224 Boiardo Opere Volgari Si061 PDF
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OPERE VOLGARI
AMORUM LlBRI
PASTORALE-LETTERE
BARI
GIUS. LATERZA & FIGLI
TlPOGRAFI-RDITORl-UBRAl
SCRITTORI D'ITALIA
N. 224
MATTEO MARIA BOIARDO
OPERE VOLGARI
AMORUM LIBRI
PASTORALE - LETTERE
A CURA
DI
BARI
GIUS. LATERZA & FIGLI
TIPOGRAFI- EDITORI- LIBRAI
rg6z
Proprietà letteraria riservata
Casa editrice Gius. Laterza & Figli, Bari, Via A. Gimma, 73
AMORUM LIBRI III
I - BOIARDO, Opere."
MATAEI MARIE BOIARDI
AMORUM LIBER PRIMUS
INCIPIT
· J
MANDRIALIS
An ArvroREM
IO
II
12
13
(APITALIS
rs
CANTUS COMPERATIVUS
16
17
______________ - -- - - - --- - -
:...__
AMORUM LIBER PRLMUS (r8-rg)
18
AD GUIDONEM SCAIOLAM
19
AD AMOREM INTEROGATIO
20
CHORUS SINPLEX
zr
COMPERA TIVUS
22
CRUCIATUS
23
',
Qual benigno pianetto o stella pia
in questo gentil loco m'ha drizato ?
Qual felice destin, qual dextro fato
tanto ablandisse a la ~ntura mia?
Canti siiavi e dolce melodia 5
intorno a me · ì-is~tian d'ogni · lato ;
null'altro è di me in terra più beato,
né scio se·':fotsi in cielo alcun ne · ~ì<C
Quello angeiico vis6,=ahci ·quel Sole,
che tole al core' umàno e1 ' tristo zelo IO
e del mio pettb 'f iior la ·nottè serra,·i' ·
2 - BotARDo, Ope,.e.
!8, AMORUM LIBER PRIMUS (25-26)
25
CHORUS UNISONUS
27
RODUNDELUS INTEGER AD IMITACIONEM
RANIBALDI FRANCI
30
33
34
CAPITALIS
35
37
CHORUS TRIPLEX RITHMO INTERCISO
39
'.'
:. ' !; ..
. '··
l ·. ~
30 AMORUM LIBER PRIMUS
An LucrFERUM .
43
SOMNIUM CANTU UNISONO TRIVOCO
44
45
47
49
50
EPTHALOGOS CANTU PER SUMA DEDUCTO
SI
52
53
54
55
l;
56
57 .
ss
Come esser può che a nui se obscuri il sole
per cosi poca nube e poco obietto?
Come puote esser che 'l benigno aspetto
non se dimostra a noi pur come il sòle ?
Se ·sua sia la cagione, assai me dole ; 5
se mia, vie più di doglia ha il gran dispetto.
O voglia ardente, o dis1oso affetto,
come conduò altrui dove ei non vole !
N ui pur vediamo il cielo e le sue stelle, ·
la luna, il sole, e ne' celesti chiostri IO
il vago lampegiar de gli alti segni :
Dio fece al mondo le sue cose belle
per dar più de diletto a li ochi nostri :
e tu de esser mirata te desdegni?
59
6o
FINIS
LIBER SECUNDUS
IN(IPIT .
61
62
66
(ORUS SINPLEX
68
AEQUIVOCUS
···~ -'
.. ··'
• . ,. ' l' ,
70
71
CANTUS INTERCALARIS RITHMO lNTERSECTO
[TERNARIUS ENIM . TETRALOGON DIVIDIT]
e vita e libertade,
non ha pietade del martir ch'io sento.
(71) AMORUM LIBER SECUNDUS 51'
Se la vita me è tolta
e per tua cagion manco, IlO
il marmo bianco occulti il tuo fallire.
54 AMORUM LIBER SECUNDUS
72
73
74
15
77
CHORUS SINPLEX
79
So
. 8r
82 ~
l\tiONOLOGUS
An GumoNEM ScAIOLAM
lNTERCISUS
: .. --
..
· 86
AD AMOREM INTEROGATIO
88
lTEM AD EUNDEM
5 - BOIARDO, Opere.
66 AMORUM LIBER SECUNDUS (89-90)
8g
CHORUS SEMISONUS
go
gr
92
94
TETRASTICUS CANTUS QUATER ORDINE
QUATUOR RITHMIS COMUTATO
95
g6
97
99
IOO
IOI
102
103
IOS
Io6
IO]
I08
109
CHORUS IUNCTUS
6 - BaiARDO, Opere.
AMORUM LIBER SECUNDUS {rro-rn')
IIO
III
!!2
II3
II5
SEMISEN ARI!
'.
Si come canta sopra a , le chiare onde.
il bianco cegno, gionto da la JI!.Orte.,
fra l'erb~ ·fresche, e l'ultim_e sue voce
AMORUM LIBER SECUNDUS
rr6
,
I I7 ~
II8
II9
120
CAPITALIS DUPLEX
FINIS
r ,
'
LIBER TERCIUS
INCIPIT
I2i
·rzz
I23
I24
I2.)
I26
I27
I28
129
131
I32
133
134
I35
7- BOIARDo, Opdre.
g8 'AMORUM LiBER TER'èÌus
. ' .
I39
q o
144
' I47
r49
RtN.E(Ro) 'GuALANDo .
• l .. , •
•
ro8 AMORUM LIBER TERClUS (151)
..
AMORUM LIBER TERCIUS 109
1:'):2 ·
153
CRUCIATUS
154
I 55
CHORUS SIMPLEX CANTU TETRASTICO
157
8 - BorARoo, Opere.
AMORUM LIBER TERCIUS
159
I60
Io me vo piagnendo,
e partomi da te contro a mia voglia,
con tanta doglia che al morir contendo.
Come viver potrò da te lontano,
gentil mio viso umano 5
che solo eri cagion de la mia vita?
Or sbigotita a te se aresta in mano:
teco rimansi e l'alma, che n'è gita,
il cor dolente invita
a starsi teco, onde io son fatto insano, IO
cercando invano e non trovando aita.
Ma se non è partita
pietà da te più come esser si soglia,
ancor gran zoglia al mio ritorno attendo.
I6I
162
CRUCIATUS
166
r68
CANTUS TRIMETER
169
IN PROSPECTU ROMAE
170
Ex URBE AD DoMIN AM
171
172
173
174
CHORUS SIMPLEX
175
176
CRUCIATUS
177
179
r 8o
9 - BoiARoo, Operi!.
PASTORALE DEL MAG(NIFI)CO CONTE DI SCANDIANO
MATHEO MARIA BOIARDO
I o - BorARDO, Opere.
PASTORALE
II - BorARDO, Opere.
162 PASTORALE
li
III
IV
12 - BotARoo, Opere.
LETTERE
v
[ AL CoNTE SILVIO DI SAN BoNIFACIO - REGGIO]
VI
[ALLO STESSO J
VII
[ALLO STESSO]
VIII
[ALLO STESSO]
lX
[ALLO STESSO]
ciò il non si minuisca lo extimo d' Arceto. Altro non achade al presente.
Me racomando ala Vostra M(agnificentia), que bene valeat.
x
[ALLO STESSO]
XI
XII
[ALLO STESSO]
XIII
XIV
[ALLO STESSO J
xv
[AGLI ANZIANI DEL CoMUNE DI REGGIO]
XVI
XVII
XVIII
XIX
che questo non daesse materia ali nostri de dolerse che li homini de
Rezo et del distrecto non pagano a Schandiano et in li altri nostri
luochi, et cussì procurare lo simile contr(a) loro ; et h(ave)rò
questo in sing(u)lare piacere da le M(agnifìcentie) Vostre, a le
quale me racomando et affero. 20
xx
[AGLI ANZIANI DEL CoMUNE DI REGGIO]
XXI
MATTHEUS BOIARDUS
Comes etc.
Scandiani, die x ]anuarij I46<3).
LETTERE 189
XXII
XXIII
[ALLO STESSO J
MATHEUS BOIARDUS
Scandiani et Casalgrandis Comes.
Datum in arce Scandiani, die xxiii Septembris MCCCCLXIIII.
190 LETTERE
XXIV
xxv
[AGLI STESSI]
MATTHEUS BOIARDUS
etc.
Scandianj, xv ]unij MCCCCLXIIII.
XXVI
[AGLI STESSI]
XXVII
[AGLI STESSI]
MATTHEUS BOIARDUS
Scandiani Casalgrandisque Comes etc.
XXVIII
[AGLI STESSI]
MATTHAEUS BOIARDUS
Scandiani Casalgrandisque Comes etc.
Scandiani, I6 Septem bris I465.
XXIX
13 - BOIARDO, Opere.
194 LETTEHE
xxx
[ AGLI A::--J Z L"~'l DEL CmwNE m REGGIO]
MATTHEUS BOIARDUS
Scand-iani Casalgrandisque Comes etc.
XXXI
[AGLI STESSI]
MATTHEUS BOIARDUS
Scandiani Casalgrandisque Comes etc.
Scandiani, v l wnij I469.
XXXII
[AGLI STESSI]
M agnificentie ,V es tre
MATTHAEUS BOIARDUS
Scandianj Casalgrandisque Comes etc.
Scandiani, die xxviii l ulij MCCCCLXVIIII.
rg6 LETTERE
XXXIII
[AGLI ST ESSI]
:.V!ATTHAEUS BoiARDUS
Scandiani Casalgrandisque Comes etc .
Scandiani, die xxx ]ulij MCCCCLXVIIII
XXXIV
[AGLI STESSI]
MATTHAEUS BOIARDUS
Scandiani Casalgrandisque Comes etc.
Scandianj, die ii Augusti MCCCCLXVIIII.
xxxv
M ATTHAEUS BoiARDUS
Comes
Ferrariae, die 25 A ,ugttsti I 47I.
XXXVI
XXXVII
più per non haver servato quello è stato impossibile, et che seria etiam
mancho potuto observarsi s'el non havesse hauto el mio subsidio, sia
abolita et cancellata; ricordandovi che staendo el vostro canale come
el fa in molti loghi, è maraviglia che se possa mantenire l'aqua se gli
mantene. Come se sia, Guiduzo vi recomando strectamente, et pregovi zo
vogliati fare che le mie prece parano de gran momento presso voi
come spero. Valete.
MATTHAEUS BOIARDU3
Comes etc.
Scandiani, penultimo Augusti I473·
XXXVIII
[AGLI STESSI]
MATTHAEUS BOIARDUS
Scandiani Casalgrandisque Comes etc.
XXXIX
[AGLI STESSI]
Ferrarie, 5 M artij I 47 4·
:XL
XLI
lenti)a, a ciò una fiata se metta fine a dieta lite, che quella se digni
25 darse uno judice che habia a venire suso el loco de le differentie et
terminarla, possa che dieta causa è instructa et ch'el non resta a fare
altro che dare sententia, perché li processi sono faeti et li testimonii
examinati, et questo non obstante instantia o tempo che fusse
passate.
30 Et perché anche li homini da Montebabio governati per dicto
Conte Zoanne ogni altro die turbano et inquietano li mei homini da
la Torexella per confine, che quello tale judice che havesse a terminare
quella de Fellegara et de Arceto havesse etiam ad intendere, cogno-
scere, decidere et terminare tanto quanto volesse ragione tra dicti
35 da Montebabio et da la Torexella, altramente, non facendo altra pro-
visione c(irc)a diete differentie, la Vostra S(ignoria) ogni altro
giorno sentirà querelle et rincrescementi. Et terminato che fussero
cessariano li fastidii et la brigata staria in pace, che mai non se farà
insino che non siano terminate. Racomandome a Vostra Cel(situdi)ne.
Servitor
MATHEUS MARIA BOIARDUS
XLII
XLIII
[AGLI STESSI)
XLIV
XLV
XLVI
Servolus
MATTHAEUS MARIA BoiARDUS
propria manu
XLVII
[ALLO STESSO J
XLVIII
[ALLO STESSO]
XLIX
[ALLO STESSO]
LI
LII
14 - BorARDO, Opere.
210 LETTERE
LUI
[AGLI STESSI]
LJV
LV
LVI
LVII
[ALLO STESSO]
LVIII
LIX
LX
LXI
[ALLA STESSA]
LXII
[ALLA STESSA]
LXIII
Servitor
MATHEUS MARIA BoYARDus
Regij, ultimo ]ulij I487.
LXIV
LXV
LXVI
LXV li
(ALLO STESSO]
LXVIII
LXIX
LXX
LXXI
LXXII
[ALLO STESSO J
LXXIII
[ALLO STESSO]
zano dolendose de tal insulto, cum dire che havevano facto male a
venire suso quello de Varano curo tanto impeto, et che quando li
suoi havesseno facto cassa che non fuosse da fare, et ge fuosse stà
facto intender, ge haveria provisto, et che quisti tal acti erano de mala
sorte et da non comportare, pregandolo ge volesse fare qualche bona 25
provigione come era debito. Et il ge rispose non ne sapere niente.
Vedendo questo il Podestà, per non lassare usurpare la jur(isditio)ne
de Varano, formette una inquisitione contra ad epsi xxv, et per lo
insulto facto nel boscho, et suso quello che senza dubio è de Varano,
et cussì li ha chiamati e procedeli contra. Del che dolendose dieta 3o
Capit(ane)o li mandete il Podestà de Groppo S. Pero curo una sua
de credenza a parlare a dieta nostro Podestà, qual per conclusione
volìa non se facesse altro, et che se mettesseno li termini de le confine,
et non li volse consentire, che demostra pure non hanno tanta ragione
in dicti boschi come dicono. Questo boscho altre volte è .stato in de- 35
sputa fra epsi da Varano et Groppo S. Pero, et non se li è mai facto
terminatione ni dechiaracione alcuna, et per l'uno et per l'altro è
stato sempre tolto de le legne, et chi ha voluto se ne ha tolto, et non
se hanno contradicto. Et che mo' quilli da Groppo S. Fedro volgiano
il tuto per loro, me pare habiano gran torto. Et li nostri se offerisseno 40
sempre mostrare che loro da Groppo S. Pedro non li hanno ad fare
niente. Et per il scriver che fa epso Capitaneo de Fivizano, pare anche
non volgiano solamente il boscho, ma uno milgio de terreno più in
cià, qual indubitatamente sempre è stato teritorio de Varano, che è
il ponte dove dice gionseno li nostri, che vole sia le confine de Varano 45
- BoiARDO, Opere.
226 LETTERE
robe per suo uso non li ha mai facto pagare niente; et li ha facto cose
che non fano a li nostri, ché li sono tre ville de le nostre, Vaie, Nesmoza
et Aquabona, de la Podestaria de Castelnovo al presente, quale tem-
po·re dicti instrumenti erano de la Corte de Valesinera, et fano pagare
a li homini de diete ville, del che se doleno purasai, per il che loro go
medesimi veneno a rompere lo instr(ument)o; ultra che anche non
li sia da attender, perché quelle cose hanno mutato stato et dominio
d'alhora in qua, et se sono divise ita che più non se observa cosa fuosse
facta in quel tempo. Et tutavia non stano contenti, che non variano
neanche pagare per le mercantie che menano de qua et de là per gua- 95
dagnare, cum dire che quelle se intendeno anche per suo uso, ex qua
che ne hanno utilità, che è bene una ragione de quelle. Et sapia Vostra
S(ignori)a che li nostri se lamentano purasai de la mala compagnia
li è facta a Fivizano, et il non bisogna già che uno fala per dire ch'el
non sia punito fino de capo, ché lie non se fa gratia, jmmo il peccato roo
veniale vene punito come mortale. Come li ho anche scripto, Vostra
Ex(cellenti)a poterà anche per questo facto veder quello fuò facto
ne li acti de Guido de Bayse, già Cancel(ler)o qui, et trovarà farsi
cosa che melgio li satisfarà, a la cui non dico altro, pregando me per-
doni se non la informo come varia et se sono stato tardo, che non ho ros
potuto altro.
Scrivendo questa, il Podestà del Cere, qual pure heri se partite
de qui, me ha facto intendere essere andato uno Zorzo Muto da Fivi-
zano cum So fanti al Cere, et menato via il bestiamo de quilli homini,
et asaccomanato la sua casa, et come poterà vedere Vostra S(ignori)a uo
per la l(itte)ra sua che li remetto cum questa mia ad plenum, et la
cagione perché queste sono mo' de le cose che fano quilli da Fivizano,
che se voleno fare la ragione da sua posta. Et ho scripto ad epso Po-
destà che non facia altro fino che non li scrive altramente, facendoli
intender che, non se rendendo il nostro, ge serà modo fargine venire u5
volgia, per capitare anche qui de li suoi. Cussì non serà grave a Vostra
Ex(cellenti)a darme il parere suo, a la cui gratia sempre me recomando,
et li remetto le l(itter)e da Fiorenza sì come scrive.
LXXIV
Servi tar
MATHEUS MARIA BOYARDUS
Scandianj Comes etc.
LXXV
[ALLO STESSO J
LXXVI
LXXVII
LXXVIII
LXXIX
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
LXXX
[ AL PODESTÀ DI SCANDIANO]
LXXXI
[ALLO STESSO]
1
5 olim Gratiade feriis non obstantibus, removendo in tuto la dieta Ca-
therina dal governo de epse pupille sue figliole, et da la administra-
tione de li beni predicti, et anche lasciando fuora di cotal empresa
Don Lorenzo e Philippo fratelli de dicto Zorzo, et qualunque altro,
perché non voglio che persona alchuna habia dieta tutella et admini-
20 stratione se non dicto Zorzo. Così provederai sia exequito questa mia
commissione. Bene vale.
MATHEUS MARIA BOIARDUS
Comes Scandianj etc.
Regij, xx Januarj I49I.
LXXXII
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, xiii Marcij I49I.
LXXXIII
[ALLO STESSO]
LXXXIV
LXXXV
LXXXVI
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
LXXXVII
[ALLA STESSAJ
LXXXVIII
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
LXXXIX
xc
[A ERCOLE n'ESTE - FERRARA]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
p;,opria manu
Regij, xxvi Ma.rcij MCCCCLXXXXII.
XCI
16 - BOIARDO, Of>ere.
LETTERE
XCII
XCIII
XCIV
xcv
[A ERCOLE D 'ESTE - FERRARA J
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
XCVI
(ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS ,
Regij, 5 Maij I493·
XCVII
Podestà. , Non ' obstante che quilli che hano toitò le balestre
si persuadinp essere liberi da le fac~ione, niente di meno io ti cornetto
per la presente mia che a quello torione et altri lavoreri che si debeno
fare là oltra al presente, tu dii ordine che, iuxta consuetum, tuti li
s bracenti ordinariamente siano comandati a fare dicti lavoreri, exceptò
però li exempti che stano lì a Scandiano. Bene vale.
XCVIII
XCIX
c
[ALLO STESSO]
CI
[ALLO STESSO]
Idem
MATTHEUS MARIA
CII
voglia fare tal commissione che questa vidua non sia stratiata et ti-
rata in long o, perché lei non ha · modo piatire eu m li adversarii, et se
da Vostra Cel(situdi)ne non è succorsa la perderà dieta dote.
Insuper dieta Caterina ha Hieronymo suo figliolo in banno Io
perch'el fu imputato essere in compagnia cum il Todeschino a la morte
de uno Millano famiglia de D(on) Franc(esc)o Secho, qual Tode-
schino ha havuto gratia. Unde prego la S(igno)ria Vostra voglia
essere contenta de fare gratia a dicto Hieronimo sì come ha havuto
il Todeschino; et a Vostra Ex(cellenti)a me racomando. I5
Servitor
MATTHEUS BOIARDUS
CIII
CIV
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, x.· wiii Octobris I493·
cv
[A ERCOLE D'ESTE - FERRARA]
CVI
[ALLO STESSO]
CVII
[ALLO STESSO J
CVIII
[ALLO STESSO J
ala presentia mia di voler andare cum lui, dicendo non voler per modo
alcuno acompagnarlo in questo offitio. Me racomando a Vostra S(igno-
ria). 20
Servitor
MATTHAEUS MARIA BOIARDUS
CIX
[ALLO STESSO]
ex
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, xxiii Ianu.arij I494·
CXI
[ALLO STESSO J
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, xxiii Ianu.arij I494·
LETTERE 257
CXII
[ALLO STESSO)
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
propria manu
Regij, xxviii Ianuarij MCCCCLXXXXIIII.
C XIII
[ALLO STESSO]
.t 7 - BorARDO, Opere.
z-8
.) LETTERE
tato uno ale Porte che provedesse che non fusseno tolto legnc,
non l'ho voluto comportare, et quam primum lo intesse lo fece levare
via, sia perché non me piace che veruno stia ale Porte in compagnia
deli Capit(ane)i, sia perché el Massaro, che è pur troppo rincresce-
Io volle, non se potesse dolere, come el fa de lezero, che questo gli fusse
innovatione; et sancia deputare altri offìciali molto bene farò obedire
li Capitanei et Gabelini in non tuore ultra quello che sarà determinato
per Vostra Cel(situdi)ne, et cusì, chi havrà a dare, a non recusare
de exequire et fare quanto sarà de mente de la S(ignoria) Vostra, a
IS cui me racomando.
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, ii Februarij I494·
CXIV
[ALLO STESSO]
cxv
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BorARnus
Regij, iii Februarij I494·
CXVI
[ALLO STESSO]
CXVII
[ALLO STESSO]
CXVIII
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
propria manu
Regij, xxvi Feb·ruarij MCCCCLXXXXIIII.
CXIX
[ALLO STESS O]
c xx
[ALLO STESSO]
CXXI
CXXII
Servitor
MA THAEUS MARIA BOIARDUS
Regij, I5 Marcij I494·
cxxnr
[ALLO STESSO]
CXXlV
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, I9 Marcij I494·
266 LETTERE
c xxv
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CXXVI
[ALLO STESSO]
CXXVII
CXXVIII
[ALLO STESSO J
CXXIX
c xxx
[ALLO STESSO]
C XXXI
[ALLO STESSO J
Servitor
~'IATHAEUS MARIA BOIARDUS
Regij, xuH Maij I494·
CXXXII
[ALLO STESSO]
Servitor
MATHAEUS MARIA BOIARDUS
Regij, xxii Maij I494·
CXXXIII
[ALLO STESSO]
CXXXIV
[.ALLO STESSO]
cxxxv
(ALLO STESSO]
CXXXVI
[ALLO STESSO]
r8 - BorARDO, Opere.
