Il Progetto Di Varrone

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Marco Terenzio Varrone: “De re rustica” (III,V, 9-17)

Avendo io sotto Casinum un fiume, che fluisce attraverso la mia proprietà limpido e profondo
con argini di pietra, largo 57 piedi - e che passa anche con ponti di fattoria in fattoria - lungo 950
piedi in linea retta dall’isola - che è nella parte più bassa del fiume, presso la cui parte più alta
confluisce un altro ruscello - dove si trova il museo -, sulle cui sponde (si apre) una passeggiata
all’aperto larga dieci piedi, dalla quale si arriva alla voliera, cinta da alti muri a destra e sinistra. Tra
essi la voliera - simile a una tavoletta per scrivere con anello - di forma squadrata - è larga 48
piedi, lunga 72 piedi; la forma dell’anello è rotonda, di 27 piedi. Qui, come fosse tracciato quasi
nella parte più bassa del margine, una passeggiata all’aperto da cui si entra, (che diventa) una
piccola passerella (uscendo) dalla voliera1, con recinzioni al centro. Agli estremi, a destra e sinistra,
ci sono portici con colonne della prima fila in pietra e piccoli arbusti nella fila centrale, mentre dal
colmo della copertura in pietra fino all’epistilio fa da portico una rete di canapa come dall’epistilio
allo stilobate. Qui pullula ogni specie di uccelli, cibati attraverso la rete mentre l’acqua affluisce dal
ruscelletto. Subito dopo la parte interna dello stilobate, a destra e sinistra, dalla metà fino all’area
superiore squadrata ci sono due distinte piscine strette e lunghe come il porticato. Solo il percorso
tra queste piscine consente l’accesso alla tholos, con in più un colonnato rotondo, simile a quello del
tempio di Catulo, con colonne al posto delle pareti. Al di là dei colonnati si estende - tutta recintata
da alti muri - una selva piantata a mano, con grandi alberi, perché la luce giunga in basso. Lo spazio
fra le colonne esterne in pietra e quelle interne in abete misura cinque piedi. Fra le colonne esterne
ci sono reticoli di budella di animali, così da guardare sia nella selva e sia da essa senza che gli
uccelli possano attraversarli. L’aviario è posto davanti al reticolato nella parte bassa delle colonne
interne mentre fra esse e le esterne si trova un supporto ripartito come teatrino degli uccelli, i cui
sedili sono ricavati da molte mensole poste nelle colonne. Nella gabbia di rete volano uccelli di ogni
genere, soprattutto canterini, come usignoli o merli: li si abbevera con un canaletto e li si ciba
attraverso la rete. Sotto il basamento delle colonne si trova una piattaforma di pietra, alta sul
piedistallo un piede e tre quarti; lo stesso piedistallo è alto fino a 2 piedi dallo stagno, largo fino a 5,
in modo che i commensali possano disporsi in circolo con i piedi su cuscini come appoggio. Nella
parte più bassa del piedistallo c’è lo stagno con un argine largo un piede e con al centro la piccola
isola. Intorno al piedistallo, come attrezzi navali, sono scavati alloggi per le anatre. Sull’isola c’è
una colonnina con dentro un asse, che sostiene una ruota a raggi come mensa, in modo che,
all’estremità - dove di solito è posto il cerchione - vi sia una tavola arcuata cava come un
tamburello - larga due piedi e mezzo, alta un palmo. Questa è girata dallo schiavetto di turno
in modo che tutte le cose siano poste come una sola e avvicinate ad ogni commensale sia per
bere che per mangiare. Dal rialzo del piedistallo, dove di solito si mettono i tappeti, le anatre
procedono e nuotano verso lo stagno, da cui un ruscello arriva nelle due citate piscine, e i pesciolini
vanno qua e là, mentre mediante rubinetti azionati dal tondo ligneo e dalla mensa, che ho detto
fossero fra i primi raggi, possano scorrere acqua calda e acqua fredda per ogni convitato.
All’interno, sotto la cupola, la stella Lucifero durante il giorno ed Espero durante la notte,
girano intorno fino alla parte più bassa dell’emisfero ad indicare così le ore. In mezzo allo
stesso emisfero intorno al perno si trova la rosa degli otto venti, come nell’orologio di Atene,
che fece il Cirreste; e qui una lancetta sporgente è mossa dal perno verso la rosa, in modo che
tocchi proprio il vento che soffia, perché si possa conoscerlo senza uscire.

1
Si riferisce alla prima parte del complesso, dove gli uccelli sono allevati nei porticati laterali. La poccola passerella
serve a raggiungere la sala rotonda con colonne, posta in mezzo allo stagno.

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