Fisica Illuminotecnica
Fisica Illuminotecnica
Fisica Illuminotecnica
CAPITOLO 7
L 2 − L1
C=
L1
A⋅E
ϕl =
U⋅M
ove :
U = fattore complessivo di utilizzazione del flusso luminoso ( numero compreso
tra 0-1) . Risulta U= η u ove η è il rendimento luminoso dell’apparecchio ( rapporto
tra flusso uscente e flusso generato dalla sorgente) e u utilanza del sistema ( rapporto
tra il flusso che effettivamente giunge su A e il flusso totale emesso dall’apparecchio).
Per valutare U si deve conoscere η (dato dal fornitore) e, in relazione alla specifica
applicazione, procedere a valutare u sulla base della geometria del problema (cioè
stabilire la parte di flusso luminoso che non intercetta la superficie A).
M = fattore di manutenzione ( numero compreso tra 0-1) rappresenta il rapporto
tra il flusso luminoso emesso dall’impianto dopo un certo periodo di tempo rispetto al
flusso emesso inizialmente (impianto nuovo e sorgenti pulite). M tiene conto del minore
flusso emesso per invecchiamento delle sorgenti e per fenomeni di sporcamento.
Esempio:
Si consideri, in zona a basso inquinamento, un impianto costituito da 10 proiettori
funzionanti con manutenzione programmata ogni due anni e per cui siano previste 1500
ore annue di accensione. Il decadimento del flusso luminoso delle sorgenti impiegate,
espresso come variazione percentuale del valore nominale dopo la vita media ( 6000
ore), sia del 40 %. La vita media delle sorgenti impiegate sia 6000 h.
Dopo due anni e cioè 3000 ore di funzionamento il decadimento del flusso nominale
(assunto proporzionale al tempo di effettivo esercizio) sarà del 20 %. Si ipotizzi anche
che un proiettore si sia bruciato. Dalla tabella M* = 0.91 per cui alla fine del periodo di
manutenzione ( dopo cioè due anni ) sarà:
100 − 80 9
M = 0.91 ⋅ ⋅ = 0.65
100 10
Nel caso di torri cilindriche per rendere percettibile la forma circolare è necessario che
la luminanza delle superfici vari in modo continuo senza brusche variazioni. La
luminanza deve inoltre risultare pressoché costante lungo ogni generatrice verticale.
Si può osservare che una torre, appare più slanciata se la parte centrale presenta
maggiore luminanza rispetto alle parti laterali; effetto opposto si ottiene invertendo le
luminanze. Nelle figure seguenti si riportano due diverse modalità di illuminazione con
proiettori di torri cilindriche. Nel primo caso il rapporto tra la distanza dei proiettori e le
dimensioni della torre è grande (lungo la direzione di osservazione A1 si percepisce il
lato più illuminato), mentre nel secondo tale rapporto risulta sensibilmente minore
(lungo la direzione di osservazione A1 si percepisce il lato meno illuminato; lungo la
direzione di osservazione A2 si percepisce il lato più illuminato).
• soggetto al suolo
I proiettori saranno preferibilmente incassati nel suolo (limitazione
abbagliamento). Nel caso ciò non sia possibile sarà opportuno scegliere apparecchi
piccoli e compatti e cercare di mascherarli (ad esempio con arbusti, pietre, etc.).
• soggetto su piedistallo
In generale i proiettori dovranno essere posizionati ad una distanza maggiore
(proiettori su costruzioni vicine o su pali) sia per limitare la luminanza del piedistallo
sia per evitare effetti d’ombra da parte di questo.
Spesso questi soggetti si prestano all’impiego di luce colorata per creare ed
evidenziare una gerarchia tra diversi soggetti illuminati focalizzando su di esse in modo
differente l’attenzione dell’osservatore.
¾ Effetti d’acqua
Un soggetto di notevole interesse nell’illuminazione notturna è rappresentato
dalla possibilità di creare effetti suggestivi con effetti d’acqua (specchi d’acqua, fiumi e
torrenti, cascate e fontane). A questo fine l’acqua presenta interessanti comportamenti.