274 LETTERE
sortio nominato li Frati del Parola, che sono per regulla et per habito
del terzo ordine di S. Franc(esc)o : hanno questi multe possessione
et bona intrata, la quale se distribuisse, o dovereve essere distribuita,
l!) in elimosina et opere pie. Questa Comunitade, per megio del Vescovo
qui, obténe l'anno passato da la Santitate del Papa di bavere el pa-
tronato et governo di questo consortio, excludendo li frati da la con-
sueta administracione, et ordinarno iconomi D(on) Oppizo Rugero
et Grisanto Scaiola. Rora è intervenuto che li dicti frati, heri che fo
15 el giorno del Corpo de Christo, non volsero acceptare tra loro uno frate
Guaspero Callegaro, qual per intercessione già de la Ex(cellenti)a
di Madamma haveano tolto ne la sua religione, allegando che non serva
la regulla loro e viva dishonestamente. Questo frate hogi, intrato ne
la casa de la sua congregacione, excluse l'altro compagno, et havea
20 secho dui suoi nepoti, figlioli che furno de J oanni Callegaro, uno de
quali è prete, l'altro è giovanetto. Il frate quale era serata fora di
casa se redusse a D(on) Oppizo Rugiero, uno de li iconomi, che ha-
bita lì vicino, dolendosi che quisti Callegari lo havessero expulso. D(on)
Oppizo, uscito de casa cum li figlioli et nepoti, non però cum arme
25 dishoneste, venne ala casa, et richiedendo questo fra Gaspare che l
aprisse et non li essendo risposto, chiamò alcuni altri populari che
eranno venuti a vedere et cum travi et secure com(in)tiò a rompere
le porte de il dieta consortio. Li parenti del fra Callegaro, per soc ,
corere quilli sai che eranno in casa, concorsero alloco, alcuni cum arme
go et altri sancia. Intendendo io la cosa fece subito mettere ad ordine
alcuni de li mei per obviare ad ogni scandallo, et mandai correndo
uno a comandare a la una et a l'altra parte che subito venissero a me
qua nanti a la Citadella : li quali obedirno incontinenti, et inteso la
cosa essere tra religiosi, li remessi al Vescovo, qual cercha tuta fiata
35 de assetarli insieme. Contro a li laici autem sarà processo per lo in-
sulto et per le arme, et non ho dubitanza che per questo sorga altro in-
conveniente. Vostra Ex(cellenti)a è advisata del tuta e può commettere
quanto pare et piace a quella, a eu' me racomando.
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CXXXVII
[ALLO STESSO)
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CXXXVIII
.,
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CXXXIX
[ALLO STESSO)
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, xi Iunij I494·
CXL
[ALLO STESSO]
CXLI
[ALLO STESSO]
CXLII
(ALLO STESSO)
C XLIII
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CXLIV
CXLV
che le cose passarano bene. Come habia facto covele dove se possa
fare fondamento, la S(ignoria) Vostra ne serà advisata et non per-
derò tempo a fare ragione. Quanto sia per il Castello, provederò al
tuta et a quanto me parirà necessario perché veruna de le parte se
puossi doler, come tocha la S(ignori)a Vostra in epsa sua; et a lei 20
CXLVI
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CXLVII
[ALLO STESSO]
CXLVIII
[ALLO STESSO]
CXLIX
[ALLO STESSO]
Sexo quando fuò morto, che sono da Rodelia, quali havemo exami-
nati et dicono assai bene, et per quello paterno comprehender la
1
5 verità, benché chi fa per messer Ugulino li volgia reprovare cum
dire che sttnt socij.
Al dieta messer Ugulino havemo dato la copia de li testimonii
examinati, on a chi fa :;.p er lui, et voleva provare et reprovare, et fa-
ceva instancia volessemo admetterlo et citare li testimonii suoi, et
20 non l'havemo voluto fare, per non se havere voluto compiacer nui
de fare venire il Podestà de Casteldardo, qual teneno in Casteldardo
cum Vesentini et altre persone armate, nì vole se obedissa in cosa
alcuna nì che ne dia la rocha, qual volemo tòre in nui fino che fuosso
dato fine a questo facto, sì per salvarla come per tener le robe de l'una
2
.5 parte et de l'altra, ché il c'è la mogliere de Filippino et fioli qual non
voleno se movi nì che tolgia la roba sua, che non mi pare ben facto.
Et nui li semo stati milgiori in haverli dato la copia de li testimonii,
che non se sòle dare et che era in nostro arbitrio : et non se hanno
poi voluti compiacer de epso Podestà, qual volevamo examinare
3° perché è stà in facto et scia il tuto, se bene crediamo anche sii im-
bratato, et questo è quello che lo rettene. Per haver anche melgio
la verità del facto non lassaremo cassa a fare per trovarla et haver
testimonii, che non se può fare sencia qualche longetia, et in questo
la S(ignori)a Vostra se haverà excusati se non andemo al fine cussì
33 presto come farsi varia. La molgiere de Felippino, che scia anche il
tuto, mandaremo a examinare, et cussì non mancharemo de diligentia
et solicitudine per satisfare a la Ex(cellen)cia Vostra, a la qual,
quando li paresse manchassemo in alcuna cassa et che havessemo ad
fare altro contra messer Ugulino et la persona sua, non li serà grave
40 darsene adviso, et nui exequiremo la volontà sua, a la cui bona gra-
(tia) se re(comandia)mo.
Eiusdem Ducalis Dominationis Vestre servitor
Capitaneus et Potestas Regij
Regij, ~:v ]ulij I494·
LETTERE
CL
CLI
CLII
[ALLO STESSOJ
CL III
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
Regij, vi Augusti I494·
CLIV
[ALLO STESSO]
CLV
CLV[
19 - BoiARDO, Opere.
LETTERE
CL VII
CLVJli
CLIX
[ALLO STESSO]
CLX
[ALLO STESSO)
CLXI
[ALLO STESSO]
Servitor
MATHAEUS MARIA BoiARDUS
Regij, xx Au.gusti I494·
CLXU
fALLO STESSO J
CLXIII
[ALLO STESSO]
rs el non se potria presentare più come s'el fusse stato fora. Niente di
mancho credo che messer Bernardino chiederà questa cosa ala Cel-
(situdi)ne Vostra. Impona quello li pare se facia et a lei me racomando.
Servitor
MATTHEUs MARIA BoiARDus
Regij, xxiiii Augusti I494·
CLXIV
[ALLO STESSO]
CLXV
[ALLO STESSO]
insoma. Noi bevemo siecho tuti e tre e facemo bona cira al costume
di Franza cum molti napi de argento tuti alchimiati, et di questa
sorte è tuta lo aparechio de la credentia sua (al mio parere), la quale
m'ha mostrata poi questa matina ; et sono molti vasi ben lavorati,
parte bianchi e dorati in parte. Li ragionamenti sai sono consimili .w
a questo suo aparato, de qualli potrà Vostra Ex(cellentiìa havere
per più bello aggio informatione da Messere.
La compagnia sua ha, come ho detto, ve balestreri di bona
aparencia e tanto bene armati quanto dire se possa, sopra a roncini
per la più parte boni e belli. Sonvi xxxta homini d'arme benissimo 35
a cavalo; tuti per homo hano dui corseri o spagnardi o frixoni, ma
legeri e belli. Li polvereri sono cinquanta : questi sono armati del
busto e de le bracia come li balestreri, in capo in locho de celate hano
capelli di ferro et bavere grande, al petto de la corazina hano come
una resta da lancia, sopra la quale apogiano uno istrumento de bron- 40
gio magiore de uno sciopetto, et è d'altra forma, porta palata quasi
quanto una noce : danogli focho cum la chiave a guisa di balestra.
Li cavali poi sono grandi et assueti a quel strepito, et holi veduti
questa matina trare corendo et carichare cum tanta prestecia che è
298 LETTERE
CLXVI
[ALLO STESSO]
modo, non hanno voluto alogiare in quella villa queste gente, non exti-
mando persuasione del Potestade, che più fìate li reiterò che lo era 2o
Servitor
MATTHEUS MARIA BoiARDus
CLXVII
[ALLO STESSO J
CLXVIII
[ALLO STESSO]
Servi tar
MATTHEUS MARIA BOIARD US
CLXIX
[ ALLO STESSO]
CLXX
CL XXI
CL XXII
[ ALLO STESSO)
CLXXIJI
CLXXIV
Servitor
MATTHEUS MARIA BoiARnus
CL XXV
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CLXXV[
[ALLO STESSO)
20 - BaiARDO, Opere.
306 LETTERE
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CLXXVII
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BoiARDUS
CLXXVIII
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BoiARDUS
CLXXIX
[ALLO STESSO J
uno altro Zudeo sono andato cum li travi per butare zoso lo usso,
et è stato una faticha a quietarli et a smorzarli. Sono anche andati
ad uno fontico da panni, et voleanno el br(accio) del panno che valea
tre lire per soldi 20, digando ch'el non valea più : pur se fecero distorre.
Ho voluto sig11ifìcare el tuto a la S(ignoria) Vostra, la qual sapia che 2o
Servitor
MATTHEus MARIA BoiARDus
CLXXX
[ALLO STESSO]
CLXXXI
[ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CLXXXII
[ALLO STESSO]
CLXXXIII
[ALLO STESSO]
CLXXXIV
(ALLO STESSO]
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
CL XXXV
[ALLO STESSO]
te)ra inserta che me scrivea el Podestà del Cereto, qual per essere mal
informato, male informava me del facto de Fivizano et in che modo
s voleano pagare li dece milia ducati, et secondo se contene in la l(itte)ra
de epso Podestà. Rora sono stati da me dui homini da Fivizano, et
de li capi et principali de quella terra, quali me dicono el facto pas-
sare per altra via che non scrive el Podestà, et che la verità è che loro
se sono convenuti de pagare a la Maiestade del Cr(istianissi)mo R e
ro dece milia ducati, o a chi fa per quella, in termino de quindece giorni,
per redimere homini 24 de loro che sono pregioni, et per rehavere sue
case, edificii et beni immobili, remanendo però subditi de la p(refa)ta
Ma(iesta)te. Quello autem che vorianno quilli homini, et de ciò ne
pregano la Ex(cellenti)a Vostra, è che quella li domandasse al pre-
I5 fato S(igno)re Re et cerchasse essere compiaciuta che fussero d c
Vostra S(ignoria) ; et loro dicono che volino domandare el simillc
a la Sua Maiestade. Facia mo' la Vostra Cel(situdi)ne el suo parere;
bene gli ricordo (come anche feci questa matina) che Fivizzano è bono
logo, et la taglia de ducati Io.ooo che hanno tolto a pagare in xv
20 giorni lo dimonstra, ch'el saria bastante a qualunche citade de la
S(ignoria) Vostra : la qual non se maravilgia se io la solicito a questa
cosa, perché sendo quisti da Fivizano mei amici, voluntieri li vederia
subditi de la Vostra Ex(cellenti)a, et per simile cosa la potria pigliare
la via de Don Ferrante.
25 Costoro me dicono che li Franzesi hanno saccomanato et taiato
a pezo li homini de Castelnovo de Fiorentini presso Sarzana. Raco-
mandome a la S(ignoria) Vostra.
Servitor
MATTHEUS MARIA BOIADUS
l dem servitor
MATTHEUS MARIA BOIARDUS
LETTERE
CLXXXVI
ducenta cavalli lezeri, et cum bono numero de fanti, forsi octo milia.
Cusì dovea andare cum la p(refa)ta M(aies)tà el S(igno)re D(on)
Nic(ol)ò da Correzo cum balestreri vinticinque a cavallo et fanti
cento, et dicevasse che gli davano cento coraze, ma questo non è se-
quito. Qualle autem né quante ne siano passate insino ad hora no l'bo IS
inteso, però che tutohora ne va. Passato che fumo de quilli Francesi,
Mons(igno)re de Obignon, uno de li Capitanii del S(igno)re Re, se
presentete a Bagnom che era loco di Fiorentini, et perché li fu facto
renitentia, non essendo forteza non se pòtero tenire, et furno sagezati
et morti. Cusi hanno stracorso quella Lulisana et preso le infrascripte 20
Servitor
lVIATTHEUS MARIA BOIARDUS
CLXXXVII
Servitor
MATHOEUS MARIA BOIARDUS
CLXXXVIII
[ALLO STESSO J
CLXXXIX
[ALLO STESSO]
cxc
[An ALFONSO E SIGISMONnO n'EsTE - FERRARA]
Servitor
MATTHEUS MARIA BoiARnus
CXCI
CXCII
CXCIII
[AGLI STESSI]
a le quali me rac(omand)o.
Servitor
MATHEUS MARIA BOIARDUS
21 - BorARDO, Ope1e.
NOTA
AVVERTENZA
I
AMORUM LIBRI
A) TESTIMONIANZE
MANOSCRITTI (1)
a) Testimonianze complete
LONDRA
British Museum
1
( ) Vengono elencati e descritti dapprima (a) i mss. che riportano l'opera completa (anche
l'oxoniense, la cui l acunosità è dovuta a ragioni meccaniche) e poi (b) i testimoni parziali ;
all'interno delle due categorie si ordina secondo un criterio approssimativamente cronologico.
NOTA SUL TESTO
1) Il SoLERTI non escluse del tutto la possibilità che questa ballata possa appartenere
al B., ma la cosa andrà, in base al semplice referto stilistico, assolutamente negata.
AMORUM LIBRI
OxFORD
Bodleian Library
VENEZIA
b) Testimonianze parziali
RoMA
Biblioteca V aticana
R = Cod. Vat. lat. II255· Cart., sec. XV ex. È il ms. di poesie po-
polareggianti copiate da un Grapolino, servo del B .. su cui cfr.
G. REICHENBACH, Saggi di poesia popolare fra le carte del Baiardo,
in « Giorn. stor. della Lett. ital. n, LXXVII, 1921, pp. 29-53 (la
descrizione del cod . a p. 30 n. r) ; tra di esse, oltre a due terzine
della Pastorale, si trova il n. 57 degli A .L. (cc. 4v-sr ).
MANTOVA
Biblioteca Comunale
M = Cod. A. IV. JO. Cart., sec. XV ex . Raccolta di rime (specie set-
tentrionali) quattrocentesche. Alle cc. 65v-66v cinque san. del
B.: nn. I, 31, 107, ro8, 114. Cfr. A. MAINARDI, in« Giornale delle
Biblioteche n, IV, n. 12 (9 Luglio r87o).
BoLOGNA
Biblioteca Universitaria
B = Cod . I242. Cart., sec. XV ex. Contiene poesie del Tebaldeo e del
Quercente. Attribuito a quest'ultimo, vi figura, a c. 96r, il n. 46.
Un cenno in MAZZATINTI, Inventari dei manoscritti delle Biblio-
teche d'Italia, XIX, p. 176; e la descrizione in L. FRATI, in « Giorn.
stor. della Lett. ital. n, XXXV, 1900, pp. 167-70.
BUDAPEST
Biblioteca Comunale
Z = Cod. Zichy. Cart., sec. XV ex.-XVI (scritto dal 1489 al 1545).
Miscellanea di rime quattro-cinquecentesche. A c. 67v, attri
AMORUM LIBRI 331
PADOVA
PARIGI
Bibliotèque N ationale
N = Cod. It. 560. Cart., sec. XVI in. Raccolta di rime. Alle cc. 132v-
133r i nn. 83, II3, 170 ; a c. J49 V i nn. 35 e 57, tutti ade-
spoti. Cfr. MAZZATINTI, Inventario dei manoscritti italiani delle
Biblioteche di Francia, II, Roma, r88 7, pp. 179 ss.
MILANO
Biblioteca Trivulziana
T = Cod. 94I (M I2). Cart., sec. XVI ex. Miscellanea di Rime cin-
quecentesche, con rare inserzioni quattrocentesche, più tre let-
1
( ) Come accenna lo ZAMBRA, Versi inediti, cit., p. 255, non è certo che l'iniziale che
precede i due componimenti sia la solita T che indica il Tebaldeo : l'incertezza è ancora mag-
giore per noi, che abbiamo potuto controllare solo la riproduzione microfilmica.
2
( ) Da notare che l'attribuzione al B. dei componimenti in questione è dovuta a
una mano posteriore: per l'estensore del ms. erano dunque adespoti.
332 NOTA SUL TESTO
( 1 ) Cfr. v. 8 Dove è riposta ogt~i mia spe-me (St. raposta è la mia speme), ma più proba-
bilmente si tratta di variante tradizionale, non redazionale. Anche qui però (cfr. n. seg.)
fa pensare la presenza del n. 57 isolato.
( 2 ) C'è però il c:1so che questo cod. (di mano di M. Stecchini) non risalga alle stampe
antiche, cfr. v. 3 la fede (st. e fede), e può insospettire la presenza dell'isolato n. 57, che ba
avuto le maggiori avventure extravaganti.
(3)
Ringrazio il dott. G. E. Ferrari della Biblioteca l\[arciaua che ha eseguito per rue
accurate ricerche in proposito.
AMORUM LIBRI 333
EDIZIONI
(1) Sul Mazalo stampatore v. ancora Tesori delle B1:blioteche d'Italia. I. Emilia e
Romagna, a c. del Prof. D. FAVA, Milano, 1931, pp. 547-8, s68-g, 572; E. MANZINI, Degli
stampatori reggianiAiall'origine loro a tutto il secolo XVIII, in "Atti e Mem. RR. Dep. St.
Patria per le Prov. dell'Emilia "• N.S., vol. II, 1877, pp. 138-9, G. TuRRI, Memorie su.lla
introduzione della stampa in Reggio e sua Provincia nel secolo XV, Reggio Em., 1869, pp. 7 ss.
Per i rapporti della stamperia col Crotti, verosimile curatore degli A.L., è da notare che il
1\Iazalo stampò nel 1501 anche un'Opera di Catone da lui ridotta.
334 NOTA SUL TESTO
(1)Sulla :figura non mediocre di stampatore del Sessa {il giovane) cfr. E. PASTORELLO,
Tipografi, Editori, Librai a Ve · ezia nel secolo XVI, Firenze, 1924, p. 81 (17 edizioni note).
AMORUM LIBRI 335
1
( )Non prendo in considerazione le singole liriche citate da studiosi settecenteschi di
storia letteraria come il Guasco (cit. più avanti), il Crescimbeni e il Corticelli: può al mas·
simo interessare la scelta del Guasco, che dice di copiare sonetti « diversi da quelli, che si
vedono nelle Raccolte» (nn. r7, 26, r72, rn, r67, r8oì.
NOTA SUL TESTO
B) LA PRESENTE EDIZIONE
a) RAPPORTI TRA L E V
LV ORe (o Re solo)
7, 8
che sol chel sol
II, 6
che monstrera la terra on ha monstro on ha gia monstro
(V2 agg. a marg. che con richiamo tra on e
ha) (1 )
I2, 2
uegheza uageza
I8, 8
per porre il ferro adunco a la ferrita a la finita
(V2 corr. in fenita)
I9 1 IO
nascie questa al mondo sola questa fenice
(L 4 V2 agg. a marg. di entrambi mss.
2
fenize) ( )
23,9
S peza lo ardor del sole il focho mio Spreza
(in V una mano forse diversa. da V2 ha
inserito nella interl. una letterina che po-
trebbe essere r)
26, II
che de lopra sua se stessa ha marauiglia sua stessa
28,7
quel puote a 1-m gentil togliere amore a un cor gentil
42, 3
sembiat~te sembiatzce
È possibile che qui si tratti di lezione primitiva (con dialefe terra fon) anziché di
1
( }
errore, cfr. per questo problema pp. 3+7 ss. : ma è indicativo che L 2 in seguito non inter-
venga a rassettare, il che porterebbe a escludere la prima ipotesi.
( 2 } Anche qui L V potrebbero riflettere una lezione primitiva, e precisamente allo
stadio di abbozzo, ma c'è il fatto che manca la segnalazione della lacuna attraverso lo spazio
bianco, presente in tutti i casi sicuri o più probabili di lezione-abbozzo.
22 - BorARDO, Opere.
NOTA SUL TESTO
43, I5-I7
Cinta la chioma hauea di uerde aloro
che anchor dentro amoroso il cor gli morde
se lamor perso aeternamente dole che
43,26
chel il cielo che
45, I4
lastra
(err. evidente per lastra, congetturabile
del resto in Ot sotto la corr. di 0 2 )
47,3
gelata neue intorno ne tempesta me
so,+ 8
spira spera
(V1 agg. una e sopra i nell'interi.)
so, 36
audauce audace
52, I2-I3
Tal che io non stimo la inclyta richeza indica
ne del gran re di Scythi il uasto impero (1 )
63, II
chel il cor che
67, 3-4
a che piu querelarsi anima trista
e farti uita breue e fama oscura farci
7I, I23
de mia morte sua
(cfr. la discussione in apparato)
72, 7
il graue gioco e de la crudeltate di l
78, I
quel che piu mai non giunge la natura giunse
82, IS
hauria hauia
82,44
fermente fremente
87, I
Qual possanza in audita inaudita
( 1)
Respingeremmo il sospetto che si tratti di variante degna di nota, benché indica
richeza non sia topos così affermato da garantire subito la banalizzazione dell'altra lez. (cfr.
nei Vocabolari solo un' indica pompa di Marziale), ma è innegabile la sua coerenza semar.tica
con ciò che segue, mentre inclyta richeza appare alquanto tautologico (facilissimo poi il pas-
saggio in sede paleogratì.ca).
