C 19 07 1986 n27690

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Circolare 19/07/1986 n.

27690
Ministero dei lavori pubblici - D.M.
24-1-1986. Istruzioni relative alla normativa tecnica per le
costruzioni in zona sismica.

1. PREMESSA

Con decreto
ministeriale 2-7-1981 è stata emanata la normativa tecnica per la
riparazione ed il rafforzamento degli edifici danneggiati dal sisma e
ricadenti in zone classìficate ai sensi dell'art. 3, titolo Il, della
legge 2-2-1974, n. 64
La normativa, definita dal Ministero dei lavori
pubblici in forza al quarto comma dell'art. 10 della legge 14-5-1981,
n. 219 recante «ulteriori interventi a favore delle popolazioni
colpite dagli eventi sismici del novembre 1980 e del febbraio 1981», è
pertanto specificatamente riferita alla riparazione di edifici
comprendenti «unità immobiliari» destinate ad uso abitazione ricadenti
nelle Regioni Basilicata, Campania e Puglia, per le quali è prevista
l'assegnazione di un contributo o di un finanziamento erariale.
Con
la circolare n. 21745 in data 30-7-1981 emanante istruzioni per
l'applicazione della predetta normativa veniva ribadito il principio
secondo il quale gli interventi di riparazione di edifici ad uso
abitazione, in zone sismiche, anche di recente classificazione, quando
il danno non è imputabile al sisma, ma dipendente da altre cause,
rimangono disciplinati, sotto l'aspetto tecnico, dalle norme approvate
con decreto ministeriale 3-3-1975, ora sostituito dal decreto
ministeriale 19-6-1984, il cui Capo C.9 resta operante.
Con Decreto
Ministeriale 24-1-1986 è stata emanata una nuova articolazione del
citato punto C.9 nel quale è compresa oltre una più completa normativa
per le riparazioni, altresì la normativa per l'adeguamento
dell'edilizia esistente qualunque sia la causa del danno.
La predetta
normativa, anche se elegge, quale modello tipologico, l'edificio
destinato ad uso abitazione, tuttavia, potrà utilmente assumersi come
riferimento metodologico anche per gli interventi relativi ad edifici
di diversa destinazione d'uso.
Dato il carattere peculiare della
materia, difficilmente assoggettabile a rigide regole vincolanti, la
normativa ha voluto preordinatamente stabilire soltanto concetti
fondamentali, nel cui ambito ricercare la soluzione più adatta al caso
specifico.
La normativa lascia pertanto, nel rispetto di tali
principi, un'arnpia facoltà di scelta delle soluzioni progettuali, e
delle modalità tecniche operative, in relazione alle specifiche
caratteristiche dell'edificio in rapporto agli interventi previsti.

Per gli edifici in muratura, ad esempio, che costituiscono la quasi

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totalità dei centri Storici e delle costruzioni rurali, la casistica
degli interventi è estremamente vasta e complessa e pertanto ogni caso
richiede un attento studio per una corretta applicazione della più
appropriata tecnologia di intervento specificatamente necessaria.
Per
l'applicazione della normativa, quanto più conforme ai criteri dalla
stessa fissati, sono state elaborate le presenti istruzioni,
nell'intento di fornire un'utile guida agli operatori, dando loro
suggerimenti pratici e con l'ìllustrazione di alcune fra le più
ricorrenti tecnologie di intervento.
C.9. D.M. 24.1.86

Interventi
sugli edifici esistenti.

2. OPERAZIONI PROGETTUALI

2.0. Campo di
validità

Al punto C.9. la norma precisa che negli interventi di


adeguamento o di miglioramento degli edifici esistenti non sussiste
l'obbligo del rispetto della normativa riguardante le nuove
costruzioni, riportata nei capitoli precedenti, ove questa non sia
espressamente richiamata. C.9. D.M. 24.1.86
Interventi sugli edifici
esistenti.
In particolare, potranno essere mantenute le volumetrie e
le altezze esistenti anche se queste non rispettano le limitazioni
indicate ai punti C.2 e C.3. delle stesse norme. C.2. Altezza massima
dei nuovi edifici

C.3. Limitazione delle altezze in funzione della


larghezza stradale.

