Geometria Pitagorica Arithmon Arrethos
Geometria Pitagorica Arithmon Arrethos
Geometria Pitagorica Arithmon Arrethos
ARITHMÒN ÁRRETHOS
di Vincenzo Pisciuneri
1
SOMMARIO E INDICE
4
GEOMETRIA PITAGORICA
ARITHMÒN ÁRRETHOS
Arithmòs è una presenza costante nei dialoghi di Platone, che Platone riferisce soprattutto al Logos. Gli
Arithmòi (αριθμοί) di cui parlano i personaggi dei dialoghi platonici si riferiscono alla concezione
“monadica” di numeri, perché appartengono al mondo delle Idee. Arithmòn viceversa è il riferimento al
numero non monadico. L’espressione arithmòn árrethos άριθμόν άρρητον, significa “numero inesprimibile”
o “indicibile”, o anche “misterioso” e “sconosciuto”, e l’aggettivo árrethos άρρητος, è un termine misterico
ampiamente in uso negli ambienti delle antiche confraternite iniziatiche occidentali. Poiché l’esperienza
iniziatica è di per sé indicibile, per questo in Grecia la si indicava col termine árrethos (άρρητος) che vuol
dire appunto in-esprimibile1.
La geometria ha una portata propriamente spirituale, poiché il suo compito più alto
è quello di orientare lo sguardo verso la contemplazione degli equilibri cosmici
risultanti dai contrari, educando alla loro imitazione realizzativa, evitando la
prepotenza disarmonica2.
Giamblico3 narra che sarebbe stato Talete a convincere Pitagora ad andare in Egitto. L’alone leggendario
circonda la figura e l’opera di Talete, tanto che Diogene Laerzio, lo individua come uno dei sette sapienti,
anzi, come il più savio di loro4. Questo gentile e modesto insegnante, scrisse Giamblico, si scusò per la “sua
vecchiaia e la sua debolezza” e raccomandò al suo brillante allievo di proseguire la sua strada, sostenendo
che la propria sapienza era derivata dagli egizi e che Pitagora era ancora più dotato di lui per beneficiare del
loro insegnamento. Porfirio insegnava che quel che Talete e Pitagora avevano soprattutto da imparare dagli
egizi era la geometria. «Gli antichi egizi eccelsero nella geometria, i fenici nei numeri e nelle proporzioni e i
caldei in teoremi astronomici, riti divini e culto degli dèi.» «Si dice», scrisse Porfirio, «che Pitagora abbia
imparato da tutti loro». Aritmetica e Geometria possedevano per Platone l’immenso merito di guidare
l’anima verso la verità e perciò costituiscono la premessa fondamentale per lo studio della stessa filosofia.
Pitagora, non fu l’inventore del suo famoso “Triangolo”, questa figura insieme al Quadrato ed al Cerchio, è
una descrizione dell’ordine dell’evoluzione dell’Universo, sia spirituale e psichico che fisico. La geometria
pitagorica è una scienza sacra. La parola scienza deriva dal latino scire cioè conoscere, la scienza o
conoscenza pitagorica era volta verso l’Esseità, la scienza della scuola Aristotelica5 era volta verso la
Molteplicità, anche se non si può fare a meno di sottolineare che queste forme di conoscenza concreta
sono altrettanto fondamentali per il bene e il progresso dell’uomo. Il metodo Pitagorico e Platonico, scende
dall’Universale all’individuale. Questo è il metodo adottato in Matematica la sola scienza esatta che esista
oggi. Euclide, anch’egli un Iniziato decise di divulgare l’Insegnamento Pitagorico per quell’aspetto legato al
1
Árrethos è la negazione di rètòs il cui significato è quello di espresso, razionale, misurabile, dunque esprimibile.
2
Platone, Gorgia 508a-b.
3
Giamblico, Vita di Pitagora, (II, 12).
4
Diogene Laerzio, Le vite dei filosofi, I, 28-33.
5
Aristotele parlava dei cosiddetti Pitagorici, mettendo in dubbio l’esistenza stessa di Pitagora.
5
mondo fenomenico delle forme fisiche inaugurando così l’inizio dell’era della specializzazione e della
scienza della quantità, fine a se stessa, spezzando così i contatti con l’Unità creatrice.
Il numero inesprimibile άρρητος (árrethos), è sinonimo di “irrazionale”. In realtà, qui, non si tratta affatto di
quanto si pone al di sotto della ragione, ma di ciò che, all’opposto, la supera verso l’alto. l’Uno per azione
della Diade si riflette e si occulta; perciò il “numero indicibile” è appunto questa stessa infinità considerata
nel suo stato di occultamento nell’Uno, il quale ne è l’origine e la sintesi inesprimibili.
Valentino, lo Gnostico Pitagorico, si dilunga intorno al potere dei grandi Sette che ricevettero l’incarico di
produrre questo universo, dopo che Ar(r)hetos o l’Ineffabile, il cui nome è composto di sette lettere, ebbe
descritto il primo Settenario. Il nome di sette lettere άρρητος indica la natura settenaria dell’Unico, del
Logos. “La Dea Rhea” dice Proclo, “è una Monade, una Diade ed un Settenario”6. Rhea, la Materia Prima è
fluida, perché non ha confini determinati, all’interno o all’esterno; la materia è in continua trasformazione,
sempre in movimento. Arrethos nella spiegazione di Valentino è il nome del Demiurgo, il Dio l’artefice del
Mondo materiale che per opera della Diade, Rhea, procede dal razionale al Caos, all’irrazionale.
La parola άρρητος, è formata con 7 lettere, come la parola armonia ἁρμονία, ma a differenza di
quest’ultima7 è formata con 3 vocali e 4 consonanti.
Eudosso, un Pitagorico discepolo di Archita, evitò di introdurre il valore numerico degli irrazionali,
utilizzando la rappresentazione geometrica, perché soltanto i geometri potevano maneggiare i rapporti
incommensurabili. La geometria divenne quindi la base per la matematica. All’ingresso dell’Accademia di
Platone fosse affissa l’epigrafe “Non entri chi non è geometra”. Plutarco ci tramanda il detto di Platone
secondo cui “Dio sempre geometrizza”.
Secondo gli studiosi moderni, la scoperta degli irrazionali sfociò in una crisi che minava nel profondo la
dottrina pitagorica, perché tutta la vita della comunità era basata sui numeri, sui numeri interi, nell’assoluta
certezza che fossero gli unici numeri possibili. La scoperta degli incommensurabili è attribuita a Ippaso di
Metaponto perito in mare per questa divulgazione. Da questo racconto di Proclo, gli storici s’inventarono
che i Pitagorici stessero allora solcando il mare su di una nave e che essi abbiano gettato fuori bordo Ippaso
per punirlo del fatto di aver introdotto un elemento dell’universo che negava la dottrina pitagorica secondo
6
H.P. Blavatsky, Cosmogenesi, sez XIII.
7
Armonia è formata con 4 vocali e 3 consonanti.
6
la quale tutti i fenomeni dell’universo possono essere ridotti a numeri interi o a loro rapporti. Le conclusioni
sono che Pitagora non essendo in grado di confutare la loro esistenza con la logica, per le sue credenze non
ne poteva tollerare l’esistenza proibendone la divulgazione. Si aggiunga anche il pregiudizio della non
conoscenza dello zero che sarebbe giunto in occidente tramite gli studiosi Arabi. Errate le ipotesi basate su
pregiudizi, ed errate le conclusioni.
I numeri irrazionali, incommensurabili tra cui πil p greco8, appartenevano all’Insegnamento Misterico ed
erano conosciuti e utilizzati dalle Scuole Misteriche di Oriente e Occidente, ai fini dell’addestramento del
discepolo che doveva riconoscere le Due Vie: quella della Caduta nella differenziazione, di cui gli irrazionali,
il Caos, sono il segreto motore, e quella verso la Dimora Spirituale contrassegnata dai numeri della Decade.
Caos-Theos-Kosmos, il “Dio dai Tre Aspetti”, rappresenta il primo Triangolo della Triade Pitagorica. Theos
evolve dal Caos, o Grande Abisso. Kosmos significa “ordine”, con questo termine gli antichi Greci
intendevano l’universo armonico ed ordinato nato dal disordine originario chiamato Caos. Pitagora e poi
Platone concepivano il Cosmo come insieme di quattro elementi: Fuoco, Aria, Acqua e Terra.
Il Timeo scritto intorno al 360 a.C. da Platone non ha mai cessato di interessare e di stupire gli studiosi, è il
dialogo platonico che maggiormente ha influito sulla filosofia e sulla scienza posteriori. Platone inizia il suo
più famoso dialogo in un modo prettamente pitagorico: “Socrate: Uno, Due, Tre: e dov’è, caro Timeo, il
Quarto di quelli che ieri invitai a pranzo e che oggi mi invitano?” Il Quarto invitato alla discussione giunge
2300 anni dopo nelle vesti eretiche di fisici quantistici dell’Etere e della Cosmometria, una geometria delle
relazioni energetiche. In particolare, la Cosmometria Strutturale è l’esplorazione dei solidi geometrici, le
forme che compongono la struttura architettonica di materia ed energia. Questa include i Cinque solidi
Platonici, le forme di Archimede e la miriade di forme geometriche derivanti che nascono da esse tramite
costellazione, troncamento, combinazione, ecc.
Occorre attendere il 1767, quando il matematico svizzero Johann Heinrich Lambert, dimostrò che è un numero
8
irrazionale. Nei tempi moderni, si è giunti a trovarne più di 100.000 cifre decimali, senza alcuna periodicità.
7
SULLE ORME DI PITAGORA - PLATONE
Platone pur avendo un patrimonio familiare assai modesto, quando giunse in Sicilia, acquistò da Filolao per
quaranta mine (10.000 denari) tre testi che riguardavano l’insegnamento di Pitagora9. Tale somma fu
offerta a Platone, secondo alcuni, dal suo amico Dione Siracusano. Filolao aveva intitolato le tre parti del
suo trattato con: “Del Mondo, Della Materia, Dell’Anima”. Dalle diverse testimonianze antiche e dalle
analisi degli studiosi moderni si ricava che quasi certamente Filolao ha scritto delle opere, per alcuni una
sola intitolata “Sulla natura o sul cosmo” oppure, divisa in tre libri dai titoli “Le Baccanti, Sull’Anima, Ritmi e
misure”. Platone, sviluppò l’insegnamento di Pitagora, attingendo il materiale dai tre libri di Filolao sulla
base del quale redasse poi il Timeo che ha come argomento principale l’Anima del Mondo. Ai tempi di
Platone, poi, operarono i Pitagorici Teodoro di Cirene 10 , e il suo giovane allievo Teeteto 11 che,
all’Accademia, tenevano seminari su argomenti di aritmetica e geometria. Platone fu un ideale allievo di
Pitagora, anzi, come osserva giustamente Siriano, il migliore dei Pitagorici, Platone è elencato fra i Pitagorici
dell’età ellenistica per le Lettere spurie. Dalle notizie raccolte da Diogene Laerzio sembra che Platone abbia
appreso l’insegnamento di Filolao perché, stando a quanto scrive Ermodoro, dopo la morte di Socrate a
ventotto anni Platone si recò prima a Megara da Euclide, poi a Cirene dal matematico Teodoro e
successivamente in Italia dai pitagorici Filolao ed Eurito. Cicerone12 conferma scrivendo che: “Si dice che
Platone imparato tutte le cose di Pitagora”.
9
L’acquisto è confermato da Giamblico, in Vita Pitagorica, da Aulo Gellio nelle Notti Attiche, Libro III, Capitolo XVII, e
da Diogene Laerzio, che afferma che Platone ricevette il libro per aver ottenuto la liberazione di un giovane discepolo
di Filolao che era stato imprigionato da Dionigi tiranno di Siracusa; Aulo Gellio precisa inoltre che: “Anche che
Aristotele comperò alcuni libri del filosofo Speusippo, dopo la morte di questi, per tre talenti attici, la qual somma, in
nostra moneta, corrisponde a 70.000 sesterzi”.
10
Sappiamo dal Teeteto, dialogo di Platone, che Teodoro di Cirene, insegnò la matematica pitagorica allo stesso
Platone e a Teeteto. Fu allievo di Archita di Taranto e probabilmente Maestro di Platone, come suggerisce un passo di
Cicerone.
11
Per quanto riguarda l’indagine matematica, Teeteto si occupò, come Teodoro, del problema dell’irrazionale
quadratico e di stereometria: probabilmente fu il primo ad applicare in stereometria i metodi di costruzione mediante
la linea e il circolo, già introdotti nella planimetria. A Teeteto è attribuita anche la costruzione dei cinque poliedri
regolari, di cui anche Platone parla nel Timeo.
12
Cicerone Tusc. Disput. 1.17.39.
8
Tu sai senz’altro che chi si occupa di geometria, di aritmetica e di altre questioni del
genere, dà per scontato il pari e il dispari, le figure e i tre tipi di angoli, e altre cose
del genere, a seconda della scienza che studia, e le assume come ipotesi, e non
ritiene più necessario discuterle né con sé né con gli altri, prendendole come principi
evidenti per tutti, e partendo appunto da tali principi, passa a trattare le altre
questioni, ricavando di conseguenza in conseguenza la conclusione che si era
proposto. – Questo lo so, disse. – E allora sai anche che si servono di figure visibili e
su esse sviluppano delle dimostrazioni, ma non si riferiscono a queste figure, bensì
alle cose cui esse somigliano: per esempio, discutono del quadrato in sé, della
diagonale in sé, e non del quadrato, della diagonale o della figura che stanno
tracciando; di queste figure, si servono come immagini per giungere a cogliere altre
realtà, che sono in sé e per sé e che non si possono cogliere che con l’intelligenza13.
Una tradizione tardo - antica ci tramanda che all’ingresso dell’Accademia di Platone era affissa l’epigrafe
“Non entri chi non è geometra”. il detto di Platone secondo cui “Dio geometrizza” , rispecchia
perfettamente l’attività creatrice del Demiurgo magistralmente descritta nel Timeo, che cala i modelli
intellegibili nella materia sensibile mediante le figure geometriche e i numeri, e corrisponde bene al motto
che sarebbe stato scritto sul portone dell’Accademia14. Platone volle continuare l’impegno politico dei
Pitagorici, fallito a Crotone, e perfettamente riuscito a Taranto per opera di Archita. Per Platone vera
filosofia e politica coincidono, perché la politica consiste nel rendere l'anima più virtuosa, che è anche
l'attività del filosofo. Per costruire lo stato ideale occorre che il politico diventi filosofo: “philo-sophos,
amante della saggezza” .
In questo passo la geometria17 è legata al concetto di uguaglianza e giusta proporzione, che caratterizza
l’ordine dell’universo, il cosmo, e che, per analogia e necessità, si presta a suggerire il criterio del giusto
equilibrio per la costituzione del Senato e per le modalità da adottare per l’elezione dei suoi componenti.
13
Platone, Repubblica VI, 509d-511c.
14
Accademia fu il nome con il quale fu conosciuta la scuola fondata da Platone ad Atene. All’interno della Scuola egli
insegnò alcune dottrine che, a quanto ne riferisce Aristotele, differivano da quelle contenute nei suoi dialoghi, ed
erano più profondamente influenzate dall’Insegnamento Pitagorico. Il nome Accademia deriva da quello di un bosco
situato a nord ovest di Atene dedicato all’eroe Akademos. Nelle sue vicinanze, secondo la tradizione, nel 387 a.C.
Platone acquistò un fondo e vi fondò la Scuola.
15
Calliche era un giovane politico ateniese aristocratico e dalle idee antidemocratiche.
16
Platone, Gorgia 508, a – b.
17
La parola Geometria deriva dalla fusione di due parole che in greco significano terra e misura quindi misurazione
della terra. La Geometria è quella parte della scienza matematica che si occupa delle forme e delle loro mutue
relazioni.
9
La rivalutazione più sorprendente del pensiero Pitagorico e Platonico è giunta da recenti indagini
dell’universo che indicano che l’universo può essere effettivamente un Dodecaedro, il Quinto solido
platonico descritto nel Timeo. Secondo il gruppo di astrofisici dell’Osservatorio di Parigi, coordinato dal
francese Jean-Pierre Luminet, l’universo avrebbe dei confini molto precisi e sarebbe racchiuso all’interno di
12 pentagoni curvi, le cui facce riflettendosi danno l’illusione di un universo infinito, mentre in realtà è
finito18. I ricercatori lo definiscono: “Un semplice modello geometrico di uno spazio finito che si basa sullo
spazio dodecaedrico di Poincare”. È sorprendente per gli studiosi moderni che Platone abbia utilizzato un
Dodecaedro come la quintessenza per descrivere il cosmo! Platone ha inoltre affermato che il tempo ha
avuto un inizio, ma che era riunito con l’universo in un istante della creazione.
Molti minerali cristallizzano con una forma, detta abito, che corrisponde ad un poliedro. La pirite si può
presentare con tre abiti diversi: con cristalli cubici, ottaedrici o aventi la forma di un dodecaedro non
regolare. Nessun minerale ha però la forma di un icosaedro o dodecaedro regolare. E cosa dire di quei
cristalli che, come il cloruro di sodio o il fluoruro di calcio, spontaneamente si dispongono in forma di
poliedri regolari? I poliedri regolari sono le forme base della creazione, i cui interlacciamenti possono
essere assunti a dimostrazione del detto “Dio geometrizza”.
18
New Scientist (ottobre 2003).
10
KOSMOS
I Pitagorici associavano i numeri alle forme geometriche: le superfici rappresentavano lo Spazio Astratto, i
Volumi lo Spazio Formato, che caratterizza il Cosmo.
Il Cerchio rappresenta lo Zero assoluto, il contenitore e il contenuto di ogni cosa, che era rappresentato da
il simbolo dei simboli, un Disco Bianco su fondo Nero. Il simbolo dello Spazio Astratto, dell’Assoluto è un
Cerchio il cui centro è dappertutto e la cui circonferenza è in nessun luogo
secondo la definizione data da Pascal su Dio. Il Cerchio è la rappresentazione
negativa dell’Assoluto, un Principio senza forma. Il Cerchio astratto
rappresenta la Causa Celata, la Radice di ogni possibile manifestazione
soggettiva ed oggettiva. Il Cerchio è anche il Non Numero, l’Indeterminato,
lo Zero20, il Nulla per i nostri sensi fisici, in realtà il Tutto.
La mitologia dei sacerdoti egizi di Heliopolis, narra che dapprima esisteva un Oceano di Energia immobile, lo
Spazio senza confini, il Num. Da questo spazio sferico come un Uovo si generò un Punto di Luce che prese il
nome di Atum “Colui che è, e Colui che non è”. Atum-Râ è descritto, nel Libro dei Morti, radiante nel suo
Uovo. Il Punto nel CerchioErrore. Il segnalibro non è definito. ancora immacolato, è la rappresentazione
dell’Uno, indicante l’aurora della differenziazione. É il Punto nell’Uovo del Mondo, il Germe che diverrà
l’Universo, il Tutto, il Cosmo illimitato e periodico, un Germe che è, periodicamente ed alternativamente,
latente ed attivo.
L’ Uovo, dal cui interno emerge la Divinità Creatrice, è il “Cerchio con il Punto centrale” di Pitagora, simbolo
ben appropriato. il Punto nel Cerchio, non era ancora l’Architetto o il Demiurgo dell’Universo, ma la Causa
di quell’Architetto Il Cerchio intero è l’Unità divina da cui tutto procede e a cui tutto ritorna. “Deus enim et
circulus est”, dice Ferecide, nel suo Inno a Giove. Questo era un assioma ermetico,
e Pitagora prescriveva una prostrazione e una posizione circolare durante le ore di
contemplazione: “Il devoto deve avvicinarsi il più possibile alla forma di un cerchio
perfetto”.
Dapprima l’Unità celata, lo Zero, poi il Punto nel Cerchio che nelle antiche
19
Diogene Laerzio, Vite, VIII, 25.
20
Lo Zero, in matematica è il risultato della somma di tutti i numeri positivi e negativi, reali e immaginari, cioè il Tutto.
11
cosmogonie è indicato come il Germe nell’Uovo Cosmico. Il Punto Primordiale nel centro del Cerchio
rappresenta l’Inizio della Manifestazione, l’Unità nella sfera della materia dell’Universo. La Monade
Pitagorica dimora nella solitudine e nelle Tenebre come il “Germe”. Questo è il simbolo per eccellenza della
divinità solare e rappresenta il Padre nei cieli astratti della tradizione cristiana. Filolao afferma che: “Il
primo armonicamente composto, è l’Uno nel mezzo della Sfera si chiama Focolare.” L’Uno di Filolao è il
Principio del Cosmo, ma non un Principio Assoluto perché a sua volta è il risultato di elementi preesistenti,
gli Indeterminati e i Determinanti, che esistono da sempre. Il principio di tutte le cose è la Monade che
appare come un Punto di Luce nel Cerchio.
