La Rivoluzione Americana
La Rivoluzione Americana
La Rivoluzione Americana
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Con il passare degli anni, però, l’assemblea legislativa acquisì sempre più potere, fino a diventare un vero e
proprio autogoverno, entrando in conflitto con i governatori. Tale rivalità fu incentivata anche dalla
madrepatria per controllare meglio economicamente le colonie.
LA GUERRA DI INDIPENDENZA
Il movimento indipendentista
Come risposta al Boston Tea Party, l’Inghilterra promulgò una serie di altri provvedimenti restrittivi, noti
come Intolerable Acts, con cui il porto di Boston venne chiuso e i governatori furono autorizzati a requisire
alloggi privati per destinarli alle truppe inglesi. L’ostilità nei confronti della madrepatria, a questo punto,
crebbe ancor di più, tanto che nelle colonie iniziò a diffondersi un acceso dibattito riguardo
all’indipendenza.
All’interno di tale dibattito si riconobbero tre posizioni: i patrioti (o yankees), i lealisti (o tories) e i
moderati. I primi, perlopiù appartenenti alla classe borghese, vedevano nella piena indipendenza
dall’Inghilterra l’unica soluzione possibile; i lealisti, pur aspirando a una maggior autonomia, non avevano
intenzione di attuare una definitiva separazione dalla Corona inglese; infine, i moderati reclamavano i
propri diritti ma erano favorevoli ad una mediazione con la madrepatria
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Nel 1774 a Philadelphia si riunirono i governatori delle colonie nel primo congresso continentale nel quale
rigettarono gli Intolerable Acts. Con un successivo congresso, inoltre, fu istituito un esercito americano
unitario, il Continental Army, il cui comando fu affidato al ricco proprietario George Washington.
La Dichiarazione di Indipendenza
Il teso clima politico si incrinò con l’arrivo di numerose truppe inglesi sul suolo americano e la situazione
precipitò con lo scontro di Lexington nel 1775, con cui i coloni riuscirono a fermare una spedizione inglese.
Nonostante l’inferiorità numerica, infatti, l’opinione pubblica sia americana che europea si schierò in favore
dei coloni, alimentando il sentimento indipendentista americano a tal punto che il 4 luglio 1776 venne
redatta la Dichiarazione di Indipendenza dall’avvocato Thomas Jefferson, rifacendosi ai principi della
filosofia giusnaturalista e illuminista, con particolare riferimento a quella di John Locke. La rivoluzione,
infatti, era giustificata dal diritto alla ribellione, teorizzato da Locke, che doveva essere messa in atto
qualora il sovrano venisse meno al patto stretto con il popolo, in base al quale il re deve garantire ai suoi
sudditi i diritti naturali dell’uomo.
Tali diritti, fondamento dello Stato liberale, furono individuati nel diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca
della felicità (“life, liberty and pursuit of happiness”). Pertanto, si legge nella Dichiarazione, non essendo
stati garantiti dalla Corona inglese i diritti naturali, il popolo americano è stato costretto alla rivoluzione.
Con la Dichiarazione, dunque, furono rigettati i princìpi dell’assolutismo, sostenuti dal re inglese Giorgio III,
per essere sostituiti da princìpi liberali che, per la prima volta nella storia, furono posti alla base
dell’edificazione di un nuovo Stato. Le tredici colonie, infatti, si autoproclamarono “Stati liberi e
indipendenti”.
Le fasi della guerra
Con la Guerra di indipendenza, però, si accesero anche ulteriori conflitti all’interno dell’America stessa,
dando vita ad una guerra civile tra indipendentisti e lealisti, a scontri tra i proprietari terrieri del Sud e gli
schiavi neri e tra i coloni dell’Ovest e i nativi americani.
Inizialmente, la superiorità numerica inglese giocò favore della madrepatria, nonostante l’entusiasmo dei
coloni e l’arrivo di volontari europei convinti che la Guerra di indipendenza fosse l’incarnazione dei princìpi
illuministi. Pertanto, fu inviato presso le varie corti d’Europa Benjamin Franklin, affinché sostenesse le
ragioni dei coloni e trovasse appoggi nel Vecchio continente. A seguito dei suoi interventi, Francia, Spagna
e Olanda si schierarono contro l’Inghilterra.
Grazie all’appoggio europeo, i coloni uscirono vittoriosi a Saratoga e a Yorktown, ponendo fine alla Guerra
di indipendenza. Nel 1783 fu, infatti, sancito il Trattato di Versailles, con cui re Giorgio III riconosceva la
piena indipendenza delle tredici colonie americane. Nacquero, dunque, gli Stati Uniti d’America.
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Senato, composto da due membri per Stato, eletti ogni sei anni. Il potere esecutivo fu affidato al Presidente
della Repubblica, eletto ogni quattro anni. Infine, il potere esecutivo fu sottoposto al controllo di una Corte
suprema federale. Nel nuovo Stato, dunque, i poteri erano separati in modo equilibrato, secondo la regola
del check and balance.
Pertanto, la ratifica della nuova Costituzione decretò la vittoria dei federalisti e, con la sua entrata in vigore,
vennero indette le prime elezioni presidenziali che videro eletto come primo Presidente George
Washington.
Tuttavia, per andare incontro alla tesi antifederalista, furono introdotti, con il Bill of Rights, i famosi dieci
emendamenti con cui si ribadiva l’importanza della libertà dell’individuo, si tutelava l’autonomia dei singoli
Stati e si stabilivano alcuni diritti fondamentali, come la libertà di religione, di parola e di stampa e il
principio dell’Habeas Corpus.