AMORUJ\I LIBRI 339
<rz, 5-6
Dhe che dico chi si mha il cor auinto che
questa indouuta e inaspetata offesa
94,3
rimirar rimar
98,5
Questo tuo diuo a cui nullo altro e quale e equale
I03, + I4
perse prese
I04, 38
a chi j nulla a chi nulla
(in V cancellato ma ancora visibilissimo)
I04 67
stregi strengi
II2, 2
L se incomincia f V -intia si comincio
I29, IO
sola non il sente e tu il senti amore consenti
(L 4 interpone tra il e senti l'abbreviazione
di con)
I45,9
a che mo trarui fore non
(cfr. la discussione in apparato)
I45, 8r
trascritto era scritto
I51,43
suggeto a crudel et a colei a quel crudel
160,4
p ono potro
I65, 2
luntanta luntana
165, 6
sorti scorti
I72, II
disutilmente presso in uanitade perso
(V 2 corr. in persso)
173, 9
Quei begli ochij eran fisi in tanto e[jecto a[jetto
174, IO
laltro l altra
179,20
e li dormenti ne lombra dimora diuora
179,46 t.
che il partir doppo il tanto e graue affanno canto
340 NOTA SUL TESTO
SI, IZ
L pasto pasco
(in V pasco con la c dovuta a correz. di
V2 , non si vede sopra che cosa)
104, 5
L ali -z,teloce delphin al ~teloce
(in V al[i] -z,teloci e quindi correz. ueloci
~ veloc<e> : prima evidentemente il cor-
rettore ha conservato il plur. eliminando
la sconcordanza, poi, stante l'ipermetria, è
tornato al sing.) (1).
104, I3
L farebbe assai tenereza hauere a saxi
(V assaxi, con l'ultima sillaba dovuta a V 2
e sovrascritta su erasione di altro che non
si ricostruisce, il che insieme alla doppia
s fa chiaramente la spia dell'errore origi-
nario)
143, 4
L j-nduta caduta
(V caduta, ma la prima sillaba si assegna et
sovrascritta di V2 )
{ 1)Cfr. però Q.I. II, XXVII, r-4: « Un dicitor che avea nome Arione, l Nel mar cici-
liano, o in quei confini, l Ebbe voce sì dolce al suo sermone, l Che allo ascoltar venian toni e
delfir~i »;ma, a parte l'e!oque11te lez. di Re, è più facile pensare a un passaggio al->ali (magari
con resp0nsabilità psicologica nel copista per m1'estensione del consenso animale al dolente
ca1~tare del poeta), che a un plur. originario, che comporterebbe doppio errore {ché il plur.
masch. in -e, ben emiliano, è però estraneo agli A .L., se si esclude un breue gio1'11 i della scor-
retta Re a 179, 27), nonché una v:J.riazione del mito classico, attuata si nel disinvolto poema,
ma meno facilmente pensabile nelle più dotte e umanistiche liriche.
( 2 ) Eccone l'elenco (teniamo ovviamente prese11ti anche i tipi poi corretti da Y 2 ma
ancora ben visibili); 5,10 co[1~] i; 43,87 Miser [o]; 48,2 11eder[e] ; 51.4 ciel [o]; 55,14 pm..
Al\IORUl\1 LIBRI 341
Si aggiunga che sono pure in V gli errori di L comuni con 0 1 e non cor-
retti da L 2 e L 3 ( 1 ).
64, r L Poi (lez. corretta = Voi di ORe), però a marg. figura una u pic-
cola di mano di L 1 (o al massimo L 2 ), rivelatrice della buona lezione
della fonte di L: ma V Poi (che V2 cassa, aggiungendo accanto
una v piccola} ;
Bo, 5 è omesso in L, ma a marg. destro è scritto da L 1 , dall'alto in
basso, il «richiamo» per la c. seg. (la nostra termina con Bo, 4) :
Voi gia leuasti il mio pensier, senz'altro con emarginazione del
seguito (2 ), ma la c. seg. comincia col v. 6: V ha appunto sol•>
V o·i gia leuasti il mio pensier, seri t t o regolarmente al posto del
quinto v. (nei due mss. L~ e V 2 aggiungono poi rispettivamente
a uolo e -i a uolo) ;
104, 20 L Dunque poi che il cielo a noi se osc·ura (Re Adunque), ma a
marg. è ancora una lettera piccola disforme, a, di mano di L 1
(in L e quindi in V sono capitali in questa canz. non solo le let-
tere iniziali di ogni stanza, ma anche le iniziali dei vv. 20, 40,
sier[o]; 82,48 cit. ; 88,9 dir[e]; 104,157 uer [o] ; II5,28 mar[e]; 132,2 ardor[e]; 132,27 sol[e];
132,42 animal[e]; r62,4 penser[o]; 175,3 doue e la stella doue e il sole nascoso (L 2 elimina la
t~ dell'agg., V2 la e fin. di sole) ; 179,3 co[n] il. E inoltre V condivide gli ipermetri che L b ~
in comune con ORe o con Re, di cui a suo luogo.
(l) Va aggiunta la concordanza pressoché perfetta dei due mss. nelle rime • imper-
fette»: s'intende che le concordanze avranno valore classificatorio solo nei casi che equipa -
riamo a corruttele della tradizione (cfr. la Nota sulla grafia).
( 2 ) Infatti subito a fianco, sempre vergato dall'alto in basso, figura ora Qtt, evi-
dentemente resto di Qu.ando, parola iniziale del v. 6, sempre di mano di L 1 : c'è dunque
da pensare che dapprima il« richiamo» fosse riferito al v. 6 (Quando), ma che poi il copista,
accortosi di aver saltato un verso, lo abbia inserito nel modo indicato per intero, dato che
negli altri casi analoghi non è mai scritto tutto un verso a guisa di richiamo.
NOTA SUL TESTO
Interessanti sono anche le due lez. parallele dei mss. a 94,29 : L 2 ritocca
un precedente tardi che più non fia che indiscoglia (o indistoglia), aggiun-
gendo me a marg. con richiamo dopo indi, e ritoccando appena sensibilmente
il verbo, ma in modo che il lettore non riesce ad afferrare il significato della
correzione (se> st? o viceversa? o scfst> se', cioè = scioglia ? o anche can-
cellatura della c, cioè = soglia ?) (Re che indi me staglia) : V si ferma a tardi
clze più non fia che me, mentre poi V2 cassa me e agg. a marg. indi mi soglia (2).
(1) Come è del resto prassi normale, le lettere capitali non saranno di L 1 , dato che
questi (e solo qualche volta, forse, L 2 ) ha l'abitudine di indicare l'iniziale con una lettera
piccola a marg., e date soprattutto le disformità tra queste e le relative capitali (cfr. ancora
per es. r8o, r Se, ma a marg. n), ma saranno presumibilmente di La, come sembra iuducibile
dall'esame p aleografico (L 2 sembra d a escludere se la v ci t. a marg. di 64, 1 è sua, e se sono sue
altre indicazioni del genere, mentre di mani successive a La non può trattarsi data l'identità
di V anche nelle soluzioni erronee). A L 2 spetterebbe insomma la rifinitura del codice (v. l.t
descrizione).
( 2) Se poi si voglia qualche altra spia aggiuntiva di carattere diverso, va richiamata
la perfetta somiglianza di abitudini grafiche dei due mss., di cui stralciamo solo qualche
specimen: 32,2 ala Ria ( = a l'aria) ; 120, + 3 amor; 149, + 12 amo-; 145, 27 piu me ( =
piume); 164,1 pensso (in L dovuto a correz. di L 2); 175,12 AMe; e poi la stessa, per lo più
puntualmente collimante, preferenza per la maiuscola in certe lettere, quali D, M, N, R,
ecc. ; la completa identità in grafie isolate (per la cui documentazione cfr. la Nota sulla gra-
fia); o ancora a 71, 31, verso che è ripetuto erroneamente da entrambi i mss. più sotto, la
prima volta figura aspecto e la seconda aspetto in a mbedue, e così via.
AMORUM LIBRI 343
chiusi in prima l come Ulysse de orechie a la syrena (le orechie) ; I2o, 5 ac-
cocgeti (accorgeti) ; ISI, 4g intese (incese) ; IS8, g Lle (Le) ; I6g, Io tanto al-
tura (tanta altura) ; I72, I I disultilmente (disutilmente).
È ben chiaro come non si debba tener conto, nel contesto di una
evidentissima descriptio, di simili quisquilie, ché anzi la mancanza di
varianti più sostanziose ribadisce anche per questa via la tendenza di
V a una riproduzione quasi fotografica dell'esemplare (1).
Da ultimo, una indicazione esterna può ulteriormente appoggiare
le prove intrinseche di dipendenza fin qui offerte : la mano che cor-
regge più largamente V, e che abbiamo chiamato V 2 , è con ogni pro-
babilità la stessa, posteriore a L 2L 3 (la comprendiamo - v. la descri-
zione - sotto la sigla generica di L 4 ) che in L agg. fe-ni ze, a uolo, i-n
mezo ai vv. rg, ro; So, 5 ; 147, 6 (e a cui è da assegnare anche la
postilla canzon, appena emarginata, alla c. 47v, a marg. dell'inizio
della canz. 82), e non tanto per l'identità linguistico-semautica delle
tre correzioni con quelle di V 2 , che non dimostra molto, ma per la
più sostanziale testimonianza dell'aspetto paleografìco, che si rivela
identico nell'una e nell'altra serie di interventi. Sicché, quanto meno, a
un certo momento i due mss. si sono trovati nelle mani della stessa
persona, mentre del resto la loro notevole somiglianza di conformazione
esteriore (dimensioni ecc.) fa pensare a una medesima officina di pro-
duzione e diffusione del manoscritto (2 ).
mentre le poche e limitate costanti di innovazione riescono ad una fisionomia meno compatta
dove velleità cultistiche abbastanza marcate a volte sono contraddette da forti regressi
padani. Una rapida caratterizzazione: nel vocalismo qualche sostituzione di forme latineg-
gianti a quelle volgari di L nella serie in -undo, -unda (9, 4; 39, 1 ; 66 + 12 ecc.), e una certa
tendenza a forme anafonetiche toscane o al tipo -igno (71, 3, 96; 176, 8) :in più concio rsx,
9 di fronte a c1~ncio di L ; tendenza più spiccata al dittongamento, ma anche con un dialet-
tale tHore 71, 68; nettamente padane parecchie i protonicbe (ess. risista, videa), le forme ct~n.
stm e soprattutto un paio di finali in -e in accl!1~te, queste, 24, 12; 43, 37, se non siano semplici
errori; nel consonantismo, eccesso di assibilazioni (2, 13 ; 22, 3 ; 33, r6 ecc.) fino a un curio-
so sermo f L scermo ('schermo') ; d'altra parte nella morfologia V tende al plur. femm. in -i
di fronte a -e di L ; rilevabile anche il maggior numero di apocopi.
( 2 ) Se dunque V2 e L 4 sono la stessa mano, è anche possibile che i segni di espun-
zione di lezioni corrotte o ripetizioni di L 1 che ritornano in V siano dovuti ad essa, il che
spiegherebbe meglio il perchè di certi passivi calchi di V : questo cioè avrebbe riprodotto
l'errore o la ripetizione e solo V., che aveva sottomano entrambi i mss., sarebbe interve-
nuta a espungere in L e più raramente in V.
AMORUM LIBRI 345
b) CoRREZIONI E AGGIUNTE DI L2
GRUPPO I (CORREZIONI DI L 2)
15, IO*
ne col pensier se <ariua> a sua belleza ex giungnejgiugne
25, II *
ne altroue <troueria> pace ne loco ex haueria (?)
32, I-2 *
Perche non corresponde <alcuno> accento ex l f el dolce
de la mia uoce a laria del bel uiso
32, 4 *
<e il mondo ne lodir de lei> contento ex e sol ne lhannonia
[ciascun
32, 6 *
<ogni animal> dhurnanita diuiso ex qualunque e piu
NOTA SUL TESTO
47, IO*
che me monstra la strada <obliq> persa (sic) ex torta(?)
(0 2 <obliqua e> persa,)
53, I*
La smisurata <et> (nota) incredibil uoglia ex e
SI, 7-8 *
che de lo amor <scorgendo> la radice ex uedendo
uedo che il lor fìtùr fu zoglia e riso
97, I2-I3
Lei non <Pote> saldar lardente piaga ex seppe (?)
che hauea nel cor con quanto ella sapea
(pote anche in Re)
IIS, I4
da quella <altiera> che mi caccia al fine ex fiera (?)
(altiera anche in Re)
I28, 7-8 *
..... e la <torpida> mente ex torbida
senza alcun senso perde ogni uigore
I32, 8
da il dolce fìameggiar che <intro> lo impiglia ex tanto
(cosi resta in O)
I45, +72
mi se mostro con si benigno <uiso> ex aspetto (?)
( : diuiso) (1-tiso anche in Re)
rsr, So
che al <di>Partir damor son graue e lento ex partir
(dipartir anche in Re)
rsS, 6
cio che gia < 'm i> mostrau<a> un lieto giorno ex mostrauo
(Re mostrauo in lieto)
164, I
I8, 12
Credi a me . . . . . mio chio dico il uero +Guido
(per le condiziorù di O cfr. più avanti)
AMORUM LIBRI 347
138, I
Ligiadro . . . . . oue e colei + ueroncello
14I, 5 *
De un corno armata e la sua fronte + altera (1 )
I43, I3-I4
ma pur questo diro non ..... spesso + riuien (2 )
si bella pressa a chi non scia tenire
149, I
Letto ho ..... il tuo pianto suaue + Rinierj
I49, 12
..... mio dolce ben fu teco Amore + Ri-nier;
I7I, I
mio gentil se tempo o loco +Batista;
a parte i due casi di cui alle note e il primo in cui l'integrazione è già organi-
camente in 0 1 , per le altre aggiunte il punto di riferimento P Re, in cui esse
si trovano regolarmente incorporate nel verso.
( 1 ) In 0 1 è la lez. De u.n cor~w armata e la sua bella fronte (sic) : certo il copista, trova-
tosi inopinatamente di fronte un novenario, l'ha rappezzato di testa sua senza curarsi troppo
della rima che non torna; 0 2 aggiunge altera, ma verosimilmente senza cancellare bella,
se in Re si ritrova bella fronte altera (cfr. più avanti per la classificazione di Re), per cui il
dito sporco d'inchiostro che in O cancella in parte bella sarà probabilmente intervento
posteriore.
( 2) Re, in luogo di riuien, reca uenga : più avanti sarà discussa la questione relativa.
NOTA SUL TESTO
in già) accento di quinta (che non compare mai negli A.L.) e relativa dialefe mostrauo l un ;
nel primo dialefe che l al, meno rara; a 53, r, dialefe smisurata e l incredibil o s1nisurata
l e incredibil.
( 2 ) In questo caso veramente b convergenza della '/'epetitio e della facilità di scambio
paleografico (intro 1 tanto) invita piuttosto all'ipotesi alternativa della corruttela. Ma an-
che qui si può osservare che la lez. tanto sembra più congruente.
350 NOTA SUL TESTO
pure possibile che in L 1 figurasse una lezione più generica del preciso
nome proprio (per es., nel solco della tradizione, amico o siro., cfr.
per es. mei cari amici di 99,5), e in entrambi i casi non si spostano
sensibilmente i termini del problema. Né si spostano decisamente
se diciamo che a 17I,I manca sì il nome proprio ma a fianco appare
la consueta letterina di indicazione dell'iniziale (e nel nostro caso
giusto una b), crediamo probabilmente di mano di L 1 (e si noti che
questa volta l'integrazione è dovuta a L 3 ) : certo il fatto è assai so-
spetto, ma in fondo è pensabile che il nome in questione sia rimasto
questa volta, per così dire, in pectore, o sia stato proposto e poi riti-
rato, ma in entrambi i modi in guisa che almeno l'iniziale restasse a
testimone dell'esitazione. Vedremo come l'ipotesi di una primitiva
assenza dei nomi propri possa inserirsi in una fra le più interessanti
traiettorie di elaborazione del testo. E non casuale, ma riferibile pure
alla zona «attiva» della tradizione dell'opera, sembra poter essere
anche la lacuna di 143, 13, poiché qui, come analizzeremo in seguito,
si è in presenza di uno dei punti dell'opera che hanno subìto un'ela-
borazione sostanziale, e perciò ben si spiega la lez. « sospensiva '' ·
Infine, è indicativa la sistematica segnalazione della lacuna per mezzo
dello spazio bianco, specie se pensiamo che anche nella sua prima
fase di formazione L sarà stato verosimilmente sotto il controllo del
B. Dunque incliniamo a riconoscere nei versi lacunosi di L, se non
altro nei casi analizzati, il segno della presenza, in un primo stadio
della formazione dell'opera, di lezioni allo stato di abbozzo, conver-
genti soprattutto verso il punto critico dei nomi propri dei destina-
tari (1 ).
c) RAPPORTI TRA O E Re
Si parla di primo stadio in senso relativo, ché, come andremo notando, l'esem-
( 1)
plare cui attinge L 1 recava già in più luoghi lezioni vantaggiosamente rielaborate risr·etto
a una prima stesura quale è da noi ricostruibile.
AMORUM LIBRI 351
r7, 9-rr
Mirate donne se mai fu beltate
simile a questa e se son tal costumi
hor ne la uostra on fur ne laltra ootate nostra
r8, 12
Credo a me Guido mio Crede
33, 5I
Fatto se e poi se no scio perche restio non scio
(Re si non scio)
.p, + IO
il lato mando (l) rnancho
43, 28
prirnarnente primeramente
4+,9
Chi cossi al mondo uisse assai Chi cosi al mondo uise uise
(0 3 agg. nell'interi. uiue prima di uisse) [assai
+9, 8
che ad altro che se stessa non sumiglia a se stessa
(Re se stesso ..... simiglia)
50,9
qual e toa forma e degna degna
3, 2
1
( ) In vero in O mando è corretto in mancho, m a d a una mano che certamentenon è quella
di o •.
352 NOTA SUL T E STO
8o, 1-4-8 Stateui .. . stateue . .. ite (L !tetti . . . iteui . . . ite), che si spiega
proprio dalle condizioni di O, che al v. r ha teui, senza iniziale
capitale, e dove una mano posteriore a 0 2 ha agg. Sta (ma poi
figurano iteue . .. ite) :del resto l'innovazione è apertamente in-
coerente ;
125, 13 che fia tropo mia uita meschina (che ben fia tropo), che sarà
semplice omissione (e il risultato sarebbe metricamente discor-
dante dal sistema degli A .L. per la dieresi in jia).
(1) Ne diamo qui una scelta larga. Una è di carattere metrico, cioè l'indicazione som-
maria dello schema dell'Epthalogos so (cc. 23v-24v) a lato delle cui stanze figurano le in-
dicaziof'i A, B, C, D, C, B, A ; ur>'altra metrico-tematica : a marg. delle cinque stanze della
canz. 15 figurano le diciture, rispettivamente, Principium, Luna, L-ucifer, Atrrora, Sol, che
chiariscono l'oggetto delle relative similitudini - si tratta di un Cant1ts comperativus -
(cc. sv-7r) ; altre ancora sono meramente esplicative, per es. accanto a x6, 4 (c. 7v), <R >e-
gi1+m. regia uere l ciuitas; accanto a 29, IO (c. 13v), <to1 >tu.nate insule; in riferimento a
30, 3 (c. 13v), Charites, ecc.; più interessanti certe, ma sporadiche, segnalazioni di carat-
tere retorico: per es . a marg. di 63, I-4 (c. 29r), occupatio; accauto a 70, I2-I4 (c. 31v), co-
lochacio; a fianco di 72, II e 73, I (c. 33r), adauctio (si riferirà alle due ultime terzine del
72 e ai primi due vv. del 73) ; infine a c. 3Ir, accanto a ogni v. del son. 69 (Aeqtt·ivocus) è
la traduzione latina delle parole in rima (crudelis, versus, fttndam ecc.). Si pone il problema
se alcune di queste postille, le meno banali e specialmente quelle che sono in relazione con
le caratteristiche metriche e retoriche dei componimenti, non possano risalire all'autore,
s'intende non destinate a inserzione nel testo, ma con la funzione di appunti personali: è
vero che le postille meramente esplicative ed evidentemente non d'autore sembrano get-
tare luce sfavorevole su tutto il complesso (cfr. comunque più avanti).
( 2 ) Può anche darsi che Re si sia fermato dopo la seconda stanza proprio perché è
23 - BoiARDO, Operr.
354 NOTA SUL TESTO
I5, 57
e cum piu mira piu se fa lucente LRe con
(più probabilmente per fraintendimento se-
mantice di con' = ' come')
5I, II
da ragion fiacho e prornpto da speranza Re punto
(anche in L)
78,7
anci son si da uoi sferzato e punto LRe sforzato
d) RAPPORTI TRA Re E Ve
( 1) Op. cit., p. xvr : « ché la seconda [edizione] non è che una copia con aggiunta
d'errori, molti dei quali dovuti al dialetto veneto dello stampat01·e , ; p . xrx: « Riprodu-
zione della stampa antecedente, ma più scorretta"· Forse il Sol. intendeva rimandare a
una dimostrazione di fatto ricavabile dall'apparato, senonché esso è anche da questo lato
assai imperfetto e non registra ad es. il diverso comportamento delle due stampe nei con-
fronti del v. 7r, gz, che rappresenta l'wlica difficoltà del problema.
NOTA SUL TESTO
5, 3 pùt- (pui); 7, 2 finmi (fuimi); IZ, 6 gentil (getil); 2I, 9 tanto (ranto);
28, 2 e il (el il); 33, 61 lalma (lama); 33, 69 nobiltate (noblitate); 34 , 4 ogni
(ongi), e via di questo passo (massimo di penetrazione congetturale s8, 12
modo--'Hnondo o n8, I4 tutte ---*tu te) ; e tralasciamo di soffermarci su una
identità grafico-linguistica e di caratteristiche tecniche quasi assoluta e a
volte veramente speculare, come nel caso della didasc. del son. 159 (Re eu n
l Ve et~n, = eundum), di I78, 2 (in entrambi mal in rima e parentesi aperta
ma non chiusa), di I79, I (assenza dell'iniziale capitale), ecc.