L’inizio del libro di Filolao Sulla natura o Sul cosmo, che Diogene Laerzio
ha ricavato da Demetrio di Magnesia, nel suo scritto Omonimi, presenta
subito la natura che opera nel mondo in quanto ordinato è resa armoniosa dai due tipi opposti di elementi:
quelli indeterminati che sono innumerevoli ed anche quelli che li completano, li determinano. L’armonia tra
infinito e finito, indeterminazione e principio di determinazione, si realizza sia nella globalità dell’universo
sia in ogni sua singola parte. L’inizio del libro fornisce subito l’impostazione originale di Filolao:
Nel Timeo, il Demiurgo, foggia il mondo partendo da una Materia preesistente alla sua opera, la Materia, in
accordo con la filosofia orientale, è preesistente alla creazione, è eterna. Il modello che egli imita nel
compiere il proprio lavoro appartiene al mondo astratto delle Idee. Il Demiurgo, prese dunque quanto
c’era, di visibile, di inquieto e in agitazione disordinata le molecole eterne del Caos Primordiale, lo Spazio
(da χαίνω, “Vuoto”), e lo ridusse dal disordine all’ordine. Il Caos è lo Spazio è contiene in sé tutti gli
Elementi nel loro stato rudimentale e indifferenziato. Questo Caos, per Platone e per i Pitagorici, divenne
“l’Anima del Mondo”. Secondo l’insegnamento indù, la Divinità sotto la forma di Ǽther (Âkâsha secondo gli
Indù), permea tutte le cose, in altre parole è Theos che evolve fuori dal Caos o il Grande Abisso. Caos-
Theos-Kosmos, la Triplice Divinità, rappresentano il Primo Triangolo della Triade Pitagorica, il “Dio dai Tre
Aspetti”, prima che si trasformi, attraverso la quadratura perfetta del Cerchio Infinito, in Quaternario.
Pitagora intende con la parola Kosmos gli Elementi, Fuoco, Aria, Acqua, e Terra. I Quattro Elementi sono
chiamati rhizômata, le radici o principi di tutti i corpi composti. Platone nel Timeo scrive: “Creò l’universo
componendo l’Intelligenza nell’Anima e l’Anima nel corpo perché l’opera fosse la più bella secondo natura e
la più buona che si potesse. “Di tutte e Due formò una Terza specie di essenza intermedia che partecipa
della natura del Medesimo e di quella dell’Altro (il Diverso) … e presele tutte e tre, le mescolò in una sola
specie, congiungendo a forza col Medesimo la natura dell’Altro21”.
21
Platone, Timeo VIII – 34c – 35a, b.
12
L’Anima, è in rapporto con lo Spirito e con la Materia, è quindi mediana, condizione divina posta nel corpo
terreno. I Pitagorici con questo concetto spiegavano l’Unità e l’organicità del Cosmo, nonché la vita ed il
movimento che lo animano. Quando si dice che ogni anima umana nasce dal suo distacco dall’Anima
Mundi, si intende, che i nostri Ego più elevati sono di un’essenza identica ad Essa. Nel linguaggio platonico,
la Mente o Spirito e la Materia, erano i Due Princìpi Primordiali ed eterni dell’Universo, del tutto
indipendenti da qualsiasi altra cosa. Il primo di essi era il principio intellettuale che tutto vivifica, mentre il
Caos era un principio liquido “senza forma né intelletto”; dalla loro unione nacque l’Universo, o piuttosto il
Mondo Universale.
Nel Timeo, Platone tratta della Creazione, l’azione del Medesimo e del Diverso, precisando che “due cose (la
Diade) non possono essere unite giustamente senza un terzo”; ci deve essere un certo legame che attesti
l’unione fra loro. I Due Punti della Diade irraggiano due campi di forza, due sfere di influenza. Questi due
campi non sono statici, sono due vortici che ruotano tra loro in senso opposto.
I Due Cerchi vanno disegnati con raggio Unitario e diametro Due, con i rispettivi centri distanziati di una
unità in modo che possano interagore tra loro. L’intersezione de Due Campi visualizzati con Due Cerchi,
crea un Terzo Aspetto. Il Terzo Essere è la Mente Creatrice, il Demiurgo, è il fattore di tutte le cose, e
lavora sul mondo manifesto per mezzo della Luce del Logos. I Due Cerchi quando sono separati occupano
entrambi uno spazio pari a Quattro, che rapportandosi si riduce a 3/4, la nota FA, la Creazione.
Geometricamente il Terzo nato dall’unione dei due cerchi, l’area comune da essi generata è la Vesica
Piscis (la Vescica del Pesce). Per gli uomini, questa intersecazione simbolica rappresenta il terreno comune,
visione condivisa o comprensione mutua tra individui uguali. Vesica Piscis è individuata da due assi
rispettivamente di lunghezza Uno e √3. Le due linee a 90° suggeriscono l’idea di assi di riferimento
mediante cui: “ogni forma deve essere misurata e posizionata”. La Divina Misura, gli Assi di Sviluppo ideati
dalla Mente Divina reggono le forme dalle particelle sub-atomiche a quella degli atomi macrocosmici:
galassie, sistemi solari, pianeti. Nell’antico Egitto, l’Ordine Cosmico, la Divina Misura era personificata da
Maat, simbolizzata come un rettangolo. Fra i Babilonesi, l’Ordine Cosmico veniva indicato con la parola Me.
Per gli orientali, l’Ideazione Cosmica, l’Anima universale è chiamata Mahat, parola molto simile a quella
usata dagli Egizi.
13
Si ritiene che la conchiglia contenga il suono primordiale, cioè in monosillabo OM. In Cina Kwan-Yin è la Dea
della Misericordia ed è chiamata la “Voce Divina”22. Questa “Voce” è un sinonimo del Verbo o Parola,
“Linguaggio” come espressione del Pensiero. È questa “Voce “ che fa uscire dal Caos e dai Sette Elementi
Sien-Tchan, la forma illusoria dell’Universo.
La Madre è l’ardente Pesce della Vita. Essa dissemina le sue Uova ed il Soffio il
[Moto] le riscalda e le vivifica. I Granelli *delle Uova+ si attraggono rapidamente l’un
l’altro e formano i Grumi nell’Oceano *dello Spazio+.24
La diagonale orizzontale di valore Uno uguale al raggio dei cerchi, è il riferimento per i lati dei poligoni, la
diagonale verticale di √3 c’informa che Vesica Piscis genera numeri irrazionali. Volendo esprimere questo
rapporto divino 1/√3 con numeri interi, necessariamente occorrerà adottare una piccola approssimazione,
utilizzando il rapporto di 153:265 denominato da Archimede la “misura dei pesci”, è un’approssimazione
alla misura della Vesica Piscis 1/√3, con un piccolissimo errore di 0,000025 (25 milionesimi), con la
proprietà che nessuna approssimazione migliore non può essere ottenuta con i più piccoli numeri interi.
22
La Sophia gnostica, “Saggezza”, che è “la Madre” dell’Ogdoade (Aditi, in un certo senso, con i suoi otto figli), è lo
Spirito Santo e il Creatore di tutto, come negli antichi sistemi. Il “Padre” è un’invenzione posteriore. Il più antico Logos
manifestato era femminile dappertutto, la Madre delle Sette Potenze planetarie.
23
Stanza di Dzyan IV, 4.
24
Commentario alla Stanza IV di Dzyan.
14
IL MEDESIMO E IL DIVERSO GENERANO LE FIGURE GEOMETRICHE
L’intersezione dei Due Cerchi che rappresentano il Medesimo e il Diverso genera la figura del Pesce, la
Piscis Vesica, la Madre generatrice di tutte le figure geometriche. I Due Cerchi intrecciati in modo da
formare Vesica Piscis sono stati considerati dagli antichi filosofi matematici come i genitori dei numeri e
delle figure geometriche.
1 1
√3 √3/2
1 1 1
2
Il Triangolo Equilatero di lato unitario si individua all’interno della Vesica prendendo come riferimento la
diagonale di valore Uno per la sua base e la semidiagonale di valore √3/2 per la sua altezza. La diagonale
orizzontale di valore Uno uguale al raggio dei cerchi, è il riferimento per i lati dei poligoni, la diagonale
verticale di √3 c’informa che Piscis Vesica genera anche numeri irrazionali. Dalla intersezione dei Due
Cerchi nasce la prima figura geometrica, il Triangolo, e il primo numero dispari: “Tre”. Questo è il
Triangolo del mondo manifestato. S’individuano due Triangoli Equilateri il primo di lato 2 uguale al
diametro dei Due Cerchi, e altezza √3, il secondo di lato 1 uguale al diametro del Cerchio inscritto nella
Vesica Piscis e altezza √3/2.
Il Triangolo di lato 2 coincide con il diametro 2 del cerchio del Medesimo e del
Diverso, insieme compongono la Trinità astratta. Il Cerchio e il Punto, dei quali
l’ultimo si ritira e si fonde con il Cerchio dopo aver emanato i primi Tre Punti e
dopo averli congiunti con linee formando il Primo Triangolo, la Trinità Astratta (per
il mondo delle forme), base del secondo Triangolo nel mondo manifestato, quello
di cui parla Platone nel Timeo25.
Il triangolo interno ala Vesica Piscis di lato 1, nel mondo della dualità si riflette in un secondo triangolo: si
realizza così il Senario, quando i due triangoli si sovrappongono realizzano la stella a 6 punte. Unendo i
quattro punti d’intersezione dei Due Cerchi, il Medesimo e il Diverso, con l’asse individuato dal Diametro
25
Platone, Timeo XX.
15
dei Cerchi, all’interno della Vescica Piscis, si ottengono Due Triangoli Equilateri di lato Uno, con i vertici
opposti fra loro. I Due Triangoli Equilateri hanno vertice opposto per indicare la Polarità della
manifestazione. La figura è un Rombo detto Losanga (un altro simbolo della Dea Madre), i cui quattro
vertici individuano gli assi della
Vesica: la Misura dei Pesci cioè √3/1.
Se disponiamo i 10 punti della
Tetractis in modo crescente e
decrescente in una serie di Sette
Numeri, otteniamo un Rombo
formato da 16=42 Punti.
Io intendo le linee rette e curve, le superfici e i solidi, che derivano dalla retta e dal
cerchio, con l’ausilio del compasso, della riga e della squadra. Poiché queste forme
non sono belle come altre, a certe condizioni, ma sempre belle in sé, per natura, e
sono fonte di particolarissimi piaceri.26
L’Esagono si costruisce con un lato unitario coincidente con la diagonale minore della Vesica Piscis. Si
disegna un altro cerchio di raggio uguale a 1, con il suo centro nell’estremo inferiore dell’asse verticale. Il
terzo cerchio passa per gli estremi della diagonale minore (punti rossi in figura)e interseca il Medesimo e il
Diverso in due punti della Vesica (punti verdi in figura). Questi quattro punti appartengono ai vertici
26
Platone, Filebo 51 c.
16
dell’Esagono, per trovare gli altri due è sufficiente osservare che
sono simmetrici rispetto al centro del terzo cerchio. L’Esagono
risulta formato da 6 Triangoli Equilateri di lato unitario, 1
precisamente tre coppie.
1 1
FIGURA 10. VESICA PISCIS GENERA L’ESAGONO
17
TRIANGOLI MISTICI
Nel Timeo di Platone28, gli oggetti del sensibile sono formati da Triangoli che si compongono in figure
geometriche: “Ogni superficie piana e rettilinea è formata da triangoli”. Il Triangolo è la superficie
primordiale, una forma non generata da moltiplicazione, in quanto è il risultato per addizione dalla prima
scissione 1 + 2 = 3. La minima superficie è individuata da tre punti, i vertici di un Triangolo. Il Neopitagorico
Proclo, scriveva che i Pitagorici dicevano che il Triangolo è il principio della generazione. Per i Pitagorici e
per Platone, il Triangolo rappresentava l’atomo, la parte ultima e indivisibile di una superficie, perché un
poligono è sempre suddividibile in triangoli. La riunione di questi Tre aspetti divini è rappresentata con un
Triangolo inscritto nel Cerchio della Materia Primordiale. Nel mondo fenomenico la Monade diventa il
vertice del Triangolo Equilatero manifestato, o il “Padre”. La linea a sinistra del triangolo diventa la Diade o
la “Madre. La linea di destra del triangolo rappresenta il “Figlio”, descritto in ogni antica cosmogonia come
uno con il Padre o vertice29. La linea alla base del triangolo sta per il piano universale della natura
produttiva, in cui sono unificati sul piano fenomenico “Padre – Madre – Figlio”, come sono stati uniti in
tutto il mondo soprasensibile dal vertice, dalla Monade. Il triangolo è il più profondo di tutti i simboli
geometrici.
Platone, nel Timeo ci informa che: “Tutti i triangoli derivano poi da due specie di triangoli, ciascuno dei
quali ha un angolo retto e due acuti … Fra gli infiniti triangoli rettangoli scaleni, uno è il più bello, il
triangolo rettangolo scaleno”. Tutti i triangoli sono fondamentalmente di due tipi: il triangolo rettangolo
isoscele (angoli di 90°, 45°, 45°) e il triangolo rettangolo scaleno (angoli di 90°, 60°, 30°). Ora, mentre per il
triangolo rettangolo isoscele non vi sono problemi, per quello scaleno ve ne sono; essi possono, infatti,
essere, al contrario degli altri, della più incredibile varietà.
La figura geometrica base è il Triangolo rettangolo che esprime l’azione delle due forze, due vettori, la
possibilità di andare in due direzioni diverse, la diagonale è il risultato. Nel Timeo, l’altezza innominata del
Triangolo più Bello è la radice quadrata di tre √3. Il Triangolo Equilatero raffigura la Divinità, che
spezzandosi in Due parti compie il Sacrificio all’Inizio dei Mondi. Il Triangolo più bello ha le seguenti
proprietà:
Il cateto minore è uguale alla metà dell’ipotenusa: rapporto musicale di ottava 1/2, il DO.
L’angolo di 60° è i 2/3, il SOL, dell’angolo retto di 90°.
Poiché il cateto maggiore è la radice quadrata di tre √3, il quadrato del cateto maggiore è il triplo
del cateto minore.
Si realizza così la sequenza 1, 2, 3.
27
Platone, Repubblica (510 , c - e).
28
Platone, Timeo XX.
29
Si comprende l’usanza degli antichi di entrare in un tempio dal lato destro e mettendo avanti la scarpa destra.
18
2
60° 1
90°
30°
√3
E la bellezza di questo triangolo discende soprattutto dal fatto che, se ripetuto Sei volte, realizza un
Triangolo Equilatero. Occorre osservare che Platone non realizza il Triangolo Equilatero nel modo più
semplice mediante Due soli dei Triangoli Rettangoli.
Le tre altezze di un triangolo equilatero, che sono anche mediane, assi e bisettrici, sono assi di simmetria
del triangolo e il punto in cui si incontrano è il centro della circonferenza inscritta e circoscritta. Il raggio
della circonferenza circoscritta è il doppio “2” del raggio della circonferenza inscritta “1”. I due cerchi
stanno fra loro in rapporto di Armonica ½ DO. L’altezza del Triangolo equilatero inscritto in una
circonferenza è 3/2 del raggio: rapporto di Quinta, SOL. Il lato del Triangolo Equilatero iscritto in una
circonferenza è √3 volte il raggio.
2 1 3
Plutarco riguardo alla natura del Triangoli, scrive nei Dialoghi 4
Delfici, che:
19
I Pitagorici il Triangolo Equilatero lo chiamano Atena Corufagena (nata dal vertice) e Tritogenia (nata dalla
Triade), perché viene suddiviso esattamente in parti uguali dalle tre perpendicolari condotte da ciascuno
dei tre angoli30.
Per Platone, I daemon sono esseri intermediari fra gli Dei ed i mortali. Il Demone
di Socrate è la parte incorruttibile dello uomo, l’uomo reale interiore. Successivamente i filosofi della
Scuola di Alessandria, diedero il nome di daemon ad ogni tipo di spiriti, sia buoni che cattivi. Attualmente
per le moltitudini il daemon si è trasformato in demonio, un essere oscuro.
Poiché ogni generazione si produce per divisione, l’uomo corrisponde a un triangolo equilatero tagliato in
due, cioè a un triangolo rettangolo. Questo, secondo l’opinione di Platone nel Timeo, è anche
rappresentativo della Terra. La trasformazione del triangolo equilatero in triangolo rettangolo si traduce
con una perdita di equilibrio.
30
Plutarco Iside e Osiride, F, 381.
20
I TRIANGOLI RETTI
I TRIANGOLI RETTANGOLI sono caratterizzati da aver tre lati diversi. Il Triangolo Rettangolo rappresenta
l’Uomo e la generazione che si produce dalla divisione. Poiché ogni generazione si
produce per divisione, l’umanità corrisponde a un Triangolo Isoscele tagliato in due,
cioè a un Triangolo Rettangolo. Il Triangolo Rettangolo è chiamato così perché ha
un angolo retto di 90°. L’angolo retto è simbolo di uguaglianza e di unione perché
uguale alla somma degli altri due angoli. L’angolo retto è il prodotto di 9x10, dove 9
è un simbolo di rigenerazione e anche di Giustizia, mentre il 10 è simbolo della
Perfezione, della sublimazione, è il compimento di ogni cosa. Questo significa, in
poche parole, la rigenerazione dell’uomo, il suo ritorno allo stato divino originale.
90°
FIGURA 17. TRIANGOLO RETTO
I Triangoli Retti di Platone, principi di generazione, hanno un lato che può essere espresso sia con numeri
interi, sia con irrazionali. I Numeri Interi indicano delle entità incorrotte. I Numeri Irrazionali indicano
entità disintegrate. I numeri irrazionali sono quei numeri la cui espansione in qualunque base (decimale,
binaria, ecc) non termina mai e non forma una sequenza periodica: simboleggiano la molteplicità. I numeri
irrazionali sono in relazione con l’azione del divino nel mondo materiale. La ragione è ordinata e unica,
l’irrazionalità è molteplice. Malgrado l’opinione della maggioranza degli esperti del settore, il vero scopo
delle operazioni legate a tali particolari numeri non era principalmente quello di trovare il valore
approssimativo della diagonale di un triangolo rettangolo, campo di applicazione della matematica
applicata alla geometria, ma della matematica pura, la quale, avendo per oggetto esclusivamente i numeri
interi, e possedendo un carattere di assoluta esattezza, esclude categoricamente qualunque genere di
calcolo approssimativo.
Il Triangolo di ipotenusa Due e cateti Uno, ha il terzo lato definito da un numero irrazionale, la
radice quadrata di Tre, √3.
Il Triangolo con due lati uguali ad Uno ha il terzo lato, l’ipotenusa uguale alla radice quadrata di
Due, √2.
Il Triangolo rettangolo con i cateti di lunghezza Uno e Due ha l’ipotenusa uguale alla radice
quadrata di Cinque, √5.
Proclo attribuisce a Pitagora un semplice formulazione per generare triangoli retti con “numeri interi”. Si
parte da un numero dispari che sarà il cateto più piccolo. Si calcola il quadrato di tale numero se ne sottrae
un’unità e lo si divide per due, ottenendo così il secondo cateto. L’ipotenusa si ottiene aggiungendo l’unita
al cateto calcolato.
32 −1
Esempio cateto minore 3 cateto maggiore =4 ipotenusa 4 +1 = 5
2
Triangolo 3, 4, 5
52 −1
Esempio cateto minore 5 cateto maggiore = 12 ipotenusa 12 +1 = 13
2
Triangolo 5, 12, 13
21
72 −1
Esempio cateto minore 7 cateto maggiore = 24 ipotenusa 24 +1 = 25
2
Triangolo 7, 24, 25
Platone, secondo quanto afferma Proclo, fornisce una formulazione partendo dai numeri pari. Il numero
pari è sempre il cateto minore del triangolo. Si calcola il quadrato della metà del numero che risulta intero
in quanto pari, e si sottrae un’unità ottenendo così il secondo cateto. L’ipotenusa si ottiene aggiungendo
l’unita al quadrato.
Triangolo 4, 3, 5
Triangolo 6, 8, 10
Triangolo 6, 15, 17
Il Triangolo fondamentale 3, 4, 5 si trova in entrambi i modi, partendo sia dal numero dispari e sia dal
numero pari.
