Scarica in formato DOC, PDF, TXT o leggi online su Scribd
Scarica in formato doc, pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 5
ASTRATTISMO
Nella pittura e nelle arti figurative
Nella pittura e più in generale nelle arti figurative la dizione “astratto” è sinonimo di “non reale”, ovvero di quella pittura che non rappresenta la realtà e che esprime contenuti nella libera composizione di linee, forme e colori. Mentre nel passato l'astrattismo ha avuto sostanzialmente una funzione decorativa, nel XX secolo, l'arte astratta ha invece la funzione di comunicare, senza imitare le immagini reali. L'astrattismo nasce intorno al 1910, grazie al pittore russo Wassilij Kandinskij che, in quegli anni, operava a Monaco dove aveva fondato il movimento espressionistico “Der Blaue Reiter”. Il suo astrattismo conserva infatti una matrice fondamentalmente espressionistica. È teso a suscitare emozioni interiori, utilizzando solo la capacità dei colori di trasmettere delle sensazioni. Comunque con Kandinskij, la nascita dell'astrattismo ha la forza di liberare la fantasia di molti artisti, che si sentono totalmente svincolati dalle norme e dalle convenzioni fino ad allora in qualche modo imposte. I campi in cui agire per nuove sperimentazioni si aprono a dismisura. E le direzioni in cui si svolge l'arte astratta appaiono decisamente eterogenee, con premesse ed esiti profondamente diversi. Uno degli esiti più interessanti e suggestivi dell'astrattismo, è dato dall'Action Painting del pittore statunitense Jackson Pollock. Egli, a partire dal 1946, inventò il dripping, ossia la tecnica di porre il colore sulla tela posta a terra, mediante sgocciolatura e spruzzi. I quadri così ottenuti risultano delle immagini assolutamente confuse e indecifrabili. Cosa esprimono? Il senso del caos, che è una rappresentazione della realtà, forse, più vera di quelle che ci propone la razionalità umana. L'arte, in questo modo, non solo nega il concetto di immagine, ma nega il fondamento stesso dell'arte. Di un'attività, cioè, che riesce a mettere ordine nelle cose, per giungere a quel prodotto di qualità che è l'opera d'arte. Dunque se è vero che l'arte astratta nasce come volontà di comunicazione, difficilmente si riescono ad individuare le regole del suo linguaggio che certamente si riconducono alla psicologia gestaltica e all'esistenzialismo. Torna all'indice BAROCCO origine, stile, diffusione, periodo Lo stile barocco fiorì a Roma all'inizio del 1600 e si diffuse in varia misura in tutta Europa fino al XVIII secolo. I papi, i maggiori committenti dell'epoca, utilizzarono l’arte barocca per autocelebrarsi, ma anche per glorificare Dio e diffondere i dogmi della Controriforma. In Francia, alla corte del Re Sole, l'arte barocca, è invece alla base del potere centralizzato di Luigi XIV e idealizza con fasto, un'autorità che si definisce assoluta e di diritto divino. Barocco è dunque il periodo storico-culturale successivo alla Controriforma, caratterizzato da un'arte affollata di virtuosismi e programmaticamente disancorata dai canoni rinascimentali, spesso, ma a torto, ritenuta povera di contenuto spirituale. Oggi il termine Barocco è spesso sinonimo di ampolloso e comunque di dubbio gusto. L'origine del termine è ancora incerta, ma alcuni sostengono che derivi dal portoghese “barroco” che viene usato per definire una perla irregolare. Il termine tuttavia è stato coniato in un periodo successivo e sicuramente viene usato per la prima volta in forma scritta dallo scrittore Francesco Milizia intorno al 1760, quando i fuochi della festa barocca si erano spenti in tutta Europa. Le opere barocche sono comunque generalmente caratterizzate da una teatrale esuberanza e dalla ricerca di un coinvolgimento emotivo dell'osservatore. Nella pittura religiosa barocca si vedono spesso madonne e santi in un turbinio di vesti fluttuanti e nuvole vaporose da cui sbucano cherubini. Altrettanto popolari erano i temi mitologici, anch'essi trattati in forme esasperate. Il pittore fiammingo Peter Paul Rubens (1577-1640) rappresenta senz'altro l'artista che diede il maggior contributo alla definizione di una pittura di stile barocco, non tutti gli artisti di questo periodo eccedono nel virtuosismo, primo fra tutti Caravaggio con il suo drammatico realismo. Torna all'indice IL CUBISMO La demolizione della prospettiva Nella storia artistica occidentale l'immagine pittorica è stata sempre considerata di tipo naturalistico, le immagini dovevano riprodurre fedelmente la realtà attraverso la tecnica del chiaro e della prospettiva. Dal Rinascimento queste tecniche, sono divenute legge fondamentale del fare pittorico, istituendo quella prassi che, con termine corrente, viene definita “accademica”. Tuttavia dall'impressionismo in poi, la storia dell'arte ha progressivamente cercato di rinnegare questi principi, portando la ricerca pittorica ad esplorare nuovi territori. Già Manet aveva totalmente abolito il chiaroscuro, risolvendo l'immagine, sia plastica che spaziale, in soli termini coloristici. Le ricerche condotte dal post-impressionismo avevano poi smontato anche la fedeltà coloristica, rimaneva dunque la demolizione della prospettiva. Durante il post-impressionismo già si erano viste le prime avanguardie, tra le quali Gauguin ma soprattutto Cezanne, che aveva iniziato ad inserire nei propri quadri diversi punti di vista prospettici. Nel corso del XX secolo, sarà tuttavia Picasso a portare la molteplicità dei punti di