In figura è schematizzato qualitativamente il processo di rifrazione relativo ad un raggio
di luce che, propagandosi all’interno dell’acqua (mezzo 1), incida sulla superficie di
separazione acqua-aria. Come noto il processo è governato dalla legge di Snell:
sinϑ 1 n 2
= = n 21
sinϑ 2 n 1
L’indice di rifrazione dell’aria (rapporto tra la velocità della luce nel vuoto e nell’aria) è
n2 = c0/c2 ≈ 1 mentre nell’acqua n1 = c0/c1 = 1.33 (rapporto tra la velocità della luce nel
vuoto nell’acqua) per cui risulta n21 = 0.75.
Risulta quindi :
θ2
aria
acqua
θ 1 ≥ 49°
θ 1 ≤ 49°
Il fenomeno della riflessione totale può essere utilizzato anche per illuminare
“dall’interno” cascate, rivoli, zampilli d’acqua nelle fontane. In questi casi ciascun getto
d’acqua si comporta in modo simile ad una fibra ottica lungo la quale si muova luce. La
diffusione laterale di parte della luce trasforma il getto in una piccola colonna luminosa.
L’effetto luminoso è esaltato dal contrasto che si viene a formare con lo sfondo
scuro dell’ambiente circostante. Il posizionamento ideale degli apparecchi luminosi
sarebbe quindi all’interno dei getti. Ciò si può realizzare, almeno in parte, cercando di
far coincidere il più possibile l’uscita dei fasci luminosi con gli ugelli dell’acqua. Buoni
effetti si ottengono installando i proiettori nel punto di partenza e di caduta dell’acqua
come mostrato nella seguente figura.
Normalmente si procede ad illuminare completamente questi spazi solo nel caso essi
siano di dimensioni contenute (ad esempio, un piccolo giardino adiacente un edificio).
Nel caso si voglia evidenziare spazi erbosi più ampi si utilizzano proiettori posizionati
bassi capaci di emettere luce radente. Simili soluzioni e cioè l’uso di apparecchi capaci
di illuminare il piano di calpestio senza diffondere luce in altre direzioni si applicano
all’illuminazione delle vie di transito. In generale comunque nel caso di spazi estesi
l’illuminazione procede piuttosto per “soggetti” singoli e cioè si illumina ciò che
presenta maggiore interesse. Aspetti significativi da considerare in questi casi sono la
forma e l’aspetto della vegetazione in relazione alla distanza di osservazione, colore del
fogliame. Ad esempio, se la distanza di osservazione è ridotta ogni soggetto è opportuno
sia illuminato individualmente mentre, da lontano, un boschetto può essere considerato
un unico soggetto. Si può fare una distinzione tra approcci diversi:
• illuminazione in “negativo”
questa tecnica, peraltro già prima citata per l’evidenziazione di colonne, prevede di
illuminare intensamente e uniformemente lo sfondo (muro di cinta, parete etc.) su cui
far risaltare la sagoma scura “non illuminata” del soggetto. Per garantire una buona
uniformità di illuminamento sullo sfondo si ricorre a proiettori del tipo wall-washer.
Una variante (illuminazione in controluce) consiste nel frapporre la vegetazione tra le
sorgenti luminose e l’osservatore. La luce filtrando tra il fogliame mosso dalla brezza
notturna produce gradevoli effetti dinamici che vivacizzano la visione.
Esempi.
La figura illustra il caso di un albero a fogliame fitto illuminato con proiettori disposi su
un solo lato. E’ evidenziato l’angolo entro cui sono racchiuse le principali direzioni di
osservazione.
La figura seguente illustra il caso di un gruppo di alberi e arbusti diversi tra loro
illuminati da proiettori variamente orientati ma comunque non orientate verso le
principali direzioni di osservazione.
