Sistemi Diagnostci

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Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di

Comunità
Sezione di Psicologia Clinica
Università degli Studi di Verona

Corso di Psicologia Clinica


Elementi di Psicopatologia

Prof.ssa Lidia Del Piccolo


AA 2014
2014--2015

Quando si parla di psicopatologia?

• Infrequenza statistica (soggetti diversi dalla norma in una


distribuzione gaussiana)- comportamenti o sintomi rari, bizzarria.
• Violazione delle norme sociali (determina ansia o minaccia in
chi è vicino) - concetto relativo alla norma culturale prevalente
(rischio di sovra/sottostima – es. omosessualità/bullismo)
• Disagio, sofferenza individuale (non è vero per lo psicopatico).
La sofferenza si basa su soglie soggettive.
• Incapacità o disfunzione - compromissione nel funzionamento
sociale, lavorativo… (es. dist. personalità, fobie…)
• Imprevedibilità, risposta incontrollata e sproporzionata (es.
disturbo d’ansia, dist. psicotici).
• Stato che desta preoccupazione nel soggetto e in chi lo
circonda (contesto sociale esteso e sanitario).

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Approcci alla psicopatologia

• Modello organo-genetico (medico, biologico) –


alterazione a carico di una struttura, funzione,
comportamento, conseguente a anomalie fisiologiche o
biochimiche a carico del SNC.

“I disturbi mentali sono malattie del cervello”


Griesinger(1872), Kraepelin (1883)

Approcci alla psicopatologia

• Modello socio-genetico – il comportamento anomalo


è letto come deviazione da una norma condivisa, come
conseguenza del contesto sociale.
• Modello psico-genetico - esito di conflitto
intrapsichico, di apprendimenti e modelli disfunzionali,
alterazioni di schemi cognitivi, deficit dei processi di
transazione (comunicazione)
• Modello bio-psico-sociale

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Psicopatologia: ipotesi diatesi-
diatesi-stress
e fattori compresenti
Massimo

Malattia
Evento
stressante
Benessere

Minimo
Bassa Diatesi/Vulnerabilità Alta

Diatesi--Vulnerabilità: insieme di caratteristiche individuali che aumentano


Diatesi
la probabilità di sviluppo di un disturbo
• Fattori biologici • Eventi precoci
• Fattori genetici • Personalità
• Fattori psicologici • Relazioni e contesto sociale

La psicopatologia è definibile come:

1. Teoria delle funzioni psichicamente disturbate della


coscienza (Scharfetter 2004); esse possono essere
attribuite alle diverse funzioni della mente: coscienza,
attenzione, memoria, senso-percezione, pensiero,
affettività;

2. Studio sistematico delle esperienze, delle cognizioni e


dei comportamenti abnormi (Sims, 1995).

3. Valutazione del funzionamento anormale della psiche,


nella prospettiva dello sviluppo psichico, anziché della
cause organiche (Fulcheri, 2004)

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Criteri più frequenti per la diagnosi
1. Ricerca di aiuto: indicatore parziale, soprattutto in
presenza di scarso insight di malattia

2. Irrazionalità/pericolosità
3. Devianza: bizzarria, stranezza, deviazione dalla norma
4. Distress emozionale: vissuto di disagio soggettivamente
sperimentato dall’individuo

5. Disabilità/
Disabilità/Pervasività
Pervasività del danno: interferenza con il
normale funzionamento dell’individuo

Nessun indicatore è sufficiente.


È la combinazione di questi a fornire un indice di gravità,
insieme alla durata della condizione e alle risorse soggettive.
soggettive.

Salute mentale
Concetto integrato di sé e dell’altro significativo.
Sensazione interiore e riconoscibile di coerenza
con se stessi

La salute mentale è «uno stato di benessere


emotivo e psicologico nel quale l'individuo è
in grado di sfruttare le sue capacità cognitive
o emozionali,
emozionali, esercitare la propria funzione
all'interno della società e rispondere alle
esigenze quotidiane della vita di ogni giorno».
(Merriam
Merriam--Webster
Webster,, 2007
2007))

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Sintomi e segni
Sintomo (disturbo soggettivamente riferito dal paziente)

• sentirsi agitato,
• sentirsi inadeguato,
• sentirsi triste, giù di morale

I sintomi possono non essere direttamente osservabili da


un esaminatore.

Segno (alterazione direttamente osservabile) che appare


spontaneamente o può essere elicitato per mezzo
dell’esame fisico o mentale, o può essere evidenziato con
strumenti di laboratorio.
• alimentarsi in maniera insufficiente / eccessiva,
• comportamenti evitanti

Sistemi diagnostici

INTERPRETATIVO--ESPLICATIVI
INTERPRETATIVO

DESCRITTIVO--CLASSIFICATORI
DESCRITTIVO

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Sistemi diagnostici
interpretativo--esplicativi
interpretativo

Lo studio avviene mediante assunti


interpretativi basati su costrutti teorici.
Teoria etiologica che permette di
gerarchizzare i sintomi e individuare la
sequenza temporale degli eventi (causa)
Interpretazione dipende dal vertice di
osservazione

Modelli categoriali
Esistono disturbi psichici chiaramente identificabili, come
entità separate e indipendenti.

• Costruite su base clinica. Categorie di pazienti con gli


stessi pattern di sintomi hanno la stessa eziologia e hanno
bisogno dello stesso trattamento.
• Processo di attribuzione alle categorie diagnostiche di tipo
dicotomico. Presenza o assenza di elementi distintivi.
•Pazienti che presentano uno stesso pattern di sintomi
afferiscono alla medesima categoria diagnostica.
•La somiglianza tra i soggetti che rientrano nella stessa
categoria diagnostica è definita statisticamente
(clusterizzazione)
• La categoria diagnostica è una sintesi delle caratteristiche
precipue dell’individuo dal punto di vista psicopatologico

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Utilità della classificazione

• Fornire una nomenclatura comune che favorisca


la comunicazione.
• Le classi sono definite sulla base di un consenso di
esperti e su dati empirici
• E’ possibile replicare studi su soggetti che hanno
caratteristiche simili sulla base di definizioni
comunemente condivise.
• Fare predizioni e favorire i processi decisionali
(diagnosi)
• l’assegnazione di un paziente a una categoria
diagnostica permette di sintetizzare le informazioni
che lo riguardano.
• Definire meglio i concetti e favorire il confronto
teorico

Principali sistemi categoriali in psichiatra


• International Classification of Disease, Injuries and Causes of
Death (ICD, WHO)
• 1948 ICD-6 prima inclusione disturbi psichici
• 1968 ICD-8 revisione dei sistemi classificatori – eziologia e sintomi
soggettivi/comportamentali – scarse attendibilità e consenso
• 1969 ICD-9 + glossario -> definizione operativa per classificare:
1. descrizione clinica accurata, 2. ricerche di laboratorio;
3. diagnosi differenziale; 4. follow-up; 5. familiarità
• 1994 ICD-10

• Diagnostic & Statistcal Manual of Mental Disorders (DSM, APA)


• 1952 DSM-I
• 1968 DSM-II tentativo di uniformarsi all’ICD-8
• 1980 DSM-III e 1987 DSM-III-R (approccio ateorico, consenso esperti)
• 1994 DSM-IV sistema multiassiale, criteri diagnostici di inclusione-
esclusione -> 2000 DSM-IV-TR (Text Revision)
• 2013 DSM-V

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Il sistema multiassiale

• Asse I Disturbi clinici (sistema categoriale)


• Asse II Disturbi di personalità. Ritardo mentale
• Asse III Condizioni mediche generali
• Asse IV Problemi psicosociali e ambientali
• Asse V Valutazione globale del funzionamento

Disturbo mentale nel DSM-


DSM-IV

Un modello comportamentale o psicologico


clinicamente significativo associato a disagio(es. un
sintomo algico), a disabilità(es. compromissione in una o
più aree importanti del funzionamento), ad un aumento
significativo del rischio di morte, di dolore o a
un'importante limitazione della libertà.
In più questa sindrome o quadro non deve
rappresentare semplicemente una risposta attesa o
culturalmente sancita ad un particolare evento, ad
esempio la morte di una persona amata.
Non rappresentano disturbi mentali un comportamento
deviante (es. politico, religioso o sessuale.