Analogamente, qualora il progettista non ne


ravvisi la necessità, non dovranno necessariamente essere rispettate
le prescrizioni di cui al punto C.6.4. relative alle fondazioni. C.6.4
Fondazioni.
valgono per le fondazioni le prescrizioni riportate nei
punti A.2 e B.10.
A.2. Terreni di fondazione e relative prescrizioni
generali.
B.10 Fondazioni.
Nello stesso modo potrà non essere
rispettato il punto C.4. riguardante l'ampiezza dei giunti di
separazione; in questo caso la norma indica anche al punto C.9.3.4. le
possibili alternative. C.9.3.4. Giunti tecnici tra edifici contigui
per interventi di adegua-mento.
Nel caso di giunti non dimensionati
in conformità al punto C.4. si deve provvedere, in generale, al loro
adeguamento.

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In alternativa si potrà intervenire:
- o inserendo
degli elementi di protezione al martellamento;
- oppure eliminando il
giunto mediante il collegamento delle strutture da esso separate. In
tal caso si dovrà tenere conto di tale nuovo accoppiamento nella
verifica dell'edificio.
Qualora l'adeguamento delle dimensioni del
giunto risulti tecnicamente molto com-plesso o particolarmente
oneroso, è consentito di non effettuare l'adeguamento nei seguenti
casi:

a) il calcolo delle deformazioni relative fra i due corpi di


fabbrica, svolto secondo i criteri indicati al punto C.6.3. ma
assumendo comunque per il coefficiente F il valore f = I per le
costruzioni in muratura e f = 3 per gli altri tipi di strutture,
assicuri la mancanza di effetti di martellamento;

b) edifici
contigui entrambi in muratura ed aventi altezze che rientrino nei
limiti di cui al punto C.2.

2.1. Strutture in elevazione

Le
norme, al punto C.9.3. precisano che gli interventi su di un edificio
si realizzano mediante provvedimenti tecnici intesi a ridurre gli
effetti delle azioni sismiche e ad aumentare la resistenza
dell'organismo edilizio a tali azioni, nonché a ripristinare
l'integrità delle strutture eventualmente danneggiate.
I
provvedimenti intesi a ridurre gli effetti sismici sono indicati al
successivo punto C.9.3.1. delle norme e si possono realizzare:

1)
alleggerendo la costruzione mediante l'eventuale demolizione di
sopraelevazioni e l'eliminazione di carichi permanenti pesanti e
sostituzione con altri di materiale leggero particolarmente nelle
pavimentazioni e sovrastrutture, specie nelle parti più elevate
dell'edificio,

2) eliminando, quanto più possibile, elementi anche


strutturali, che possano provocare effetti torsionali sotto l'azione
delle forze sismiche (pensiline, balconi, sporgenze, ecc.) o
aggiungendo nuovi elementi irrigidenti, che contrastino la rotazione
stessa;

3) modificando la pianta dell'edificio in guisa da eliminare


dissimetrie planimetriche, tendendo ad avvicinare il centro delle
rigidezze al centro delle masse;

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4) separando, se possibile, le
parti di un edificio strutturalmente irregolare, per renderle
indipendenti l'una dall'altra, ciascuna delle quali strutturalmente
regolare.

La creazione o l'eliminazione di giunti, possono produrre


nel contesto dell'intervento due effetti qualitativamente diversi:
modificare la distribuzione in pianta delle rigidezze e delle masse e
frazionare o unificare lo schema resistente alle azioni orizzontali.

Quest'ultimo effetto può risultare favorevole, ad esempio, in


presenza di corpi di fabbrica di altezze differenti, regolarizzando,
con la creazione di giunti, il comportamento dinamico della
costruzione.
In ogni caso tutti questi interventi devono tendere a
ridurre l'eccentricità tra il centro delle masse e quello delle
rigidezze, sì da mitigare l'influenza dei moti torsionali di
vibrazione sulla risposta dinamica dell'edificio.
Per quanto riguarda
la distribuzione in verticale delle rigidezze, si fa rilevare che ogni
brusca variazione può determinare una concentrazione del danno ed in
definitiva una riduzione della duttilità complessiva disponibile nella
costruzione.
Gli interventi ora illustrati tendono in sostanza a
correggere il comportamento della costruzione riducendo le conseguenze
di una inadeguata progettazione sismica che a volte è la causa
principale dei dissesti prodotti.
C.9.3.1. Provvedimenti tecnici di
adeguamento o di miglioramento intesi a ridurre gli effetti sismici.

