(1873) Istituzione Di Diritto Civile Italiano PDF
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P ELLO STESSO
/ UTORE
Dilla distinzioni: ni' reni. Commento al Codice Civile Italiano con la legge Romana, le
Sentente dei Dottori e la Giurisprudenza, Secondo Edizione, riveduto e corredata della
Giurisprudenza posteriore alla prima. Firenze, 1870. in 8. It. L. 9. —
Dilli Servitù lsoali. Commento al Codice Civile Italiano con la legge Romana , le Sen-
tenze dei Dottori e la Giurisprudonza. Seconda milione, riveduta o corredata della
Giurisprudenza posteriore alla prima. Firenzo, 1870. in 8 I 9. —
Dilli Locazioni. Commento al Codice Civile Italiano con la legge Romana, le Sentenze dei
Dottori e la Giurisprudenza. Seconda rdixione, riveduta e corredata della Giurispru-
denza posteriore alla prima. Firenze, 1872. in 8 » v. —
Dilli Successioni. Commento al Codice Civile Italiano con la legge Romana , le Sen-
tenze dei Dottori a la Giurisprudenza. - Delle successioni legittime. Firenze , 1878. vo-
lume 1* in 8. (Prima edizione) » 9. —
Studio stoiico sulla successioni legittima delle XII tavole al Codice Civile Italiano. Tesi.
Modena, 1870. in 8 » 5. —
La questioni romana nella seconda fasi k la sua soluzioni. Firenze, 1870. in 8. » 75 —
L' illustre Giurista Romano basa la soluzione sul principio Lidbra Chiesa, Libero Stato.
Dizionario di Legislazione. e Ginrisprudenza civile , commerciale, amministrativa e penale.
Sono pubblicate 67 dispense Ogni dispensa costa
. » 2. —
ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Seconda Edizione riveduta e corredata della Giurisprudenza posteriore all' attuazione del
nuovo Codice Civile.
CONDIZIONI
Tutta l'Opera sarà compresa in 6 volumi in 8. - Il presso d’ ogni volume i di L. 8. — Ojiii
volume ei vende separatamente.
Stono pubblicati
Il volume II. Libro 1. Cho tratta Drllb Pirsonb. Firenze, 1871, in 8. . . IL L. 8. —
» III. » II. Dilla distinzioni di'Bbni, dilla Proprietà, dilli Servitù, dilla
Comunioni e del Possesso. Firenze, 1873. in 8. . . » 8. —
» IV. » III. Dei modi di acquistasi e di trasmkttirb la pbopriitA oli altri
diritti bulli cosi. Parte Prima. Delle Successioni, dei Legati
e delle Donazioni. Firenze, 1872, in 8 » 8. —
V. » III. Dii modi di acquistar! k di trasmkttirb la proprietà b oli altri
diritti sulle cosk. Parte Seconda. Delle Obbligazioni e dei Con-
tratti in genere, del Contratto di Matrimonio, della Vendita,
della Permuta e dell’Enfiteusi. Firenze, 1S73. in 8. » 8. —
VI. » III. Dii modi di acquistar! b di trasmittrrb la proprietà i oli altri
diritti sulle cosi. Parte Terza. Del Contratto di locazione, e di
società, del Mandato, della Transazione, della Costituzione di
rendita, del Contratto vitalizio, del Giuoco o della Scommessa,
del Comodato, del Mutuo, del Deposito, del Pegno, dell'Anticresi,
della Fideiussione, della Trascrizione, dei Privilegi e delle Ipo-
teche, della Separazione del patrimonio del defunto da quello
dell'erede, della Pubblicità dei registri o della Responsabilità dei
conservatori, della Spropriaziono forzata degl' immobili, della Gra-
duazione edella Distribuzione del prezzo fra i creditori, dell’Arresto
personale e della Prescrizione. Firenzo, 1873. io 8. . » 8. —
Sotto il Torchio
Commisto Voi. III.Dilli Servitù prediali stabilite per patto dell’uomo con appindicb
sulle singoli spici! di sbrvitù. Commento ul Codice Civile Italiano con la leggo Ro-
mana, lo Sentenze dei Dottori o la Giurisprudenza. Seconda edizione riveduta o corre-
data della Giurisprudenza posteriore alla primo, in 8. It. L. 9. —
In preparazione
Commento Voi. VI. Dilli Successioni, Voi. II. Avrà por obbietto In 1* parte delle Succes-
sioni testamentarie ossia Della forma e contenuto dei Testamenti. Prima edizione). (
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ISTITUZIONI
DI
LIBRO II.
ri SECONDA EDIZIONE
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•
HIVVDOTA C CUfclUCDATA DILLA UIC RIAHU. DESTA KMSIEKlOkl
FIRENZE
EUGENIO E FILIPPO CAMMELLI
Editori Librai - Piana della Signoria
1873
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Proprietà letteraria
pagina.
M. Monitore dei Tribunali — Giornale Legislazione e Giuris-
di
prudenza civile e penale — numero romano indica volu-
Il il
LIBRO SECONDO
DELLA DISTINZIONE DEI BENI, DELLA PROPRIETÀ, DELLE SERVITÙ,
DELLA COMUNIONE E DEL POSSESSO
SOMMARIO
1. Traminone — Sguardo generale al suhhiotto del libro secondo del Codico civile ossia al
diritto delle coso —
Che siano lo cose in sonso giuridico — Sotto quale aspetto
si chiamino boni — Come i beni siano definiti dalla legge patria; per gli oggetti
suscettivi di proprietà pubblica o privata — Quali cose non siano beni — Divisione
della materia.
/
1
È noto che la compilazione del Codice patrio, come quella del Codice na-
poleonico è stata calcata su quella delle Istituzioni di Giustiniano, imitazione e
quasi copia delie Istituzioni di Gaio. Perciò in quello la voce res ì presa nello
stesso senso, in cui è adoperata nella famosa ripartizione dei diritto romano :
omne ius quo utimur, vel ad personas pertinet, vel ad res, vel ad actiones
(Gaius, I, 8; Inst. § 12, de iure, I, 2). 1
I
Istituzioni Voi,. III. 1
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2 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIaNO
tecnico, per cosa s’intende tutto ciò che può essere Tobbiei,.
un Due elementi adunque racchiude la nozione giuridi
diritto.
Codice patrio definisce essere beni tutte le cose che possono for-
1
mare oggetto di proprietà pubblica o privata (art. 406).
Al contrario tutte le cose che non sono suscettive di possesso
esclusivo, non sono beni in senso giuridico. Tali sono quelle che
la natura ha destinato all’uso comune di tutti; 4 e sono l’aria,
l’alto mare e l’acqua dei fiumi e torrenti, considerati nella sua
r>
1
Rei appellatone... iura continentur (Log. 53, D. de verb. sign. L, 46).
8
Non solum res in stipulatimi deduci possunt, sed etiam facta (
Inst. §7,*
de verb. oblig. Ili, 45).
3 beare est pro-
Bona ex eo dicuntur, quod beant, hoc est, beatos faciunt:
lido cherpuò esser difeso dalla terra ferma, e della quale perciò si considera
quasi una dipendenza (Vedi Laurent, VI, 5). Il diritto romano conteneva una
disposizione analoga (Leg. 3 princ. D. ne quid in loco pub. vel itin. fìat. XLIII, 8).
7
L’acqua corrente dei corsi privati è d’ uso privato dei rivieraschi (Con-
sulta il mio Commento, li, 417 e seg.).