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Disturbo mentale nel DSM-
DSM-V

Sindrome che raggruppa disturbi clinicamente


significativi, individuali di:
Cognizione
Regolazione delle emozioni
Comportamento
• Ad essi corrisponde una disfunzione nei processi
Psicologici, Biologici, dello Sviluppo che sottendono il
funzionamento mentale
• Tali condizioni determinano un Disagio e una Disabilità
Sociale, Occupazionale o di Altre Attività
• La risposta culturalmente attesa ad un evento non è
una malattia mentale
• Comportamenti socialmente devianti e conflitti fra
l’individuo e la società non sono malattia mentale

Impostazione generale e principi del DSM-


DSM-5
• Ridurre la comorbilità fra disturbi
• Ridurre il ricorso all’uso della categoria NAS. In alcuni
casi abbassando la soglia di inclusione
• Maggiore attenzione alle specificità di genere e culturali
• Garantire l’omogeneità massima con l’ I.C.D. 10 e col
futuro
I.C.D. 11
• Integrare i dati provenienti dalla ricerca genetica, dal
neuroimaging, dalle neuroscienze e dalle ricerche più
avanzate

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Impostazione generale e principi del DSM-
DSM-5
• Abolito il sistema Multiassiale: Assi I, II e III Accorpati

• Asse IV Importanti fattori psicosociali e ambientali(asse Z ICD-10-


CM)
• Asse V Disabilità Glob Ass. Funct (GAF) sostituito con la WHO
Disability Assessment Schedule (WHODAS) che si basa sulla
International Classification of Functioning Disability
• Abolita la divisione fra disturbi dell’ infanzia e dell’ età adulta
La diagnosi si estende all’intero corso della vita
La sintomatologia varia durante il corso della vita
• Promosso un approccio dimensionale per migliorare la validità delle
diagnosi. Di fatto viene mantenuta una impostazione di tipo
categoriale
• Potenziato il concetto di spettro connettore fra patologie contigue
con limiti sfumati, spesso identificate tramite l’individuazione di
clusters di sintomi
• Modello alternativo del DSM-5 per i Disturbi di Personalità: Level of
Personality Function

DISTURBI D’ANSIA nel DSM-IV


Sindromi nevrotiche o legate a stress (ICD-10)

• disturbo d’ansia generalizzato


• disturbo da attacchi di panico
• fobie (sindromi fobiche)
• disturbo acuto da stress
• disturbo post-traumatico da
stress
• Disturbo ossessivo-compulsivo

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DISTURBI D’ANSIA nel DSM V
• Dai Disturbi d’Ansia vengono scorporati
Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)
Disturbo da stress post-traumatico (PTSD)
Che diventano categorie diagnostiche a se stanti
• All’interno dei Disturbi d’ansia vengono separati
Disturbo di panico
Attacco di panico (specificatore di altre diagnosi)
Agorafobia
Panico e l’agorafobia non sono più collegati
• All’interno dei disturbi d’ansia vengono inclusi
Ansia di separazione
Mutismo selettivo
Nel DSM IV nel capitolo della psichiatria infantile
• All’interno del DOC (categoria diagnostica separata)inclusi
Disturbo da accumulo (hoarding),
Disturbo da escoriazione cutanea
Tricotillomania (nel DSM IV tra i D. del controllo degli impulsi)

Ansia
Ansia: non è una patologia ma una funzione adattiva di segnale.

E’ l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di evento


negativo futuro (a differenza della paura che implica un oggetto
presente).

Stato psicologico derivante dalla percezione di un disequilibrio tra


le attese percepite e l’
l’autopercezione
autopercezione delle proprie capacità di
rispondere alle esigenze del compito

Si accompagna a sentimenti di disforia (un'alterazione dell'umore


in senso depressivo, accompagnato da agitazione e irritabilità) o
da sintomi fisici di arousal - tensione, segni somatici indicativi di
iperattività del sistema nervoso autonomo

Costrutto pluridimensionale che implica aspetti cognitivi ed


emotivi (preoccupazione) e aspetti psicofisiologici.

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Formula cognitiva dell’ansia

Probabilità Gravità Imminenza


percepita x Percepita
x

I Ansia =
Capacità Disponibilità
+
percepita di percepita di aiuto
fronteggiarlo esterno

L’ansia aumenta quando una persona avverte il danno


potenziale al suo bilancio scopistico come imminente, molto
probabile e elevato potere di compromissione

Disturbo d’ansia generalizzato


Ansia e preoccupazione croniche ed eccessive che riguardano
un numero eccessivo di eventi e di attività.

• l’ansia, la preoccupazione o i sintomi fisici causano


disagio clinicamente significativo;
• l’ansia e la preoccupazione si manifestano per la
maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi;
• la persona ha difficoltà a controllare le
preoccupazioni;
• sono presenti per la maggior parte dei giorni 3 dei
sintomi seguenti: irrequietezza, facile affaticabilità,
difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità,
tensione muscolare, alterazione del sonno, palpitazioni.
• Prevalenza (5%, due terzi femmine)

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Disturbo da attacchi di panico (DAP)
Ansia intensa, breve e transitoria, paura o terrore
durante il quale sono avvertiti almeno 4 dei seguente
sintomi

Sintomi fisici Sintomi psichici


• palpitazioni, tachicardia • paura
• senso di soffocamento • preoccupazioni eccessive
• dolore al petto, • derealizzazione,
oppressione toracica depersonalizzazione
• nausea, crampi • sensazioni di malessere
addominali • alterazioni della percezione
• sudorazione, tremori • difficoltà di concentrazione
• parestesie • ipervigilanza
• vertigini

Disturbo da attacchi di panico (DAP)

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Esempio: Modello della sequenza di Panico

Confusione mentale / senso di irrealtà

Cosa accadrà se avrò un attacco di panico? Potrei impazzire e non tornare


più in me (immagine dell’amico che dopo un acido non era più tornato normale).

Ansia
Panico
Confusione mentale
Sensazione di
Perdo il controllo soffocamento e di irrealtà
Impazzirò Respiro affannoso

Controllo del respiro


Esco per non stare sola

Disturbo da attacchi di panico (DAP)


Quando l'attacco diventa grave, la persona cerca di
allontanarsi dalla situazione, nella speranza che il
panico cessi, oppure cerca chi lo possa aiutare se
dovesse svenire, avere un infarto o impazzire.
C'è chi invece cerca di restare solo perché si
vergogna delle conseguenze che l'attacco potrebbe
avere o teme che altri possano scoprire che soffre
di un attacco di panico.
Le prime volte che una persona ha un attacco di
panico di solito si spaventa molto, dato che si tratta
di un'esperienza strana, inattesa, intensa, molto
spiacevole, spesso accompagnata dalla paura di
perdere il controllo, di svenire, di morire o di
impazzire.

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Disturbo da attacchi di panico
Si distinguono:

attacchi di panico provocati dalla situazione (presenza


dell’oggetto che provoca paura - rapporto stimolo-
risposta) e non provocati (l’attacco sopravviene del
tutto inaspettato, è improvviso e rapido)

Disturbo da attacchi di panico: esperienze di attacchi


di panico inaspettati e ricorrenti (per un periodo non
inferiore ad un mese), persistenti preoccupazioni di
poter avere nuovi attacchi.

Prevalenza: 1.5 - 3.5%


Studi su gemelli e consanguinei (ereditarietà)

Disturbo da Panico e comorbidità (DP)

DP
Fobia Sociale Ipocondria

AGORAFOBIA

Paucisintomatico
5% Agorafobia senza Anamnesi
di Disturbo da Panico

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Fobie
• Paura marcata e persistente provocata da determinati
oggetti (stimolo fobico)
• La persona riconosce che la reazione ansiosa è
eccessiva
• Le situazioni temute vengono evitate
• Marcata interferenza con il normale funzionamento

Fobia specifica: paura marcata, persistente e


irragionevole per stimoli precisi o situazioni circoscritte
e chiaramente discernibili (per es. animali, sangue,
specifiche malattie)

Agorafobia: ansia relativa all’essere in luoghi o in


situazioni dove sia difficile (o imbarazzante)
allontanarsi oppure ricevere aiuto nel caso si
verificasse un attacco di panico.

Fobia sociale
Modello cognitivo di Clark & Wells
Paura ed evitamento di situazioni nelle quali la persona è esposta
al giudizio degli altri, per timore di apparire imbarazzato, goffo,
ridicolo o di agire in maniera umiliante Riguarda situazioni sociali,
prestazionali in cui è implicita una valutazione o una critica da parte
altrui.
Percezione distorta di sé (“sono noioso”, “gli altri sono migliori di
me”) e degli altri (“se mi mostro ansioso, gli altri penseranno che
sono incompetente” ”la gente non è tollerante con me”) + rigide
regole sociali (“non devo mostrarmi ansioso” “non si possono
commettere errori”)
Le persone possono presentare forti reazioni a carico del SNA.
Si può sviluppare anche un’ansia anticipatoria.
Il soggetto va incontro a limitazioni gravi per la propria vita
quotidiana

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Modello cognitivo di Clark & Wells

Processo di anticipazione: il soggetto si sofferma


sull’anticipazione di problemi (rimuginazioni negative) che
potrebbero presentarsi durante la situazione sociale.

Attivazione di un concetto negativo del sé sociale: pensieri


automatici negativi su di sé – attenzione concentrata su di sè.

Comportamenti protettivi Rilevazione di informazioni interne


– presunto giudizio altrui –monitoraggio -Sintomi somatici

Processo di valutazione a posteriori: il soggetto rimugina sul suo


comportamento e formula valutazioni a posteriori, estraendo gli
elementi negativi a conferma della sua aspettativa e visione
negativa di sé

Evitamento

DISTURBI DA STRESS ESTREMO

Reazione d'ansia conseguente a eventi traumatici


(stress estremo), che causano morte o minaccia di morte
o lesioni gravi o minacce all'integrità fisica propria o di
altri - ai quali la persona assiste con sentimenti di
impotenza, di orrore, di intensa paura (rapimenti,
sequestri, stupri, violenze…)
• Sintomi di attivazione (es. irritabilità, difficoltà del sonno,
ipervigilanza, difficoltà di concentrazione
• Sintomi dissociativi: sensazione soggettiva di insensibilità,
distacco o assenza di reattività emozionale, derealizzazione,
depersonalizzazione.
• Evitamento di stimoli associati al trauma, riduzione della
reattività (paralisi psichica o anestesia emozionale)
• L’evento viene continuamente rivissuto
• Sintomi persistenti di aumento dell’arousal

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DISTURBO OSSESSIVO-
OSSESSIVO-COMPULSIVO (DOC)
Prevalenza puntuale 1,5%, life-time 2-2,5% incidenza massima a 15
e 25 anni

Ossessioni: pensieri, impulsi, immagini mentali intrusive


e persistenti, causano ansia o disagio marcato.
Esempi : “Potrei infettarmi con il virus Hiv se tocco la porta del bagno della
discoteca” o “Non devo pensare al nome delle persone a cui voglio bene in
ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi”, “Se non controllo che tutti i file siano
chiusi, qualcosa di brutto accadrà”, “ Potrei dire qualcosa di brutto senza
accorgermene”.
La persona è consapevole che tali pensieri sono prodotti
dalla propria mente; lotta attivamente per allontanarli
Le ossessioni sono egodistoniche (contrastano con i
pensieri e le convinzioni della persona)
Ossessioni  preoccupazioni  idee prevalenti  paure

DISTURBO OSSESSIVO-
OSSESSIVO-COMPULSIVO (DOC)
La persona con DOC vive con sofferenza e disagio la presenza di
questi pensieri.

