Domande Finanza
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Domande Finanza
Un aumento di capitale comporta una modifica dell’atto costitutivo e deve essere deciso in sede di
assemblea straordinaria; per la delibera in prima convocazione è necessario il voto favorevole di tanti soci
che rappresentino più della metà del capitale sociale, più di un terzo per la delibera in seconda
convocazione.
Per le società italiane con azioni quotate in mercati regolamentati italiani o dell’UE la delibera
dell’assemblea straordinaria può essere assunta in prima, seconda e terza convocazione con il voto
favorevole di almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea. Ci sono dei vincoli:
- le azioni e le obbligazioni convertibili non possono essere emesse a un prezzo inferiore al loro valore
nominale
- non si possono emettere nuove azioni fino a che quelle emesse non siano state interamente liberate
- le azioni a voto limitato (privilegiate) non possono essere emesse in misura superiore al capitale sociale; in
caso di società quotate lo stesso limite vale per le azioni di risparmio
- gli azionisti di risparmio hanno diritto di ricevere in opzione azioni di risparmio di nuova emissione e, in
mancanza, azioni privilegiate o azioni ordinarie
In generale le azioni di nuova emissione o le obbligazioni convertibili devono essere offerte in opzione ai
vecchi azionisti in proporzione alle azioni possedute e agli eventuali possessori di obbligazioni convertibili
già in circolazione sulla base del rapporto di cambio.
Nei casi di aumento di capitale da realizzarsi tramite confermenti in natura, in quelli riservati ai dipendenti
dell’impresa e nei casi in cui l’interesse della società lo esige (quotarsi in borsa) il legislatore ha previsto che
i vecchi azionisti possano essere privati parzialmente o totalmente del diritto di opzione.
Qualora il diritto di opzione venga limitato o escluso il controvalore del bene conferito in natura deve
risultare da una relazione giurata di un esperto.
La proposta di aumento del capitale deve essere illustrata da un apposita relazione degli amministratori
dalla quale devono risultare: le ragioni del conferimento in natura e i criteri adottati per la determinazione
del prezzo di emissione che deve essere determinato dall’assemblea convocata in base al valore del
patrimonio netto, tenendo conto per le azioni quotate dell andamento delle quotazioni nell’ultimo
semestre.
Reazioni del mercato:
- Negli Stati Uniti le emissioni di nuove azioni non sono offerte in opzione agli azionisti esistenti, ma
vengono offerte al pubblico tramite le cosiddette “offerte pubbliche”.
Il prezzo di emissione viene fissato pari al prezzo di mercato meno un piccolo sconto per incentivare
l’acquisto dei nuovi titoli rispetto a quelli già in circolazione. I manager non partecipano all’acquisto di
nuove azioni. L’acquisto delle nuove azioni è infatti limitato da eventuali vincoli personali di ricchezza; è
disincentivato dai costi di mancata diversificazione; la diluizione della quota azionaria posseduta a causa
della mancata partecipazione all’aumento di capitale non costituirebbe un valido incentivo a partecipare
all’acquisto delle nuove azioni, in quanto tale quota è talmente esigua da risultare ininfluente per l’esercizio
del controllo dell’impresa. Motivazioni analoghe potrebbero indurre anche i piccoli azionisti ad astenersi
dall’acquisto delle nuove azioni.
Comprare nuove azioni o acquistare quelle già in circolazione sarebbe uguale in quanto il prezzo è
praticamente lo stesso. Se si considera l’ipotesi di asimmetrie informative (manager insider vs investitori
esterni outsider) si crea un problema di selezione avversa. I manager agiscono negli interessi dei vecchi
azionisti quindi un aumento di capitale realizzato con offerta pubblica comporta un trasferimento di
ricchezza da nuovi ai vecchi azionisti quando i titoli sono sopravvalutati. Risulta sempre conveniente
emettere nuove azioni quando le quotazioni di mercato sono sopravvalutate. Gli investitori in questo caso
non sono in grado di distinguere aumenti di capitale per imprese con titoli sopravvalutati da quelli per
finanziare validi progetti di investimento.