vista, alle estreme conseguenze. Nella prospettiva tradizionale la scelta di un unico punto di vista, imponeva al pittore di guardare solo ad alcune facce della realtà. Nei quadri di Picasso del periodo cubista, l'oggetto viene rappresentato da una molteplicità di punti di vista così da ottenere una rappresentazione “totale” dell'oggetto. Tuttavia, questa particolare tecnica portava ad ottenere immagini dalla apparente incomprensibilità e da ciò nacque il termine “Cubismo”, inizialmente con intento denigratorio, in quanto i quadri di Picasso sembravano comporsi solo di sfaccettature di cubi. Il Cubismo non fu cercato, ma fu semplicemente trovato da Picasso, grazie al suo particolare atteggiamento di non darsi alcun limite, ma di sperimentare tutto ciò che era nelle sue possibilità. Il quadro che per convenzione, viene indicato come l'inizio del Cubismo è “Les demoiselles d'Avignon, realizzato da Picasso tra il 1906 e il 1907. Subito dopo, nella ricerca sul Cubismo si inserì anche George Braque che rappresenta l'altro grande protagonista di questo movimento che negli anni antecedenti la prima guerra mondiale vide la partecipazione di altri artisti quali Juan Gris, Fernand Léger e Robert Delaunay. Torna all'indice IL DADAISMO Dada non significa nulla Il Dadaismo è un movimento artistico che nasce in Svizzera nel XX secolo e più esattamente, durante il periodo della prima guerra mondiale (1915- 1918). A Zurigo infatti un gruppo di rifugiati intellettuali formato da Richard Huelsenbeck, Hans Richter, Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, ai quali si uniranno Marcel Duchamp e Max Ernst, discutono spesso al Cabaret Voltaire di un'arte nuova che deve stupire con manifestazioni inusuali e provocatorie, così nasce il movimento dada. La parola Dada, che identifica il movimento, non significa nulla e già in ciò vi è una prima caratteristica del movimento: quella di rifiutare ogni atteggiamento razionalistico. Il rifiuto della razionalità è ovviamente provocatorio e viene usato per abbattere le convenzioni borghesi intorno all'arte. Pur di rinnegare la razionalità i dadaisti non rifiutano alcun atteggiamento dissacratorio, e tutti i mezzi sono idonei per giungere al loro fine ultimo: distruggere l'arte. Distruzione assolutamente necessaria per poter ripartire con una nuova arte non più sul piedistallo dei valori borghesi ma coincidente con la vita stessa e non separata da essa. Tipico prodotto dada è il ready-made (già fatti o già pronti), un prodotto ordinario tolto dall'oggetto originario e messo in mostra come opera d'arte. Quindi un'opera d'arte può essere qualsiasi cosa, quindi come conseguenza nulla è arte. L'opera dell'artista non consiste quindi nella sua abilità manuale, ma nelle idee che riesce a proporre. Infatti, il valore dei «ready-made» è solo nell'idea. Abolendo qualsiasi valore alla manualità dell'artista, l'artista, non è più colui che sa fare delle cose con le proprie mani, ma è colui che sa proporre nuovi significati alle cose. Dopo il suo esordio a Zurigo, il Dadaismo si diffonde ben presto in Europa, soprattutto in Germania e a Parigi, arrivando a lambire anche gli Stati Uniti, ma la vita del movimento è abbastanza breve. Del resto non poteva essere diversamente. La funzione principale del dadaismo era quello di distruggere una concezione oramai vecchia e desueta dell'arte. E questa è una funzione che svolge in maniera egregia, ma per poter divenire proposta necessita di una trasformazione, e ciò avvenne tra il 1922 e il 1924, quando il dadaismo scomparve e nasce il surrealismo. Torna all'indice DECADENTISMO corrente d'arte nata da artisti simbolisti In pittura si definisce Decadentismo, la corrente d'arte nata dalla scuola degli artisti simbolisti che operavano fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo e di tutti quei pittori che rappresentavano soggetti artificiosi e strani. Fra i più famosi, Ensor e Munch. Il Decadentismo è un atteggiamento spirituale e artistico affermatosi come reazione al naturalismo e quindi con preferenza volto a problemi connessi con la vita interiore e con l'esplorazione del subcosciente. Spesso si esprime attraverso immagini simboliche o inusitate e forme preziose. Il decadentismo trova corrispettivi in correnti che presero nomi diversi a seconda del paese in cui fiorirono, come il Liberty in Italia, L'Art Nouveau in Francia, il Jugendstil in Germania e Secessione in Austria. Il Decadentismo rappresenta una reazione decisa agli aspetti ideologici, morali e letterari del Positivismo. Fu l'esasperazione di una delle due tendenze del Romanticismo, quella rivolta alla contemplazione di un mondo di mistero e di sogno, all'espressione di un soggettivismo estremo, mentre il realismo e il verismo ne avevano sviluppato la tendenza oggettiva. Il termine “decadente” ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, sconvolto dalla rivoluzione industriale, dai conflitti di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi, dal decadere dei più nobili ideali romantici. Due sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista: il sentimento della realtà come mistero e la scoperta di una nuova dimensione nello spirito umano, quella cioè, dell'inconscio, dell'istinto, concepita come anteriore e sostanzialmente superiore alla razionalità. La nuova spiritualità si riallaccia a due motivi essenziali del Romanticismo: il sentimento ossessivo del mistero e l'irrazionalismo. La ragione è decisamente