1. presenza costante e ripetuta nella mente delle ossessioni

2. le idee e i pensieri ossessivi sono minacciosi e ansiogeni perché:

• riguardano il timore di essere esposti a un pericolo

• di essere in qualche modo responsabili e colpevoli di tale


pericolo, ovvero di rendersi persone immorali, cattive o
pericolose (“sarebbe colpa della mia superficialità”, “non ho
fatto quando in mio dovere per proteggere i miei famigliari”)

• consapevolezza che la propria mente ha prodotto quel


pensiero, perché tale consapevolezza implica, nel soggetto,
il sospetto di essere una persona immorale o pericolosa.

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DISTURBO OSSESSIVO-
OSSESSIVO-COMPULSIVO (DOC)

Compulsioni: comportamenti ingiustificati, stereotipati e


ripetuti, riducono l'ansia connessa ad un'ossessione, la
persona si sforza senza successo di non emetterli

Compulsioni più comuni:


• Pulizia, ordine, simmetria, anche con cerimoniali molto
elaborati
• Esecuzione di pratiche ripetitive, alle quali il soggetto
attribuisce un valore magico e protettivo
• Controllare in continuazione di avere eseguito una
certa azione

DOC NEL DSM-


DSM-V

• Disturbo ossessivo-compulsivo(DOC)
• Disturbo di dismorfismo corporeo
• Disturbo da accumulo (persistente difficoltà di gettare
via o separarsi dai propri beni,a prescindere dal loro
valore reale)
• Disturbo da escoriazione (stuzzicamento della pelle)
• Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati
indotto da sostanze/farmaci
• Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati
dovuto a un’altra condizione medica
• Tricotillomania (disturbo da strappamento di peli)

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Caratteristiche di chi soffre di DOC (Mancini):

• Scarsa fiducia nelle proprie capacità mnesiche (Van den


Hout e Kindt, 2002) – più il paziente ripete l’azione più
diminuisce la salienza del ricordo, aumentando la
familiarità e inducendo dubbi.
• Attaccamento ansioso-evitante o resistente-
ambivalente (Guidano, Liotti, Bara, Ugazio).
• Dubbio sul sé come persona disprezzabile -> ricerca di
certezza assoluta -> attitudine al dubbio.

DISTURBO OSSESSIVO-
OSSESSIVO-COMPULSIVO (DOC)

• Valutazione personale dell’esperienza e uso di spiegazioni che fanno


riferimento alle intenzioni dell’individuo (Dennet, 2001):
• Evento critico (toccare, frase, pensiero, sensazione)
• I valutazione (minaccia incombente – timore di colpa per
irresponsabilità/ timore di contaminazione)
• Tentativi si soluzione di 1° ordine (evitamenti, controlli,
neutralizzazioni nell’ipotesi che la minaccia sussista veramente)
• II Valutazione critica della propria preoccupazione, giudicata
come esagerata e dannosa per sé e per gli altri
• Tentativi si soluzione di 2° ordine (tentativo di sopprimere i
pensieri e bloccare i rituali o soluzioni “più di prima” –
ruminazioni, evitamenti, richiesta di rassicurazioni)

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DISTURBI dell’UMORE
(sindromi affettive nell’ICD-
nell’ICD-10
10))

• Episodio maniacale
• Disturbo (sindrome) affettivo
bipolare
• Episodio depressivo
• Disturbo (sindrome)
depressivo ricorrente

Episodio depressivo maggiore


Disagio clinicamente significativo, compromissione del
funzionamento sociale, lavorativo, ecc. che dura
almeno 2 settimane; è richiesta la presenza di almeno
5 dei seguenti sintomi:
- umore depresso per la maggior parte del tempo
- marcata diminuzione di interesse o di piacere
- significativa perdita o aumento di peso
- insonnia o ipersonnia
- agitazione o rallentamento psicomotorio
- affaticabilità, mancanza di energia
- sentimenti di autosvalutazione, di colpa
- ridotta capacità di pensare o concentrarsi
- pensieri ricorrenti di morte, ideazione suicidaria
ICD-10 distingue grado lieve, medio, grave.

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Basi cognitive della depressione (Beck, 1967
1967))

Modificazioni nel tono dell’umore legate a schemi


cognitivi negativi e distorsioni cognitive (inferenza
arbitraria, estrapolazione selettiva,
ipergeneralizzazione).

Percezione di inutilità e PERDITA (irreversibile,


totale, inaccettabile, riguarda il proprio dominio
personale – “devo, ho diritto”)

Compromissione della capacità di realizzare i


propri scopi (per cui l’individuo si sente colpevole)

Convinzione irrazionale che per valere qualcosa


devono mostrarsi competenti in tutto (Ellis)

Visione negativa di sé, del mondo, del futuro (triade


cognitiva)

Teoria del senso d’impotenza appreso


(Seligman
Seligman,, 1974
1974))

Eventi Stile di Senso di Depressione


negativi attribuzione: disperazione Disperazione
- Cause interne Impossibilità a
- Stabili cambiare la
- Globali situazione;
Bassa Aspettativa
autostima negativa su
eventi
Teoria della disperazione
(Abramson
Abramson,, Metalsky e Alloy
Alloy,, 1989
1989))

Conferma sperimentale:
studio Metalsky et al., 1993 su studenti universitari
Ruolo dello stile di attribuzione e di scarsa autostima

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Ipotesi diatesi stress nella depressione
Fattori di vulnerabilità:
- biologica (disfunzione recettori serotonina e
alterazione recettori dopamina nel sistema della
ricompensa),
-cognitiva (suscettibilità agli stimoli negativi,
schemi di orientamento autoreferenziali, valore di sé
misurato sulle manifestazioni di affetto da parte degli
altri)
- sociali (scarse abilità sociali e supporto sociale)
Fattori di stress: eventi di perdita

•Prevalenza: 10-25% femmine, 5-12% maschi


•familiarità (1,5-3 volte)
•decorso (aumenta la probabilità di un nuovo episodio
all’aumentare degli episodi depressivi)

Episodio maniacale
Grave alterazione dell’umore, che è anormalmente e
persistentemente elevato, espansivo o irritabile. Il
funzionamento sociale, lavorativo sono compromessi.
Devono essere presenti almeno 3 dei seguenti sintomi
per una settimana:
- autostima ipertrofica o grandiosità
- diminuito bisogno di sonno
- maggiore loquacità del solito
- fuga delle idee (i pensieri si succedono rapidamente)
- distraibilità (l’attenzione è deviata da stimoli esterni
non importanti o pertinenti)
- aumento dell’attività finalizzata, agitazione
psicomotoria
- eccessivo coinvolgimento in attività ludiche con
conseguenze dannose

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Altri disturbi dell’umore

Episodio ipomaniacale: è meno grave di un episodio


maniacale, dura almeno quattro giorni, non
compromette l’attività lavorativa o sociale

Episodio misto: rapide alternanze di umore, di


almeno una settimana, in cui si alternano quasi ogni
giorno l’episodio depressivo maggiore e l’episodio
maniacale.

Disturbo distimico: umore cronicamente depresso


(ma non tale da creare sofferenza e compromissione
come l’episodio depressivo maggiore), per almeno
due anni.

Altri disturbi dell’umore

- disturbo bipolare:
- disturbo bipolare I: decorso clinico con uno o più
episodi maniacali o misti
- disturbo bipolare II : alternanza di episodi
ipomaniacali con episodi depressivi maggiori
- I periodi vanno da alcune settimane a quattro-cinque
mesi. La remissione della sintomatologia nei due
periodi è di solito completa.
- Simile incidenza nei due sessi

- disturbo ciclotimico: alterazione dell’umore


cronica, fluttuante, con numerosi episodi con sintomi
ipomaniacali e sintomi depressivi che perdurano per
almeno due anni

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DISTURBI SOMATOFORMI
Sindromi nevrotiche e somatoformi (ICD
(ICD--10 F45
45))

Presenza di sintomi fisici che fanno pensare a malattie di


natura somatica. Tutti i disturbi somatoformi sono
accomunati da:
• attenzione focalizzata su uno o più sintomi di natura
somatica
• sintomi causano forte disagio e/o limitazioni significative
• i sintomi non sono suffragati da indagini di laboratorio o
dall’esame obiettivo medico

La natura del problema è collocata nel corpo, raramente


queste persone cercano aiuto psicologico! (trattamento
psicologico molto difficile e con scarsi esiti)

Disturbo di somatizzazione: definizione

Per somatizzazione (Stekel, 1908) si intende


la tendenza a sperimentare e comunicare
distress fisico e sofferenza personale o
sociale attraverso disturbi somatici per i quali
non è individuabile una chiara causa organica
o una base patofisiologica, e la conseguente
persistente richiesta di intervento medico.
(Lipowski, Am J Psychiatry 1988; 145:1358-68)

