L'Eco Sonora Del Gesto
L'Eco Sonora Del Gesto
L'Eco Sonora Del Gesto
Andrea Giomi
5 Roberto Diodato, Estetica del virtuale, Bruno Mondadori, Milano, 2004, p. 12.
6 Ibidem.
7 Ivi p. 24.
8 «Com›è sotto gli occhi di tutti, un numero crescienti di lavori sono emersi, in particolare
dalla metà degli anni ‹70 quando, per la prima volta, gli artisti potevano cimentarsi con
il medium sonoro attraverso l›impiego di tecnologie per la registrazione. […] Gran parte
dei lavori che si svilupparono avevano poco a che fare con la musica convenzionale e con
le strutture melodiche. Essi erano maggiormente concentrati sul collage, sul montaggio,
sulla sovraincisione, sulla ricostituzione, sulla giustapposizione attraverso strutture digitali,
aleatorie o ripetitive. Il processo di registrazione offriva un nuovo contesto per gli artisti,
mettendoli nelle condizioni di generare opere d›arte all›interno dello spazio audiotecnologico
[technological acoustic space], riprodotto ogni qual volta che la registrazione veniva fatta
partire» William Furlong, Sound in Recent Art [1994], in Caleb Kelly, a cura di, Sound, MIT
Press, London, 2011, p. 67. Traduzione mia.
9 Fa eccezione, almeno in parte, la recente pubblicazione di Chris Salter al cui interno
troviamo un capitolo integralmente dedicato al rapporto tra suono, performance e tecnolo-
gia: Chris Salter, Entangled. Technology and the transformation of performance, MIT Press,
14 Vedi Frances Dyson, Sounding New Media. Immersion and Embodiment in the Arts and
Culture, University of California Press, Berkeley-Los Angeles, 2009.
15 Il corpo del performer e quello dello strumento risuonano, tra di loro c’è naturalmente
interazione. Non si tratta solo di un’immagine metaforica, ma della profondità con cui il
gesto prende parte al sorgere del suono. Parlare di significati corporei della musica vuol dire
riconoscere nelle qualità fenomeniche dell’evento sonoro il depositarsi di tensioni gestuali
in grado di definirne il contenuto espressivo. In uno dei rari passaggi dedicati all’argomento,
Maurice Merleau-Ponty, parla dell’esperienza del musicista nei seguenti termini: «c’è un
suono oggettivo che risuona fuori di me nello strumento, un suono atmosferico che si trova
tra l’oggetto e il mio corpo, un suono che vibra in me “come se fossi divenuto il flauto o il
pendolo”; e infine un ultimo stadio in cui l’elemento sonoro scompare e diviene l’esperienza,
d’altronde molto precisa, d’una modificazione di tutto il mio corpo» in Id., Fenomenologia
della percezione [1945], Bombiani, Milano, 2005, p. 306.
16 Per un’estesa quanto approfondita riflessione sul concetto di corpo sonoro rimando alle
illuminanti pagine di Carlo Serra, Musica Corpo Espressione, Quodilibet, Macerata, 2008.
Vedi in particolare le pp. 17-61 e 97-112.
17 Per creative framework s’intende una struttura di supporto su cui un software può essere
organizzato e progettato. L’aggettivo creative indica in particolare un’architettura aperta pro-
grammabile dagli stessi utenti. Alla base di un framework troviamo però sempre una serie di
librerie di codice utilizzabili con uno o più linguaggi di programmazione, spesso corredate da
una serie di strumenti di supporto allo sviluppo del software.
18 Il microcontrollore è un dispositivo elettronico integrato su di un singolo chip, nato come
evoluzione alternativa al Microprocessore ed utilizzato generalmente in per applicazioni spe-
cifiche di controllo digitale. È progettato per interagire direttamente con il mondo esterno
tramite un programma residente nella propria memoria interna e mediante l’uso di pin (spine
o ingressi) specializzati o configurabili dal programmatore.
19 Intendo qui il concetto di reversibilità nei termini in cui viene elaborato dall’ontolo-
gia dell’ultimo Merleau-Ponty. Vedi Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile [1964],
Bombiani, Milano, 2003.
20 Per live electronics s’intendono quelle pratiche di elaborazione elettronica del suono in
tempo reale, pratiche, queste, sorte già nella seconda metà degli anni ‘60 ed approdate con gli
anni ‘80, e l’avvento delle tecnologie digitali, ad una diffusione sempre più importante. Ri-
mando in merito alle accurate riflessioni sul tema di Alvise Vidolin, Interpretazione musicale
e signal processing, Padova, 1993, www.dei.unipd.it/~musica/Dispense/cap1.pdf .
