DL TLC Bozza 22.05
DL TLC Bozza 22.05
DL TLC Bozza 22.05
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NORMA RECANTE MISURE URGENTI IN MATERIA DI RETI DI COMUNICAZIONE
ELETTRONICA
3. All’aumento dei valori di riferimento di cui al precedente comma si procede a seguito di un‘attività
di monitoraggio sui valori reali di di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico ambientali, e
gli attuali livelli di emissioni delle reti mobili svolta entro 90 giorni dalla data di entrat in vigore
della presente legge dalla Fondazione Ugo Bordoni in collaborazione con le Agenzie Regionali per
protezione Ambientale.
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4. A tal fine viene istituita dalla Fondazione Ugo Bordoni, di intesa con le articolazioni territoriali
del Ministero delle imprese e del Made in Italy e la collaborazione delle Agenzie Regionali per
protezione Ambientale, una rete di monitoraggio nazionale con lo scopo di informare in modo
corretto ed efficace la cittadinanza sui livelli di campo elettromagnetico effettivamente presenti sul
territorio, fornire alle Regioni ed agli enti locali dati e informazioni utili per migliorare il processo
di localizzazione e controllo degli impianti sorgenti di campi elettromagnetici al fine di mitigare
l’impatto elettromagnetico
5. Alla copertura finanziaria delle attività di cui ai commi 3 e 4 si provvede a valere sulle risorse
di cui ………… per l’importo annuo di 500.000€ per ciascuno degli anni dal 2023 al 2025.
COSTO: 1.5 MILIONI
Relazione illustrativa
Il quadro normativo italiano relativo alla regolamentazione delle emissioni elettromagnetiche è stato
elaborato a partire dal 1998 e sviluppato con successive norme emanate tra il 2000 e il 2012 il cui
elemento base è rappresentato dalla Legge Quadro n. 36 del febbraio 2001.
L’Italia oltre a stabilire un limite massimo di 20 V/m (per l’intervallo di frequenze sotto i 3GHz)
molto più basso di quelli adottati in Europa, ha preferito optare per un ulteriore livello di protezione,
consistente nella previsione di un limite estremamente ridotto di 6 V/m da osservare rigorosamente
in tutti gli ambiti adibiti a permanenza umana prolungata. Tale soglia costituisce il valore di
attenzione posto in via prudenziale per garantire il contenimento delle emissioni elettromagnetiche
entro soglie assolutamente cautelative e precauzionali:
• Limite di esposizione pari a 20 V/m per l’intervallo di frequenze 3 MHz – 3000 MHz e 40
V/m per l’intervallo di frequenze 3 GHz – 300 GHz.
• Valore di Attenzione o Obiettivo di qualità pari a 6 V/m per l’intervallo di frequenze 100
kHz – 300 GHz: livello cautelativo da non superare negli ambiti fruibili per permanenze
prolungate di almeno 4 ore continuative e all’aperto nelle c.d. aree “intensamente
frequentate”.
In Italia, quindi, i limiti di emissioni sono 10 volte più bassi rispetto ai limiti definiti a livello
internazionale.
A livello europeo, la Germania ha adottato il limite massimo (61V/m) dal 1° gennaio 1997, prima
ancora che venisse approvata la Raccomandazione CE. La Spagna è stato il primo paese ad adeguare
al massimo i propri limiti nel 2001.
L’11 marzo 2020 sono state pubblicate da ICNIRP le nuove Linee Guida sui limiti di esposizione ai
campi elettromagnetici nel range di frequenze 100 kHz – 300 GHz. Le nuove Linee Guida, che
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sostituiscono quelle pubblicate nel 1998 già recepite dalla maggioranza degli stati membri della UE
a seguito della Raccomandazione 1999/519/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12 luglio
1999, confermano che non ci sono evidenze di effetti avversi sulla salute a livelli di esposizione
inferiori ai limiti fissati dalle Linee Guida del 1998 e non sono state prodotte prove di eventuali
meccanismi di interazione che potrebbero produrre effetti negativi sulla salute a causa
dell'esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza.
Tale affermazione appare coerente con il quadro europeo sopra evidenziato se consideriamo che paesi
come la Germania e la Spagna hanno adottato i limiti massimi da oltre 20 anni non avendo riscontrato
anomalie nella popolazione.
Un innalzamento degli attuali limiti fissati a 6V/m, rimanendo sempre ben al di sotto del limite
europeo di 60V/m, ad esempio 30V/m, garantirebbe il miglioramento della qualità del servizio (in
termini di copertura) fin da subito, con effetti positivi sui cittadini in termini di voce e dati, riducendo
l’impatto economico sugli operatori e la proliferazione di antenne sul territorio. Il 62% dei siti
esistenti nelle aree urbane è risultato non aggiornabile al 5G a causa dei limiti di emissione. Gli extra
costi per sviluppare la copertura 5G a causa dei limiti stringenti che obbligano alla
reingegnerizzazione dei siti esistenti o al reperimento di nuovi siti sono di circa 1,3B€ per Operatore.