27, 33 Sia ligato (Ligato st:a), mera e forse casuale inversione siutattica ;
42, 8 che sonan harmonia di paradiso (sonan de harmonia), che se non
è semplice omissione può nascere dalla volontà di usare un
costrutto più dotto, latineggiante;
44, I Ochio amoroso (Ocio) (1 ), che è ancor più indifferente, come emen-
damento toscaneggiante dovuto a incomprensione del signifi-
cato della parola (interpretata come forma dialettale di 'occhio') ;
7I, 23-24 Se a te non è quella memoria tolta 1 che hauer solea on quella
anima gentile (oh quella ... ), forse ragionevole emendamento
di un errore (2) ;
Tanto è vero che il SoL. stampa questa lez., solo correggendo solea in solè-i (ma la
( 2)
dà come di L).
.AMORUM LIBRI 357
94,:14 · che lascia .fuor uscir lardeute noglia (uoglia), che se non è esat-
tezza casuale è pure ragionevole correzione, dato che difficilmente
il piano sarà una «.ardente voglia»;
r6g, 2 clalunda caspe (da lunde), dove al più contribuirà la volontà di
simmetria col successivo a la terra sabea.
e) RAPPOHTI TRA L E 0
(l) Né fr appone ostacolo una postill a del correttore della copia di Ve conserva ta alla
Bibl. Estense : « Corretto, o per dir meglio uniformato alla l edizione l fatta in reggio l d a
Maestro l Francesco j Mazalo_», che non significa affatto necessariamente che il correttore
avesse notizia che Ve dipendeva da fonte diversa da quella di Re, o se ne differenziava strut-
turalmente, ma solo che egli ba collazionato questa copia con una copia di Re, eliminan-
done qualche errore, ciò che infatti è avvenuto.
( 2) Infatti, nonostante contraddizioni e retrocessioni continue, naturali data la fret-
olosità dell'edizione e lo stesso ambiente veneto in cui nasce (nessun venetismo specifico
però, come vorrebbe il SoL.), è visibile nella stampa del Sessa una timida ed episodica tosca-
nizzazione del testo. 'on va dimenticata la data di edizione, e il luogo, che ci riportano a
un ambiente in cui già comincia ad agire il Bembo editore-correttore. Oltre ai fatterelli
già accen11ati, ecco, spigolando, qualche es. : 34, 7 mti~i; 71, go ttstinata~ostinata; I39, 8
lo ostro+lostro; 146, 3 cmdiel~crudel; a 28, g-u un originario sanza . .. senza .. . sanza . ..
set1za . .. sanza . ... senza è normalizzato eliminando i vari sanza; un po' più coerente la
caccia alle scempie e alle doppie ipercorrette (nelle prime dieci liriche fuge~fugge; perregritte
~peregrine; herbeta~Jterbetta; attgellit·i -+augellitti; gilti-+giti; tranquilo->tranqt.illo; terene~
terren-e) ; qualche gram diventa gran e un alcum, alc~m ; damar di 33, 30 è trasformato in.
dallZar; porzo 6g, w, in porgo ; ma soprattutto colpisce la frequente sostituzione del nesso ng
a l nesso gn (ngn), come spesso nelle voci di pia11gere, in stren.gneti-->strengeti 62, I I, fino al pas-
saggio di spettgn~r 33, 56 a spenger ; aucoTa, in sede morfologica, notiamo 8, Io, 14 tragi
-+ uaghi; 27, so e 59 , 7 Slt11->son; 4I, I dil~del; 71, 6 sie~ sia110. Ma sono appunto poche
reliquie di un lavoro correttorio assai più intenzionale che realizzato. Vi" dedichiamo tuttavia
un po' . di spazio in vista dell'esigenza, sempre più sentita d agli s torici della lingua, di aver
documentati i fenomeni di spostamento linguistico all'interno di una "tradizione, anche se
il testimone sia stemmaticamente di second'ordine e inutilizzabile per ricostruire il testo.
NOTA SUL TESTO
8, I-2
L Cantati mecho inamorati augelli
poiche mecho a cantare Amor me inuita 0 2 <uos>cho ex mecho
IO, I3-I4
L 1 0 1 ma quel tuo gentil lustro uien da Amore
che sol tanto puote tel po dare che sol che tanto
(è inserito che in entrambi: in L da L,
nell'interi., in O indubbiamente da 0 1 a
marg.) (1)
u, s-6
L Tutti li altri color son ombra e fumi 0 2 ombr<e> ex ?
che monstrera la terra on ha monstro
(01 on ha gia monstro) (2 )
I5, 23-24
L la luna ...
quando ha di fiame il bianco uiso tento
(lectio facilior)
43.75
L cosi a noi uene questo ben perfetto 0 2 <u>oi ex?
SI, II
LO da ragion fiacho e prompto da speranza Re punto
58, 5
LO se sua fia la cagione correggiamo sia
s8, II
L il uago lampegiar de gli altri segni 0 2 alt<i> ex altri
(altra lectio facilior: cfr. ror, 7 l'alte stelle)
67, II
L come altri ben conforta a chi non dole O [a ] chi non dole
(cfr. apparato)
Il fatto che sia qui 0 1 e non 0 1 a correggere fa pensare per es. a particolari condi-
( 1)
zim,i dell'antecedente comune, come sarebbe il che scritto a marg. come in 0 1 e dimenticato
da L,, o non facilmente individuabile, ecc. Ma ci sembra che anche questo punto possa va-
lere, in minore, come prova congiuntiva.
\t) Per garantirsi ancor meglio che si tratterà sen.z'altro di errore, cfr. PETRARCA,
Cam. 156, 4·
AMORUM LIBRI 359
74, 1-3
L lo ho si colma lalma de lamenti
formati da lo extremo mio dolore
che se io potesse ben monstrardi fore O mot~strarli per cancella-
tura parziale della d
8:a, 15
L01 a guardia de thesoro 0 1 inserisce il dopo de
nella interi.
126, s-6
L1 • • e me con il fie ho in torno
• 0 2 c<ttm il fo>cho ex
anzi dentro dal petto han qui lasciato con(?) .. f.
(corr. da L 1 in focho)
126,7
L alte imprese damor preso e legato 0 2 al<e> ex alte
xzB, 5
L Come colui che in summo dolcie more
128, IO
L pasciato 0 2 pasci<u>to ex -a- pro-
babilmente
130, +
4
O liguf'a L~(?) lig<e>ra ex ?
(controprova: V 2 lig<e>ra
ex ligura)
130, 7-8
L e qualunque alma e piu superba e altera
pressa la liberta diuenta humile (1 ) 0 2 <Per>sa ex pressa f
presa (?)
131, +8
O abraze L 2 abraz<a> ex -e
131, 14
L mostrar intra le humane gente + excelso O excelso scritto dopo su
a marg., quasi certamente di mano di L 1 spazio prima lasciato bianco,
ma indubbiamente da 0 1 ( 2 ).
139. + 5
L 1 0 1 riuedirle ( : -erle), corr. in
-<e>rle da L 20 2 (cfr. apparato).
(1) Lo ZoTT., op. cit., I, p. 849, accetta persa, • n,on escludendo però la possibilità del-
l'altra lezione, che, si capisce, bisogn.erebbe intendere per oppressa»; lo ScAGL., op. cit.,
p. 146: • lectio ditficilior: pressa (oppressa)». Intanto dubito che semmai il significato sia
'oppressa', perché presso vuoi sempre dire preso nel nostro testo, e poi a chiarire che si tratta
di errore, cfr. anche presso di L a 172, I I /Re perso, cit.
( 1) Qualunque sia l'interpretazione che si può dare di questo duplice atteggiarsi del-
l'errore, è però chiaro che esso rimanda a una originaria condizione testuale univoca, a un
antigrafo comune.
NOTA SUL TESTO
82, 7
io cedo a le. n~ie posse correggiamo tue (cfr. ap-
parato)
85,9
Qual snella nympha
I32,54
oue M enandro il uado obliquo agira )) Meandro
I45, 4I-2
Li amorosi augelli e lor conciglio el
facian .. .. (Re augelleti)
rsr, 77-8
Dal colo anchor mi prende ))
21, l4 no[n] il; 33, I I tener [e]; 51, 2 no[n] il; 129, 14 idem; 132, 50 idem;
126, 5 (? : cfr. apparato, e anche più sopra) co[n] il. Sono inoltre ipermetti
comuni a L e Re {dove O non può testimoniare) : 71, 63 co[n] il (Re cu1n) ;
82, 66 idem (Re cum) ; 109, 3 ha~t[e]rebbe (Re -ebe) ; 142, 4 sol[e] {3 ) ; 142,
(l) In tutto il son. la rimalmezzo impegna la quarta e quinta sillaba del verso: cata-
loghiamo senza dubbi questa lez. tra gli errori, poiché una asimmetria di tal genere non è
attribuibile a un poeta così capillarmente attento alla perfezione e raffinatezza degli schemi
metrici come il B.
( 2 ) Anche V 8 esegue la stessa correzione.
ma libera ed episodica, che si propaga poi lievemente per tutta la lirica (vv. g-ro "Fior
sfortunati e v1ole infelice,/ aba1ulonati dal divino ardore ... • vv. 8 e 13 mostramo-sentiamo,
AMORUM LIBRI
5; 152, 10; 153, I I co[n] il; 156, 3 esser[e]; 156, 7 no[n] il; 170, 7 co[n] ·i l;
173, 6 dipartir[e] ; 176, 13 no[n] il; 179, 42 w[m] il (1 ).
15, 57
con cum (cit.)
16, 14
le:ffecto el ( = e 'l) nome reggio il nome
21, 13
de qttei begli ochij che Amor uolue e gira quegli begli
(corr. da 0 2 in quei belli)
25, 8
dal qual tanto di caldo gia prendei om gia (che 0 2 agg. nel-
l'interi.)
27, 15
che ben· ne morerei om. 11e (che 0 2 agg. nel
l'interi).
28,4
e· il fiore e lherbe om. e (agg. da 0 2 nell'in-
teri.)
28, 9
e un core sanza spene c sanza spene
entrambi ad apertura di verso e nella stessa po~tzione sotto accento ritmico). Leggiamo la
prima quartina : «Fior scoloriti e palide viole l che si suavemente il vento m<Jve, l Yostra
Madona dove è gita e dove l è gito il Sol[e] che aluminar vi sole? » (si noti anche la risultan-
za della rima equivoca, e di un tipo particolarmente frequente negli A .L.). È do\·eroso il so-
spetto di una lezione originariamente boiardesca, inscrivibile nel solco del ben noto i per-
metri petrarcbesco (Canz . 105, 36) in coincidenza con la rima interna; si tratta comunque
di un ~micum e d'altronde non siamo in presenza di un sistema metodico di rime interne:
ridurremo ovviamente nel testo anche questo esempio.
(l) Naturalmente il valore unitivo degli ipermetri comuni è relativo, soprattutto per
il tipo co1~ il: si noti tuttavia che, ad es., due testimoni stemmaticamente indipendenti,
come V e ·O (o Re in absentia) hanno non più che tre ipermetri comuni (68, 13; 78, 6; IO+,
77). Singolare è anche la frequente convergenza grafica di L e O (o Re), per cni cfr. qualche
indicazione nella Nota relativa e per ora ad. es. due hapax grafici comuni come qll (= quello)
33, 71, e que ( = che) 103, r.
NOTA SUL TESTO
28, II
:fiume sanza unde e fonte sanza uene fiume (?) (0 2 <fonte>, e
sono visibili resti di {ittme)
29, I..f.
che hozi te spoglia di tua nobiltate om. hozi (0 2 agg. hogi nel-
l'interi.)
33, 2I
sia quel che il ciel dispone e che Amor uole chel dispone (0 2 agg. a
m~rg. il ciel)
.f-2, 8
dharmonia dherrnonia
42, II
souente ù~cende e mette fiamme al core om. incende (che è agg. da
0 2 su spazio lasciato bian-
co)
44.5
DoHesco festegiar atto uirile Honesto ( 1 )
49. 3
auro chel sol de la sua luce priua che sol
(0 2 agg. il nell'interi.)
67,8
e ne laltra lo honor e il ciel ne fura om. ciel (agg. a marg. da0 2 )
68,8
poi che soccorso da, pieta non spera om. da (agg. da 0 1 nel-
l'interi.)
/2, II
ne le tenebre itbjerne horrubde e basse horrende inferne (0 2 , od 03,
rovescia l'ordine, cfr. ap-
parato)
72, IZ
tm crudel cor di drago un cntdel drago (0 3 agg.
a marg. cor di)
78, 7
sforzato e punto sferzato (cit.) (2 )
r, leggibile sotto la corr, di 0 2 , di fronte a Sono jo mo in terra di L, poiché solo sulla base
di quest'ultima si spiega, crediamo, la corr. di 0 2 Sono ora in terra (cfr. snfra) (e va osser-
vata pure, con quella lez., la risultante dialefe iofitl). Inoltre proprio dalla lista di errori di
0 1 appena riportata risulta chiaramente la sua tendenza a ~saltare» parole monosillabiche.
AMORUM LIBRI
L o
12, 1-2
( 1) Cfr. però, per la forte probabilità che la lez. di O sia quella buona, l'apparato ati
l"OCUnt,
NOTA SUL TESTO
82, 21-22
Dolcie me a rimembrare il tempo e illocho
e racontarli a uui ... racontarlo (1 )
(invero V 2 corr. in racontarlo)
I38,9
Pur me rimembra che io te widi adorno ... che te uidi (1 )
chore I, 3, avante, davante I5, 32, I34, 9, pare I3Z, 32, como 29, I (ma 2 come
- L come .... come), adonque 1adonqua citt.; tendenza spiccata all'apocope
davanti a vocale.
1\ioRFOLOGIA.- Deviazione da L più spesso nel senso delle forme in -ade che
di quellein-ate (rispettivamente5voltee 2); lunge I2, IO {lunghe); una certa
propensione alla forma el dell'art., ma per es. qualche alla e sim., ; un
notevole 1ni stesso 78, 9 (me) ; de l di (da) 4, IO; 46, IO; 66, II, e anche in
« Tempo è ben de morir» (da morir) 66, 4 ; dieci esempi di sum (son) ; fuge
I8, II (fugi), ma mora 33, 42 '(mori) e demostri, congiunt. in luogo di de-
mostra in proposiz. dichiarativa, 58, 4; il metaplastico speg1~ir I28, I3.
temente, per la frequenza e qualità delle sue aporie, non potrà essere
un autografo, ma sarà un apografo, per il quale useremo la sigla y.
Ma almeno un fatto critico viene a turbare in parte questa tran-
quilla conclusione: a r8, 12, in corrispondenza di una delle citate
lacune problematiche di L 11 O reca il nome proprio Guido, vergato
indubbiamente da 0 1 e a un tempo con la trascrizione di tutto il verso
e la lirica relativi, senza che si possa intravedere un precedente spazio
bianco da lacuna «cosciente» (e si noti, cfr. più sopra, che in altri
due punti, ove 0 1 non ha inteso o trascritto immediatamente inte,nde
ed excelso, lo spazio bianco è rigorosamente lasciato). Purtroppo la
lacunosità di O limita la possibilità di confronto a questo solo caso,
ma, data la coerenza dell'omissione dei nomi propri in L 1 , ci sembra
necessario congetturare, ex converso, che se in 0 1 ve n'è uno anche
gli altri dovessero esserci. Quanto alle poche altre lacune di genere
diverso, poco aiuta per il nostro problema constatare che una certa-
mente (altera qr, 5) resta anche in 0 11 per il suo carattere particolare
(in :fine di verso). E poco aiutano d'altro canto le opposte varianti
adiafore dei due mss., ché quasi tutte sono di troppo scarso rilievo e
• facilmente riferibili a diaspora tradizionale : una sola alternanza,
pena / vita 63, q, ha effettivamente un certo peso (cfr. 107, g-Il,
con la stessa coppia di var., dove pena è certo posteriore, e forse l'indi-
cazione è utile anche per il presente caso).
La soluzione del piccolo problema dipende dunque in massima
parte dal valore che si vuol dare alle omissioni dei nomi propri da
parte di L 1 : perché esso verrebbe accantonato se volessimo ammet-
tere che quelle omissioni sono un atto singolare del copista di L 1 e
non rimandano a particolari condizioni di y. In caso contrario, è pos-
sibile pensare a contaminazione limitata però in sostanza a questi
pochi punti (il che è ben naturale, tanto dovevano saltare all'occhio
proprio tali omissioni, rilevate dallo spazio bianco), o a ritocchi integra-
tivi eseguiti direttamente sotto indicazione dell'autore, oppure, e più
probabilmente, al fatto che in y, nel momento in cui 0 1 ne fu esem-
plato, tali lacune erano state colmate : verosimilmente ancora su
indicazione o per intervento diretto dell'autore. Data quest'ultima
possibilità, occorrerà prendere in considerazione l'ipotesi che il B.
possa aver ritoccato o fatto ritoccare un esemplare di redazione per
così pochi punti critici (anche annettendo il contestato vita e forse
altre briciole variantistiche), ciò che però non potrà meravigliare
AMORUM LIBRI
( 1 ) Ma forse per l'opposizione pma f vita si può pensare che in y figurasse appunto
una lezione alternativa, come farebbe supporre anche il fatto che in altri luoghi (ro, 14;
42, II ; IJI, 14 almeno) le soluzioni di L 1 e 0 1 , divergenti non nella sostanza ma nel modo
della trascrizione, sembrino rimandare a un esemplare di copia qua e là non del tutto chiaro
e w1ivoco (lezioni agg. a marg. e nell'interi., ecc.), e perciò verosimilmente sottoposto a
ritocchi. Da notare anche che pena ricorre due volte nelle liriche subito seguenti,
64, 4; 65, 8 (e anche penare 64, 13-4), ma non pare indizio sufficiente per preferire
la var. vita.
( 2 ) Ediz. cit., p. xvi: • Il manoscritto e la prima edizione ... provengono ev~dente
mente da un unico originale, nel quale forse già erano le pochissime varianti di testo ...
ma poiché non saprei sempre sostenere che la lezione del ms. sia la migliore, si potrebbe
anche pensare che taluna correzione sia stata introdotta nell'originale dopo che n'era stato
esemplato il nostro ms. »
NOTA SUL TESTO
1
{ ) Art. cit., p. 146: " [O] sembra recare la lezione dell'edizione di Reggio 1499 . . . si
direbbe quindi che 1·ispecchi una ulteriore elaborazione della materia poetica».
( ) Ediz. cit., I, p. xvn : "In quest'edizione eseguita, se non proprio per conto della
2
famiglia, su carte fomite dalla famiglia, alcune rime appaiono in redazioni diverse da quelle
che si trovano nel codice Egerton, e in redazioni che, anche a un esame superficiale, si di-
mostrano anteriori a quelle contenute in esso codice. Probabilmente si trattava di abbozzi
rimasti a casa anche dopo che erano stati rifiutati dall'autore» (e cfr. anche p . 841).
( 3 ) Sulla figura del Crotti, cfr. GuAsco, Storia letteraria del Principio, e Progresso
dell'Accademia di belle Lettere in Reggio, Reggio, I7II, e spec. TrRABOSCHI, Biblioteca mode-
nese, Modena, 178r-86, T. II, pp. 197-202, e anche VENTURI, op. cit., pp. 137-38. Le accuse
di plagio (l'autore dei suoi epigrammi sarebbe stato il B.) sono contenute in epigrammi
di Giovanni Gazoldi, e il Tiraboschi crede trovare un riflesso dell'opinione « che il Crotti
fosse creduto facile a vestirsi delle altrui spoglie» anche in una lettera a lui indirizzata del
Parisetti: ma lo stesso T., a proposito delle affermazioni del Gazoldi, ritiene «calunniosa
l'accusa che qui al Crotti s'appone» (e così pensa anche il SoL., ediz. cit., p. xxxvrr). Interessa
più direttamente il nostro scopo il problema del testo, curato dal Crotti, dei Pastoral·ia
(BARTHOLOMEI CROTTI epigraJmatum elegiarumque libelflus MATTHEI MARIE
BO/lARDI bttcolicum carfmen; e in fine: Impressumperme Ugonemrugerium civem regiensem.
Anno domini MCCCCC die I octobris) che reca parecchie lezioni anche sostanzialmente diverse
rispetto ai mss. dell'opera. Sulla questione cfr., oltre al Venturi e al Sol., più ampiamente A.