Non esiste nessun triangolo rettangolo che abbia come ipotenusa Sette né che abbia sette come quadrato
dell’ipotenusa. Sette è l’unico numero della Decade che è detto essere senza madre e vergine.
22
IL TRIANGOLO RETTANGOLO SACRO
Per Pitagora, il Triangolo era la prima concezione della Divinità manifestata, la sua
immagine, Padre-Madre-Figlio.
La natura migliore e più divina consiste di tre componenti: quella intellettiva, quella materiale e quella che
risulta da entrambe, che i Greci chiamano cosmo. Platone31 è solito chiamare la componente intellettiva
idea, paradigma e padre, quella materiale madre, nutrice, sede e luogo della generazione, e ciò che deriva
da essi prole e generazione. Si può congetturare che gli Egizi onorino in sommo grado il più bello dei
triangoli perché assimilano a questo la natura dell'universo, e così pure Platone32 nella Repubblica sembra
aver fatto uso di questo nel disegnare il suo diagramma del matrimonio. Quel triangolo ha l’altezza di tre
unità, la base di quattro e l’ipotenusa di cinque, che ha lo stesso valore dei lati che la comprendono.
Dunque l'altezza deve essere assimilata al principio maschile, la base a quello femminile e l’ipotenusa alla
prole di entrambi: e bisogna considerare Osiride come il Principio, Iside come il Recipiente ed Horus come il
loro perfetto risultato.33
5
3 1 3
4 4
Plutarco descrive il Triangolo Sacro Egizio caratterizzato dai numeri 3, 4, 5. La base vale Quattro, la Misura,
la dea Iside; l’altezza vale Tre, il primo numero dispari, lo Spirito, Osiride; l’ipotenusa vale Cinque, la
relazione fra Spirito e Materia, il Figlio Horus. Inscrivendo nel Triangolo un Cerchio di raggio unitario di ha:
Raggio = 1
Diametro = 2
Altezza = 3
Base = 4
Ipotenusa = 5
Area = 3x4/2 = 6
Somma di una coppia di lati (3+4) = 7;
Somma di cateto minore e ipotenusa (5+ 3) = 8;
Somma di cateto maggiore e ipotenusa (5+4) = 9.
31
Platone Timeo 50 c-d,
32
Platone Repubblica 546 b.
33
Plutarco (De Iside et Osiride 373-4)
23
Tutti i numeri fondamentali, ad eccezione dell’Unità e della Diade, sono generati dal Triangolo.
Nel Triangolo Sacro si possono inserire infiniti cerchi con raggio in rapporto di ottava cioè 1/1, 1/2,
1/4, 1/8 1/16, 1/32 …
Il prodotto dei tre lati 3x4x5 = 60 fornisce l’unità di misura del tempo, il Soss, il numero del Cielo dei
Caldei, Anu.
Il perimetro del Triangolo Sacro “3+4+5” fornisce il numero 12, i settori del cerchio celeste. Il
perimetro del rettangolo formato dal raddoppio del Triangolo dà luogo al numero 14 due volte
sette.
È degno di nota che dobbiamo intercalare due unità ai lati del triangolo 3, 4, 5, per ottenere il
perimetro del rettangolo, ovvero: 3+1+4+1+5 = 14. Questa sequenza evoca il valore di , cioè
31415.
Plutarco34 scrive che Il numero Cinque è il primo il cui quadrato è uguale a quello dei due che lo precedono
immediatamente, e forma con essi il più bello dei triangoli rettangoli. Nel mondo quadratico della forma:
Il soffio è il segreto della vita ed il mondo è sferico in quanto esso diviene attraverso i
Numeri e questo numeri sono Tre, Quattro, Cinque, a partire dalla Trinità originale.35
Sussiste anche il fatto che non esiste altra serie di numeri consecutivi per le lunghezze dei lati di un
triangolo rettangolo all’infuori di questa serie 3, 4 e 5. Non possono perciò aversi serie come 4, 5, 6 oppure
5, 6, 7 ecc.
Gli antichi Egizi utilizzavano il Triangolo sacro per tracciare sul terreno angoli retti per costruire una casa o
un tempio, tale compito era affidato agli agrimensori, detti “coloro che misurano con una corda”, raffigurati
con in mano una corda sormontata da una testa di ariete adorna del serpente aureo, che ne sottolinea il
carattere divino. Una delle principali cerimonie della fondazione del Tempio è quella di “tendere il cordone
tra due picchetti”. Si prende una corda divisa da nodi in 12 parti, lunghe ciascuna un cubito (un sesto di
metri).
1 1
3 4 5
34
Plutarco, De defectu oraculorum 429 e.
35
Schwaller de Lubicz, la Scienza Sacra dei Faraoni, pag. 104, Edizioni Mediterranee.
24
Il cubito è la sesta parte di una circonferenza di diametro un metro, che individua un perfetto triangolo
Equilatero, simbolo dell’equilibrio e dell’armonia, prerogative di Maat, la Misura, l’Armonia. Si lascia libera
un’estremità lunga tre cubiti, l’altra parte si fissa con un piolo. Con un altro piolo si fissa una lunghezza di
quattro cubiti e si lascia libera la rimanente parte lunga cinque cubiti. Si ribattono le due estremità libere e
si forma il perfetto angolo di 90° e il Triangolo rettangolo Sacro. Pitagora, ricordiamo che, rimase per 22
anni in Egitto presso i sacerdoti di Menfi. Considerando il Paletto un’unità “1”, si ottengono Cinque numeri
le prime cinque cifre del divino 3 + 1 + 4 +1 + 5.
Il teorema di Pitagora era noto anche agli Indù ed era legato al concetto di sacro. Si legge infatti nei
Sulbasutra, testi che contenevano le istruzioni per la costruzione degli altari, riportati in forma scritta fra
l’800 e il 600 a. C. dal monaco indiano di nome Baudhayana: “La fune tesa per la lunghezza della diagonale
di un rettangolo forma un’area pari alla somma di quella formata dal lato verticale e da quello
orizzontale: 52 = 32 + 42”.
Il numero della Quantità Totale è 50, di questo se ne prendono 49. Si dividono in due
parti, per raffigurare le Due Forze fondamentali. 38
Nella divinazione col metodo de “Yi-King”, si usano 50 steli di millefoglie, ma se ne usano 49 cioè 7x7. Gli
steli del millefoglio, dice il Libro dei Mutamenti “sono di specie rotonda e spirituale”, il significato è che 49 =
7x7 è un numero dello Spirito. La somma dei primi Cinque numeri Dispari o del Cielo è 1 + 3 +5 +7 + 9 = 25.
La somma dei primi Cinque numeri Pari o della Terra è 2 + 4 +6 +9 + 10 = 30. La somma dei Cinque numeri
del Cielo con i Cinque numeri della Terra fornisce come risultato 55 togliendo al totale 5, il Numero del
Mutamento, si ottiene 55 – 5 = 50, il numero della Quantità Totale.
36
Progetto Polymath, Politecnico di Torino.
37
Considerato da Confucio libro di saggezza è utilizzato a livello popolare a scopo divinatorio, mentre dagli studiosi è
utilizzato per approfondire aspetti matematici, filosofici e fisici.
38
Ta Ciuann, IX, 3.
25
IL QUADRATO
Platone nel Timeo scrive che Quattro Triangoli Isosceli formato un Tetragono
Equilatero, cioè un Quadrato. Per vedere come, occorre intanto osservare che
Quattro Triangoli Rettangoli Isosceli, uniti tra loro attraverso l’angolo retto,
formano un Quadrato. È anche qui da notare che il Quadrato non è costruito nel
modo più semplice, mediante due soli triangoli rettangoli isosceli.
Le diagonali nei poligoni sono strumenti di generazione, nel Quadrato sono 2 che incrociandosi individuano
4 Triangoli con vertice al centro della figura. La Diade raddoppiata crea la superficie del Quadrato con
Quattro Triangoli Rettangoli Isosceli, uniti tra loro attraverso l’angolo retto.
La Tetrade è la Diade raddoppiata, il prodotto del primo numero moltiplicabile che è Due: 2 x 2 = 4.
Secondo Confucio: “Il Grande Estremo (il Circolo) produce Due Numeri; questi Due producono a loro volta le
Quattro Immagini”. Il Nome di Colui che non avrebbe Nome Pronunciabile era sostituito dal sacro numero
Quattro di Quattro Lettere. Scrive Platone nel Timeo, si generano le Quattro Entità che sono alla base della
costituzione del Cosmo: Terra, Acqua, Aria, Fuoco. Il Quadrato rappresenta la sintesi degli elementi. Proclo
nel suo Commento al Libro I degli Elementi di Euclide, scrive che Filolao affermava che l’angolo del
Quadrato apparteneva a Rhea. Secondo gli antichi greci, la prima coppia, Kronos e Rhea, genera la seconda
coppia, Zeus e Hera. Plutarco, e Damascio i Pitagorici affermavano che il Quadrato attraverso l’angolo retto
riuniva la potenza di Rhea, di Afrodite, di Demetra, di Hestia e di Hera. Significa che Rhea, la Madre degli
Dèi, la fonte della durata, si manifestava attraverso le modificazioni dei Quattro Elementi simbolizzati da
Afrodite, che era l’Acqua generatrice, da Hestia, che era il Fuoco, da Demetra che era la Terra, e da Hera
che era l’Aria.
Il Quattro, geometricamente è il Quadrato Perfetto, nessuna delle linee che lo limitano sorpassa di un sol
punto la lunghezza delle altre. È l’emblema della Giustizia Morale e dell’equità divina geometricamente
espresse nella Divina Misura. La Tetrade rappresenta la Giustizia perché divisibile equamente da entrambe
le parti. Secondo il Neoplatonico Anatolio, il Quattro è chiamato Giustizia perché è il solo numero per il
quale l’area del quadrato è uguale a quella del perimetro. I numeri prima del quattro hanno perimetro
maggiore dell’area; i numeri dopo il quattro hanno perimetro minore dell’area.
Il Quadrato è una figura antidinamica, ancorata sui quattro lati, rappresenta l’arresto. Il Quadrato però
aveva anche un altro nome; era la dünamics, la Potenza, nome che è rimasto anche nella nostra
nomenclatura matematica. Il Quadrato rappresenta la perfezione materiale mondo materiale, al fine di
poter poi conseguire la perfezione spirituale. Il Quadrato rappresenta il modello del recinto sacro (Tempio),
fondamento della congiunzione dei Quattro punti cardinali, nonché sulla simmetria dei lati opposti.
Inscrivendo un Quadrato all’interno di un Cerchio di raggio Unitario, il lato è un numero irrazionale √2. Il
Quadrato è scomposto in Quattro Triangoli rettangoli isosceli con ipotenusa √2 e cateti 1, con angoli retti di
90°al centro.
26
Il Quadrato è caratterizzato da angoli retti di
90°, ed è scomposto in Quattro Triangoli isosceli
con angoli retti al centro.
L’angolo retto di 90° ha il significato di
Rettitudine cioè Giustizia ed Equilibrio.
La diagonale del Quadrato figlia della
rettitudine, è un segmento incommensurabile
√2, che nasce per effetto della polarità maschile
- femminile dei cateti di lunghezza uno.
La lettera R, come simbolo matematico di radice, comparve nelle opere di Leonardo Pisano (1180 circa-
1250), noto anche con il nome di Fibonacci. Luca Pacioli, alcuni secoli dopo, apportò una piccola modifica al
simbolo: sbarrò la lettera R e introdusse l’uso degli esponenti per indicare l’estrazione della radice quadrata
(R2) e di quella cubica (R3). La deformazione simbolica della R in √ portò all’attuale simbolo di radice.
Platone considerava il Cerchio e il Quadrato come assolutamente belli in sé. La forma quadrangolare viene
adottata per delimitare numerosi luoghi come la piazza pubblica di Atene. Spesso questo Quadrato è
inscritto in un Cerchio, sommità di una collina rotonda, come per gli accampamenti e per i templi oppure in
fondo a un cerchio di colline, come per Roma. Secondo la versione di Plutarco sulla fondazione di Roma
essa venne insegnata a Romolo dagli Etruschi come nei Misteri. Si scavò dapprima una fossa rotonda, dove
vennero gettate le offerte e che ricevette il nome di Mundus (cioè cosmo). Il Mundus era considerato il
centro, l’Asse del Mondo, che collega la Città materiale al mondo spirituale, cosi come il cordone ombelicale
collega il bambino alla madre. La città aveva una forma circolare, anche se Roma viene chiamata dagli
antichi urbs quadrata e Plutarco stesso la chiama Roma quadrata, affermando inoltre che essa era al tempo
stesso un cerchio e un quadrato. La città era divisa in quattro parti da due arterie, il cui punto di
intersezione coincideva con il Mundus.
Il Quadrato dentro il Cerchio è la più potente delle figure il simbolo delle Quattro Forze o Poteri Sacri entro i
limiti interni dell’Infinito, che nessun uomo, nessun spirito, nessuna Divinità può attraversare.
Nell’antica Cina, la creazione veniva rappresentata da una moneta con un foro quadrato. La parte esterna
alla circonferenza rappresenta il Cielo Yang, la parte interna, il foro quadrato, rappresenta la Terra Yin. I due
Principi vengono rappresentati con dei vuoti: il vuoto del quadrato finito, il centro di gravità materiale, il
vuoto circolare al di là del quale vi è l’infinito. Fra il Cerchio e il Quadrato vi è il metallo della moneta,
l’Uomo con i piedi sulla Terra sul Quadrato e la testa tonda verso il Cielo. Un Cerchio, un Quadrato e, al
centro, un’emblematica figura d’uomo. Chi non conosce questo straordinario disegno delle Gallerie
dell'Accademia di Venezia, noto come L’uomo vitruviano, di Leonardo da Vinci?
27
IL SIGNIFICATO MISTERICO DEI POLIGONI E DEI POLIEDRI REGOLARI
Le figure geometriche puramente fisiche stanno ai Numeri nella medesima relazione della Materia con lo
Spirito — i poli estremi della Sostanza Unica. I Poligoni e i Poliedri, non sono che glifi convenzionali dei veli,
mentre i Numeri sacri puramente metafisici sono i simboli fondamentali di Tutto. Il significato dei Numeri e
delle figure geometriche era completamente rivelato solo per mezzo dell’Iniziazione. Attualmente non
possiamo fare altro che accostare i vari frammenti di insegnamento metafisico con la conoscenza della
geometria e matematica profana.
Il Poligono regolare è la prima forma geometrica un archetipo, una rappresentazione della potenza del
Numeri nella manifestazione. Il poligono regolare è una figura geometrica bidimensionale caratterizzata da
un numero di lati uguali e angoli fra loro (equiangolo) fra loro uguali. Ogni Poligono regolare con “n” lati è
inscrivibile e circonscrivibile in due circonferenze, tracciando le bisettrici degli angoli interni si ottengono
“n” triangoli isosceli tutti congruenti con la base coincidente con uno dei lati del poligono e con un vertice
in comune, che risulta quindi essere il centro di tali circonferenze. L’angolo al vertice vale 360°/n. Ogni
angolo interno di un poligono ha ampiezza pari a (1 - 2/n)·180°. Il valore minimo è 60° per il Triangolo
Equilatero, per poi crescere tendendo a 180° quando il poligono si annulla nella circonferenza. Il raggio
della circonferenza inscritta è detto apotema e, coincide con la distanza dal centro di un qualsiasi lato del
poligono. Nel caso del Triangolo Equilatero vale 1/2, un rapporto di ottava col cerchio circoscritto.
L’angolo costituisce l’elemento di collegamento tra due lati. Ananda Coomaraswamy scrive che in varie
lingue le parole che significano angolo sono spesso in rapporto con altre che significano testa (in greco,
kephalê) ed estremità. La parola araba di angolo rukn designa le estremità di una cosa, cioè le sue parti più
remote e di conseguenza più nascoste, assumendo il significato di “segreto” o di “mistero”; il suo plurale
arkân si avvicina al latino arcanum. Inoltre, rukn ha anche il senso di “base” o di fondamento.
Il poligono con i suoi “n” lati che collegano i vertici, circoscrive un mondo, un perimetro, una porzione nello
spazio che geometricamente è l’area del poligono che rappresenta il limite entro cui agisce
quell’Intelligenza Cosmica descritta da uno specifico numero o poligono.
Gli “n” lati sono in relazione con gli “n” triangoli isosceli cui superfici sommate formano l’area del poligono,
il luogo sacro dove si concentrano tutte le energie materiali e spirituali. Prendendo come riferimento
poligoni inscritti in cerchi di raggio r = 1, gli unici due poligoni che presentano superfici espresse con numeri
interi sono il Quadrato Area = 2 e il Dodecagono Area = 3.
28
Le diagonali sono gli strumenti di generazione, sono delle linee di forza emanate dai punto o vertici.
All’interno dello spazio delimitato dai lati del Poligono, si generano altre geometrie tramite le azioni di
diagonali che collegano un vertice all’altro. Nel Poligono abbiamo due tipi di diagonali: quelle che collegano
fra loro i vertici dando inizio a successive creazioni con un principio che si chiama frattalità, e quelle che
escono dal baricentro della figura che la scompongo in atomi elementari.
Ad esempio, le diagonali che collegano i vertici del Pentagono, formano una Stella a Cinque punte. La figura
centrale della Stella è di nuovo un Pentagono regolare capovolto rispetto all’originale. Dentro di essa si può
ridisegnare una ulteriore stella a cinque punte, dentro cui c’è un nuovo pentagono regolare. È evidente che
si può teoricamente procedere all’infinito. Il principio secondo il quale qualcosa ha la stessa forma sia
dentro che fuori si chiama frattalità. Il frattale è il modo perfetto per rendere comprimibile qualsiasi cosa e
significa frazione del tutto, cioè ogni pezzo del tutto può essere contenuto in una frazione o parte: principio
di auto similitudine.
Ogni Poliedro regolare con “n” vertici è inscrivibile e circoscrivibile in due Sfere. I Poliedri hanno vertici,
facce poligonali e spigoli quale risultato dei lati accostati di due poligoni. Ad esempio il Dodecaedro è
formato dall’accostamento spaziale di 12 Pentagoni. Quello che si è detto per i Poligoni resta valido per i
Poliedri, le cui facce sono composte di Poligoni. Per il Poliedro assumano grande importanza i vertici e gli
spigoli.
Gli spigoli del Poliedro sono le linee di forza, delle strade lungo le quali è possibile il movimento.
L’unico Poliedro che ha tutti i vettori di ugual lunghezza è uno dei 13 Poliedri di Archimede: il Cubottaedro a
12 vertici. Si disegni su spazio tridimensionale una sfera, ponendo attorno ad essa altre 12 sfere in mutuo
contatto fra loro; si scopre che lo Spazio è riempito con Dodici Sfere attorno ad una sfera centrale, la
Tredicesima, il cui centro rappresenta il Baricentro della figura solida, il Punto da cui fuoriescono i raggi di
forza spaziali. Unendo i centri si ottiene un Cubottaedro a 12 vertici.
29
PENTAGONO
72°
FIGURA 26. ANGOLI DEL PENTAGONO
54° 54°
Il Principio Indeterminato è rappresentato dai Due Punti situati alla base del Pentagono. Il Principio
Superiore è rappresentato dai Tre Punti o vertici superiori della figura. La loro unione forma il numero
Cinque la cui figura geometrica è un Pentagono. Il Cinque è il numero della formazione e del mutamento
perché il processo creativo si basa su questo numero.
Nel mondo della forma il posto del numero Tre è occupato dal numero Cinque. Il Pentagramma prende il
posto del Triangolo Astratto. In questo caso si ha l’Epifania, cioè la nascita di Horus, il Figlio. L’uomo con le
sue Cinque estremità è il Pentagono. Il Pentagono, però oltre ad essere il simbolo dell’uomo fisico, è
piuttosto il simbolo dell’uomo pensante cosciente (in Oriente, la mente o Manas è il quinto principio).
Prendendo come riferimento il centro della circonferenza circoscritta s’individuano 5 Triangoli Isosceli, i cui
angoli sono 72° al vertice e 54° alle basi. Ricordiamo che il Triangolo Isoscele raffigura la natura dell’Anima,
perché egli partecipa tanto dell’umana passione, quanto della potenza divina. Questi 5 triangoli non sono
visibili perché non sono generati dalle diagonali.
39
Plutarco, Dialoghi Delfici.
