che
sembrerebbe mostrare una maggiore resilienza per la
Mutui; 36%
componente risparmio e investimenti. Mutui; 22%
Esistono quindi ancora delle fragilità importanti per la
comunità nigeriana, con riferimento ad entrambe le Nigeria Paesi NON UE
componenti del credito e del risparmio che
richiedono un rafforzamento delle iniziative di
Fonte: Elaborazione Osservatorio Nazionale sull’Inclusione
inclusione finanziaria a partire dall’educazione, Finanziaria dei Migranti su dati ABI e BancoPosta
facendo leva sulla componente del risparmio che
mostra elementi di resilienza su cui si potrebbe fare
leva per sostenere una capacità di investimento
futura, non solo finanziaria e quindi di accesso al
credito.
La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare 17

2. La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e


nel sistema di welfare
18 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia
La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare 19

Il lavoro è un aspetto centrale del processo di integrazione, non solo perché è garanzia di una vita dignitosa,
ma anche perché è un fattore cruciale per la costruzione dell’identità e dell’emancipazione, un’opportunità
per costruire e coltivare rapporti sociali e, ovviamente, perché rappresenta la risorsa privilegiata per poter
risiedere legalmente nel nostro Paese.
Nel 2020 il profilo prevalente – benché non esclusivo – tra gli occupati nigeriani è quello di lavoratori manuali
non qualificati, impiegati nel settore industriale e nei trasporti e servizi alle imprese. Si tratta di settori che
hanno subito in maniera differente l’urto della crisi pandemica e per questo gli indicatori occupazionali
relativi alla comunità nigeriana mettono in luce un trend positivo rispetto all’annualità precedente e al
complesso dei non comunitari.
Nel 2020 risultava occupato il 49,4% della popolazione nigeriana di 15-64 anni presente in Italia, una quota
inferiore a quella rilevata complessivamente sui cittadini extra UE di circa 7 punti percentuali. Rispetto
all’anno precedente si rileva tuttavia un andamento tendenziale positivo: +3,7%, a fronte di una contrazione
del 3,5% rilevata sul complesso popolazione proveniente da Paesi Terzi. Il tasso di inattività della comunità
è sì cresciuto rispetto al 2019 (+2,2%) ma meno rispetto al totale degli extra europei, facendo registrare il
35,3%; il tasso di disoccupazione si attesta sul 23,6%, con una diminuzione dell’8%. Si tratta, in parte, di
dinamiche riscontrate anche a livello complessivo sulla popolazione non comunitaria e che pongono in
evidenza come molti lavoratori siano fuoriusciti dalla parte attiva della popolazione in conseguenza delle
pesanti criticità del mercato del lavoro durante la crisi pandemica. Colpisce, nel caso della comunità in esame,
il citato incremento del tasso di occupazione.
Tabella 4 - Popolazione (15 anni e oltre) e principali indicatori del mercato del lavoro per genere e cittadinanza (v.%). Anno 2020
Tasso di occupazione Tasso di inattività Tasso di disoccupazione
(15-64 anni) (15-64 anni) (15 anni e oltre)
v.% Variazione % v.% Variazione % v. % Variazione %
2020/2019 2020/2019 2020/2019
Totale comunità nigeriana 49,4% 3,7% 35,3% 2,2% 23,6% -8,0%
Totale Paesi non comunitari 56,6% -3,5% 34,8% 4,6% 13,0% -0,7%
Uomini
Nigeria 59,0% 7,9% 24,7% -1,0% 21,6% -9,6%
Totale Paesi non comunitari 72,1% -1,9% 18,5% 2,4% 11,4% -0,3%
Donne
Nigeria 37,9% -1,5% 47,9% 6,1% 27,2% -5,2%
Totale Paesi non comunitari 41,5% -5,0% 50,6% 6,6% 15,6% -1,1%
Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su microdati RCFL – ISTAT

All’interno della comunità esiste un netto divario tra il tasso di occupazione maschile (59%) e quello
femminile (37,9%). Questa differenza si è accentuata durante la pandemia, quando il dato maschile ha visto
un aumento del 7,9% e quello femminile ha registrato un calo di 1,5 punti percentuali. Alle deludenti
performance occupazionali della popolazione nigeriana, in confronto al complesso della popolazione non
comunitaria, contribuisce anche il basso grado di occupazione della componente femminile.
Nel 2020, tutti gli indicatori occupazionali maschili hanno avuto un andamento migliore rispetto a quelli della
componente femminile, solo il tasso di disoccupazione ha avuto una riduzione anche per le donne. Il trend
peggiore per la componente femminile si registra in merito al tasso di inattività, cresciuto di oltre 6 punti
percentuali, facendo emergere il forte impatto della crisi pandemica.
La distribuzione per genere degli occupati conferma una bassa partecipazione della componente femminile
della comunità al mercato del lavoro italiano: la quota femminile tra gli occupati di nazionalità nigeriana è
pari al 34,9%, un valore più basso di quello registrato nel 2019 (39,3%).
20 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

La bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro esprime un livello di integrazione economica e
sociale delle donne evidentemente meno maturo rispetto alla controparte maschile, che ha però
ripercussioni su tutta la collettività di riferimento e si traduce in una mancata crescita per tutto il Paese.
Grafico 4 -Occupati (15 anni e oltre) per genere e settore d’attività economica (v.%). Anno 2020

Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su microdati RCFL ISTAT Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su microdati
RCFL ISTAT

Per quanto riguarda la distribuzione degli occupati di origine nigeriana tra i settori di attività economica,
spicca la già citata canalizzazione della comunità nel settore industriale in senso stretto, che risulta
prevalente, accogliendo complessivamente quasi un terzo dei nigeriani occupati in Italia (31,6%)
Inoltre, la comunità è caratterizzata da un forte coinvolgimento nel settore dei Trasporti e servizi alle imprese
(21,8%). Nel settore del Commercio è impiegato il 14,5% degli occupati nigeriani, a cui segue il settore Servizi
sociali e alla persona (10,9%). Rispetto all’annualità precedente, le incidenze hanno subito modifiche
rilevanti; i cambiamenti più significativi si registrano nell’ambito industriale che ha registrato un importante
aumento dell’8% e in quello ricettivo, che ha visto un calo della relativa quota prossimo al 6%. Le variazioni
dei settori occupazionali di anno in anno mostrano come la comunità non abbia una canalizzazione verso un
settore specifico, come si evince invece in diverse altre collettività.
Relativamente alle tipologie professionali, è il lavoro manuale
- qualificato o meno - la tipologia prevalente per la comunità
in esame, coinvolgendo oltre l’86% degli occupati nigeriani: il
lavoro manuale specializzato riguarda il 36,4% dei lavoratori
della comunità, mentre il lavoro manuale non qualificato,
tipologia di impiego prevalente anche per il complesso dei non
comunitari, il 50%. Entrambi i dati risultano in aumento
rispetto al 2019 di circa 8 punti percentuali. Il 10,5% degli occupati nigeriani è Impiegato, addetto alle vendite
e servizi personali, mentre è pari a poco più del 3% l’incidenza di Dirigenti e professionisti nel campo
intellettuale e tecnico.
La comunità, pur non avendo un elevato livello di istruzione (la quota di laureati è pari all’8,5% e quella di
diplomati del 18,4%), sta cercando una propria specifica collocazione nel mercato del lavoro italiano
attraverso la specializzazione nel lavoro manuale, ambito che, come noto, non riesce a trovare nella
manodopera autoctona sufficienti risorse in risposta alla domanda di lavoro.
Nonostante l’impiego in ambito industriale, la bassa specializzazione professionale non ha effetti positivi sul
fronte reddituale. I dati evidenziano infatti come i lavoratori dipendenti della comunità percepiscano
retribuzioni mensili mediamente inferiori a quelle riservate al complesso dei lavoratori non comunitari di
oltre 250 euro. Emerge anche la penalizzazione delle lavoratrici nigeriane sul fronte retributivo; per la
comunità, in particolare, si registra un gender pay gap nel lavoro dipendente con una retribuzione mensile
media maschile superiore a quella femminile di oltre 260 euro. Il divario permane, invertendosi a favore della
La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare 21

componente femminile, nelle altre tipologie di impiego che però registrano dei salari decisamente inferiori a
quelli del lavoro dipendente: nel caso del lavoro agricolo è pari a -154 euro, mentre nel lavoro domestico è
pari a -108 euro.

Le assunzioni27 effettuate per cittadini nigeriani nel 2020 sono 47.144, pari al 3,4% dei nuovi rapporti di
lavoro di cittadini non comunitari. Nel caso della comunità nigeriana, si rileva una prevalenza di contratti a
tempo determinato piuttosto marcata, con una percentuale pari all’80,1% delle assunzioni del 2020 (per i
non comunitari la quota è pari a 63,8%). La quota di contratti a tempo indeterminato è invece uguale al 13%,
a fronte del 29,3% registrato sul complesso dei cittadini non comunitari, mostrando una maggiore precarietà
lavorativa della comunità in esame.
Complessivamente considerate, le assunzioni di cittadini nigeriani, tra il 2019 e il 2020, registrano un calo
lievemente più marcato di quello registrato per il complesso dei cittadini extra UE: -13,1% a fronte di -12,5%).
I dati relativi alle assunzioni di cittadini nigeriani rivelano come quote analoghe e prossime al 45% riguardano
il settore agricolo (prevalente) e il settore dei Servizi; si tratta, in particolare per il settore agricolo, di un
ambito che ha sofferto meno delle restrizioni imposte per evitare il diffondersi della pandemia in quanto
rientrante tra i lavori considerati essenziali. L’incidenza del settore agricolo risulta decisamente superiore a
quella rilevata sul complesso dei non comunitari: 45,3% a fronte del 29,5% (il 5,2% degli assunti non
comunitari in tale ambito è di nazionalità nigeriana), con un aumento rispetto al 2019 (+0,8%).
Grafico 5- Rapporti di lavoro attivati per cittadinanza del lavoratore interessato e settore di attività economica (v.a. e v.%). Anno
2020

