Riassunti Arte
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Dall’impressione all’espressione
L’espressionismo nacque come arte di opposizione. Con la sua profonda forza di
contestazione, questo articolato movimento culturale si oppose all’impressionismo.
In Germania, i principi espressionistici trovarono realizzazione nel movimento Die
Brucke, mentre in Francia il fenomeno espressionista si sviluppò soprattutto intorno
al gruppo dei Fauves.
Il termine “espressionismo” fu coniato pochi anni dopo la nascita del movimento: fu
Worringer, critico dell’arte, a usarlo per primo in un suo saggio del 1911.
Come ha scritto lo storico d’arte Argan, alla fine del XX secolo: “Letteralmente,
espressione è il contrario di impressione. L’impressione è un moto dall’esterno
all’interno: è la realtà (oggetto) che s’imprime nella coscienza (soggetto).
L’espressione è un moto inverso, dall’interno all’esterno: è il soggetto che imprime
di sé l’oggetto”.
L’espressionismo in Francia
Il movimento pittorico dei fauves (detto “fauvisme” in francese), in italiano
Fauvismo, si affermò in Francia nella prima metà del Novecento. Il termine fu
coniato dal critico d’arte Vauxcelles, per indicare la violenza espressiva delle forme e
l’aggressività dei colori delle opere di un gruppo di artisti che esposero i loro quadri
al Salon d’Automne di Parigi nel 1905. La mostra suscitò scandalo e molte reazioni
polemiche anche da parte del pubblico; tra gli artisti che vi parteciparono ricordiamo
Henri Matisse.
Il Fauvismo francese mirava a produrre un’arte senza confini, totalmente soggettiva,
che non puntava alla riproduzione della realtà ma alla sua interpretazione: una
poetica che potremmo definire un naturalismo soggettivo. Tuttavia rispetto alle
produzioni dei Brucke, le opere dei Fauves avevano una valenza politica meno
esplicita. Infatti questi artisti si concentrarono soprattutto sulle potenzialità
espressive del colore. Per essi il quadro non era composizione, ordine o decorazione
ma solo espressione. La veduta lasciò il posto alla visione. I Fauves sostennero che la
pittura può diventare un modo per scatenare sulla tela la violenza delle emozioni.
Colori puri, arbitrari e violenti erano necessari per riportare la tela, le sensazioni
degli artisti. Il vero Fauve doveva essere soltanto un animale pittorico.
PICASSO E IL CUBISMO
L’esordio di Picasso
Picasso è stato tutto quello che un’artista può desiderare di essere: inconfondibile,
ricco e famoso. L’emblema dell’artista moderno, l’incarnazione del genio del
Novecento. Egli ha dato un contributo essenziale alla trasformazione dell’arte,
influenzando i pittori delle generazioni successive. L’arte ha un “prima” e un “dopo”
Picasso.
Picasso è nato a Malaga, in Spagna, fu avviato dal padre alla pittura accademica. Dal
1900 si stabilì a Parigi con il suo amico Casagemas. Nel 1901 Casagemas si suicidò
per una delusione d’amore; questo turbò Picasso e segnò la sua arte. Picasso con il
suo “Autoritratto con cappotto”, iniziò a esprimere la sua vicinanza al Simbolismo e
la sua visione drammatica della vita. In questo periodo i dipinti di Picasso
presentano sempre un fondo unito e una forte semplificazione, sfruttando tutte le
sfumature di blu, colore sacro per l’artista.
Nel dipinto “La vita”, una coppia di giovani nudi osserva una donna, simbolo di
maternità, con un bambino in braccio che l’uomo indica con il dito puntato, il tutto è
ambientato in un atelier di pittore. Secondo una parte della critica, il quadro ha un
significato simbolico; l’opera costituisce una riflessione sui temi dell’amore, della
vita e della morte. L’uomo somiglia all’amico Casagemas, quest’ultimo è abbracciato
a una donna, simbolo dell’amore carnale, mentre la realizzazione della propria
identità come essere umano si ha con la formazione di una famiglia (concetto
rappresentato dalla donna e dal bambino). La formazione di una famiglia che fu
negata all’amico di Picasso, respinto dalla donna che amava. Mentre, secondo altri
critici, il significato del quadro può essere quello di dirci che la vera vita scaturisce
dalla creazione artistica, teoria sostenuta dalla presenza di quadri dietro i
protagonisti dell’opera.
L’incontro con Fernande Olivier, una ragazza di cui Picasso si innamorò, permise
all’artista di superare il momento difficile e di iniziare una nuova stagione artistica.
Terminò il suo periodo blu con la progressiva introduzione del rosa e del rosso, con
questi due colori Picasso esprimeva una visione più ottimistica del mondo e della
vita. Infatti si recava tre o quattro sere a settimana al circo, e decise di dedicare agli
artisti del circo, una serie di quadri. Nonostante il tema allegro di questi quadri, i
protagonisti hanno tutti uno sguardo assente e perso nel vuoto.
Nel “Acrobata con piccolo arlecchino”, un uomo e un ragazzo sono seduti vicini
all’altro ma tacciono, anzi sembrano incapaci di comunicare tra loro. Ciò descrive
una condizione, quella della solitudine dell’uomo e della sua difficoltà nel
comunicare con gli altri.
“Guernica” (1937)
Il titolo dell’opera deriva dal nome della città basca di Guernica, che il 26 aprile 1937
fu bombardata e rasa al suolo dai nazisti, che intervennero a favore del dittatore
Francisco Franco. Nel 1937 a Parigi si era aperta la grande Esposizione
Internazionale e Picasso aveva accettato l’incarico di realizzare un dipinto murale
per il padiglione spagnolo; quando ci fu il bombardamento, l’artista decise di
cambiare soggetto dell’opera.
“Guernica” non piacque: troppo difficile da comprendere. Spedita nel 1939 NYC per
esplicito volere dell’artista, “Guernica” rimase in America quarant’anni; Picasso
richiese che il quadro fosse mandato in Spagna solo con l’avvento della democrazia.
Nel 1981, dopo la morte di Picasso, il quadro fu mandato a Madrid.