- In Italia e nei paesi dell’UE le nuove azioni vengono offerte in opzione agli azionisti e il prezzo di emissione
tende ad essere pari al 40-50% del prezzo di mercato, fatta eccezione per quelle britanniche; in europa e
specialmente in italia domina la presenza di un azionista di maggioranza assoluta o relativa.
In Italia c’è una coincidenza di interessi tra manager e azionisti di maggioranza e un’asimmetria informativa
tra azionisti di maggioranza e quelli di minoranza (invece che tra manager e azionisti).
Gli insider italiani (azionisti di maggioranza) tendono a sottoscrivere nuove azioni offerte in proporzione alla
quota proprietaria detenuta.
Vincoli di ricchezza o disincentivi all’acquisto risultano molto meno stringenti rispetto agli USA. Il
disincentivo all’acquisto di nuove azioni viene frequentemente ridotto attraverso una diversificazione
industriale operata dalle famiglie imprenditoriali all’interno del proprio grupo industriale.
La partecipazione alle ricapitalizzazioni azionarie è favorita dall’interesse degli azionisti di maggioranza a
non diluire la quota detenuta delle azioni con diritto di voto, al di sotto di una soglia oltre la quale
rischierebbe di perdere il controllo dell’impresa e i relativi benefici privati.
Non vi è sopravvalutazione dei titoli in quanto i gruppi di controllo delle società tendono a partecipare pro
quota alla sottoscrizione delle nuove azioni: il problema di selezione avversa è praticamente assente.
Un aumento di capitale a pagamento può comportare un aumento dei dividendi.
Domanda 4
Domanda 5
Domanda 7
CONTABILIZZAZIONE
- Il leasing finanziario quando sono sostanzialmente trasferiti tutti i rischi e i benefici relativi alla proprietà
viene contabilizzato con il metodo finanziario.
- Il leasing operativo quando non sono sostanzialmente trasferiti tutti i rischi e i benefici relativi alla
proprietà viene contabilizzato con il metodo patrimoniale. I pagamenti per un leasing operativo devono
essere imputati come costo al conto economico a quote costanti per la durata del leasing a meno che sia un
criterio sistematico diverso a rispecchiare le modalità temporali di godimento dei benefici da parte
dell’utilizzatore.
VANTAGGI/RISCHI LEASING
Vantaggi:
- i leasing a breve termine sono convenienti
- le opzioni di rescissione anticipata hanno valore
- manutenzione garantita
- il contratto di leasing standardizzato riduce i costi di finanziamento
- Benefici fiscali, riduzione dei canoni
Rischi:
- Elusione dei controlli sugli investimenti
- Conservazione del capitale
- Leasing può essere un finanziamento fuori bilancio e quindi non incide in maniera negativa
- Effetti sul reddito contabile: il leasing aumenta il reddito contabile nei prima anni di vita di
un bene
Domanda 8
Domanda 9
Un incremento dei dividendi segnala l'ottimismo dei manager sugli utili futuri e influenza il prezzo
dell'azione, ma il rialzo dell'azione che accompagna un inatteso incremento dei dividendi alla fine si
realizzerebbe lo stesso.
Per capire se la decisione sui dividendi crei valore o se i prezzi reagiscano positivamente agli annunci di
incremento dei dividendi solo per un effetto di segnale gli economisti si sono divisi in 3 gruppi.
A destra abbiamo i conservatori che ritengono che un aumento dei dividendi contribuisca ad aumentare il
valore dell'impresa, a sinistra abbiamo i radicali che credono che un aumento dei dividendi contribuisca a
diminuire il valore dell'impresa, al centro c'è un gruppo che afferma che le diverse politiche dei dividendi
sono tra loro indifferenti, questo partito fu fondato da Miller e Modigliani.
Secondo M&M: un'impresa mette a punto il suo progetto di investimento, si individua quanto del progetto
può essere finanziato tramite debiti e il resto viene coperto con utili non distribuiti, qualsiasi eccedenza di
denaro deve essere distribuita sotto forma di dividendi.