30
la veste bianca, un’altra chiamata piviale attorno alla quale erano attaccati 72 campanelli d’oro. Questo
numero è in relazione con il Tempo: lo spostamento dell’asse terrestre dovuto alla precessione degli
equinozi è di un grado ogni 72 anni.
L’angolo di base del triangolo Isoscele di 54° non visibile è la metà dell’angolo fra due lati del Pentagono
cioè di 108°. L’angolo di 108° il cui significato è l’Uno dall’Uovo seguito dall’Otto il potere della
manifestazione, espresso nel Duplice Quadrato. Secondo i Veda, quando l’Universo fu creato, il Creatore
stabilì 108 divinità per gestirlo. Il dio Shiva ha eseguito la sua danza cosmica in 108 pose. Ci sono 108 grani
nei rosari usati dai Buddisti e dagli Induisti. I libri sacri tibetani del Khangiur sono 108 volumi. Uno dei
significati buddisti per il 108 è il numero di Klesas (contaminazioni mentali). In Giappone, i gradini che
portano al tempio buddista sono 108, inoltre a capodanno, le campane suonano 108 rintocchi: sono i
peccati (le contaminazioni) da evitare per raggiungere il Nirvana (così come fece Buddha). Le maggiori
scuole di buddismo riconoscono l’esistenza di 108 Bonno40, così chiamate perché causano al corpo e alla
mente afflizione e sofferenza. Nell’Odissea Ulisse ha dovuto annientare 108 proci (anagramma di porci) al
suo ritorno ad Itaca. II numero 108, come il numero 72, è legato al computo del tempo e sia alla via della
sofferenza. Il numero delle strofe del Rig Veda è 10.800 per 40 sillabe per strofe 432.000 sillabe totali, 432
è il numero chiave per la misura del ciclo del tempo; 10.800 sono gli anni dell’Aion o del Grande Anno di
Eraclito. Per i Cinesi le 108 stelle del destino sono suddivise in 36 stelle benefiche o del Cielo e 72 stelle
malefiche o della terra, il bene e il male in diverse forme. Questi due numeri compaiono nel triangolo che
individua sia il Pentalfa sia il Decagono. II numero 108, come il numero 72, è legato al computo del tempo e
sia alla via della sofferenza. Il rapporto fra il lato maggiore del triangolo isoscele e il lato minore cioè il
rapporto fra la diagonale stellata del Pentalfa e il lato del Pentagono, determina il segmento aureo cioè
1/0,618 = 1,618 che si può scrivere: 1/
Il simbolo di riconoscimento dei Pitagorici era una stella a cinque punte denominata Pentalfa o
Pentagramma. Letteralmente significa cinque segni, con questo nome i Pitagorici indicavano il Pentagono
regolare stellato. La figura è costituita da un’unica linea chiusa che s’intreccia, dando luogo a segmenti i cui
rapporti si richiamano alla sezione aurea. I suoi vertici erano segnati con le lettere della parola “ugieia”
(YGIEIA) che significa salute. La salute è per il corpo ciò che l’armonia è per l’essere totale. Ciascuna delle
lettere che compongono la parola “u g i e i a” è una lettera pitagorica, densa di significato:
40
Il termine Bonno può essere spiegato ulteriormente come quel che disturba la mente ed il corpo ed impedisce la
giusta visione, cioè l’illuminazione.
41
Platone, Repubblica.
31
, gamma, la lettera che ha la forma della squadra, simbolo essenziale dell’angolo della rettitudine.
, iota, simbolo universale dell’Unità.
, è l’iscrizione misterica incisa sulla porta del tempio di Delfi, e che, in risposta all’ingiunzione:
“Conosci te stesso”, formula esplicitamente la dottrina dell’Identità con il Principio Spirituale.
, alfa, la prima lettera, l’origine delle lettere e della manifestazione.
ESAGONO
L’Esagono per i Pitagorici esemplifica un valore geometrico assoluto, in quando inscritto nel Cerchio ha un
lato uguale al raggio del cerchio stesso, insieme al Triangolo ed al Quadrato, sono gli unici poligoni che
possono tassellare lo spazio.
L’Esagramma la Stella a Sei Punte è composta di due Triangoli Equilateri opposti e sovrapposti, quale
simbolo dell’evoluzione e dell’involuzione, dell’eterna unione di Spirito e Materia il cui risultato è il ritmo: la
Materia seduce la forza dello Spirito e la involve, la forza dello Spirito ispira la materia e la evolve. Il numero
sei in latino è sex l’unione fra il maschile il Triangolo con il vertice in alto e il femminile il Triangolo con il
42
La Triade divina fondamentale dei Sumeri è costituita da Anu, En.lil ed En.ki i cui ambiti corrispondono ai tre stadi
cosmici: il Cielo, su cui regna Anu il cui numero è 60, la Terra su cui domina En.lil il cui numero è 50, infine ciò che è
sotto alla terra, l’Abisso, che costituisce il dominio di En.ki il cui nome più antico è Ea il cui numero è 40.
32
vertice in basso. La Stella a Sei Punte rappresenta il Macrocosmo, mentre quella a Cinque Punte è il
Microcosmo o l’uomo mortale. Questo doppio Triangolo in oriente è lo Shri-Antara dei Brahmani, il segno di
Vishnu; e in occidente è il sigillo di Salomone.
L’Esagono esprime il Sei, il numero della creazione: il mondo fu creato in sei giorni; secondo San Clemente
d’Alessandria fu creato nelle Sei direzioni dello spazio, i Quattro punti cardinali, più lo Zenit e il Nadir.
L’essenza del Sei è l’Armonia, il mondo del creato, la natura, le Sei direzioni dello spazio. Rappresentando la
Croce a bracci uguali in uno spazio tridimensionale, si ottengono Sei Raggi, Tre Coppie di opposti, più il
Punto centrale di sintesi, l’immagine dell’Uno nel mondo oggettivo. Nelle Sei direzioni dello spazio (i Tre
assi spaziali sono polarizzati, positivi e negativi), la natura umana e quella divina trovano il loro equilibrio
nel Punto centrale, il Settimo. Il profeta Ezechiele43 dice che la Gloria di Dio viene da Oriente, mentre
Geremia e Isaia dicono che tutto il male viene dal Nord e dall’Ovest, da cui ritorna il male fatto dagli uomini
ad altri uomini, mentre Est e Sud sono direzioni benefiche. S. Ambrogio diceva che nella cerimonia del
Battesimo si maledice il vento del Nord, si respinge colui che dimora ad Occidente, e poi ci si rivolge ad
Oriente verso la Luce. Il Nadir è considerano la fossa del cielo ed è ritenuto malefico.
EPTAGONO
Prajapati, l’Uomo Celeste della mitologia Indù, fu diviso in Sette pezzi, al pari di Dionisio Zagreo, le Sette
parti della ricostruzione di dell’Uomo Celeste, sono suddivise in due gruppi di 4 e di 3. Con questa
raffigurazione, il numero Sette si può esprimere attraverso la somma di TRE o di un Triangolo Δ e di
QUATTRO o di un Quadrato .
43
Ezechiele, cap. III, 4.
44
Scritto alchimista.
33
che fare con il Mistero del Primogenito che per manifestarsi si sacrifica e viene ucciso nella Croce della
Materia donando la sua Vita per infondere Coscienza alla manifestazione.
Secondo gli studiosi i Pitagorici si fermarono di fronte all’Eptagono perché non si può costruire con squadra
e compasso, si può disegnare solo in modo approssimato45. Il numero Sette era assimilato dai Pitagorici a
Atena o Minerva, perché è considerato vergine cioè non generato46 per moltiplicazione da alcun numero
della Decade. Gli umanisti rapportarono spesso Atena-Minerva alle 7 Arti Liberali privilegiando la
Geometria. L’Eptagono rappresentazione del numero Sette poiché è senza Madre non è generabile con riga
e compasso
L’Eptagono è il più misterioso dei poligoni elementari. Fin dall’antichità si capì che non era facilmente
costruibile e sebbene non venga elencato espressamente tra i problemi aperti, costituì una specie di
riserbo, per cui non veniva neanche citato. Secondo gli studiosi i Pitagorici si fermarono di fronte
all’Eptagono perché non si può costruire con squadra e compasso, si può
disegnare solo in modo approssimato47. L’Eptagono rappresentazione del
numero Sette poiché è senza Madre non è generabile. I Pitagorici 1
chiamavano il numero 7, Eptagono e lo consideravano come il numero 2 7
religioso e perfetto per eccellenza. Era detto Telesforo, poiché “per
mezzo di esso, tutto nell’Universo, veniva portato alla sua mèta più alta,
3 6
vale dire al punto culminante e conclusivo”.
I Sette lati scompongono il poligono in Sette Triangoli Isosceli con angolo al centro di 360°/7. Nonostante
che gli angoli interni dell’Eptagono non siano numeri interi ≅128,57°, la somma dei sette angoli è 900,
9x100 un numero perfetto48. Il numero 36 tanto caro ai Pitagorici da essi visto come una forma della
Tetrade è anche la somma di tre terne in progressione dei primi Sei numeri: 1-2-3, poi 3-4-5, infine 5-6-7.
Ebbene, la terza terna, ci dice che questi tre numeri sono fra loro legati: osserviamo che la somma delle
diagonali del Pentagono “5” con quelle dell’Esagono “9” è uguale al numero delle diagonali dell’Eptagono,
“14”, cioè il numero dello smembramento dell’Uomo Celeste. Le 14=2x7 diagonali formano due diverse
stelle a Sette punte.
Sette diagonali con passo p=3 formano una perfetta stella a sette punte 1-4-7-3-6-2-5, un Eptalfa; sette
diagonali con passo p=2 formano una seconda stella a Sette punte (colore giallo) 1-3-5-7-2-4-6.
45
La divisione del cerchio in sette parti fornisce il numero: 360/7=51,42857143.
46
La generazione dei numeri avveniva pitagoricamente solo mediante la moltiplicazione.
47
La divisione del cerchio in sette parti fornisce il numero: 360/7=51,42857143.
48
Sia l’Eptagono che l’Ennagono (nove lati) non sono costruibili con riga e compasso.
34
DO DO
SOL FA RE SI
SI MI LA
RE
LA MI FA SOL
L’antica dottrina delle Sette Sfere governate dai Sette Pianeti sacri insegnata dai Caldei a Pitagora, ci mostra
le Sette grandi Forze dell’Universo che procedono e si evolvono secondo sette toni, corrispondenti alle
Sette Note della scala musicale. Le Sette corde ottenute dal Tetracordo di Filolao scritte ordinatamente in
modo che ogni corda sia seguita dalla sua Quinta49, si succedono nell’ordine: DO – SOL – RE – LA – MI – SI –
FA – DO’. Se in corrispondenza dei vertici dell’Eptagono si scrivono le sette note in quest’ordine e poi si
seguono le diagonali stellate con p=2 partire dal DO si ottengono esattamente le Sette Note nell’ordine
della scala musicale. Viceversa le Sette Note scritte nell’ordine della scala musicale seguendo le diagonali
stellate dell’Eptalfa con P=3 si ottengono le Sette Note nell’ordine di Quinta50.
I Caldei associarono i Sette pianeti sacri ai vertici di una stella a sette punte, disponendoli secondo
precedente che coincide con l’ordine basato sulla velocità che aumenta dal punto di vista della Terra:
Saturno, Giove, Marte, Sole51, Venere, Mercurio, Luna52.
Dione Cassio spiega che partendo dal dio e pianeta più esterno, Saturno, relativo giorno di sabato, si doveva
procedere verso l’interno del sistema solare saltando due pianeti (Giove e Marte). Si arrivava così al Sole
(giorno che poi è stato occupato dalla domenica cristiana). Questa disposizione fa si che, seguendo le frecce
da pianeta a pianeta, si percorra l’ordine dei giorni della settimana53. Nel mondo romano il giorno che dava
inizio alla sequenza era il sabato, il giorno di Saturno.
Si misuri la distanza musicale tra i due luminari (Sole e Luna), i misuratori del tempo: tale distanza è una
Quinta discendente. Si dispongano quindi le note della gamma (e rispettivi astri) per quinte discendenti,
partendo dal pianeta più lontano, Saturno: si avranno i giorni della settimana, dal sabato al venerdì
successivo. L’aspetto ciclico è messo in risalto disponendo i pianeti (e quindi i giorni) sulle punte dell’Eptalfa
pitagorico. Se si percorrono le diagonali della stella, si ha l’ordine della settimana (freccia diritta); se invece
si percorre il bordo della circonferenza, si nota che i medesimi astri (e giorni) sono distanti cinque posizioni
(freccia curva).
49
I Greci facevano uso della scala musicale pitagorica basata sopra il principio di Quinta e chiamavano Armonia
l’Ottava.
50
A. Reghini, Numeri Sacri e Geometria Pitagorica, cap. III.
51
Va anche ricordato che la Luna, come il Sole, sostituisce un pianeta segreto.
52
Nel corso del tempo ogni giorno venne a chiamarsi con il nome del pianeta che governava il suo primo quarto: il
mattino.
53
Fino all’epoca dei Cesari non vi è traccia di una settimana di sette giorni in alcuna nazione salvo che tra gli indù.
Dall’India essa passò agli arabi e raggiunse l’Europa con il Cristianesimo.
35
OTTAGONO
La Tetrade o Quaternario, riflettendosi su se stessa, produce l’Ogdoade, l’Otto, secondo gli Gnostici
Marcosiani. Quest’assimilazione degli Elementi ai Quattro angoli di un Quadrato è naturalmente in
rapporto anche con la corrispondenza che esiste fra questi e i punti cardinali. Plutarco spiega che i greci più
antichi consideravano la Tetrade come radice e principio di tutte le cose, essendo il numero degli Elementi
che davano origine a tutte le cose create, visibili ed invisibili. II mondo di Pitagora ci dice Plutarco,
consisteva di un doppio Quaternario (Quadrato), cioè un Ottagono. Si dice che la Divinità sia maschio e
femmina, bene e male, positivo e negativo, l’intera serie delle qualità contrarie. La Dottrina Pitagorica delle
“coppie di opposti” si fonda sul fatto che ogni Elemento Cosmico come il Fuoco, l’Aria, l’Acqua e la Terra,
partecipando delle qualità e dei difetti dei loro Primari, è Duale, nella sua natura, Bene e Male, Spirito
(Forza) e Materia ... e ciascuno quindi è allo stesso tempo Vita e Morte, Salute e Malattia, la Buona e la
Cattiva Sorte della filosofia confuciana.
L’Ottagono dai Pitagorici era ritenuto una delle figure geometriche più armoniose. L’angolo fra due lati
dell’Ottagono è 135° cioè 5x33, gli otto angoli formano il numero 1080, ricompare il 108 legato alla
limitazione della divinità nella forma. Il numero delle diagonali è 20=5x22 divise in due gruppi di 8 e 12, il
primo gruppo necessario a formare il doppio quadrato; il secondo gruppo di 12 e formato anch’esso da due
sotto gruppi, il primo di 4 diagonali che divide il cerchio in otto parti uguali forma una doppia croce, la rosa
degli Otto Venti54 e concorre a formare i lati di 8 Triangoli Isosceli con vertici al centro le cui basi sono i lati
dell’Ottagono, il secondo sottogruppo di 8 diagonali, forma otto triangoli isosceli le cui basi coincidono con i
lati dei doppi quadrati dell’Ottagono Stellato. Tutti questi triangoli hanno angolo al vertice 90/2=45° e
angoli di base 135/2=67,5°.
Secondo Vitruvio, la città ideale era a pianta ottagonale, il tempio della Luna per i Sabei era ottagonale, il
tempio di Saturno descriveva un Esagono; il Tempio di Giove, un Triangolo; il tempio del Sole (la Ka’bah), un
Quadrato. Questi templi possedevano, dei simboli e dei misteri che i Sabei non divulgarono mai. La Ka’bah
ha una struttura quadrata come il tempio del Sole Sabeo, mentre la pianta ottagonale della Moschea della
Roccia ha una struttura simile al tempio della Luna Sabeo. L’antica forma del Battistero cristiano è
ottagonale perché l’Ottagono è simbolo di rinascita, simile a un paradiso terrestre. Il battesimo è la prima
54
Nella Bibbia , il Signore fa degli Otto Venti i suoi Messaggeri, gli Otto Angeli.
36
iniziazione cristiana, attraverso esso si entra a far parte della comunità della Chiesa, il passaggio dal mondo
delle tenebre, Quadrato del male, a quello della Luce simbolizzato dal Quadrato del bene.
Secondo Confucio: “Il Grande Estremo (il Circolo) produce Due Numeri;
questi Due producono a loro volta le Quattro Immagini, e queste danno
origine agli Otto Simboli … Gli Otto Simboli rappresentano la buona e la
cattiva sorte e conducono alle grandi azioni. Non si possono raffigurare
immagini più grandi del Cielo e della Terra”.
37
ENNAGONO
L’Ennagono il poligono regolare a Nove lati, come l’Eptagono non è costruibile col solo ausilio di riga e
compasso, occorre un righello graduato. Il numero Nove è l’ultimo dei numeri monadici compresi nella
Decade.
Dai 9 vertici dell’Ennagono partono 27 diagonali 33, tre al cubo; aggiungendo a 27 l’Unità si ottiene 28. Il
numero Tre e il numero Sette sono dunque tra loro collegati. Le 27 diagonali sono divise in un gruppo di 9 e
in un gruppo di 18. Il primo gruppo forma una stella a nove punte composta da 3 Triangoli che individuano
i 9 vertici. I Tre Triangoli rappresentano la perfezione del Tre riportata su tre livelli: corpo, anima e spirito.
Questi numeri 1, 3, 7, compaiono nell’Enneagramma dove compare solo il Primo Triangolo 9-6-3, gli altri
due sono scomposti in una figura che collega i restanti sei vertici.
Per costruire l’Enneagramma, una volta suddiviso il cerchio in nove parti, si numerano i punti in senso
orario da 1 a 9 e s’inscrive un Triangolo Equilatero simbolo del Divino, avente come base i punti 3 e 6 con il
vertice rivolto in alto nel punto 9. La caduta nella manifestazione è la frammentazione, la frattalizzazione
dell’Uno nel Sette. Il numero Sette è l’Unità nella manifestazione, il Logos, rappresentato dal Punto centrale
nelle Sei direzioni dello spazio.
Se il numero periodico viene moltiplicato per 2, 3, 4, 5 o 6 si ottiene una trasformazione ciclica dello stesso
numero. In qualsiasi trasformazione ciclica di 142857 se si sommano opportunamente a coppie le cifre si
ottiene un numero composto di soli 9.
1 × 142,857 = 142,857 (la somma della prima cifra con la 4ª, la seconda con la 5ª ecc. fornisce 9)
2 × 142,857 = 285,714 (Come sopra)
3 × 142,857 = 428,571 (come sopra)
4 × 142,857 = 571,428 (come sopra)
5 × 142,857 = 714,285 (come sopra)
6 × 142,857 = 857,142 (come sopra)
Mentre se viene moltiplicato per 7, il risultato non è una trasformazione ciclica del numero, ma è
direttamente composto di soli 9 >>> 7 × 142,857 = 999,999
Dall’Uno si passa al 4 (Dio che manifestandosi mostra Quattro Facce) da qui il Due, gli opposti, la polarità e
il tutto riconduce alla perfezione dell’Otto... da cui il 5 il numero dell’Uomo che diventa Sette il puro Spirito,
ed ecco che tutto ricomincia. Nell’uomo, il Triangolo rappresenta il mondo spirituale superiore; le altre sei
linee, l’esagramma rappresenta il percorso dell’uomo nel mondo fenomenico. I numeri 3, 6, 9 non sono
compresi in questo periodo, perché formano il Triangolo Equilatero Divino, questi tre punti sono statici
come un Osservatore, nel vertice vi è l’equilibrio della Base, la Diade, i numeri della base 3+6=9 forniscono
il numero del vertice superiore, l’Uno Pitagorico che emette la Diade.
L’Enneagramma tiene conto della dinamica dell’essere umano, delle persone, della vita. Questo simbolo è
anche chiamato legge del Nove ed è considerato la fusione della legge del Sette con la legge del Tre. Il Tre
crea ed il Sette organizza, è questa la natura dell’universo che questo splendido simbolo cerca di
trasmetterci. L’Enneagramma è dunque una variazione dell’Ennagono i cui vertici sono percorsi dalla legge
del Tre e del Sette. G.I. Gurdjieff sosteneva che l’Enneagramma fosse un simbolo dinamico in grado di
rappresentare l’intero universo.
55
Vedi dello stesso autore: Asia culla della Quinta Razza e la Missione di Roerich in Asia Centrale.