ripudiata non più in nome del sentimento, ma del disfrenarsi delle forze oscure del subcosciente. Questa visione del mondo produce nell'arte una rivoluzione radicale, nel contenuto e nelle forme, che potremmo riassumere nei termini di simbolismo e misticismo estetico. Torna all'indice ESPRESSIONISMO Quando il brutto diviene arte Il termine «espressionismo» è sinonimo di deformazione, infatti l'artista espressionista cerca mediante l'alterazione della forma, del colore e dello spazio, di rivoluzionare la realtà per giungere a quella che lui suppone sia la verità. L'espressionismo rifiuta il concetto di una pittura tesa al piacere del senso della vista, ma sposta la visione dall'occhio all'interno dell'animo umano. L'occhio infatti, secondo il pittore espressionista, è solo un mezzo per giungere all'interno, dove la visione interagisce con la nostra sensibilità psicologica. E quando l'occhio osserva dentro di sé, o dentro gli altri, trova sempre toni foschi e cupi. All'interno dell'animo dell'artista trova sempre l'angoscia, come dentro gli altri trova la bruttura mascherata dall'ipocrisia borghese. E per rappresentare tutto ciò, l'artista espressionista non esita a ricorrere ad immagini sgradevoli. Anzi, mai come con l'espressionismo il «brutto» diviene arte, cosa mai prima avvenuta con tanta enfasi nella storia. Alla nascita dell'espressionismo contribuirono diversi artisti della fine del 1800, per esempio, possono essere considerati dei pre-espressionisti Munch ed Ensor, ma anche Van Gogh e Gauguin. In essi sono già presenti molte delle caratteristiche tipiche dell'espressionismo: l'accentuazione cromatica, la drammaticità dei contenuti e il forte tratto. Ufficialmente il movimento espressionista nasce nel 1905 a Dresda, in Germania, ove un gruppo di artisti si diede il nome «Die Brücke» (il Ponte). I principali protagonisti di questo gruppo furono Ernest Ludwig Kirchner e Emil Nolde. In essi sono presenti i tratti tipici dell'espressionismo: la violenza cromatica e la deformazione caricaturale, ma in più vi è una forte carica di drammaticità. Il movimento degli espressionisti non ha però carattere unitario, vi sono diversi orientamenti e in particolar modo può essere frammentato nei: - "Die Brücke " (che nascono influenzati dal Fauvismo); - "Der Blaue Reiter" (Il cavaliere azzurro) che nascono a Monaco nel 1911, di tendenze astratte e ispirati da Gauguin. Ne fanno parte Wassilj Kandinskij e Franz Marc; - "Neue Sachlichkeit (che manifestano grande attenzione nei particolari). Torna all'indice FUTURISMO Movimento artistico e letterario Il Futurismo é un Movimento artistico e letterario sorto in Italia grazie al poeta Filippo Tommaso Marinetti, che pubblica nel 1909 sul Figaro di Parigi il “Manifesto del Futurismo” il quale recita: 1) Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità; 2) Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia; 3) La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno; 4) Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità; 5) Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita; 6) Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali; 7) Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro; 8) Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente; 9) Noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore; 10) Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria; 11) Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo. Ciò che il futurismo dunque rifiuta è il concetto di un'arte elitaria e decadente, confinata nei musei e negli spazi della cultura aulica, mentre propone invece l'esaltazione della modernità e l'impeto artistico. Uno dei tratti più tipici del futurismo è anche la grande produzione di manifesti. Attraverso questi scritti gli artisti dichiaravano i propri obiettivi e gli strumenti per ottenerli. Il primo manifesto sulla pittura futurista risale al 1910 e il secondo al 1911 ed entrambi sono firmati da Carlo Carrà, Luigi Russolo, Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Gino Severini. Nel secondo in particolare si legge: «Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale. Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari». Il futurismo dunque ha il culto della velocità, del dinamismo che agita tutto e deforma l'immagine delle cose ed é proprio la velocità il parametro estetico della modernità. Del resto lo stesso Marinetti in un suo scritto afferma: «Se pregare vuol dire comunicare con la divinità, correre a grande velocità è una preghiera». Il movimento futurista ebbe due fasi separate dalla prima guerra mondiale. Lo scoppio della guerra disperse molti degli artisti protagonisti della prima fase del futurismo. Boccioni morì nel 1916 in guerra e Carlo Carrà, dopo aver incontrato De Chirico, aderisce alla pittura metafisica. Nel dopoguerra quindi, i caratteri di virile forza del movimento confluiscono nell'ideologia fascista, esaurendo così la sua spinta rinnovatrice e paradossalmente sono assorbiti negli schemi di una cultura ufficiale e reazionaria. Il futurismo, tuttavia, nonostante il suo limite di essere un movimento solo italiano, e non internazionale, ha esercitato notevole influenza nel dibattito artistico di quegli anni, contribuendo in maniera determinante alla nascita delle avanguardie artistiche russe. Torna all'indice IL GOTICO Nelle arti figurative Il Gotico nelle arti figurative e in particolare la pittura del periodo gotico (dal XIII al XV secolo ) si