Aumentare gli attuali limiti rimanendo sotto i valori europei di emissione avrebbe il duplice vantaggio
di rassicurare i cittadini più timorosi e venire incontro alle loro giuste preoccupazioni nella
considerazione tecnica che più aumentano le potenze dei tralicci e meno emettono i dispositivi mobili
che ogni cittadino porta con sé. Infine, un pieno e veloce dispiegamento del 5G porterebbe, inoltre,
all’utilizzo di antenne attive o intelligenti (smart) oppure a fascio tempo-variante “Massive MIMO”
con conseguente miglioramento del rendimento e dell'efficienza energetica.
1. Per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, l’Autorità di regolazione per
energia, reti e ambiente (ARERA) provvede ad annullare, a partire dall’entrata in vigore della
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presente norma e per tre anni, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle
imprese di cui all'articolo 1 e 1bis del decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21, convertito, con
modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, con utenze con potenza disponibile pari o superiore
a 16,5 kW anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di
ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.
2. Alla copertura finanziaria della presente disposizione si provvede a valere sulle risorse di cui xxxx
per l’importo di 200 milioni annui, per ciascuno degli anni 2023, 2024, 2025.
3. L’efficacia delle disposizioni di cui al comma 1 è subordinata all’autorizzazione della
Commissione europea, ai sensi dell’art. 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Relazione illustrativa
La proposta è finalizzata ad introdurre in modo strutturale l’azzeramento degli oneri di sistema per le
utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW anche connesse in media e alta/altissima
tensione delle imprese che offrono servizi di pubblica utilità e che sono soggette alla disciplina della
Golden Power.
La proposta di estendere alle TLC in modo strutturale le agevolazioni relative ai costi dell’energia
previste per le imprese energivore (segnatamente: azzeramento oneri di sistema) al fine di poter
alleviare tale voce di costo, sembra tuttavia configurare una “misura selettiva” a favore di imprese
che non rientrano tra quelle energivore ai sensi della disciplina eurounitaria e, pertanto, un aiuto di
Stato da sottoporre al preventivo vaglio della Commissione europea, ai sensi dell’art. 108, par. 3,
TFUE. Ciò perlomeno sino a che le “Linee guida” in tema di aiuti di Stato in materia ambientale ed
energetica non verranno modificate o aggiornate dalla Commissione.
Estensione strutturale del credito d’imposta energivori anche alle imprese strategiche
“Art. XX bis
(Disposizioni in materia di fornitura energia elettrica)
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1. In considerazione del carattere emergenziale della crisi energetica e al fine di tutelare la sicurezza
nazionale, alle imprese di cui all'articolo 1 e 1bis del decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21, convertito,
con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, il cui consumo medio di energia elettrica,
calcolato nel periodo di riferimento, sia pari ad almeno 150 GWh/anno si applica, per tre anni
dall’entrata in vigore del presente articolo, il contributo sotto forma di credito di imposta previsto in
favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica di cui all'elenco pubblicato dalla Cassa per
i servizi energetici e ambientali ai sensi del decreto del Ministro dello sviluppo economico 21
dicembre 2017, della cui adozione è stata data comunicazione nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana n. 300 del 27 dicembre 2017 per fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia
elettrica.
2. Alla copertura finanziaria della presente disposizione si provvede a valere sulle risorse di cui xxxx
per l’importo di 200 milioni annui, per ciascuno degli anni 2023, 2024, 2025.
Relazione illustrativa
La proposta ha l’obiettivo di applicare alle imprese considerate strategiche ai sensi della disciplina
sul golden power (di cui art. 1 e 1bis del DL decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21) il cui consumo di
energia elettrica calcolato nel periodo di riferimento, sia pari ad almeno 150 GWh/anno, il contributo
sotto forma di credito di imposta previsto in favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica
(cd. energivori).
La proposta di estendere alle TLC in modo strutturale le agevolazioni relative ai costi dell’energia
previste per le imprese energivore (segnatamente: credito imposta) al fine di poter alleviare tale voce
di costo, sembra tuttavia configurare una “misura selettiva” a favore di imprese che non rientrano tra
quelle energivore ai sensi della disciplina eurounitaria (art. 17 della Dir. 2003/96/Ce) e pertanto, un
aiuto di Stato da sottoporre al preventivo vaglio della Commissione europea, ai sensi dell’art. 108,
par. 3, TFUE. Ciò perlomeno sino a che le “Linee guida” in tema di aiuti di Stato in materia
ambientale ed energetica non verranno modificate o aggiornate dalla Commissione.