39
DECAGONO
L’Uno nell’Uovo Cosmico, la cui forma è il Decagono, è il Demiurgo, l’Uomo Celeste, rappresentato dal
numero 10, il Due volte Cinque. Il Dieci è simbolicamente rappresentato dalla lettera greca Δ che ha la
forma di un Triangolo Equilatero e dalla lettera latina X, il Demiurgo descritto nel Timeo da Platone. Un
Decagono divide la circonferenza in Dieci Triangoli Isosceli, con angolo di 36° al centro del cerchio e angoli
di base 72°. La base dei triangoli coincide col lato del Decagono. I Poligoni regolari inscritti e stellati nella
circonferenza mediante la sua suddivisione in 10 parti uguali sono 4 e solo Quattro: Decagono, Pentagono,
Decalfa, Pentalfa. Guarda, quelli che tu credi Quattro, sono Dieci, e il Triangolo perfetto ed il nostro
giuramento56.
Il terzo numero chiave del Decagono è 144 (2x72), il valore dell’angolo fra
due lati del Decagono, il quadrato di 12. Il numero 12 è sempre associato
a un simbolismo circolare. La sapienza cinese recita: “I numeri che danno
il Creativo sono 216; quelli che danno il Ricettivo sono 144, assieme fanno
360. Essi corrispondono ai giorni dell’Anno”.58 Il valore 144 è anche il
numero delle Ore del giorno e della notte metaforicamente designate per
la creazione del mondo: 24 ore x 6 giorni = 144 ore. Il moto giroscopico
dell’asse terrestre che determina la precessione impiega 25776 anni per
compiere una rotazione completa, mentre il moto di anticipo sul punto
vernale, chiamato precessione degli equinozi, ne impiega 25920 =
144x180 per compiere un giro completo, durante il quale il Sole transita
su ognuna delle 12 stazioni dello zodiaco per 2160 anni, spostandosi
lentamente da una costellazione all’altra. Calcolando ora la differenza dei
due periodi processionali, si scopre che essa è pari a 144 anni (25920-25776 = 144).
Numerando i 10 punti disposti uniformemente su una circonferenza, indicando con “p” il passo, cioè
l’avanzamento tra i vari punti, abbiamo cinque possibili avanzamenti o passi:
Uno l’avanzamento p=1 crea i confini, i 10 lati del Pentagono. L’angolo ai vertici è 144°.
56
Luciano, Vita auct., 4.
57
Plutarco, De Iside, A, 232.
58
Ta Ciuann, IX, 4.
40
Due l’avanzamento p=2 crea due gruppi di diagonali che formano Due Pentagoni dei cinque numeri
dispari e pari 1-3-5-7-9 e 2-4-6-8-10. L’angolo al vertice del Pentagono è 144°- 36° = 108°.
Tre l’avanzamento p=3 unisce tutti i 10 numeri 1-4-7-10-3-6-9-2-5-8 formando una stella a 10
punte, Il Decalfa o Decagramma. L’angolo al vertice del Decalfa è 108°- 36° = 72°.
Quattro l’avanzamento p=4 unisce due gruppi 1-5-9-3-7 e 2-6-10-4-8 formando due Pentalfa o
stelle a cinque punte. L’angolo al vertice è 72°- 36° = 36°.
Cinque l’avanzamento p=5 unendo
i vertici opposti pari e dispari 1-6 e Passo 2 Passo 3 Passo 4
2-7 e 3-8 e 4-9 e 5-10 forma 5
diagonali, cioè 10 raggi uscenti dal
centro.
108° 72° 36°
FIGURA 37. DOPPIO PENTAGONO, DECALFA ,
DOPPIO PENTALFA
Il numero “35”delle diagonali in un Decagono59, è chiamato Armonia dai Pitagorici perché come il Cinque è
ancora matrimonio del primo cubo pari col primo cubo dispari23+ 33= 35. Il numero 35 è anche il risultato
della somma dei quattro termini della proporzione babilonese che servono a individuare le corde del
tetracordo di Filolao: 6+8+9+12=35. È il 5° numero pentagonale, che può essere espresso nella forma
triangolo più quadrato 4+5 = 10+25 = 35. Le diagonali creano 5 gruppi di cinque 25 e un decalfa un
gruppo di 10.
La forma del Decagono appare anche nel perimetro avvolgente nei due solidi Platonici che indicano il
Potere maschile dello Spirito dell’Icosaedro e quello femminile del Dodecaedro il potere della creazione
della Materia (Madre) dell’Universo.
59
Indicando con “n” il numero dei lati del poligono regolare, il numero diagonali è d = [n·(n-3)]/ 2.
41
DODECAGONO – ORDINE ZODIACALE
Il Dodecagono divide in 12 settori ciascuna di 30° il Cerchio Celeste, individuando così le 12 costellazioni
zodiacali. L’angolo fra i lati del Dodecagono 150° coincide col il primo numero dei pesci presi nelle reti dagli
Apostoli dopo la resurrezione dietro comando di Gesù60. A primi 150 se ne aggiunsero 3, per un totale di
153. Per 150 giorni le acque del Diluvio biblico coprirono la terra. Il numero 150 è tre volte Cinquanta. Per
Filone, il numero 50, è il più Santo e naturale dei numeri. L’Anno del Giudizio è il Cinquantesimo, che
corrisponde al Giubileo della Tradizione Cristiana. Secondo il Libro dei Mutamenti 50 è il numero della
Quantità Totale. Per i Caldei, sulla Terra domina En.lil il cui numero è 50.
Nel Vishnu Purana è scritto che la Terra galleggia come un Uovo nello
Spazio Infinito. L’estensione della Terra è di 50 crore di yojana. Se si
prende in esame il Triangolo Sacro, di lati 3, 4, 5, il numero 50 è il risultato
della somma dei quadrati dei tre lati: 32 + 42 + 52 = 50.
Proclo a proposito dei Pitagorici scrive: “Filolao infatti dice che l’angolo del
Dodecagono è di Zeus, in quanto Zeus abbraccia in un tutto unico l’intero
numero del Dodici”. Di conseguenza l’angolo del Dodecagono di 150° è dedicato a Zeus, il cui pianeta
percorre lo zodiaco in 12 anni passando ogni anno un arco corrispondente a un lato del Dodecagono.
Dodici ore di attività per il Giorno, Dodici ore di riposo per la Notte, il significato astronomico è quello della
Quattro Stagioni ognuna composta di Tre mesi per un totale di 4x3 =12 mesi. Il numero 12 è sempre
associato a un simbolismo circolare. Dodici, secondo il sacerdote babilonese Berosso, erano gli Dei che
presiedevano i mesi dell’anno e i segni zodiacali. Dodici sono gli assistenti celesti del Dio Giano. I templi di
Giano erano costruiti con base quadrata: su ogni lato del quadrato vi erano una porta e tre finestre, per un
totale di Quattro porte e Dodici finestre. Giano, il Sole dei Misteri era rappresentato con il numero 300 in
una mano, e il numero 65 nell’altra mano, per un totale di 365, il numero dei giorni dell’anno.
Il Quadrato è sempre dovunque considerato il numero della manifestazione Universale. Sallustio nel “Sugli
Dei e il Mondo” dice: “E poiché queste funzioni sono quattro, e ciascuna di esse ha principio, mezzo e fine,
quelli che hanno giurisdizione su di esse sono,precisamente, in numero di dodici. Gli Dèi che fanno il mondo
sono Zeus, Poseidone e Efesto; lo animano Demetra, Era e Artemide, Apollo, Afrodite e Hermes lo
accordano; mentre Hestia, Atena e Ares stanno a guardia”. Gli Dèi che fanno del mondo manifestato sono
raggruppati in quattro terne (4x3). Eudosso di Cnido discepolo di Archita62, dice che i Pitagorici usavano uno
schema con quattro triangoli. Quattro triangoli occorrono per congiungere triangolarmente i 12 segni
zodiacali, perciò Quattro Dèi sono preposti all’angolo del Triangolo Equilatero; tre triangoli bastano per la
congiunzione tetradica dei segni, e quindi tre sono le divinità. Infine, un solo Dodecagono basta a
60
Nei Vangeli si narra della apparizione agli Apostoli di Gesù risorto sul lago di Tiberiade dove invita Simon Pietro a
gettare la rete nel lago.
61
Talmud, Mishna.
62
Archita appartenne alla seconda generazione della Scuola Pitagorica ne incarnò i massimi principi secondo
l’insegnamento dei suoi maestri Filolao e Eurito.
42
congiungere tutti i segni, e quindi il suo angolo è dedicato a Zeus, divinità planetaria, il cui pianeta percorre
lo zodiaco in 12 anni passando ogni anno un arco corrispondente a un lato del Dodecagono”. Proclo, dopo
aver ricordato che Filolao riferiva Tre Dèi al lato del Quadrato, e Quattro Dèe a quello del Triangolo,
sostiene che tale reciprocità (3x4=4x3=12) così stabilita tra il Ternario ed il Quaternario sacri, simboleggiava
la sacra Dodecade divina riferita allo stesso Zeus, che rappresenta la sintesi del Cosmo intero; l’astrologia
tradizionale divide in dodici parti il cerchio zodiacale per mezzo di Tre Quadrati (secondo la «quadratura»)
oppure di Quattro Triangoli (secondo il «trigono»).
Quattro Triangoli occorrono per congiungere triangolarmente i 12 segni zodiacali, perciò Quattro Dei sono
preposti all’angolo del Triangolo Equilatero; Tre Triangoli bastano per la congiunzione tetradica dei segni
3x4, e quindi 3 sono le divinità. Infine, un solo Dodecagono basta a congiungere tutti i segni.
Il Quadrato e il Dodecagono sono gli unici poligoni che hanno un’area espressa con numeri interi; se inscritti
in una circonferenza di raggio unitario le aree valgono rispettivamente 2, 3. Il Dodecagono ha 54 diagonali:
12 per i lati del poligono, 6 per formare 12 raggi uscenti dal centro, restano 36 diagonali 3 gruppi stellati di
12. Il Dodecagono è di Zeus, il suo tempio a Baalbek, in Fenicia, aveva 54
colonne. Il numero 54 è in relazione con 108, essendo la sua metà.
Quattro cancelli perfettamente uguali tra loro sormontati da Quattro enormi volti sorridenti orientati
verso i rispettivi punti cardinali. Gli Yuga o Età della tradizione indù sono Quattro.
43
A ogni cancello corrisponde un ponte con parapetti, su ogni lato, composti di 54 statue, per un totale di
108.
Il numero totale delle statue per i quattro ponti che dividono a metà ogni lato vale, 4x108 = 432, il
numero chiave del ciclo.
Contando anche le statue del quinto ponte che divide esattamente a meta (un’ottava musicale) un lato
del recinto si ottengono 540 statue.
Centrale per la sua disposizione, all’interno di Angkor Thom è il Bayon, l’edificio, una piramide a gradini,
situato in cima a una struttura più antica, presenta:
54 torri di pietra con Quattro volti, analoghi a quelli che dominano le entrate di Angkor Thom.
Quattro volti per torre.
Le facce sono in tutto 4x54 = 216 e sono orientate verso i quattro punti cardinali.
Proclo, dopo aver ricordato che Filolao riferiva Tre Dèi al lato del Quadrato, e Quattro Dèe a quello del
Triangolo, sostiene che tale reciprocità (3 x 4 = 4 x 3 = 12) così stabilita tra il Ternario ed il Quaternario
sacri, simboleggiava la sacra Dodecade divina riferita allo stesso Zeus, la quale rappresenta la sintesi del
cosmo intero; l’astrologia tradizionale divide in dodici parti il cerchio zodiacale per mezzo di tre
quadrati (secondo la «quadratura») oppure di quattro triangoli (secondo il «trigono»).
Quattro triangoli occorrono per congiungere triangolarmente i 12 segni zodiacali, perciò quattro Dei
sono preposti all’angolo del Triangolo Equilatero; tre triangoli bastano per la congiunzione tetradica dei
segni, e quindi tre sono le divinità. Infine, un solo decagono basta a congiungere tutti i segni, e quindi il
suo angolo è dedicato a Zeus, divinità planetaria, il cui pianeta percorre lo zodiaco in 12 anni passando
ogni anno un arco corrispondente a un lato del Dodecagono, da ciò il mito dei 12 Dei e del loro
corteggio al seguito di Zeus 63. Gli Dèi che fanno il mondo sono Zeus, Poseidone e Efesto; lo animano
Demetra, Era e Artemide; Apollo, Afrodite e Hermes lo accordano; mentre Hestia, Atena e Ares stanno
a guardia.
Contrapposto all’ordine cosmico di Zeus vi era il disordine di Tifone, e a questo proposito Plutarco64 scrive:
“Anche i Pitagorici considerano potenza demonica Tifone. Dicono infatti che Tifone sta nel numero
cinquantasei, misura pari: e poi che l’angolo del triangolo (30°) è di Ade e di Dioniso e di Ares, quello del
quadrato (90°) di Rea e d’Afrodite e di Demetra e di Hestia e di Era, quello del Dodecagono (150°) di Zeus,
mentre quello del poligono di cinquantasei lati (173,57…°) di Tifone65, secondo quanto racconta Eudosso”.
Plutarco che fu istruito dai sacerdoti egizi, spiega che Tifone o Seth è la controparte oscura di Osiride,
qualcosa di violento, una forza che trattiene e ostacola, un’oppressione o un rovesciamento. Zeus e Tifone,
Osiride e Seth, si combattono fra loro ma nessuno dei due può annientare l’altro, il primo rappresenta la
formazione di un Cosmo ordinato, il secondo la sua distruzione, per una sua successiva formazione.
Plutarco ci dice che per i sacerdoti egizi, Tifone è il mare in cui il Nilo cioè Osiride si getta e si disperde
completamente. Osiride secondo quanto riferito da Plutarco fu smembrato in 14 (2x7) parti da Seth e il suo
63
http://www.academia.edu/3223101/Rivista_Hellenismo-_Elaphebolion_2789.
64
Plutarco de Iside e Osiride, 30 p. 363 A.
65
Dei primi 100 poligoni regolari solo 20 possono essere costruiti con riga e compasso; l’utilizzo del righello al posto
della riga ha esteso a 44 il numero di poligoni costruibili tra i primi 100. Restano irrisolte le costruibilità dei poligoni
con numero di lati numero come quelli con 11, 13, 19, 23 … ben 56 poligoni nei primi 100.
44
regno durò 28 (4x7) anni. Nel mese lunare di 2866 giorni, ogni settimana ha un suo carattere occulto. In
Egitto, il Defunto, nome dell’Iniziato acquisiva ventotto facoltà o poteri sulla Materia. Osiride era chiamato
il Doppio Coccodrillo67, il doppio principio Spirito e Materia, Bene e Male che maschera il Signore del
Tempo, crudele e inflessibile che al pari di Kronos alla fine di ogni ciclo distruggerà ogni opera. Il regno il
tempo luminoso di Osiride dura 28 cicli che sommanti a quelli del suo fratello oscuro durano
complessivamente 28x2=56 cicli. Il numero 56 dei lati del poligono di Tifone corrisponde a due mesi lunari,
cioè un ciclo lunare completo composto di 8 settimane (7x8); otto rappresenta il doppio quadrato del male
e del bene. Il tempio di iniziazione per eccellenza in Egitto era la Grande Piramide68. Tutti i corridoi sono
larghi due cubiti, per indicare il percorso nella dualità: bene-male, positivo-negativo, maschio-femmina,
ecc. Il Cubito è il fondamento delle misure egizie: dapprima è diviso in sette parti, un palmo ad immagine
delle sette stelle69, e poi per determinare i pollici seguì la divisione per quattro 7x4 = 28. Il numero Quattro
è il numero della perfezione divina, più in generale, è il numero dello sviluppo completo della
manifestazione, il simbolo del mondo stabilizzato.
Il Primo Triangolo o Ternario genera attraverso il Quadrato per moltiplicazione in Quattro sequenze i 12
vertici del Dodecagono. L’Epatagono genera attraverso il Quadrato per moltiplicazione in Quattro sequenze
i 28 vertici del poligono del tempo di Osiride. Dicevano i Pitagorici che per mezzo dell’Eptagono, tutto
nell’Universo, veniva portato al punto culminante e conclusivo. Quattro Eptagoni (4x7) formano una stella a
28 punte per il tempo di Osiride. “II mondo di Pitagora” afferma Plutarco, consiste di un doppio
Quaternario (Quadrato). Quattro Eptagoni (una stella a 28 punte4x7) per il tempo di Osiride, Quattro
Eptagoni (una stella capovolta a 28 punte 4x7) per il tempo di Seth-Tifone70, in totale Otto Eptagoni 8x7.
Contrapposto a Zeus vi era Tifone e a questo proposito Plutarco71 scrive: “Anche i Pitagorici considerano
potenza demonica Tifone. Dicono infatti che Tifone sta nel numero cinquantasei, misura pari: e poi che
l’angolo del triangolo è di Ade e di Dioniso e di Ares, quello del quadrato di Rea e d’Afrodite e di Demetra e
di Estia e di Era, quello del Dodecagono di Zeus, mentre quello del poligono di cinquantasei lati di Tifone,
secondo che racconta Eudosso”.
Il numero 56 dei lati del poligono di Tifone corrisponde a due mesi lunari, cioè un ciclo lunare completo72
composto di 4x2 settimane. Sappiamo che Pitagora venne istruito in Sapienza per ben 22 anni in Egitto. La
66
La rotazione del sole sul suo asse viene osservata dalla terra in un ciclo di 28 giorni, in modo tale che il nostro
pianeta riceve una pioggia di particelle ionizzate positivamente e negativamente con un’alternanza di 7 giorni.
67
Libro dei Morti, CXLII; 8,17.
68
Nella Grande Piramide non fu mai trovata alcuna mummia né tracce di sepoltura.
69
La dea Kep delle Sette stelle dell’Orsa Maggiore era per gli egizi la Madre del Tempo e della sua divisione settenaria.
70
Il numero 56 per i Pitagorici è abbondante, poiché la somma dei relativi divisori è maggiore del numero stesso: 64 >
56. Nonostante che 56 sia un numero pari è la somma di sei numeri primi successivi, 56 = 3 + 5 + 7 + 11 + 13 + 17.
71
Plutarco de Iside e Osiride, 30 p. 363 A.
72
Nella manifestazione tutto è doppio, Attività e Riposo, Giorno e Notte ne sono i simboli. Il corpo di Osiride fu diviso
in 2x7 parti. Gli Orfici narrarono che Due Titani si divisero le sette parti del corpo di Dioniso Zagreo per un totale di 2x7
parti.
45
dea Kep delle Sette stelle dell’Orsa Maggiore era per gli egizi la Madre del Tempo e della sua divisione
settenaria. Le parole Kepti e Sebti erano usate per designare il tempo e il numero Sette. Il figlio della dea
Sevekh (Kronos) era chiamato settimo o sette, il cui simbolo era il Coccodrillo Celeste. Osiride era chiamato
il Doppio Coccodrillo73, il doppio principio Spirito e Materia, Bene e Male, e come tale era il Sole del giorno
e quello della Notte, il divino e il mortale. Le sette stelle Dell’Orsa Maggiore durante la loro rivoluzione
annua descrivono un cerchio nel cielo superiore e in quello inferiore. Quando poi il tutto fu spezzato in
qattro parti si ebbe lo zodiaco lunare di 28 segni. Nel mese lunare di 2874 giorni, ogni settimana ha un suo
carattere occulto. Il Defunto, l’Iniziato che diventava un Coccodrillo (Drago, Serpente) acquisiva ventotto
facoltà o poteri sulla Materia.
Il numero 56 per i Pitagorici è abbondante, poiché la somma dei relativi divisori è maggiore del numero
stesso: 64 > 56. Nonostante che 56 sia un numero pari è la somma di sei numeri primi successivi, 56 = 3 + 5
+ 7 + 11 + 13 + 17. Zeus e Tifone si combattono fra loro ma nessuno dei due può annientare l’altro, il primo
rappresenta la formazione di un Cosmo ordinato, il secondo la sua distruzione, per una sua successiva
formazione.
Il numero delle diagonali nel poligono regolare di 56 lati, si calcola applicando la formula: [n*(n-3)]/2 =
[56*(56-3)]/2 = 56*53/2 = 1484. Il poligono di Tifone ha 1484 diagonali, numero che è scomponibile in
28x53, il tempo lunare per il 53 l’ipotenusa (il figlio) del triangolo rettangolo pitagorico 45, 28, 53, dove il
padre è il numero 45, la somma dei 9 numeri monadici, e la madre è il numero 28, il ciclo lunare. Riducendo
il numero 1484 si ottiene 1+4+8+4 = 17, due gruppi di otto più un’unità. Diciassette per i Pitagorici era
l’arresto.
