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Insegnamenti e scritti inediti
Insegnamenti e scritti inediti
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E-book290 pagine3 ore

Insegnamenti e scritti inediti

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Gli importanti documenti qui pubblicati, tutti inediti in lingua italiana, costituiscono parte dell'insegnamento riservato, di natura ermetico-alchimica, di René Schwaller de Lubicz ai suoi discepoli più intimi. Si tratta per la maggior parte di conferenze, ma anche di lettere e appunti di vario genere, che vanno dal 1926 (le prime due conferenze tenute a Suhalia pubblicate ne La Doctrine) a una serie di testi redatti in diversi luoghi (Delfi, Luxor, ecc.) dal 1939 al 1953 circa, e circolati poi per anni sotto diverse forme. Se ne presenta qui un'antologia, escludendo soprattutto quelli che poi furono ripresi e sviluppati nei libri editi. Nei testi — che possono suddividersi grosso modo in pitagorico-alchimici e simbolico-filosofici, e che ci permettono di penetrare in profondità il suo pensiero — sono presenti non poche preziose chiavi per la comprensione dell'ermetismo in generale e del suo capolavoro, Il Tempio dell'Uomo, in particolare. Vengono affrontati argomenti come lo scopo della vita, il problema della conoscenza, i principi generali della dottrina tradizionale, l'origine unica del tutto, il Seme, la forma, il miracolo, il valore del Pi greco, solo per citarne alcuni. I curatori, che si erano occupati anche dell'edizione italiana di Adamo l'uomo rosso corredandola di una presentazione di carattere storico della dottrina di Schwaller de Lubicz, hanno invece dotato quest'antologia di una presentazione che tende soprattutto a favorire una migliore comprensione della dottrina in alcuni dei suoi aspetti più riposti. In appendice i lettori troveranno altresì una curiosità: i Tarocchi creati da Schwaller de Lubicz, elementi di un "gioco di ruolo" di cui si allegano le immagini e le istruzioni di pugno dello stesso.
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2015
ISBN9788827225295
Insegnamenti e scritti inediti
Autore

René Adolphe Schwaller de Lubicz

(Asnières 1887 - Grasse 1961) Laureato in ingegneria chimica, creò a Parigi il movimento dei Veilleurs al quale appartennero anche personalità quali P. Loti, H. Barbusse, P. Benoit, F. Leger, G. Polti. Legato da profonda amicizia al grande poeta lituano O.W. de Lubicz, ricevette da questi il diritto di far uso del titolo e del nome di famiglia. Grazie a contatti con scuole ermetiche, R.A. Schwaller fu iniziato all'Arte Regia, e creò nei pressi di St. Moritz un centro denominato Suhalia: una sorta di monastero iniziatico. Qui, insieme alla discepola Isha, divenuta sua sposa, si impegnò in vari esperimenti e ricerche. Decisivo per la sua realizzazione spirituale fu il soggiorno in Egitto, insieme ad Isha, durante il quale si consacrò alla ricerca della verità trasmessa dalle antiche testimonianze di pietra.

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    Anteprima del libro

    Insegnamenti e scritti inediti - René Adolphe Schwaller de Lubicz

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    Insegnamenti e scritti inediti

    renÉ a. schwaller de lubicz

    A cura di

    Alessandro Boella e Antonella Galli

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    Copyright

    Insegnamenti e scritti inediti

    di René A. Schwaller de Lubicz

    A cura di Alessandro Boella e Antonella Galli

    L’editore si dichiara a disposizione degli aventi diritto che, nonostante accurate ricerche, non è stato possibile rintracciare.

    Per l’edizione italiana: © Copyright 2009-2015 by Edizioni Mediterranee, Via Flaminia 109 – 00196 Roma

    ISBN 978-88-272-2529-5

    Prima edizione digitale 2015

    © Copyright 2015 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Dedica

    Riconoscenti dedichiamo questo libro

    a Lucie Lamy

    e a Mounir e Janine Hafez,

    che ci fornirono gli elementi decisivi

    alla comprensione dell’opera

    degli Schwaller de Lubicz

    Presentazione

    «L’alchimia è la scienza complessiva delle trasmutazioni

    fisiche, biologiche, psichiche e spirituali;

    essa comprende tutti i regni dell’unica

    sostanza

    ».

    henri Hunwald¹

    «Pare che l’iniziazione egizia abbia avuto principalmente per oggetto il mistero della vita. La potenza creatrice è attribuita all’azione del sole unita alla virtù dell’acqua. Il mito di Osiride e di Horus non ha altro significato, come del resto i simboli tebani di Ammon e Khem; e questa tradizione è stata poi continuata dagli alchimisti».