I provvedimenti tecnici di adegua-mento o di miglioramento intesi a


ridurre gli effetti sismici possono consistere:

a) nella riduzione
delle masse non strutturali;

b) altri provvedimenti tendenti a


modificare favorevolmente il comportamento d'insieme del sistema
edilizio, fra i quali: la creazione ed adeguamento dei giunti; la
riduzione degli effetti torsionali; la ridistribuzione delle rigidezze

2.2. Fondazioni

Prima dì procedere ad un intervento sulle


strutture di norma si deve tenere presente la situazione del complesso
terreno/fondazione, secondo quanto indicato dalle specifiche norme
tecniche approvate con decreto ministeriale del 21-1-1981 e relative
istruzioni.
In particolare, nel caso di edifici situati su (o in
prossimità di) pendii naturali, oltre agli accertamenti prescritti al
punto A.2. deve essere assicurata anche la stabilità globale del

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pendio con la fondazione stessa, secondo quanto disposto alla Sezione
G dal decreto ministeriale 21-1-1981.
In generale, per giudicare
della consistenza del terreno sono particolarmente utili le prove in
sito e, se i terreni sono a granulometria fina, le prove
penetrometriche e dilatometriche. Si richiama l'attenzione a questo
riguardo sulla opportunità che il penetrometro venga infisso in
aderenza alla fondazione onde interessare con l'indagine il terreno
già consolidato dal peso dell'edificio.
D.M. 21.1.81

Norme tecniche
riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei
pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni
per la progettazione, lese-cuzione e il collaudo delle opere di
sostegno delle terre e delle opere di fondazione

(G.U 7.2.1981 n. 37
suppl)

Sez. G Stabilità dei pendii e dei fronti di scavo

Lo studio
dell'eventuale consolidamento delle fondazioni si rende necessario
quando siano manifesti segni di dissesto nella elevazione attribuiti
ad inadeguatezza delle strutture di fondazione, oppure a cedimenti
differenziali della fondazione stessa. In questo secondo caso si dovrà
innanzi tutto accertare quali siano state le cause che hanno prodotto
il fenomeno e se tali cause siano ancora agenti o il fenomeno possa
essere riattivato in futuro anche per eventi sismici.
Qualora si
constati l'avvenuto esaurimento dei fenomeni di assestamento e la
conseguente stabilizzazione della costruzione nella configurazione
lesionata, si dovrà verificare la compatibilità dell'intervento
previsto con lo stato di equilibrio del sistema
terreno-fondazione-elevazione raggiunto.
Occorre infatti evitare che
gli eventuali interventi in elevazione o in fondazione, turbando il
suddetto equilibrio, attivino ulteriori dissesti.
Qualora invece non
siano presenti dissesti strutturali attribuibili ad insufficienza
delle strutture di fondazione oppure a cedimenti differenziali del
terreno e siano verificate tutte le circostanze a), b), c), d)
riportate nel decreto ministeriale 24-1-1986 al punto C.9.3.3,
potranno essere omessi gli interventi sulle strutture di fondazione e
le relative verifiche. In tal caso, sarà cura del progettista motivare
tale decisione sulla base dello stato di fatto delle strutture, e
delle valutazioni fatte sulle caratteristiche del terreno, nonché
dell'influenza degli interventi previsti sulla struttura. C.9.3.3

a)
nella costruzione non siano presenti importanti dissesti di qualsiasi
natura attribuibili a cedimenti delle fondazioni e sia stato accertato

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che dissesti della stessa natura non si siano prodotti neppure in
precedenza;

b) gli interventi di adeguamento non comportino


sostanziali alterazioni dello schema strutturale del fabbricato;

c)
gli stessi interventi non comportino rilevanti modificazioni delle
sollecitazioni trasmesse alle fondazioni;

d) siano esclusi fenomeni


di ribaltamento della costruzione per effetto delle azioni sismiche
valutate assumendo ß = 2.

3. EDIFICI IN MURATURA

Provvedimenti
tecnici di adeguamento

3.1. Pareti murarie

Per aumentare la
resistenza di un elemento murario si può ricorrere, in genere, ad uno
o più dei seguenti provvedimenti:

- iniezioni di miscele leganti;

- applicazione di lastre in cemento armato o di reti metalliche


elettrosaldate;

- inserimento di pilastrini in cemento armato o


metallici in breccia nella muratura;

- tirantature orizzontali e
verticali.