contraddistingue per l'interesse verso i valori umani. Come nella pittura bizantina, affronta temi religiosi, ma non più in modo ieratico, li inserisce nel mondo contemporaneo, fra le architetture gotiche e personaggi vestiti secondo la moda del tempo. I soggetti si fanno più reali, vogliono esprimere sentimenti umani. I colori sono in genere vivaci, la composizione è caratterizzata da una stilizzazione delle forme.Il gotico è una fase della storia dell'arte occidentale che inizia verso la seconda metà del XII secolo, per diffondersi in tutta l'Europa occidentale e terminare, anche oltre il XV secolo, quando venne soppiantato dal linguaggio di ispirazione classica. In Italia è Giotto a delineare i dettami del nuovo stile di pittura; il centro della pittura gotica fu Siena, in particolar modo grazie all'opera di pittori come: Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Ambrogio e Pietro Lorenzetti (per ulteriori particolari si invita a leggere la pagina Storia arte 1300). Dall'Italia lo stile gotico si diffonde verso la fine del XIV secolo in particolare modo in Francia, ove si distinguerà dal Gotico italiano e dalla scuola senese, per l’accentuato gusto per la descrizione minuziosa dei particolari, con colori molto più vivaci e trattati con tecnica simile allo smalto. Tuttavia, la pittura gotica in Francia, ha uno sviluppo molto limitato. Tutta l'attenzione è infatti riversata sulle vetrate, che sono invece un elemento fondamentale dell'estetica gotica francese. Fra gli esponenti più importanti troviamo gli artisti Gentile da Fabriano, Francke e i fratelli Vergos. Torna all'indice IMPRESSIONISMO L'uso del colore e della luce L'Impressionismo è un movimento che segna una svolta decisiva nella storia della pittura, la sua nascita data intorno all'anno 1861, quando un gruppo di artisti come Bazille, Sisley, Renoir, Monet, Pissarro e Cezane iniziano a frequentarsi per porre le basi di una pittura più libera e meno accademica. Come sempre avviene, il movimento inizia a svilupparsi, poiché molti di questi artisti non vengono accettati ad esporre nei luoghi “ufficiali”, tanto che nel 1863 Napoleone III istituisce il “Salon des Refusés” (Il salone dei Rifiutati). Sarà proprio in questo salone che Manet esporrà il suo “Déjeuner sur l'herbe (colazione sull'erba), quadro che desta grande scandalo sia per il soggetto che per la nuova tecnica di pittura. Per gli impressionisti saranno infatti il colore e la luce la base per rappresentare la realtà percepita attraverso l'occhio dell'artista. La grande specificità del linguaggio pittorico impressionista sta dunque nell'uso del colore e della luce. Il colore e la luce sono gli elementi principali della visione: l'occhio umano percepisce inizialmente la luce e i colori, dopo di che, attraverso la sua capacità di elaborazione cerebrale distingue le forme e lo spazio in cui sono collocate. La maggior parte della esperienza pittorica occidentale, tranne alcune eccezioni, si è sempre basata sulla rappresentazione delle forme e dello spazio. Distinguendosi dunque dai precedenti artisti, gli impressionisti, amano dipingere all'aria aperta (plein air) e preferibilmente vicino a specchi d'acqua, ovvero là dove vi è un particolare gioco di riflessi di luce. Sarà tuttavia solo nel 1872 che il movimento assumerà il nome di Impressionismo e esattamente quando il critico Louis Leory, scrive su un celebre giornale satirico un articolo nel quale definisce questo gruppo di pittori "impressionisti", prendendo la parola da un quadro esposto da Monet, che si intitolava “Impression soleil levant”. Il 1886 è l'anno dell'ottava ed ultima mostra impressionista e da questa data l'impressionismo può già considerarsi una esperienza chiusa, tuttavia, lascia una eredità con cui faranno i conti tutte le esperienze pittoriche successive. Non è dunque azzardato dire che è l'impressionismo ad aprire la storia dell'arte contemporanea. Se il pittore precursore dell'impressionismo è Edouarrd Manet, il pittore più impressionista è certamente stato Claude Monet, ma ovviamente hanno dato un notevole contributo alla corrente impressionista anche artisti come Auguste Renoir, Camille Pissaro, Edgar Degas, Berthe Morisot (unica donna) Alfred Sisley e Paul Cézanne, la cui opera per prima supera l'impressionismo. Torna all'indice LIBERTY In Italia l'Art Nouveau viene comunemente indicata con il termine stile floreale o Liberty, facendo riferimento al nome dell'inglese Arthur Liberty, il quale aveva fondato nel 1875 a Londra una ditta che commerciava in oggetti di arredamento di alto livello qualitativo, ma destinato ad un largo numero di acquirenti. Il Liberty è una tendenza artistica che a partire dall'ultimo ventennio del 1800 arriva fino all'inizio della prima guerra mondiale. Durante questi anni si crea un nuovo linguaggio espressivo, un nuovo gusto che spesso impronta di sé tutte le arti, che rivaluta le linee curve, cui spesso ci si riferisce con l'espressione coup de fouet ("colpo di frusta") ispirate alle forme sinuose del mondo vegetale e combinate a elementi di fantasia. Il Liberty accomuna quegli artisti che si propongono di diffondere l'arte e la bellezza in tutti gli oggetti di consumo, fin nelle forme della produzione industriale. Si tratta di uno stile decorativo, che trovò espressione in un'ampia gamma di forme artistiche, dall'architettura al design di interni, dalla produzione di mobili alla grafica, dall'arte della lavorazione dei metalli e del