    Émile-Jules Grillot de Givry²

    Dopo la scomparsa di Lucie Lamy (1908-1984), figliastra di René Schwaller de Lubicz, l’eredità spirituale e materiale di quest’ultimo fu oggetto di interminabili contese all’interno dell’association Bozawola, voluta da Lucie Lamy con ben più elevati intenti, nella quale si erano introdotti membri di differenti associazioni, più o meno occulte, sempre alla ricerca di conoscenze reali – di cui cronicamente difettano – che ne permettessero la sopravvivenza.

    Di tutto questo fummo partecipi e testimoni allo stesso tempo³. Non è questa la sede per raccontare queste tristi vicissitudini, ma vi abbiamo accennato, poiché la recente e non coordinata pubblicazione di alcuni volumi dedicati ai de Lubicz è ancora frutto e conseguenza di tali contese⁴.

    In tali volumi sono stati ripresi documenti di vario tipo, per lo più conferenze, ma anche lettere e appunti di vario genere, circolati per anni sotto diverse forme, manoscritta, dattiloscritta ecc.

    L’aspetto positivo di queste pubblicazioni, al di là di ogni polemica, è che ci permettono di penetrare più in profondità nella trasmissione magistrale di Schwaller de Lubicz; esse ci consentono altresì di uscire dalla discrezione che ci legava rispetto a questi importanti documenti, dei quali presentiamo un’antologia, escludendo soprattutto quelli che poi furono ripresi e sviluppati nei libri editi: si noterà la presenza di testi decisamente compiuti, come le due prime conferenze de La Doctrine, o appena abbozzati, come gli Appunti alchimici.

    E a questo proposito avvertiamo il lettore che, nella maggior parte di questi testi, si troverà di fronte a un linguaggio parlato: gli sarà richiesto perciò uno sforzo di comprensione supplementare, d’altronde largamente ricompensato dalla profondità del contenuto.

    Inoltre, come in ogni dottrina realmente tradizionale, negli insegnamenti di Schwaller non è possibile giungere alla piena comprensione delle conseguenze ultime della sua esposizione, conseguenze operative che toccano i misteri più profondi dell’ermetismo, senza partire da certi indispensabili assiomi teorici.

    Il lettore avvertito constaterà altresì, nell’apparente complicazione espressiva di alcuni di questi testi, la descrizione ripetitiva, quasi ossessiva, in termini generalmente astratti, di ciò che Schwaller de Lubicz aveva visto compiersi sotto i suoi occhi nell’Opera alchimica: è questa la chiave per la comprensione del suo insegnamento.

    Mentre la nostra presentazione ad Adamo l’uomo rosso era essenzialmente a carattere storico, qui forniremo soprattutto elementi dottrinali che ci auguriamo possano favorire una migliore comprensione della dottrina di Schwaller.

    Sono necessarie anzitutto due precisazioni.

    La prima: alcuni autori, in maggior o minor cattiva fede, e mossi soprattutto da pregiudizi, vogliono dare a tutti i costi una certa coloritura politica al personaggio René Schwaller de Lubicz, secondo il principio che dice: «Se non riuscite a denigrare l’opera, denigrate l’autore… o meglio, storicizzatelo, così lo renderete innocuo». Non dimentichiamo che classificare un fenomeno significa disinnescarlo: una volta etichettato, esso smette di interessare, poiché il suo mistero è stato svelato.

    Nel caso di Schwaller de Lubicz, non si tratta di politica, ma di una visione della vita e del mondo diversa da quella comunemente accettata, una visione che, come ben espresse Vincenzo Capparelli, si rifà alle radici egizie e pitagoriche della nostra civiltà, in alternativa alla visione faustiana propria al mondo moderno⁵.

    In un testo redatto nel 1943, che qui non ha potuto trovare posto, Schwaller specifica:

    «Non si costruisce un nuovo mondo secondo uno schizzo schematico razionale; un mondo è fatto di sofferenze, rimorsi, inquietudini, come la coscienza profonda dell’uomo. Ciò che è per lui la coscienza, lo è, per la società umana, la cultura, è il frutto della vita.