Gli interventi localizzati sono sconsigliati come unico


modo di rafforzamento delle murature se non inseriti in un sistema
generale di riorganizzazione della struttura.
Devono essere eliminati
o consolidati indebolimenti locali delle pareti murarie in prossimità
degli innesti e degli incroci per l'eventuale presenza di canne
fumarie o vuoti di qualsiasi genere.
In caso di irregolare
distribuzione delle aperture (vani di finestre o porte) nei muri
maestri, quando non sia possibile la loro chiusura, con muratura
efficacemente immorsata alla esistente, si deve provvedere alla
cerchiatura delle aperture stesse a mezzo di telai in cemento armato o
metallici collegati alla muratura adiacente tramite perforazioni
armate.

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3.2. Applicazione di tiranti

Ove non sia presente un


efficace cordolo in cemento armato, devono disporsi tiranti ancorati
tramite piastre di dimensioni opportune o di chiavi, che consentano
una efficace cerchiatura dell'edificio.
I tiranti possono essere
realizzati con normali barre in acciaio per armatura, piatti o
profilati metallici o con trefoli in acciaio armonico. Questi possono
essere disposti sia orizzontalmente che verticalmente, e devono essere
estesi a tutta la dimensione della parete.
Se i solai non sono in
grado di assicurare un sufficiente incatenamento delle pareti, si deve
intervenire con tiranti orizzontali, ancorati all'esterno delle pareti
medesime. In alternativa si potrà far funzionare i solai come
incatenamenti, applicando alle travi ed ai travetti, se questi
elementi possono essere ritenuti idonei allo scopo, chiavi metalliche
ancorate all'esterno delle pareti.
L'uso dei tiranti di acciaio,
analogamente a quello dei cordoli di piano, mira a migliorare lo
schema strutturale tramite la realizzazione di efficaci collegamenti
tra le strutture murarie portanti, assicurando un funzionamento
monolitico del complesso edilizio da consolidare.
Non risultano, per
altro, trascurabili, i vantaggi che ne conseguono nei riguardi della
duttilità e della risposta ultima alle azioni sismiche se i tiranti
sono presollecitati. Tuttavia, per quanto riguarda in particolare la
presollecitazione verticale, è opportuno che la tensione normale,
nelle murature, non superi, aggiunta alla precompressione, il valore
di un quinto di quella di rottura.
I tiranti possono essere posti in
opera all'interno o all'esterno delle murature. Nel primo caso
(tiranti trivellati).essi sono costituiti da trefoli d'acciaio
armonico disposti inguainati entro fori trivellati nello spessore
delle murature.
Nel secondo caso i tiranti sono costituiti da barre,
piatti o profilati in acciaio paralleli sulle due facce della muratura
ed ammorsati ad una piastra in testa del muro per mezzo di un sistema
a vite che consente di imprimere uno stato di presollecitazione.
Questo tipo di tiranti è prevalentemente usato nella disposizione
orizzontale.
Gli elementi di contrasto sulle murature, sono di regola
costituiti da piastre metalliche che hanno il compito di distribuire
la forza indotta dal tirante sulla muratura evitando concentrazioni di
sforzi.
Le tirantature orizzontali, adempiono inoltre, al compito di
legare le pareti ortogonali: a questo fine è opportuno che le teste
dei tiranti siano collegate a piastre o a chiavi di dimensioni
adeguate alle caratteristiche di connessione.
I tiranti esterni sono
costituiti da barre metalliche aderenti alle murature o poste in
scanalature ricavate sulla loro superficie in modo da occultarne la
vista. Anche qui, per i tiranti orizzontali, è opportuno disporre

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chiavi in testata, di dimensioni tali da garantire una buona legatura
tra le rnurature.

3.3. Iniezioni di miscele leganti

L'adozione di
iniezioni di miscele leganti, mira al miglioramento delle
caratteristiche meccaniche della muratura da consolidare. A tale
tecnica, pertanto, non può essere affidato il compito di realizzare
efficaci ammorsature dei muri e quindi di migliorare, se applicata da
sola, il primitivo schema strutturale.
Le iniezioni possono essere
eseguite con miscele cementizie, semplici o additivate, oppure a base
di resine organiche.
Le miscele a base di resine saranno scelte
adottando, in generale, prodotti a basso valore di modulo elastico
quando l'ampiezza media delle lesioni è piccola e a più elevato valore
di detto modulo per riempimenti di zone estese.

a) Miscela a base
di legante cementizio.

La miscela da iniettare deve possedere le


seguenti proprietà:

- buona fluidità;

- buona stabilità;

- tempo
di presa opportuno;

- adeguata resistenza;

- minimo ritiro.