73
Libro dei Morti, CXLII; 8,17.
74
La rotazione del sole sul suo asse viene osservata dalla terra in un ciclo di 28 giorni, in modo tale che il nostro
pianeta riceve una pioggia di particelle ionizzate positivamente e negativamente con un’alternanza di 7 giorni.
46
SEGMENTI INCOMMENSURABILI - L’EQUIVALENTE GEOMETRICO DELL’IRRAZIONALITÀ
I Pitagorici definivano due segmenti commensurabili a, b, se il loro rapporto b/a fosse sempre esprimibile
con numeri interi, il cui risultato è un numero che oggi chiamiamo razionale, ad esempio il rapporto: b/a =
4/5. I matematici moderni ignorando la filosofia di Pitagora, mal comprendono i Pitagorici, partendo dalle
vicende del traditore Ippaso, che divulgò l’esistenza dei numeri irrazionali, li descrivono in gravi difficoltà
quando essi scoprirono l’esistenza dei segmenti incommensurabili che avrebbero dovuto segnare il crollo
delle loro convinzioni.
Prendendo spunto dalle vicende del “traditore” Ippaso, che divulgò l’esistenza dei numeri irrazionali,
descrivono i Pitagorici in gravi difficoltà quando essi scoprirono l’esistenza dei segmenti incommensurabili75
che avrebbero dovuto segnare il crollo delle loro convinzioni. Ammettere l’esistenza degli irrazionali per
impossibile, per i Pitagorici numero significava solo numero intero, perciò essi erano
infastiditi dalla scoperta che alcuni rapporti non fossero esprimibili mediante numeri
interi. Altri affermano che i Pitagorici, nell’argomentare su un concetto matematico
che imponesse l’uso di un numero irrazionale e trascendente si arrestassero pieni di
timore tracciando il simbolo di Chaos:
Pregiudizio è un giudizio su qualcosa che non si conosce o si crede di conoscere. I numeri razionali e
irrazionali erano perfettamente conosciuti dai Pitagorici, le vicende di Ippaso appartengono alla
divulgazione di un segreto iniziatico. Nel V secolo d.C. , Proclo nei suoi “Commentari su Euclide”, cita un
passo della “Storia della Geometria” di Eudemo di Rodi76 in cui s’indica in Pitagora lo scopritore dei numeri
irrazionali e delle figure cosmiche. La vicenda di Ippaso non è l’unica nella Scuola Pitagorica, Ipparco77, un
Pitagorico della Scuola di Reggio Calabria, venne espulso dalla Scuola Pitagorica per averne resi noti i
segreti iniziatici. Per questo motivo fu considerato morto prima di esserlo e gli fu dedicata una colonna
sepolcrale. Il Pitagorico Liside scampato all’eccidio di Crotone, con una sua lettera rimprovera Ipparco dopo
l’espulsione dalla Scuola, di aver insegnato pubblicamente la Dottrina Pitagorica, e quindi di aver consentito
a persone spiritualmente impure di impadronirsi del sapere. Liside chiede all’amico Ipparco di essere
diverso perché anche lui non fosse costretto a considerarlo morto.
Ma dicono molti che tu professi pubblicamente la nostra filosofia, atto che Pitagora
ha proibito: egli infatti, lasciati alla figlia Damo i suoi commentari, vietò di
consegnarli ad alcuno al di fuori della famiglia. Quella, pur potendo vendere quei
discorsi a gran prezzo, non volle, e giudicò le indicazioni del padre più preziose
dell'oro. Dicono inoltre che Damo, al momento della sua morte, abbia raccomandato
alla figlia Bistela un simile ordine. Ma noi, che pur siamo uomini, teniamo un
contegno ingiusto verso di lui, e siamo divenuti dei trasgressori dei suoi
75
Due segmenti a, b, sono commensurabili se il loro rapporto b/a è sempre esprimibile con numeri interi, il cui
risultato è un numero che oggi chiamiamo razionale, ad esempio il rapporto: b/a = 4/5.
76
Il frammento giunto fino a noi e contenente tale asserzione viene detto “Sommario Eudemiano”.
77
Non si hanno notizie precise su Ipparco, per alcuni era Archippo.
47
insegnamenti. Se muterai il tuo animo, ne sarò lieto, altrimenti, sarai per me come
morto78.
La severa punizione, per chi come Ippaso di Metaponto e Ipparco di Raggio Calabria, avesse rivelato gli
insegnamenti segreti appresi dopo l’iniziazione, è erroneamente interpretata come un espediente per
nascondere il fallimento dottrinale della Scuola Pitagorica.
Il mare, è la metafora della materia caotica che conduce alla sofferenza e della prova. Navigare sui flutti -
affermava Porfirio - era un modo per “placare il demone della nascita”, cioè della ricaduta nella forma, allo
scopo di raggiungere un approdo finale nella terra promessa. La caduta nella forma, la nascita nel mondo
della forma era paragonata alla morte dello spirito che veniva racchiuso in una bara di carne. Ma appena
fuori dei flutti s’incontra il numero intero. Nell’Odissea Proteo, divinità del mare, tanto ambiguo quanto
veridico, appena fuori dall’acqua passa in rassegna il suo gregge di foche contandole a gruppi di cinque.
Per il suo tradimento, Ippaso79 venne messo al bando dai Pitagorici che, si racconta, gli innalzarono un
monumento funebre, perché fosse chiaro che per loro era morto. Proclo narra che, lo stesso Giove, adirato
contro di lui, lo fece perire in un naufragio. I matematici moderni lontani dal linguaggio allegorico e
misterico, intesero la morte per naufragio di Ippaso come una finzione dei Pitagorici volta a mascherare il
loro fallimento. Pappo di Alessandria (IV secolo d.C.) uno dei più importanti matematici e sicuramente il
maggior cultore della geometria del periodo tardo ellenistico, spiega:
“Con questo, come in una parabola, intesero che tutto ciò che al mondo è irrazionale,
o inconcepibile, debba venire nascosto. Inoltre, ogni anima che per errore o per
sbadatezza scopre o rivela alcunché di questa natura in questo mondo erra nel mare
della non-identità, immerso nel flusso del divenire, in cui non c'è regolarità né
certezza”.
Pitagora chiamava:
• Logon un rapporto tra grandezze misurabili attraverso una stessa unità di misura, o
«commensurabili»;
• Alogon un rapporto come quello tra la diagonale e il lato del quadrato, che erano invece
«incommensurabili». Alogon era utilizzato da Pitagora e Platone per indicare l‘anima irrazionale
nell’uomo.
78
Lettera apocrifa attribuita a Liside, riportata da Giamblico in Vita Pitagorica.
79
Il “traditore”, il Pitagorico Ippaso di Metaponto, secondo lo stesso Giamblico (La Vita Pitagorica, 257) avrebbe
partecipato allo scontro che oppose due fazioni dei Pitagorici dopo la distruzione di Sibari (avvenuta nel 510 a.C.) ad
opera dei Crotoniati, schierandosi dalla parte dei democratici, quando in seguito ad una congiura furono uccisi a
Crotone i Pitagorici.
48
La verità è che i numeri irrazionali appartengono ai segreti dell’Iniziazione, in quanto sono in relazione con
l’azione del divino nel mondo materiale. Una statua di Arpocrate, sotto forma di un giovane con l’indice
della mano destra sulle labbra che raccomandava il silenzio era collocata sulla porta dei templi egizi, per
avvertire gli uomini che l’imperfetta conoscenza che essi avevano del divino non
permetteva loro di tenere discorsi in proposito. I Romani avevano fatto del
silenzio una dea alla quale avevano imposto il nome di Muta e Tacita. I culti
misterici rimasero segreti perché la pena di morte era la punizione che attendeva
colui che avesse osato divulgarne anche solo in parte i contenuti. Tantalo fu
gettato nelle regioni infernali perché aveva rivelato il segreto degli Dei. Nell’antica
Roma, i custodi dei Libri Sibillini erano passibili di morte anche se rivelavano una
sola parola del loro contenuto. Il più grave delitto era il tradimento 80 del
giuramento tramite la rivelazione a persone non iniziate di pari grado.
La parola razionale indica qualcosa che emana dalla Saggezza Eterna. Platone, nel dialogo Filebo, paragona
il piacere ad un numero “irrazionale”. Il piacere, in effetti, si sviluppa secondo il più e il meno: l’eccesso e il
difetto.
80
Ogni Iniziato di qualsiasi grado appartenga che riveli la formula sacra deve perire … L’Iniziato che tradisce i segreti
dell’Iniziazione comunicandoli ai membri di altre caste, per le quali la scienza sacra deve restare segreta, gli si deve
strappare la lingua (Agrushada Parikashai).
81
Il Nous, è stato preso in prestito da Platone dall’Egitto, dove era chiamato Nout; fu in seguito adottato dagli Gnostici
per il loro primo Aeon cosciente; per gli Occultisti è, cosmicamente, il Demiurgo.
49
generale e determinato, fino a ricondurre l’intera teoria della trattazione
matematica all’unità di tutte le grandezze matematiche.82
Il Timeo è incentrato sulla necessità di spiegare il mondo fisico e la sua compartecipazione alle Idee: le Idee
sono perfette, le cose no. Da un lato le cose tendono alla perfezione del mondo delle Idee e ciò è bene,
dall’altro non riescono ad imitare perfettamente e ciò produce il male.
Su queste cose non c'è un mio scritto, né ci sarà mai. In effetti la conoscenza della
verità non è affatto comunicabile come le altre conoscenze, ma, dopo molte
discussioni fatte su questi temi, e dopo una comunanza di vita, improvvisamente,
come luce che si accende dallo scoccare di una scintilla, essa nasce dall'anima e da se
stessa si alimenta.83
Come suggerisce il contenuto della Lettera VII, Platone nei suoi scritti omette di parlare di alcune questioni
della massima importanza. Tra gli “agrapha dogmata” (le dottrine non scritte) di Platone troviamo la Diade
indefinita, concepita come modalità di grande e piccolo nel senso che è infinita grandezza e infinita
piccolezza, in quanto è tendenza all’infinitamente grande e all’infinitamente piccolo. Essa è una molteplicità
indeterminata e indefinita che, produce la molteplicità delle cose in tutte le sue forme. La Monade
ingenerabile, imperitura, incomprensibile, contiene in Sé un altro Essere, una Coppia Maschile e Femminile,
che Platone chiama il Medesimo e il Diverso, Spirito e Materia. La Materia per ricevere le forme non deve
avere forme, se si da forma alla materia, la forma stessa determina che essa sia nei suoi limiti, né più
grande né più piccola di ciò che è: piccolo e grande sono una coppia di concetti simmetrici e polari,
entrambe indeterminati (esiste sempre qualcosa di più grande e qualcosa di più piccolo). È la Diade che
genera scompiglio e indeterminazione. Questo ragionamento di Platone è in accordo con quello Limite e
dell’Illimitato dei Pitagorici, che identificavano:
Ne segue che:
Dagli scritti di Aristotele, si apprende della Dottrina Pitagorica delle Dieci Coppie:
82
Giamblico, il Numero e il Divino, Matematica comune, 20.
83
Platone, Lettera VII, 341 C 5 - D 2.
84
Filolao, Fr. B 10 DK.
50
1. LIMITE ILLIMITE
2. DISPARI PARI
3. UNO MOLTEPLICE
4. DESTRO SINISTRO
5. MASCHIO FEMMINA
6. IMMOBILE IN MOVIMENTO
7. DRITTO CURVO
8. LUCE OSCURITÀ
9. BUONO CATTIVO
10. QUADRATO RETTANGOLO
Filolao, precisava che: “Ciò che mantiene la salute è l'equilibrio delle potenze: umido-secco, freddo-caldo,
amaro-dolce e così via; invece il predominio d'una di esse genera malattia, perché micidiale è il predominio
d'un opposto sull'altro [...]. Invece la salute è la mescolanza proporzionata delle qualità” (Framm. 4). Il
compito del medico pitagorico era quello di individuare gli squilibri, e di favorire il ritorno all’equilibrio
salutare, togliendo le energie in eccesso e potenziando quelle in difetto. La medicina tradizionale cinese, è
interamente basata sulla distinzione tra gli opposti noti in con i nomi di Yang e Yin: ogni malattia è dovuta a
uno stato di squilibrio, cioè a un eccesso di uno di questi due.
Folte e irsute sterpaglie crescono intorno alla mente e al cuore di quanti si sono
avvicinati alle scienze con animo impuro: esse oscurano la parte buona dell'anima ...
impedendo all'intelligenza di espandersi ed esplicarsi in piena libertà ... tali brutture
sono l'intemperanza e la cupidigia .... È inutile e controproducente comunicare certi
contenuti spirituali ai profani impreparati, i quali non hanno purificato la loro anima
e perciò li storpierebbero, non avendo alcuna qualificazione per intenderli. Occorre
una lunga disciplina per cancellare le impurità impresse nell'anima: solo a seguito di
ciò, si diventa idonei ad accogliere le dottrine85.
I Numeri Interi indicano delle entità incorrotte. I Numeri Irrazionali indicano entità disintegrate il Caos, il
disordine. L’irrazionalità è data da due elementi, che simboleggiano la molteplicità. La ragione è ordinata e
unica, l’irrazionalità è molteplice.
“E i sapienti, invece, dicono, … che a tenere insieme cielo e terra, dei e uomini, sono
la comunanza, l’amicizia, l’ordine, la temperanza, la giustizia, e, proprio per questo,
amico mio, essi danno a questo insieme il nome di cosmo (ordine), e non quello di
acosmia (disordine), né quello di dissolutezza. Ma mi pare che tu non presti
attenzione a queste cose, e questo benché tu sia sapiente, e non ti sei accorto che
85
Giamblico, La vita pitagorica, XVII.
51
l’uguaglianza geometrica ha grande potere fra gli dei e fra gli uomini, e pensi invece
che si debba coltivare l’eccesso: infatti tu trascuri la geometria.86”
Nel dialogo platonico , Gorgia, si ribadisce l’importanza della geometria e della matematica, legata al
concetto di uguaglianza e giusta proporzione, che caratterizza l’ordine dell’universo, il cosmo, e che, per
analogia e necessità, si presta a suggerire il criterio del giusto equilibrio. Per Platone, dunque, la geometria
è la Scienza Matematica più correlata alla Scienza dell’Essere Spirituale.
Proclo, capo della Scuola di Atene (V secolo), nel commento al Primo Libro di Euclide ci fornisce importanti
informazioni sulla geometria di Pitagora e sulla sua Scuola. Secondo Proclo, Pitagora trasformò lo studio
della geometria e ne fece un insegnamento liberale ricollocandoli ai principi superiori. A Pitagora si deve la
rivelazione degli irrazionali e la costruzione delle figure del cosmo, cioè i poliedri regolari.
86
Platone, Gorgia [ 508, a - b ]
52
ÁRRETHOS IL MISTERO INEFFABILE
Proclo rammentava che i Numeri svelavano gli Dèi e i Pitagorici presentavano il calcolo come
iniziazione alla teologia.
Nel Timeo Platone parla del Medesimo o dell’Altro, l‘Uno essendo l’Unità, la singolarità, la
forma o idea, l’altro il Disordine, il crescere o sminuire che getta nell'errore.
Nel Teeteto (147d), Platone si vergogna dei greci che non sono sensibili al grande problema
delle grandezze incommensurabili.
L’Unico, è rappresentato con un numero intero 1, la Diade con il numero “2”. Il Tre, la Triade, è la sintesi
dell’unità e della Diade (1 + 2 = 3). La Divinità è rappresentata con il numero 3, il Triangolo Equilatero i cui
confini sono i lati della Divina forma. Il Triangolo Equilatero, la forma divina, se è inscritto in un Cerchio di
raggio Uno, ha come lati √3. Platone quando deve descrivere gli Elementi Cosmici, costruisce un secondo
Triangolo Equilatero con Sei Triangoli Rettangoli con gli angoli di 60° al centro con rapporto di ottava
ipotenusa cateto 2/1. In definitiva Platone nel passaggio dal mondo delle superfici a quello dei volumi
costruisce 7 Triangoli 6 scaleni e 1 Equilatero, la Sintesi. La Triade, la Divinità Astratta crea il Settenario, la
Divinità Manifestata.
La Diade per raddoppio crea il “4”. Il Quadrato se è inscritto in un cerchio di raggio Uno, ha come lati √2, i
cui confini della forma sono rappresentati da un numero irrazionale. Platone quando deve descrivere gli
Elementi Cosmici, più precisamente il Cubo simbolo dell’Elemento Terra, costruisce il Quadrato con Quattro
Triangoli Rettangoli isosceli con rapporto ipotenusa cateto √2/2.
Il numero √5 è connesso, sebbene in modo meno semplice, con la divisione della circonferenza in dieci e
cinque parti uguali e con la misura del Pentagono e de Decagono inscritto. Cinque è il numero dell’Uomo e
di Horus, il cui simbolo in Egitto era il Pentagono. L’Uomo Celeste, rappresentato dal Due volte Cinque, Il
10, la cui forma è il Decagono. Si può dimostrare che se il Decagono è iscritto in un Cerchio di raggio Uno,
ogni suo lato vale = √5/2 - 1/2 = 0,618…
R=1
L=√2
53
TRE, la Divinità, lo Spirito, √3, il Sacrificio Primordiale
il mondo delle Idee. Il dovuto alla caduta nella forma
Triangolo Equilatero. della Divinità. La caduta
R=1 genera il Settenario: Sei
Triangoli Rettangoli e la loro
sintesi, il Triangolo Equilatero.
√3
CINQUE, l’Uomo Pensante, l’Anima, il Pentagono. Due √5, combinato con l’armonia
volte Cinque, DIECI, l’Uomo Celeste, il Decagono. 1/2, genera la sezione Aurea:
Φ = √5/2 + ½ = 1,618…
= √5/2 - ½ = 0,618…
R=1 R=1 Il lato del Pentagono è in
rapporto aureo con la sua
𝜑
diagonale stellata d/l = Φ.
1 + 𝜑2
54
L’INCOMMENSURABILE CELESTE “π”
I Tre, l’Uno, i Quattro, l’Uno, i Cinque”, nel loro totale Due Volte Sette, rappresentano
31415 - la Gerarchia numerica dei Dhyan Chohan di vari ordini, e del mondo interiore
o circoscritto. Posto sui confini del grande Cerchio “Invalicabile” - chiamato pure il
Dhyanipasha, la “ Corda degli Angeli”, la “Corda” che separa il Cosmo fenomenico da
quello noumenico.87
I Due Principi, il Medesimo e il Diverso intersecandosi, delimitano una zona Vesica Piscis che ricorda la
forma dell’occhio umano; al suo interno si inserisce la pupilla, cioè un cerchio, il suo diametro è la metà, un
1/2 rispetto a quello dei due cerchi maggiori. La circonferenza della pupilla dell’occhio risulta essere un
Cerchio di Diametro unitario e di perimetro πche nelle Stanze di Dzyan è chiamato Dhyanipasha, “La Corda
Dhyan”88. Questo Cerchio di Diametro Uno, è il Cosmo Manifestato, l’Uovo del Mondo delle varie mitologie.
Le Potenze o Arcangeli che formano la Corda Non Passare, rappresentano una Gerarchia Numerica dei
Dhyan Chohan (Potenze Cosmiche Angeliche) che circoscrive il Mondo e segna il limite fra il Cosmo
Fenomenico e quello Noumenico, il limite assolutamente insuperabile per la coscienza umana.
Pasha è anche il nodo scorsoio della corda che Shiva Mahayoghi tiene nella sua mano destra inferiore.
Assomiglia all’Ank egizio rappresentato sotto forma di nodo. Il nodo scorsoio, un Cerchio che si può
stringere, assume il significato di “porta stretta” che conduce al Regno dei Cieli. Il Pasha è tenuto in mano
da Shiva in modo che il primo dito e la mano formino una croce. Allora esso è la Croce nel Cerchio,
equivalente alla Croce Ansata egizia, quella sulla quale devono essere crocefisse le passioni umane se si
vuole attraversare la porta stretta, il cerchio ristretto che si dilata all'infinito, non appena l’uomo interno ne
ha superata la soglia.
