Il Manuale Completo Di Teoria Musicale 2
Il Manuale Completo Di Teoria Musicale 2
Il Manuale Completo Di Teoria Musicale 2
completo di
Teoria Musicale
Il primo manuale che non si basa
su difficili nozioni da imparare a
memoria ma spiega la logica
dietro la teoria attraverso metodi
pratici di facile comprensione.
Introduzione
La musica è un arte e, come tutte le arti, non basta una vita
per ritenersi esperti. Sarebbe una bugia, quindi, dirti che
dopo la lettura di questo ebook saprai tutto sulla musica.
Una cosa positiva però c'è, la teoria della musica è un
argomento abbastanza contenuto, basterà un po' di
impegno e in poco tempo potrai conoscere tutto quello che
ti serve.
2. Le chiavi musicali
2.1. La chiave di Sol
2.2. La chiave di Fa
2.2.1 La chiave di Basso
2.2.2 La chiave di Baritono
2.3. La chiave di Do
2.3.1 La chiave di Soprano
2.3.2 La chiave di Mezzosoprano
2.3.3 La chiave di Contralto
2.3.4 La chiave di Tenore
3. I tagli addizionali
4. Il valore in musica
4.1 Le figurazioni
4.2 Le pause
4.3 Altri simboli che modificano la durata delle note
4.3.1 Il punto di valore
4.3.2 La legatura di valore
4.3.3 Lo staccato
4.3.4 La corona
5. I tempi e la battuta
5.1 Il tempo
5.2 Movimenti
5.3 Suddivisioni
5.4 tempi semplici e composti
6 . Le alterazioni
6.1 Il diesis
6.2 Il bemolle
6.3 Il doppiodiesis
6.4 Il dobbiobemolle
7. Gli Intervalli
7.1 La distanza
7.2 La qualità
8. Le scale
8.1 La scala maggiore
8.2 Definire gli intervalli partendo dalla scala maggiore
8.3 La scala minore
8.4 La scala minore naturale
8.5 La scala minore armonica
8.6 La scala minore melodica
2. Le chiavi musicali
All’inizio del pentagramma viene sempre posto un simbolo
chiamato chiave che determina il nome delle note.
Esistono diverse chiavi:
La chiave di Sol,
La chiave di Fa
la chiave di Do.
Mi Fa Sol La Si Do Re Mi Fa
Sappiamo quindi che se sul pentagramma troviamo la
chiave di violino sulla prima linea troveremo la nota MI, sul
primo spazio FA, sulla seconda linea SOL, e così via.
2.2 La chiave di Fa
Si chiama chiave di FA in quanto la linea sulla quale viene
posizionata prende sempre il nome di FA.
Questa chiave può essere posizionata a due altezze
diverse del pentagramma: sulla quarta linea o sulla terza.
Quando è posta sulla quarta linea, la chiave di fa è
chiamata chiave di basso, quando è posizionata sulla terza
linea la chiave di fa è chiamata chiave di baritono.
Sol La Si Do Re Mi Fa Sol La
Si Do Re Mi Fa Sol La Si Do
2.3 La chiave di Do
Si chiama chiave di Do perché la nota posta sulla linea
dove si trova la chiave prenderà sempre il nome Do.
Questa chiave può essere posizionata in quattro diverse
linee a seconda del registro che copre. Sulla prima linea
viene chiamata chiave di soprano; sulla seconda chiave di
Mezzo Soprano; sulla terza chiave di Contralto; sulla
quarta chiave di Tenore.