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La proprietà, di cui sono oggetto i beni, esiste pura e com-
pleta, o modificata. ,
TITOLO I
SOMMARIO
2. Sotto quali e quanti aspetti i beni siano considerati dal diritto patrio ; nelle loro qualità
giuridiche e nella loro appartenenza a determinate persone -* Sotto il primo aspetto
i beni ai distinguono in corporali e incorporali, commerciabili e incommerciabili; in
cose che sono in patrimonio e fuor di patrimonio, in fungibili ed infungibili, con-
sumabili ed inconsumabili, divisibili e indivisibili, semplici e composte, suddistinte
queste ultimo in universalità di fatto e in universalità di diritto; in principali ed
\
accessori ;
in immobili o mobili — Queste ultime qualità souo nel patrio diritto le
più importanti.
3. Quali e quante sono le specie di beni immobili; immobili por natura loro, per destina-
zione e per l'oggetto a cui si riferiscono — Quali o quanti siano i beni immobili per
natura loro —
Quali di questi beni divengano sotto date condizioni cose mobili.
4. Quali beni siano immobili por destinazione'— Loro spedo Prima specie, le cose che il —
proprietario di un fondo vi ha poste per il servizio o la coltivazione del medesimo —
Enumerazione di queste cose Seguito — —
Seconda specie: oggetti mobili annessi dal
proprietario ad un fondo o cdifizio per rimanervi stabilmente Loro enumerazione —
Quali siano i principali effetti della iramobilitazione per destinazione — Se e quando
tali oggetti divengano mobili.
5. Quali siano i beni immobili per l’oggetto, cui si riferiscono — Loro enumerazione — Qwù*
delle rendite sullo Stato ?
ti. Dei beni mobili —
Loro duplice specie; secondo che lo sono por natura loro o per deter-
minazione di leggo Quali siaoo — beni mobili per natura loro.
i
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LIB. n. T1T. I. 5
e cose simili. 1
Gl’incorporali sono quelli che mancanti di orga-
nismo materiale non possono percepirsi che colla mente; tali sono
8
tutti i diritti e gli obblighi; nulla rileva che il diritto o l’ obbli-
3
gazione abbia per oggetto una cosa eminentemente corporale.
Commerciabili sono le cose che possono formare obbietto d’un
diritto a favore di qualunque persona che di questo goder possa;
4
altrimenti sono incommerciabili (art. 1116). In generale tutte le
cose sono commerciabili; tale essendo la loro destinazione naturale;
per modo che una cosa non si trova fuori di commercio, se non
in virtù d’una disposizione speciale di legge. Incommerciabili per
diritto patrio sono le cose che fanno parte del demanio dello Stato,
della provincia e del comune. Tutte le altre cose sono in commercio;
nulla rileva che la contrattazione e disposizione di alcune di esse
5
sempre, e di alcune in certi casi, ” siano soggette a restrizioni.
distinzione delle cose in corporali ed incorporali data dal diritto romano, è. giunta
sino a noi nelle scuole (a quanto mi consta, non se ne trova traccia nel Codice
civile patrio) non corrisponde alla verità delle cose ;
perciocché la voce cosa, nel
suo senso tecnico, non si applica punto ai diritti, ma solamente agli oggetti
esteriori che esser possono materia di un diritto; talché non v’hanno che cose
corporali. Tale distinzione deve verosimilmente la sua origine alla circostanza
che il diritto più importante di tutti, cioè la proprietà, atteso la sua immensa
estensione, si confondeva in certa guisa colla cosa cbe ne formava l'obbietto
(Gaius, IV, 48, Inst. § 4, de action. IV, 6), e si considerava perciò come una
cosa corporale, opponendola in tal titolo a tutti gli altri diritti, che furono con-
seguentemente qualificati per cose incorporali (Vat. frag. 92; Inst. § 1-2, reb.
corp. et incorp. II, 2; Leg. 4, § 1, D. de rer. divis.).
4
Inst. princ. de rer. divis. II, 4; Inst. § 4, de leg. II, 20.
5 6
11 commercio di armi proibite ,
di materie venefiche e delle cose delle
quali lo Stato si è riservato il monopolio, appartiene alla prima ipotesi; il com-
mercio dei beni patrimoniali dello Stato, delle province e dei comuni, o i beni
degl'istituti civili od ecclesiastici e il fondo dotale appartiene alla seconda ipotesi.
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6 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi voi. IV, n. 6: consulta pure Inst. § 12-18 e 47, de rer. divis . ;
Leg. 1,
§ 1 in fine, D. de acq. vel amit. poss. XLI, 2; Leg. 1-3, D. prò derel. XLI, 7.
!
Le parole fungibili e infungibili sono moderne: i romani chiamavano le cose
fungibili; res quae functioncm recipiunt in genere ; genera ; quantitates : ma so-
prattutto res quae pondere, numero, vel mensura Constant; e le seconde indica-
vano colle espressioni; res quae functionem recipiunt in specie; e il più delle
1
Inst. § Ì8, de rer. divis.; Leg. 5 princ. D. de rei vind. VI, 1.
!
Vedi voi. V, n. 106; Gaius, III, 168; Inst. princ. quib. mnd. oblig. toll. Ili, 29;
Leg. 51, D. mandati, XVII, 1.
3 Vedi V,
voi. n. 133; Inst. § 2, quib. mod. re contr. obi. HI, li; Inst. § 3,
de empt. et vond. Ili, 23.
4
Vedi Leg. 15, § 4-5, D. de usufr. VII, 1; Leg. 9, § 3, D. de. nsufr. quemad.
con. VII, 9 ;
contro, ma senza valore, Inst. § 2 , de usufr. II, 4 .
5 Vedi Inst. § Leg. 78,
2, de usufr. II. 4 ; Leg. 13, D. de reb. cred. XII, 1 :
C. de solut. XLVI, 3.
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8 1 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Leg. 8, D. de rei vind. VI, 1 ;
Leg. 25, D. de verb. sign. L, i6.
* Vedi Leg. 86, § S, D. de legat. I; Leg. 34, § 8, C. de donat. Vili, 54.
3 *
Leg. 5, princ. D. de stipili, serv. XLV, 3; Leg. 17, D. de servit. Vili, 1.
5
Leg. l i e 17, D. de servit.; Leg. 2 c 10, D. quernad. serv. amit. Vili, 6.
6 Vedi voi. V, n. 30.
7
Vedi Leg. 30 princ. de usurp. XLI, 3.
8
Vedi Leg. 30 princ. D. eod.; Leg. 23, § Sin fine, D. de rei vind. VI, 4 ;
'
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)
LIB. II.
1
TIT. I. 9
1
Vedi Leg. 30 princ. D. de usurp.
7
Vedi Leg. IO, § 8 Leg. 31, D. quib. mod. usufr. amit. VII,
; 4.
3
Vedi Leg. 1, § 3; Leg. ! o 3 princ D. de rei vind.
1
Vedi Leg. 66, D. cod.
5 Vedi Dig. de hered. pet. V, 3.
* Consulta In&V § 26-30, de rer. divis. II, I ; Leg. 23, § 2, 3 e 5, D. de
rei vind. VI, I
;
Leg. <7, § 3. 8 e 9, D. de act. empt. vend. XIX, 2 Leg. 19, ;
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10 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
3
sori per destinazione; c ) i frutti e i prodotti organici di una cosa;
d) l’accrescimento di valore che un obbietto abbia per effetto di
1
lmpensae necessaria^, quae si non factae cssent, rcs peritura aut detcrior
futura (Ulpianus, VI, 15; Leg.
sìt. 1, § 1-3; Leg. S c 3 princ. D. de irop. io
res dot. fact. XXV, 1).
* lmpensae utiles ,
quibus res fructuosior effecta est (Ulpianus, VI, 16;
Leg. 5, § 6, D. eod.) „
5
lmpensae voluptuariae quibus ncque omissis, res dcterior fuerit, ncque factis
fructuosior effecta est (Ulpianus, VI, 17; Leg. 7, princ. D. eod.).
4
Leg. 19, § 13, D. de auro, arg. leg. XXXIV, *
5
Vedi appresso, n. 5 e 7.