vetro alla ceramica, dai disegni su stoffa, all'illustrazione di libri. In Francia, testimoni di questo stile che qui prese il nome di Art Nouveau sono le opere dell'architetto Hector Guimard, in particolare alcune esotiche stazioni del métro di Parigi (1898-1901), dell'artigiano del vetro Emile Gallé, del disegnatore di mobili Louis Majorelle e dell'illustratore Alphonse Mucha, oltre alle decorazioni degli interni di molti locali pubblici, come quelle del celebre ristorante Chez Maxim di Parigi. Negli Stati Uniti esponente di spicco dell'Art Nouveau fu Louis Comfort Tiffany, i cui vasi e paralumi di vetro colorato restano inconfondibili per le loro fantasie iridescenti. In Germania lo stile Liberty si afferma col nome di "Jugendstil" (stile giovane). Fece la sua comparsa come ornamento di libri, con fregi, frontespizi, capilettera, cornici realizzate a motivi floreali e vegetali. In seguito trovò spazio in ogni tipo di arredo, da tappezzerie e piastrelle, a manifesti, quadri , mobili. In Italia l'architettura Liberty vede il suo massimo esponente in Raimondo D'Aronco, a lui si devono i disegni per i padiglioni dell'Esposizione Universale di Torino del 1902, nei quali si uniscono elementi della Secessione austriaca con motivi di origine orientale. Fra le costruzioni ricordiamo la "Casa Castiglioni" a Milano, di Giuseppe Sommaruga, ritenuta la realizzazione che meglio esprime il Liberty italiano. Altro personaggio italiano di spicco in questo ambito è Adolfo Wildt. In lui il liberty non si risolve in esuberanza decorativa floreale, ma anzi, i un rigoroso stilismo. La linea sinuosa si fa acuta, le forme assottigliano e si allungano, il marmo viene levigato. In Austria il Liberty prende il nome di Secessionstil (Secessione) e raggiungere il suo apice nei dipinti di Gustav Klimt e nei mobili e progetti architettonici di Josef Hoffmann. In Spagna il Liberty assunse il nome e le caratteristiche estreme del modernismo ed ebbe il suo artista più originale in Antonio Gaudi. Torna all'indice MACCHIAIOLI La Macchia è uno dei movimenti artistici più importanti dell'Ottocento italiano e nasce a Firenze. Il termine macchiaioli venne usato per la prima volta sulla gazzetta del popolo nel 1862, ma il movimento prende avvio qualche anno prima, dalle idee di alcuni artisti, quali, Signorini, Abbati, Borrani, Fattori, Banti, Altamura, Sernesi, Cabianca, Cecioni, De Tivoli, che a partire all’incirca dal 1856, frequentano il Caffè Michelangelo in Via Larga, oggi Via Cavour a Firenze. Quindi, proprio verso l’inizio del 1856, nel caffè affollato da artisti e giovani talenti che amano scambiarsi le proprie idee, due giovani napoletani De Tivoli e Altamura raccontano della loro esperienza in Francia, introducendo così a Firenze i temi della scuola di Barbizon. In particolare Saverio Altamura racconta del "Ton gris", cioè quel particolare modo di ritrarre, guardando attraverso il riflesso di uno specchio scuro che filtra nettamente i contrasti del chiaro scuro. L'arte dei Macchiaioli, come la definì Adriano Cecioni teorico e critico del movimento, consiste: "nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri". Per i pittori macchiaioli la forma non esiste ma è creata dalla luce e l'individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto della natura, quindi come macchie di colore distinte o sovrammesse ad altre macchie di colore. Furono soprattutto Signorini, Cabianca, D’Ancona e Banti che inizialmente applicarono le nuove idee della “macchia”; in particolare Signorini, il massimo teorico del gruppo, portò la macchia ad un’accesa violenza di chiaroscuro, come dimostra il suo straordinario “Ghetto di Venezia” del 1861. L’adesione di Lega, Boldini, Fattori e Sernesi, forse i più grandi talenti del movimento macchiaiolo, avvenne più gradatamente. Da i Macchiaioli prende le mosse e viene influenzato il movimento degli impressionisti francesi nato ben più tardi ed informato delle nuove tendenze dalle frequenti visite a Parigi dei nostri artisti. Torna all'indice NAIF Il termine Naïf è una parola francese che corrisponde all'italiano ingenuo, primitivo. In Arte il termine Naif si riferisce ad un atteggiamento estetico- espressivo dell'artista nei confronti dell'opera e spesso indica una produzione non sorretta da una vera e propria formazione professionale o comunque scolastica. L'opera dell’artista Naïf è espressione di una creatività che non si colloca all'interno di correnti artistiche o di pensiero. L'artista Naïf segue il proprio istinto senza seguire quelli che sono i dettami tecnici o “filosofici” delle espressioni artistiche del “momento”. Quindi i pittori Naïf dipingono per se stessi, esprimendo senza compromessi una visione realistica e poetica, fantasticando ed accentuando le forme e la realtà. La pittura Naïf è costituita da un'esecuzione elementare e semplice e racconta in modo fiabesco scene di vita quotidiana, con un ricco accostamento di colori, usati generalmente puri. Per gli artisti Naïf sono stati usati i termini di “istintivi” , “primitivi moderni”, “popolari” o “pittori dal cuore sacro”. Fu proprio uno degli scopritori della pittura Naïf in Francia Wilhelm Ude, a chiamare pittori come Henri Rousseau, Séraphine, Louis Vivin, Camille Bombois o André Bauchant "pittori dal cuore sacro". L'attuale termine Naïf verrà comunemente usato dal 1964, con la mostra, “Le Monde des Naifs” tenutasi al Musée National d’Art Moderne di Parigi anche se in realtà viene da molti