CAMPANI, Le Egloghe latine di M.M.B., in Studi su M .M . Baiardo, Bologna, 1894, pp. r87-
227, alle pp. 210-12, V. Rossr, in • G.S.L.I. •, XXV, 1895, pp. 399-400, e soprattutto la Nota
di E. Rossr nella ediz. cit. dello ZOTT., II, p. 744 e ss. : mentre gli altri studiosi sono più o
meno proclivi a riconoscere interventi personali del Crotti, E. Rossi, e crediamo con buoni
argomenti, tende ad escluderlo («Il ritenere spurie le varianti accennate della edizione del
rsoo, come le ritiene il Solerti, ossia accusare il Crotti d'essere stato qui un plagiario a rove-
AMORUJ\I LIBRI
18, Ad Guidonem Scaiolam (nel son., v. 12, solo Guido mio) ; 29: Cum in
snburbano vacaret ludis puellaribus («Gentil cità come èi fatta soletta! l
come èi del tuo splendor fatta ozi priva! 1E un picol :fì.umicel su la sua riva 1
di tanto ben felice se diletta ... Rimanti adunque tu, gentil citate, 1 poiché
una tua \rilleta è tanto audace l che ozi te spoglia di tua nobiltate » : nessuna
specifica allusione ai ludi puellares) ; 38 : Cttm misisset locttlwm auro textum
(«Grazioso mio dono e caro pegno 1 che sei de quella man gentil ordito...
dono amoroso e sopra l'altri degno 1 distinto in tante parte e colorito», e
null'altro) ; 82 : Alegoria cantu monorithmicho ad gentiles M arietam et Gene-
vram Strottias («Donne gentile ... gentil donne e pietose ... donne care>>) ;
84: Ad Guidonem Scaiolam («gentil mio Guido>>) ; 149: Rine(ro) Gttalando
(«Letto ho, Rinieri ... Rinier mio dolce») ; 159 : Cum Ro(mam) joret eundum
(nessun appiglio nel contesto) ; 170: Ex Urbe ad Dominam (come sopra: po-
teva solo esser congetturato mettendo in relazione questo son. con il prece-
dente) ; inoltre ci sembra difficile che le precise didascalie metriche possano
essere concepite al di fuori del diretto rapporto dell'autore con la struttura
tecnica delle poesie in questione, particolarmente per quanto riguarda le
canzoni, o anche ad es. per la didasc. del 27 : Rodundelt~ts integer ad imitacio-
1lem N.anibaldi franci, in ctù è anche chiarito un puntuale e peregrino rapporto
culturale.
scio, è opinione infondata, arbitraria», p. 747), e crede invece ad una doppia redazione del-
l'opera, tanto più che il Crotti stesso dichiara di essersi rifatto a un testo che si discosta
qua e là dall'ultima redazione dell'autore. Cfr. l'avvertenza del Crotti a c. a iiv : « Cuius
(scii. Boiardo) cum mibi et temporum incuria et locorum situ tumulenta atque corrosa se
se paucula obtulerint cannina in pristinum (ut reor) redacta leporem ... », e l'indirizzo
ad lectorem di c. d iv : " ... noscas divinum hunc poetam istis correctoria alia eisdem
(ut consueverat) cera suprafi.xisse quae temporum incuria deperdita sunt: at ne tam insigni
vulnere mutilum opus in lucem praesifu·et impressioni priora qualiacumque sed divina
sane tradenda curavi •· Tutto però non è chiaro, e varrebbe la pena di ritornare sull'ar-
gomento in altra sede (avverto che finora non son riuscito a reperire sul Crotti altre notizie
che quelle qui indicate e già note).
24 - BOIARDO, ()pere.
370 NOTA SUL TRSTO
Non sembra possibile che perfino una persona assai addentro nei
segreti di casa Boiardo, come poteva essere il Crotti (1), fosse in grado
di elaborare simili allusioni e riferimenti biografici, tecnici, culturali :
e ci siamo limitati ai casi più lapalissiani. Da questo lato va perciò
declinato il sospetto di arbitrarie interpolazioni del Crotti (2 ). D'altro
canto si è già notato che la maggior parte delle varianti d'autore pre-
senti in L 2 per sovrascrizione sono comuni a 0 2 : dato che quest'ultimo
non si limita ad esse, ma le inserisce in un contesto correttorio più
ampio e articolato, ne deriva un altro buon argomento per affermare
che vanno esclusi in generale interveni i estranei. E poiché nessuna
delle restanti varianti rivela aspetti che indichino interpolazioni e
rimaneggiamenti di un terzo, anzi nell'insieme il blocco delle varianti
'progressive' di 0 2 Re denota una certa coerenza e interrelazione di
direttive, come mostreremo, è doveroso concludere per la sua generale
appartenenza all'autore : interventi episodici e collaterali del Crotti,
o di altri, non possono, s'intende, essere esclusi in via metodica; ma
neppure riescono mai sospettabili nel concreto della singola variante,
a parte il caso ora ricordato.
Stabilito che le didascalie risalgono, a un certo momento, alla
volontà dell'autore, è da determinare se esse siano stampabili al li-
vello del testo approssimativamente « definitivo » che appronteremo,
cioè se riflettano l'ultimo (almeno per noi) stadio di elaborazione del-
l'opera.
Il fatto che esse siano assenti in toto dai mss. del gruppo y, che
pure riflettono una varia attività correttoria del B., parrebbe indicare
la loro appartenenza a un momento successivo di revisione rispetto
alle fasi testimoniate da L0 1 : è vero che il B., come abbiamo accen-
nato e dimostreremo meglio in seguito, non era solito riportare siste-
maticamente su un ms. che andava ritoccando le correzioni già ese-
guite su un altro ms., e in secondo luogo si potrebbe anche pensare
che avesse inteso consapevolmente eliminare le didascalie in un se-
condo momento, evitando di farle ritrascrivere su un nuovo esemplare.
Ma a queste obiezioni si risponde che, nel primo caso, difficilmente
non si avrebbe traccia altrove di un'operazione correttoria così vistosa
(l) Il C. era infa tti amico eli Camillo Boiardo, figlio del poeta, al quale indirizza alcuni
epigrammi ('fiRABUSCHl, op. e l. citt.).
( 2 ) Un unico dubbio puntuale di non autenticità tocca la didascalia della canz. 71,
in cui è possibile, come vide il PAN rzzr, che la precisazione ternar·ius enim tetralogon dividit,
inspiegabile in base al vero schema metrico del compotùmento, sia un' aggi unta dovuta allo
schema erroneo che compare nei testimoni concordi (cfr. meglio all'apparato).
Al\IORU.M LIBRI 371
c di tipo cosi particolare, e nell'altra ipotesi, che noi non abbiamo al-
cuna prova o semplice indizio di una volontaria omissione, di un ri-
pensamento, e perciò possiamo fare buon uso dell'argumentum ex si-
lentio ; ma soprattutto, ci sembra ragionevole veder riflesso nell'ap-
posizione delle didascalie l'intendimento di dare all'opera una veste
anche esteriore più curata e culta, e insieme più socievole, un aspetto
di redazione, approssimativamente, ne varietur (magari in relazione a
un progetto di stampa degli A .L.). E se vorremo, restringendoci a un
fatto concreto, dar peso alla possibile assenza in y dei nomi dei de-
stinatari, pare di gran lunga prefcribile ripercorrere nell'ipotesi di
lavoro il cammino che va da una primitiva genericità (assenza dei nomi
propri), alla loro precisazione e infine alla completezza anagrafica
delle didascalie. D'altra parte, anche in relazione all'impossibilità di
determinare con esattezza come si è svolto il lavoro di collazione di
0 2 , ci si può chiedere se effettivamente tali indicazioni volevano avere
nell'autore la funzione di didascalie vere e proprie, c non magari di
postille o appunti personali, estranei al testo nella sua obiettività ;
ma se ciò sarebbe possibile per didascalie contenutistiche, che allu-
dono all' «occasione » della lirica, quelle metriche e dedicatorie (le prime
spesso cosi tecniche e circostanziate) hanno un evidente carattere di
organica appartenenza al testo. E del resto in 0 2 la distinzione tra
postille e didascalie (a parte il caso ipotetico di Principium e 5-idera
della canz. 104) è e doveva sempre essere assai nettamente segnata.
Da queste considerazioni discende l'imperativo, per l'editore, di
stampare le didascalie in quanto rappresentino un momento dell'ela-
borazione in seguito non superato ; e un'indicazione interessante per
ricostruire la cronologia relativa delle varie strati:fìcazioni correttorie
attraverso le quali il testo dell'opera si è venuto evolvendo. L'apposi-
zione delle didascalie fa pure pensare di trovarsi di fronte a un pro-
cesso di revisione più ampio e articolato di quanto non ci abbiano rive-
lato e riveleranno i mss. del gruppo y, anche se (ulteriore preziosa
indicazione sui limiti dell'attività correttoria del B.), quest'aspetto
della revisione non rivesta certo neppur esso carattere di organicità
c di relativa completezza. Non tutti i son. con schema ABAB ABAB
(o ABAB BABA) delle quartine recano infatti la didascalia Cru-
ciatus (1 ) ; il son. 127, acrostico, manca della solita indicazione : Ca-
( 1 ) li SoL., op.cit., p . xxr, osserva: « Richiamo qui i tre sonetti CLIIT, CLXV, CLXXVI
intitolati ciascuno Cmciatus. Egli è vero cbe ANTONlO DA TEMPO, Delle rime volgari, Bologna,
Romagnoli, r86g, p. 76, scrisse: « Sonettus igitur simplex sive undenarius, debet fieri cru-
372 NOTA SUL TESTO
pitalis; due canzoni del terzo libro (132, 145) sono prive di segna-
lazione metrica ; non ci viene indicato chi sia il Batista cui è indiriz-
zato il son. 17I, come invece avviene per i son. allo Scaiola e per quello
al Gualando : due ballate sono senza la solita didascalia Chorus ecc.
(le altre dodici l'hanno tutte), e così via. La mole delle omissioni è
tale da scagionare di un'eventuale colpa Re, che pure ha dimenticato
la didascalia Ad Amo1'em relativa al son. g, e comunque va osservato
che alcune omissioni si accampano nella zona dell'opera conserva-
taci anche da O (e quanto poi a scaricare eventualmente la responsa-
bilità sul revisore di questo ms., si nota che il suo lavoro sembra in
genere notevolmente attento) : vero è però che nel terzo libro in
particolare le didascalie si vanno rarefacendo, segno forse, sempli-
cemente, dell'asistematicità e fretta con cui l'autore ha compiuto il
lavoro.
Ma v'è dell'altro. Le didascalie metriche, intanto, rivelano certo
l'intenzione del B. di affermare, rendendola esplicita, la varietà e
complessità degli ingranaggi metrici delle liriche, specialmente per
quanto riguarda alcune canzoni (le cui didascalie sono infatti di solito
più dettagliate), e di mettere quindi in rilievo la propria posizione di
innovatore in questo campo. Alcune di esse, le segnalazioni di son.
capital.s, esplicano inoltre la funzione di rendere più evidente al let-
tore l'identità della donna che sta al centro di quell'esperienza bio-
grafica e poetica, fino a quel momento lasciata scoprire a chi sapesse
per conto suo intendere dov'era acrostico o interpretare alcuni cauti
se1'Lhals, vale a dire agli happy fe w, se non addirittura agli intimi (1 ).
Similmente le didascalie di carattere contenutistico spesso ampliano
ciatus cum rithmis longis in cruce consonantibus "• ma poiché tale didascalia si dovrebbe
trovare di continuo nel canzoniere, e cioè ogni qual volta il sonetto abbia le rime alterne,
credo piuttosto che l'aggetti,·o alluda all'argomento e all'intonazione lamentevole del com-
ponimento •• : •u~ sembra certo osservazione gratuita, anche per il tono assa i diverso dei tre
son. in questione l'uno rispetto all'altro (e ce ne sono negli A .L., allora, di ben più" lamen-
tevoli »), e, decisivamente, per il fatto che come Omciatus è sovraindicato anche il son. 22,
lieto ed esultante (a pa1·te che il Da Tempo intende con cmciatus ecc. tutt'altra cosa da
quello che pensa il Sol.).
1
( ) Ci rifì.utiamo decisamente di trarre conseguenze apprezzabili dal suggerimento,
avanzato da altri un tempo, che il matrimonio del poeta abbia potuto consigliare il B. a
mettere tra parentesi con pudichi veli l'esperienza amorosa ex lege da cui nascono gli A.
L. : e ciò non per programmatica e schizzinosa avversione a pesare l'incidenza dei fatti bio-
grafici nelle manifestazioni letterarie, ma per non commettere l'errore antistorico di sovrap-
porre certa novecentesca Pru.derie a un costume di vita e di cultura assai diverso e più
liberale.
Al\IORUM LIBRI 373
g) LE VARIANTI D'AUTORE
3, s-8
Ma piu non se ralegra el summo Jove
aver fiorito el globo infimo e grave
di vermiglie fogliete e bianche e flave,
quando fresca rogiada el ciel ne piove quando pin grazia da il s~to
(+P) [seggio piove
17, I
31, 12-14
Qui sede Amor de raggi incoronato,
e in voce altera a' riguardanti dice : dolce cantando
- Ven,ga a veder[e] chi vole esser beato Piacer piu vago il Ciel
(+ MP) [non v'ha mostrato-
32, 7
e se mostrar potesse il suo bel riso dolce
(+P)
39, 9-II
E vidi a la stagion prima e novella aprir a la stagio'l'~ novella
Hscir la nwlle erbetta, come sòle la molle erbetta, sì come
apr·ir le foglie ne la prima etate [esser sòle
vaga più sempre in giove-
[nil etade
45, 9-II
Io la mia estate eterna haggio nel petto,
che non la muta il turbido Ori:one e
né Iàde né Pliàde né altra stella (1 )
45, 12-14
Scaldami il cor Amor con tal diletto
che verdegiar lo fa d'ogni stagione
che l'astro suo gentil non si gli cella che il suo bel Sole a li ochi
[mei non
81, 5
Or sono in tutto dal dolor diviso da pietà
82, IOS-6
Se alcun dirà che mia sia la cagione
del ·mio tanto languire de questo aspro
go, 7
a l'un la luce, a l'altro è notte amica l'umbra
92, IO
Ché rotto è il filo è rotta è quella fede il filo è roto (e rota è)
104, 63-65
Tu, che hai de la mia mano il bel signale,
arbor felice, che ne la tua scorza e ne la verde
inscritta hai la memoria del mio male
104,76
Oh noglia scognosciuta, oh male immenso dolo
104, +126
perché mia vita tosto se consumi fenir si convene
104-, 132-33
Odi tu adunq~te il mio lamento amaro, notte
e fa che il tuo poter non me se neghi deh
ro6, 3
e tieco insieme piagne del tuo ardore errore
I07, 9-II
voi seti i testimon de la mia ui ta : o test·i moni eterni de
palesatila voi, fatine fede odeti la mia pena e fàtti
a quella altiera che la aveti odita
(+M, ma voi seti testimon)
ro8, I-4-
Per l'alte rame e per le verde fronde Il nostro amor, crudiel, non
non ho mie voce al tutto messo invano, [si 11asconde
ché il senso a li ocelleti è tatto umano, tra' boschi ormai eh~ no-
tanto che il 1wme tuo non se nasconde [mandot-i invano;
(+lVI) è fatto un rosignol già tanto
[u1rtano
che il tt.w bel nome canta
[intra le fronde
IIg, 8
le verde piante e i bei campi fioriti piante fronzute e
I43, I3-I4-
ma pur questo dirò: non rivien spesso venga,
sì bella préssa a chi non scia tenire (1 ) scio
r6o, r -3
io me vo piagnendo,
e partomi da te contro a mia voglia
con tanta doglia che al morir contendo contando mondo
I6I, 5
Quel viso adunque e la P~terile imago ge-ntil
I64, I
2,ro
al cor se agira un timoroso gielo titnideto
6, 7-8
così di dolce voce e dolci odori
l'aer, la terra è già ripiena e l'onda l'aria
7I, 94-6
Quinci ha del viver la speranza posta,
sperando pur che non sarai disdire stimando
quel che, campando lei, nulla a te costa (1 )
7I, IOI
tanto ha sofferto che l'alma ne crida
gr, 8
sanza ragion vèr me se è uolta in ira cagion se uoltò (2 )
95, I
Fu farsi in altro tempo in dona amore ad
97,8
che fè Ulisse a Circe scognosciuto (3 ) fece
Ior, g-ro
Ripe de fiumi e jogi di montagne
son or con mieco ... ora mùJco
104, 28-29
Or cominciamo gli dolenti Jai
qua sotto l' aier bruna l'aria
I04, IIS
Ma alor più se riufresca la mia guerra alora più. se injresca
III, IO- II
ma contro al suo voler Amor il tira
perché il voler antico se rinove (4 ) dolor
IIS, 36
placare a l'aria il vento, il foco a l'onde l'aura
I44,4
ché p~tr sperava alfm Pietade amica ché sperava
del principio.
3
( } Ma vedi a 82,72 L 1 fe sete con ipometria, corr. n fece da L 2 •
(') Facile anche qui la repetitio per via tradizionale.
NOTA SUL TESTO
145, 31
il biondo Ganimede
145. 41-42
Li amorosi augelli el lor conciglio au,gelleti
147, 6
ardo nel giazo e giazo nel ·foco ed agiazo
152, 13
Ché io non pòsso alla notte e non al giorno la
159. 7-8
Miser chi signoria de altrui sostene, altri
ma più chi serve altrui servendo amore ! (•) servando
178, 14
Ché io non scio di mia morte il giorno o l'ora la
179, 5-8
Ma chi riguarda al ciel che sopra agira il
non teme e' laci de la falsa amante,
e la sua rete che a morte ne tira ché
lo ochio sol prende cupido e vagante
8g, 7-8 Vuol questo il Ciel e la sventura mia l che ... (o) ;
94, 21-22 ..• con sperar che si soglia l per tempo o per pieta tua crudel-
tade (e) ;
( 1) Ma è facile il passaggio dal primo al secondo in sede paleografica, anche per attra-
zione di bianche del v. 28.
( 2 ) Più precis:lmen.te L 2 seru. ::. e>1Jdo ex seruando, e cfr. pi (t avanti.
AMORUM LIBRI 379
82, 75-8 Quel falso caciator alor se mosse 1 in vista si suave l che io gli
deti la chiave l del core ... (le chiave) (1 ) ;
104, 57 tenendomi legato in pianto e in gm•i (pianti) ;
II5, I2 che il passo chiude a la mia extrema voce (le mie extreme) (2 ) ;
145, 27 che lo amoroso Jove in piume ascose (piuma) (~) ;
(l) In questo caso veramente è più in chiave con la tradizione aulica cui gli A.L. si
rifanno il sing., ma non può essere escluso il gusto personale della variazione sul topos tra-
dizionale anche in questa accezione.
2
( ) Invero in tutta la sestina la parola-rima voce è al sing.
8
( ) La va r. di Re non può essere squalificata a priori dato il frequente stilema del
(l) Ci riferiamo alla var. (probabile) aspetto in assenza di rima di L 1 a 145, 72, per
cui cfr. p. 346.
A:r.10RUM LIBRI
esso di ogni singola lirica non erano ancora del tutto chiari alla
mente dell'autore.
Altri due casi sono assai meno rettilinei, anche per la difficoltà
iniziale di sistemare la lez. di Re in una precisa e univoca accezione
semantica:
(1) Per colpa del SoL., che registra in apparato: «E. uiuie~t spesso; così pare, ma
essendo poco chiaro seguo le edd. » : e invece riuien è chiarissimo.
( 2 ) Lo ST., op. cit., p. 185: «si augura che non accada troppo spesso che chi non
sa tenire : chi non vuole o non può poi mantenere la promessa sia tanto sollecito a far spe-
rare gli altri; come aveva fatto la Caprara con lui; pressa: prescia, fretta ». Interpreta-
zione cervellotica . Molto più aderentemente il REICHENBACH, art. cit., p. rsr, che postilla
come abbiamo riportato sopra. Lo ScAGL. invece, op. cit., p. 155, non si sbilancia, riportando
pariteticamente entrambe le versioni.
( 3 ) Anche l'unico dialettalismo certo degli A.L., rissor J riso1·, non è in realtà crudalmente
negli A .L. di ' presa ', e ancor più nella necessità di sforzare la
semantica di bella verso un valore inconsueto e per di più tanto
marcatamente colloquiale (cfr. appunto nel linguaggio colloquiale
'hai una bella fretta' o sim.). Perciò non crediamo troppo a
questa possibilità. Se comunque così fosse risulterebbe più chiaro
il perché della correzione, che si limiterebbe a mutare una parola,
attribuendo a pressa e bella un diverso e più aulico significato
(e ognuno può notare in molte correzioni che andiamo discutendo
l'applicazione del principio di ottenere il risultato col minimo
sforzo : cfr. soprattutto qui di seguito).
r6o, 3 la questione r elativa a queste due varianti è non meno equivoca.
Non si può accedere senz'altro all'ipotesi che la lez. di Re sia in toto
erronea, come altri ha pensato, perché la stampa dovrebbe esser
caduta simultaneamente in due errori, ed entrambi piuttosto
peregrini. Accettando la paternità boiardesca della lez., crediamo
che essa andrebbe interpretata pressappoco come intuisce lo St.
e dietro a lui lo Scagl., cioè : «raccontando, esprimendo un
dolore che sottraggo, tento di celare al mondo>> (1 ). La ragione
di un mutamento di lez. sarebbe allora da cercare, oltre che in una
volontà di chiarificazione contestuale, nel desiderio di evitare
il colloquiale contare (2 ) ; alternativamente, può semmai essere
preferibile l'ipotesi di un errore limitato alla lez. contando (ma
è da notare anche il primitivo 'bischizo' : contando-contendo).
con sostituzione del toscano e letterario ri- al locale ar-, certamente già usuale alla tradi-
zione letteraria basata sulla koinè padana.
(l) Non giudicheremmo pertanto senz'altro priva di senso questa lez., come fa un po'
frettolosamente lo ZoTT., op. cit., I, p. 849, soprattutto perché l'uso di contendere in questo
e affini significati è ben noto all'italiano antico (cfr. Crusca 5 e T.B.) e fra l'altro presente
nel PETRARCA, Canz., 28, 107 e, meno evidentemente, anche altl'Ove.
( ) Il verso non sarà però da interpretare ,, (con tanto dolore) che mi avvio a morire »
2
( REICHENBACH, art. cit., p. q8), ma meglio «che poco è più morte ", partendo dal significato
base di 'gareware' e sim. : cfr. infatti la lirica precedente, vv. 12-14 : " Ben credo a quel
che ho già sentito dire f ed a mio grave costo certo sono l che doglia immensa not~ ce fa mo-
1'ire », con cui il verso in questione entrerebbe in contraddizione se avesse il significato vo-
luto dal R., mentre vi s'accorda con la nostra interpretazione; e cfr. anche il finale del son .,
in cui si dà per certo il ritorno, onde il v. 4 : « Come viver potrò d a te lontano ... » non va
letto come annuncio di morte pmssima, ma, letteralmente, di difficoltà a vivere lontano
da lei.
25 - BOIARDO, Opere.
NOTA SUL TESTO
1
( ) Diversamente giudica la suécessione delle due va1ianti il CoNTINI, Esercizi di let-
tura, Firenze, I947, pp. 292-3, ma con ragioni che non ci persuadono.
