La Rivoluzione Americana
La Rivoluzione Americana
La Rivoluzione Americana
Età delle Rivoluzioni: industriale e capitalistica, nell’Inghilterra del ‘700 (rivoluzione liberale borghese) e rivoluzioni politiche
(rivoluzione francese e americana).
Nel 1760 sale al trono il nuovo Re, Giorgio III Hannover, le colonie americane in questo periodo avevano delle tasse molto
basse, cosa che non va bene al Re, il quale si sentiva di riscontrare le tasse anche a seguito della Guerra dei sette anni.
Giorgio III manda all’opposizione i Whig, compreso William Pitt, interrompendo quella situazione di corruzione del Parlamento
che c’era stata fino a quel momento. Si formano i governi degli “amici del Re”.
Giorgio III e il suo primo ministro Grenville, sono sempre più convinti che gli americani debbano necessariamente pagare le
tasse, facendo in modo che i dazi d’entrata per le merci straniere siano rispettati, rafforzando così il sistema doganale.
Nel 1765 abbiamo una nuova tassa approvata dal Parlamento inglese, su imput del Re, la “Stamp Act” (tassa sui bolli): tassa
indiretta, dove su molti documenti pubblici deve essere applicato questo bollo, come i giornali. Ovviamente gli americani non
sono d’accordo, in quanto secondo il principio gli americani dovevano pagare tasse alla madrepatria inglese, senza poter
prendere parte al Parlamento inglese.
> Si scopre un’america colta, che conosce le dottrine di Locke, Montesquieu, del giusnaturalismo: che sanno che un
Parlamento per essere legittimato a fare leggi, dev’essere un Parlamento rappresentativo.
I coloni americani avviamento non votando per il Parlamento britannico non si sentivano rappresentati da esso; nasce così lo
slogan “no taxation without representation". Venne chiesto così al Parlamento inglese di accogliere dei coloni, ma ovviamente
si presentava il problema della distanza e quindi la possibilità di avere dei parlamentari americani venne vista come inesistente.
Le prime rivolte americane furono comunque violente e portarono Giorgio III a revocare lo Stamp Act quello stesso anno, ma
nel 1767 venne aumentato il numero di prodotti soggetti a dazio, in particolare il tè, che gli americani lo acquistavano dagli
olandesi, e la carta, proveniente dalla Francia: ricominciano le proteste verso il Parlamento inglese, oltre che per la non
rappresentatività, anche perché il sistema elettorale inglese è irrazionale, ogni eletto alla Camera inglese non rappresentava la
popolazione.
In queste polemiche, in questi dibattiti si scopre un’America colta, che chiede diritti, libertà di culto e possibilità di decidere le
proprie tasse.
Dal 1767 iniziano vere e proprie rivolte violente, che vanno fino al 1773, anno in cui scoppia la guerra d’indipendenza, le prime
rivolte portano alla revoca dei dazi del 1767.
Nel 1773 Giorgio III provoca gli americani, quando il Parlamento inglese, permette alla East India Company di vendere agli
americani il regime di monopolio sottocosto un’enorme quantità di tè che non era stato venduto a causa della sua scarsa
qualità; gli americani sostengono che questa decisione venne presa sotto la guida di un Parlamento corrotto dalla Compagnia.
La rivoluzione scoppia a Boston, Massachusetts, dove alcuni americani travestiti da indiani, salgono sulle navi della East India
Company, prendono le casse con il tè e lo buttano in mare: Boston Tea Party.
Il Parlamento inglese isola Boston.
I delegati delle 13 colonie si vedono una prima volta a Philadelphia nel 1774, questo congresso non porta a nulla, invita solo le
colonie al boicottaggio delle merci inglesi.
Nel 1775 c’è un secondo congresso, dove venne presa la decisione della costituzione di un esercito di liberazione nazionale,
comandato da George Washington.
La dichiarazione d’indipendenza nasce nel terzo congresso, il 4 luglio 1776, scritta da Thomas Jefferson.
Dichiarazione d’indipendenza:
Alla base della dichiarazione c’è il pensiero di Locke e del giusnaturalismo. Nella dichiarazione vennero proposti venticinque
capi d’accusa verso Giorgio III, il quale venne deposto, accusato di aver portato gli indiani pellerossa contro i coloni americani.
Verità evidenti portare avanti della dichiarazione: tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono dal creatore dotati di certi
diritti inalienabili, che esistono per sempre e non possono essere annullati. Tra questi diritti ci sono: la vita, la libertà e la ricerca
della felicità.
La dichiarazione chiarisce che il Governo per essere legittimo deve servire i cittadini, deve essere uno strumento che permetta
ai cittadini di raggiungere quei diritti naturali precedentemente chiariti, lo Stato è uno strumento utilitaristico che i cittadini hanno
trovato per esercitare al meglio i loro diritti naturali. Il Governo non viene da Dio al Sovrano, ma è un corpo artificiale che in
maniera convenzionale viene creato dai cittadini perché viene capito che così è più semplice raggiungere i diritti naturali,
rispetto ad una situazione di anarchia.