21 In informatica, indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti)
ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche da parte di altri
programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l’applicazione di apposite licenze
d’uso.
Il fenomeno ha tratto grande beneficio da Internet, perché esso permette a program-
matori geograficamente distanti di coordinarsi e lavorare allo stesso progetto. Alla filosofia
del movimento open source si ispira il movimento open content (contenuti aperti): in questo
caso ad essere liberamente disponibile non è il codice sorgente di un software ma contenuti
editoriali quali testi, immagini, video e musica.
22 Arduino è una piattaforma open source composta da un microcontrollore hardware at-
traverso cui convertire dei segnali elettrici realizzati con circuiti di vario genere. Vi è poi una
parte software multi-piattaforma che consente di scrivere con un linguaggio derivato da C e
connetterlo con ambienti di programmazione visuale come MaxMsp. Rimando a Massimo
Banzi, Getting start with Arduino, O’Reilly, Sebastpol, 2011 e Joshua Noble, Programming
interactivity. A designer’s guide to Processing, Arduino, and openFrameworks, O’Reilly, Se-
bastpol, 2009.
23 Dopo la realizzazione da parte di Miller Puckette di diverse versioni presso l’IRCAM
alla fine degli anni ‘80, il marchio viene venduto alla compagnia di David Zicarelli che lo
sviluppa e ne realizza una versione commerciale nel ‘90 diffusa poi dalla Cycling ‘74 a
partire dal 1997. Per quanto riguarda la nascita e i primi sviluppi dle software rimando a
Todd Winkler, Composing interactive music. Tecniques and ideas using Max, MIT Press,
Cambridge-London, 1998, pp. 16-19. Come compendio pratico sul suo particolare sistema
di progettazione modulare rinvio invece all’unico manuale in lingua italiana, Alessandro
Cipriani-Maurizio Giri, Musica Elettronica e Sound Design. Teoria e pratica con Max/Msp.
Voll.1-2, ConTempoNet, Roma, 2009-2012.
24 Sulla nozione di chiasma, chiaramente legata a quella di reversibilità, rimando nuova-
mente a Maurice Merleau-Ponty, Il visibile e l’invisibile, cit. Si veda in particolare una nota
di lavoro del 16 Dicembre 1960 intitolata Il chiasma-La reversibilità dove si legge: «É questo
negativo fecondo che è istituito dalla carne, dalla sua deiscenza – il negativo, il nulla è lo
sdoppiato, i 2 fogli del corpo, l’interno e l’esterno articolati l’uno sull’altro» (p. 274). Questo
intreccio mutuale tra interiore ed esteriore si trova, secondo il filosofo francese, in un regime
di reversibilità costante. Prosegue, infatti: «Non c’è bisogno d’uno spettatore che sia dalle 2
parti. Basta che, da una parte, io veda il rovescio del guanto che si applica sul diritto, che io
tocchi l’uno mediante l’altro [...] il chiasma è questo: la reversibilità» (ibid.). Come vediamo
non c’è conflitto tra interiore ed esteriore non opposizione ma mutua azione.
25 Dan O’Sullivan-Tom Igoe, Physical computing. Sensing and controlling the physical
world with computers, Thomson Course Technology, Boston, 2004, p. xix. Traduzione mia.
26 «Il paradigma musicale degli iperstrumenti di Tod Machover, strumenti digitali aumen-
tati che consentono ad un esperto performer livelli aggiuntivi di controllo ed espressività,
creano una relazione strumentale espressiva tra il performer sul palco e sofisticate elabora-
zioni digitali del suono. L’obbiettivo dei primi iperstrumenti era di dare a musicisti virtuosi
la possibilità si espandere ed amplificare digitalmente la loro gestualità musicale attraverso
estensioni delle loro tecniche esecutive tradizionali. […] L’ipercello [Hypercello] registra
alcuni parametri gestuali come l’angolazione del polso del performer, la pressione delle sue
dita sulle corde e sull’archetto, e la posizione di quest’ultimo. In aggiunta a ciò, il sistema
interpreta certi stili esecutivi a partire da queste informazioni le utilizza come parametri di
mappatura aggiuntivi» in Elena Naomi Jessop, A gestural media framework: tools for ex-
pressive gesture recognition and mapping in rehearsal and performance, 2010, MIT Press,
p. 25, http://opera.media.mit.edu/publications/jessop_ms_thesis_2010_gestu-
ral_media.pdf . Traduzione mia.