Nel Mondo Noumenico delle entità incorrotte, l’unione del Primo Numero Pari o Femminile (Due) col
Primo Numero Dispari o Maschile (Tre) chiamata dai Pitagorici il Matrimonio genera il numero Cinque:
2+3=5. I Pitagorici, scrive Plutarco, hanno riservato a questo numero, un grande onore. È il numero di
mezzo della Decade, l’Equilibrio, rappresentato dal numero del Figlio, dell’Uomo sia Divino che umano.
Nel Mondo Fenomenico delle entità indefinite l’unione dei primi due numeri incommensurabili fornisce
quasi esattamente un altro numero irrazionale, precisamente l’Incommensurabile Divino (√2 + √3)= .
La Diade è rappresentata con il numero “2”, che crea per raddoppio il Quadrato, quando inscritto in un
Cerchio di raggio Uno, ha come confini o lati, √2.
87
Stanze di Dzyan, IV, 3.
88
I Dhyan orientali sono equivalenti agli Alhim o Elohim dell’Insegnamento occidentale.
55
La Divinità è rappresentata con il numero 3, il Triangolo, quando
inscritto in un Cerchio di raggio Uno, ha come confini o i lati, √3.
La conoscenza contemporanea o unione dei misteri di √2 e √3 permette di superare la porta stretta, la
barriera della Corda degli Angeli, e di uscire dal mondo della forma per entrare nei mondi o Piani divini
senza forma. Questa Conoscenza in occidente era insegnata nei gradi più elevati dell’Iniziazione egizia.
O
La “misura base” nell’antico Egitto era il Cubito Reale o Faraonico, non un
numero intero, ma un numero che era in relazione geometrica con la
circonferenza, con l’incommensurabile celeste . Il Cubito simbolo Diametro = 1
dell’equilibrio e dell’armonia, prerogative di Maat, è l’arco sotteso dal lato di
un Esagono equilatero, è calcolato come la sesta parte della Circonferenza di Diametro Uno.
1 CUBITO = /6 m
89
H.P. Blavatsky, Cosmogenesi, commento alla Stanza di Dzyan IV, 3.
56
In Egitto in una pittura del muro Nord della tomba di Amen-Hotep-Si-Se, Tebe (XVIII dinastia) è
rappresentato il Defunto con in mano l’Uovo di Vita, che corre da Est verso Ovest, dunque verso il tramonto
l’Amenti, l’al di là. Il rapporto misurato da Schwaller de Lubicz fra l’altezza e l’apertura della porta è
A Menfi, in Egitto, Pitagora andò a perfezionarsi dal suo ritorno dall’India. Poiché Pitagora trascorse un
ventennio quale discepolo presso i sacerdoti egizi e istruito, leggessi Iniziato, ai loro Misteri, è impensabile
che egli non venne istruito sulla natura dei numeri incommensurabili, in particolar modo sul numero celeste
La crisi dottrinale dei Pitagorici dovuta alla scoperta degli irrazionali esiste solo nella mente dei moderni
studiosi che non prendono in considerazione l’aspetto filosofico dell’Insegnamento Pitagorico e Platonico.
IL SEGMENTO AUREO
J. Keplero (1571-1630), che fondava la sua teoria de cieli sui cinque solidi platonici, sulla proporzione divina
dichiarava che:
Durante il soggiorno Milano, presso la corte sforzesca di Ludovico il Moro, Leonardo da Vinci, ebbe modo
di conoscere il frate matematico Luca Pacioli, al quale egli fu legato anche da profonda amicizia e da
reciproca collaborazione. Infatti nella stesura del trattato “del Divina Proportione “, che il Pacioli compose
attorno al 1498, Leonardo da Vinci come allievo, collaborò con Pacioli con la realizzazione di ben sessanta
disegni esplicativi. Il titolo incentra l’attenzione su quella proporzione, nota oggi come “sezione aurea”,
secondo la quale una quantità qualsiasi può essere divisa in due parti diseguali, così che la minore stia alla
maggiore, come questa sta alla quantità intera. «Forza tra le più potenti dell’universo dei numeri» a tal
punto da condividere con la divinità alcuni dei suoi caratteri, e perciò detta “divina”, questa proporzione.
57
… (la Divina Proportione) è “unica” nel suo genere, è “trina” perché abbraccia tre
termini, è “indefinibile” in quanto irrazionale, è “invariabile”, e, secondo Platone, dà
l’essere formale alla Quintessenza, attraverso la quale Dio conferisce la Virtù Celeste
a tutti gli elementi naturali … a questi cinque elementi corrispondono le figure dei
cinque corpi o solidi regolari … che sono legati, proporzionati tra loro e circoscritti da
una sfera, solo ricorrendo alla Divina Proporzione che fra loro li accorda “con certa
irrazionale sinfonia”90.
Il rapporto aureo o numero aureo detto proporzione divina, indica il rapporto fra due lunghezze disuguali,
delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due. Lo stesso rapporto esiste
anche tra la lunghezza minore e la loro differenza. Indicando con a la
lunghezza maggiore e con b la lunghezza minore, vale la relazione:
(a+b) : a = a : b = b : (a-b)
Tale rapporto esprimibile per mezzo della formula è in relazione con la radice quadrata di cinque √5. Il
valore così definito, che esprime la sezione aurea, = a/b è un numero irrazionale o incommensurabile.
1 5
∅= + = 1,6180339887
2 2
Allo stesso risultato si giunge con il metodo geometrico, partendo dal rettangolo di lati uno doppio
dell’altro.
Costruisci due quadrati di lato unitario, accostali per formare un rettangolo di base il
doppio dell’altezza, poi traccia una diagonale che interseca il lato centrale del
90
A. Marinoni, Leonardo, Luca Pacioli e il “De ludo geometrico”.
58
quadrato. Da quel punto traccia una circonferenza di diametro unitario, il punto di
intersezione con la diagonale ti fornirà il valore del segmento aureo, cioè 1,61803. 91
AB 5
5 1
AD 1,11803 0,5 1,61803
2 2
5 1
DB AE 0,61803
2 2
AB AD DB 5
La
definizione del rapporto aureo viene fissata attorno al VI secolo a.C., ad opera della Scuola Pitagorica, dove
secondo gli studiosi che male interpretarono il pensiero di Giamblico, fu scoperto da Ippaso di Metaponto,
che associò ad esso il concetto di incommensurabilità. L’irrazionalità della Sezione Aurea è dunque
racchiusa nel numero Cinque. Eppure molte delle proprietà uniche del rapporto aureo sembrano tessiture
del numero Uno. Aggiungendo 1 a troviamo il suo quadrato 1 + = 2, mentre sottraendolo troviamo il
suo inverso 1 – = 1/. Attraverso una sequenza di radici nidificate, utilizzando sempre e solo il numero 1
otteniamo: ∅ = 1 + 1 + 1 + 1 +∙∙∙
La bellezza di questo numero irrazionale, chiamato da Euclide il Logos-Alogos, risiede nel fatto che esso
tende inevitabilmente verso l’infinito. Tra le tante particolari formule che legano la sezione aurea al
0,5
5+ 5
numero 5 è la seguente :∅ =
5− 5
Sulla diagonale del rettangolo di lati 1 e 2, si individuano i due segmenti aurei e la cui somma è radice
di cinque. Con questi segmenti si costruiscono due triangoli isosceli di lati 1 e i quali hanno come
angolo al vertice 36° e angoli di base 72°. Il rapporto fra il lato maggiore del triangolo isoscele e il lato
minore è uguale a 1/0,618 = 1,618 che si può scrivere: 1/ Rammentiamo che con = 0,618 s’intende
il numero Aureo, o piccola sezione aurea, mentre con 1 + = 1,618 s’intende la grande sezione aurea. I
due angoli stanno fra loro in rapporto di un’ottava, cioè armonico.
91
Il numero 1,618, compare nella successione di Fibonacci, dove ciascun valore è ottenuto sommando tra loro i due
numeri precedenti. In questa successione il rapporto tra un numero e quello che lo precede tende a 1,681 … Gli Egizi
conoscevano questa successione e la utilizzavano per calcolare il valore del rapporto aureo.
59
A
36°
D 1 1
72° 72°
B
Ma cos’ha di così importante questa sezione per meritarsi l’aggettivo “Aureo”? “Ogni segmento è sezione
aurea della sua somma con la sua sezione aurea”. Ne segue che: “Tolta la sezione aurea la parte rimanente
di un segmento è la sezione aurea della sezione aurea del segmento”. È come se la sezione aurea si auto
rigenerasse per sottrazione o addizione.
Prendendo in esame il Triangolo Aureo con angolo al vertice di 36°, sommando i lati fra loro ritroviamo
ancora numeri aurei, infatti: la somma della base sezione aurea minore con il lato unitario dà luogo alla
sezione aurea maggiore sommando anche il terzo lato si ottiene + 1 = si ottiene in definitiva la
1 1
+ 1=
36°
1
1 1
1
72° 72°
+ 1=
sequenza, - - .
La proporzione aurea fu molto utilizzata dagli antichi Greci come rapporto armonico nelle costruzioni
architettoniche e nelle rappresentazioni scultoree, per esempio nelle proporzioni delle Cariatidi che
reggono l’Eretteo o nel Partenone nell’Acropoli Ateniese. Il rapporto aureo fu largamente ripreso anche nel
Rinascimento: le dimensioni della Venere del Botticelli, della Monna Lisa, di Leonardo da Vinci, sono in
rapporto aureo. Leonardo da Vinci, utilizzò la sezione aurea nei suoi dipinti affinché guardando le opere, si
poteva creare un sentimento di ordine e di armonia. L’aggettivo divina applicato alla proporzione si
60
giustifica perché essa ha diversi caratteri che appartengono alla divinità: è unica nel suo genere, è trina
perché abbraccia tre termini, indefinibile in quanto è irrazionale, è invariabile.
Nel tredicesimo libro degli Elementi, Euclide parla di un numero irrazionale, che corrisponde alla "sezione
aurea" , la "divina proporzione", come di un logos alogos.
Il processo della Creazione inizia dall’Uno e precipita nel Molteplice. Il processo di frammentazione
procede all’infinito, i numeri non commensurabili o irrazionali descrivono tale fenomeno. La creazione
materiale tende a una sua perfezione che è data dal numero d’oro o sezione aurea , che è un numero
irrazionale, ma che esprime il perfetto equilibrio fra Spirito e Materia, fra il Medesimo e l’Altro.
Pitagora è rimasto per 22 anni in Egitto per studiare quale discepolo dei sacerdoti le scienze sacre, egli era a
conoscenza delle proporzioni geometriche della Grande Piramide che a quei tempi era un centro
d’Iniziazione misterica.
61
DECAGONO E PENTAGONO AUREI
r=1
5 1 72°
𝑙10 = 𝜑 = − = 0,6180339887 72°
2 2
FIGURA 52. IL TRIANGOLO AUREO NEL DECAGONO
I lati o confini del Decagono sono in relazione con la radice quadrata di 5, il numero dell’Uomo, il cui
simbolo è il Pentagono o una Stella a Cinque Punte92. L’elica del DNA, vista al microscopio in una sezione
trasversale, dà forma a una struttura decagonale. La radice quadratica di cinque √5 è un numero irrazionale
il cui valore , si ritrova nel Decagono, e nel Pentagono e nel Pentalfa stellato, il simbolo del sodalizio dei
Pitagorici. Si racconta che come simbolo è stato ideato da Pitagora, dopo che ebbe risolto il problema
relativo al segmento aureo, che è quella parte del raggio di un cerchio corrispondente al lato del decagono
in esso inscritto. La scoperta della divisione della circonferenza in 10 e 5 parti e la costruzione del Decagono
regolare, del Pentagono regolare e del Pentalfa vanno attribuite senz’altro a Pitagora. Il Decagono si
costruisce partendo dalla Vesica Piscis che ci permette di realizzare la quadratura degli assi. Si determina il
punto di mezzo del raggio del cerchio con un secondo cerchio con centro nell’estremità del raggio. Da
questo punto C si disegna un cerchio di raggio 0,5, si unisce C con A in modo da realizzare un triangolo
rettangolo CAO di cateti o,5 e 1 con ipotenusa AC=√5/2, la differenza BA è un segmento aureo di valore =
0,618. Si traccia un cerchio di raggio aureo AB e si determina sulla circonferenza il lato del Decagono.
OC=0,5
OA=1
A A
AC=√5/2 B
B
AB=l10= -1/2+√5/2=0,618 B
O
C
R=1
FIGURA 53. COSTRUZIONE CON RIGA E COMPASSO DEL DECAGONO DALLA VESICA PISCIS
92
In Egitto, il Defunto (l’Iniziato, morto nella materia) era simboleggiato col Pentagramma o la stella a cinque punte,
poiché le punte rappresentano le membra dell’uomo.
62
Sempre con il compasso con lo stesso raggio aureo di determinano in successione i 10 lati. Un Decagono
divide la circonferenza in Dieci Triangoli Isosceli, la cui base è un lato del Decagono, ogni lato diviene la base
di un triangolo isoscele aureo con angolo di 36° al centro del cerchio e angoli di base 72°. Questi triangoli
sono denominati sublimi93.
Una delle questioni più appassionanti della geometria pitagorica concerne la costruzione di un Pentalfa o
Pentagono Stellato, cioè la figura, avente la forma di una stella a cinque punte, delimitata dalle diagonali di
un Pentagono regolare. Plutarco aggiunge che ogni Pentagono a sua volta può essere scomposto in 30
Triangoli rettangoli: i Cinque lati generano 30 triangoli rettangoli scaleni. I punti d’intersezione delle
diagonali dividono queste ultime in maniera sorprendente. Ogni punto divide la diagonale in due segmenti
disuguali tali che il rapporto dell’intera diagonale al segmento maggiore è uguale al rapporto di questo
segmento al segmento minore. Questa suddivisione è nota come sezione aurea di un segmento.
Il triangolo AEG ha angolo al vertice 36° e quindi EG=EC=EM è la parte aurea del lato AE del Pentalfa. Il lato
del Pentagono l5 è la parte aurea del lato s5 della Stella a cinque punti o Pentalfa. Per semplicità si indica
con l5 = EG = lato pentagono regolare e con s5 = AE = lato stellato del Pentalfa.
s5=1
A
36°
2 36° 2
+1
M R 36° 108° 72° 72°
C I
1
1
1 1
N l’5=2 - 1 Q 1 1
l5= 2 2
s’5=1-
P
E G 2
=2
Lato Pentagono
= 0,382 Lato Pentagono 2
= 0,382
FIGURA 54. STELLA A CINQUE PUNTE E SEGMENTI AUREI
Siccome il triangolo isoscele CIG ha l’angolo al vertice di 36°, la base GI= l5 (lato del Pentagono) è la parte
aurea del lato stellato CI = s5, che a sua volta è diviso in due punti M, R da altri lati stellati del Pentalfa in
modo che CM = RI. I lati del Pentalfa determinano un Pentagono interno MNPQR di lato PQ = l’5 i cui vertici
sono anche i vertici di un altro Pentalfa il cui lato è s’5 = MQ = PG. Poiché il triangolo AMR ha il vertice in “A”
di 36°, la base MR = l’5 è la parte aurea del lato AM = CM = s’5. Si ha così la proporzione:
93
Il Triangolo Isoscele con gli angoli di base di 36° e l’angolo al vertice di 108° è chiamato il Delta luminoso.
63
s5 : l5 = l5 : s’5 = s’5 : l’5 1: = :(1-) =(1-):
oppure (2((
s5 5−1 s5 3 − 5
s5 : = : s5 5−2
2 2
Il Pentalfa reca impressa nella suddivisione naturale dei suoi lati una legge di armonia a somiglianza della
corda SOL che è la media armonica della fondamentale DO e della sua armonica DO’, così il lato del
Pentagono è la media armonica tra l’intero lato e la parte di esso compresa tra gli altri due lati del
Pentalfa94. Il Pentalfa è in grado di generare ciò che i matematici chiamano frattali, una serie infinita di
Pentagoni e di Pentalfa a dimensioni decrescenti.
Il rapporto tra l’area del Cerchio circoscritto al Pentagono esterno, e il cerchio circoscritto al Pentagono
interno è: 1,05146/0,40162=2,618 che corrisponde al quadrato della sezione aurea 2 = (1,618)2. Il
rapporto tra i due Pentagoni è: 0,6571/0,0958 = 6,854 che corrisponde a 4 = (1,618)4.
I segmenti OC=r e AD=s10, si tagliano nel punto V e gli angoli AVO e DCV sono di 72° nei vertici e di 36° nelle
basi. La base VO del Triangolo Aureo VAO è la parte aurea di OA, cioè del raggio r. E poiché VO=VD=CD=l 10,
e AV=OA=r significa che VD è la parte aura di AD. Il raggio r della circonferenza è dunque la parte aurea
del lato del Decalfa, e si ha la semplice relazione: l10 + r = s10.
I Dieci punti sulla circonferenza di raggio “r”, creano 4 figure regolari, un Decagono, un Pentagono, un
Decalfa e un Pentalfa, i cui lati sono rispettivamente: l10, l5, s10, s5.
E come gli elementi della geometria: il Punto, il Segmento (Due Punti), la Superficie (Tre Punti, Triangolo), il
Volume (Quattro Punti, Tetraedro), riempiono ed esauriscono lo spazio tridimensionale,
corrispondentemente la somma dei primi 4 Numeri interi dà la Decade, relazione fondamentale pitagorica
che dall’Unità attraverso la sacra Tetractis conduce alla Decade. Se consideriamo gli archi successivi uguali
rispettivamente a 1/10, 2/10, 3/10, 4/10 della circonferenza, la loro somma
1/10+2/10+3/10+4/10=10/10=1 è uguale alla circonferenza. Le corrispondenti corde di questi archi sono li
segmenti che collegano fra lori i 10 punti del Decagono.
94
Arturo Reghini, I Numeri Sacri e la geometria Pitagorica - Per la restituzione della Geometria Pitagorica, cap. III.
64
La corda con passo 1 è la diagonale che individua il lato del Decagono l10, la corda con passo 2 è la
diagonale che individua il lato del Pentagono l5, la corda con passo 3 è la diagonale che individua il lato del
Decalfa s10, la corda con passo 4 è la diagonale che individua il lato del Pentalfa s5.
Il quadrilatero che ha per lati l10, l5, s10, s5 è diviso in due triangoli rettangoli dalla diagonale 2r e si ha quindi:
l102+ s52 = 4 r2 … l52 + s102 = 4r2.
La relazione che lega il raggio con i lati dei Quattro poligoni è: l102+ l52 + s102+ s52 = 8r2. Questi Quattro lati
poligonali e stellati formano una Tetractis, la cui somma dei quadrati è uguale al doppio quadrato del
diametro.
A
l10
C
V
s5
V O s10
2r
D
l5
Il teorema pitagorico si enuncia così: La somma dei quadrati costruiti sopra il lato del Decagono regolare,
del Pentagono regolare, del Decalfa, del Pentalfa, inscritti in una circonferenza è uguale a Otto volte il
Quadrato costruito sul raggio.
Si può dimostrare raggio e lati del Decagono e del Pentagono sono legati dalla relazione: l102+ r2= l52.
Il teorema pitagorico si enuncia così: Il lato del Pentagono inscritto è l’ipotenusa di un triangolo
rettangolo che ha per cateti il raggio e il lato del Decagono inscritto95.
Con r=1, il lato del Decagono vale l10= e il valore del lato del Pentagono è: 2 + 1 = l52. Questa relazione è
un’altra forma del famoso teorema di Pitagora che confrontato con il Triangolo sacro egizio ci dice che il
Figlio Horus è il Pentagono, L’Uomo nella forma fisica, il Padre Osiride è il Decagono, l’Uomo Celeste, la
Madre Iside è simboleggiata dal cerchio, lo Spazio tramite il raggio r.
L’Esagono regolare ha la proprietà di dividere la circonferenza in Sei triangoli Equilateri e che per tale
ragione il suo lato l6 è uguale al raggio r del cerchio, di conseguenza la relazione precedente si trasforma in
l102+ l62= l52. Questa legge è stata enunciata da Euclide che elaborò il suo insegnamento dai Pitagorici, nel
libro XIII degli Elementi, che tratta di alcune proposizioni relative alla sezione aurea, si legge che:
95
Arturo Reghini, Per la restituzione della Geometria Pitagorica, cap. III, il Pentalfa.