    […] Siate sempre pronti ad abbandonare tutto ciò che avete fatto con amore. La vecchia Europa muore, perché si è attaccata – in modo borghese – a ciò che aveva creato. Coloro che oseranno dire: Pazienza, ricostruirò meglio vinceranno sia questa guerra che il nuovo mondo.

    […] L’egoismo colora, a tutti i livelli, tutte le azioni umane: prima di tutto la vanità, poi l’invidia e l’avarizia, sono i motivi più forti delle azioni degli uomini – gli uomini-animali. L’uomo superiore – il superuomo? – si misura dal suo altruismo. L’altruismo è il criterio delle qualità astratte o spirituali dell’uomo⁶.

    […] La qualità è l’unica misura applicabile alla vita in generale, e all’organizzazione sociale in modo particolare. Il criterio della qualità è dato dalle necessità pratiche immediate o future, dal desiderio di perfezionamento. […] Deve nascere una nuova aristocrazia, l’aristocrazia della qualità, qualità di coscienza, qualità di doni, qualità dello sforzo.

    […] Il lavoro non innalza l’uomo. È una punizione alla quale l’uomo è condannato a causa della propria imperfezione. Perciò solo la perfezione, e il desiderio di tale perfezione, innalzano l’uomo oltre il suo dovere di lavorare. Nessuno, tranne chi ha la natura dello schiavo, amerà mai il lavoro di per sé. L’amore, l’entusiasmo, va verso l’opera risultante dal lavoro. L’amore dell’opera desiderata è l’energia che renderà facile il lavoro. Questo va all’opposto del lavoro meccanico e della specializzazione operaia. Ma ciò che è stato prodotto da un errore non deve per questo servire da base a un ordine futuro. La conquista della civiltà deve servire l’uomo: tutti hanno diritto a questo, ma non devono diventarne schiavi.

    La libertà è un sentimento personale, il bene più prezioso della Terra. L’ordine sociale va contro questa libertà, è un tributo da pagare ai diversi vantaggi offerti all’individuo dalla collettività. Tale tributo può essere leggero o pesante, dipende dal buon senso del popolo che accetta l’ordine sociale.

    L’uguaglianza esiste solo di fronte al Creatore. Fra di loro gli uomini non sono più uguali delle foglie di un albero. Ma nella gerarchia sociale ognuno deve poter raggiungere il posto che merita grazie ai propri doni e al proprio sforzo per metterli al servizio della collettività. Ciò esige una selezione, per evitare l’ingiustizia, e che l’individuo soffochi nella massa. La falsa uguaglianza deve essere sostituita dal diritto alla Luce.

    La fratellanza è naturale quando gli uomini hanno uno stesso modo di vedere e di vivere. Nella vita privata, ogni uomo è un mondo indipendente, e la fratellanza non esiste; ma esiste l’amicizia fra uomini che si concedono reciprocamente il diritto di guardare nella loro vita personale per simpatia.

    Nell’ambito sociale, il diritto alla Luce per ciascuno primeggia su tutto e può essere acquisito solo per selezione gerarchica nell’ordine sociale accettato. Soltanto questo permette all’individuo di realizzare la propria libertà, sia personale che individuale, dal punto di vista sociale.

    È assurdo voler elevare a idolo un ordine sociale che si nutre degli individui che lo compongono. Legare in un sol mazzo gli individui viventi, per farne un idolo freddo e morto chiamato Stato, è un ultimo tentativo tirannico di un mondo che muore»⁷.

    Veniamo alla seconda precisazione. Alcuni hanno messo in dubbio la conoscenza effettiva di Schwaller della scienza di Ermete, eredità sacra dell’esoterismo egizio di cui l’alchimia è uno degli aspetti. Diversi testi qui pubblicati daranno loro la possibilità di cambiare idea.

    Non dimentichiamo che per Schwaller de Lubicz «l’esoterismo è la scienza segreta a carattere filosofico speculativo che, chiamata alta scienza nella sua espressione più perfetta, diviene sperimentale. Essa resta segreta, perché procede da elementi astratti, inimmaginabili, non descrivibili, per giungere a forme definite»⁸.

    Invero la mentalità di René Schwaller de Lubicz è impregnata dell’autentico spirito Rosacroce e la sua opera ne è in qualche modo un’attualizzazione.

    I principi della sua dottrina sono gli stessi:

    – Nel cosmo regnano un’unità fondamentale e una reciproca dipendenza fra le cose.