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(Migrazione dei servizi di telecomunicazione sulle reti di nuova generazione ad altissima capacità
in fibra ottica)
1. Al fine di favorire il pieno utilizzo delle reti ad altissima capacità in grado di garantire almeno 1
gigabit per secondo in download, come definite all’articolo 2 del decreto legislativo 1 agosto 2003,
n. 259, il Ministero delle imprese e del made in Italy, d’intesa con l’Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni ,e sentito il Dipartimento della Trasformazione Digitale con proprio decreto, da
adottarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore del presente articolo stabilisce le modalità e le
tempistiche per favorire un processo di migrazione verso le reti più avanzate ed il progressivo
spegnimento delle reti in rame. sulla base di criteri di efficienza, massimizzazione costi benefici e
sviluppo omogeneo delle infrastrutture su tutto il territorio nazionale,
2.
Nell’ambito delle misure volte a favorire il processo di migrazione di cui al comma 1è previsto
l’avvio di una campagna di comunicazione rivolta ai cittadini per diffondere una maggiore coscienza
sulle potenzialità delle reti ad altissima capacità e l’avvio, d’intesa con gli enti locali, di progetti
pilota di migrazione nelle aree in cui la copertura della infrastruttura fisica ad altissima capacità in
fibra ottica sia pari o superiore all’ottanta percento del territorio
3 Al comma 2bis dell’articolo 135-bis del decreto del presidente della repubblica 6 giugno 2001, n.
380, l’ultimo capoverso è così modificato: “Il tecnico abilitato entro 30 giorni dalla ricezione della
segnalazione è tenuto a comunicare i dati relativi agli edifici infrastrutturali al Sistema Informativo
Nazionale Federato delle Infrastrutture (SINFI) ai sensi del decreto-legge 12 settembre 2014, n.133
convertito con modificazioni dalla legge n. 164 del 2014. Il Ministero delle imprese e del Made in
Italy, per il tramite delle proprie articolazioni territoriali, verifica lo stato di attuazione delle norme
per l’infrastrutturazione digitale degli edifici”.
5. Alla copertura finanziaria delle misure e delle attività di cui al comma 2 si provvede a valere sulle
risorse di cui ………… per l’importo annuo di 1.000.000€ per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030.
COSTO: 8 MILIONI
Relazione illustrativa
Il decommissioning della rete rame rappresenta il superamento delle architetture preesistenti (basate
su rame) e il pieno utilizzo delle infrastrutture VHCN (very haigh capacity networks) in grado di
garantire velocità superiori ai 500Mbps (sia fibra che fixed wireless access).
Oltre a questo sviluppo tecnologico, si realizzerebbero importanti efficienze nelle attività di gestione
e manutenzione delle infrastrutture e nei consumi di energia.
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Complessivamente la rete dell’operatore ex incumbent è costituita da 10.000 centrali. Di queste 6.700
sono considerate centrali by pass quindi centrali sostituibili con tecnologia in fibra ottica. Le 6.700
centrali by pass consumano all’anno circa 174.600 MWh pari a 81.326.000 kg di CO2 (a cui
andrebbero aggiunti anche 275GWh di consumi legacy che potrebbero essere risparmiati dalla
cessazione dei servizi connessi).
Supponendo un risparmio dei consumi del 25% dallo switch off di queste 6.700 centrali si avrebbe
una diminuzione dei consumi pari a 43.650 MWh, corrispondente al consumo elettrico annuo per
l’illuminazione di una città di circa 700.000 abitanti. Supponendo un costo al kWh pari a 0,308€ kWh
si otterrebbe un risparmio di circa 13.4 Mln € sulla bolletta ed una diminuzione dell’inquinamento
pari a 20.331.500 kg CO2.
La norma prevede, infine, che con decreto del M.I.M.I.T, d’intesa con l’AGCOM, verranno stabilite,
entro 90 giorni dall’entrata in vigore del presente articolo, le modalità e le tempistiche con le quali
sarà possibile favorire la migrazione progressiva dei servizi di telecomunicazione sulla rete di nuova
generazione in fibra ottica, anche prevedendo, al tal fine, l’attivazione di progetti di sperimentazione
per il passaggio dalla rete in rame alla fibra in determinate città, in cui la copertura della infrastruttura
fisica sia pari o superiore al 60% del territorio.
“Art. XX bis
Incentivi alla migrazione dei servizi di telecomunicazione sulle reti di nuova generazione ad
altissima capacità
1. Allo scopo di incentivare il pieno utilizzo delle reti ad altissima capacità in grado di garantire
almeno 1 gigabit per secondo in download è previsto un contributo direttamente a favore
dell’operatore, fino a un massimo di 250 euro, per ciascuna linea migrata, a copertura dei costi di
infrastruttuazione e di adeguamento degli impianti .
2. Le modalità di attuazione della misura di cui al comma 1 sono stabilite con decreto del Ministro
delle Imprese e del Made in Italy da emanarsi entro 90 giorni della entrata in vigore della presente
legge .
3. Alla copertura finanziaria della presente disposizione si provvede a valere sulle risorse di cui xxxx
per l’importo di 100 milioni per il 2024, 100 milioni per il 2025.