Chiave di Soprano
Chiave di Mezzsoprano
Chiave di Contralto
Chiave di Tenore
Do Re Mi Fa Sol La Si Do Re
2.3.2 La chiave di Mezzosoprano
La chiave di Mezzo Soprano è posta sul secondo rigo del
pentagramma, la nota posta sullo stesso rigo prenderà il
nome di DO
La Si Do Re Mi Fa Sol La Si
Fa Sol La Si Do Re Mi Fa Sol
3. I tagli addizionali
Abbiamo visto come le chiavi determinano il suono delle
note all’interno del pentagramma. Se ti sei seduto al
pianoforte a suonare le note nelle varie chiavi ti sarai
accorto che queste rappresentano solo una piccola parte
dei suoni che hai a disposizione sulla tastiera. Come
facciamo a rappresentare quelli che mancano? Con i tagli
addizionali.
I tagli addizionali sono delle linee che vengono poste sulle
note. Queste linee possono essere in testa o in gola
Taglio in testa
Taglio in gola
4. Il valore in musica
Quando leggiamo uno spartito, dobbiamo individuare due
cose:
+ =
+ =
4.3.3 Lo staccato
Lo staccato è un punto disegnato sopra la nota che ne
dimezza il valore.
=
4.3.4 La corona
La corona è un simbolo che aumenta il valore della nota a
piacere dell’esecutore. Non ha quindi un valore preciso da
rispettare.
5. Il tempo e la battuta
Se hai guardato almeno una volta uno spartito ti sarai
accorto che dopo una serie di note c’è una linea verticale
che attraversa il pentagramma. Questa linea serve a
delimitare la battuta.
5.1 Il Tempo
Il tempo in musica, a differenza di quello che rappresenta
nella vita quotidiana, non è un concetto astratto, anzi, è un
dato codificato da seguire in maniere molto rigida. E’
rappresentato da dei numeri all’inizio del pentagramma
posti subito dopo la chiave, che sembrano ma NON sono
una frazione. Questi numeri, chiamati indicazione metrica,
determinano quante figurazioni una battuta dovrà
contenere.
Se, per esempio, il tempo indicato è di 4/4, dentro la
battuta dovranno esserci figurazioni che sommate devono
corrispondere sempre ad una durata complessiva di 4/4.
Ma cosa rappresentano i due numeri se non sono una
frazione?
Il numero superiore indica quanti movimenti si trovano in
una battuta e il numero inferiore quanto vale ognuno di
questi movimenti.
Lo so, adesso sarai confuso, ma non preoccuparti, sarà più
chiaro dopo aver letto il prossimo paragrafo.
5.2 I movimenti
Abbiamo paragonato la battuta ad un cassetto,
paragoniamo adesso i movimenti a degli organizer che
dividono il cassetto in altre piccole sezioni. In quante
sezioni, e, quindi, in quanti movimenti si divide una battuta
è indicato dal numero superiore dell’indicazione metrica. Il
numero inferiore, invece, indica quanto vale ognuno di
questi movimenti.
numero di movimenti
. Valore di movimento
Unità di suddivisione
5.4 Tempi semlici e composti
I tempi in musica possono essere diversi e si dividono in
due categorie:
tempi semplici
tempi composti
Numero di suddivisioni
sopra img
Tempi composti
6. Le alterazioni
Le alterazioni sono dei segni grafici che modificano
l’altezza di un suono. Per comprendere al meglio i prossimi
paragrafi ti consiglio di sederti al pianoforte o alla tastiera,
nel caso non avessi nessuna delle due cose scarica sul
telefono una tastiera virtuale.
Le alterazioni possono essere transitorie o in chiave.
6.1 Il diesis
Partiamo dalla nota Do. Sai dove si trovano i suoni nella
tastiera? Se la risposta è no, il do è il primo tasto bianco
prima dei due neri.
6.2 Il bemolle
Partiamo sempre dalla nota Do, questa volta però premi il
tasto immediatamente sotto il Do (stai attento questa volta
non è un tasto nero). Ecco quello si chiama Do bemolle.
Il bemolle abbassa la nota davanti cui è posto di un
semitono cromatico.
6.3 Il bequadro
Il bequadro serve a rendere una nota, che prima era stata
alterata (cioè era diesis o bemolle), naturale. Le alterazioni
hanno durata di una battuta, quindi, se trovi un Do# tutti
gli altri Do che troverai dopo di questo all’interno della
stessa battuta saranno sempre # anche se non verrà più
specificato dal simbolo.