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Disturbo di somatizzazione: definizione (2)

a) l’attivazione emotiva e psicofisica indotta dalle


perturbazioni legate ad eventi o situazioni stressanti viene
letta in senso somatico.
b) Attenzione specifica verso le sensazioni corporee,
mediata da precedenti esperienze di malattia personali o
familiari e da fattori cognitivi come una tendenza a
preoccuparsi eccessivamente e a demoralizzarsi
c) accompagnata da un modello di malattia inappropriato
(ILLNESS ATTRIBUTION)
d) la risposta che il soggetto attiva è principalmente legata
alla ricerca di cura per una malattia (ILLNESS
BEHAVIOUR –che persiste nonostante il medico abbia
dato delle spiegazioni precise e oggettive sullo stato di
salute)

Fattori coinvolti nello sviluppo del disturbo


somatoforme (Deary et al., 2007 Clinical Psychology Review)
Fattori
predisponenti

Esperienze Eventi, virus,


neuroticismo
precoci fattori stressanti

Sensibilizzazione fisiologica (Rygh et al., 2005)


Fattori perpetuanti e di mantenimento

Sintomi fisici e
distress generale

Processi Fisiologia: Comportamenti Fattori sociali:


cognitivi: Arousal, asse Attribuzione Incertezza,
Attenzione Ipotalamo prevalente sintomi mancanza
Attribuzione -ipofisi-surrene, somatici di spiegazioni,
ruminazioni Citochine Evitamento esami

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Fattori coinvolti nello sviluppo del disturbo
somatoforme (Deary
Tendenza ad avere una et
risposta
al., 2007più accentuata
Clinical Review)
a stimoli
Psychology
stressanti dovuta alla precedenza
Fattori esperienza di condizioni
simili (facilitato il recupero mnestico di date sensazioni fisiche
predisponenti
rispetto ad altre). In genere la risposta fisiologica a stimoli
Esperienze Eventi, virus,
stressanti
precociè accresciutaneuroticismo
se i fattori stressanti iniziali
fattori erano
stressanti
incontrollabili e imprevedibili
Sensibilizzazione fisiologica (Rygh et al., 2005)
Fattori perpetuanti e di mantenimento

Sintomi fisici e
distress generale

Processi Fisiologia: Comportamenti Fattori sociali:


cognitivi: Arousal, asse Attribuzione Incertezza,
Attenzione Ipotalamo prevalente sintomi mancanza
Attribuzione -ipofisi-surrene, somatici di spiegazioni,
ruminazioni Citochine Evitamento esami

Basi neuropsicologiche della


somatizzazione
Dolore: esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata
a danno tissutale, in atto o potenziale.
Si compone di:
• una parte percettiva (la nocicezione) che costituisce la modalità
sensoriale che permette la ricezione ed il trasporto al sistema
nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per l’organismo.
E’ costituita da un circuito a tre neuroni che convoglia lo stimolo
doloroso dalla periferia alla corteccia cerebrale mediante le vie
spino-talamiche;
• una parte percettiva (influenzata dallo stato psichcico) che è
responsabile della valutazione critica dell'impulso algogeno. E’
monitorata dalla corteccia cerebrale e dalla formazione
reticolare e permette di discriminare l'intensità, la qualità e il
punto di provenienza dello stimolo nocivo; da queste strutture
vengono modulate le risposte reattive.

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Basi neuropsicologiche della
somatizzazione
Barsky ”somatic amplification”, (1992) gli stimoli
afferenti al cervello non vengono soppressi anche quando
sono di lieve intensità -Intensificazione delle sensazioni
propiocettive che induce a interpretare gli stimoli somatici
come pericolosi e intensi

Bischoff “inaccurate myogen perception”, (1989)


Problema di filtro e giudizio sulla percezione della
tensione muscolare

Abbassamento della soglia di percezione del dolore

Fattori coinvolti nello sviluppo del disturbo


somatoforme (Deary et al., 2007 Clinical Psychology Review)
Fattori
Stress fisici ed emotivi causano una cascata ormonale che inizia a
predisponenti
livello dell’ipotalamo, passando per l’ipofisi e la ghiandola pituitaria
determinano
Esperienzeil rilascio dell’ormone adrenocorticotropo che a
Eventi, sua
virus,
volta agisce sulla produzione neuroticismo
di ormoni glicocorticoidi, con effetti
precoci fattori stressanti
perciò sul metabolismo, riproduzione, infiammazione, immunità e
umore.
Sensibilizzazione fisiologica (Rygh et al., 2005)
Fattori perpetuanti
Aumento citochine e di mantenimento
proinfiammatorie vengono espresse nel Sistema
Nervoso Centrale sia naturalmente che in modo inducibile, ovvero in
risposta a lesioni o stimolazione
Sintomidelfisici
Sistema
e Immunitario periferico.
distress generale

Processi Fisiologia: Comportamenti Fattori sociali:


cognitivi: Arousal, asse Attribuzione Incertezza,
Attenzione Ipotalamo prevalente sintomi mancanza
Attribuzione -ipofisi-surrene, somatici di spiegazioni,
ruminazioni Citochine Evitamento esami

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Fisiologia: stato arousal prolungato
• Alterata risposta allo stress, soglia più bassa di
attivazione, dolore e affatcabilità.
• Aumento delle citochine proinfiammatorie, mediatori
solubili prodotti da cellule del Sistema Immunitario.
Favoriscono la comparsa di una risposta infiammatoria.
• Espresse nel SNC sia naturalmente che in risposta a
lesioni o stimolazione del Sistema Immunitario
periferico.
• Se prodotte in eccesso o per lunghi periodi possono
produrre alterazioni cognitive e dell’affettività che, a
propria volta, generano disturbi della sfera cognitiva e
dell’umore.
• La percezione del dolore è fortemente amplificata dalla
persistente presenza di citochine proinfiammatorie.
• Si è osservato un alto livello di cortisolo nei soggetti
con depressione maggiore.

Classificazione dei disturbi somatoformi (DSM-IV)


Sindromi nevrotiche e somatoformi (ICD-10 F45)

Disturbo di somatizzazione
Disturbo poli-sintomatico che comincia prima dei 30 anni.
Il soggetto chiede l'intervento e il consiglio dei medici, ma
non è mai stata trovata alcuna causa organica, e, nel caso in
cui essa sia stata trovata, le lamentele fisiche o la
menomazione lavorativa e sociale sono sproporzionate.
Sintomi riferiti ad almeno quattro localizzazioni
• due sintomi gastrointestinali (nausea, difficoltà digestive, spasmi,
gonfiori)
• Un sintomo sessuale (dismenorrea, dolore durante il rapporto
sessuale)
• Un sintomo pseudo-neurologico (cefalea, dolori cervicali, lombari,
addominali).
• I sintomi non sono prodotti intenzionalmente o simulati.

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Diagnosi differenziale
• Disturbo Fittizio con Segni e Sintomi Fisici
Predominanti. Patologia apparente provocata
volontariamente dal paziente stesso e che produce
segni clinici simili ad altre malattie. Solitamente i
pazienti con disturbi fittizi sono preda di rimuginazioni
su come convincere il medico a prendere sul serio la
propria sofferenza. Il loro tono affettivo prevalente è la
superficialità emotiva.
• Simulazione. Il paziente esagera sintomi somatici per
ottenere un beneficio secondario.

Classificazione dei disturbi somatoformi (DSM-IV)


Sindromi nevrotiche e somatoformi (ICD-10 F45)

Disturbo somatoforme indifferenziato


Una o più lamentele fisiche (stanchezza, perdita di
appetito, sintomi gastrointestinali o genito-urinari), per sei
mesi o più.

Disturbo algico
Intenso dolore localizzato in uno o più distretti anatomici, il
quale causa disagio e menomazione significativi nella vita
della persona, compromettendone intere aree, come
quella lavorativa, e rendendo il soggetto dipendente da
analgesici o tranquillanti.

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Classificazione dei disturbi somatoformi (DSM-IV)
Sindromi nevrotiche e somatoformi (ICD-10 F45)

Ipocondria
• Eccessiva ed inappropriata paura di avere o sviluppare una
malattia fisica. In primo piano non sono i sintomi ma la
preoccupazione di avere una grave malattia. Persiste al di là di
esami e visite.
• Il soggetto effettua frequentemente una serie di riti, come per
esempio lavarsi le mani o altro, necessari come mezzi
strategici difensivi per proteggersi dalle insidie provenienti
dall'ambiente che lo circonda. Invalidante se coinvolge tutte le
sfere di vita del malato.
• Influenza dai mezzi d’informazione e forti resistenze verso i
tentativi di rassicurazione.
• Si rivolge al medico per comunicare che si sente in grave
difficoltà e che ha bisogno di attenzione (Barsky, 1996)

Classificazione dei disturbi somatoformi (DSM-IV)


Sindromi nevrotiche e somatoformi (ICD-10 F45)

Disturbo di dismorfismo corporeo


Preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico.
Insorge spesso in adolescenza.
Il soggetto prova vergogna, ci pensa continuamente.
Le parti del corpo possono anche variare nel tempo.
Ricerca attiva di interventi chirurgici.

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Classificazione dei disturbi somatoformi (DSM-IV)
Sindromi nevrotiche e somatoformi (ICD-10 F45)

Disturbo di conversione
Noto anche come 'isteria' o 'nevrosi isterica‘.

Presenza di uno o più sintomi neurologici (ad es., paralisi,


cecità e parestesie) che non possono essere spiegati da una
malattia neurologica o internistica nota (le vie sensitive o
motorie sono integre).

Sintomi/deficit relativi alle funzioni motorie volontarie


(movimenti abnormi, disturbi della marcia, debolezza, paralisi) o
sensitive (anestesie, parestesie agli arti, sordità, cecità e visione
a cannocchiale), ad insorgenza rapida e spesso associata a
eventi traumatici o gravi problemi relazionali.

Si accentuano se si presta loro attenzione.