    – L’analogia fra macrocosmo e microcosmo: le forze celesti e terrestri si incontrano fra cielo e terra; il fuoco celeste si unisce con il fuoco centrale terrestre. Questo incontro è uno dei più grandi misteri del divenire. Per operare, con l’unione del fuoco superiore e di quello inferiore, la raccolta dell’acqua caotica, al fine di captare il semen macrocosmi (la materia dell’opera alchimica), è necessario un particolare magnete.

    – L’arte alchimica ha il compito di migliorare la natura e di portare tutto a perfezione

    – La prima materia dell’Opera è qualcosa di universale e non specificato.

    – I fenomeni cosmici si producono secondo una periodicità che implica una polarità, e quindi una dualità.

    – Ovunque da due contrari nasce un terzo elemento: ovunque regna il principio trinitario. Ma perché nasca il nuovo, il vecchio deve essere negato, in vista del compimento del Tutto.

    – Gli organi fisici provengono dall’esterno: gli organi non sono altro che animali inferiori cresciuti allo stadio superiore. Ogni animale superiore è il risultato del cambiamento di un certo numero di animali inferiori, che erano organismi autonomi e che divengono organi dell’animale superiore.

    – Tramite la disgregazione del vecchio nasce il nuovo: la distruzione è il presupposto della rigenerazione a un grado di evoluzione più elevato. Più completa è la distruzione, più radicale è la dissoluzione dell’essere vivente, più pura sarà la quintessenza, e più grandiosa la rinascita.

    Schwaller indica due mezzi a disposizione dell’uomo per creare le condizioni propizie all’illuminazione:

    1) la non opposizione

    2) la purificazione dell’ombra

    Per spiegare la non opposizione crediamo bastino queste sue poche ma chiare parole: «L’ostacolo è ciò che riassorbe l’attività. Perciò non fate l’errore di opporvi: procedete insieme all’ostacolo, e lo vincerete sempre. Se un muro mi ferma, io costruisco un muro più alto»⁹.

    Quanto alla purificazione dell’ombra, senza di essa non è possibile giungere alla «polvere o pietra che data a piccole dosi trasmuta la materia umana in spirito intelligente», come ben espresse l’ermetista classico Giuliano Kremmerz¹⁰.

    L’ombra o ka, secondo gli antichi Egizi, è «il principio spirituale della fissità, il punto d’appoggio di ogni manifestazione, che, nel corso del suo divenire, subisce molteplici modificazioni, dalla forma più bassa fino alla realizzazione del corpo indistruttibile.

    […] Si possono distinguere tre aspetti del ka:

    Il ka originario, creatore di tutti i ka.

    I ka della natura, minerali, vegetali, animali.

    Il ka individualizzato dell’uomo, che ne comporta il carattere ereditario e la propria segnatura, e che ne stabilisce il destino.

    […] Le qualità vitalizzanti di ogni forma di nutrimento sono ka, perché ka è la fonte di tutti gli appetiti. Tutti gli aspetti del ka si ritrovano nell’uomo, ma non tutti gli sono sottomessi. Le qualità superiori del ka sono incorporate nell’uomo solo quando egli ne possiede la conoscenza e la padronanza. Le viscere sono veicoli dei ka animali, e gli appetiti che questi incarnano sussistono per qualche tempo dopo la morte.

    […] Secondo l’insegnamento dell’antico Egitto, l’uomo ignorante del suo mondo spirituale ha poca o nessuna relazione con il suo ka divino, il suo ka personale è ridotto ai suoi kaou¹¹ inferiori, e dopo la morte diverrà la sua ombra, khaibit. Ma la ricerca del proprio motivo spirituale di esistenza e lo sviluppo della coscienza modificano la qualità di questo ka, fino al momento in cui, con il risveglio delle facoltà spirituali, entra in contatto con il ka divino: allora diminuisce proporzionalmente la tirannia del ka inferiore»¹².

    Una cosa che sovente si dimentica leggendo gli scritti degli adepti è che questi hanno sottoposto la loro persona agli effetti della Pietra, dell’Elisir, dell’unzione sacra, e ne sono stati profondamente e, in alcuni casi, integralmente trasformati¹³. Costoro hanno definitivamente trasferito la loro coscienza al di là dei limiti dell’Io mortale, in altri termini, hanno vissuto la seconda nascita¹⁴, il passaggio da quella porta di vita e di morte che conferisce la visione simultanea dei due mondi¹⁵.