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5. L’efficacia delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 è subordinata all’autorizzazione della
Commissione europea, ai sensi dell’art. 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Relazione illustrativa
La proposta è tesa a incentivare il passaggio dal rame alla fibra prevedendo un contributo per
l’operatore che migra i propri clienti verso tecnologie più performanti.
Infatti, le migrazioni dal rame alla fibra sono molto onerose per gli operatori che sostengono
importanti costi di adeguamento delle infrastrutture senza impatti economici sul cliente finale.
Si stima che per ciascun passaggio da rame a fibra gli operatori sostengono un costo compreso tra
350€ e 450€ relativamente a costi infrastrutturali (ad es.: ampliamento della piattaforma rete CORE
IMS, quota per cliente per eventuale desaturazione, delivery), nonché per l’installazione e l’acquisto
di apparati.
Prevedere il riconoscimento di un voucher consentirebbe agli operatori di avere maggiori risorse da
investire per lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Tale contributo, al pari degli altri sopra illustrati,
è fondamentale per accelerare il processo di digitalizzazione del Paese, preservando e valorizzando
un asset, la componente in rame (ovvero il tratto dalla cabina a casa, ricordando che il tratto da
centrale a cabina è già in fibra), che oggi fornisce ancora elevate prestazioni all’utente. La misura
proposta soddisfa la primaria esigenza di una evoluzione ordinata salvaguardando ritorno economico
e occupazione. L’erogazione di voucher in quanto misure di supporto concessa attraverso risorse
statali a favore di determinate imprese si configura come aiuto di Stato e come tale può essere
concesso previa notifica della misura alla Commissione Europa, al fine di verificarne la compatibilità
con le norme dell'UE.
1. Al fine di potenziare gli interventi attuati con le risorse di cui all'articolo 1, comma 1039, lettera
c), della legge 27 dicembre 2017, n. 205, come integrato dall’articolo 1, comma 614, della legge 30
dicembre 2020, n. 178, e dall’articolo 1, comma 480, della Legge bilancio 2022, le medesime, sono
incrementate, per l’anno 2024, di ulteriori 90 milioni di euro, che ne costituisce, altresì, limite di
spesa.
2. Fermo restando quanto previsto dall’art. 28 del decreto legislativo 9 agosto 2022 n. 115, per i
contributi erogati con le risorse di cui al comma 1, come integrate dal medesimo comma, continuano
ad applicarsi, ove compatibili e non diversamente disposto dal presente articolo, le disposizioni di
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cui al decreto interministeriale 5 luglio 2021 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 188 del 7 agosto
2021 e successive modificazioni e integrazioni e quelle di cui al decreto del Ministero dello sviluppo
economico 18 ottobre 2019 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 270 del 18 novembre 2019 e
successive modificazioni e integrazioni..
3. Entro 90 giorni dalla entrata in vigore della presente legge il Ministero delle imprese e del Made
in Italy provvede ad avviare una campagna di comunicazione a sostegno del processo di innovazione
del settore televisivo entro il. Limite di spesa di 2 milioni di euro a valere sulle risorse di cui al
comma 1, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini al passaggio alla tecnologia DVB-T2.
4. La concessionaria del servizio pubblicoa far data dall’entrata in vigore del presente decreto ,pone
in essere tutte le attività necessarie all’avvio, entro il 31 dicembre 2023 delle trasmissioni in
simulcast di programmi in tecnologia DVB-T2 e programmi in tecnologia DVBT-MPEG4.
5.Per l’ adeguamento alla tecnologia digitale degli impianti di trasmissione radiofonici in ambito
locale a seguito della cessazione delle trasmissioni in tecnologia analogica.sono destinati per l’anno
2024 e 2025 ….. a valere …..
6.Con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro delle
economie e finanze, da adottarsi entro 90 giorni della entrata in vigore della present elegge sono
individuate le modalità operative e le proceduer e per l’attuazione degli interventi di cui al comma
5.
Relazione illustrativa
…………………………………..
7 Norma per lo sviluppo delle tecnologie emergenti
Art.
(……………)
1. Il Fondo per la crescita sostenibile di cui all’art. 23 del decreto-legge 22 giugno 2012 n.83,
convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012 n.134, è incrementato di 120.000.000
euro per sostenere lo sviluppo tecnologico e digitale dell’economia, potenziando la capacità
di innovazione del sistema produttivo attraverso: a) la concessione di contributi a fondo
perduto in favore di progetti che prevedono la ricerca applicata, lo sviluppo e l’utilizzo delle
tecnologie basate su intelligenza artificiale, tecnologie a registro distribuito, tecnologie
quantistiche, internet delle cose e metaverso nei settori dell’economia del mare, della salute,
delle città intelligenti e della mobilità intelligente; b) l’acquisto di servizi basati su intelligenza
artificiale, tecnologie a registro distribuito, tecnologie quantistiche, internet delle cose e
metaverso e l’acquisto di prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate
all’utilizzo di tali servizi rese da soggetti qualificati iscritti in un elenco istituito presso il
Ministero delle imprese e del made in Italy.