27
Nella lettura dei dati va tenuto presente che i valori riportati si riferiscono al numero di contratti attivati, non al numero di lavoratori
interessati. È pertanto possibile che alcuni settori (ad esempio l’Agricoltura) risultino sovra rappresentati in ragione di un maggior
utilizzo di contratti di durata estremamente breve. La base dati utilizzata contiene un set di statistiche derivate dal sistema
informativo delle Comunicazioni Obbligatorie limitatamente alle informazioni presenti nei moduli Unificato Lav. L’universo di
riferimento esclude, pertanto, non solo il lavoro indipendente (com’è noto non sottoposto ad obbligo di comunicazione), ma altresì
tutti i rapporti di somministrazione comunicati dalle agenzie per il lavoro attraverso il modulo Unificato Somm e i rapporti di lavoro
che coinvolgono i soggetti iscritti alle liste della Gente di Mare. Infine, non sono stati considerati i rapporti di lavoro per attività
socialmente utili (LSU) e i tirocini, poiché non configurano un rapporto di lavoro propriamente detto. Per approfondimenti si rimanda
altresì alla documentazione prodotta nell’ambito del lavoro svolto dal Gruppo Tecnico istituito presso il Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali e composto da Ministero del Lavoro, Istat, INPS, Italia Lavoro e Isfol, per la definizione degli standard di trattamento
e utilizzazione a fini statistici dei dati amministrativi delle Comunicazioni Obbligatorie, nonché al Rapporto annuale sulle
Comunicazioni Obbligatorie 2021, Giugno 2021, a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:
https://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/studi-e-
statistiche/Documents/Rapporto%20annuale%20sulle%20Comunicazioni%20Obbligatorie%202021/Rapporto-Annuale-CO-2021.pdf
22 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

Nigeria Totale non comunitari

Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Sistema informativo delle
Comunicazioni Obbligatorie

A conferma di un basso coinvolgimento delle donne della comunità in esame nel mercato del lavoro, solo il
22,5% circa delle assunzioni relative a cittadini nigeriani riguarda la componente femminile della comunità,
dato più basso di quello registrato nel 2019 (25%).
Anche la distribuzione settoriale delle assunzioni subisce delle variazioni ad una lettura per genere: il settore
dei Servizi, in cui ricade solo il 37,7% dei contratti di lavoro attivati per uomini nigeriani, raggiunge per le
donne della comunità un’incidenza prossima al 70,6% (in calo però rispetto al 2019). Secondo settore per
incidenza delle assunzioni femminili risulta l’Agricoltura (24,7%), mentre il settore industriale ha un peso
piuttosto residuale per la componente femminile della comunità (4,7%).
I rapporti di lavoro cessati nel 2020 e riguardanti lavoratori nigeriani sono invece 49.060, oltre 1.900 in più
delle attivazioni (mentre il saldo tra attivazioni e cessazioni di lavoro riferito al complesso dei cittadini non
comunitari è a favore delle prime). Questa differenza a favore delle cessazioni è probabilmente una
conseguenza degli effetti negativi della crisi generata dal COVID e della forte incidenza di contratti a termine
per la comunità. Per quanto riguarda la distribuzione tra i settori delle cessazioni, spicca il maggiore peso
percentuale dell’Agricoltura e dei Servizi a scapito del settore industriale, che sembra aver retto l’urto della
pandemia. In riferimento alla comunità nigeriana si rileva una marcata prevalenza di rapporti di lavoro
conclusi per termine del contratto o cessazione delle attività, pari al 71,6% (a fronte del 49% rilevato sul
complesso dei non comunitari), da legare alla elevata quota di contratti a tempo determinato. Le chiusure
occupazionali a causa di licenziamento sono pari al 10,2%, mentre le dimissioni coprono una quota pari al
5,8% del totale ed una quota pari al 12,4% è collegata ad altre motivazioni.

La comunità nigeriana si caratterizza per un rilevante protagonismo in ambito imprenditoriale:


quattordicesima per numero di presenze in Italia tra i cittadini di Paesi non comunitari, risulta ottava per
numero di titolari di imprese individuali28.
Sono infatti 17.489 i titolari di imprese individuali di origine nigeriana al 31 dicembre 2020, ovvero il 4,5%
degli imprenditori non comunitari in Italia, un numero in forte aumento rispetto al 2019: +8,6%; tale trend
risulta confermato anche nel 2021, nonostante l’impatto della pandemia e delle sue conseguenze

28
L’analisi che segue si concentra sulle imprese individuali, essendo quest’ultima l’unica forma di impresa che consente di identificare
la singola cittadinanza non comunitaria del titolare.
La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare 23

sull’economia.29 La comunità nigeriana è, tra le principali non comunitarie, quella che fa rilevare l’incremento
più significativo del numero di imprese tra il 2019 e il 2020.
Tra gli imprenditori individuali appartenenti alla comunità nigeriana la maggioranza sono uomini: 62% circa,
mentre le donne, 6.665, coprono il 38,1%. L’analisi dell’ultimo biennio mette in luce come l’impresa al
femminile abbia registrato un incremento meno significativo rispetto a quella maschile: +4,5%, a fronte del
+11,3% rilevato per gli uomini.