Tali
proprietà, sono agevolmente conse-guibili con le sospensioni
cementizie in acqua, semplici o con sabbie molto fini a granuli
arrotondati, caratterizzate da valori del rapporto acqua/cemento in
genere variabili da 0,6 a 1,2 e migliorate con l'aggiunta di additivi
fluidificanti ed espansivi antiritiro. Il cemento deve essere di
granulometria molto fine.
La scelta della pressione di immissione va
fatta tenendo conto che le dilatazioni trasversali prodotte dal fluido
in pressione, a causa delle eventuali discontinuità della muratura nei
piani paralleli ai paramenti, potrebbero modificare negativamente la
configurazione di equilibrio raggiunta dalla costruzione.
In ogni
caso le iniezioni devono essere fatte a bassa pressione, eventualmente
ricorrendo a fasi successive con pressioni via via crescenti e vanno
condotte iniziando dal basso, e procedendo con simmetria.

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Nel caso di
murature incoerenti e caotiche, l'uso di questa tecnica richiede la
loro incamiciatura o il ricorso ad altri provvedimenti cautelativi;
per non disperdere la miscela.

La tecnica operativa può essere


articolata nelle seguenti fasi di lavoro:

a) scelta dei punti in cui


praticare i fori, effettuata in funzione della diffusione delle
fessure e della porosità del muro; in genere sono sufficienti 2-3 fori
per m2;

b) asportazione dell'intonaco lesionato e stuccatura con


malta cementizia delle lesioni per evitare risorgenze di miscela;

e)
esecuzione dei fori con perforazioni di diametro fino a 40 mm,
eseguite mediante trapani o sonde rotative;

d) posizionamento nei
fori degli ugelli di immissione e successiva sigillatura con malta di
cemento;

e) immissione preliminare di acqua a leggera pressione,


allo scopo di effettuare il lavaggio delle sezioni filtranti e di
saturare la massa muraria;

j) iniezione della miscela.

Nel caso di
dissesti localizzati in zone limitate può risultare conveniente
risanare dapprima a bassa pressione queste zone e poi operare a
pressione più elevata, nelle zone rimanenti.

b) Miscele a base di
resine organiche.

Stante la forte dipendenza, per il buon esito


dell'operazione, dal dosaggio dei componenti base e dalle condizioni
di esecuzione, si consiglia l'uso delle iniezioni di miscele a base di
resine organiche (possibilmente epossidiche) nei soli casi in cui
risulti dimostrata la convenienza economica e si possa fare ricorso ad
operatori specializzati.
La tecnica operativa resta, comunque, non
dissimile da quelle già illustrate per le iniezioni cementizie alla
quale sì rimanda.

e) Iniezioni armate.

Tale sistema di
consolidamento prevede l'inserimento nella muratura di un reticolo di

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barre metalliche, assicurandone la collabo-razione per aderenza
mediante miscele cementanti. In condizioni sfavorevoli, può essere
necessario consolidare preventivamente la muratura mediante iniezioni
semplici.
L'uso di questa tecnica è consigliatile allorché si debbano
realizzare efficaci ammorsature tra le murature portanti, nei casi in
cui non si possa ricorrere all'uso di altre tecnologie. In questo caso
le cuciture si realizzano mediante armature di lunghezza pari a 2 - 3
volte lo spessore delle murature, disposte in fori trivellati alla
distanza di 40-50 cm l'uno dall'altro e preferibilmente inclinati
alternativamente verso l'alto e verso il basso.
Le miscele leganti da
impiegare sono dello stesso tipo di quelle esaminate al punto 3.3. con
lavvertenza che dovranno essere ancora più accentuate le
caratteristiche di aderenza ed antiritiro, oltre che di resistenza,
per poter contare sulla collaborazione fra armature e muratura, poiché
nel caso specifico le iniezioni sono localizzate nelle zone più
sollecitate.
0ve possibile è consigliatile realizzare blocchi
resistenti alle estremità delle barre, sia con tecniche analoghe alle
chiodature in roccia, che con l'inserimento di chiavi o piastre
metalliche alla estremità della barra sulla superficie esterna del
muro.