Epidemiologia

I disturbi somatoformi rappresentano una delle


forme più comuni di disagio presenti nella
medicina generale (22% Escobar et al., 1998,
Psychosom. Med. 20% Barsky et al., 2005,
Arch. Gen Psych.)
Il 4% della popolazione generale e il 9% dei
pazienti in ospedale soffre di distubi
somatoformi cronici.
La maggior parte sono femmine

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Epidemiologia
Sono suscettibili di effetti iatrogeni legati ad
eccesso di esami clinici e prescrizioni
farmacologiche (Fink, 1992; Deyo, 2000).
Hanno una qualità di vita povera (Maiden et al.,
2003)
Inducono elevati costi sociali (assenze dal
lavoro) e sanitari (esami numerosi e spesso
inutili)
Dal 44% (Leiknes et al. 2010) al 50% dei
pazienti che soffre di disturbi somatoformi
soffre anche di distimia, depressione o ansia
(Fink et al. 2002)

DSM V DISTURBI DA SINTOMI SOMATICI E


CORRELATI
*Eliminati: disturbo di somatizzazione,ipocondria,
disturbo algico e disturbo somatoforme indifferenziato*

Disturbo da ansia di malattia (ex soggetti ipocondriaci


con un elevato livello di ansia)
Fattori psicologici che influenzano altre condizioni
mediche (nuovo disturbo mentale del DSMV) presenza
di uno o più fattori psicologici o comportamentali
clinicamente significativi che influenzano
negativamente una condizione medica,aumentando il
rischio di sofferenza,morte o disabilità

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DISTURBI DISSOCIATIVI
Sindromi nevrotiche e dissociative (ICD-
(ICD-10 F44
44))

Alterazioni marcate dell’esperienza cosciente. Non integrazione


di memoria, senso di identità e percezione dell’ambiente.
L’alterazione può essere improvvisa o graduale, transitoria o cronica.
Sottoarticolazioni principali:

- amnesia dissociativa (incapacità a rievocare uno o più


episodi personali importanti, non dovuta a sindrome mentale
organica - sono rare le amnesie generalizzate o continuative)

- fuga dissociativa (perdita di memoria più estesa dell’’amnesia


dissociativa associata a allontanamento improvviso o inaspettato
da casa o da un luogo abituale) è ora uno specificatore
dell’amnesia dissociativa e non una diagnosi separata

DISTURBI DISSOCIATIVI
Sindromi nevrotiche e dissociative (ICD-
(ICD-10 F44
44))

• depersonalizzazione (alterazione nella percezione di sé)


• derealizzazione (alterazione nella percezione dell’ambiente) che
nel DSM-V è stata inclusa nel disturbo di depersonalizzazione
(disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione)

• disturbo dissociativo dell’identità (2 o più identità distinte


che agiscono in modo indipendente). Nel DSM-V I criteri per il
disturbo dissociativo dell’identità sono stati modificati per indicare
che i sintomi di disgregazione dell’identità possono essere riferiti
dall’individuo o osservati da altre persone, e che i vuoti nella
rievocazione degli eventi possono verificarsi per gli eventi quotidiani
e non solo per gli eventi traumatici

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DISTURBI DISSOCIATIVI
Sindromi nevrotiche e dissociative (ICD-
(ICD-10 F44
44))
ELEVATO STRESS INTERFERISCE CON LA FORMAZIONE/RECUPERO
DEI RICORDI

MECCANISMO DI EVITAMENTO /RIMOZIONE CHE PROTEGGE LA


PERSONA DALL’ESPERIENZA COSCIENTE DI EVENTI STRESSANTI
SUSCETTIBILITA’ IPNOTICA

DEFICIT DELLA MEMORIA ESPLICITA, NON DI QUELLA IMPLICITA

Memoria esplicita: ricordo cosciente di un’esperienza. Ricordo del nome


delle cose, delle persone, di un luogo che abbiamo visitato. Sono
informazioni che riguardano fatti o situazioni che ci sono capitati
durante la nostra vita, di cui siamo coscienti e che possiamo esplicitare
in qualsiasi momento

Memoria implicita: forma di memoria a cui non possiamo accedere


consapevolmente. Non siamo in grado di raccontare a qualcun altro
un’esperienza sensoriale o motoria che viene immagazzinata in questa
forma di memoria.

SINDROMI E DISTURBI COMPORTAMENTALI


ASSOCIATI AD ALTERAZIONE DELLE
FUNZIONI FISIOLOGICHE E A FATTORI SOMATICI

• sindromi e disturbi da alterato


comportamento alimentare

• disturbi non organici del sonno

• disfunzioni sessuali non causate da


sindromi o malattie organiche

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Disturbi dell’alimentazione
Anoressia (“perdita dell’appetito” - privazione di appetito)
nervosa (motivazione emozionale del disturbo)
Caratteristiche dell’anoressia nervosa (ICD-10):
• peso corporeo inferiore a quello atteso per l’altezza
(Body Mass Index BMI= kg/m2<17,5)
• perdita di peso auto-indotta con
a) restrizioni (evitamento del cibo)
b) condotte di eliminazione (vomito, purghe auto-indotte)
c) esercizio eccessivo
d) uso di farmaci anoressizzanti e/o diuretici
• distorsioni dell’immagine corporea (percezione alterata del
proprio corpo)
• paura di diventare grassi (sopravalutazione della forma attuale e
ideale di magrezza), ascesi (superamento della corporeità)
• disfunzione endocrina diffusa dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi
(amenorrea, > ormone somatotropo, > cortisolo)

Bulimia nervosa

Bulimia = “fame da bue” (quantità e non qualità del cibo)

Caratteristiche (ICD-10):
• persistente preoccupazione per l’alimentazione, irresistibile
desiderio del cibo, iperalimentazione (abbuffate) in brevi periodi
di tempo
• condotte compensatorie agli eccessi bulimici
a) restrizioni (evitamento del cibo)
b) condotte di eliminazione (vomito, purghe auto-indotte)
c) esercizio eccessivo
d) uso di farmaci anoressizzanti e/o diuretici
• distorsioni dell’immagine corporea (percezione alterata del
proprio corpo) e paura di diventare grassi
• alterazioni elettrolitiche

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Disturbo da alimentazione
incontrollata (binge
(binge--eating disorder
disorder))
Disturbo del comportamento alimentare: abbuffate analoghe a quelle
della bulimia, non seguite da pratiche di eliminazione o
compensazione.

Obesità o notevole sovrappeso. Sofferenza psicologica per questa


condizione molto più di soggetti obesi che mangiano in modo non
compulsivo. Diete finalizzate alla perdita di peso senza riuscirci,
ricavandone una profonda frustrazione.

Circa la metà delle persone soffre anche di depressione, precedente o


successiva allo sviluppo del disturbo alimentare.

Predisposizione genetica, cui si sommano un serie di fattori personali,


familiari, sociali e ambientali sfavorevoli. Alterazioni specifiche a livello
delle sostanze (ormoni e neurotrasmettitori) che regolano appetito,
sazietà e stimolo all'assunzione di cibo, presenti nel cervello o a livello
gastroenterico (in particolare, leptina e grelina)

Disturbi dell’alimentazione

Prevalenza: 0’5-1% (anoressia), 1-2% (bulimia)


Adolescenti (90% femmine) (con due picchi: 14 e 18 anni)

Comorbilità con: depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, fobie,


disturbo di panico, alcolismo, disturbi di personalità, turbe della
sessualità.

Eziologia:
• fattori biologici (oppiacei endogeni, serotonina -> sazietà)
• variabili socioculturali (disturbo tipico dei paesi industrializzati)
essere magri = maggiore attrattiva personale e sociale
maggiore capacità di autodisciplina
maggiori benefici per la salute
• fattori relazionali: relazione madre-figlia conflittuale (madre
controllante e distante)
dinamica familiare (Minuchin et al., 1975):
fusionalità, Iperprotettività, rigidità, conflitti
non risolti, struttura invischiata

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Disturbi dell’alimentazione

• personalità:
Anoressia: remissione, inibizione, perfezionismo (Leon
et al., 1995 - studio prospettico), “falso sé”.
Bulimia: impulsività/mancanza di autocontrollo,
instabilità affettiva, comportamenti istrionici (Vitousek
e Manke, 1994)

Entrambi presentano elevati livelli di nevroticismo e


ansia e scarsa autostima al test MMPI.

Mancanza di consapevolezza interocettiva - difficoltà a


identificare i propri stati interiori (Bruch, 1982)

Disturbi sessuali e dell’identità di genere

Disfunzioni: Sono alterazioni della


funzione che provocano
sofferenza e si automantengono:
Disturbi del desiderio,
dell’eccitazione, dell’orgasmo,
della risoluzione, da dolore
sessuale
Parafilie:La funzione è mantenuta,
è “l’oggetto” verso cui è rivolta la
sessualità che è “alterato”. Non
producono sofferenza in chi le
esercita se non per via indiretta:
problematiche legali, riprovazione
sociale etc.

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Disturbi sessuali e dell’identità di genere

Transessualismo: desiderio di vivere ed essere


accettato come membro del sesso opposto.
Sensazione di inappropriatezza per il proprio sesso
anatomico e desiderio di ricorrere a trattamenti per
rendere il corpo conforme.

Travestitismo: consuetudine ad indossare abiti del


sesso opposto.