2. Le agevolazioni di cui al comma 1 lettera a) sono concesse nella misura del 80% delle spese
e dei costi sostenuti per la realizzazione dei progetti.
3. Con successivo decreto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, da emanarsi entro 60
giorni dall’entrata in vigore della presente norma, sono definite le modalità di utilizzo e la
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ripartizione delle risorse, nonché i requisiti necessari per l’iscrizione nell’elenco di cui al
comma 1, lett. b).
COSTO: 120 MILIONI
Relazione illustrativa
…………………………
8 Norma per l’innovazione del settore scientifico culturale
Art.
(Innovazione scientifico culturale nel campo delle comunicazioni elettroniche)
1. All'articolo 41 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, dopo il comma 6 è inserito il comma 6-bis: «La
Fondazione Ugo Bordoni gestisce il Museo storico della comunicazione, di proprietà del Ministero
delle Imprese e del Made in Italy, il cui patrimonio è stato dichiarato dal Ministero della Cultura di
interesse culturale e sottoposto a tutela, ne organizza le attività e ne dispone la piena operatività. La
Fondazione, nella gestione del Museo deve, perseguire le seguenti finalità:
a) la diffusione della conoscenza della cultura scientifica in tutte le sue manifestazioni.
b) la conservazione, il reperimento, la valorizzazione e la illustrazione al pubblico, anche in
forma attiva ed esemplificativa, delle produzioni materiali e immateriali della scienza, della
tecnica e della tecnologia
c) la collaborazione con le imprese di settore al fine di sviluppare progetti di comune interesse
La Fondazione, nella gestione delle finalità sopra elencate, provvede ai suoi compiti con i redditi del
suo patrimonio, i proventi della gestione delle attività, i contributi ordinari dello Stato, eventuali
contributi straordinari dello Stato e di enti pubblici, eventuali contributi ed assegnazioni, anche a
titolo di sponsorizzazione, da parte di soggetti o enti pubblici e privati, italiani e stranieri, eventuali
altre entrate, anche derivanti dall'esercizio di attività commerciali coerenti con le finalità sopra
esposte.
Per le finalità di cui al presente comma è autorizzata la spesa massima di 500.000€ a decorrere
dall’anno 2024 cui si provvede mediante ………… .
COSTO: 500 mila euro all’anno
Relazione illustrativa
Per quanto riguarda il Museo storico della comunicazione si prevedono costi pari a 500.000€ all’anno
al fine di garantire l’assunzione di personale dedicato, la manutenzione delle opere, l’allestimento di
mostre tematiche, i costi di manutenzione e hosting del portale web dedicato e l’allestimento di spazio
dedicato al merchandising.
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SETTORE LAVORO
9 Norma sui processi di aggregazione delle imprese
Art.
(Incentivi per i processi di aggregazione delle imprese e per la tutela occupazionale)
1. In via sperimentale per l’anno 2023 e 2024, nell’ambito del piano di politiche attive previsto dal
PNRR, le nuove imprese costituite attraverso processi di aggregazioni derivanti da una o più
operazioni societarie rappresentate da fusioni, cessioni, conferimenti, acquisizioni di aziende
o rami di esse, da cui emerge un organico complessivamente pari o superiore a 1.000
lavoratori, possono avviare il confronto sindacale per stipulare in sede governativa, alla presenza
del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero delle imprese e del made in Italy, un
accordo con le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano
nazionale o con le loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero con la rappresentanza sindacale
unitaria, in cui è contenuto un progetto industriale e di politica attiva, che illustri le azioni volte a
superare le difficoltà del settore in cui opera e le azioni per la formazione o la riqualificazione dei
lavoratori per garantire loro un adeguamento delle competenze professionali al nuovo contesto
lavorativo, nonché per gestire processi di transizione occupazionale.
2. Il progetto di cui al comma 1 deve contenere:
a) La descrizione del piano industriale della nuova impresa;
b) Il numero complessivo dei lavoratori coinvolti nel processo di aggregazione;
c) Il numero complessivo dei lavoratori a cui applicare le politiche attive del progetto e l'indicazione
dei profili professionali oggetto di formazione compatibili con il piano industriale;
d) Il numero delle ore di formazione non inferiore a 200 per ciascun lavoratore a tempo pieno da
riproporzionare per i rapporti a tempo parziale;
e) l’impegno del datore di lavoro a tutelare il perimetro occupazionale esistente alla data di
decorrenza delle operazioni straordinarie di cui al comma 1 per almeno quarantotto
mesi, nel rispetto delle condizioni di cui al comma 7.
3. In corso di realizzazione del progetto l’azienda può variare parte dei corsi di formazione o
riqualificazione e ne darà dettagliata informativa alle organizzazioni sindacali firmatarie
dell’accordo di cui al comma 1.