3.4. Applicazione di lastre e reti metalliche elettrosaldate

L'intervento mira a conservare, adeguandola alle nuove esigenze la


funzione resistente degli elementi murari, fornendo ad essi
unadeguata resistenza a trazione e dotandoli di un grado più o
meno elevato di duttilità, sia nel comportamento a piastra che in
quello a parete di taglio.
E opportuno che questo tipo di
intervento venga esteso, con particolari accorgimenti, in
corrispondenza degli innesti murari, onde realizzare anche una
modificazione migliorativa dello schema strutturale.
Il
consolidamento si effettua con la apposizione, possibilmente su una o
entrambe le facce del muro, di lastre cementizie opportunamente armate
e di adeguato spessore. Le armature sono costituite da barre verticali
ed orizzontali o da reti, nonché da ferri trasversali passanti nel
muro che assicurino i collegamenti.
In relazione al tipo ed allo
stato di consistenza della muratura, a questo intervento può essere
associata la iniezione in pressione, nel corpo murario, di miscele
leganti.
Su ciascun elemento murario l'intervento può ancora essere
dosato, sia operando per «fasce» verticali ed orizzontali, sia
limitandolo al solo rinforzo del perimetro dei vani porta o finestra o
adottando un sistema misto di rinforzo. La tecnologia
dellintervento, di norma è articolata nelle seguenti
operazioni:

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1) preparazione delle murature, previa adeguata
puntellatura: esportazione dell'intonaco, riempimento delle cavità
esistenti con particolare riguardo a quelle in prossimità delle
ammorsature tra i muri, rifacimento a cuci-scucì;
2) spazzolatura e
lavaggio con acqua o ad aria in pressione;
3) esecuzione delle
perforazioni nella muratura per l'alloggiamento delle barre
tra-sversali di collegamento;
4) applicazione delle barre o delle
reti di armatura su una o entrambe le facce del muro, con adeguate
sovrapposizioni e risvolti;
5) messa in opera di distanziatori
dell'armatura dal muro, per consentire il completo avvolgimento delle
barre da parte della lastra cementizia, di spessore adeguato e
comunque non inferiore a 2 cm;
6) alloggiamento, nei fori, delle
barre trasversali con adeguati risvolti di ancoraggio;
7)
l'inserimento dei collegamenti delle lastre cementizie agli elementi
resistenti di contorno (solai - cordoli - pareti trasversali -
fondazioni);
8) esecuzione della lastra cementizia per lo spessore
prefissato, dopo abbondante lavaggio della superficie muraria;
9)
esecuzione delle eventuali iniezioni nei muri, effettuate con
pressioni che, per la presenza della lastre armate aventi funzione di
contenimento, possono essere anche elevate, fino a 2 - 3 Kg/cm3.

3.5. Inserimento di cordoli e pilastrini

Tale tecnica non


differisce, nelle finalità, da quella precedentemente illustrata.Il
concetto informatore è quello della introduzione nelle murature di
elementi resistenti - atti a confinare la muratura o dotarla di
duttilità strutturale - in modo discontinuo e concentrato, anziché
diffuso.
Per tale motivo è consigliabile l'adozione di questa tecnica
quando si debba operare con murature a blocchi squadrati (mattoni,
pietre lavorate) o comunque di discreta consistenza, risultando per
contro sconsigliabile per interventi su murature di costituzione
caotica e con malta degradata.
Il funzionamento dellinsieme
strutturale si modifica profondamente in senso positivo, solo se gli
elementi in cemento armato o in acciaio, sono convenientemente
organizzati fra loro ed in rapporto alla muratura, come può ottenersi
eseguendo una serie di cordoli verticali ed orizzontali tutti
collegati fra loro.
L'inserimento di pilastrini, in breccia è
effettuato a distanze regolari (circa 2 m). Si crea uno scasso per
circa 15 cm all'interno della muratura e si realizza l'ancoraggio, per

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mezzo di staffe passanti o di spaccature distribuite lungo l'altezza.

Per la realizzazione di cordoli a tutto spessore, è necessario


procedere al taglio a forza della muratura, operando per campioni o
globalmente.
Nel primo caso si affida la resistenza del pannello
murario durante le fasi realizzative alle porzioni di murature integre
o già trattate; nel secondo caso occorre disporre appositi sostegni
(eventualmente martinetti) ai quali è delegato il compito di sostenere
i carichi verticali durante la costruzione del cordolo.
Per i cordoli
di tipo a spessore parziale è necessario predisporre tagli passanti
per realizzare poi collegamenti di ancoraggio e sostegno; se due
cordoli cingono la muratura al medesimo livello, tali collegamenti
hanno sagoma cilindrica, mentre se il cordolo è da un solo lato, tali
collegamenti sono conformati a mo' di tronco di piramide con
dimensione maggiore verso l'esterno.
L'armatura metallica è
costituita da una gabbia formata da barre longitudinali e staffe, con
un minimo di 4 f12 e staffe f 6 ogni 30 cm.
Nei cordoli a tutto
spessore, realizzati globalmente, i martinetti a vite restano
inglobati nel getto.
L'esecuzione di cordoli e pilastrini in acciaio
avverrà con modalità analoghe a quelle sopra indicate, assicurando la
collaborazione con la muratura mediante opportune zancature.