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LIB. II. TIT. I. 11
1
In diritto romano l'importanza della distinzione dei boni in mobili ed im-
mobili, non era capitale, come nel giure patrio. Invero, come osserva in pro-
posito il Van Watl#r
(I,
§ 78 in fine) primieramente i romani non l’applicavano
che agli oggetti corporali e non ai diritti: perchè a questi per non poter essere
compresi che dall' intelletto, non potevano adattarsi le nozioni di mobiliti) o im-
mobilità. Ma anche in ordine alle cose corporali ,
la distinzione suddetta non
presentava che una utilità secondaria ;
in quanto che era limitata ai tre se-
guenti punti; t° il tempo necessario per la usucapione era più lungo per gl' im-
mobili che per i mobili; 2° alcuni diritti ossiano le servitù reali, l’enfiteusi e
la superficie, non si esercitavano che sopra gl’immobili; 3° il suolo immobile
per eccellenza si divideva col solo tracciarvi delie linee, non essendo d’altra parte
neppure possibile una separazione effettiva ;
mentre al contrario questa separa-
zione era necessaria por dividere una cosa mobile.
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12 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
7
ferrovie. La qualità d’immobili delle fabbriche, dei mulini, degli
edilìzi e di ogni altra costruzione è indipendente dalla materia
1
Vedi Leg. 115, 211 e 241, D. de verb. sign. L, 16; Log. 1, § 3, 4 e 6;
Leg. 8, § 15, D. de vi, XLlli, 46; Leg. 4, § 1,D. usufr. quem. cav. VII, 9.
* Orane quod incdificatur, solo cedit (Leg. 40, D. deact, empt. vend. XIX, 1).
3 Vedi Lucca, 1 luglio 1871, A. V, 2, 29.
4
Leg. 18, D. de act. empt. vend.; Toullier e Duvcrgier, III, 11, nota e ;
Mar-
cadé, art. 519, li; Boileui, Coramentaire sur le code Napoléon, art. 54 8 e 549;
Demolorabe, IX, 105; Aubry e Rau. V, 414.
II,
§ 464, pag. 5; Laurent,
5
Motivi de'Codici per gli Starti sardi, Cod. civ. voi. I, pag. 414 ; mio Com-
mento, I, n. 16.
* Demante, Cours analy. II, 341 bis, I ;
Domolombe, IX, 125 ;
Aubry c Rau,
loc. cit. ;
Laurent, V, 409 ;
mio Commeato, loe. cit.
7 Laurent, V ,
410.
LIB. II. TIT. I.
i
13
2
fondersi con gl’ immobili per destinazione.
' In secondo luogo sono immobili per natura loro i mulini, i
1
Vedi Leg. 18, cit. ;
Toullier, Duvergicr, Marcadé, Boileux, Dcmolombe,
Aubry o Bau, loc. cit.; Laurent, V, 41 2 ; mio Commento, loc. cit.
* Vedi appresso, pag. 22, note 3-4.
3 La causa efficiente dell* immobilitazione del galleggiante è l’essere questo
parte della fabbrica immobile piantata sulla riva ;
laonde i modi di attaccamento
non possono considerarsi, come elementi essenziali, e quindi non può ritenersi
come tassativa la enumerazione che ue fa la legge (Consulta il mio Commento,
voi. cit. n. 19).
4
Vedi il mio Commento, voi. e n. cit.
5 Motivi de'Codici per gli Stati sardi, I, 414 e 415; mio Commento, I, 19.
6
Motivi de’Codici per gli Stati sardi, 1, 412.
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14 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
nel terreno per farveli vegeterò. 2 Del reste non rileva che gli
alberi formino bosco di alto fuste, bosco ceduo e semenzaio, o
vegetino isolati ;
nè che siano nati spontaneamente o vi siano
3
stati pianteti . Si debbono però eccettuare gli alberi dei semenzai
piantati dall’usufruttuario, dall’affittuario, dal creditore antierotico
o altro detenere; perchè in tal fatte deve ravvisarsi un modo
di godimene e non la formazione di un accessorio del terreno. 4
1
Leg. 40, § 1, de aet. empt. vend. XIX, 1.
3 *
Duranton, IV, 44 Delvincourt, art. 521; Marcadó, art. 520 e 521; De-
;
molombe, IX, 146 e 147; Aubry e Rau, !oc. cit. ; mio Comin. I, 24.
*
Il Laurent (V, 420) ammette questa decisione nel caso d’ aflìtto e perciò
anche in ogni altro caso, in cui il diritto del possessore non sia ebe mobile. Ma
quanto a quelli che hanno suila cosa un diritto reale, è d’avviso che gli alberi
dei semenzai debbano riputarsi come immobili. Questa decisione è incontrasta-
bile ove si tratti del diritto di enfiteusi e di superficie (quest’ultimo il Laurent
dà per esempio), ma a mio avviso, non può essere applicato all’usufruttuario
per la ragione esposta nel testo.
5
Proc. verb. 22, II.
V
1
LIB. II. TIT. I. 15
3
cui scaturiscono o sono raccolti o per cui scorrono (art. 412).
Sono pure immobili i canali che deducono le acque in un edifizio
o fondo, e fanno parte dell’ edifizio o del fondo a cui le acque
devono servire (
art. 412 alinea ). E indifferente che essi siano
1
Inst. de rer divis. § 32; Demolombe, IX, 130.
3
Duranton, IV, 40; Aubry e Rau, tom. cit. § 464, pag. 8, nota 44; Lau-
rent, V, 449.
3
Vedi Leg. 44, D. quod vi aut ciani, XLIII, 24; Garnier, Régime des
eaux, I, 4.
*
Vedi il miQ Commento I, 23.
5 Vedi voi. VI, n. 242 e seg.
16 ISTITUZIONI DI DIKITTO CIVILE ITALIANO
'
* .Merliu, Kép. v° Meublé, § 49, Troplong, De la vente, I, 35S ;
Demo-
lombe, IX, 160-181; Laurent, V, 4?!i e seg.; vedi il mio Commento voi. I, n. SI.
!
Demolombe, IX, 488-190 ;
Valette, Des hvpoth. pag. ?S3 e seg. ;
Pont, Des
hypoth. I. 36 i ; C. C. Torino, 9 maggio 4 867. G. Ili, 355.
3
In generale per diritto romano non erano considerati come immobili per
destinazione gli oggetti mobili, posti in un fondo dal proprietario pel servizio e la
coltura del medesimo (Vedi Leg. 17 iu mcd. D. do inslr. vel. instr. leg. XXXIII, 7;
Leg. 46, comb. colla Leg. 45, in fine, D. do act. empt. verni. XIX, 4; Leg. 47,
princ. D cod.; vedi tuttavia Leg. 45, D. de act. empt. vend. vers. in piscina;
Leg. 9, § 4, D. de usufr. VII, 1 ;
Leg. 17, § S, D. eod. ;
Van Watter, Cours
élém. du droit rom. § 78; Droit civil en vigueur en Belgique annoté d’après
I,
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LIB. II. TIT. I. 17
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18 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
pollame. 1
Se un animale sia o no addetto alla coltura è questione
di fatto: molto vale che siavi adatto e si trovi nel fondo, e più
ancora che vi sia necessario ;
e Rau, tmn. cit. § 164, pag. Il; Laurent, V, 443 c seg; mio
Commento, voi.
cit. n. 19.
!
Leg. 47, D. ile act. empt. vend. ;
Duranton.IV, 69; Demolombe, IX, ISO;
Laurent, V, 451-453.
5 Demolombo, IX, 147 bis.
*
Consulta, ma ad un tempo tieni conto delle loro discreparne, e delle differenze
cbo passano fra il Codice francese e il patrio, consulta dico, Duranton, IV, 57 e 58.