27 Berry Vercoe è uno dei pionieri nella ricerca tra intelligenza artificiale e musica. Già
nell’84 progetta presso il MIT il software Synthetic Performer un ambiente virtuale, primo
nel suo genere, in grado di rispondere in maniera “intelligente” ad elementi specifici dell’ese-
cuzione musicale come il tempo, l’altezza o l’intensità. Si veda in merito Berry Vercoe, The
synthetic performer in the context of live performance, in Proceedings of the International
Computer Music Conference, Paris, 1984, pp. 199-200. Il testo è consultabile in formato di-
gitale all’indirizzo http://web.media.mit.edu/~bv/papers/synthetic%20performer.pdf .
31 Il termine motion capture (cattura del movimento), a volte noto, specie tra gli addetti
ai lavori, anche con l’abbreviazione MOCAP, indica, a seconda del contesto, tanto l’area
di ricerca che studia appunto i meccanismi per la cattura del gesto che il processo stesso di
acquisizione del movimento. Nei casi in cui è un attore in carne ed ossa a fornire questi dati
al computer, ci si riferisce alla motion capture più precisamente con il termine performance
capture.
32 Con Circuit bending s’indica l’arte di modificare in maniera creativa, attraverso semplici
36 Vedi Atau Tanaka, Interaction, agency, experience and the future of the music, in
AA.VV., Consuming music together: Social and collaborative aspects of music consumption
technology, Computer Supported Cooperative Work vol. 35, Springer, Dordrecht, 2006, pp.
271-292.
37 Per una approfondita e dettagliata presentazione dei lavori recenti di Machover rimando
a Peter Alexander Torpey, Disembodied performance. Abstraction of Rapresentation in Live
Theater, MIT Press, 2009, http://web.media.mit.edu/~patorpey/publications/tor-
pey_sm_thesis_2009_disembodied_performance.pdf .
38 Vedi Susan Kozel, Closer. Technology, embodiment, phenomenology, MIT Press, Cam-
bridge-London, 2007.
39 Cfr. Mark Coniglio, Material vs Content in Digitally Mediated Perfomance, in Susan
Broadhurst-Josephine Machon, Performance and Technology. Practices of Virtual Embodi-
ment and Interactivity, Palgrave McMillan, New York, 2006, pp. 78-84.
frarossi al fine di tracciare sia i gesti del danzatore sia i suoi movimenti nello
spazio. La parte software impiegata è (curiosamente) la stessa utilizzata per il
progetto augmented string quartet, ossia il sistema gesture follower (del resto
uno dei più validi prodotti per l’interazione realizzati all’IRCAM)40.
47 Cfr. Sarah Rubdige, Sensuous Geographies and Other Installations: Interfacing the body
and the technology, in Susan Broadhurst-Josephine Machon, cit., pp. 112-126.
cognitivi, in atto nelle performances musicali, nei termini d’una relazione or-
ganicamente e semanticamente multimodale, dunque non-dualistica51. A ciò
si aggiunga che l’analisi dei contenuti espressivi - in questo caso parliamo di
gestualità audiovisive ed azioni performative semanticamente dense - trova
un suo riferimento costante ed inalienabile nel contesto bioculturale in cui si
radica la genesi del senso52.
Sebbene tali ricerche pongano le basi corrette per un’analisi contestuale e
fenomenologica del rapporto tra gesto e suono, raramente tali studi rivolgono
il proprio interesse alle pratiche performative transmediali. Occorre quindi,
a mio parere, ri-discutere in senso programmatico i paradigmi teorici emersi
con tali analisi in direzione della ricerca sperimentale applicata. La possibilità
e la necessità di interrogare anche l’ambito delle performances interattive se-
condo un punto di vista fenomenologicamente orientato, tale quindi da inten-
dere la relazione tra gesto e suono come essenzialmente incorporata, deriva,
come abbiamo visto, dalle tendenze stesse espresse dalla ricerca applicata
odierna.
Una ricerca teorico-applicativa sulle modalità di produzione dei significati
all’interno delle performance interattive musicali dovrebbe infatti strutturare
la propria indagine in tre fasi di lavoro tra loro ben distinte, benché tuttavia
correlate: 1. Analisi fenomenologica dei “comportamenti musicali” intesi tan-
to come forme espressive corporee quanto come attitudini psico-somatiche
e bioculturali al fenomeno sonoro; 2. Progettazione e sviluppo di interfacce
multimediali per il controllo espressivo dei processi musicali tese a valoriz-
zare gli aspetti multimodali dei significati corporei; 3. Riflessione di caratte-
re comparativo sulla semantica della gestualità transmediale emersa nei casi
presi in esame.