Disturbi sessuali e dell’identità di genere


Disturbo dell’identità di genere: profonde alterazioni del
senso d’identità rispetto all’essere uomo o donna
Componenti del disturbo:
1. identificazione con il sesso opposto
2. malessere  proprio sesso

Si definiscono quando un essere umano con genotipo


XX e fenotipo femminile, si attribuisce una identità
maschile o viceversa quando un essere umano con
genotipo XY e fenotipo maschile si attribuisce una
identità femminile

DSM V Disforia di genere: Nuova classe diagnostica


Enfatizzazione del fenomeno dell’ “incongruenza di
genere” anziché dell’identificazione col sesso opposto

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Disturbi da uso di sostanze

Intossicazione acuta: modificazioni patologiche clinicamente


significative (psicologiche e/o comportamentali) dovute all’effetto
della sostanza sul sistema nervoso centrale che si sviluppano
durante o poco dopo l’assunzione

Abuso modalità uso ricorrente della sostanza che porta ad un


Abuso:
disagio clinicamente significativo o ad una compromissione del
funzionamento (es. incapacità a mantenere il proprio ruolo
lavorativo e sociale, problemi legali, relazionali)

Tolleranza: diminuita risposta all’effetto di una sostanza dopo un


utilizzo ripetuto che necessita di aumentarne le dosi per
ottenere lo stesso effetto

Astinenza: sintomi sostanza-specifici conseguenti la riduzione o


sospensione della sostanza che causano disagio clinicamente
significativo o compromissione del funzionamento

Disturbi indotti da sostanze:


sostanze es. disturbi psicotici, disturbi
dell’umore, demenze

Dipendenza da uso di sostanze


Dipendenza: caratterizzata da: marcato desiderio della
Dipendenza
sostanza, difficoltà a controllare il comportamento di assunzione,
tolleranza alla sostanza, sintomi di astinenza, compromissione del
funzionamento

Dipendenza fisica: stato adattativo che risulta dal “resetting”


dei meccanismi omeostatici. Quando l’assunzione viene interrotta
bruscamente, compare la sindrome da astinenza.

Dipendenza psicologica: comportamento di ricerca


compulsivo con il quale un soggetto ricerca ed utilizza
ripetutamente una sostanza per soddisfazione personale. E’ una
“risposta condizionata” che può venire evocata da stimoli
ambientali (situazioni visive, odori, situazioni associabili al
precedente utilizzo della droga anche dopo lunghi periodi di
astinenza)

CRAVING Desiderio irresistibile, intrusivo, che comporta la


perdita di controllo e una serie di azioni tese alla sua soddisfazione

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Sostanze di abuso
abuso:: classificazione
Criterio clinico (classificazione in base agli effetti
effetti)):
- Sostanze euforizzanti, depressogene ed analgesiche (alcol,,
inalanti)
- Sostanze sedative-euforizzanti e psichedeliche (cannabis
sativa – canapa indiana - da cui si ricavano marijuana – foglie e
infiorescenze - e hashish – essudato resinoso)
- Sostanze sedative (oppiacei – oppio, morfina, eroina, codeina –
barbiturici, benzodiazepine)
- Sostanze stimolanti (cocaina, amfetamine, caffeina, nicotina).
Aumentano lo stato di vigilanza e attività motoria. La cocaina può
essere assunta prima, dopo o contemporaneamente ad altre
sostanze in particolare alcool ed eroina (speedball). L’assunzione
di alcool determina un rallentamento delle performance
psicomotorie, al contrario della cocaina che è provoca euforia.
L'assunzione contemporanea delle due sostanze determina la
formazione di cocaetilene. E’ meno potente rispetto ad una dose
equivalente di cocaina, ma ha una emivita più lunga.
- Allucinogeni (LSD, mescalina, Ecstasy, MDMA)

Schizofrenia e disturbi psicotici

La psicosi è una sindrome in cui le capacità


mentali, la risposta affettiva di una persona, e
la sua capacità di riconoscere la realtà, di
comunicare e avere relazioni con gli altri è
compromessa.
Le condizioni e i comportamenti delle persone
affette da psicosi possono essere viste come
risultanti degli sforzi fatti per reagire alle
minacce rappresentate dalle disfunzioni
cerebrali. (Fowler et al., 1997)

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Schizofrenia e disturbi psicotici
Schizofrenia. Implica un grave deterioramento di una o più
delle principali aree di funzionamento, come il lavoro, le
relazioni interpersonali e la cura di sé. La schizofrenia è una
malattia ubiquitaria, riscontrata in ogni epoca e cultura. Il suo
tasso d'incidenza per un'unità di popolazione, in un dato
periodo di tempo, è del 15-25% dei casi all'anno per 100.000
abitanti.
• Diversi quadri clinici
• Insorgenza precoce (15-25 a)
• Decorso tendenzialmente cronico.
• Eziologia sconosciuta

Sindromi psicotiche acute e transitorie (F23)


con e senza sintomi schizofrenici

Sindromi schizoaffettive (F25)

Schizofrenia
Presenza di almeno 2 tra i sintomi positivi e negativi.
Sintomi psicotici Positivi
1. allucinazioni (percezione sensoriale che ha senso
impellente di realtà, ma si manifesta in assenza di
stimolazione esterna del relativo organo di senso)
2. deliri (interpretazione non corretta di percezioni o
esperienze, non modificabile da critiche esterne). I
deliri riguardano più della metà dei pazienti con
schizofrenia, ma si trovano anche in pazienti con altre
diagnosi (disturbo bipolare; depressione psicotica…). I
deliri dei pazienti con schizofrenia sono più bizzarri.
3. eloquio disorganizzato (deragliamento,
tangenzialità, insalata di parole)
4. comportamento grossolanamente
disorganizzato e catatonico;

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Deliri: disturbi della forma del pensiero
Esistono varie alterazioni del flusso ideico e della struttura del
pensiero:
Accelerazione: aumenta la velocità associativa, aumento della
produzione verbale, nei casi più estremi fuga delle idee.
Rallentamento: diminuzione della velocità associativa e del
contenuto idetico
idetico,, nei casi estremi, arresto del pensiero
Deragliamento: perdere il filo del discorso passando da un
argomento all'altro
Tangenzialità:: risposte collegate ad una domanda in modo
Tangenzialità
obliquo oppure completamente scollegate
Illogicità
Neologismi: utilizzo di termini coniati ex novo per indicare
concetti del tutto personali
Concretismo: incapacità di fare astrazione e ragionare su cose
astratte come fede, famiglia, stato. Incapacità di interpretare
proverbi o modi di dire

Deliri: disturbi del contenuto pensiero


Tipi di delirio
• delirio di influenzamento o delirio di riferimento: il paziente
attribuisce un potere speciale a oggetti, eventi o persone a lui
prossime;
• delirio di controllo: convinzione che i propri pensieri o le
proprie emozioni siano sotto il controllo di qualche forza
esterna;
• delirio di inserimento:
inserimento: simile al precedente; i pensieri
vengano imposti da una forza esterna;
• delirio bizzarro: il paziente aderisce a un sistema di credenze
totalmente non plausibili (nella cultura di riferimento);
• delirio di grandezza: il paziente ha la convinzione di essere
estremamente importante, per esempio di essere stato prescelto
da Dio per compiere una missione di fondamentale importanza,
o di essere l'unico detentore di conoscenze o poteri
straordinari;
• delirio somatico: il paziente è convinto che il proprio corpo
abbia qualche cosa di inusuale, come una rara malattia, qualche
tipo di parassita o un odore sgradevole.

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Deliri: disturbi del contenuto pensiero
• delirio nichilista:
nichilista: si riscontra nelle depressioni
melanconiche, ed è costituito da un insieme, spesso
incoerente, di idee negative;
• delirio interpretativo: il soggetto interpreta fatti casuali
come fatti a lui legati, sentendosi l'attore principale o
sentendosi indicato come parte in causa;
• delirio di persecuzione: il paziente ritiene di essere oggetto
di una persecuzione (situazione spesso identificata anche
col termine paranoia);
• delirio erotomanico
erotomanico:: il paziente è convinto che una certa
persona (spesso una celebrità) sia segretamente
innamorata di lui;
• delirio di gelosia: il paziente ha la convinzione infondata e
ossessiva di essere tradito dal proprio partner;
• delirio di trasmissione del pensiero:
pensiero: il paziente è convinto
di esprimere inconsapevolmente i propri pensieri a voce
alta, o comunque che gli altri possano percepirli.

Schizofrenia

Sintomi negativi:
negativi:
1. Appiattimento dell’affettività, restrizione dello
spettro e dell’intensità delle espressioni emotive o
affettività inappropriata
2. Anedonia perdita di interesse per l’esperienza del
piacere
3. Alogia, riduzione della fluidità e produttività del
pensiero e dell’eloquio.
4. Abulia, apatia, incapacità a iniziare/continuare
comportamenti finalizzati.
5. Asocialità

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Clinica AA 2014-2015 44
Modello cognitivo dei sintomi positivi
(Garety et al. 2001
2001))

Vulnerabilità Cambiamenti
bio-psico- Eventi
scatenanti Emotivi
sociale

Percezione di Dare un Sintomi


esperienze senso:
attribuzione positivi di
anomale
esterna e psicosi
personale

Valutazione emotiva
influenzata da: Fattori di mantenimento:
• errori di ragionamento e di • ragionamento ed attribuzione
attribuzione (esterna) • schemi disfunzionali
• schemi disfunzionali di sè • processi emozionali
e del mondo • timore di stigma delle psicosi
• isolamento e condizioni • risposte comportamentali
avverse

Abuso di
Basso SES Immigrazione Urbanizzazione sostanze

Bassa Disturbo
performance psichiatrico
cognitiva non psicotico

Schizofrenia

Padre più
Ritiro anziano
sociale

Complicazion Predisposizion
i perinatali e genetica

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Clinica AA 2014-2015 45
Neurobiologia delle psicosi
Disregolazione del funzionamento del sistema DOPAMINERGICO
(ridotte “spine dendridiche” – “sindrome da disconnessione” –
recettori più numerosi e sensibili nella via mesolimbica - ipoattività
della via mesocorticale.