NOTA SUL TESTO
tratta degli unici due ess. di aer-aier in tutta l'opera), e forse anche a pro-
posito di regolarizzazione morfologica (aer-aier femm. ha sapore dialettale,
e si stacca dal latino) ; e poiché d'altra parte entrambi i versi sono puntuali
«citazioni>> di auctoritates (Petrarca, Canz., 310, 7; Dante, Inf., 2, r), sia che
si voglia considerare spia di innovazione la fedeltà alla fon te o in vece lo stacco
da essa, il responso è in tutti i casi contradditorio, ché nel primo es. sarebbe
più fedele la forma di 0 2 , nel secondo quella di L01 •
O se diamo un'occhiata meno superficiale, per es., alle opposizioni fra costru-
zioni sindetiche e asindetiche, testimoniate nei due rami della tradizione,
e supponiamo, invero con una certa arbitrarietà (1), una costante di elabora-
zione nell'un senso o nell'altro, constatiamo che i due tipi sintattici si trovano
pressoché pariteticamente nei due rami, e così dicasi, ma solo con un paio
di · esempi a disposizione per entrambe le serie, per le alternanze di sin g.
e plur. e di presenza o assenza del sogg. io espresso.
(l) Infatti questi e gli altri spostamenti (per i quali alle pp. 378-g) rientrano in un
quadro di opposizioni già presente in L e O, che sono più probabilmente di provenienza
tradizionale.
390 NOTA SUL TRSTO
nulla, come sarà ancora più chiaro fra breve. Ma l'errore di cui sopra
è abbastanza caratteristico e cardinale per consentirci questa illazione
negativa. Fatto sta che in esso erano lezioni progressive rispetto
a quelle di y, e viceversa : non solo, ma mentre la maggior parte delle
correzioni di L 2 gli sono comuni, alcune, a meno di pensare a man-
cata collazione da parte di 0 2 , niente affatto dimostrata data l'attenta
opera di revisione compiuta da quest'ultimo, non vi figuravano (1 ).
Se x fosse un originale o un apografo, non è dato di indurre, in-
tanto perché non sappiamo se proprio su di esso, o invece su un suo
antecedente, il B. avesse eseguito o fatto eseguire i ritocchi rilevati
poi da 0 2 . Nella prima ipotesi, e anche ammettendo che esso sia stato
ottenuto dal Crotti in vista dell'edizione dalla famiglia Baiardo,
come è avvenuto per la prima redazione dei Pastoralia, su cui fondò
la sua edizione, non ne discende necessariamente che si dovesse trat-
tare appunto di un autografo ; e d'altra parte, date le abitudini di
correttore del B., non farebbe certo ostacolo alla ipotesi che x fosse
un originale il fatto che in esso non siano state riportate sistematica-
mente, o anzi eseguite in prirnis, tutte o le più sostanziali correzioni
relative all'intero processo di elaborazione e revisione del testo. Piut-
tosto, da una diretta e ben nota testimonianza personale sulla sua
calligrafia «difficile de legere » (tanto da sconsigliargli l'invio dell'au-
tografo dell'O.!. a Isabella d'Este-Gonzaga) (2 ) si può forse supporre
che il B. preferisse, dopo aver fatto rapidamente copiare l'autografo
primitivo, lavorare poi per i ritocchi e le correzioni su apografi, che
garantivano un iter più piano alla trasmissione (3 ). Comunque, collo-
cheremo prudenzialmente nello stemma x più in alto dl y.
1
{ ) Cfr. forse ·intro--'>"tanto 132, 8 e spec. mi mostrava ex mostravo 158, 6, parlo e pemso
ex parlo evo pensando ex vo pensando 16,~, 1, l'agg. di rivien 143, 13. Anche talun.e interes-
santi correz. linguistiche effettuate da L 2 non son0 presenti in x, sempre se ci fidiamo di O~ :
uirginil(e) ex ~tirgin.al(e) 132, 21 ; 158, 4, servendo ex servando 159, 8.
(') Cfr. la Lett. 87 : «al presente non ho copia alcut1a se non l'originale de mia mane
che seria difficile de legere: ma ne fazo fare una copia e fra sei giorni la mandarò ... »(e anche
la Lett. 86: «Se a quella pare volere vedere quello, pregola me advisi, che subito lo farò
transcrivere et ge lo remetterò ... ») ; le poche Lett. autografe non danno certo un'idea ade-
guata della situazione perché in esse, tutte indirizzate al Duca e spesso per questioni deli-
cate, il B. si sforzava certo di essere il più chiaro possibile.
{ 3 ) Si veda del resto la significativa coincidenza con certi aspetti della tradizione del-
l'O. I. quale è stata ricostruita dal FoFFANO, postulando un apografo Y che reca sostanziali
varianti rispetto a una prima redazione del poema (Orlando bmamorato di Matteo l\1aria
Boiardo riscontrato sul Codice Trivulziano e su le prime stampe per F. FoFFANO, Bologna,
1906-7, III, Prefazione, pp. XVH-vm). Quanto al pratico sistema di correzione del B. vi può
parzialmente gettar luce, forse, la già ricordata affermazione del Crotti sulla prima redazione
AMORUM LIBRI 391
dei Pastoralia ; e non è detto che t ale sistema peculiare non sia responsabile di certi inter-
rogativi della trasmissione (per es. rapporti tra L 1 e 0 1 e divergenze nella pur comune di-
pendenza d a y).
(l) Non teniamo conto delle eventuali varianti di 0 1 rispetto a L 1 , forse non d 'auto-
re e comunque di scarso peso (cfr. pp. 366-7} : in tutti i casi esse dovrebbero collocarsi,
nella cronologia relativa qui abbozzata, tra la fase II (a) e la fase III (b).
392 NOTA SUL TESTO
x (b +c
y (a)
l
l l .
L1 - - - - - - - - - - - - --)- L 1 lb1 ) 01 - - - - - - - -- --- ---)- 02
l l
v Re
l
Ve
1
( ) Rimandiamo in pratica all'apparato, ma fin d 'ora si può dire che le correz. lingui-
stiche di L 2 sono assai poche (le uniche di un certo interesse le abbiamo già annotate), e che
in o. sono un poco più frequenti, ma quasi sempre per correggere, nel senso comune anche
a L, grafemi, fonemi, morfemi sitJgulares di 0 1 • A parte questi casi, sono interessanti le cor-
rezioni di o. che trasformano rime • imperfette " di parole con monottongo e parole con
dittongo in rime «perfette " (spesso inferibili, per la parte dell'opera nou conservata da O,
dalle lezioni di Re con rime perfette opposte alle imperfette di L), e non è escluso in ciò
un riflesso di interventi dell'autore su x o suo antecedente.
394 NOTA SUL TESTO
vita alla prudenza, soprattutto per i casi in cui la direzione di tale pos-
sibile scelta non sia ricostruibile «dall'interno ». In questi limiti, met-
tiamo perciò l'ipotesi a disposizione del lettore, sia per alcuni casi
specifici (varianti d'autore adiafore), sia come correttivo critico alla
nostra impostazione, per avventura troppo univoca.
/) MANOSCRITTI MINORI
potrebbero riflettere una redazione a noi non nota attraverso gli altri
testimoni: 6,4 si gioconda (più) ; 26,8 per cui (di cui) ; 26, I I tal che
di l'apra stessa (che de •l'opra sua stessa): 31,8 tal che dir io non so com'io
là ueggio (tal che non la scio dir) ; 33, 21 et Amor uole (e che) ; 33, 38
il caual (il destrier) ; 33.41 quando conuien al fin che io m'abbandoni
(quando convien che al fine io) ; e soprattutto l'ultima terzina del son.26,
che in P suona, globalmente diversa da tutta la tradizione, Mirate
ua dicendo [scii. la natura] s'io m' honoro Jnel uiso di costei che rasimÌglià
l qualunque lume in cielo e il piu decoro.
Per le varianti minori, a parte il loro aspetto spesso apertamente
arbitrario o irrilevante, è possibile pensare a coscienti interventi
puristici sulla sintassi (particolarmente la seconda, terza e quarta)
inseribili nella direzione di emendamento linguistico che caratterizza
il codice in sede fono-morfologica (cfr. in nota), mentre per la terzina
si può pensare che nell'esemplare da cui ha attinto il copista fosse
caduta una terzina, o a ipotesi consimile, per cui egli abbia rabber-
ciato non senza qualche verosimiglianza (cfr. il discorsetto d~Amore
nel son. 31, 12-14), ma, crediamo, facendo almeno una volta la spia
linguistica dell'intervento (decoro, +
14, aggettivo assente dall'uni-
verso lessicale del B.). E in tutti i casi (cfr. anche l'anonimia delle
liriche) è ben probabile una notevole trafìla dai piani alti della tra-
dizione (1).
Meno ancora sono rapportabili ai testimoni integrali dell'opera
gli altri testimoni marginali. Solo, si può ancora escludere la relazione
con 0 2 Re per M, date le lez. in accordo con L01 a 31, 13-14; 107,
9-10; 108, 1-4, e per NZB, data l'assenza delle didascalie (46, 83, 170),
mentre per la trascrizione di Gropelino si dichiara da sé la dipendenza
da un ms. di proprietà dell'autore.
Ancora, si può escludere positivamente l'estraneità di R e N
rispetto a 0 1 per la lez. di 57, 3 la fede (O e fede), ma per il resto siamo
moni più autorevoli e risente sia, verosimilmente, l'arbitrio personale del copista, che la
temperie protocinquecentesca, non senza però qualche netto fatto padano, anche in eccesso
rispetto a LO, per quello stesso ibridismo e onniaccoglienza culturale, tipici di un momento di
trapasso, per cui si trascrivono liriche del B., del Cosmico, di Serafmo, di Nicolò da Correggio
ecc., e insieme del Bembo o del Navagero ecc. Qualche es. (sulla base della lingua di L) :
3, suave~soave; soe~sue; ]ove~Giove; rogiada~rugiada; 6, inamor.J~innamori; fiameg-
gia ~fiammeggia ; on~o ; avanti a~nanzi a ; 12, zentil~gentil ; cha-).che ; treze~treccie ;
vame~vamme; r8, corali~coralli; navicar~navigar; juge~fuggi; càngiasse->cangiasi;
qu~qui ecc. ecc.
AMORUM LIBRI 397
m) CRITERI n'EDIZIONE
(') Un'unica var. cou.siderevole, 3r, 4 per che nel C'I«Jr ognor me la riveggio, ma forse
errore per attrazione visiva (cfr. v. 8, in rima, veggio).
Al\IORUM LIBRI 399
1
( ) C. SrGRE, St11di sui • Cinqtte Canti •, in « St. di filol. ital. », XII, 1954, pp. 23·7~-
AMORUM LIBRI 401
C) APPARATO CRITICO
26 - BaiARDO, Opere.
402 NOTA SUL TESTO
46 2. O gentil 3· B ù~
oro auolto; Z in oro (inuolto) 4· B doveria
s. O senza . .. senza 6. BZ dHcolorato g. O asumiglia IO. O di
1natino II. O senttando : L + brltade
u
57 3· O lo amor e fede 7· O homeni Io. 0 1 lond3 (sic) (v.
p. 47I n.) I I. O cum : L 1 fara, ma L 3 espunge la seconda sill.
ro2 Metrica : annota il Sol. (p. I4I) : «Benché nelle edizioni non
vi sia il consueto titolo esplicativo della metrica, dubito non
sia questo un sonetto continuo (unisonus, direbbe il Baiardo),
perché tale sarebbe restituendo la forma dialettale alle rime delle
terzine (vegno- interdito, ecc.), e cfr. anche Scagl., p. I25. Benché
il sospetto sia lecito, è chiaro che non è opportuno intervenire,
se non altro per il gusto, assai diffuso negli A .L., per gli schemi
ad assonanze e consonanze insistite (v. in partic. i son. 4g e I24)
5· Re poi tener IO. Re chel uenire I r. Re contra : Re cridi
I2. Re cossi : Re cum riso fitto I3. Re parea aparlar
ro8 I-4. Re Il nost1'0 amor crudiet non si nasconde l tra b~:schi hor
mai che n madoti inttano l e fatto un rosignol gia tanto humano!
che il tuo bel nome canta intra le f1'0nde 8. Re cossi ro. Re
sopra a londe I2 Re sum quasi
27 - BaiARDO, Opere.
NOTA SUL TESTO
Titolo del Libro Terzo: Re MAT. Marice Boiardi Co. Sccmd ìani
Amor. / Liber Tertius
I33 I4. La lez. degli edd. precedenti, quando egli ama, è solo di
Re e verosimilmente jacilior
I 4· O acquista
6. L 2 belle< ze> < n > oue ex? I2. Re noi I4. Re il damn u
qS Io . Re coss·i
II
PASTORALE
A) ::TESTIMONIANZE
MANOSCRITTI (l)
ROMA
Biblioteca V aticana
MILANO
Biblioteca Braidense
B = Cod. AG. XI. 9 (già AN. XIII. 32). Cart., sec. XVI i1tt., mm.
~ ~ ~
1
( ) Ordinati=cronologicamente.
( 3) Cfr. G. REICHENBACH, Matteo !Y[ar·ia Baiardo, Firenze, 1929, p. 163 n.
NOTA SUL TESTO
VENEZIA
Biblioteca Marciana
FIRENZE
B iblioteca Laurenziana
L = Cod. Ashburn. I252 (n78). Cart., in fol., sec. XVIII (I750 c.);
cc. 55 (54 num., ma è saltata la I7) : c. Ir, due liste delle opere
del B. (la seconda della stessa mano del postillatore del testo);
cc. IV- z8r, il testo dell'opera; c. z8v bianca; cc. 29r-49v, lettere
a Bartolomeo Soliani del Guasco (tre), di P. Rossi, dello Zanelli, del
Baruffaldi, del Cremona, del Quadrio ; cc. so-so bianche. Si tratta
di copia fatta eseguire dallo stampatore modenese B. Soliani di
un ms. antico in suo possesso, e preparata per una stampa che
poi non fu realizzata; le lettere critiche qui ricopiate sono risposte
a interrogativi del Soliani sull'età del ms. da lui posseduto, sul-
l'appartenenza della Pastorale al B., ecc. (cfr. meglio più avanti).
Il testo è continuamente corretto e postillato da una mano (che
chiameremo L 2 - e L 1 il testo primitivo) che è molto probabilmente
la stessa che copiò il cod., benchè l'inchiostro sia diverso.
B iblioteca N azionale
P = Cod. Pal. 252 (345· - E, 5 , 5, 3). Cart., sec. XVIII ex., mm.
300 x 2I2 ; cc. 70, num. mod., bianche le cc. 29, 30, 70 ; c. I v,
il titolo ; da c. zr a c. z8r il testo, che risponde perfettamente nella
disposizione a quello di L ; da c. 3 Ir a c. 69v le copie delle lettere
al Soliani contenute anche in L. All'interno della guardia questa
n ot a di mano di Gaetano Foggiali: « Questa copia è stata fatta
da m e su quella che con ogni esattezza fece fa re il Soliani sul Ms.
PASTORALE
EDIZIONI
PoL = Il Poligrafo », II, I8I2, nn. XVII, XIX, XXI, XXII, XXIV,
<<
Poesie giocose inedite o rare pubblicate per cura del Dott. A. M abellini
e precedute da un saggio sulla poesia giocosa in Italia di P. Fan-
fani, Firenze, I884, pp. I26-3o. Riedizione della sesta Egl.
B) LA PRESENTE EDIZIONE
grafici), in « Rassegna emiliana di storia, letteratura ed arte "• II, r8go, fase. XI-XII,
pp. !)6g·84.
PASTORALE
r, 20 tra il cupo iato (.. . scuro . .. : ma Vent. postilla in calce : « Boj. scuro >>) ;
2, 9 usci (ussite); 2, 28 Dite mò (Ditine); 3, ro8 baciava (basava); 3, rrg-2r
Poiché la notte alzando il fosco velo. . . E fu pinto di stelle intorno il cielo
(.. .alciando le sue velle. . . e fo dipinto il cel tuta di stelle ; ancora si po-
stilla in calce la lez. originaria, certo però in parte ammodernata) ; 4, 77
affetto (effetto) ; 4, ro6 Annunzio (Anoncio) ; 4, r2r avvanza {!} (avaaza) ; 4,
rso lume (sydo : questa lez. è riportata in calce) ; 5, 3 rumina (rumiga) ; 5, 5
r·istoro (risoro), ecc.
r, 128
veda vedrà (che è in M)
2, I07
B soi l L suoi toi
3, 13
quel tapino <a> quel tapino
4, II7
fia sia
8,73
Quanto Quando
9, 86
B seguite 1 L seguiti seguir
Ma si aggiungano anche :
5,70
B divolti 1 L 2 <du>olti (ma sotto la correz. duotti
non è possibile leggere) ;
g, 59
B spiecar l L 2 spi<c>car ex spiecar spiccar,
PASTORALE 431
2S - BoiARDO, Opere.
434 NOTA SUL TESTO
:\I xB
8
ad duro sasso crudo
IO
Chiedendo al ciel aiuto ormai sun lasso Chiamando
I7
nouo Menalio a uoi over Liceo novo Liceo
2!
fato e gia pasto e preda de quel reo preda e pasto
(l) Questo è caso singolare: si propone infatti un unico esempio di accordo MLVent.
contro B, ma per la relativa discussione cfr. meglio l'apparato.
PASTORALE 435
go
talhor la facia nera et talhor bianca nera ha la facia
(bisognerebbe però integrare ha dopo facia
o forse emendare la in ha )
93
che tanto bruna che or tanto è bruna
94
Leva le membra A lcia la mente
g8
driza lumida facia leva
I02
ne suo saper li val gli giova
I03
chi ta mandato condutto
III
prima chel mio dolor mai venga a meno che 'l pianto mio
II5
Atendi al mio consiglio conforto
II8
Hor veditu Ma
I22
H or legi un pocho manca Or
I26
ma certo pur comintia pur certo
I28
vedra el salir de fonti e il precipizio de' Stati
I33
El focho el sangue Il sangue, il foca
I34
che ha mosso il fier Leon posto han pietade move . ... meso
I36
la dove e il nome il nome è
I40
rara ventura ionctura
ISO
chaglindi sithi et nwmidi mitatia (a' Sciti . . . a') Nomadi
(minacia)
153
mai piu più mai
158- 59
Et fia lama ( = la fama) sua tra laltre equale quale
puro adamante in turbido berillo al
170
gir al fondo andare
NOTA SUL TESTO
175
Par che nuova alegreza al cor mi acenda il cor
176
e quel che leggi con gra.n zoglia ascolto curn gran zoglia quel che
178 [leggi
Ma vedo il sol vedi
180
el tempo e breve : el mio camin e molto poco
(l) Qui, guarda caso, la var. banalizzante coincide con la cosciente innovazione di L,
che reca nel testo ventttra, pur avvertendo in calce: «Nel manoscritto antico pare scritto
Rara i~mctura, cioè Rara giuntura, Rara congiunzione ecc.».
PASTORALE 437
•<né a tanta crudeltà sua porta serra; f i sacri tempii e sua santa cul-
tura .. . », ma una simile innovazione può facilmente nascere in sede
di trascrizione dalle condizioni stesse dei versi in questione; o a 98,
dove Driza potrebbe qualificarsi come variatio in serie sinonimica
(Leva 88 e 8g ... Alcia 94· . .) ; mentre a 128 la lez. fonti può scatu-
rire dal contagio del precedente rivo, ma anche costituire una notevole
variante emblematica del concetto chiaramente e concretamente
espresso in xB : ed è in sostanza tutto (qualche altro caso eventuale,
affidato all'apparato, fa intravvedere appena un possibile migliora-
mento eufonico nell'un senso o nell'altro, o poco più).
In conclusione : l'ipotesi di varianti d'autore o di apprezzabili
varianti tradizionali, già resa precaria dalla scarsa autorevolezza e
dal notevole stato di corruzione del ms., non è abbastanza confermata
da un tentativo sommario di analisi interna dei punti controversi, e
quindi per noi va, in linea di principio e in generale, esclusa; ma la
stessa puntualità con cui è stata presa in considerazione vuole signi-
ficare che si lascia uno spiraglio aperto in quel senso (1 ) .
Quanto all'organizzazione pratica dell'apparato, nei limiti for-
zati di una trascrizione linguistica antistorica, L e Vent. possono però
esercitare, sebbene episodicamente, un'utile funzione, non solo di con-
trollo, e l'apparato ne terrà conto ; mentre non si terrà conto, come
fece il Solerti per L, delle loro varianti linguistiche, una volta chia-
ritene in precedenza per sommi capi le monotone direttrici d'emenda-
mento puristico, neppure nei casi in cui essi, o la tradizione indiretta
(le Lettere di eruditi settecenteschi in appendice a L), s'atteggino ai
dirette citazioni dal ms. x originario, poiché troppo forte è in quel
clima culturale la tendenza all'immediata e disinvolta modernizza-
zione. Così, sebbene per ragioni opposte, M troverà posto nell'appa-
rato solo per varianti più sostanziali (2 ).
1
( ) È da notare che M:, per le Egloghe dell'Arcadia sannazariana che riporta, risale a
una redazione, limitata ad alcune Egl., anteriore alle due testimoniate dalla gran massa
degli altri mss . e poi dalla stampa princeps, cfr. A. MAuRo, I manoscritt·i della prima reda-
zione dell'« Arcadia» del Sanna.zaro, in « Giorn. ital. di Filo!.», VII, 1954, pp. 295 ss. (ed
anche M. CoRTI, Le tre redazioni della« Pastorale» di Pietro ]acopo De ]ennaro, (;On un ex-
CMsus sulle tre redazioni dell'« Arcadia», in G.S.L.I., CXXXI, 1954, pp. 342 ss.). Anche
questo fatto è un invito alla prudenza nel nostro caso, ché M potrebbe essere appunto, come
spesso avviene per questi mss. «cortigiani » settentrionali della lìne '4oo - primi 'soo, un
collettore di redazioni extravaganti e primitive.