4. Al datore di lavoro, nei casi previsti dal comma 1 spetta un esonero contributivo per ciascun
lavoratore nella misura del 100 per cento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del
datore di lavoro, per un periodo di ventiquattro mesi, nel limite di importo annuo pari a 3.500
euro. Il contributo di cui al presente comma spetta per ulteriori dodici mesi nel limite di importo
annuo pari a 2.000 euro. Resta ferma l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
5. L’esonero contributivo è riconosciuto solo con riferimento ai lavoratori di cui al comma 2, lett.
c) e a condizione che a ciascun lavoratore sia assicurato lo svolgimento di attività di formazione o
riqualificazione per almeno 200 ore complessive da svolgere nel periodo di durata del beneficio.
6. Alle disposizioni previste dal presente articolo non si applicano i principi di cui all'articolo 31
del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150.
7. Al fine di tutelare il perimetro occupazionale ai sensi del comma 2, lettera e), è consentita
l’interruzione dei rapporti di lavoro esclusivamente per giusta causa, giustificato motivo soggettivo,
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dimissioni volontarie, ovvero per effetto dell’utilizzo di strumenti incentivanti o in adozione di
qualunque altro strumento per la gestione non traumatica del rapporto di lavoro e, in ogni caso, con
il consenso dei lavoratori.
8. Ai fini della transizione occupazionale, le nuove imprese costituite potranno avviare iniziative di
politica attiva a gestione diretta aziendale finalizzata a ricollocare i lavoratori, con il loro
consenso, anche in altri settori economici con un contratto di lavoro almeno corrispondente a quello
in essere. Fermo restando la gestione diretta aziendale della ricollocazione, i fabbisogni
occupazionali del territorio potranno essere recuperati anche avvalendosi dei servizi forniti dalle
agenzie per il lavoro, dai centri per l’impiego o da ogni altro operatore economico del territorio,
comprese le associazioni di categoria. Al fine di svolgere le attività previste dal presente comma, le
agenzie per il lavoro potranno essere aggregate ai sensi del comma 1, anche attraverso reti
d’impresa, consorzi o altre forme di partecipazione, anche di natura societaria. Alle aziende che
assumono i lavoratori per effetto del presente comma sono garantiti i benefici previsti dall’articolo
24-bis, comma 6 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148.
9. Qualora l’azienda interrompa il rapporto di lavoro per motivi diversi da quelli previsti dal
comma 7 si applica la sanzione pari al doppio dell’esonero contributivo fruito limitatamente ai
lavoratori interessati dalla violazione prevista dal presente comma.
10. Gli incentivi non spettano con riferimento alle nuove imprese costituite da società del medesimo
gruppo o che presentino assetti proprietari sostanzialmente coincidenti o riconducibili al medesimo
centro di interessi.
11. Le disposizioni di cui al presente articolo sono compatibili con altri strumenti previsti dalla
legislazione vigente compreso il contratto di espansione di cui all’articolo 41 del decreto legislativo
14 settembre 2015, n. 148, il fondo nuove competenze di cui all’articolo 88 del decreto legge 19
maggio 2020, n. 34, nonché con ogni altro incentivo o beneficio previsto dalla legislazione vigente
nel periodo di sperimentazione finalizzato all’occupazione dei lavoratori.
12. Il ministero del lavoro comunica all’ispettorato nazionale del lavoro gli accordi sottoscritti ai
sensi del comma 1 al fine di verificare la corretta esecuzione degli impegni formativi assunti dal
datore di lavoro nel rispetto delle disposizioni previste dal presente articolo.
13. Nei primi quattro anni di svolgimento dell’attività della nuova impresa, a qualunque fine sia
richiesto il rispetto o il possesso di specifici requisiti o autorizzazioni, compreso quelli necessari per
la partecipazione a bandi pubblici, l’azienda può avvalersi anche di quelli in possesso dei soci che
hanno dato luogo all’aggregazione.
14. I benefici previsti dal presente articolo sono riconosciuti entro il limite complessivo di spesa
pari a 280 milioni per l’anno 2023 e 280 milioni per l’anno 2024. Il Ministero del lavoro e delle
politiche sociali prima della sottoscrizione dell’accordo di cui al comma 1, verifica la disponibilità
delle risorse sulla base della proiezione dei costi indicati nell’accordo. Il monitoraggio è effettuato
utilizzando le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e senza
nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
15. Alla copertura finanziaria del presente articolo si provvede a valere sulle risorse di cui xxxx
per l’importo di 280 milioni annui, per ciascuno degli anni 2023 e 2024.