riconosciuto che da punto di vista della storia dell'arte, la pittura Naïf si può far cominciare con i quadri di Henri Rousseau (detto il doganiere) esposti al Salon des Indépendants del 1886. Tra i maggiori protagonisti della pittura Naïf ne ricordiamo uno in particolare, forse il più grande, Antonio Ligabue (vero nome Antonio Laccabue nato in Svizzera nel 1899 e morto in Italia a Gualtieri nel 1965), ma non sono da dimenticare anche Orneore Metelli, Rosina Viva, B. Passotti, Pietro Ghizzardi e Covili. Torna all'indice NEOCLASSICISMO La vicenda del neoclassicismo inizia intorno al 1750 per concludersi con la fine dell'impero napoleonico nel 1815. Ciò che contraddistingue lo stile artistico di questi anni é, grazie alle numerose scoperte archeologiche, l'adesione ai principi dell'arte classica. I caratteri principali del neoclassicismo sono il rifiuto dell'arte barocca e la riscoperta della romanità, mentre tra i maggiori protagonisti troviamo il pittore Anton Raphael Mengs, lo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann, il pittore francese Jacques-Louis David e i pittori italiani Andrea Appiani e Vincenzo Camuccini. Nella seconda metà del Settecento Roma diviene la capitale incontrastata del neoclassicismo, il baricentro dal quale questo nuovo gusto si irradia per tutta Europa. Tuttavia il neoclassicismo è anche lo stile della Rivoluzione Francese ed ancor più diviene, in seguito, lo stile ufficiale dell'impero di Napoleone, tanto che alla fine del Settecento la nuova capitale del neoclassicismo non é più Roma, ma Parigi. Come abbiamo già accennato, uno dei motivi del rinato interesse per il mondo antico sono numerose scoperte archeologiche, tra le quali Ercolano, Pompei, Villa Adriana a Tivoli e i templi greci di Paestum. Con queste scoperte del “bello classico” si fa parallelamente strada il rifiuto dell'arte Barocca, considerato che è da tutti possibile constatare che già in età classica si era ottenuta un'arte semplice ma di nobile grandiosità. Il Barocco appare allora come il frutto malato di una degenerazione stilistica che, pur partita dai principi della classicità rinascimentale, era andata deformandosi per la ricerca dell'effetto spettacolare ed illusionistico. E’ la scultura, più di ogni altra arte, adatta a far rivivere la classicità. Le maggiori testimonianze artistiche dell'antichità sono infatti sculture. E nella scultura neoclassica di Antonio Canova si avverte il legame più diretto ed immediato con l'idea di bellezza classica. La pittura neoclassica si affida agli strumenti del naturalismo rinascimentale: la costruzione prospettica, il volume risaltato con il chiaroscuro, la precisione del disegno, immagini nitide senza giochi di luce ad effetto, la mancanza di tonalismi sensuali. I soggetti delle opere d'arte neoclassiche sono pertanto personaggi e situazioni tratte dall'antichità classica e dalla mitologia e i quadri di Andrea Appiani e Vincenzo Camuccini ne sono un esempio. Torna all'indice POP ART Oramai finita la seconda guerra mondiale, gli anni intorno al 1960 sono sempre più caratterizzati da una società di massa dominata dai tratti positivi e ottimistici del consumismo. Anche l’arte viene quindi incontro alla cultura dei mass-media ed è così che negli Stati Uniti nasce nel 1955, ad opera di Robert Raushenberg e Jasper Johns, la Pop Art. Ma la Pop Art ha la sua esplosione soprattutto nel decennio degli anni ’60, conoscendo una prima diffusione e consacrazione con la Biennale di Venezia del 1964. La Pop Art è una forma di arte popolare che trova la propria ispirazione nell'iconografia pubblicitaria e in genere nei mezzi di comunicazione. I maggiori rappresentanti della Pop Art sono tutti artisti americani: Tom Wesselmann, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, James Rosenquist ed altri. La Pop Arte appare quindi decisamente il frutto della società e della cultura americana, largamente dominata da immagini provenienti dai rotocalchi, dal cinema, dalla televisione, dalla pubblicità e dal paesaggio urbano largamente dominato da grandi cartelloni pubblicitari. Sono soprattutto Lichenstein e Warhol, forse i massimi rappresentanti di questa corrente artistica, che analizzano il rapporto fra società e strumenti di comunicazione di massa; Lichenstein interpretando la pittura secondo lo stile fumettistico e Warhol servendosi soprattutto del mezzo fotografico. Ma non sono certamente secondarie le bandiere americane di Jasper Johns e le bottiglie di Coca Cola di Warhol, i quali decisamente documentano la cultura popolare (pop = abbreviazione di popolare) Americana, trasformando in una forma d’arte le immagini più note e simboliche proposte dai mass-media. La Pop Art non ha quindi paura di “sporcarsi le mani” con la cultura popolare, ma anzi ben documenta e interpreta i suoi valori e questo è certamente uno dei suoi più grandi pregi. Torna all'indice IL RINASCIMENTO la rinascita delle arti Gli esatti limiti cronologici del Rinascimento sono ancora oggetto di discussione e di ricerca e spaziano all'incirca tra 1380 e il 1490. Il termine Rinascimento risulta usato già dai contemporanei di Giotto, ma a divulgare il termine è certamente stato il critico d’arte svizzero Jakob Burckardt col suo saggio "La civiltà del Rinascimento in Italia" del 1860. L’etimologia del termine Rinascimento richiama il cambiamento e il rinnovo e del resto è proprio nel spazio storico di decadenza delle Signorie che si sviluppa un periodo di discreta