65
“Se si iscrive in un cerchio un pentagono equilatero,
il quadrato del lato del pentagono è uguale alla
somma dei quadrati dei lati dell'esagono e del
decagono regolare che siano inscritti nello stesso
cerchio”. r
l5
FIGURA 57. TRIANGOLO RETTANGOLO - DECAGONO E l10
PENTAGONO
r
l5
L’affermazione di Euclide accade applicando il
Teorema di Pitagora disponendo sul cateto verticale
il lato del Decagono, sul cateto orizzontale il lato
dell’Esagono e sull’ipotenusa il lato del Pentagono. Affinché la relazione sia vera, il quadrato dell’ipotenusa
è la somma dei quadrati dei cateti. I valori dei lati Pentagono e il Decagono e l’Esagono l5, l10 e l6, all’interno
di un cerchio di raggio r=1 sono i seguenti:
𝑂𝐹 = 𝑟 = 1 = 𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑒𝑠𝑎𝑔𝑜𝑛𝑜 = 𝑙6
5 1
𝐶𝐹 = 𝑙10 = 2
− 2 = 𝜑 = 0,618
5 5
𝐶𝐷 = 𝑙5 = −
2 2
2 2
1 5
𝑙62 + 2 2
𝑙10 = 1+𝜑 2 2
= 1 + 2
− =
2 2
2 2
1 5 5 5 5
1+4+4−2 4
= 2
− 2
= 𝑙5 2
5 5
Infatti: 𝑙5 = 2
− 2
4 1 5
𝑙5 = + − = 2−𝜑 = 1 + 𝜑2
2 2 2
Il cateto verticale, il lato del Decagono appartiene allo Spirito, rappresentato da Osiride (Padre) che marchia
il suo rapporto raggio (Madre) col numero aureo . L’ipotenusa appartiene a Horus (il Figlio), la cui
relazione con il raggio (la Madre) non è il numero aureo Φ=1/, bensì 1 + 𝜑2 . Il cateto di base il raggio
del Cerchio rappresenta la Madre Iside, di cui l’Esagono esprime il Macrocosmo.
In questo triangolo rettangolo non abbiamo più la relazione monadica 3→ 4→ 5, con tre numeri interi che
appartengono alla divinità96, ma con numeri che appartengono all’armonia delle forme:
96
Nel Triangolo Egizio 3, 4, 5, il raggio del cerchio inscritto è 1, il diametro è 2, mentre 1 il diametro del cerchio
circoscritto è 5. Nel caso di triangoli rettangoli, l’ipotenusa coincide sempre col diametro del cerchio.
66
𝜑 →1 → 1 + 𝜑2
67
DYNAMIS
La Dottrina Pitagorica identifica la perfezione con il finito, l’imperfezione con l’infinito e l’infinitesimo
perché sono identificati con l’imperfezione perché rappresentano ciò che non misurabile, non è
perfettamente conoscibile. L’incommensurabilità, comporta un graduale allontanamento dall’Uno
principiale verso la molteplicità e la dispersione. Il segmento incommensurabile rapportato al segmento
razionale, fornisce un rapporto indeterminato con i numeri decimali che non finiscono mai. L’immagine è di
una continua ed infinitesima crescita tramite valori sempre più piccoli come avviene nella geometria dei
frattali.
Quanto premesso non vuol dire com’è il comune pregiudizio degli studiosi che i Pitagorici e i Neopitagorici
aborrivano l’irrazionale evitandolo come un’infezione letale. Pitagora era stato istruito per 22 anni nei
templi egizi, dove apprese tutti i segreti dei numeri interi e irrazionali compreso il π che è parte integrante
del cubito97 e il numero aureo Φ la base di ogni costruzione armonica in natura e in architettura. Il Grande
Sacerdote di Ptah, Imhotep, ideatore della piramide a gradoni di Saqqara, architetto, astronomo, primo
scrutatore delle stelle, sommo guaritore, è ritenuto il più grande rappresentante delle Scuole di Sapienza
Misterica, Iniziato ai Misteri del Cielo e della Terra cui nessuna conoscenza era preclusa.
1. L’Insegnamento che aveva lo scopo di ricondurre l’uomo alla sua sorgente spirituale, al Nous.
Questo aspetto, che riguarda il reame del pensiero astratto e dell’intuizione, chiamata in oriente
Buddhi, ora non è preso in considerazione dai ricercatori.
2. L’Insegnamento riguardante le Leggi della Natura e della creazione delle forme. La conoscenza
della sezione aurea applicata all’architettura e alle forme ne è una testimonianza. Questo secondo
aspetto che riguarda il campo di azione della mente razionale, è oggi studiato con nuovi metodi
d’indagine dai nuovi matematici che hanno elaborato la geometria frattale dell’auto somiglianza
che si ripete in dimensioni sempre più piccole. Sull’auto somiglianza, sui frattali, sulla simmetria è
stato creato l’Universo.
La realtà fisica che ci circonda è formata non da entità finite ma da un insieme di entità infinitesime e
indefinite. A dimostrazione della caoticità della nostra realtà possiamo porre l’attenzione su due
argomentazioni che, quanto mai, ci sono vicine e ci circondano ogni giorno: il numero e la geometria
frattale dell’auto somiglianza nel ripetere sempre più in piccolo la sua forma. Il numero non esiste in
modo finito, quantunque ricorra nella geometria e nella matematica. Ad esempio nel calcolare gli angoli in
radianti, sappiamo che la misura dell’angolo piatto è uguale a . Come può , un numero trascendente,
97
Il Cubito è la sesta parte della Circonferenza di Diametro Uno, precisamente di diametro un metro.
68
non proveniente da nessuna equazione a coefficiente reale, ed avente un numero infinito di cifre decimali,
essere la grandezza di un ente geometrico e sempre considerato finito?
Non deve perciò stupire che il concetto pitagorico di Dynamis sia la base della moderna matematica dei
frattali e del Caos simmetrico e deterministico.
Lo scritto platonico che tratta di questo particolare argomento è il Teeteto, un dialogo di Platone,
appartenente alla prima parte del periodo “della maturità”, dopo il suo incontro col Pitagorico Archita di
Taranto. Teeteto un giovane e famoso matematico, che diede contributi decisivi alla geometria, era
membro dell’Accademia di Platone, allievo del Maestro Pitagorico Teodoro di Cirene. Il suo amico Platone
gli dedica uno dei suoi più importanti dialoghi. Gli Elementi di Euclide capitolo X e XIII si basano sul lavoro di
Teeteto98.
Il Teeteto può essere è un dialogo matematico a tutti gli effetti : la scelta di Platone di sfruttare come
interlocutori di Socrate due matematici, Teeteto e Teodoro di Cirene, esperto soprattutto in geometria, è
molto indicativa. Teodoro di Cirene, presenta a Socrate uno dei suoi allievi più brillanti, un ragazzo
diciassettenne di nome Teeteto99. Il Teeteto di Platone è un dialogo dedicato alla matematica, ma è anche
dedicato al confronto tra la conoscenza dei sensi e quella intellegibile (quest’ultima è quella vera e propria).
La discussione del Teeteto inizia con la richiesta da parte di Socrate di una definizione per la “scienza”.
Teeteto inizia a rispondere, dicendo che “scienza” sono le nozioni di geometria insegnate da Teodoro. In
questo modo, osserva Socrate, si fanno solo esempi di conoscenze specifiche, che non rispondono alla
domanda sulla natura della scienza in sé Teeteto prova allora a definire la conoscenza come “sensazione”,
riprendendo la definizione di Protagora (151e). Tutto ciò che ci sta intorno è in movimento, cioè soggetto a
continui cambiamenti, e l’unico modo che abbiamo per conoscerlo sono le sensazioni, le quali altro non
sono che il risultato del contatto tra gli organi di senso e l’oggetto di conoscenza.
Quando si parla della conoscenza sensibile, viene citato Protagora, che sosteneva che le cose sono come
ci sembrano e che l’uomo è misura di ogni cosa: si tratta del relativismo assoluto. Protagora diceva che
tutto è vero, nel senso che ciò che appare a ciascuno è vero per lui: il sano percepisce dolce il miele e quindi
per lui è dolce, il malato invece lo percepisce amaro e quindi per lui è amaro. Platone è interessato a ciò
perché siamo di fronte al rapporto tra vero e falso. La posta in gioco per Platone qui è altissima perché se si
nega la possibilità di distinguere tra vero e falso. Per Platone è inaccettabile l’impossibilità di distinguere
tra vero e falso ed è consapevole che le risposte tradizionalmente date al problema sono insoddisfacenti.
Platone obietta a Protagora che, se tutte le opinioni sono vere, è vera anche l’opinione che sostiene che
non tutte le opinioni sono vere e, quindi, anche quella che sostiene che la tesi di Protagora è falsa. Questa
discussione permette a Platone di affermare che, per avere una dottrina della conoscenza accettabile,
non ci si può fermare alla sensazione, ma bisogna ammettere che, oltre agli organi di senso, interviene
anche l’anima, la quale da sé riesce a “osservare quello che è comune a tutte le cose”, cioè l’Essere.
L’anima percepirà dunque la durezza o il colore attraverso il tatto o la vista (che fungeranno solo da
tramite), e cercherà “l’Essere in particolar modo nei rapporti delle une con le altre, confrontando in se
stessa qual è stato, il presente e quel che sarà”.
98
Le quarantasette proposizioni degli Elementi di Euclide, furono formulate da Pitagora. Euclide imparò la geometria
nei Misteri. Platone e Euclide erano Iniziati, ma Socrate no. In passato, nessun vero Iniziato ai sacri Misteri era
sposato.
99
Teeteto morì al suo ritorno ad Atene dopo essere stato ferito nella battaglia di Corinto.
69
Teeteto con Socrate il Giovane escogita una definizione generale ripartendo i numeri in classi il cui dominio
è infinito. Distinguono i numeri quadrati o equilateri, prodotto di due fattori uguali, la cui radice quadrata è
un numero intero (come 4 o 9), dai numeri rettangoli, in altre parole numeri che non possono essere
espressi come il prodotto di due fattori uguali, ma solo dalla moltiplicazione di uno maggiore per uno
minore. La ragione di tale distinzione è la possibilità di averne una rappresentazione grafica dei numeri
sotto forma di figure piane. Il concetto importante da tenere presente è che i Quadrati sono della natura
della Monade, dell’Identico, mentre i Rettangoli, sono della natura della Diade, del Diverso, e pertanto sono
all’origine del Dynamis.
Teeteto non nomina mai gli irrazionali. Non pronuncia nel passo degli irrazionali, i termini alogos e árrethos.
Teeteto denomina i lati dei quadrati, lunghezze e i lati dei
rettangoli dynamis, potenze (√5 è potenza di un quadrato di
area 5), poiché, pur essendo incommensurabili per se stesse,
hanno comunque la potenzialità di diventare
commensurabili se elevate al quadrato.
100
Giovanni Filopono, Introduzione Aritmetica di Nicomaco di Gerasa, II 56.
70
Plutarco, ci dice che i Pitagorici hanno in odio il 17 più di ogni altro numero, e lo chiamano “ostacolo”. Esso
infatti cade fra il 16, che è un quadrato, e il 18, che è un rettangolo101, i soli fra i numeri a formare figure
piane che abbiano il perimetro uguale all’area; il diciassette si pone come un ostacolo fra loro, e li separa
uno dall’altro, e spezza la proporzione di uno e un ottavo (1/8 un Tono) in intervalli disuguali: 16(1+1/8)
=16(9/8) = 18 17 = 8+9 = 8+ (8+1). il diciassettesimo numero triangolare (la somma dei numeri dei numeri
da 1 a 17 compresi) è 153, uno dei due numeri di Archimede della Misura dei Pesci che dà la dimensione
della diagonale minore della Vesica Piscis.
101
Il Quadrato è la stabilità dell’Identico, il Rettangolo è la dinamicità del Diverso, della Diade.
71
IL CORPO UMANO STATICO E DINAMICO
Leonardo da Vinci, nel suo celebre disegno interpretò le misure perfette e armoniche dell’uomo secondo i
dettami di Vitruvio. L‘interpretazione vitruviana dell’uomo di Leonardo eludendo qualsiasi rigidità astrattiva
dinamizza i due livelli geometrici, cerchio e quadrato, non coincidenti: l’ombelico il centro del cerchio e il
pube il centro del quadrato. Leonardo li ricongiunge attraverso la una azione dell’uomo, data dal suo
movimento, sospesa tra le perfezione macrocosmica, il Cielo il
Cerchio, e la perfettibilità microcosmica, il Quadrato la Terra.
L’uomo nel Quadrato, descrive una figura statica, una Croce, con
le gambe unite e le braccia orizzontali, l’uomo nel Cerchio con le
braccia sollevate al Cielo e le gambe divariucate che poggiano sul
Cerchio, impone un andamento cinetico alla figura umana che
viene così a perdere la caratteristica di staticità. Il Cerchio è
indicato dai Pitagorici e da Platone come la forma più perfetta. Il
Quadrato, disegnato da Leonardo, rispetto al centro del cerchio si
trova spostato verso il basso in una posizione non casuale ma ben
precisa dove il punto d’incontro delle diagonali del Quadrato
coincide con i genitali dell’uomo. Genitali che qui indicano
l’origine fisica, come l’ombelico indicava quella spirituale.
Leonardo, invece, spiega come un uomo “homo ad quadratum” possa trasformarsi in “homo ad circulum”,
scrive infatti: “se ttu apri tanto le gambe che ttu cali da capo 1/14 di tua alteza, e apri e alza le bracia che
colle lunghe dita tu tochi la linia della sommità del capo, sappi che'l cientro delle stremità delle aperte
membra fia il bellico, e llo spazio che ssi truova infra lle gambe fia triangolo equilatero”. Perché Leonardo
afferma di ridurre di 1/14 l’altezza dell’uomo affinchè l’homo ad quadratum possa trasformarsi in homo
ad circulum? Dal punto di vista geometrico con il compasso si può verificare l’affermazione. Dal punto di
vista misterico si ricorda che 14 è la somma dei primi Cinque numeri di l'incommensurabile celeste.
Inoltre Osiride venne smembrato in 14 parti, di cui una parte, il membro virile, l’organo della riproduzione
fisica, non venne più ritovato da Iside.
102
Considerando il centro della fronte dove per inciso gli Indù collocano il chakra Ajna.
72
Leonardo stabilì che le proporzioni umane sono perfette quando l’ombelico divide l’uomo nel Quadrato in
modo aureo. Nel disegno di Leonardo il rapporto aureo è riscontrabile nelle dimensioni del corpo umano. È
questo il celebre “homo ad quadratum” che Vitruvio ricorda nel terzo libro del De architectura, la cui realtà
geometrica viene da Leonardo sintetizzata con una semplice frase: “tanto apre l'omo ne' le braccia, quanto
è lla sua alteza”. L’unità di riferimento è il raggio r=1 del cerchio. Il corpo umano con le braccia orizzontali è
inserito in un quadrato di lato: = 1 + = 1,618. La distanza fra la testa dell’uomo e la circonferenza è
ancora aurea perché vale: 1 - = 0,3819 = . Infatti, = (0,618)2 = 0,3819.
Vetruvio architecto mette nella sua opera d'architectura che lle misure dell'omo sono dalla natura
distribuite in questo modo:
Tanto apre dell’omo nelle braccia, quanto è la sua altezza (4 cubiti103) .
Dal nascimento dei capelli al fine di sotto del mento è il decimo dell'altezza dell'uomo.
Dal di sotto del mento alla sommità del capo è l'ottavo dell’altezza dell'omo.
Dal di sopra del petto alla sommità del capo fia il sesto dell’omo.
Dal di sopra del petto al nascimento de capelli fia la settima parte di tutto l'omo.
Dalle tette al di sopra del capo fia la quarta parte dell’omo.
La maggiore larghezza delle spalle contiene insè la quarta parte dell'omo.
Dal gomito alla punta della mano fia la quarta parte dell’omo, da esso gomito al termine della
spalla fia la octava parte d'esso omo; tutta la mano fia la decima parte dell'omo.
Il membro virile nascie nel mezzo dell’omo (2 cubiti) .
Il piè fia la sectima parte dell’omo.
Dal di sotto del piè al di sotto del ginocchio fia la quarta parte dell’omo.
Dal di sotto del ginocchio al nascimento del membro fia la quarta parte dell’omo.
103
La Misura Settenaria, basata sul numero sette, fu istituita nell’antico Egitto, perché il cubito reale egizio era
composto di sette palmi. Nel sistema di misura romano: 4 dita = 1 palmo (come per gli egizi), 4 palmi = 1 piede (circa
30 cm), 6 palmi = 1 cubito di 0,4439 metri (per gli egizi un cubito vale 7 palmi).
73
Le parti che si trovano infra il mento e 'l naso e 'l nascimento de capelli e quel dei cigli ciascuno
spazio per se è simile allorchè è 'l terzo del volto».
L’altezza totale dell’uomo è divisa dall’ombelico in due grandezze che sono fra loro come 1 e .
Schwaller de Lubicz, ha trovato, nelle dimensioni della porta principale del Tempio di Karnak104 la relazione
che lega il numero al numero aureo Nella Valle dei Re la tomba di Ramsete IX lungo la parete destra
del grande corridoio, nel corridoio di accesso della tomba di Ramsete IX106, si ritrova dipinta la mummia
reale posta in obliquo sull’ipotenusa del Triangolo sacro 3-4-5, cubiti reali. Il Faraone è l’incarnazione di
Horus, il Divino Figlio, di Osiride il cui valore, secondo Plutarco è appunto Cinque. Schwaller de Lubicz ci
dice che questo dipinto, ci dà le misure del cubito reale, cioè di 0,5236 = /6 m. La mummia reale è dipinta
inclinata sull’ipotenusa del triangolo rettangolo sacro di dimensione 3, 4, 5 Cubiti Reali. L’altezza del
Faraone è di 5 cubiti, con il braccio sollevato l’altezza diviene 5+1=6 cubiti. L’altezza del Faraone riportata
all’Unità, più la sua Quinta Parte dovuta al braccio alzato è (1 + 1/5) = 6/5, e poiché l’altezza del Faraone è
2, si ricava che con le braccia alzate, l’altezza diviene πinfatti:
2 2 2 2
+1/5 =6/5 =12/10 = 2 = 10/12
104
Il tempio di Karnak, il grande santuario di Tebe, afferma R.A. Schwaller de Lubicz, era noto come “l’edificio il più
calcolato dei luoghi”, tanto che i minimi dettagli della costruzione possono essere considerati come il risultato di
un’operazione matematica e geometrica lungamente meditata.
105
Come spesso accade, gli eruditi accademici, smentiscono che nella Grande Piramide vi siano i due numeri
eperché dai calcoli risultano dei valori vicini, approssimati, ma non esatti, affermando che Erodoto non ne parla.
Per quanto riguarda le misure approssimate, poiché il rivestimento esterno è stato rimosso e utilizzato per costruire la
città del Cairo è ben difficile risalire alle misure rigorose. Erodoto narra una storia velata, che inizia con le parole:
“narravano, dicevano”, ciò che la sapienza popolare ha codificato nella frase “c’era una volta”. Il racconto è una strana
mescolanza di storia e di mito, tipica della mentalità dei sacerdoti egizi che dovevano ripettare il giuramento misterico
che imponeva loro di tacere su determinati argomenti, pena la morte. Erodoto, era vincolato con giuramento al
silenzio, infatti scrive di aver assistito a Sais ad una cerimonia misterica notturna, su cui doveva tenere un sacro
silenzio. Erodoto, Le Storie, II, 123, 1.
106
R. A. Schwaller de Lubicz “Il Tempio dell’Uomo” e “La Scienza Sacra dei Faraoni”, capitolo l’uomo e le misure.
74
ARMONIE NELLO SPAZIO CELESTE
La rivoluzione siderale è il tempo che un corpo nello spazio impiega per compiere un’intera orbita intorno
al Sole. Per la Terra è di 1 anno di circa 365 giorni. La rivoluzione sinodica è il tempo che impiega un corpo
per ritornare nella stessa posizione nel cielo. La rivoluzione sinodica differisce dalla rivoluzione siderale
perché la Terra stessa gira intorno al Sole. Le rotazioni dei corpi celesti obbediscono alla legge del numero
aureo . La tabella seguente è stata presa dal sito http://www.spirasolaris.ca/.
Mercurio siderale -3 0,236068
Mercurio sinodico -2 0,381966
Venere siderale -1 0,618034
Terra 0 1.000
Marte siderale +1 1,618034
Marte sinodico +2 2,618034
Asteroidi siderale +3 4,236068
Asteroidi sinodico +4 6,854102
Giove siderale +5 11,09017
Giove sinodico +6 17,94427
Saturno siderale +7 29,03444
Saturno sinodico +8 46,97871
Urano siderale +9 76,01316
Urano sinodico + 10 122,9918
Nettuno siderale + 11 199,0050
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