Lo Stato non esiste per una volontà divina, o per l’ordine dello sviluppo della storia; se il Governo non fa rispettare quei diritti
naturali, i cittadini possono ribellarsi (diritto di ribellione) per costituirne uno nuovo: questa è la giustificazione della guerra degli
americani contro la madrepatria inglese.
Vedremo come i paesi europei, sconfitti sempre dall’Inghilterra, decidono di aiutare i coloni americani: Spagna, Francia e
Olanda finanziano l’America e l’esercito di Washington.
> Altro protagonista della rivoluzione americana: Benjamin Franklin, il quale andò a Parigi per trattare segretamente, l’ingresso
in guerra della Francia, la quale nel 1778 entra in guerra, seguita dalla Spagna (sempre famiglia dei Borbone).
La Francia vuole una rivincita dalla guerra del sette anni, sperando così di ottenere di nuovo il Canada, mentre la Spagna vuole
recuperare Gibilterra, conquistata dall’Inghilterra alla fine della guerra di successione spagnola.
Vittoria di Saratoga / Vittoria di Yorktown: la Gran Bretagna pensa che sia meglio lasciare la guerra e dare l’indipendenza agli
americani, nel 1783 con la Pace di Versailles.
La Gran Bretagna non perse mai nessuna guerra, questa fu l’unica nella sua storia; la decisione di dare l’indipendenza agli
Stati Uniti venne data perché si rese conto che continuare la guerra sarebbe voluto dire portarla avanti per chissà quanti anni,
perché sennò si sarebbe indebitata. L’Inghilterra capisce che gli conviene di più commerciare con un’America libera e
indipendente rispetto che spendere per tenerla come colonia.
>Il libero commercio è più conveniente rispetto alla forzatura mercantilistica; l’Inghilterra vince anche quando perde, e fa in
modo di concludere una pace senza perdere territori. Alla Spagna venne dato il territorio della Florida, territorio arido e
improduttivo.
Centro-Nord: no schiavitù, affarsiti, industrie.
Sud: schiavitù, pinatagione, rurale.
Jefferson propose anche di inserire nella dichiarazione un paragrafo sulla schiavitù, nonstante questo e nonstante dichiarò che
tutti gli uomini sono uguali, fu esso stesso detentore di schiavi, ebbe anche molti figli da una sua schiava (i quali figli vennero
liberati da Jefferson).
Nel centro nord volevano uno stato forte perché all’epoca si voleva una politica di bilancio che veniva retto dal centro: stato
centralizzato. Il Sud rurale non voleva ovviamente uno stato centralizzato che gestisce l’economia, ma uno stato centrale con
dei poteri deboli e lasciare ai singoli stati la maggior parte dei poteri.
Inizialmente, quelli dei Sud prevalgono, entra nel 1781 una prima (anche se non ancora ufficiale) costituzione: Costituzione
Confederale - Confederazione. Venne istituito un congresso, Parlamento degli Stati Uniti, ma senza un Presidente.
Questo Congresso ha solo il potere in politica internazionale e quello di risolvere le controversie tra i piccoli stati.
Le cose non funzionano vi è un forte debito pubblico, che ovviamente è dato dalla mancanza di una politica economica e
fiscale decisa a livello nazionale, ci troviamo in una situazione di anarchia monetaria e di forte tensione sociale.
Nel 1788 si decise di cambiare la Costituzione, nasce così la Costituzione Federale, voluta dagli Stati del centro nord.
Una costituzione federale era soprattutto interesse da parte dei signori del centro-nord, anche se poi pure gli uomini del sud
(Jefferson, Madison) si decisero ad accettare la Costituzione americana.
La Costituzione americana diventa così il documento più importante per gli Stati Uniti, il quale racchiude le leggi e i principi
dello Stato, negli altri Stati la Costituzione era costituita dall’insieme di editti e leggi che affondano le loro origini in una
tradizione. Anche oggi la Gran Bretagna non ha una legge scritta, ma secondo la Common Law per Costituzione si intende
l’insieme di tutti i documenti che hanno cambiato la sorte del paese.
Poco dopo l’America, vedremo la monarchia costituzionale francese che prese spunto da quella americana.
La Costituzione americana è fatta da pochi articoli, che parlano delle istituzioni (come vengono elette, quali poteri hanno).
I padri costituenti americani si rifanno a Montesquieu, per quanto riguarda una rigida divisione dei poteri: il Congresso è diviso
in due Camere, Camera dei rappresentanti e Senato; poi c’è il Presidente il quale viene eletto attraverso un voto popolare da
parte dei cittadini.