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Relazione illustrativa
La norma si pone l’obiettivo di favorire le aggregazioni aziendali o di rami di esse, al fine di
promuovere nuovi progetti industriali con lo scopo di creare sviluppo anche in settori diversi e
assicurando al contempo la tutela del perimetro occupazionale. Infatti, in alcuni settori economici (ad
esempio, i call center, che stanno subendo dal processo di digitalizzazione del paese ripercussioni
negative e strutturali), è necessario individuare strumenti e soluzioni nuovi, anche sperimentali, che
si pongano l’obiettivo di creare nuove opportunità di sviluppo industriale anche in settori diversi
tutelando l’occupazione attraverso un processo mirato, a gestione aziendale, di formazione,
riqualificazione ed eventualmente ricollocazione.
Sulla base di questi presupposti, in via sperimentale e nelle nuove realtà aziendali aggregate con oltre
1.000 dipendenti (in cui è più ipotizzabile il fenomeno aggregativo con queste finalità), è consentita
la possibilità di stipulare in sede governativa un accordo con le associazioni sindacali
comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o con le loro rappresentanze sindacali
aziendali ovvero con la rappresentanza sindacale unitaria, in cui è definito un progetto industriale e
di politica attiva che illustri le azioni volte a superare le difficoltà del settore in cui opera l’azienda e
le azioni per la formazione o la riqualificazione dei lavoratori al fine di garantire loro un adeguamento
delle competenze professionali al nuovo contesto lavorativo, nonché per gestire processi di
transizione occupazionale.
L’accordo deve contenere un progetto in cui è descritto in sintesi il piano industriale, il numero
complessivo dei lavoratori coinvolti nel processo di aggregazione; il numero complessivo dei
lavoratori coinvolti nel processo di formazione e riqualificazione nonché l'indicazione dei relativi
profili professionali compatibili con il progetto industriale, il numero delle ore di formazione non
inferiore a 200 da riproporzionare in caso di part-time. Inoltre, il progetto deve contenere un elemento
qualificante per il provvedimento normativo, costituito dall’impegno del datore di lavoro di tutelare
il perimetro occupazionale esistente alla data di decorrenza di una o più operazioni straordinarie per
almeno sessanta mesi. Questo significa, a norma del comma 6, che durante il periodo di tutela
occupazionale è consentita l’interruzione dei rapporti di lavoro esclusivamente per giusta causa,
giustificato motivo soggettivo, dimissioni volontarie, ovvero per effetto dell’utilizzo di strumenti
incentivanti o in adozione di qualunque altro strumento per la gestione non traumatica del rapporto
di lavoro e, in ogni caso, con il consenso dei lavoratori.
A fronte dell’accordo sottoscritto in sede governativa e dell’esecuzione del progetto, al datore di
lavoro spetta un esonero contributivo per ciascun lavoratore trasferito nella misura del 100 per cento
dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro, per un periodo di ventiquattro
mesi, nel limite massimo di importo annuo pari a 3.500 euro. Il contributo di cui al quarto comma
spetta per ulteriori dodici mesi nel limite di importo annuo pari a 2.000 euro. Resta ferma l'aliquota
di computo delle prestazioni pensionistiche.
Ai benefici previsti non possono trovare applicazione le disposizioni previste dall'articolo 31 del
decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150 in quanto incompatibili con la finalità della norma.
Le nuove imprese costituite potranno avviare iniziative di politica attiva a gestione aziendale
finalizzata a ricollocare i lavoratori, con il loro consenso anche in altri settori economici. Fermo
restando la gestione aziendale, le iniziative previste potranno essere organizzate anche avvalendosi
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dei servizi forniti dalle agenzie per il lavoro. Anche al fine di svolgere le attività previste dal presente
comma le agenzie per il lavoro potranno essere aggregate ai sensi del comma 1, anche attraverso reti
d’impresa, consorzi o altre forme di partecipazione anche di natura societaria. Alle aziende che
assumono i lavoratori per effetto del presente comma si applicano i benefici previsti dall’articolo 24-
bis, comma 6 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148.
L’iniziativa, dunque, si inserisce in un progetto di politica attiva con la finalità di sviluppare le
competenze dei lavoratori più a rischio anche attraverso una conversione del loro percorso
professionale trovando spazio lavorativo in altri settori economici. Si sperimenta, dunque, per la
prima volta la gestione aziendale di questa iniziativa di politica attiva e i datori di lavoro potranno
avvalersi anche di agenzie per il lavoro le quali non potranno essere appaltatrici della gestione ma
potranno essere un valido supporto dell’azienda, che conserva la gestione diretta del progetto, per
l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Al fine di evitare fenomeni elusivi della gli incentivi non spettano con riferimento alle nuove imprese
costituite da società del medesimo gruppo o che presentino assetti proprietari sostanzialmente
coincidenti o riconducibili al medesimo centro di interessi.
Il ministero del lavoro comunica all’ispettorato nazionale del lavoro gli accordi sottoscritti al fine di
verificare entro il periodo di godimento dei benefici da parte del datore di lavoro, la corretta
esecuzione degli impegni formativi assunti dal datore di lavoro e nel rispetto delle disposizioni
previste dal presente articolo.