Mappa 1 - Distribuzione delle imprese individuali a titolarità La distribuzione regionale delle imprese guidate da
nigeriana in Italia. Dati al 31 dicembre 2020 cittadini nati in Nigeria è solo parzialmente
sovrapponibile alla distribuzione della comunità sul
territorio: la Campania risulta infatti la prima regione
per numero di imprese individuali a guida nigeriana
(il 15,7% del totale, a fronte di solo il 5,2% delle
presenze), segue il Veneto - prima regione di
insediamento per la collettività africana - (15,2%
circa), mentre al terzo posto si colloca il Lazio
(13,4%).
Il dettaglio provinciale evidenzia come Roma risulti la
prima provincia per numero di imprese a titolarità
nigeriana, ospitandone il 10,4%, seguita da Caserta
con l’8,7%. Colpisce come, nonostante il Piemonte
non figuri tra le prime tre regioni di insediamento
delle imprese a titolarità nigeriana, la Città
metropolitana di Torino si collochi in terza posizione
per numero di imprese guidate da cittadini nigeriani
(con il 7,6%).
In riferimento ai settori di attività economica, si rileva
una canalizzazione delle imprese afferenti la
Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati comunità verso il settore del Commercio e Trasporti
Unioncamere-Infocamere che, con una quota del 67,8%, risulta nettamente
prevalente. È relativo alla comunità il 7,2% delle imprese non comunitarie del settore. Secondo settore di
investimento per le imprese nigeriane è quello relativo alle Costruzioni, sebbene con un’incidenza
percentuale nettamente inferiore a quella rilevata sul complesso delle imprese di cittadini non comunitari
(8,1% a fronte del 21,7%), mentre una quota pari al 6,6%, opera nel settore dei Servizi alle imprese.

La fruizione da parte della popolazione straniera delle diverse misure previste dal sistema di welfare e dei
sostegni alle famiglie previste dall’ordinamento italiano può anche essere letta come un segnale del maggiore
o minore inserimento nel tessuto sociale del Paese. Da una parte, infatti, l’accesso a questi fondamentali
strumenti dipende dall’inserimento in settori lavorativi maggiormente tutelati, cui magari si giunge in una
fase matura del proprio percorso migratorio; dall’altra, oltre ad essere legata al sopravvenire di specifiche

29
Al 31 dicembre 2021, infatti, le imprese individuali a titolarità nigeriana registrate sul territorio italiano ammontano a 18.255, si
tratta di un aumento di 766 imprese (+4,4%) rispetto al dato aggiornato al 31 dicembre 2020. Per ulteriori aggiornamenti si rimanda
alla “Dashboard interattiva sulle imprese migranti”, uno strumento di conoscenza realizzato da Infocamere nell'ambito del Progetto
Futurae, nato dalla collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Unioncamere e finanziato dal Fondo Nazionale
Politiche Migratorie. La dashboard interattiva sulle imprese migranti è consultabile all’indirizzo:
https://www.integrazionemigranti.gov.it/Altre-info/id/78/Imprese-dei-migranti-la-dashboard-interattiva .
24 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

condizioni, può anche essere indice della capacità di orientarsi nel sistema dei servizi e della conoscenza dei
propri diritti.
Prima di passare all’analisi dei dati è opportuno ricordare che, relativamente agli ammortizzatori sociali, con
l’evolversi della pandemia il governo ha introdotto nel corso del 2020 disposizioni speciali per i trattamenti
di integrazione salariale, ordinari e in deroga, e di assegno ordinario richiesti per sospensione o riduzione
dell'attività lavorativa, a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-1930. Il governo ha altresì
introdotto, come strumenti di sostegno economico alle famiglie, un Reddito di emergenza (REM) 31 e il
Congedo parentale COVID32, misure specifiche introdotte proprio con lo scopo di supportare i nuclei familiari
in difficoltà durante l’emergenza pandemica.
Al di là di quanto emerge dai dati relativi alla comunità in esame, è importante rilevare come il complesso
della popolazione non comunitaria sia scarsamente interessata dalle pensioni (previdenziali e assistenziali),
soprattutto in ragione di un’età anagrafica sostanzialmente più bassa rispetto alla popolazione autoctona:
solo un esiguo 0,4% del totale delle pensioni IVS erogate (invalidità, vecchiaia33 e superstiti) riguarda cittadini
extra UE, incidenza che raggiunge il 2,7% per quel che riguarda le pensioni assistenziali34. Al contrario, proprio
in virtù di un’età media piuttosto bassa e di una presenza consistente di nuclei familiari, i cittadini non
comunitari sono maggiormente interessati dalle misure di sostegno alle famiglie: circa il 9% dei percettori di
maternità e il 13,3% dei beneficiari di assegni al nucleo familiare è di nazionalità extra UE.
Vale la pena soffermarsi sull’alta incidenza dei nuclei familiari non comunitari tra chi ha ricevuto una delle
tre forme di Reddito di Emergenza, un quarto circa rispettivamente per il REM ex dl 34/2020 (23,6%) e quello
ex dl 104/2020 e dl 137/2020 (il 25% esatto), che raggiunge addirittura il 40% per il REM istituito con il dl
137/2020. Si tratta di un dato che – visti i requisiti richiesti per accedere a tale misura di sostegno alle
famiglie35 – deve far riflettere sulla grande vulnerabilità della popolazione migrante e sull’aggravamento del
rischio di povertà provocato dalla crisi economica legata all’ondata pandemica.