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LIB. II. TIT. I. 19
4
contrario tali non sono se vi siano ammassati per farne com-
1
o nelle stalle della città; 2
mercio, o siano trasportati nei fienili
5° '
I piccioni delle colombaie, i conigli delle conigliere e i
3
pesci delle peschiere, non che ogni specie di selvaggina rac-
chiusa in un parco, come lepri, caprioli, cinghiali; ma non i
bigatti ;
\
6° Gli alveari che sono mezzo di speciale produzione del i
1
Laurent, V, 459.
8
Leg. 17, § 2, de act. empt. vend. XIX, 2 ; Demolombe, loc. cit.
3
Più che per destinazione questi animali sono immobili per una specie di
accessione (art. 462, imperciocché essi godono della loro libertà naturale, e non
li possediamo che come proprietari della conigliera, della peschiera e della co-
lombaia. Per ragione inversa gli stessi animali che fossero chiusi in gabbie, in celle,
vivai, vasche, si debbouo ritenere cose mobili (Proudhon, op. cit. 1,123,125 o 127;
Mareadé e Boileux, loc. cit.; Demolombe, IX, 275; Aubry e Rau, tom. e § cit.
pag. 14 ;
Laurent, V, 450). Dobbiamo inoltre avvertire che questi animali sono
a torto compresi in questo articolo; perciocché la destinazione del proprietario
non è rigorosamente necessaria, per ridurli immobili, considerandosi tali, quan-
tunque siano stati posti nel fondo da un estraneo.
4
Mareadé, Aubry e Rau e Boileux, loc. cit. ;
Demolombe, IX, 278.
5
Consulta Duranton, IV, 61 ;
Laurent, V, 448.
6
Consulta il mio Commento, voi. e loc. cit.
7
Demolombe, IX, 253; mio Commento, voi. cit. n. 35.
20 ISTITUZIONI DI DIRITTO CITILE ITALIANO
$S 4, n. 5; Demolombe, IX, 265-274, 348 e seg. ; Marcadé, art. 524. IV: Aubry
e Rau, toro, e § cit. pag. 4 4 e seg.; Laurent. V. 163 e scg.
a hy Chioqle
LIB. II. TIT. I. 21
1
Leggesi nel testo tutte le altre cose; da questa espressione potrebbe alcuno
dedurre che le cose nominato precedentemente sieno escluse, e che le cose le
quali non possono rendersi immobili dal proprietario, destinandole esso medesimo
al servizio e alla coltivazione del fondo, divengano tali, consegnate all’affittuario
o al mezzaiuolo per la medesima destinazione. Ma tale deduzione sarebbe ingiu-
stificabile ed erronea, perciocché la destinazione o è efficace in ambedue i casi,
o non più ne! secondo che nel primo caso. Inoltre l’ immobilitazione per desti-
nazione è opera della legge e perciò non è io potere dei privati estenderla ad
altri oggetti, mancando loro la potenza creatrice delia medesima (consulta De-
molombe, IX, 834 ;
mio Commento, I, 36).
2
Processo Verbale, 82, IV; vedi Demolorabe, IX, 280 ;
Aubry e Rau, tona,
cit. § 164, pag. 13, nota 37; Laurent, V, 448 in fine.
3
Laurent, V. 437.
4
Vedi il mio Commento, voi. cit. n. 37.
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22 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
!
1
Anche per diritto romano erano considerati come immobili per destinazione
tutti gli oggetti mobili che il proprietario vi aveva unito a perpetua dimora (Vedi
' Motivi de’Codici per gli Stati sardi, I, 418; Duranton, IV, 45 ;
Marcadè,
art. 524, IV; Deraolombe, IX, 309 e scg. ;
Aubry e Rati, II, § 164, pag. 19,
testo e nota 67; mio Commento, voi. cit. n. 21 e seg.; consulta pure Laurent, V>
469 e scg.
* Demolombe, IX, *83; Aubry c Rau, § 164, pag. *0.
s
Laurent, V, 47*.
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24 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Leg. 47, § 4, 6, 10 e 41 ; Leg. 18, § 4, D. de act. empt. vend. ;
dalla scelta che della cosa farà il debitore o il creditore cui spetti. 3
-i Infine se Fazione ha per oggetto al tempo stesso cosa mobile
e cosa immobile, F azione sarebbe in parte mobile e in parte
1
Aubry e Rau, II, § 165, pag. 26 testo e nota 12; Laurent, V, 492; contro
Toullier, II, 166; Demolombe, IX, 354 e seg. Ma se il venditore dimandasse il
1
Aubry e Rau, loc. cit.
8
Consulta su queste diverse proposizioni, Merlin, Rép. v° Biens, § 1,n. 8;
Troplong, Du contr. de mariage, 1, 414 ; Taulier, li, 150; Demolombe, IX, 34 i>
e 403; Aubry e Rau, li, § 164 bis, pag. 21 e seg.; C. C. Torino, 25 agosto 1866,
A. I, 1, 100.
3
Vedi sopra n. 3, vers. In secondo luoqo.
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1
LIB. IU TIT. I. 27
la grandezza, e quand’ anche sieno destinati a rimaner sempre
nello stesso luogo (art. 419).
3
t Sono ancora mobili per loro natura i materiali provenienti
dalla demolizione di un edilìzio (art. 420). * Per demolizione si
Vedi Boileux, art. 531 ; Àubry e Rau, tom. cit. § 464 bis.
1
5
Leg. 47, § IO, D. de act. empt. vend. XIX, 4 ; Leg. 18, D. de contr.
empt. XVIII, 4; Malerille e Delvincourt, art. 532; Toullier, HI, 19; Duran-
ton, IV, 414 ;
Marcadé, art. 532, I ; Demolombe, IX, 140 c seg. ;
Aubry e Rau,
tom. cit. § 164, pag. 9, nota, 49; contro Laurent, V, 422.
4
Duranton, IV, 413; Marcadé, loc. cit.; Demolombe, IX, 149 c seg.; Aubry e
Rau, Laurent, loc. cit. e 498.
5
Vedi Leg. 47, § 40, D. de act. empt. vend. e Leg. 48, § 4.
‘ Consulta Demolombe, IX, 399; Laurent, V, 498.
7
Secondo il diritto romano erano mobili per determinazione di legge le
azioni reati relative ad oggetti mobili, in quanto cbe formavano una cosa sola
con questi; ma non mai le azioni personali.
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.
1
Consulta intorno a queste diverse proposizioni, Demolombc, IX, 406-424;
Aubry c Rau, II, § 465, pag. 27-28; Laurent, 495; Mancini, Pisanelli e Scialoia,
Com. del Cod. di proc. civ. per gli Stati sardi, I, 2, I ; mio Commento I, 50 e 51
1
Pardessus, op. cit. n. 1089 : Aubry e Rau, loc. cit.; Demolombe, IX, 405.
3
Vedi voi. VI, n. 57 ; consulta pure Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, li, 36;
Demolombe, Aubry e Rau, loc. cit.
4
Goujet e Merger, Diction. du droit commerc. v° Action; Pardessus, Cours
du droit commerc. 992; Bravard-Veyriérs, I, 253 e seg. ;
Aubry e Rau, tom.e
§ cit. pag. 26 testo e nota 19 ;
Laurent, V, 502 e seg.
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LIB. II. TIT. I. 29
1
La rendita è un diritto a prestazioni periodiche o in denaro, o in generi.