cos 3 ϑ
E = Iϑ ⋅
h2
Se la superficie stradale fosse lambertiana la luminanza in P sarebbe :
ρ ρ cos 3 ϑ cos 3 ϑ
L= ⋅ E = ⋅ Iϑ ⋅ = q ⋅ I ϑ ⋅
π π h2 h2
( grado). In realtà la superficie stradale non presenta comportamento lambertiano per cui
risulta :
q = f (α , β)
In letteratura tecnica vi sono tabelle di fattore di luminanza q in funzione di questi
angoli per varie tipologie di pavimentazione stradale. Per cui, nei vari casi, prescrivendo
il livello di luminanza da realizzarsi sul piano stradale si può calcolare direttamente
quale debba essere l’intensità luminosa emessa dall’apparecchio nella direzione che
individua la posizione di P. Se poi più di un apparecchio luminoso fornisca un
contributo (significativo !!) la luminanza in P sarà:
I ϑi
L = ∑ Li = ∑ qi ⋅
⋅ cos 3 ϑ i
h2
In pratica come rappresentato in figura gli apparecchi che determinano contributi
luminosi significativi sono solo quelli ubicati lungo il tratto di strada che si estende per
12 m verso l’osservatore e per 4m in direzione opposta. Sulla base di opportuni criteri di
normalizzazione (età soggetti tra 16 e 41 anni, ostacolo di 20x20 cm visibile a 100 m e
tempi di reazione pari a circa 0.1 s) risulta un valore minimo consentito di luminanza
del manto stradale pari a 2 cd/m2. In conseguenza risultano necessari sul piano stradale
illuminamenti medi compresi tra 5 e 10 lux a seconda del tipo di manto. Assai
importante è poi realizzare sul manto stradale una buona uniformità di luminanza che
risulterà collegata alla distribuzione dell’illuminamento. Un buon risultato di
progettazione si ottiene solo con un attento studio della situazione volto a scegliere
opportunamente:
• gli apparecchi luminosi che realizzino curve fotometriche adeguate;
• interdistanza ed altezza di sospensione degli apparecchi.
Per quanto poi riguarda poi l’importantissimo aspetto della sicurezza determinante
risulta la verifica di ogni possibile fenomeno di abbagliamento che come si ricorderà si
verifica quando nel campo visivo risultino presenti porzioni luminose di eccessiva
luminanza (abbagliamento diretto e/o riflesso). In generale le sorgenti luminose
dovranno risultare sempre schermate al fine di limitare le intensità luminose emesse
dagli apparecchi in direzione dell’asse visuale degli automobilisti. Si può distinguere tra
abbagliamento fastidioso (discomfort visivo) e abbagliamento debilitante
(compromissione più o meno grave della prestazione visiva).
• abbagliamento fastidioso:: dipende dal tipo e dalla disposizione delle sorgenti
luminose. Può essere stimato nelle varie situazione computando tramite una
complessa espressione l’indice di qualità G variabile tra i limiti numerici di 1 (non
tollerabile) e 9 non avvertibile.
• abbagliamento debilitante : dipende numerosi fattori (tipo, disposizione, numero
sorgenti luminose e dalla luminanza media della carreggiata). Questo tipo di
fenomeno risulta, ovviamente più grave e può essere stimato computando l’indice
TI ( Threshold Increment %).
Nella seguente tabella sono riportati tipici valori dei principali parametri illuminotecnici
da realizzare su strade a traffico veicolare.
Parametri essenziali Parametri Sigla
preferenziali sorgente
Tipo di strada L U0 TI % Ul G
cd/m2
Autostrade ≥2 ≥ 0.4 ≤ 10 ≥ 0.7 ≥7 SBP-SAP1
Strade extraurbane ≥1 ≥ 0.4 ≤ 10 ≥ 0.7 ≥6 SBP-SAP1
Strade centrali ≥2 ≥ 0.4 ≤ 20 ≥ 0.5 ≥4 J-SAP2
Strade urbane ≥ 0.5 ≥ 0.4 ≤ 20 ≥ 0.5 ≥5 SAP1-J-SAP2
minori
simbolo (*) rappresenta il filo del marciapiede o il margine della carreggiata per strade
extraurbane. L’altezza di sospensione h e l’interdistanza I tra i centri luminosi devono
essere tali da consentire il rispetto delle condizioni di uniformità della luminanza del
manto stradale riportate nella tabella. Normalmente risulta:
• per tutte le sorgenti (escluse quelle a sodio a bassa pressione) h ≥ l’; I ≤ 4 h;
• per le sorgenti a sodio a bassa pressione h ≥1.2 l’; I ≤ 3.5 h.
Nel caso di strade e percorsi pedonali in centri storici, zone residendiali, aree verdi è
necessario realizzare un sufficiente illuminamento medio al suolo garantendo anche una
sua adeguata uniformità. Per poter poi consentire ai passanti di riconoscere visivamente
altre persone è necessario assicurare anche un adeguato livello di illuminamento
semicilindrico fino ad una quota di 1.5 m dal suolo. In riferimento alla seguente figura
l’illuminamento semicilindrico Esc ad una quota di 1.5 m causato dalla sorgente i è
valutabile con la relazione:
Ii
E sc = ∑ 2
⋅ sinα ⋅ cos 2 α i ⋅ (1 + cos β i )
i h1
h i = H i − 1.5