3.6.
Archi e volle

Gli archi e le volte devono essere muniti di cinture,


chiavi e tiranti, posti convenientemente in tensione, ed atti ad
assorbire integralmente le spinte, a meno che le murature di sostegno
abbiano spessori sufficienti a sopportare le spinte, valutate tenendo
conto anche delle azioni sismiche.
Qualora occorra risanare o
rinforzare le volte, è possibile intervenire con la tecnica delle
iniezioni di miscele leganti meglio se integrate da perforazioni
armate.
Nel caso delle volte di luce non molto grande, un valido
sistema di rafforzamento consiste nel costruire in aderenza un guscio
portante, generalmente estradossato, realizzato da una rete metallica
elettrosaldata chiodata alla struttura da rinforzare e da uno strato
di malta antiritiro ad elevata resistenza o di miscele di resine.
L'intervento deve essere preceduto da una accurata pulitura della
superficie, in aderenza alla quale si esegue il rinforzo, con aria
compressa ed eventualmente qualora si impieghino malte cementizie, con
acqua, nonché dalla sigillatura delle lesioni macroscopiche.
Con tale
procedimento, in particolare, è possibile evitare interventi sulla
superficie di intradosso, il che assume fondamentalmente importanza
allorché questa ultima sia affrescata o presenti, comunque,

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caratteristiche estetiche da non alterare.
Gli archi e le volte che
siano interessati da gravi dissesti, se realizzati con muratura di non
buona consistenza e fattura, devono essere eliminati.

3.7. Solai

li restauro statico del solaio deve puntare al soddisfacimento dei


seguenti requisiti fondamentali:
- resistenza adeguata ai carichi
previsti in fase di utilizzazione;
- in relazione a detti carichi,
rigidezza (trasversali e nel proprio piano) sufficienti ad assicurare
sia la funzionalità in esercizio dell'elemento strutturale, sia la
funzione di diaframma di collegamento e ripartizione tra le strutture
verticali;
- collegamento efficace con le murature verticali, agli
effetti delle trasmissioni degli sforzi.
I primi due requisiti, nel
caso di solai in legno, possono essere agevolmente realizzati, ad
esempio, inchiodando al tavolato esistente uno strato di tavole
ortogonali alle precedenti di conveniente spessore (S>3 cm) oppure,
realizzando una soletta di calcestruzzo armato di sufficiente spessore
per assicurare resistenza e rigidezza alla struttura mista finale
(legno - cemento armato).
Qualora i solai siano deteriorati, sì da
non possedere adeguata rigidezza nel proprio piano, essi devono essere
sostituiti o rinforzati.
Nel caso si impieghino travetti
prefabbricati in cemento armato ordinario o precompresso, si deve
disporre una apposita armatura di collegamento dei travetti alle
strutture perimetrali in modo da costituire un efficace ancoraggio sia
agli effetti della trasmissione del momento negativo, sia della forza
di taglio che delle azioni normali alla parete.
L'ancoraggio alle
armature verticali può essere realizzato con l'esecuzione di un
cordolo in cemento armato, di altezza non inferiore a quella del
solaio in corrispondenza di ciascun orizzontamento oppure con il
consolidamento della muratura in corrispondenza degli orizzontamenti
mediante iniezioni di miscele leganti armate. In quest'ultimo caso le
perforazioni possono essere eseguite trasversalmente alle murature,
con andamento incrociato e inclinazione tale da interessare un'altezza
pari almeno a quella del solaio, oppure orizzontalmente e
parallelamente all'asse della muratura, completandole in tal caso,
eventualmente, con cuciture d'angolo, in modo da legare solidamente
tutti gli elementi componenti la compagine strutturale.
In
alternativa può essere sufficiente anche un collegamento discontinuo
che, nel caso di solai in legno, può realizzarsi mediante piatti
metallici d'ancoraggio chiodati alle travi, passanti in fori
predisposti nei muri e successivamente sigillati con malta cementizia.