Essa può essere perpetua o temporanea. La durata temporanea può avere un
termine fisso od incerto : quando questo sia costituito dalla morte di quello che
ha il diritto, la rendita chiamasi vitalizia, che cioè durerò per tutta la vita
dell’avente diritto. Tanto la rendita perpetua quanto la temporanea può essere
costituita quale correspettivo della cessione o d’ un immobile, come se ti ven-
dessi la mia casa per la rendita di lire 2000 annue, o d’un mobile, come se ti
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30 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
' Consulta Durantoo, IV, 168 e seg.; Demolombe, IX, 44; Aubry e Rau,
toni, e § cit. 22 e seg. Laurent, V, 314-524; Processo verbale, 22, VI; mio
;
Commento, voi. cit. pag. 58-62, Torino, 6 dicembre 1867, G. V, 168; Casale,
10 febbraio 1808, G. V, 218; C- C. Napoli, 13 marzo 1870, A. V, I, 133.
ernpt. XVIII, 1 ;
Leg. 14 princ. D. de aquir. rer. doni. XLI, I); debbo avvertire
pero che il lido del maree l’acqua corrente si noveravano fra le re* commones
omnium, anziché fra le res publicae (Vedi Inst. § I, eod.).
E lido del mare tutto lo spazio bagnato dal massimo flutto degli
ondeggiamenti periodici e regolari; 2
3° Le porte, le mura, le fosse, i bastioni delle piazze da
guerra e delle fortezze (art. cit.);
4° 3
I fiumi e i torrenti (art. cit.). Per torrenti s’ intendono
non momentanei provenienti da pioggia o da scioglimenti
i corsi
di nevi, sibbene corsi di acqua perenne, minori de’ fiumi e non
i
1
Consulta Laurent, VI, 28 e seg.
1
Inst. § 3, de rer. divis. Il, 4; Leg. 96, D. de verb. flg. L, 46 ; Merlin,
Rép. v° Uivages de la mer; Garnicr, Regime des eaux, n. 24; Demoiombe, IX, 457
bis; Aubry e Rau, II,
§ 169, pag. 39 testo e nota 6; Laurent, VI, 6.
3 Van Watter {Droit
II civil ec. sopra cit. pag. 67, art. 538) osserva non
d’acqua navigabili o atti al trasporto: là ove il volume dell'acqua non era de-
cisivo in uno o in altro senso, si riferivano all’ opinione dei rivieraschi (Leg. 4,
•
§ I, D. do flum. XLIII, 42); questa opinione dipendeva dalla navigabilità dei
corsi d’acqua o dalla loro attitudine al trasporto? È assai probabile (vedi Leg. 4,
sardi, parte II, lib. I, tit. VII, capo Vili, sez. 4, u. 889; mio Commento, voi.
cit. n. 67; Sentenza del Consiglio d’ Intendenza di Nizza, B. VI, 3, 486.
32 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Romagnosi, Della ragion civile delle acque nella rurale economia, Pre-
nozioni, § XI.
* Ripa ea putatur esse, quae plenissimum flumen continet (
Leg. 2, § 1, D. de
flum. ne quid in flum. XL1II, 12). Ripae cedunt ex quo primum a plano ver-
gere incipit usque ad aquam (Leg. cit. § 2). Consulta Relazione Pisanelli, II, 3 ;
Relazione della Commissione del Senato, II, o; vedi pure quanto al diritto romano,
Inst. § 4, de rer. div. ;
Leg. 5 princ. D. de div. rer. ;
Leg. Io, D. de acquir.
rer. dom. XLI, 1
3
Leg. 112, D. de verb. sign.; Pisanelli, Scialoia e Mancini, op. cit. n. 908..
* 5
Dico quanto alla destinazione; perciocché quanto all’appartenenza, esse souo
quasi proprietà delle società concessionarie (Consulta David, Traité de la legisla-
10. Fanno poi parte del patrimonio dello Stato tutti i beni che
gli appartengono in proprietà, che cioè non sono destinati al-
l’uso pubblico, sebbene anch’essi tornino a vantaggio pubblico,
venendone impinguato l’erario.
Vanno a far parte del medesimo que’beni demaniali che ces-
sano di essere destinati all’ uso pubblico o comune, e incomin-
ciano a divenire di uso privato ed esclusivo dello Stato, come le
fortificazioni o le piazze da guerra soppresse, i terreni delle
strade nazionali chiuse, e altri simili beni.
* Consulta Leg. 4
,
princ de rer. div. 1, 8 ;
Pardessus, Traitè des servitudes,
n. 37 e il) : Daviel, n. 46, 63, 332 c 333; Deranlombe, IX, 457 ; mio Commento,
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34 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Del resto possono far parte del patrimonio dello Stato tutti i
1
Consulta Toullier, VI, <63; Vazeille, De. la prescr. I, 171-174; Foucart, n. 797;
Aubry e Rau, II, § <jp, pag. 43; mio Commento, voi. cit. n. 70.
* Vedi Legge 20 nov. ^59, e Legge 25 giug. <866.
3
Consulta Napoli, 29 aprile <867, A. I, 2, 363. — Anche in diritto romano le
res universitatis avevano un’ analoga distinzione (Consulta Inst. § 6 princ. eod.;
Leg. 6, § I, D. de rer. di vis. ; Leg. 1,§ <, D. quod cuiusq. univ. Ili, 4; Log. <,
princ. D. de verb.
§ princ. in fine D. de rer. div. comò, con le Leg. <5, <6, 17
sigi). L. <6.
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1
Beni patrimoniali, sia della provincia, sia del comune, sono poi
quelli che non sono addetti ad un uso pubblico. Essi, e special-
mente quelli del comune, possono distinguersi in due classi ;
(art. 2114).
12. 1 beni degl’istituti civili ed ecclesiastici e degli altri corpi
morali appartengono ai malesimi; in quanto le leggi del Regno
riconoscono in essi la capacità di acquistare e di possedere (art. 433). 4
I beni degl’istituti ecclesiastici sono soggetti alle leggi civili
e non si possono alienare senza l’ autorizzazione del Governo
(art. 434).
I beni non indicati superiormente appartengono ai privati
(art. 435).
1
Delle cose che i Romani chiamavano diurni turis e distinguevano in sacras,
'
Mio Commento,
Vedi Casale, t9 gennaio 4866, A.
I, 74.
I, t, 44.
^
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TITOLO 11
DELLA PROPRIETÀ
CAPO I.
NOZIONI GENERALI
SOMMARIO
Ili Traminone — Sguardo generale ai diritti reali e personali — Caratteri propri di quelli —
Loro cause — Loro enumerazione — Di quali di essi in questo libro si tratti; della
proprietà e delle servitù.
14. Che cosa sia la proprietà — Quali ne siano i suoi principali attributi ;
quelli di disporre
o di godere —
Distinzione che ne sogue, della proprietà in perfetta ed imperfetta —
Carattere essenziale della proprietà è quello di essere assoluta
: Conseguenze che —
ne derivano; 6 un diritto anche esclusivo; perpetuo ed irrevocabile di natura sua;
si presume piena e libera; ne emergono nel proprietario le azioni rivendicatori* e
negatoria e di stabilimento di termini o diritto di chiusura Queste prerogative —
possono venir limitate?
15. Dell' azione ri vendicatori» —
Che cosa sia —
A chi appartenga; al proprietario, all’ en-
fi tenta, al marito rispetto ai beni dotali — Cho debba dall' attore; il suo
provarsi
diritto di proprietà e il possesso del convenuto — Regole che governano la prova
della proprietà — Quid, so la detta azione sia esercitata dall'enfiteuta o dal marito —
Regole che riguardano il secondo capo di prova.
16. Seguito —Contro chi possa sperimentarsi l'azione r vendicatola contro possessori di
;
i
rimentarsi — Rispetto a quali beni — Entro qual tempo debba provarsi nel giudìzio
di rettificazione di confine — Dei mezzi di prova in rapporto al presente obbietto —
Quid, se la prova manchi ?
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23. Seguito. —A che tendano le anzidetto duo azioni —A carico di chi aiano le spese ne-
cessarie per ottenoro lo scopo delle medesime.
24. Seguito. — Effetti delle azioni medesime.
25. Del diritto di chiusura appartenente al proprietario — Intorno a quali fondi sia eserci-
bile — Con quali mezzi possano chiudersi — Rispetto dovuto ai diritti di servitù gra-
vanti sai fondi che si chiudono.