    Chi, se non uno di loro, o qualcuno che abbia già percorso almeno una parte di questo cammino, in questa esistenza o in una precedente, può comprenderli pienamente? Con quale presunzione si può pretendere di applicare allo studio della loro opera il metodo critico o addirittura sociologico? Come sottolinea René Alleau, il pensiero moderno è un pensiero condizionato dal mito occidentale della ragione, anch’esso elaborato a partire da più elementi irrazionali che compongono quelle troppo famose evidenze sulle quali poggiano i principi di intelligibilità che alla fine nessuno saprebbe spiegare né definire razionalmente.

    Come buona parte dei maestri e dei saggi di tutti i tempi, Schwaller segue il metodo della disseminazione, ossia della dispersione della conoscenza. Cercheremo di fare un passo ulteriore, raccogliendo, almeno parzialmente, alcuni elementi dispersi nella sua opera riguardanti più propriamente la teoria e la prassi ermetica, affinché possano chiarirsi reciprocamente.

    In una lettera del 1953 indirizzata a Jean Herbert¹⁶, Schwaller poneva in termini chiari il problema fondamentale:

    « […] Un giorno le ho chiesto: Pensa che Aurobindo avesse la conoscenza? Lei ha riflettuto e poi ha risposto: Credo di sì! Caro amico, qual è il suo criterio? Esiste una conoscenza che dimostra praticamente (effettivamente) la realtà delle grandi affermazioni rivelate. Chi non ha questa guida non può che attaccarsi alle parole. Questo è il senso del centro Ta-Meri¹⁷: insegnare a un’elite selezionata quella base della conoscenza, quella base della simbolica¹⁸, quella pietra angolare indistruttibile sulla quale è stato eretto tutto ciò che l’umanità ispirata ha conosciuto. Che poi ciascuno sappia trarne le conseguenze, è una questione personale […]»¹⁹.

    Schwaller guida coloro che vogliono seguire il cammino che dischiude l’intelligenza delle cose indicando loro due vie percorribili:

    «[…] Per la coscienza ci sono due strade possibili: quella della redenzione cristica o horiana²⁰, oppure quella degli Antichi, detta del buon Re (Melchisedec) o osiridea: il principio del rinnovamento costante o osirideo²¹, che richiede uno strumento fisico per la trasmissione»²².

    «È l’aspetto esistenza dell’essere che impone una sopravvivenza, vale a dire una continuità in una nuova forma, dopo la distruzione della forma attuale. La fine della genesi, la resurrezione nell’Unità, può aver luogo esclusivamente se sono state acquisite tutte le esperienze della vita fisica, il che può avvenire in una volta sola nella via diretta, horiana o cristica, oppure richiede numerose reincarnazioni nella via indiretta osiridea²³.

    […] Due vie, due vie per un solo obiettivo. Due vie che distinguono i liberati da coloro che rimangono, due vie che distinguono coloro che hanno rinunciato da coloro che restano sottomessi ai desideri o debbono ancora gustare le gioie e le pene di questa vita»²⁴.

    Così Schwaller spiega la via del rinnovamento costante:

    «La via delle reincarnazioni è la via osiridea o karmica, in cui qualsiasi causa provoca una conseguenza o effetto. Poiché per l’umano le ragioni delle sue reincarnazioni necessarie sono gli atti volontari che si oppongono alla sua purificazione o liberazione, l’uomo deve esaurire le conseguenze dei suoi atti, di cui è responsabile»²⁵.

    In questa via i due elementi fondamentali dell’evoluzione sono la coscienza e il seme. Ecco come Schwaller ne tratta in alcune delle risposte alle domande inespresse di Verbo natura:

    «Solo la coscienza evolve, ovvero si espande, passando da una coscienza fisica a una coscienza vegetale, a una emotiva, poi mentale, e infine, tramite una coscienza mentale astratta, a una coscienza spirituale. La tua filosofia è rimasta ferma a una coscienza psicologica, coscienza cerebralmente meccanica della vera Coscienza, quella che è innata nel portatore materiale²⁶.

    […] Voler cercare le prove dell’evoluzione partendo dall’evoluzione organica significa partire dal lato sbagliato, poiché solo la coscienza evolve, cioè si espande, mentre il fisico – il corporeo – le si adatta: così si ridà alla coscienza la natura dell’essere, e ai corpi e alle loro caratteristiche il ruolo di strumenti a disposizione di questo essere. È così che bisogna vedere la realtà.