6.4 Il doppiodiesis
Sei sempre seduto al pianoforte? Perfetto, partiamo
sempre da Do. Adesso metti il dito sul tasto
immediatamente sopra il Do ma non premere la nota. Ci
sei? Dovresti avere il dito sul tasto nero. Sali ancora di un
tasto, quello immediatamente sopra il testo nero su cui hai
il dito. Ecco quello è il Doppio diesis.
Il doppio diesis innalza di due semitoni cromatici la nota
davanti cui è posto.
7. Gli intervalli
L’intervallo è lo spazio che si trova tra due suoni. Siediti al
pianoforte, e suona la nota Do e poi Do#, questo è
l’intervallo più piccolo che puoi trovare tra due suoni e si
chiama intervallo di semitono. I semitoni possono essere
diatonici o cromatici. Si dicono diatonici quando il nome
della nota cambia (ad esempio DO REb); vengono detti
cromatici quando il nome della nota resta lo stesso (ad
esempio DO DO#).
7.1 La distanza
Un intervallo presuppone la relazione tra due suoni. La
distanza che c’è tra questi due suoni determina il primo
parametro di classificazione.
Ascendente Discendente
7.2 La qualità
Una volta stabilita la distanza dell’intervallo, è il momento
di attribuire la qualità, che viene stabilita in base
all’ampiezza dell’intervallo. Nel paragrafo precedente
abbiamo visto che gli intervalli vengono definiti per
distanza contando la distanza che c’è tra le due note
seguendo la successione dei suoni. Sappiamo quindi che,
per esempio Do-Re è un intervallo di seconda. Ma se ti
chiedessi che intervallo è Do-Re#? Si, è sempre un
intervallo di seconda, ma prova a suonarli al pianoforte,
Do-Re e Do-Re# sono molto diversi tra loro. Ci serve
quindi un’ulteriore modo per definire intervalli che sono
dello stesso tipo (Seconda, terza quarta) ma suonano
diversamente.
Dobbiamo attribuire una qualità all’intervallo in base alla
sua ampiezza.
Gli intervalli, infatti, possono essere maggiori, minori,
eccedenti, diminuiti e giusti, ed in particolare:
l’unisono può essere giusto, eccedente e diminuito;
l’intervallo di seconda può essere maggiore, minore,
eccedente e diminuito;
l’intervallo di terza può essere maggiore, minore,
eccedente e diminuito;
l’intervallo di quarta può essere giusto, eccedente e
diminuito;
l’intervallo di quinta può essere giusto, eccedente e
diminuito;
l’intervallo di sesta può essere maggiore, minore,
eccedente e diminuito;
l’intervallo di settima può essere maggiore, minore,
eccedente e diminuito;
l’intervallo di ottava può essere giusto, eccedente e
diminuito;
Ricorda gli intervalli di unisono, ottava, quarta e quinta non
possono mai essere maggiori o minori, ma sono gli unici a
potere essere giusti!
8. Le scale
Una scala è una successione ordinata di suoni che procede
per grado congiunto.
Analizziamo bene questa definizione. Una scala può
essere definita tale quando tutti i suoni si trovano uno
dopo l’altro ovvero per grado congiunto. Siediti al
pianoforte e suona solo i tasti bianchi partendo dal Do e
arrivando al Do successivo, questa che hai appena
suonato è la scala Maggiore di Do.
I vari suoni all’intento della scala vengono chiamati gradi.
La prima nota della scala sarà il primo grado o la Tonica, la
seconda nota sarà il secondo grado, poi troveremo il terzo
grado e così via..
Di seguito la tabella con i nomi di tutti i gradi:
I grado Tonica
II grado Sopratonica
V grado Dominante
VI grado Sopradominante
T T S T T T S