Il Congresso (Parlamento) è il potere legislativo, mentre il Presidente detiene il potere esecutivo, il Presidente e i Ministri
rappresentano il Governo, quindi il potere esecutivo. Parlamento e Presidente non si influenzano tra di loro, ma proprio grazie a
questa divisione del potere il Presidente non ha bisogno dell’approvazione del Congresso e a sua volta il Presidente non può
scegliere di sciogliere le camere. Il potere giudiziario, affidato ai giudici, ovviamente rimane indipendente.
Il Presidente viene eletto ogni quattro anni,nell’anno pari bisestile, sempre il primo martedì di novembre se prima non c’è stato
un lunedì.
Il Presidente non viene eletto direttamente, ma il popolo vota i grandi elettori, i quali vanno poi a votare il Presidente.
Gli Stati del Sud volevano che anche gli schiavi entrassero a far parte del corpo elettorale, in questo modo il sud avrà più voti
(uno schiavo corrisponde a ⅗ di uno uomo libero).
La Costituzione come abbiamo visto parla principalmente delle istituzioni, e poco dei diritti dell’uomo, questo non piacque agli
anti-federalisti, come Jefferson; che non volevano uno Stato forte. Jefferson, tornato dalla Francia, insieme ad altri anti-
federalisti, impone un’aggiunta alla Costituzione (siamo nel 1790): fanno approvare la Dichiarazione dei Diritti o dieci
emendamenti alla Costituzione Americana. Dal momento in cui vengono approvati, gli emendamenti non possono essere
revocati. Gli emendamenti parlano di ciò che il cittadino può fare e lo Stato non può imporgli di fare.
> Il Parlamento non emanerà mai leggi in tema di religione, segnando così una netta differenza tra Stato e Chiesa: gli Stati
Uniti sono il primo stato laico.
> Il secondo emendamento, proprio perché vede alla base dell’America la milizia organizzata, dà la possibilità ad ogni cittadino
di possedere armi.
Nel 1789 venne eletto come Presidente J.Washington e poi nuovamente nel 1792 fino al 1796. Washington fa parte del partito
federalista, il quale aveva enorme potere, perché ne facevano parte i padri fondatori, sia del Sud, sia del Nord.
Washington elegge come Ministro dell’economia (Ministro del Tesoro) il banchiere ed economista Hamilton, espressione degli
interessi della classe commerciale, imprenditoriale e capitalistica del nord.
Hamilton fa una politica favorevole al Nord e favorevole a fare più poteri possibili al Governo centrale.
Essendoci un debito pubblico molto forte (a causa del finanziamento per la guerra), nato dalla creazione di titoli, si crearono
delle tensioni: il debito pubblico doveva essere pagato da tutti, ma essendo stato istituito prima della formazione degli Stati
Uniti, ognuna delle 13 colonie ne aveva uno proprio: gli stati del Nord ne avevano uno molto alto, mentre quelli del Sud
avevano anche già pagato il loro debito.
Hamilton scarica il debito pubblico anche agli Stati del sud, che con le loro tasse devono pagare anche il debito degli stati del
Nord; Jefferson e Madison ovviamente non sono d’accordo con questa politica.
Nel frattempo i titoli di stato avevano perso il loro valore iniziale, ma per Hamilton dovevano essere ripagati al loro valore
nominale, favorendo così chi aveva speculato su quei titoli, comprando ad un prezzo minore.
Gli speculatori erano quasi tutti degli Stati del Nord: Hamilton cerca di spostare le tasse e le ricchezze del sud verso il nord.
Hamilton istituisce delle istituzioni centralistiche, che però non esistevano nella Costituzione, come la Banca Centrale Federale.
Hamilton istituisce il protezionismo, proprio il motivo per il quale si ribellarono all’Inghilterra: vengono messi dei forti dazi
doganali sulle merci esterne, così i cittadini, anche quelli del sud, si ritrovano a comprare dal centro-nord degli Stati Uniti.
Jefferson dichiara Hamilton il suo peggior nemico ed esce dal partito federalista, fondando così il partito sudista, che rompe
l’unità iniziale dei padri della rivoluzione americana.
Nel 1802 Jefferson fonda il suo partito: il partito repubblicano-democratico, il quale prende voti al sud, partito schiavista che
vuole mantenere il sud come una società rurale.Nel 1796 riescono comunque ad eleggere un Presidente federalista, Adams;
ma nel 1800 lo stesso Jefferson venne eletto presidente degli Stati Uniti: adesso l’industrializzazione dovrà aspettare in quanto
i sudisti facere di tutto per mantenere l’aspetto rurale, agricolo e non finanziare le strutture industrializzate.
Jefferson stesso crea delle istituzioni non previste dalla Costituzione, nel 1803 istituisce la Corte Costituzionale.
Anche dopo Jefferson ci furono molti presidenti sudisti repubblicani-democratici, come Madison che rimase in carica dal 1808
al 1816: il sud aveva più voti perché l’economia di piantagione andava benissimo, il sud convertì la sue piantagioni di tabacco a
piantagioni di cotone