Neurobiologia delle psicosi


• TRASMISSIONE GENETICA. Studi su famiglie, su
gemelli e sui bambini adottati (Craddock et al., 2005).
Ruolo del gene COMT (codificatore dell’enizma che
metabolizza la dopamina). Il polimorfismo funzionale
del gene COMT è associato ad un lieve incremento
del rischio di sviluppare la schizofrenia e alle
disfunzioni della corteccia prefrontale e della working
memory(Goldberg et al., 2003).
• “Lesioni” precoci localizzate nella CORTECCIA
PREFRONTALE DORSO LATERALE (linguaggio,
capacità decisionale, comportamento finalizzato,
memoria di lavoro)
• Dilatazione dei ventricoli

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Clinica AA 2014-2015 46
IQ distribution in apparently normal adolescents
who will develop schizophrenia

Source: Davidson et al. American Journal of Psychiatry, 1999

Social functioning distribution in apparently normal


adolescents who will develop schizophrenia

1& 2= 45% vs. 7%


3 = 46% vs. 86%

1= peggiore 5=migliore
Source: Davidson et al. American Journal of Psychiatry, 1999

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Clinica AA 2014-2015 47
Trattamento di I scelta
Farmacoterapia a base di antipsicotici atipici a dosi
efficaci
Il trattamento è necessario per permettere al paziente di
beneficiare dei trattamenti psicosociali.
Trattamento cognitivo:
• Durante la fase di remissione dei sintomi positivi può essere
utile : addestramento alle abilità sociali, terapia di miglioramento
cognitivo (working memory, jumping to conclusions e
metacognitivo)
• Non si deve mettere in discussione la natura delle convinzioni,
ma intervenire sulla rigidità delle conclusioni, lavorando sulle
prove a loro sostegno, non sui contenuti.
• Non si mette in discussione il sintomo (es. voci), ma le
conseguenze e come fronteggiarle in maniera alternativa

Cosa si intende per


personalità ?

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Clinica AA 2014-2015 48
Temperamento
Fondamento eredo-costituzionale e struttura biologica che sta alla
base delle modalità di risposta agli stimoli ambientali
Dimensioni fondamentali (Thomas e Chess, 1977)
ATTIVITÀ: livello e estensione dell’attività motoria
RITMITICITÀ: regolarità funzioni biologiche (sonno, appetito)
APPROCCIO-RITIRATA verso stimoli nuovi
ADATTABILITÀ
INTENSITÀ: livello energetico delle risposte
SOGLIA: stimolazione necessaria a provocare una reazione
UMORE
DISTRAIBILITÀ: effetto di stimoli esterni sul comportamento in
atto
PERSISTENZA: ammontare del tempo dedicato a una stessa
attività

Carattere e
Personalità

• Carattere: modalità adattative dell’individuo


alle esigenze del contesto ambientale, ossia
disposizioni acquisite dalle esperienze di vita
• Personalità: Persona= maschera; dal latino
per- (attraverso), sona (i suoni). Modalità
strutturata di pensiero, sentimento e
comportamento che caratterizza il tipo di
adattamento e lo stile di vita di un soggetto e
che risulta da fattori costituzionali, dello
sviluppo e dell’esperienza sociale (OMS,1992)

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Clinica AA 2014-2015 49
Modello bio-psico-sociale (J. Paris)

TEMPERAMENTO TRATTI

• Apprendimento sociale CARATTERE


• Sviluppo psicologico
• Contesto psico-affettivo PERSONALITÀ

Amplificazione

Fattori di rischio biologici


(es. impulsività, instabilità affettiva, ..)
Fattori di rischio psicologici DISTURBI DI
(es. perdita, trauma, fallimento genitoriale, …) PERSONALITÀ
Fattori di rischio sociali
(es. disgregazione sociale)

Tratti e disturbo di personalità


• I tratti di personalità sono modi costanti di
percepire, rapportarsi e pensare nei confronti
dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano
in un ampio spettro di contesti, sociali e
personali:

M3: Introversione –Estroversione, Nevroticismo,


Adattamento Psicosociale (Eysenck)

M5: Nevroticismo, Estroversione/introversione, Apertura


all’esperienza, Accettazione/antagonismo,
Coscienziosità (Costa e McCree)

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Clinica AA 2014-2015 50
Tratti e disturbo di personalità
• Solo quando sono rigidi e maladattativi e
causano menomazioni funzionali significative o
disagio soggettivo configurano un disturbo di
personalità

Disturbo di personalità
Modello abituale di esperienza interiore e di
comportamento che devia marcatamente rispetto alle
aspettative della cultura dell’individuo

Si manifesta in almeno due aree:


• Cognitività
Cognitività:: modi di percepire e interpretare sé stessi,
gli altri, gli avvenimenti
• Affettività
Affettività: varietà, intensità, labilità e adeguatezza
della risposta emotiva
• Funzionamento interpersonale
• Controllo degli impulsi

Il modello è inflessibile e prevasivo in una varietà di


situazioni personali e sociali e determina un disagio
clinicamente significativo e compromissione del
funzionamento

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Clinica AA 2014-2015 51
Classificazione dei disturbi di personalità

• Disturbi del cluster A: disturbo paranoide di


personalità, disturbo schizoide di personalità,
disturbo schizotipico di personalità;
• Disturbi del cluster B: disturbo antisociale di
personalità, disturbo borderline di personalità,
disturbo istrionico di personalità, disturbo
narcisistico di personalità;
• Disturbi del cluster C: disturbo evitante di
personalità, disturbo dipendente di personalità,
disturbo ossessivo-compulsivo di personalità.

GRUPPO A
Gruppo strano/eccentrico - distorsioni cognitive
e chiusura relazionale

• DP PARANOIDE
• DP SCHIZOIDE
• DP SCHIZOTIPICO

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GRUPPO A: DP PARANOIDE

A. diffidenza e sospettosità pervasive nei


confronti degli altri; aspettativa di essere
maltrattati o sfruttati; atteggiamento ostile.
B. Non si manifesta esclusivamente in
relazione a stati morbosi (schizofrenia,
disturbi psicotici o come effetto fisiologico di
una condizione medica generale).

GRUPPO A: DP SCHIZOIDE
A. Modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali e una
gamma ristretta di espressioni emotive in contesti
interpersonali che iniziano nella prima età adulta e sono
presenti in una varietà di contesti;
• Sembrano non desiderare intimità
• Preferiscono passare il tempo da soli, escludendo attivamente
l’interazione con gli altri
• Scarso interesse per esperienze sessuali con altri
• Provano piacere in poche o nessuna attività
• Non hanno amici stretti
• Indifferenti all’approvazione o alle critiche
• Affettività ristretta. Appaiono freddi e distaccati.
B. Non si manifesta esclusivamente in relazione a stati morbosi.

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GRUPPO A: DP SCHIZOTIPICO
A. Modalità pervasiva di relazioni sociali ed interpersonali
deficitarie, evidenziate da un disagio acuto e ridotte capacità
riguardanti le relazioni strette, da distorsioni cognitive e
percettive, eccentricità del comportamento che iniziano nella
prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti;
– Idee di riferimento (gli eventi hanno un significato particolare,
specificamente per il soggetto)
– Possono avere credenze magiche relative a sé e alla realtà
– Esperienze percettive insolite (es. sentire la presenza di una forza)
– Stranezze nel pensiero e nell’eloquio
– Sospettosità o ideazione paranoide
– Affettività inappropriata o coartata
– Eccentricità
– Nessun confidente o amico stretto
– Eccessiva ansia sociale, associata a preoccupazioni paranoidi
piuttosto che al timore di giudizio negativo.
B. Non si manifesta esclusivamente in relazione a stati morbosi.

GRUPPO C
Gruppo ansioso/timoroso -Inibizione, senso di
inadeguatezza dipendenza dal giudizio o dalla
relazione.

• DP EVITANTE
• DP DIPENDENTE
• DP OSSESSIVO-COMPULSIVO

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GRUPPO C: DP EVITANTE
A. Quadro pervasivo di inibizione sociale, senso di
inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo.
Compare nella prima età adulta ed è presente in una
varietà di contesti:
• evita lavori in cui c’è significativo contatto interpersonale;
• riluttante alle relazioni se non è sicuro di piacere;
• inibito nelle relazioni intime per paura di essere ridicolizzato o
umiliato);
• si preoccupa di essere criticato/rifiutato in situazioni sociali;
• preoccupato in situazioni relazionali nuove (senso di inadeguatezza)
• si percepisce socialmente inetto;
• riluttante ad assumere rischi personali per il timore di sbagliare.

GRUPPO C: DP DIPENDENTE
A. Quadro pervasivo di necessità di accudimento, che
determina comportamento sottomesso, dipendente e timore
della separazione. Compare nella prima età adulta ed è
presente in una varietà di contesti:
• ha continuamente bisogno di essere rassicurato rispetto alle decisioni
quotidiane;
• delegante rispetto all’assunzione di responsabilità;
• ha difficoltà ad esprimere disaccordo per il timore di perdere
supporto e approvazione;
• può accettare anche compiti spiacevoli pur di garantirsi accudimento
e supporto;
• si sente inadeguato e indifeso quando solo;
• quando termina una relazione stretta ne cerca subito un’altra
sostitutiva;
• preoccupazione irrealistica di essere lasciato.