('') E neppure, in piccolo, registreremo le varianti linguistiche di R. Basterà pensare
che in sei versi il buon Grapolino trova il modo di mettere assieme due enori e cinque iper-
metri.
NOTA SUL TESTO
C) APPARATO CRITICO
Titolo dell'opera :
B Pastorale ; L Pastorali, certo fraintendimento della forma dell'antigrafo,
che, come in B, sarà stata singolare. Manteniamo questo titolo complessivo,
proprio della tradizione quattro-cinquecentesca, riservando Egloghe ai
singoli ternari in sé presi, come indicano le relative didascalie. Quanto a
queste ultime, le conserviamo come i precedenti edd., pur con dubbi sulla
loro appartenenza (almeno in queste forme integrali) al B., specie confron-
tandole con le più tecniche e raffinate didascalie degli A.L.
(1)Per altre e più precise notizie cfr. il mio lavoro linguistico sul B. in corso di stampa,
già ricordato.
PASTORALE 439
pra noi 37· M Eridano dolente 42. M fra le tre dee (si eviterebbe
allitterazione) 43· M focho cotal guasto 44· M in terra (even-
tuale variatio) 46. M a lacrimar: B. lamentare: 47· B. ra-
menta 49 · M apresso la marina 54· M oue hor 57· M e
in terra d-i volto s8. MLVent. dogl-ia, ma accettiamo la lez. di
B, difficilior, perché la convergenza di LVent. è quasi neces-
saria in sede di emendamento, e in M può trattarsi di banaliz-
zazione o anche di ripetizione erronea del doglia del v. 54,
per cui il valore dell'accordo a tre è vanificato (per ragioni
analoghe preferiamo la forma più padana di B al v. 23, cfr.
sopra) : M agraua 6o. MVent. dentro il petto : M grava 6r.
M darebe vanto 62. B Alcinoe 69. M se al mondo 70. M
non vedi el ciel : M gira 71. M quanto e la terra 72. B (e M)
diluio: M dique 75· M sua porta 76 . M -i sacri : MVent.
templi, ma anche L tempj 78. M e sparsa e; B sparse: 8r.
M fra lande stigie 83. M laqua 84. M cordogli (lez. più sim-
metrica al successivo pianti) go. M talhor la facia nera 93·
M che tanto bruna 94· M Leva le membra e fa g6 . M tristicia
g8. M driza lumida facia I02. M ne suo saper li val : B al tuo
consiglio I 03. M chita mandato I I r. M chel mio dolor :
LVent. venga meno, ma anche M uenga a meno II5. M al
mio consiglio u8. M Horueditu I22. M hor legi 126. M
ma certo pur comintia 128. Sol. e Zott. mantengono veda dì
BLVent., che però non dà senso plausibile; stampiamo la lez.
dì M : M el salir de fonti 129. B mente, che preferiamo inserire
nella tendenza del ms. alla e per o finale, piuttosto che ritenere
una legittima terza persona (e d'altronde la lez. da noi accolta
è in MLVent.) I33· M El focho el sangue: B e piante I34·
M che ha mosso : B mese han : M posto han : B + pietate, ma la
forma con sonora e rima perfetta relativa è in M ed era in L 1 (L 2
pieta<t>e: citta<t>e: esta<t>e ex pietade: cittade: estade),
mentre la triplice forma con sorda di Vent. sarà emendamento
puristico come la corr. di L 2 I36. M La doue e il nome I37·
l\1 levarse I40. M Rara ventura : B ardire I4I. M insieme
I46. M dinante : M + fatia ( :Tratia: mitatia) I49· M de
questa virtute I5o. M chaglindi sithi et numidi : B Nomandi
I58-59. M fra laltre equalej ... in turbido I70. M gir al fondo
I75· M al cormi acenda I76. M e quel che leggi con gran zoglia
I78. M Ma vedo r8o. M el tempo e breve
NOTA SUL TESTO
III
LETTERE
A) TESTIMONIANZE
MANOSCRITTI (I)
MoDENA
Archivio di Stato
Biblioteca Estense
REGGIO EMILIA
Archivio di Stato
B-iblioteca Municipale
MANTOVA
Archivio di Stato
Arch. Gonzaga, E. XXXII, 3, B. rz8g: nn. 74, 75, 86, 87, roz, Io4
LONDRA
British M useum
r) Cod. Egerton 20I5, c. I : n. 77
2) Cod. Egerton r98o, c. I7: n. 94
MILANO
Biblioteca Trivulziana
Cod. I094 (C 43) : n. s8 (è il famoso ms. dell'Orlando Innamorato,
insieme al quale la Lettera è conservata, inserita in una busta)
PARMA
Archivio di Stato
Arch. Storico del Comune di Parma, reg. n. 43 (Ordinationes) : n. 68
FORLI
Biblioteca Comunale
Biblioteca Piancastelli - Sez. autografi dal sec. XII al XVIII (cart.
Boiardo Matteo) : n. 88
FERRARA
H. OMA
Biblioteca V aticana
Autografi Ferraioli, I, 6o a: n. r87 (1 ).
EDIZIONI
(1) Riportiamo inoltre, per le Lettere che a noi sono rimaste attualmente irreperibili,
le indicazioni, per lo più però assai vaghe, dei rispettivi editori:
FERRARA, Biblioteca privata di Giuseppe Cavalieri : n. 5 (cosi al tempo dell'ediz. del
Campanini, che annota: « Corrisponde al n. 75 del Cato. Manzoni, Vendita 26 aprile r894 ») .
REGGIO, Archivio di Stato: nn. 22, 23, 45 (indicazione del Pagliani). Ibid. • tra le
carte de, not. Tomaso Mattacoda, sotto i num. VI, VII, VIII » (indicazione del Saccani) :
nn. 99 IOO, IOI.
ScANDIANO, Archivio Comunale: n. 35 (indicazione del Venturi sen.: già il Campanini
non poté ricontrollarla).
CoRREGGIO, Archivio Comunale: n. 44 (indicazione del Campanini).
MoDENA, Biblioteca Estense, cod. X. *. 3I (vecchia segnatura): n. 96 (indicazione
del Venturi sen. : al tempo suo tutte le Lett. dell'Estense si trovavano raccolte sotto questa
segna tura).
NOTA SUL TESTO
B) LA PRESENTE EDIZIONE
- BoiARDO, Opere.
450 NOTA SUL TESTO
(l) In questi limiti va intesa la portata della dichiarazione "~on scrivo de mia manno
a la Ex(cellentia) Vostra perché ho avuto uno pocho de mallo » della Lett. r83, che verte
appunto su w1a questione politica delicatissima.
45 2 NOTA ?UL TESTO
( 1 ) Per il nome del B. abbiamo invece ritenuto opportuno uniformare le varie grafie
( 1 ) Una rapida documentazione per i iniziale davan ti a cons. o i finale dopo cons. o
voc. diversa da i: jwjuste r6, denari, alchuni 31, hominj 41, vuj, voi 42, volentieri 42, dj 46 ,
iniuria 67, ecc.
454 NOTA SUL TESTO
cen.o =piacendo, esim.; dcto, dco =dieta, fco =facto; t1'itor. 0 = te1'-
11it011io ; ho = homo, mo = modo; Sig.re, magro = Signore, magistro;
- - - -
mess. =messer; Potate= Potestate; Zoan = Zoanne; pnte, pntia,
sncia, abntia = presente, presentia, sentencia, absentia; mtre, mbro
= mentre, membro; iurdictjne = jurisdictione (e in generale -cf»e,
-tre = -ciane, -tione) ; officfli = officiali; secretam = secretamente;
supp .co e supp. = supplico. Incertezze restano naturalmente qua e
là, e per es. soprattutto nel caso delle desinenze degli infiniti dei verbi,
scritte -é, -e ecc., che possono stare per -er o per -ere. Infine, tra le
abbr. lasciamo intatti solo un paio di Bo. in firme, Su., nome di luogo,
65, D. B. go e H. F. 107, nei quali casi la brachigrafia può essere det-
tata da ragioni particolari. Invece per le parti in latino sciogliamo
senza indicare, con le cautele formali del caso, e mettendo tra paren-
tesi solo l'integrazione che comporta una interpretazione lessicale
piuttosto che un'altra al pari possibile.
Non ritocchiamo linguisticamente le Lettere che non abbiamo
potuto rivedere sugli originali, nemmeno quando l'edizione prece-
dente reca forme assai sospette, il che ci sembra proporzionalmente
frequente (facile ad es. sospettare di certe forme linguistiche ecc. della
Lett. 45). In pochissimi casi lo stato dell'originale sembra peggiorato
rispetto all'epoca in cui fu dapprima trascritto, a giudicare dalla man-
canza di indicazioni di integrazione congetturale nelle edizioni pre-
cedenti; ma si tratta di differenze sempre molto lievi, per cui pare
giustificato mantenere senz'altro intera la forma riportata dal primo
editore, senza indicare divergenze.
LETTERE 455
I8, 2I ms. atfellegara; 22, I gli edd. Spectabili viro, impossibile; 23, IO gli
edd. ne comando ; 23, in calce: gli edd. Data ; 26, II ms. chel favorisse ; 44,
firma: gli edd. de Boiardi; 45, indirizzo: gli edd. Borziani; 45, 6 gli edd.
dal mio patto; 45, 8 gli edd. ma sì mandar; 46, 4 ms. fecere ponere (è però
autografa) ; 47, I2 ms. partecipovoli; 5I, 7 ms. manchamo; 68, I6 ms. latera;
75, IO ms. ritornarsino; 76, indirizzo : ms. de Nasifs, ma non è altri che il
Ludovico de Nachi (de Nachis) ricordato nella Lett. 64 e dì cui sono pub-
blicate due Lettere nell'art. Documenti particolari alle notizie della vita di
Matteo Maria Boia,-do, in Studi, cit., pp. 468-70; ibid. ms. Fottine, ma si
tratterà di Felina; 77, 3 ms. accogine ; 78, I2 ms. pre rimanere ; 95, I7 ms.
erotto la trenga; IOI, 8 gli edd. Ben vale; I05, Io ms. hauesseno; Io8, 5 m s.
Verzano; III, 5 ms. fac endone; II6, 49 ms. ritrovine che la faci; I36, 2 ms .
da uno pocho ; 149, 38 ms. machasseno . .. havesseno ; I59, 28 ms. a la gente ;
I76, I8 ms. aduisasse; I82, I8 ms. trette. Voglio anche precisare almeno che
nella Lett. 73, I sì è mantenuto come con valore preposizionale dì ' con '
(nonostante che subito dopo appaia come con significato normale), data
l'esistenza di questa forma in dialetti emiliani, probabilmente per influsso
di con' = ' come ' e relativa coesistenza di queste due forme (v. anche
RoHLFS, Historische Grammatik, § 8o2).
NOTA SULLA GRAFIA
plurali dei nomi in -co, -go, e il sostrato dialettale dei plurali in sibilante
(tipo logo f tosi). Sicché tali grafie sono certo sentite dallo scrivente
come nettamente distinte dal tipo vaghi non meno di quanto sia sen-
tito distinto un fenomeno che rispecchia la pronuncia dialettale di fronte
al corrispondente esito toscano. Senza contare che ad es. la forma
jogi, nella sua unità grafico-lessicale, si trova ad essere opposta alla
volgare gioghi per due diverse opposizioni grafico-fonetiche e grafico-
morfologiche (j + voc.f gi + voc. e -gif -ghi), ma così intimamente
connesse per il rimando alla forma latina e la stessa cristallizzazione
tradizionale del modulo, che per così dire l'una soluzione si tira die-
tro automaticamente l'altra e una trascrizione ioghi sarebbe in certo
senso arbitrio più pericoloso di una trascrizione gioghi.
In queste condizioni il classico criterio (che si suol legare, non
del tutto a ragione, ai nomi di Barbi e Parodi) commisurante la resa
grafica alla pronuncia, non può essere applicato senza grave pregiu-
dizio dei valori del testo. Questo sia per il pericolo di trasferire indebi-
tamente a condizioni linguistiche e culturali del tutto diverse, e spesso
fluide, abitudini e sicurezze moderne, sia perché l'invocata pronuncia
si rivela assai spesso fantomatica o quanto meno sfuggente. Parti-
colarmente per l'epoca in questione si richiede intanto all'editore ogni
rispetto per i valori visivi, ornamentali che sono connessi a determina-
t e soluzioni e allusioni grafiche, specie per gli A .L., che certo impe-
gnavano il pubblico a un intimo e denso rapporto di lettura in cui i
particolari visivi, grafici del manoscritto risultavano immediatamente
simbolici di valori culturali e stilistici precisi (diverso discorso sarebbe
ovviamente da fare per l'Innamorato o per certa lirica cortigiana e
musicale del tempo). Ma in generale, la lingua letteraria dei nostri
testi, in certo senso lingua artificiale, di conguaglio e mescidazione (sia
pure con risultati considerevolmente unitari) di elementi di diversa
provenienza, è legata in modo fondamentale all'iniziativa del singolo
scrittore, è struttura in fieri, che cerca di assumere compattezza in
un rapporto problematico col parlato locale, per cui diviene metodica-
mente assurdo far riferimento a una <<pronuncia>> continuamente
trascesa, intenzionalmente elaborata e confrontata di continuo a
strutture linguistiche immobilmente fissate nel segno scritto, e che a
volte sembra esistere solo come riferimento negativo. In condizioni
del genere si può semmai solo parlare di pronuncia intenzionale, po-
tenziale, in realtà di una peculiare tensione e indipendenza del segno
grafico, che finisce spesso per fissarsi in un limbo che non è rispec-
chiamento della pronuncia dialettale e neppure di quella toscana,
NOTA SULLA GRAFJ:A
corrispondenza per l'occhio (p. es. 104, 44-6-7 : pocho : loco : foca).
Sta a sé l'ipercorretto chiascuno 172, 2 (ma non in Re), assoluto hapax
nel B. lirico, bucolico ed epistolare, che perciò normalizziamo, non
senza avvertire però che il tipo resta nelle scritture settentrionali,
p. es. venete, fino al '700. Lo stesso si dica all'incirca per la Pastorale,
sennonché B è più curato nelle corrispondenze all'occhio e presenta
volentieri tipi più rari, quali disdicha: orticha: spicha, e Archado,
chacia, anchudine ; viceversa, una sola volta, dic'io ro, 139 (ma è le-
zione da noi emendata).
Di gh esempi isolati in L (lungho, -a una volta c~ascuno, lagho,
priegho anche una volta a testa), e tutti in una ristretta zona della
opera (nn. 71-5). Iessun caso in B. Per il tipo, al contrario, vagì,
vageza, cfr. n. r6.
Ph compare in L in Philomena, nimpha, Phoebo, triompho, -al(e),
sophista, zaphiro, delphin, zephiro, dunque con frequenza moderata
(c cfr., p. es., fenice costante e il latinismo raro anfisibena) : ORe di
massima coincidono con L. Assai più spesso il digramma in B : Philome-
na, Phoebo, nympha, Phaetonte, tr·iompho, -ale, Amphriso, Daphnide,
Phillida, Cephiso, phrigio, pharetra, delphin(o), ephebo, Alphonso,
Delpho, Pamphilia, Orpheo, e sono evidenti le ragioni stilistico-c.ultu-
rali della maggior frequenza.
Th : in L Citherea, Cythero, cythera, cathena, thesoro, ethioppi,
pasithea, Scythi, labirintho, Thisbe, Lethe, Thesaglia, thesalici, thono,
Thireno, thauro, arthica, rethe (ma più spesso ad es. rete, tono). In B
Thebani, Galathea, Othranto, aethrusca, Gethico, Thesauro, Thesaglia,
thesoro, Protheo, Theseo, thauri, Acanthide, cythera, Athiene, caltha,
Thetide, Aethiopia, Getha, Arethusa, labirintho, Thebe.
Si modernizzano le quattro serie, e naturalmente -mph- viene
reso con -nf-.
9) -ti- si rende con -z~ -. anche nel caso di fortia (così come è
doveroso mantenere tal quali danzia e giazio), e pure nelle termina-
zioni -antia, -entia (e saprei citare come eccezioni solo arroganza negli
A. L., solo aparenza: presenza: conoscenza nel ms. della Pastorale).
Conserviamo -ti in inanti e nanti, mentre anti è reso con anzi a 129,
3, ma lasciato intatto a 62, 4, dove vale 'prima' (così anche 0).
Riteniamo di dover senz'altro conservare la grafia -ci- nei tipi
ocio ecc., spesso puntualmente latineggiante e comunque non riduci-
bile con tranquillità a -zi-, seppure la pronuncia settentrionale sarà
stata molto probabilmente con la sibilante (d'altronde un sancia
sarebbe da trascrivere con sanza o per caso anche con sanzia ?) ; così
dicasi per la c di sembiance.
(l) E vedi inoltre CII, 256-7 priegi sost. : aniegi, nonché il son. LI (Guaspar de
Lanzaroto).
30 - B OIARDO, Opere.
NOTA SULLA GRAFIA
(1) Parimenti si veda per es. in A. da Tempo (ediz. GRION, p. 169) : vagi: imagifne,
di più probabile significato fonetico.
2
( ) Cfr. I. SANNAZARO, Opere volgari, a c. di A. MAuRo, Bari, 1961 :Rime disperse, XXV,
+ 81-2.
3
( )Interverremo in un solo caso, per restituire, livellando su vagi, la corrispondenza
fonica nell'anafora, a 8,10-14.
NOTA SULLA GRAFIA
I99,9 scermo; Vitale, op. cit., Gloss., s. v. scivare, ecc. ecc. (1 ). Nel
nostro testo oscillazione: sciva 29, 7, scivo sost. IJO, 5 (ma Re sch-),
scermo I2J, 3 e I79, 33 f schifjo 52, I, schivo 77, I2, schiva 99, I2 (e
sch-iera sempre). Anche in questo caso si delinea nitidamente il con-
trasto tra la tradizione locale e di koinè e la nuova spinta delle grafie
toscaneggianti e unitarie.
( 1)La grafia è però diffusa anche in testi non settentrionali, vedi per es. scifa, scifate
sci/al in Guittone, segnalati dall'Egidi nel Gloss. della sua edizione, e questo fatto potrà pure
avere la sua importanza; occasionale, invece, lo scernito del Petrarca, Tr. Et. 6 (cod. Vat.
3196), cfr. A. RoMANÒ, Il codice degli abbozzi (Vat. Lat. JI96) di Fra1teesco Petrarca, Roma,
195:,, p, XXVIII.
NOTA SULLA GRAFIA
23) Et, scritto per intero o in sigla, è reso con ed davanti a vo-
cale, con e se segue consonante (caso raro, e limitato a B).
1
( ) Potei I& pers. si ha invece chiaramente a 33, v~; 144, 7 f Re pale.
470 NOTA SULLA GRAFIA
per es. jàtto ' fato ', o vòle ' volle ' ecc. (il lettore potrà comunque orien-
tarsi facilmente).
l'art. di B. MrGLIORINI, Note st~lla grafia italiana del Rinascimento, in Saggi linguistici, Fi-
renze, 1957, pp. 197-225 ; tra gli esami puntuali di singoli testi, particolarmente utili gli spo-
gli dello EWALD per il Petrarca e ancor meglio la Nota di G. CONTINI alla sua edizione dei
Rerum vulgarium fragmenta, Parigi, 1949, e le pagine sulla grafia di M. CoRTI in P. ]. DE
]ENNARO, Rime e lettere, cit. (esauriente, ma orientata per le soluzioni in senso affatto di-
verso dal nostro è la Nota di R. SPONGANO in G. CALOGRosso, Nicolosa bella, a cura di
F. GAETA e R. SPONGANO, Bologna 1959). L'estensione della presente nota grafica ci pare
giustificata e anzi necessaria per la mancanza di moderne edizioni di poeti di koinè setten-
trionale del nostro periodo, accompagnate da un dettagliato esame grafico, e relativa man-
canza di impostazioni generali dei problemi, che qui appena si abbozzano.
NOTA SULLA GRAFIA 47!
(l) Nel son. 57, ro-1 2-14 alla rima imperfetta di L (unde: CMfjmzde) corrisponde
una rima perfetta di O, che diviene però imperfetta a sua volta per l'aggiunta di una
t{ sopra la o di onde (ad opera quasi certamente di 0 1 ), sicchè Re presenta poi unde :
asconde : confonde.
472 NOTA SULLA GRAFIA
( 1)
Sulla necessità, per testi d'altra estrazione geografico-culturale, di conservare le
attestazioni manoscritte di rima siciliana cfr. da ultimo gli interventi di G. CoNTINI, nella
cit. Nota dell'edizione talloniana di Petrarca e in Per l'edizione critica di ]acopone, in • La
Rass. della Lett. ital. •, LVII, 1953, pp. 316-8, e le recensioni all'edizione cavalcantiana del
FAvATI di D'ARco S. AvALLE in G.S.L.I., CXXXV, 1958, pp. 360-61 e di G. FaLENA
in • Lingua nostra •, XIX, 1958, p. IO I.
NOTA SULLA GRAFIA 473
cronico sia nel rapporto con la tradizione scritta locale e con la stessa
tradizione dei poeti toscani copiati nel Nord (azione del copista, che
trasforma una rima umile : vile in umille : vile, ad es., o d'altra parte
bella : stella in bela : stella, e contemporaneo rassodarsi di tipi ipercor-
retti come cella, con relative confusioni e indistinzioni date dal coesi-
stere di eterografia e omofonia) : ciò per l'automatico livellamento
nella pronuncia e per l'effettiva o supposta toscanità delle forme in
questione. Per cui anche rime di questo genere trovano legittima cit-
tadinanza tra quelle « perfette » per scempiamento settentrionale o
raddoppiamento ipercorrettivo di uno o più dei componenti: senza
contare che eliminare, livellando, un segno di volontà toscaneggiante,
sia quando siano in gioco forme tutte « regolari » sia nel peculiare
sottotipo extremo : gemmo : premmo, sarebbe un arbitrio da non sot-
toscrivere. (Notare però che L 2 espunge una rima imperfetta di questo
tipo : -ss- : -s-, a 143, z ss.) .