30
Queste misure emergenziali sono disciplinate, in particolare, dai decreti-legge nn. 18/2020, 23/2020, 34/2020, 104/2020 e
137/2020, nonché dalla L. 178/2020 (legge di bilancio 2021), dal D.L. 41/2021, dal D.L. 73/2021 e dal D.L. 146/2021.
31
Il Reddito di Emergenza (REM) è una misura di sostegno economico istituita con l’articolo 82 del decreto-legge 19 maggio 2020, n.
34 (c.d. “Decreto Rilancio”) in favore dei nuclei familiari in difficoltà a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. La misura
è riconosciuta ai nuclei familiari in possesso – cumulativamente - di determinati requisiti socio-economici previsti dalla legge. Con il
successivo decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, è stata
riconosciuta, a domanda, un’ulteriore mensilità di REM ex decreto-legge 104/2020 per i nuclei familiari in possesso dei requisiti
previsti dalla norma, indipendentemente dall’avere già richiesto, ed eventualmente ottenuto, il beneficio del REM ex decreto-legge
34/2020.
32 Beneficio destinato ai genitori lavoratori dipendenti nel caso di contagio/o quarantena dei figli minori di 14 anni affetti da Covid-

19 con un riconoscimento di una indennità per i periodi fruiti di astensione dal lavoro; la sussistenza del diritto e l’importo
dell’assegno dipendono dal numero dei componenti, dal reddito e dalla tipologia del nucleo familiare.
33 La pensione di vecchiaia spetta, previa domanda e interruzione dell'attività lavorativa, al compimento della cosiddetta età

pensionabile e a fronte di un numero minimo di contributi versati stabilito per legge. Chi interrompe prima del tempo l’attività
lavorativa per motivi di salute, percepisce l’assegno di invalidità o la pensione di inabilità, a seconda della gravità della sua condizione
di salute. Le prestazioni spettano in parte anche ai familiari del pensionato in caso di decesso, si parla in questo caso di pensione per
i superstiti.
34 La Costituzione Italiana garantisce al cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere il diritto al mantenimento

e all'assistenza sociale, pertanto, oltre alle citate pensioni IVS, connesse al versamento di contributi, sono previste prestazioni a
carattere esclusivamente assistenziale a tutela dei soggetti più deboli per raggiunti limiti di età o per invalidità civile: l'assegno sociale
(sostegno economico che spetta ai cittadini sopra i 65 anni che si trovano in condizioni disagiate) e la pensione di invalidità civile
(sostegno economico connesso all’impossibilità totale o parziale di svolgere un’attività lavorativa) e l’indennità di accompagnamento.
Le prestazioni assistenziali prescindono dal versamento dei contributi e spettano a tutti gli stranieri titolari di un permesso di
soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o di un permesso di soggiorno di durata pari o superiore ad un anno: tali soggetti
sono equiparati, ai sensi dell’art. 41 del d.lgs. 286/98, ai cittadini italiani ai fini della fruizione delle provvidenze e delle prestazioni,
anche economiche, di assistenza sociale. Si segnala che la legge del 23 dicembre 2021, n. 238, recante Disposizioni per l'adempimento
degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea (Legge europea 2019-2020) ha modificato l’articolo 41 del
D.lgs. n. 286/98 (Testo Unico dell’Immigrazione) per aggiornarlo all'evoluzione normativa intervenuta nel corso degli anni.
35
I requisiti richiesti prendono in considerazione, oltre alla residenza in Italia, i valori del patrimonio mobiliare, del reddito e il
complessivo ISEE del nucleo familiare.
La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare 25

Tabella 5 – Beneficiari di ammortizzatori sociali, pensioni IVS e assistenziali, trasferimenti monetari alle famiglie appartenenti alla
comunità in esame e al complesso della popolazione extra UE – Anno 2020
Indennità Nigeria Incidenza comunità su Totale non comunitari Incidenza Non UE sul
totale non UE totale dei beneficiari

v.a. v.% v.a. v.%


Integrazioni salariali
CIGO 3.869 1,3% 292.940 10,6%
di cui causale COVID 3.801 1,3% 286.313 10,5%
CIGS 88 1,7% 5.218 2,4%
CIGD 1.993 1,3% 158.227 9,8%
di cui causale COVID 1.975 1,3% 157.000 9,8%
Assegno ordinario dei Fondi di
5.071 2,2% 232.110 10,9%
solidarietà
di cui causale COVID 5.005 2,2% 230.093 10,9%
Totale 11.021 1,6% 688.495 10,2%
Indennità di disoccupazione
Naspi36 666 2,2% 30.219 14,5%
Pensioni IVS
Vecchiaia - - 34.178 0,3%
Invalidità - - 13.586 1,3%
Superstiti - - 27.501 0,6%
Totale - - 75.265 0,4%
Pensioni assistenziali
Pensioni e assegni sociali 46 0,1% 40.110 5,0%
Pensioni di invalidità civile 685 2,1% 32.508 3,2%
Indennità di accompagnamento
904 2,6% 34.284 1,6%
e simili
Totale 1.635 1,5% 106.902 2,7%
Assistenza alle famiglie
Maternità 670 2,6% 25.928 8,9%
Congedo parentale37 523 2,1% 24.730 5,7%