Se si vuole incrementare il pagamento dei dividendi , l'unico modo per finanziare l'aumento dei dividendi è
quello di emettere nuove azioni e venderle. I nuovi azionisti parteciperanno con il loro denaro solo se si
offrono le azioni che valgano quanto costano.
Ci deve essere un trasferimento di valore dai vecchi azionisti ai nuovi, i nuovi entrano in possesso delle
nuove azioni mentre i vecchi sopportano una diminuzione del prezzo delle loro azioni, ed è una perdita che
controbilancia il maggiore dividendo che ricevono.
Gli investitori non hanno bisogno dei dividendi per ottenere contante, non pagheranno prezzi più alti per
acquistare azioni di un'impresa che distribuisce alti dividendi. Le imprese non devono preoccuparsi della
politica dei dividendi.
Secondo il partito di destra, coloro che sono a favore di elevati dividenti sostengono che c'è una clientela
naturale per le azioni con elevati rapporti di distribuzione degli utili.
I fondi di investimento e le fondazioni preferiscono azioni con alti dividendi in quanto sono considerati
reddito spendibile, mentre i capital gain sono aumenti del capitale che non possono essere spesi.
Gli investitori possono chiedere dividendi generosi non perchè i dividendi creino valore per se stessi, ma
perchè segnalerebbero una politica di investimento più attenta e più orientata alla creazione di valore.
Non tutte le imprese possono trarre benefici dall'aumentare i suoi dividendi. La clientela che cerca alti
dividendi ha abbondanza di azioni che pagano alti dividendi fra cui scegliere.
I clienti naturali aumentano il prezzo dell'azione concentrando la loro domanda su azioni che pagano
dividendi. Una volta che le clientele sono soddisfatte è improbabile che un'impresa crei valore cambiando
la politica del dividendo.
Secondo i partiti di sinistra, ogni volta che i dividendi sono tassati più dei capital gain le imprese dovrebbero
erogare i dividendi più bassi possibili. La disponibilità disponibile dovrebbe essere trattenuta e reinvestita o
comunque usata per riacquistare azioni.
Le società per azioni possono tramutare i dividendi in capital gain semplicemente modificando le politiche
dei dividendi. Se i dividendi sono più tassati dei capital gain gli investitori dovrebbero pagare un prezzo
superiore per le azioni che fruttano bassi dividendi. Quindi devono accettare un tasso di rendimento al
lordo delle imposte.
Ad un'impresa che elimina i dividendi e comincia a riacquistare azioni con regolarità potrebbe accadere che
l'autorità fiscale riconosca il programma di riacquisto per ciò che realmente è e tassi i pagamenti
coerentemente.
Questo partito ha mantenuto l'opinione che il mercato premi le imprese che perseguono la politica dei
bassi dividendi.
Le imposte sui dividendi devono essere pagate immediatamente, mentre le imposte sui capital gain
possono essere differite fino a quando le azioni vengono vendute e i capital gain conseguiti.
Gli azionisti possono scegliere quando vendere le proprie azioni e quindi quando pagare l'imposta sui
capital gain, più a lungo si aspetta minore è il valore attuale delle imposte sui capital gain che andranno
versate.
Le ragioni del partito di sinistra per minimizzare il pagamento dei dividendi sono più deboli di quanto lo
fossero nel passato
Il partito di centro sostiene che il valore di una società non è influenzato dalla sua politica dei dividendi.
Secondo loro nessuna società ritiene di poter aumentare il prezzo delle sue azioni semplicemente
cambiando la sua politica dei dividendi.
Un certo numero di imprese ha optato per una politica di bassi dividendi in modo da soddisfare
completamente la domanda della clientela e quindi non c'è motivo che altre imprese si convertano alla
politica dei bassi dividendi.
Ci sono poi clientele per alti dividendi ed anche esse sono soddisfatte.