    […] La coscienza non ha necessità di esprimersi, quindi non ha necessità di acquisire uno strumento formale o fisico. Ma se per qualche ragione essa cerca ugualmente tale strumento, la risposta […] sarà: la trasmissione si compie attraverso il seme, che porta in sé virtualmente la forma atta alla coscienza acquisita che esso genererà per rigenerarla»²⁷.

    La funzione del seme è definita da Schwaller Mistero quotidiano, e sono queste le parole iniziali de Il tempio dell’uomo:

    «Tutta la potenza del padre, e dei padri di questo, è nel seme. Il gene del cromosoma porta tutta l’eredità del padre, nella forma e nella sostanza, con tutte le sue caratteristiche. Poi questo seme fissa l’eredità della madre con la sostanza portata dal nutrimento.

    Senza una forma visibile o tangibile, il seme è il modello, l’idea, di ciò che genera: è una potenza trascendente. Intorno a un modello senza corpo, una sostanza senza forma si coagula in un essere vivente, compiuto, complesso, pensato dalla Potenza.

    Dall’atto esoterico dell’idea alla forma – che ne è la finalità – derivano le finalità exoteriche, transitorie, le tappe formali apparenti.

    È la meraviglia del mondo: tutto ciò che è, tutto ciò che esiste ha un seme; come i semi della creazione mentale sono la volontà e il pensiero.

    Un pensiero della potenza trascendente costringe una sostanza originata dalla sostanza universale passiva (che attende un qualsiasi seme) a diventare il tale frutto, il tale erede: è un mondo che succede a un mondo: una sola potenza e una sola sostanza che passano attraverso tutte le finalità transitorie per raggiungere la finalità prevista: l’uomo.

    E alla fine dell’umanità c’è l’uomo senza corpo: la sostanza nella potenza»²⁸.

    Schwaller entra poi in argomento propriamente alchimico con una magistrale spiegazione del processo dell’evoluzione per via naturale o osiridea²⁹:

    «Se tralasciamo la caratteristica morale che noi colleghiamo all’anima per conservare solo il senso – difficile da definire – della specificità della psyché, la metempsicosi esiste. Al principio della metempsicosi si ricollega d’altronde la leggendaria palingenesi vegetale, che si basa sul residuo fisso contenuto nelle ceneri.

    Ogni corpo vegetale o animale è ridotto, tramite la putrefazione, a due stati separabili, l’uno volatile, l’altro costituente un residuo fisso. Questa parte fissa, una volta seccata, contiene un sale alcalino.

    La combustione separa apparentemente, ma violentemente, tutti i corpi vegetali o organici in parti volatili, lasciando una cenere contenente un sale fisso alcalino. Uomo, tu sei cenere e ritornerai cenere. Così ogni cosa è composta essenzialmente da una parte volatile e da una parte fissa, principio generante che la teologia faraonica, ad esempio, riassume nella sua dottrina di ba e ka.

    Se seminiamo in terra le ceneri di una pianta bruciata insieme a un seme della stessa pianta, possiamo esaltare delle qualità di questo vegetale o modificarne le qualità tipiche. Le stesse ceneri possono impedire la crescita di piante che le sono complementari. La leggendaria palingenesi vegetale, come la leggenda della Fenice, sono tradizioni iniziatiche che rivelano una modalità generativa che il seme cellulare non può realizzare.

    Perciò le trasformazioni non possono essere compiute se non dallo e per lo stesso individuo che ha subito durante la vita una profonda modificazione nell’essere. Deve re-incarnarsi, perché il suo seme non può trasmettere a un altro essere queste nuove caratteristiche. L’ignoranza di questo fatto rende impossibile stabilire una legge definitiva dell’ereditarietà.

    Il sale fisso, che è estremamente fisso, anzi indistruttibile rispetto al cromosoma, è il vero portatore della specificità dell’individuo e ne conserva le caratteristiche personali, comprese quelle acquisite durante la vita.

    Per il chimico una cellula vivente ne vale un’altra e un sale residuo della putrefazione o della combustione ne vale un altro, ma è anche evidente che dal punto di vista vitale ci sono delle sfumature, indistinguibili materialmente, nelle parti di ogni individuo, poiché costui è sempre caratterizzato. Una foglia dell’albero non è mai identica a un’altra, un individuo – e ciò che lo compone – non è mai identico a un

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