36 Il c.d. “decreto Rilancio” (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34) ha disposto espressamente che, qualora il periodo ordinario
dell’indennità di disoccupazione (sia Naspi che Dis-coll, sussidio spettante ai collaboratori – lavoratori parasubordinati) sia scaduto
tra il 1° marzo ed il 30 aprile 2020, è possibile beneficiare di una proroga dell’indennità pari a 2 mesi. Un’analoga disposizione è stata
prevista dal decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, per coloro il cui sussidio è scaduto dal 1° maggio al 30 giugno 2020.
37 Forma di sostegno al reddito per quei genitori, lavoratori dipendenti, che hanno il diritto di assentarsi dal lavoro nei primi 12 anni

di età del bambino per un massimo di 6 mesi continuativi o frazionati, per la madre, e per un massimo di 7 mesi, continuativi o
frazionati, per il padre.
26 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

Congedo parentale Covid 201 1,7% 11.816 4,1%


Assegni al nucleo familiare 6.842 1,9% 354.391 13,3%
Reddito di emergenza (REM)* dl
6.724 9,8% 68.808 23,6%
34/2020 art.82
REM *dl 104/2020 art.23 e dl
8.337 13,1% 63.689 25,0%
137/2020 art.14 c.1
REM* dl 137/2020 art.14 c.2 3.292 10,1% 32.618 40,0%
Pensione e Reddito di cittadinanza

Pensione di cittadinanza (PdC)* 18 0,4% 5.072 3,2%


Reddito di cittadinanza (RdC)* 16.241 9,5% 170.249 12,0%
(*) Il valore si riferisce al numero di nuclei familiari
Fonte: Elaborazione Area SpINT di Anpal Servizi su dati INPS - Coordinamento generale statistico attuariale

Come si evince dalla tabella 5, per la comunità nigeriana si conferma un percorso di integrazione nel tessuto
socio-lavorativo italiano ancora poco maturo, come dimostrano i dati relativi alla fruizione di alcune misure
assistenziali ed in particolare alle integrazioni salariali38: a sottolineare l’’inserimento lavorativo in settori
meno tutelati solo l’1,6% dei percettori di integrazioni salariali non comunitari è nigeriano, percentuale che
sale al 2,2% nel caso di Assegno ordinario dei Fondi di solidarietà determinata – causale COVID.
La comunità non risulta altresì interessata in maniera particolare dalle indennità di disoccupazione,
considerando che solo il 2,2% dei percettori di disoccupazione è cittadino nigeriano, né dalle Pensioni IVS,
per cui il numero di percettori è talmente esiguo - probabilmente per la prevalenza di forza lavoro giovane
all’interno della comunità e di una storia migratoria recente - da non essere registrato in forma disaggregata
negli archivi INPS.
Anche per le Pensioni assistenziali i dati relativi alla comunità sono piuttosto contenuti, il che dimostra ancora
un processo di radicamento della comunità nella società italiana non del tutto maturo: sebbene infatti le
misure siano dedicate a persone in condizioni economiche disagiate, i requisiti per beneficiarne sono, tra gli
altri, un permesso di soggiorno di lungo periodo e una residenza stabile, effettiva e continuativa, pertanto
ciò mostra che permangono livelli di integrazione socioeconomica ancora acerbi.
Segnali più positivi si registrano nell’ambito delle misure di assistenza alle famiglie. L’incidenza di fruitrici
nigeriane di indennità per maternità39 è pari al 2,6% (670 donne), una percentuale significativa se si pensa
che la comunità rappresenta il 2,7% delle presenze non comunitarie e che la componente femminile è poco
inserita nel mondo del lavoro (e dunque la quota di donne che ha diritto a tale misura è piuttosto contenuta).
Sono poco più di 720 i nigeriani percettori del congedo parentale e congedo parentale COVID, il 3,8% di tutti
i percettori non comunitari di questa misura. All’interno della comunità, infine, si contano invece 6.842
beneficiari di assegni al nucleo familiare nel corso del 2020, con un’incidenza sul complesso dei non
comunitari pari al 2% circa.
A sottolineare una marcata precarietà dei cittadini nigeriani, oltre 18mila sono i beneficiari di Reddito di
emergenza appartenenti alla comunità, suddivisi nelle 3 tipologie previste dalla normativa, con un’incidenza
sul totale dei non UE prossima al 10%.
L’analisi circa il peso dei nuclei familiari non comunitari sul totale dei percettori dei vari tipi di REM può essere
estesa, sebbene le incidenze siano più contenute, anche al Reddito di cittadinanza40 (RdC): quasi un nucleo

38
Comprendono la Cassa integrazione straordinaria (che fa rilevare valori assoluti molto bassi perché non è stata utilizzata come
strumento di sostegno a imprese e lavoratori durante l’emergenza epidemiologica), la Cassa integrazione in deroga (misura adottata
durante la pandemia, per sostenere i lavoratori dipendenti da aziende non coperte da altre misure di sostegno al reddito) e la Cassa
Integrazione Ordinaria.
39 Altrimenti detta "indennità per astensione obbligatoria", è una forma di sostegno al reddito sostitutiva della retribuzione e viene