Jackson, a cura di, Things as they are. New directions in phenomenological anthropology,
Univerity of Indian Press, Bloomington, 1996.
51 “La gestualità implica la coordinazione delle sintesi intermodali, basate sulla coerenza
funzionale dei movimenti in quanto eventi, e dei loro significati emergenti. Questi eventi-
gesturali sono affettivamente densi, ed appaiono in risposta ad una domanda di intersogget-
tività”, Robert S. Hatten, A theory of Musical Gesture, in Anthony Gritten e Elaine King,
Music and Gesture, Ashgate, Burlington, 2006, p. 2. Traduzione mia.
52 “L’immediatezza del gesto musicale consente di accedere, fin dall’inizio, tanto alla di-
mensione biologica quanto a quella culturale; la pratica di mediazione operata tramite le
convenzioni stilistiche come le tipologie gestuali, i temi o i generi espressivi rafforzano le
modalità gestuali nel sicuro universo dei significati espressivi” in Robert S. Hatten, cit., p. 18.
53 Cfr. François Delalande, Condotte musicali: comportamenti e motivazioni del fare e
ascoltare musica, CLUEB, Bologna, 1993.
54 Cfr. Marcelo M. Wanderley-Bradley W. Vines, Origins and Functions of Clarinnetists’
Ancillary Gestures, in in Anthony Gritten e Elaine King, Music and Gesture, cit., pp. 165-
166.
55 Cfr. Vincenzo Caporaletti, I processi improvvisativi nella musica. Un approccio globale,
LIM, Lucca, 2005. Caporaletti definisce audiotattili quelle musiche in cui la generazione e la
modulazione del suono ha un’origine tipicamente corporea
56 Cfr. AA.VV., Proceedings of the International Conference on New Interfaces for Musical
Expression, Oslo, Norway, 30 May - 1 June 2011.
58 Sulla costituzione fenomenologica della materia risonante in relazione alla questione
della cavità, rimando a Giovanni Piana, Filosofia della musica, Guerini e Associati, Milano,
1991, pp. 71-152 . Il testo dal 2005 è reperibile in edizione digitale all’indirizzo http://www.
filo-sofia.unimi.it/piana/index.php/filosofia-della-musica/117-filosofia-della-musica.
59 «Per potersi trasmettere a distanza, il suono, a differenza delle onde elettro-magnetiche,
richiede la presenza di un mezzo materiale, tipicamente l’aria. Una sorgente di suono
può essere qualsiasi corpo sottoposto a occasionale deformazione, ad esempio un tavolo
su cui vengano battute le nocche delle dita. Il corpo diviene conseguentemente sede di
un’onda meccanica, che comporta l’oscillazione delle catene di atomi che lo costituiscono.
Le molecole d’aria che si trovano in contatto con la superficie del corpo raccolgono tale
perturbazione e trasmettono lo stato vibratorio a quelle via via più lontane. Lo spostamento
delle molecole comporta variazioni di pressione locale, che si propagano come onde fino alla
distanza consentita dalle proprietà di assorbimento del mezzo» Andrea Frova, Fisica nella
musica, Zanichelli, Bologna, 1999, p. 4.
Bibliografia
AA.VV., Proceedings of the International Conference on New Interfaces for
Musical Expression, Oslo, Norway, 30 May - 1 June 2011.
Massimo Banzi, Getting start with Arduino, O’Reilly, Sebastpol, 2011.
Frédéric Bevilacqua-Norbert Schnell-Sarah Fdili Alaoui, Gesture capture:
paradigms in interactive music/dance system, 2010, formato digitale: http://
articles.ircam.fr/textes/Bevilacqua11a/index.pdf .
Frédéric Bevilacqua-Florence Baschet-Serge Lemouton, The augmented
string quartet: experiments and gesture following, in Journal of New Music
Research 41 (1), 2012.
Susan Broadhurst-Josephine Machon, Performance and Technology. Practic-
es of Virtual Embodiment and Interactivity, Palgrave McMillan, New York,
2006.
Vincenzo Caporaletti, I processi improvvisativi nella musica. Un approccio
globale, LIM, Lucca, 2005.
Alessandro Cipriani-Maurizio Giri, Musica Elettronica e Sound Design. Teo-
ria e pratica con Max/Msp, Voll. 1-2, ConTempoNet, Roma, 2009-2012.
Thomas J. Csordas, Embodiment as a paradigm for anthropology, in Ethos
vol. 18 nº 1, Arlington: American anthropological association, 1990.
François Delalande, Condotte musicali: comportamenti e motivazioni del