2tL Diritto del propriotario di non essere costretto a cadere la sua proprieth o a permettere
che altri uè faccia uso —
Eccezione a cui è soggetta questa regola per causa di
pubblica utilità o necessità.
4 v *
1
Dominium est piena in re potcstas (Inst. § 4, de usufr. Il, 4). La voce pro-
prietà si prende anche in un significato più esteso, per indicare tutto ciò che
ad alcuno appartiene, o si trova nel suo patrimonio. Allora sotto la nozione di
proprietà si comprendono tutti i diritti indistintamente ;
e in tal senso può
parlarsi della proprietà di una servitù, di un pegno, di una eredità c di un
credito (art. e arg. art. 1538). Vedi Inst. § 7, de hered. qual, et diff. 11, 19:
Log. 3, D. si usufr. pet. VII, 7 ;
Leg. 48, princ. D. de hered. inst. XXVIII ;
Leg. 8, princ. D. de reb. auct. iud. poss. XLII, 5. — Il testo dell’articolo 436.
definendo la proprietà, non determina che una cosa per formarne oggetto deve
essere corporale; mala mancanza di tale determinazione ha motivo da ciò, che
il Codice civile patrio non contiene la distinzione delle cose in corporali ed incor-
porali ;
e non può perciò inferirsene che eziandio le cose incorporali possano for-
mare oggetto di proprietà, presa questa parola nel suo senso tecnico: al contrario
gli articoli 438, 439, e in generale tutti quelli che compongono la legge delle
accessioni, indicano che il diritto di proprietà non può avere per oggetto se non
cose corporali. Nè osta l’articolo 437, in cui si dichiara che le produzioni dell’in-
gegno appartengono ai loro autori ;
essendo il loro diritto non proprietà, ma un
diritto sui generis (Consulta la legge sui diritti spettanti agli autori delle opere
deir mgegno, n. 2237 della Raccolta ufficiale). Neppure osta l’articolo 1538, in
cui la voce proprietà è presa in senso improprio (Consulta Doveri, I, 451, nota 1.).
* Vedi sopra n. 2, pag. 5, nota 1-2-3.
.
1
Qui iure suo utitur, neminein ledit (Vedi per le pià importanti applicazioni
di questa massima Leg. 9 e <4, D. de servit. praed. urb. Vili, 2 ;
Leg. 8,
§ 5, D. Si serv. vind. Vili, 5; Leg. 24, § 12, D. de damno inf. XXXIX, 2 ;
Leg. 21, D. de aqua et aquae pluv. are. XXXIX, 3; Leg. 131, 153, § 1, D. de
reg. iur. L, 17 ; Leg. 8 e 9, C. de serv. et aqua. III, 31.
!
Quanto all' enfiteusi, vedi sopra n. 5.
3
Consulta Inst. § 1, de serv. II, 3; Leg. 2, D. de serv. praed. urb. Vili, 2 ;
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40 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
rivendicatoria, 1
e la negatoria per far rispetlare il suo diritto,
medesimo.
15. L’azione rivendicatoria è quella con cui il proprietario di una
cosa dimanda contro il possessore o il detentore della medesima
il riconoscimento del suo diritto di proprietà, e in conseguenza,
la restituzione della cosa stessa con ogni accessione (art. 435). 2
Non deve esser confusa colle azioni con cui il medesimo pro-
prietario dimanda la restituzione di una cosa in forza di un diritto
personale; quali sono esempligrazia, le azioni di comodato, de-
posito, locazione e simili, contro il comodatario, il depositario e
1’ affittuario.
L’ azione rivendicatoria compete ad ogni proprietario il cui
diritto sia intieramente sconosciuto dal terzo possessore della cosa
sua. Perchè adunque alla medesima si faccia luogo, occorre da
una parte che l’attore abbia la proprietà della cosa che rivendica,
e dall’ altra che il convenuto la possegga. Nulla rileva del resto
che proprietario sia lo Stato, la provincia, il comune, un istituto
1
L’azione pubbliciana del diritto romano non è riconosciuta dal diritto patrio
(Consulta Borsari, op. cit. II, § 856 e 857; Laurent, VI, 156).
* Inst. de act. § 2, fin. Leg. 1, § 1, de rei vind.; Leg. 25, D. de oblig. et
act.; consulta Aubry
Rau, II, § 219, pag. 389 testo e nota
e 1; Laurent, VI, 156;
ma vedi appresso, questo stesso n. versic. Ma non prova.
L1B. II. TIT. II. CAP. I. 41
sotto condizione.
1
Non si richiede neppure che il proprietario i
teuta ;
perocché assomigliato sotto tutti i riguardi ad un pro-
prietario, ne ha tutti i diritti, de’ quali fa parte la rivendicatoria
4
(art. e arg. art. 1562).
Infine appartiene al marito, rispetto ai beni dotali della sua
moglie; essendo investito del potere di esercitare tutte lo azioni
concernenti la dote (art. 1399).
mento della sua azione; deve cioè provare il suo diritto di pro-
prietà e il possesso del convenuto. 5 Anche in questa materia, il
•'
valutare la prova addotta è cómpito del magistrato del merito.
Quanto al primo capo, se egli non riesce a provare il suo
diritto, non riprende la cosa, essendo assoluto dal giudizio il reo
7
e in pari causa meìior est conditio possidentis ; senza che inte-
ressi punto di ricercare a chi spettino i beni indicati nella dimanda
di rivendicazione; quand’anche sia escluso che spettino al con-
8 La prova deve esser piena, perciocché la proprietà che
venuto.
1
Leg. 66, D. de rei vind.
* Leg. SO, § 4, D. tit. cit. con la Lcg. S3, D. de acq. vel amit. possess.
3 Consulta Voet. VI, I, 4, e lo Leggi che cita.
*
Vedi Leg. 73, § t ;
Leg. 74 e 75, D. de rei vind. VI, 4.; Leg. 4, § 4;
Leg. 9 e 3, D. si ager. vectig. pet. VI, 3.
5 Leg. D. de rei vind.; Leg.
9, 4 6, C. de prob.
* C. C. Firenze, SI novembre 4870, L. XI, 75.
7
Lcg. 4S8, D. de rcg. iuris; Leg. 9, D. e Lcg. S4, C. de rei vind.; consulta
pure C. C. Napoli, 48 gennaio 4870, A. IV, 4, S77 ;
Perugia, SS decembrc 4870,
A. IV, S, 54S.
* Perugia, SS decembre 4 870, A. IV, S, 549.
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1
42 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Taccio della occupazione che nelle cose immobili è divenuta pressoché im-
possibile, e nelle cose mobili non ha quasi niuna efficacia di fronte alla massima,
che riguardo ad esse il possesso vale titolo.
3
*
Questo principio e i suoi tre corollari sono ammessi comunemente dai
Dottori e dalla Giurisprudenza. Sono invece vivamente combattuti da Laurent, VI,
<69 e seg.
*
Leg. 23, D. de rei vind.;vedi pure C. C. Torino, 17 luglio 1872, A. VI, 1, 337.
m ed by
; ,
1
UB. II. TIT. II. CAP. I. 43
titoli stessi ;
chè se questi titoli emanano da diversi autori, la
dimanda deve essere rigettata, e il reo convenuto mantenuto in
possesso per la massima, or ora ricordata, che in j>ari causa
melior est causa possidenti s, * a meno che l’attore non riesca a
provare che il suo autore avrebbe vinto quello del reo convenuto,
se la lite si fosse agitata fra questi due, perocché in questo caso
trovereblie precisa applicazione la regola che nemo plus iuns in
alium transferre potest quam ipse haberet
3° Quando l’ attori' non produce alcun titolo a sostegno della
sua dimanda, e invoca soltanto atti antichi di possesso, o pre-
sunzioni, la presunzione di proprietà derivante da un possesso
esclusivo e ben determinato del reo convenuto deve prevalere
per quanto possano esser gravi le circostanze di fatto militanti
a favore dell’attore (art. 687). In caso contrario spetta al giudice
bilanciare fra loro le presunzioni rispettivamente invocate da
ciascuna delle due parti, e ammettere o rigettare la dimanda,
3
secondo il risultato di questo esame comparativo.