pagata alle lavoratrici che devono assentarsi dal lavoro per gravidanza e puerperio per un totale di 5 mesi.
40
Il Reddito di Cittadinanza (RdC), introdotto con decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 come misura di contrasto alla povertà, è un
sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale. Qualora tutti i componenti del nucleo
familiare abbiano età pari o superiore a 67 anni, oppure se nel nucleo familiare sono presenti anche persone di età inferiore a 67
La comunità nigeriana nel mondo del lavoro e nel sistema di welfare 27

familiare su otto (il 12%) dei percettori di questa misura è di cittadinanza extra UE, un ulteriore sintomo della
fragilità socioeconomica alla quale sono esposte molte famiglie di cittadini non comunitari regolarmente
soggiornanti nel nostro Paese. Per quanto riguarda le Pensioni di cittadinanza (PdC), quelle di cui beneficiano
nuclei familiari non comunitari rappresentano un esiguo 3,2% del totale di quelle erogate, un dato che non
stupisce se si considera che i cittadini extra UE con oltre 60 anni rappresentano il 9,8% della popolazione non
comunitaria nel suo complesso, mentre per la popolazione di cittadinanza italiana questa percentuale sfiora
il 32%.
Per quanto riguarda la collettività in esame, i percettori che beneficiano del RdC sono 16.241 (il 9,5% dei
percettori non UE), un’incidenza di tutto rilievo, soprattutto se si raffronta all’incidenza delle presenze
nigeriane sul totale delle presenze non comunitarie nel nostro Paese (il 2,7% del totale), che sembra
confermare una stabilità economica dei nuclei familiari della comunità inferiore rispetto alle altre collettività
extra UE.
L’incidenza prossima allo zero dei nuclei familiari nigeriani che beneficiano di PdC sul totale dei percettori
non UE è invece un ulteriore segnale della mancanza di anzianità migratoria della collettività e di un processo
di radicamento nel tessuto socio-lavorativo italiano ancora non del tutto compiuto.

anni in condizione di disabilità grave o non autosufficienza, assume la denominazione di Pensione di Cittadinanza (PdC). Il Reddito di
Cittadinanza viene erogato ai nuclei familiari che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione
del beneficio, risultano in possesso di determinati requisiti economici (ISEE, patrimonio mobiliare e immobiliare, ecc.), di cittadinanza
e di residenza. La concessione del RdC ai cittadini extracomunitari è subordinata, oltre al possesso di un permesso per soggiornanti
di lungo periodo e alla residenza stabile in Italia per almeno 10 anni (di cui gli ultimi 2 continuativi), alla presentazione di una serie di
documenti rilasciati dalle autorità del Paese di origine del richiedente, debitamente tradotti e legalizzati dall’Autorità consolare
italiana, per certificare in maniera inequivocabile il possesso dei requisiti economici previsti (Fonte: https://www.inps.it/prestazioni-
servizi/reddito-di-cittadinanza-e-pensione-di-cittadinanza).
28 2021 - Rapporto Comunità nigeriana in Italia

Nota Metodologica
Oggetto dell’indagine
L’edizione 2021 dei Rapporti annuali sulle maggiori comunità migranti intende restituire la complessità e lo
stato del fenomeno migratorio in Italia, fornendo un’analisi che – senza prescindere dal quadro complessivo
– colga le specificità delle singole collettività nazionali. Obiettivo prioritario della pubblicazione è pertanto
quello di osservare e descrivere le principali 16 comunità, per numero di presenze nel nostro Paese, di
cittadini non comunitari, cogliendone i livelli di stabilizzazione sul territorio a partire dalle variabili strutturali,
dai percorsi di inserimento nel mercato del lavoro e nel sistema di welfare.
Quest’edizione ha visto una ridefinizione della linea editoriale, introducendo un ampio quaderno di confronto
tra le comunità, da affiancare a 16 Report specifici. Ogni singolo report intende concentrarsi sugli elementi
che contraddistinguono la comunità, individuati a partire da valori statisticamente significativi per i diversi
argomenti esposti; mentre il quaderno di confronto offre un quadro di insieme mettendo in rilievo le
differenze esistenti tra le diverse collettività.
Periodo di riferimento
Il periodo oggetto di analisi dell’edizione 2021 dei Rapporti comunità è l’anno 2020 sebbene, per alcuni
ambiti, gli ultimi dati disponibili siano relativi all’annualità precedente, il 2019 mentre per i MSNA il dato sia
aggiornato al 31 ottobre 2021. Il periodo di riferimento è sempre indicato, oltre che nel testo, anche nel titolo
della tabella o del grafico di presentazione dei dati.
Presentazioni e fonti dei dati
In considerazione della varietà degli aspetti indagati dai Rapporti comunità, l’analisi si è avvalsa di dati sia
amministrativi che campionari, provenienti da diverse fonti.
Laddove possibile l’analisi ha tenuto conto della dimensione di genere. I dati della comunità sono stati sempre
confrontati a quelli inerenti al totale dei cittadini non comunitari e qualora ritenuto opportuno ai dati sulla
popolazione italiana.
Ogni rapporto comunità è suddiviso in due capitoli:
1. Il primo capitolo analizza gli aspetti sociodemografici delle comunità, la struttura per età, la
presenza di minori, nuovi nati e MSNA, le modalità e i motivi di soggiorno in Italia dei cittadini non
comunitari, i nuovi ingressi nel 2020. Un paragrafo ad hoc è dedicato al tema dell’integrazione,
approfondito attraverso i dati sui matrimoni, le acquisizioni di cittadinanza, l’inserimento nel
circuito scolastico e la partecipazione alla vita associativa e sindacale. I dati utilizzati sono di fonte
Eurostat per i residenti extra UE negli Stati dell’Unione, ISTAT- Ministero dell’Interno sui permessi
di soggiorno41(al 1° gennaio 2021), dati ISTAT sulle acquisizioni di cittadinanza nel 2020 e sui
matrimoni, al 2019. Sempre di fonte ISTAT (stima 2019) i dati sui nati stranieri per cittadinanza. Per
i MSNA, considerati solo nell’analisi delle comunità che presentavano valori superiori alle 15 unità,
ci si è avvalsi di dati provenienti dal MLPS - Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche
di integrazione (al 31 ottobre 2021). In relazione alla vita associativa sono stati utilizzati i dati di
fonte MLPS derivati dalla mappatura delle associazioni migranti, aggiornati al primo trimestre 2021,
mentre per la partecipazione sindacale ci si è avvalsi dei dati forniti dalle principali organizzazioni
sindacali (CGIL CISL, UIL, UGL), relativi agli iscritti con cittadinanza straniera, per l’anno 2020. Per il
mondo della scuola i dati sono di fonte Ministero dell’Istruzione sull’anno scolastico 2020/2021 e
Ministero dell’Università e della Ricerca sull’anno accademico 2020/2021.