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Infine per solai in legno con cappa in calcestruzzo o solai
latero-cementizi di nuova costruzione, un sufficiente collegamento può
essere costituito da un cordolo continuo in cemento armato a spessore
parziale o semplicemente in aderenza, provvisto di cunei di ancoraggio
passanti attraverso le murature ed opportunamente armati.

3.8.
Scale

Le scale in muratura a sbalzo, cioè quelle aventi gli scalini


o la sottostruttura incastrati nei muri di gabbia da un lato e liberi
dall'altro, devono essere di regola sostituite con scale in cemento
armato o in acciaio. Possono tuttavia essere conservate soltanto se
prive di lesioni e dopo averne verificata l'efficienza a mezzo di
prove di carico.
Quando necessità ambientali-architettoniche
richiedano la conservazione di scale a sbalzo staticamente non sicure,
potranno adottarsi rinforzi con strutture metalliche oppure
cementizie. In quest'ultimo caso dovrà porsi massima cura affinché gli
sforzi di trazione, presenti sulla struttura muraria delle scale,
siano completamente assorbiti da armature opportunamente inserite,
ancorate alla muratura perimetrale e suggellate con malte cementizie
antiritiro o epossidiche.

3.9. Coperture

I tetti devono essere


resi non spingenti. Negli interventi di semplice miglioramento si avrà
cura in particolare di assicurarsi della capacità di resistere alle
azioni orizzontali da parte delle murature perimetrali ed interne che
spiccano dall'ultimo solaio per sostenere il tetto e di realizzare un
efficace collegamento fra le strutture del tetto e le murature
suaccennate. Nel caso di tetti in legno si dovrà garantire anche una
adeguata connessione fra i diversi elementi costituenti l'orditura.

Gli elementi sporgenti dalle coperture (comignoli, abbaini,


parapetti, torrini, antenne, ecc.) devono essere ben fissati alla base
e, se necessario, controventati.
I provvedimenti intesi ad ottenere
l'adeguamento sismico possono essere i seguenti:
- costruzione di
cordoli di sottotetto in c.a. per la ripartizione delle forze
trasmesse alla muratura dagli elementi strutturali lignei e
cerchiatura dell'edificio in sommità;
- applicazione di un tavolato
di sottotetto in legno o di croci di Sant'Andrea per irrigidire la
struttura nel piano di falda;
- applicazione di catene in ferro e/o
in legno.
Qualora, per motivi di particolare pregio architettonico o
per l'ottimo stato di conservazione della copertura, non risulti

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conveniente la creazione di cordoli in c.a. di sommità, si potrà, in
via del tutto eccezionale, procedere al rinforzo della muratura che
spicca dall'ultimo piano (compresi gli eventuali timpani) mediante
iniezioni e cuciture armate o incorniciatura con lastre di c.a.;
particolare cura si dovrà porre comunque per realizzare efficaci
collegamenti della orditura principale lignea con la muratura così
rinforzata.

3.10. Fondazioni

Nella maggior parte degli edifici in


muratura, la struttura di fondazione è sostanzialmente coincidente con
l'edificio stesso. Pertanto gli eventuali interventi saranno
prevalentemente di tipo localizzato, tendenti a sanare eventuali
situazioni di debolezza puntuali. Nel caso di inserimento
nell'edificio di una nuova muratura, la sua fondazione deve essere
ammorsata in quella delle murature esistenti mediante un opportuno
innesto. La riduzione della pressione di contatto edificio-terreno può
ottenersi, in generale, ampliando la base del fabbricato mediante
placcaggi in conglomerato cementizío a getto od a spruzzo
convenientemente armati, applicati da uno o da entrambi i lati della
muratura.
L'efficacia di tale intervento è peraltro legato alle
caratteristiche di compressibilità del terreno e alle modalità
esecutive. In quei particolari casi il terreno di fondazione sia di
scadenti proprietà fisico-meccaniche, potrà essere necessario
riportare i carichi in profondità mediante pozzi o pali.
Si potranno
usare pali di normale diametro opportunamente collegati alle
strutture, ovvero si potranno utilizzare pali di piccolo diametro
eventualmente eseguiti attraverso le strutture esistenti così da
collegarsi ad esse, per poi approfondirsi nel terreno sottostante.

Per i pali di regola sarà da adottare il sistema di trivellazione a


rotazione, che non comporta scuotimenti pericolosi per strutture già
in fase di dissesto.

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