Analogamente sarà il caso di conservare il tipo g, proprio per la
estrema intercambiabilità delle due grafie che dà luogo a una normale
equivalenza in sede grafica e anzi alla possibilità di una più larga
gamma di rime (d'altronde, non si saprebbe come intervenire nel caso
di scacci a : sazia, e nei vari esempi della Pastorale si sarebbe comunque
costretti al livellamento obbligato su -ci-, col risultato poi di ottenere
presumibilmente una corrispondenza meramente grafica) . Di con-
seguenza, l'impossibilità m etodica di un restauro parziale (più ingan-
nevole di un livellamento totale) obbliga a conservare l'hapax comen-
zia : agrincia : vincia, non privo certo di pezze d'appoggio nella tradi-
zione poetica arcaica, ma d'altra parte contraddetto dal fatto che nella
più autorevole tradizione degli A .L. si conosce solo i n elle forme
rizotoniche del v erbo cominciare.
Non rispettiamo invece l'indicazione di B (del resto singularis)
per il tipo labirinto : ven to : dipento, dato che negli A .L. si alternano
più volte in rima -ento e -into e sempre in serie « perfette », benché
anche qui non manchi l'eventuale sostegno della tradizione duecen-
tesca (e cfr. forse dipinti""* -enti in L 2 a 74, + s. di contro a una cor-
rispondenza imperfetta discinto di Re a rsr, + 71).
Ancora più eccentrico è il caso della rima singolare del tipo
-igno : -egna , che cade in un unico caso proprio in una canzone tutta
impostata su quattro rime ricorrenti con ordine via via mutato
(v. Tavola metrica), e trova immediatamente contrapposto all'etero-
dosso benigno un malegno in rima poco più sotto : situazione suffi-
ciente ad accollare alla trafila manoscritta la r esponsabilità dell'incon-
474 NOTA SULLA GRAFIA
un grammatico cinquecentesco , in «St. di fìlol. ital. », XIX, rg6r, pp. 70 ss. ; qui anche gli
opportuni rinvii bibliografici.
{2) V. per es. rg, 7: fece tra noi più maifaltro lavoro; 45, II: néfldde n é Pliàde
né altra stella.
NOTA SULLA GRAFIA 475
Data questa situazione, nei pochi casi in cui L presenta una le-
zione con dialefe eccezionale, che è evitata con la variante dell'altro
testimone, sarà necessario accogliere quest'ultima :
76, 8
L pur rasettata l ancor gli è molesta O ancora
78, 3
L che in ora infausta l e infelice punto O ed
97, 8
L che fé l U lisse a Circe scognosciuto Re fece
145, 4I
L Li amorosi l augelli el lor conciglio Re augelleti
I47, 6
L ardo nel giazo 1e giazo nel foco Re ed agi azo:
NOTA SULLA GRAFIA
b) Dieresi e sineresi. Due soli casi di dièresi ' anormale ', negli
A.L.:
A) SoNETTI
r6, 68, go, gz, 99, II2, ABBA ABBA CDE DEC.
123, rg8, rs6.
1
Tra parentesi in corsivo le eventuali didascalie metriche che accomp:tgnano
( )
3t - BoiARno, Opere.
TAVOLA METRICA
B) BALLATE
1
Per l'ipotesi che il roz fosse in origine continuo v. apparato, p. 415.
( )
2
Si noti inoltre che le iniziali dei primi quattordici sonetti scandiscono nome e
( )
C) CANZONI
5o (Epthalogos cantu, per 7 st. (di 7 versi) con retrogradatio; le rime delle
suma deducto). ultime tre st. rispondono chiasticamente a
quelle delle prime tre : I = 49, 2 = 48 .••.
TAVOLA METRICA
I04 (M andrialis cantu di- 5 st. e cong. : AbA, BCB, CDC, DED, EFE,
metro rithmo intercalari). FGFG, GHHI, KIKA (dove i primi due A
sono parole-rima costanti, lai e guai, e il
terzo A è rima costante -ai).
(Cong. AUA, UVU, VWV, WXW, XYX,
Y A Y, AzAZ, dove il quarto e quinto A an-
cora = lai e guai).
I 5 I (Dialogus cantu isdem 5 st. e cong., con stanza priva di vera divisio-
desinentiis respondente ver- ne tra fronte e sirma, ma compartita in due
sibus rithimis conversis). coppie di quartine su due sole rime (nella
prima crociate, nella seconda alternate), in
cui ad A nella prima coppia corrisponde b
nella seconda e a B nell'una a nell'altra : in
rapporto allo schema a dialogo del compo-
nimento, dove in ogni st. la prima coppia
contiene la botta e la seconda la risposta:
AbbABaBa, bAAbaBaB (cong., non più dia-
logato, yZZyzYzY).
D) ALTRI METRI
1
( ) Tra p arentesi il numero d 'ordine, arabo, e la forma metr ica per gli A.L., l'indi-
cazione egl. seguita dal relativo numero d'ordine arabo per la Pastorale. Abbreviazioni
per le forme metriche degli A .L.: sm~ . = sonetto, ball. gr. = ballata grande, ball. mezz. =
b allat a mezzan a , canz. =canzone, canz.-tern. = canzone-temario, madr. =madrigale
rot. = rotondello, sest. = sestina. Si registrano anche gli incipit con varianti che compaiono
qua è là nella tradizione, indicandole con ( var. e mettendo in corsivo e parole che
costituiscono varianti.
INDICE DEI CAPOVERSI
Sapi, unico mio ben, che ancora io vivo (r7o, son.) . . 12!
Sapi, unico mio ben, che ancor son vivo (r7o, S01l.) (var.), . 12!
Sazio non sono ancora e già son lasso (55, son.) 4r
Se alcun de amor sentito (27, rot.) . . . . . . . rg
Se alcun per crudeltà de Amor sospira (gr, son.). 67
Se Amor mi fosse stato sì gioioso (ros, son.) . . . 79
Se cosa bella sempre fu gentile (35, son.) 27
Se dato a te mi sono in tutto, Amore (88, son.) Gs
Se il Cielo e Amore insieme (7r, canz.-tern.) 50
Se in mor'iente voce ultimi pregi (125, son.) gr
Se io paregiasse il canto ai tristi lai (104, canz.) 75
Se 'l mio morir non sazia il crudo petto (59, son.) 43
Se passati a quel ponte, alme gentile (r3o, satL.) 93
Se pianti né sospiri Amor non cura (67, son.) 48
Se quella altera me volesse odire (72, son.) . . . 54
Sì come canta sopra a le chiare onde (rr5, sest.). 84
Solea cantar nei mei versi di prima (r48, son.) . 106
Solea spesso pietà bagnarmi il viso (81, son.) . . 59
Sono io mo' in terra, an sono in ciel levato ? (r7, son.) (var.) r3
Sono ora in terra, on sono al ciel levato ? (r7, son.) r3
Sorge, Aretusa, e fonde ogni tna vena (egl. ro) . . . r68
Sovente ne le orecbie mi risona (rr8, son.) . . . . . 87
Sperando, amando, in un sol giorno ariva (r43, son.). ror
Spesso mi doglio e meco mi lamento (r78, son.) r25
492 INDICE DEI CAPOVERSI
( 1 ) Il presente Glossario intende soprattutto guidare il lettore medio alla esatta com-
prensione dei testi, ma anche fornire un primo panorama orientativo delle componenti che ne
caratterizzano la struttura lessicale; e pertanto il necessario criterio selettivo è interpretato
con la maggior larghezza possibile, mentre la documentazione s'indirizza dunque prevalente-
mente in due direzioni: l'insieme delle deviazioni più notevoli dall'italiano 'comune' moderno
(arcaismi, dialettalismi, latinismi e linguaggio tecnico politico-amministrativo) e il quadro
delle innovazioni lessicali rispetto al vocabolario medio quattrocentesco e in genere alla tra·
dizione ; vocaboli caratteristici dal punto di vista fonetico-formale sono registrati solo
nei pochi casi in cui la forma dialettale possa veramente mettere in difficoltà il lettore.
Estremamente parchi sono i rimandi, limitati in sostanza a segnalare parole dialettali di
riscontro per i dialettalismi più appariscenti e rari.
Nel rinviare ai luoghi del testo ci serviamo per gli Amorum libri del numero del com-
ponimento seguito dall'indicazione del verso; per la Pastorale, il numero d'ordine dell'egloga è
preceduto dalla sigla P ; per le Lettere il numero d'ordine della lettera è preceduto dalla sigla L,
e seguito dal numero della riga.
494 GLOSSARIO
antiquato, L 70.9 : antico, radicato. armonia., 27.63 ; 42.8 ; 43·4; 49.6 ecc. ;
antivedere, P 1.122 : prevedere. p 4.133 ; 5.:21.
aparato, L r65.3I. arratore, 152.5.
aparechio, L r65.28 : apparato. artico (- parte), 145.25 : emisfero
aparegiare, P 7.122: pareggiare. boreale.
a.partegiar, gg.6 : far parte. asaccomanare, L 73.rro: mettere a
apertinente a, L rr6.40, 54 : riguar- sacco.
dante. asapere, L 74.8 : sapere.
apiacere, L 14.8 : piacere (v. alpiace- asassinare, L r3g.ro : rovinare.
r(e) ). asdegnare, 33.67 : sdegnare.
apiciare, L r87.r3 : accendere. asegnare, I56·4 : denotare, indicare.
apostato, L 67.31 : pronto ad agire. asembrare, 82.34 : sembrare.
aposto, 79, 13: posto; (-a), r2g.r 3: aspe, r28.6 : serpe.
confronta t o con:1 aspetto, 4·5: posizione celeste; r3.rr;
apparmte, L r8.43 : evidente. 39-7 ; 43.70 ecc. : sguardo.
appellante, L 79.22 : chi s'appella in aspide, P 1.28 : serpi.
giudizio. aspirare, 7·4; 151.23 ; r7g.r : ispirare.
appellationc, L 79.19; 83.58; 142.2,9 assai, 70.7 : abbastanza.
ecc. : appello, ricorso all'autorità. as(s)et(t)are, P 5·45 ; L 95·4 : siste-
applicare, L 76.2; I3I.I4; assegr>are, mare, mettere a posto; L 136.35
aggiungere. (- insieme) : mettere d'accordo.
assicurarse, L r8g.3 : sentirsi sicuro,
aprendere, 9·9 : assumere, apprendere
aver coraggio.
a usare ; 145.79 : prendere.
as(s)ueto, 121.8 ; I5I.4 : consueto;
aprescntare, L sg.rr : presentare.
aprico, P g.88 : solatio. L I56.30; I60,4; I65·43 : abituato.
astringere, L 154.r8 : costringere.
apro, P 6.37 : cinghiale.
atastare, L 54.1 : sollecitare, pregare.
aprovisionato, L76.8: impiegato(?·) (v.
atavo, P 2.ro7: avo.
provisionato).
atemparsi, 6g.ro : indugiare.
aquistare, 88.13 : avvantaggiarsi. a tempo . .. a tempo, 124.4 : ora .. . ora.
arbitrale (se-ntentia -), L 63.8: sen- aticiare, P 6.31 : stimolare.
tenza dell'arbitro di una contro- atomo, I3I.Io.
versia.
a tondo, 145.65 : attorno.
arguto, 82.44 : scattante; 97.6; P atrativo, 82.71 : che attrae.
r.r66 : abile, grande, forte; I79-4I : atroce, 79·7 ; P 5·73 : feroce.
brillante, vivace; P 4.133 : sonoro. at(t)endere, 7I.I23: considerare; I5 1.63;
aricogliere, P 41.138 : raccogliere. mantenere (la promessa) ; p 5.8r :
aricomandare, L 7.6; ro.7; 13.5 ecc. : prestar attenzione a, seguire; at(t)en-
raccomandare. dere a, L 73.92 ; 105.rr : dar retta;
aricordare, L 26.r7: ricordare. L r5g.ro: fare attenzione; atento,
aricordo, L ro.8,r2 : suggerimento, L r6.ro; r8.39 ; 94·5 ; rrg.g : tenuto
consiglio. conto; ateso a, L rr2.rr : consi-
arivare, 44.14; 132.3 : condurre al derato, tenuto conto di.
termine, a morte. attinente, L rr6.ro : parente.
GLOSSARIO
32 - BOI.\RDO, Opere.
GLOSSARIO
1
{ ) I nomi vengono riprodotti nella forma originale (nella grafia originale per le Let·
t et'e), aggiungendo al caso tra parentesi indicazioni (ad es. la corrispondente forma moderna
per i nomi geografici) utili per l'identifica zione e consultazione; tra parentesi in corsivo è in-
vece la citazione della forma originaria in caso di perifrasi ecc.; pure in corsivo sono i nomi
latini. Il rimando è al numero della p agina, corsivo quando il nome vi compaia in latino, e
seguito da un asterisco nei casi in cui il personaggio sia nominato con una parifrasi, un ti-
tolo ecc., o anche col solo nome e cognome non direttamente trasparenti; l'asterisco seguito
dalla sigla dest. tra parentesi indica che si tratta di destinatario di lettera, normalmente in-
dicato poi con perifrasi, titoli ecc., nel testo, fuorchè in un caso (v. Campana, hoste a la), le
sigle mitt. e did., pure tra parentesi, indicano rispettivamente che si tra tta di mittente di let-
tera (nel caso di Lettere scritte dal B. in collaborazione con altri), o che il nome compare nella
didascalia di un componimento poetico. Il punto di doma nda segnala ovviamente le identifi-
cazioni incerte. Non ci è parso opportuno registrare le personificazioni (Amore ecc.) di cui
abbondano i testi poetici. Per le identificazioni dei personaggi nominati con titoli, perifrasi
ecc. particolarmente nelle Lette1'e, non sempre riuscite possibili, ci siamo serviti specialmente,
oltre che dei lavori sulla vita del B. (tra cui soprattutto i citati Studi su Matteo Maria Boiat'do
e G. Reichenbach, Matteo Ma1'ia Boia1'do), delle cronache ferraresi del tempo edite, delle fonti
e studi moderni rela tivi alla calata di Ca rlo VIII, dei lavori d'assieme più utili sulla storia e
l'ambiente ferrarese dell'epoca (sopra ttutto M. Catalano, Vita di Lodovico A1'iosto, Genève,
1934). Quanto alla Pastot'ale, accettiamo solo le identificazioni più sicure, in pratica quelle
avallate d al Reichenbach, non quelle proposte nell'articolo piuttosto fantasioso del Mazzoni
negli Studi citati.
33 - BaiARDO, Opere.
INDICE DEI NOMI
Rangone l Rangono, Antonio, 293· Ebrei l Zudei di, 266, 267, 309, 310.
- Francesco Maria, 260, 300* (el Frati del Parolo di, 274.
Conte Francesco Maria). Gabelini et Capitanei de le Porte
- Genepra, 283. di, 258.
- Guido, 176. - Judice di, 219, 241, 318.
Ranibaldus franws, I9 (did.}. - Judice da le Appellatione di, 232,
Recanata (Recanati}, 270. 236, 278, 286.
Reg(g)io l Rez(z}o, 13*, 22*, 179, - Massaro di, 222, 272, e v. Orsini,
182, 183, 186, 187, 190, 197, 203, Ludovico.
207, 218, 219, 221, 229, 230, 237, Officiali da le Gabelle di, 290.
240, 254,*, 265*, 269, 272, 273*, - Offitiale de l'aqua di, 177.
267*, 289*, 295, 300, 301*, 304*, - Podestà l -ade di, 218, 219, 236,
306* . 28o, 284 (Potestas Regif: mitt.),
- Anciani l -tiani del Comune di, 286, 287, 291, e v. Prosperis (de),
175* (dest.), 177* (dest.), 184 * Paulinus.
(dest.), 188* (dest.), 190* (dest.), - Priore di, 28o, 303.
191* (dest.), 192* (dest.), 193* - Reg(g)imento di, 176* (dest.),
(d es t.), 194 * (dest.), 195* (dest.), 182* (dest.), 185* (dest.), 187*
196* (dest.), 197-98* (dest.), 199* (dest.), 224, 241, 242, 250 (Re-
(dest.), zoo* (dest.), 202* (dest.), gimen Regif : mitt.), 259, 318.
203* (dest.), 208* (dest.), 209* - Republica di, 191,
(dest.), 210* (dest.), 257, 267, 28o, - Rochetta di, 256.
303. - Salinaro di, 275.
- Cancellero della Comunitate d i, - Soprastanti ala Equalanza di, 235.
2I7 (Canzellarius), ·271. - Superiore dei Serviti di, 241-42*
Cangilero del Divieto di, 254. (dest.).
- Capitaneo di, v. Sacrati, jacopo. - Vicario del Podestà di, 272.
- Capitaneo del Devedo l Div(i)edo - Vicario del Vescovo di, 264 (v.
di, 206,242,257,271,280,287,292, Adotti, Bonfrancesco).
309 (v. Malvezo, Philip(p)o). Regiana, 186, 221.
- Capitaneo l -io l Conestabile de Resani (di), Francesco, 197.
la Piaz(z)a di, 242, 243, 287, 318. Rhodi, Cavalieri di, 260.
- Citadel(l)a di, 223, 230, 241, 245, Riatus, Andriolus, 2I7 .
246, 257, 264, 274· Rioltorto, 203.
- Comune di, 182, 237. Rivalta, 216, 236.
- Comunità l -ade l -ate di, 177, 184, - Comune di, 216, 236.
186, 187, 190, 192, 194, 196, 198, Rodelia (Roteglia), 284, 288.
210, 214, 215, 221, 231, 235, 241, Rodiano (da), Zanfrancesco, zu.
257, 259, 266, 267, 274, 294. Rodorico, 170.
- Consiglio del Comune l de la Co- Roma, II4* (did.), I2I* (did.); Roma,
munitate di, 188, 240. 122, 310.
- Consiglieri del Comune di, 188* Rossena, 271.
(dest.), 197-98* (dest .). Rosso munaro (il), 230.
- Ducato di, 269, 270, 278, 285, 307. Rubicone, 171.
INDICE DEI NOMI
Rub(i)era, 205, 289 ; Herberal Her- Sc(h)andiano, 183, 186, 187, 189, 193,
beria, 191, 192, 198, 233. 201, 221, 238, 246, 272, 273·
Rug(i)ero, Oppizo, 274. - Canzellero del Comune di, 178.
- Comune di, 192, 197*' (dest.), 200
sabea, terra, 121. -201* (dest.).
Sabion(e), 182, 186, 302. - Massari di, 200-201* (dest.), 302.
- (da), Jacomo, Notaro, 242, e v. - Notaro o Ragionero del Comune
Boiardo. di, 233·
Sacrati, Jacopo, 266* (Cap~taneo a- - Podestà di, 189* (dest.), 230 (dest .),
llwra qui = 1479). 233-34 * (de st .), 238* (dest.), 246*
Saltino (da), magnano, 176. (dest .), 247* (dest.), 248* (dest.),
- Pupino (el), 213.
263* (dest.), 267* (dest.) 268* (dest.),
- Ugolino, 213.
289* (dest.), 302* (dest.).
Salucio (Saluzzo) (de), Lodovico, 304*.
- Sechalco del B. a, 209.
Sam Lorenzo (da), Petro Zoane, 239.
Scita (il), 171 ; Sci ti, 84, 135.
San Bonifacio (di), Silvio, 175*
- il gran re di, 40.
(dest.), 176* (messer lo capitanio),
- scite, erbe, 7r.
178* (dest.), 179* (dest.), 18o*
Sciavi (Slavi), 135.
(dest.), 181* (dest.), 183* (dest.),
184-85* (dest.). Sechia, 190, 196, 202, 208, 209, 210,
270.
Sancto (de), Michele, 193.
Sandello, Antonio, 176, 178. Secho, Francesco, 2n, 249.
Sandeo, Monsignore de, 299· - Marco, 301.
S. Augustino, 251. Sesso l Sexo, famiglia, 280 (quilli da
S. Eulalia, 312. -), 288 (quisti da -).
S. Ilario, 310. - Bernardino, 280, 282, 295, 296.
S. Paulo l Pollo, 275. - Felippino l Filippino l Philippino,
S. Segondo, 306, 307, 308. 280, 284, 29I.
S. Severino (da), Galeazo l Galiazo, - molgiere et :fioli di, 284.
315, 319*· - Francesco, 279, 280, 283-4, 287.
- Giovan Francesco, Conte di Gaiaz- - Francesco, 282.
zo, 286*' 289*' 290*' 294 *' 307* - Ugolino l Ugulino, 279, 28o, 282,
(v. Caiacia). 283, 284, 287, 288, 295·
- Canzellero di, 286. - Zanludovico, 280.
Sarzana, 314, 316, 319. Sextula (Sestola), 206.
Satiri, 132. Sforza, Gian Galeazzo Maria, Duca
Saxolo (Sassuolo), 198. di Milano, 204*, 214*, 221*, 222*
Scaiola l -jola, Delipheo, 280. (dest.), 289.
- Grisanto, 274, 28o*, 306. - Lodovico l Luduico, il Moro, poi
- Guido, I4 (did.), 63 (did.). Duca di Milano, 220, 285, 294,
Scardoa, v. Cardua, Galiazo. 301* (Duca de Barri), 317*, 319*.
Schala (dala), Beatrice, 221* (la Re- Sicilia, Regno di, 172.
gina dala S.). Siena {da), Bulgarino, v. Bulgarini.
INDICE DEI NOMI
PASTORALE
LETTERE
45337
INDICE DEL VOLUME 533
NoTA
Amorum Libri
A) Testimonianze 325
B) La presente edizione . 337
C) Apparato critico 40I
Pastorale
A) Testimonianze
B) La presente edizione
C) Apparato critico •
Lettere
A) 'Testimonianze 444
B) La presente edizione 449
INDICI
Tavola metrica
Indice dei capoversi .
Glossario
Indi ce dei nomi
FINITO DI STAMPARE IL 7 DICEMBRE 1962
DI CITTÀ DI CASTELLO