41
I dati sui cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti includono tutti gli stranieri di Stati Terzi rispetto all’Unione Europea
che risultano in possesso di un valido documento di soggiorno (permesso di soggiorno o permesso di soggiorno UE per soggiornanti
di lungo periodo).
Nota Metodologica 29

Chiude il capitolo un paragrafo di approfondimento dedicato al tema dell’inclusione finanziaria,


curato da Daniele Frigeri del CeSPI.
I dati fanno riferimento alle indagini condotte dall’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria
dei Migranti realizzate in collaborazione con l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e l’Associazione
Italiana del Credito al Consumo e Immobiliare (Assofin). I dati, raccolti attraverso questionari
somministrati alle associate, fanno riferimento ad un campione di banche che rappresentano il 55%
del totale sportelli e il 63% del totale impieghi del sistema bancario al 31/12/2018 + BancoPosta. I
dati comparativi fanno riferimento ad un campione omogeneo di banche che rappresentano il 46%
del totale sportelli e il 63% del totale attivo del sistema bancario al 31/12/2018. Per quanto riguarda
Assofin i rispondenti al sondaggio rappresentano oltre il 90% dei flussi complessivamente erogati
dalle associate Assofin.
2. Il secondo capitolo è dedicato al tema del lavoro e del welfare. Particolare rilievo viene dato alla
segmentazione per genere, ai settori di attività economica, ai profili professionali e reddituali,
prestando particolare attenzione alla variazione tendenziale e agli effetti sull’economia derivati
dall’evento pandemico. L’analisi sull’occupazione considera, inoltre, i dati sulle assunzioni e le
cessazioni per descrivere il mercato del lavoro dipendente e coglierne le dinamiche. Si analizza
inoltre la fruizione da parte della componente straniera dei servizi offerti dal sistema previdenziale
e assistenziale e l’accesso alle misure di sostegno al reddito dei lavoratori. Viene inoltre
approfondito, solo per le nazionalità incidenti per più dell’1% sul totale degli imprenditori non
comunitari, il tema dell’imprenditoria etnica.
I dati utilizzati in questo capitolo sono desunti da diverse fonti: Rilevazione Continua sulle Forze
Lavoro (RCFL)42 di ISTAT, media 2020; Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie
(SISCO)43 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al 31 dicembre 2020; INPS,
Coordinamento generale Statistico Attuariale, al 31 dicembre 2020; Unioncamere - InfoCamere,
Movimprese al 31 dicembre 2020, per le imprese a titolarità straniera44.

42
La RCFL di ISTAT è un’indagine condotta su un campione trimestrale di individui residenti iscritti nelle liste anagrafiche comunali,
e per tale ragione non rileva informazioni sugli stranieri non residenti anche se in possesso del permesso di soggiorno. Ciò significa
che l’universo di osservazione riguarda solo la parte regolare della popolazione straniera iscritta alle liste anagrafiche comunali, non
potendo rientrare nell’indagine di Istat la quota di cittadini presenti irregolarmente o, seppur regolari, non residenti nel territorio
italiano. In ragione della natura campionaria dell’indagine, la variabile del genere non è stata utilizzata per analizzare dimensioni per
le quali non risultasse rispettata la rappresentatività statistica (meno di 1000 unità).
43 Il SISCO raccoglie i dati sui flussi occupazionali relativi ai rapporti di lavoro subordinato, associato, di tirocini e di altre esperienze

professionali previste dalla normativa vigente. L’universo di riferimento esclude i rapporti di lavoro delle forze armate, che
interessano le figure apicali e che coinvolgono i soggetti iscritti alle liste della Gente di Mare. Infine, non sono stati considerati tra i
rapporti di lavoro attivati e cessati i rapporti per attività socialmente utili (LSU).
44 I dati Unioncamere considerano il Paese di nascita dell’imprenditore, non la cittadinanza.

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