prosperità economica e di rinnovata attività artigianale e commerciale. In questa clima di "rinascita" determinato anche in parte dal fatto che la chiesa esercita un "controllo" minore sulla società rispetto al passato, l'uomo acquista nuova fiducia in sé e nelle proprie facoltà intellettuali. Parallelamente a questa nuova coscienza del valore dell'individuo e a questo desiderio di conoscere le leggi della natura e di dominarla , avviene in Italia la riscoperta dei valori della civiltà classica. Gli artisti italiani assimilano gli ideali della civiltà classica, creando un'arte nuova originale e straordinaria, alimentata in buona parte dallo stesso spirito creatore. La storia della cristianità é raccontata con le proprie sensazioni, le figure acquistano vitalità, tutto attorno è più reale, i pittori ricreano i racconti attraverso affreschi, tavole, e pale d'altare con maggiore facilità. La culla del Rinascimento é indubbiamente Firenze, dominata nella seconda metà del XV secolo, dalla potente famiglia dei Medici, tra cui il famoso Lorenzo il Magnifico, poeta e protettore di artisti. Le nuove tendenze dell'arte si diffondono anche in altre città italiane: Venezia, Padova, Napoli, Milano, Urbino, Mantova, Ferrara e Roma. In queste città i signori si trasformano in finanziatori e protettori di artisti. Il primo pittore precursore di questo grande rinnovamento è Giotto, che nel XIV secolo abbandona gli stilemi bizantini e inserisce i "corpi" in uno spazio reale. Così le opere Masaccio e le creazioni di Leonardo, Raffaelo e Michelangelo, segnano un'epoca indimenticabile, ma il Rinascimento si sviluppa anche al di là delle Alpi, grazie e soprattutto a artisti stranieri che vengono a lavorare in Italia. I più importanti artisti di quest'epoca sono: Botticelli, Beato Angelico, Donatello, Ghiberti, Ghirlandaio, Giotto, Filippino, Mantegna, Lippi, Perugino, Masaccio, Pollaiolo, Piero della Francesca, Verrocchio, Signorelli che fanno parte del primo Rinascimento, Raffaello, Michelangelo, Tiziano, Leonardo, Fra' Bartolomeo, Andrea del Sarto per quanto riguarda il tardo rinascimento, mentre il rinascimento transalpino ebbe Altdorfer, Dürer, Elsheimer, Grünewald, Mabuse, Massys, Van der Weyden. Torna all'indice ROCOCO' E PITTORESCO Stile pittorico che nasce in Francia nel 1720 e che si diffonde successivamente in tutta Europa. Il termine Rococò deriva dal francese "rocaille" , ovvero rocce artificiali usate per la decorazione delle fontane e delle grotte. Il Rococò è uno stile che rispecchia il gusto della vita di corte, un gusto aristocratico rivolto soprattutto allo spazio interno. Le sale grandi e piccole e le gallerie sono decorate in modo totale: pareti, angoli, soffitti e pavimenti. Grande attenzione è rivolta alla luce e ai suoi effetti. Gli ambienti sono arricchiti da suppellettili di grande valore, le pareti e i soffitti vengono affrescate con paesaggi idealizzati. Nel mobilio prevale la linea sinuosa, con volute e riccioli dorati, è prevalente in scrivanie, sedie, poltrone, tavolini e consolle. Soggetti preferiti dei pittori che seguono lo stile Rococò, sono gli ambienti raffinati delle corti, dei salotti dei nobili o della ricca borghesia; spesso i personaggi sono ritratti in costumi eleganti, inseriti quasi sempre in atmosfere felici o di festa. Con il Rococò nasce, la pittura degli “attimi fuggenti”. Una pittura che non vuole raccontare storie, ma vuole comunicare emozioni e sensazioni. In genere queste sensazioni sono di tipo mondano, quelle di chi fa la dolce vita. Feste, balletti, concerti, spettacoli, pranzi all’aperto, battute di caccia, momenti di corteggiamento sono i soggetti che più frequentemente si trovano nei quadri Rococò. Il pittore che inaugura questo genere di soggetti é il francese Jean-Antoine Watteau, così come, dopo di lui, i maggiori interpreti della pittura rococò sono soprattutto François Boucher e Jean-Honoré Fragonard. Altra notevole componente della pittura Rococò è il «pittoresco», ovvero quelle immagini gradevoli che nascono spontaneamente dalla natura e con caratteri irregolari. Nella pittura di paesaggio è quasi automatico adeguarsi alla categoria estetica del pittoresco. Ed in effetti, il pittoresco si può dire che nasce proprio quando nasce il genere del paesaggio, agli inizi del Seicento. La novità della pittura Rococò, è che quasi tutte le scene rappresentate hanno come fondale un paesaggio di tipo pittoresco. Questo perché nei paesaggi pittoreschi della pittura Rococò compare sempre la «rovina» di qualche edificio antico: una statua, un pezzo di colonna, un frammento architettonico. In pratica, il frammento antico esercita sempre una carica di fascino notevole e anche se non possiamo vedere l’opera completa, quel frammento rimasto ce la fa immaginare, come contestualmente immaginiamo il senso del tempo. Per questo le rovine e la natura, accostandosi, finiscono per esaltarsi a vicenda. Da un lato vi è l’eternità della natura, dall’altro la transitorietà di tutto ciò che è umano. Torna all'indice IL ROMANTICISMO artisti romantici e disperati Il Romanticismo è un movimento artistico consolidatosi nei primi decenni del 1800 e affievolitosi verso la metà del XIX secolo, anche se alcune sue suggestioni e propaggini giungeranno fino alla fine del secolo. Il Romanticismo rivaluta la sfera del sentimento, della passione ed anche della irrazionalità; è un movimento di grandi suggestioni religiose che guarda e valorizza la storia del