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GRUPPO C:
DP OSSESSIVO-COMPULSIVO
A. Quadro pervasivo di preoccupazione per l’ordine,
perfezionismo e controllo mentale e interpersonale a spese di
apertura, flessibilità ed efficienza. Compare nella prima età
adulta ed è presente in una varietà di contesti:
- attenzione per i dettagli, regole, ordine, organizzazione al punto che si
perde l’obiettivo primario dell’attività o non si è in grado di portarla a
compimento essendo troppo rigidi i criteri applicati nelle fasi intermedie;
- eccessiva dedizione al lavoro e produttività, fino all’esclusione di
attività piacevoli;
- eccesso di scrupolo e coscienziosità, moralità etica o valori.
- sul piano interpersonale sono ostinati, pretendono che venga fatto tutto
come vogliono loro.

GRUPPO B
Gruppo amplificativo/imprevedibile -
Comportamento imprevedibile, impulsivo,
drammatizzante
• DP ANTISOCIALE
• DP BORDERLINE
• DP ISTRIONICO
• DP NARCISISTICO

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GRUPPO B: DP ANTISOCIALE
A. Quadro pervasivo di inosservanza e violazione dei
diritti altrui. Compare in adolescenza con almeno tre
elementi:
- condotte illegali
- disonestà e falsità
- impulsività e incapacità a pianificare;
- irritabilità e aggressività;
- inosservanza della sicurezza propria o altrui;
- irresponsabilità abituale;
- mancanza di rimorso dopo atti illegali o aggressivi

B. L’individuo presentava disturbo della condotta con


esordio prima dei 15 anni.

C. Il comportamento antisociale non compare solo quando


associato a schizofrenia o episodio maniacale.

GRUPPO B: DP ISTRIONICO
A. Quadro pervasivo di emotività eccessiva e di
ricerca di attenzione. Compare nella prima
età adulta ed è presente in una varietà di
contesti:
- è a disagio quando non è al centro dell’attenzione;
- l’interazione si caratterizza per comportamento sessualmente seducente
o provocante;
- mutevolezza e superficialità nell’espressione delle emozioni;
- utilizza costantemente l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sè;
- eloquio eccessivamente impressionistico e privo di dettagli;
- autodrammatizzazione, teatralità, espressione esagerata delle emozioni;
- suggestionabile;
- attribuisce eccessiva importanza alle relazioni intime.

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GRUPPO B: DP NARCISISTICO
A. Quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel
comportamento), necessità di essere ammirati e
mancanza di empatia. Compare nella prima età adulta
ed è presente in una varietà di contesti:
- senso grandioso della propria importanza;
- assorbito da fantasie di illimitati successi, potere, fascino, bellezza;
- crede di essere speciale e unico e di poter essere capito solo da
persone altrettanto speciali o di classe elevata;
- richiede eccessiva ammirazione;
- ha la sensazione che tutto gli sia dovuto;
- si approfitta degli altri per i propri scopi;
- manca di empatia: incapace di riconoscere o identificarsi con i bisogni
degli altri;
- spesso invidioso o crede che gli altri lo invidino;
- mostra atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

GRUPPO B: DP BORDERLINE

“Una modalità pervasiva di instabilità delle


relazioni interpersonali, dell’immagine di
sé e dell’affettività con impulsività
notevole, comparsa entro la prima età
adulta e presente in vari contesti come
indicato da almeno 5 o più dei seguenti
elementi:….”

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DISTURBO BORDELINE DI PERSONALITÀ

1. relazioni interpersonali instabili e intense,


caratterizzate dall’alternanza di iperidealizzazione e
svalutazione
2. impulsività in almeno 2 aree che sono potenzialmente
dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, uso
di sostanze, guida spericolata, abbuffate
3. instabilità affettiva causata da una marcata reattività
dell’umore (ad es.intensa disforia episodica, irritabilità
o ansia che dura di solito poche ore e soltanto di rado
supera pochi giorni)
4. rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la
rabbia

DISTURBO BORDELINE DI PERSONALITÀ

5. ricorrenti minacce, gesti o comportamenti suicidari o


comportamento automutilante
6. disturbo dell’identità: l’immagine di sé o il senso di sé
sono disturbati in maniera marcata e persistente o
instabile
7. sentimenti cronici di vuoto
8. sforzi disperati di evitare un abbandono reale o
immaginario
9. gravi sintomi dissociativi o transitoria ideazione
paranoide correlata a eventi stressanti

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Disturbo Bordeline di personalità
Al bordo di che cosa?
• Termine inglese che significa “al limite”, “al margine”,
“al bordo”
• Serie di disturbi che tradizionalmente sono stati
collocati ai bordi delle nevrosi e delle psicosi
• Organizzazione autonoma della vita psichica
(Kernberg, 1975)
• Recente attribuzione del disturbo allo “spettro
affettivo - bipolare” (Akiskal, 2002; Ghaemi et al.,
2002) – oscillazione rapida dell’umore.
• Intabilità affettiva – attivazione emotiva con
oscillazioni imprevedibili e con rapida e intensa
risposta a fattori scatenanti ambientali (putnam e Silk,
2005) – disregolazione emotiva (Linhean).

Disturbo Bordeline di personalità


Modello tripartito (Frankeburg et al. 1997)
1. Ambiente infantile traumatico che induce intensa
rabbia, dolore, vergogna e/o terrore (madri altamente
conflittuali, distanti e padri poco presenti e coinvolti).
Frequente abbandono emotivo.
2. Temperamento vulnerabile o “iperbolico”:
tendenza a offendersi facilmente,
risentimento perpetuo per cui il soggetto si fa insistente allo
scopo di ottenere attenzione alla sofferenza interiore
i tentativi di avere attenzione sono normalmente indiretti e
implicano un’idea sottostrante di insensibilità, stupidità o
malevolenza dell’ascoltatore
3. Eventi scatenanti normativi (lavoro, relazione intima)
o traumatici (lutti, abusi fisici e sessulai) avvenuti
nella tarda adolescenza che fungono da catalizzatori
del DPB.

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Disturbo Bordeline di personalità
Epidemiologia
• Età d’esordio: adolescenza (entro la prima età
adulta)

• Diagnosticato più spesso nelle donne (75%)


• Familiarità (5 volte più frequente tra i consanguinei
di primo grado rispetto alla popolazione generale)

• Prevalenza:
 2% popolazione generale
 10% pazienti psichiatrici ambulatoriali
 20% pazienti psichiatrici ricoverati
 30-60% di tutti i disturbi di personalità

Disturbo dell’identità e paura


dell’abbandono
• L’esperienza di sé di questi pazienti è
caratterizzata da un marcato disturbo
dell’identità
• I pazienti vivono un senso interiore di vuoto
così forte che solo la presenza altrui fa sentire
vive
• La solitudine è vissuta come una terribile
perdita di sé, profondo annientamento
• Ogni abbandono, reale o immaginario, è
vissuto come una ferita profonda e dolorosa e
può trasformare la dipendenza in ostilità

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Clinica AA 2014-2015 61
Diffusione dell’identità

Mancanza di un concetto integrato di sé


e degli altri significativi (evidente nelle
descrizioni non riflessive, contraddittorie
o caotiche di sé e degli altri, e
nell’incapacità di integrare o persino di
divenire consapevole di queste
contraddizioni)

Clarkin, Yeomas, Kernberg


Psicoterapia della personalità Borderline, 1999

Gesti autolesivi
• Le frequenti oscillazioni emotive inducono pensieri
di suicidio e/o gesti autolesivi
• L’effettuazione di tali gesti si accompagna alla
percezione di sollievo rispetto a sentimenti troppo
intensi di angoscia e di rabbia
• Di solito i gesti autolesivi si verificano dopo una lite o
un appuntamento mancato, o comunque in
un’occasione in cui sono stati lasciati soli o si sono
sentiti frustrati
• Questi gesto sono anche realizzati con una sempre
maggiore consapevolezza degli effetti di controllo che
essi hanno sugli altri significativi

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Gesti autolesivi

• I gesti autolesivi sono solitamente compiuti


per ragioni autopunitive

• Questi pazienti devono confrontarsi con un


mondo duro sul quale sentono di avere poco
controllo, avendo per di più la consapevolezza
di uno scarso controllo anche su sé stessi
• Questi brevi momenti di analgesia, mentre si
provocano lesioni fisiche, si configurano come
veri e propri momenti di depersonalizzazione
• Talvolta sono associati ad esperienze di
sollievo da stati affettivi dolorosi intollerabili *

Tipologie di comportamento
autolesivo nei pz. borderline

Tipo %
pazienti
Infliggersi dei tagli 80
Procurarsi ematomi 24
Procurarsi bruciature 20
Sbattere la testa 15
Mordersi 7

da Shearer, 1994

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Funzioni del comportamento
autolesivo nei pz. borderline
Funzione % pazienti

Sentire dolore fisico - dominare il dolore 59


fisico
Punirsi per essere “cattivi” 49
Controllare i sentimenti 39
Esercitare un controllo 22

Esprimere rabbia 22
Avvertire / dominare la confusione 20

da Shearer, 1994

Disturbi di personalità ed
abuso di sostanze
226 soggetti, > maschi, > uso di eroina, > Cluster B
%
Antisociale 33.5
Borderline 27.7
Evitante 16.8
Paranoide 13.9
Passivo/aggressivo 12.1

Addict Behavior. Kokkevi et al.,1998

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Disturbi di personalità
Problemi diagnostici
• I criteri adottati per definire
l’omogeneità di un quadro sono
poco identificabili
• Molti disturbi di personalità tendono
a sfumare in altre sindromi cliniche
• I confini tra i vari disturbi di
personalità non sono netti e tendono
a sovrapporsi

Modello dimensionale
dei disturbi di personalità
Modello a cinque fattori (McCrae e Costa, 1990)
• Nevroticismo
• Estroversione/introversione
• Apertura all’esperienza
• Accettazione/antagonismo
• Coscienziosità

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