Le nuove disposizioni sono compatibili con altri strumenti previsti dalla legislazione vigente
compreso il contratto di espansione di cui all’articolo 41 del decreto legislativo 14 settembre 2015,
n. 148 e il fondo nuove competenze di cui all’articolo 88 del decreto legge 19 maggio 2020, n. 34. Il
contributo riconosciuto dalla presente disposizione è compatibile con ogni altro incentivo o beneficio
previsto dalla legislazione vigente per l’occupazione dei lavoratori.
Relazione tecnica
Ipotizzando una retribuzione lorda media di 22.000 euro gli oneri contributivi annui a carico azienda
sono stimati in euro 5.280 (22.000 x 24% aliquota contributiva media carico azienda).
Pertanto, il beneficio contributivo di 3.500 euro annuo dovrebbe trovare piena applicazione.
Si ritiene che nella fase sperimentale il numero di lavoratori interessati dalle aggregazioni e soggette
a politiche attive sia pari a 40.000.
Considerando l’applicazione piena del beneficio per due anni pari a 7.000 euro e tenuto conto nel
monte complessivo dei lavoratori interessati 40.000, la spesa annua è pari a 280 milioni annui (3.500
x 2 x 40.000).
Ci si rimette alle valutazioni del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
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Successivamente, sostituire le parole da “Qualora la prima decorrenza utile della pensione sia quella
prevista per la pensione anticipata” a “contribuzione figurativa” con le seguenti: “Il datore di lavoro
versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto. Per l'intero periodo di
spettanza teorica della NASpI al lavoratore, aumentato di diciotto mesi nei casi di lavoratori che si
trovino tra sessantuno e ottantaquattro mesi dalla prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia
o anticipata, il versamento a carico del datore di lavoro per l'indennità mensile è ridotto – per lo
stesso periodo - di un importo equivalente alla somma della prestazione di cui all'articolo 1 del
decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, e il versamento a carico del datore di lavoro per i contributi
previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata è ridotto di un
importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa di cui all'articolo 12 del medesimo
decreto legislativo n. 22 del 2015, fermi restando in ogni caso i criteri di computo della contribuzione
figurativa.”
Dopo le parole “l’INPS è tenuto a non erogare le prestazioni” sono aggiunte le seguenti: “L’estensione
a 84 mesi per il raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia e di anzianità
e le previsioni ad essa correlate potranno trovare applicazione - nel limite degli stanziamenti di spesa
previsti per l’anno di riferimento - anche a quei Contratti di Espansione già in essere previa loro
modifica in sede governativa.””
Relazione illustrativa
La proposta emendativa è finalizzata ad agevolare e incrementare il turn over generazionale,
estendendo la platea dei lavoratori potenzialmente interessati allo scivolo pensionistico anche a coloro
che si trovino oltre i 60 mesi (originariamente previsti nel testo di legge) e fino agli 84 mesi dalla
prima decorrenza utile della pensione di vecchiaia o anticipata, alleggerendo gli oneri economici a
carico del datore di lavoro e incentivando i piani a lungo termine legati a nuove assunzioni.
Tale modifica consente di coinvolgere in programmi di esodo su base volontaria un target di lavoratori
sinora esclusi dall’applicazione delle previsioni di cui al comma 5bis, art. 41, dlgs 148/2015. (ovvero
coloro che si trovano tra sessantuno e ottantaquattro mesi dalla prima decorrenza utile). Al contempo
si estende in maniera coerente il periodo di ricorso alla NASpI e alla contribuzione figurativa (fino
ad un max di 54 mesi) rendendo meno onerosa per le aziende l’ampliamento dei piani di ricambio
generazionale.
Inoltre, la modifica sperimentale del periodo di “prepensionamento” - con estensione a 84 mesi –
allineerebbe la previsione in oggetto alla temporanea sperimentazione del prepensionamento a 7 anni
ex lege Fornero, creando uno speculare ambito di applicazione. Gli effetti dell’ampliamento
rispondono ad un incentivo all’uso dello strumento, che a differenza dell’art.4 Fornero prevede un
significativo numero di assunzioni per accedere al trattamento.
La proposta di consentire il versamento della contribuzione utile al conseguimento del diritto alla
pensione anche nel caso di pensione di vecchiaia - e non solo di pensione anticipata - fa sì che siano
parificati i trattamenti tra le due tipologie di accesso a pensione, rendendo attrattivo per i lavoratori
anche il ricorso al prepensionamento per vecchiaia, oggi penalizzato dal mancato versamento della
contribuzione correlata.
Relazione tecnica
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Stimando un saving di 29k€ pro capite per tutti i 18 mesi aggiuntivi proposti dalla norma, su un carco
temporale di tre anni ed un possibile accompagnamento di 5.000 persone ne deriverebbe un onere
complessivo per le casse dello stato pari a 145Mln€.
Ci si rimette alle valutazioni del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
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