In ogni caso la prova della proprietà è perfetta rolla sola
prova dell’ ac quisto adunque, se il convenuto alleghi che in
;
1
Leg. 49, C. eod.; Voet, VI, 1, *4.
* Leg. 9, § 1, D. de pub. in rem. act.
3 Fabro
Leg. 14, § 4, D. de per. .t coni, rei vind. ;
in Cod. de rei vind.,
e Lib. 4, tit. 14, def. 14 ;
Aubry e Rau, II, § 119, pag. 390 e seg.
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/
44 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
diritto, die fosse messa a carico dell attore, sarebbe negativa, e
1
perciò essenzialmente difficile e qualche volta impossibile.
\ La prova della proprietà può farsi con tutti i mezzi, non escluse
2
le presunzioni.
La prova della proprietà include necessariamente quella della
identità della cosa che si rivendica; perciocché il diritto di pro-
3
prietà suppone
5 determinato individualmente il suo obbietto.
1
Se la rivendicatoria sia esercitata dall enfiteuta o dal marito
rispetto ai beni dotali, deve provarsi dal primo il suo diritto
enfiteutico; dal secondo la proprietà di sua moglie; diritto e
4
proprietà che in questi casi sono di quella il fondamento.
Quanto al secondo capo di prova, cioè al possesso del conve-
nuto, se questi confessa di possedere, la sua confessione tien
1
luogo di prova, giusta i principi generali di diritto, e all attore
quindi non resta che provare la sua proprietà. Ma se il conve-
nuto nega di possedere, e T attore provi in contrario che quegli
possiede, reputo che il primo non possa condannarsi a restituire al
secondo il possesso della cosa, indipendentemente dalla prova della
,
proprietà; ma che questi debba invece insistere nel giudizio di
rivendicazione e provare la sua proprietà per riavere la cosa, come
obbietto del suo diritto.
16. L’azione rivendicatoria può sperimentarsi contro qualsiasi
n
possessore di buona o di mala fede, e contro qualsiasi deten-
7
tore, qualunque sia la causa del loro possesso e della loro
1
Vedi Leg. 12, D. de prob. XXII, 3 ;
Leg. I, C. end. IV, 19; C. C. Firenze,
18 gennaio 1869, A, III, 1, 37; consulta pure C. C. Napoli, 3 giugno 1869,
A, III,di, 209.
3
2
C. C. Firenze, 18 gennaio t86g, A.
centra 1870, A. IV, 2, 607.
Leg. 6, D. de rei vind.
*
Leg. 2, G. de probat. Leg. 28, C. de
\ Ili,
rei
1, 37; vedi pure Lucca
; ;
5
La decisione contraria della Legge 80, D. de rei vind. non può trovar
posto nel diritto patrio.
6
C. C. Firenze, 12 febbraio 1872, A, VI; 1, 68.
7
Chiamasi possessore di buona fede colui che possiede come proprietario, in
virtù di un titolo abile a trasferire il dominio, ignorando i vizi dello stesso titolo,
e possessore di mala fede quello che manca di tal titolo, o ne conosce i vizi
(art. 701).Detentore poi è quegli che possiedi- per altri, come l’ affittuario, il
I
LIB. II. TIT. II. CAP. I. 45
' Leg. 9, D. de rei vind.j Anbry e Rau, 11, cit. pag. 390 testo e nota 3.
§
* Leg. 5! e 42, D. de rei vind.
3 La decisione conlraria del diritto romano (Leg. 27, § 3, D. eod.) non è
conciliabile col testo dell' articolo 439.
4
Leg. 1t9, D. de reg. iur.; Arg. Leg. 4, § 4 D. alien, iud. mut. caus.
,
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46 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Leg. 2, C. ubi in rem aci. exerc. debeat, III, 19.
2
Vedi Leg. I, § 3 princ.; Leg. 56, D. de rei vind.
3
Vedi Leg. 4, § 3 io fine; Leg. 2 e 3 princ. D. eod.
*
Vedi Leg. 35, § 3; Leg. 76, D. eod. consulta pure
;
V an Wetter, I, § 4 2 1 ,
pag. 423.
5
Leg. 76 e 3, § 2, D. de rei vind.
6 diligenze, perchè l’acquirente
Quest’obbligo di ricupera si riduce a fare le
1
La legge stabilisce nel citato articolo 439 un diritto alternativo a favore
del proprietario ;
cioè, o di avere il valore della cosa dal reo convenuto, che ha
cessato di possederla, ovvero di rivendicarla dall’attuale possessore, quando questi
non l’abbia usucapita ;
altrimenti il possessore intimato potrebbe indirettamente
costringere il proprietario alla cessione della sua proprietà, contrariamente a ciò
che la legge stabilisce nell’articolo 438. È appena da notarsi che il proprietario,
dopo avere esercitato con effetto l’uno dei due diritti, non può valersi dell’altro;
chè altrimenti sarebbe respinto coll’eccezione di dolo (Consulta il mio Commento,
voi. cit. o. 102).
1
Consulta C. C. Torino, 31 maggio 1872, A. VI, 1, 291.
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48 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta il mio Commento, voi. cit. n. <07 e seg.
* Questa eccezione si chiamava in diritto romano, exceptio domimi, ed anche,
exceptio si ea res possessoris non sii. o si non suus est {Vedi Leg. <6, <7, D. do
pubi. act. VI, 2; Leg. 4, § 31 in line, I) de doli mali except. XI. IV, 4).
3 Questa eccezione chiamava
si in diritto romano exceptio rei tradttae cl
t'enditae (Vedi Dig. de cxc. rei vend. XXI, 3;, e dai moderni interpreti è indicata
colla nota forinola, quem de etdettone ienet actio,eumdem aaentem repellit exceptio,
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LIB. II. TIT. II. CAP. I. 49
1
Vedi sopra n. 45; vedi pure Leg. 46. D. de servit. VITI, 4 ;
Leg. 3, § 3,
D. de op. novi nunc. XXXIX, 4.
* Inst. § 2 in fine, de act. IV, 6 ; Leg. 2, princ. Si serv. vind. Vili, 5.
3
Vedi Aubry e Rau, II, § 249, pag. 398.
*
Vedi Leg. 8, § 5, Leg. 17. § 2 , D. si serv. vind. ; vedi pure Leg. 49
princ. D. de servit. praed. urb. Vili, 2; Leg. 13, 4 i e 47 princ. D. si serv. vind.
5
Vedi Leg. 27, § 4, D. de sferv. praed. urb. VITI, 2; Leg. 41, D. si serv.
vind. Vili, 5 . >
6
Vedi sopra n. *
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50 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Tale decisione è vivamente controversa ;
ma teode sempre a prevalere, ed
1 by Google
* LIB. II. TIT. II. CAP. I. 51
3
nale; nel secondo è reale. Inoltre, nel primo caso segnatamente,
è doppia, nel senso che ciascuna delle parti contendenti ha la
doppia qualità di attore e di convenuto, e la causa è eguale per
entrambe; ma riguardo all’ ordine del giudizio, si ha per attore
quegjj che lo promuove; perciò ad esso incombe, almeno in primo
*
ordine, la prova del suo diritto. Se poi l’attore non dimandi già
che gli sia restituita quella parte di fondo che dalla rettificazione
dei confini risultasse essergli stata usurpata, ma chieda invece
che gli sia restituita una data parte che determina specificamente
nell’atto introduttivo del giudizio, trattasi allora di pura riven-
5
dicazione e non di regolamento di confine.