Se quindi tutte le clientele sono soddisfatte le loro preferenze circa i dividendi non influiscono sui prezzi o
sui rendimenti.
Non importa quindi a quale clientela ci si rivolge, se il partito di centro avesse ragione il valore di ogni
singola società sarebbe indipendente dalla politica di dividendi che ha deciso di seguire.
Nel sistema fiscale vi sono diversi espedienti che i contribuenti possono utilizzare per non pagare le imposte
sui dividendi.
Le imprese che pagano bassi dividendi saranno più attraenti per gli investitori con aliquote personali più
elevate, mentre quelli che pagano alti dividendi avranno fra gli azionisti per es i fondi pensione.
Le imprese ben gestite vogliono segnalare quanto valgono e possono farlo tramite un'elevata presenza di
intermediari finanziari fra i propri azionisti ed ottengono questo risultato pagando alti dividendi.
Domanda 10
Domanda 11
PROPOSIZIONE I
Il valore di mercato di qualsiasi impresa è indipendente dalla sua struttura finanziaria.
Se i mercati stanno funzionando a dovere le imprese non possono aumentare il loro valore
rattoppando la struttura finanziaria.
Il rendimento atteso delle attività = rA= reddito operativo atteso/valore di mercato di tutti i titoli
Nei mercati finanziari perfetti le decisioni di indebitamento di un'impresa non influenzano né il suo
reddito operativo, né il valore totale di mercato dei suoi titoli, quindi anche la decisione di
indebitamento non influenza il rendimento atteso delle attività dell'impresa rA.
rA=(rD* D/D+E)+(rE*E/D+E)
Il rendimento atteso di tutte le attività rA è chiamato costo del capitale aziendale WACC
rE=rA+(rA-rD)D/E
PROPOSIZIONE II
il tasso di rendimento atteso delle azioni di un'impresa indebitata aumenta in proporzione al
rapporto di debito-equity espresso in valori di mercato. Il tasso di aumento dipende dalla differenza
fra rA e rD.
Si ha rE=rA se l'impresa non è indebitata.
La proposizione I sostiene che la leva finanziaria non ha alcun effetto sulla ricchezza degli azionisti,
la proposizione II sostiene che il tasso di rendimento che gli azionisti si possono aspettare di
ottenere dalle loro azioni aumenta con l'aumentare del rapporto debito-equity dell'impresa.
Ogni aumento dei rendimenti attesi è controbilanciato da un aumento del rischio e quindi del tasso
di rendimento richiesto dagli azionisti.
Gli investitori richiedono rendimenti maggiori da un'azione di un'impresa indebitata, il rendimento
richiesto aumenta semplicemente per adeguarsi al maggior rischio.
Domanda 12
Domanda 13
TIR E TRAPPOLE
Il TIR è definito come il tasso di attualizzazione che da il VAN=0.
Per ricavare il TIR di un progetto di investimento della durata di T anni, si risolve
VAN= C0+C1/1+TIR+C2/(1+TIR)²+….+CT/(1+TIR)T=0
Il TIR è una misura di redditività che dipende unicamente dall’ammontare e dalla collocazione temporale
dei flussi di cassa di un progetto e non è da confondere con il costo opportunità del capitale che è uno
standard di redditività di un progetto.
Bisogna accettare un progetto di investimento se il costo opportunità del capitale è inferiore al tasso
interno di rendimento. Se il costo opportunità è inferiore al TIR, progetto ha VAN positivo, se è uguale ha
VAN uguale a 0, se è maggiore ha VAN negativo.
La regola del TIR contiene diverse trappole.
TRAPPOLA 1- INVESTIMENTO O FINANZIAMENTO?
Con alcuni flussi di cassa positivi seguiti da flussi negativi il VAN del progetto aumenta all’aumentare del
tasso di attualizzazione, bisognerebbe accettare questo progetto quando il TIR è inferiore al costo
opportunità del capitale.
PROGETTO C0 C1 TIR VAN 10%
A -1000 1500 50 364
B 1000 -1500 50 -364