medioevo, attraverso l'ispirazione ed il genio individuale. Il Romanticismo si presenta con caratteristiche differenziate da nazione a nazione, tanto che risultare diverso in Inghilterra, in Francia, in Germania ed in Italia. Uno dei tratti più caratteristici del Romanticismo è la rivalutazione del lato passionale ed istintivo dell'uomo. Questa tendenza porta a ricercare le atmosfere buie e tenebrose, le rovine, il dramma, il mistero, le sensazioni forti, l'orrido ed il pauroso. L'artista romantico ha un animo sempre pronto a turbamenti ed il suo comportamento é spesso anticonvenzionale, asociale e amorale. I Romantici sono artisti disperati e maledetti che alimentano il proprio genio, di trasgressioni, pessimismo ed eccessi. Il risultato di questo atteggiamento è un arte che, non di rado, ricerca l'orrore, come in alcuni quadri di Gericault che raffigurano teste di decapitati o nelle visioni allucinate di Goya quali «Saturno che divora i figli». Anche il quadro di paesaggio risente della drammaticità, in esso viene sovente riprodotta una natura sconvolta da tempeste o da intensi tramonti. Anche il quadro storico subisce l'influenza Romantica, L'aspetto eroico dei personaggi, l'enfasi degli eserciti e la retorica dell'ideale politico, sono sostituiti da sentimenti disperati per la libertà e per l'indipendenza. Così il francese Eugène Delacroix esalta l'ideale politico rivoluzionario e l'anelito di libertà dei popoli, come il veneziano Francesco Hayez esalta i sentimenti del risorgimento Italiano e Théodore Géricault nella sua “Zattera della Medusa” la disperazione dei naufraghi sopravvissuti al naufragio della nave francese “Medusa”. Il Romanticismo Italiano è, come abbiamo già accennato, un fenomeno che ha tratti caratteristici diversi dal Romanticismo Francese, Tedesco o Inglese. Le tensioni mistiche sono del tutto assenti, così come è assente quel gusto per il tenebroso e l'orrido che caratterizza molto romanticismo nordico. È da premettere che, in Italia, il Romanticismo coincide cronologicamente con quella fase storica che definiamo Risorgimento. Ossia il periodo, compreso tra il 1820 e il 1860, in cui si realizzò l'unità d'Italia. Pertanto parte dei contenuti culturali del Romanticismo furono indirizzati al risveglio della identità nazionale. I due principali temi in cui si esprime la pittura romantica italiana è la pittura di storia e la pittura di paesaggio. La pittura di storia, coerentemente alla pittura Romantica europea, rappresenta sempre episodi tratti dalla storia del medioevo quali la Disfida di Barletta, i Vespri siciliani, ecc. Protagonisti di questa pittura sono il milanese Francesco Hayez, il piemontese Massimo D'Azeglio e il fiorentino Giuseppe Bezzuoli. Nella pittura di paesaggio il Romanticismo nordico è decisamente diverso da quello italiano; i paesaggi italiani non sono mai caratterizzati da quella atmosfera a volte tenebrosa e a volte inospitale del paesaggio nordico. Il paesaggio italiano si presenta spesso luminoso, gradevole, accogliente e piacevole. La pittura di paesaggio italiana ha soprattutto due grandi protagonisti: il napoletano Giacinto Gigante, esponente principale della locale Scuola di Posillipo, e Antonio Fontanesi. Nell'ambito del Romanticismo italiano, un posto a sé lo occupa un altro movimento, detto «Scapigliatura», sviluppatosi a Milano sulle suggestioni di Giovanni Carnovali, detto il Piccio. Torna all'indice SURREALISMO scoperta dell'inconscio Secondo il libro "L'interpretazione dei sogni” pubblicato nel 1900 da Sigmund Freud, il sogno è la «via regia verso la scoperta dell'inconscio». Nel sonno, infatti, viene meno il controllo della coscienza sui pensieri dell'uomo e può quindi liberamente emergere il suo inconscio, travestendosi in immagini di tipo simbolico. Da questi e altri studi di Freud, nasce il Surrealismo. Aspetti fondamentali del movimento sono la rivalutazione della componente prerazionale e irrazionale della creatività umana e la liberazione delle pulsioni dell'inconscio: un rifiuto della logica e delle strettoie della civiltà a favore di una totale libertà di espressione. Nel 1924 esce quindi il manifesto surrealista di André Breton, che definisce il Surrealismo un “automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. L'automatismo psichico significa quindi liberare la mente dai freni inibitori, come la razionalità, la moralità, l'educazione, eccetera, così che il pensiero è libero di vagare secondo libere associazioni di immagini e di idee. In tal modo si riesce a portare in superficie quell'inconscio che altrimenti appare solo nel sogno. Al Surrealismo aderirono diversi pittori europei, tra i quali Max Ernst, Paul Delvaux, Mac Zimmermann, Juan Mirò, René Magritte e Salvador Dalì. Il Surrealismo vuole trasfigurare la realtà, ma non negarla e per far questo si serve di due tecniche, quella degli accostamenti inconsueti e quella delle deformazioni irreali. Il poeta Lautréamont a proposito di accostamenti inconsueti diceva: “bello come l'incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio” ed in effetti tali simili situazioni generano un'inattesa visione che sorprende per la sua assurdità e perché contraddice molte delle nostre certezze. Le deformazioni irreali riguardano le metamorfosi, che trasformano un oggetto in un altro. Così Paul Devaux trasforma le donne in alberi e René Magritte trasforma le foglie in uccelli. Tutto quindi appare in modo diverso, ovvero Surreale. Torna all'indice