22. L’una e l’altra azione competono ad ogni proprietario anche a
titolo rivocabile, agli enfitcuti, agli usufruttuari ed usuari, avendo
relazioni obbligatorie derivanti dalla comunione (Vedi pure Leg. 22, § 4, D. fam.
ercisc. X, ! ;
Leg. 4, D. comuni divid. X, 3; Leg. 1, § 1, C. de ano. except.
VII, 40], bipiano, è vero, lo chiamò miste, ma nel senso di giudizi doppi (Leg. 37,
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1
52 '
ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
finché dura la
5
comunione, perchè agirebbe almeno in parte contro
3
di sé; nemmeno può valersene l’ affittuario e gli altri detentori
non solo contro il proprietario che avesse un fondo vicino qll' af-
fittato, ma neppure contro i terzi.
4
1 8
Consulta Leg. 4, § 8, D. fin. rcg.; Pardessus, op. cit. 448 e 331; Marcadé,
art. 646, Il e III; Duranton, V, 857 ;
Aubry e Rau, II, § 199, pag. 183.
3
Leg. 4, § 7, eod.
4
Toullicr, II, 181; Duranton, V, 555; Domante,
181 e II, 100 bis; Toul-
lier, il, 375 ;
Demolombe, XI, 857-160.
5
Vedi sopra n. 16 e Leg. 4, § 9, D. fin. reg.
d
. Leg. 4, § 10; Leg. 5, D. fio. reg;. Pardessus, 118; Demolombe, XI, 866;
Aubry e Rau, loc. cit.
7
Duranton, V, 859 ; Demolombe, XI, 869.
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LIB. II. TIT. II. CAP. I. 53
gano a demolire le opere fatte ed a rispettare i limiti di que’beni
demaniali. 1
Ma potrò agire giudizialmente contro di lui pel ri-
1
Giusta il diritto romano, potevano sperimentarsi in tali ipotesi o V actio
viae reiectae , o gl’interdetti ne quid in loco publico vel itinere fiat, o ne quid
in flamine publico fiat (Vedi Lcg. 3 princ. e § 1,D. de via pub. XL1II, <1,
Leg. 2 princ. e § <-2, D. ne quid in loco pub. XLUI, 8; Leg.4,§ 5,D. fin. reg.X,4;
Leg. 4, princ. § 4-2, D. ne quid in flum. pub. XLIH, 13 ;
Leg. 5, comb. con la
adiudicatione, controversiani dirimat (Leg. 4,§ 1,D. fin. rcg. X. 1). Ma per diritto
patrio i proprietari soltanto possono procedere ad un allineamento per reciproca
comodità, quando il confine corra irregolare ed angoloso mediante la permuta
degli angoli rientranti co’ salienti, accid il confine cammini in linea retta o a
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LIB. II. T1T. II. CAP. I. 55
1
Delvincourt,1, 457, oot. 7; Toullier, II, 170; Pardessus, oper. cit. n. 4 30; De-
mante, II, u00 bis, IV; Demolombe, XI, 244; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 125;
C. C. Firenze cit.
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56 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
(art. cit.).
«
CAPO II.
#
SOMMARIO
27. A che si «stenda la proprietà del suolo; allo spazio sovrastante al suolo o al sottosuolo —
Regolamento dell'esercizio di essa rispetto a questi duo obbietti.
28. Seguito — La proprietà del suolo può esser mai distinta dal soprasuolo e dal sottosuolo T
— Di questo possono distintamente concepirsi in senso giuridico duo strati?
29. Della estensione del diritto di proprietà alle accessioni — Che cosa sia il diritto di ac-
* cessione — Quale ne sia il principio fondumeotalo — Di quante specie sia!' acces-
sione; naturale e artificiale — In quali e quanti modi possa aver luogo la prima ;
per
produzione o per incorporamonto.
30- A chi per diritto di accessione appartengano i prodotti della cosa; al proprietario di
questa — Che cosa siano prodotti in senso generale — Comprende frutti naturali
i i
e civili — Che cosa essi siano — Che cosa siano prodotti in senso stretto — Obbligo
i
del propriotario che raccoglie i fratti, di rimborsare i terzi delle Bpese di coltura
delle somonti e opere da loro fatte.
81. Del diritto d'accessione che si opera per incorporamento o unione rispetto a cose im-
mobili o mobili — Relativamento allo primo, può avere tre diverse applicazioni.
32. Prima applicazione, o del diritto di accessione relativamente a costruzioni, piantagioni
ed opere che possono farsi sopra o disotto al suolo Prindipio fondamontale ; il —
proprietario od egli solo può faro cotali opere —
Conseguenza di tal principio pre- :
torrenti —
Varie specie dei medesimi Principio comune— Prima e seconda specie— :
Qui do m in us est soli, dominus est coeli et in ferorum (art. 440). L’eser-
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58 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
' Il sottosuolo e il soprasuolo sono elementi costitutivi del suolo stesso, da non
potersi questo concepire separato in una maniera assoluta dal sottosuolo e dal
soprasuolo j
perocché non sarebbe altro che una specie di superficie geometrica,
senza alcuno spessore, un'astrazione. Tuttavia la legge distingue 4° la superfi-
cie; 2° Io spazio soprastante alla superficie; 3° tutto ciò che si trova sopra la
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LIB. II. TIT. II. CAP. II. 59
per quel diritto che la proprietà di una cosa, sia mobile, sia im-
mobile, attribuisce su tutto ciò che essa produce o che vi si unisce
tanto naturalmente quanto coll’arte (art. 443). 1
1
L’accessione per diritto romano non era un modo di acquistare la proprietà;
imperocché i modi di acquistare presso i Romani erano l’Occupazione, la Tra-
dizione, la Mancipazionc, la Cessione giuridica, l’Usucapione, l’Aggiudicazione,
e la Legge (Vedi Gaius, Comm. II, passim). Nè tale è per diritto patrio (Rela-
zione Pisanelli, II, 2 }. Essa è una estensione o uno sviluppamento de! diritto
di proprietà. In verità, io divengo proprietario della cosa accessoria, solo perchè
lo sono della principale, della quale l'accessoria segue la sorte; così divengo
proprietario della costruzione o piantagione fatta sul mio suolo, perchè di questo
ho la proprietà; così del terreno di alluvione che al mio fondo si unisce; così dei
frutti che la pianta mia produce; così dei parti delle mie bestie; così della pittura
fatta alla mia parete e della doratura fatta alla mia statua. Che in fatto qui vi
sia acquisto non può dubitarsi, mentre le costruzioni e le piantagioni, e i frutti
e i parti, insoiuma tutte le cose costituenti accessioni entrano nel mio patrimonio.
Ma, riflette con altri Marcadé (art. 546, I), in diritto e dal punto di vista giuridico
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.
I prodotti in senso stretto sono gli oggetti che la cosa non è de-
stinata a produrre e a riprodurre regolarmente; e ne formano in-
vece quasi una parte integrante e non si separano da essa che
accidentalmente e straordinariamente; tali sono esempligrazia, i
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LIB. II. TIT. II. CAP. II. 61
1
Importa grandemente distinguere le opere dirette alla produzione de’frutti
da quelle che costituiscono miglioramenti del fondo, essendo rette da leggi ben
diverse. Per regola le opere di miglioramento debbono avere un carattere di
stabiliti e durata, e perciò atte a procuraro vantaggi per molti anni, mentre
l'opera che è servita alla produzione dei frutti non ha vita oltre l'officio, che
ha adempiuto. Nos generaliter definiemus, dice Ulpiano (Leg. 3, § 4, D. de im-
pensis in res dotales faclis) mullum interesse, ad perpetuarti utilitatem agri vel
ad eam, quae non ad praesentis temporis pertineat, an vero ad praesentis anni
fructuum.
* Noto appena che le regole che saranno in appresso esposte, nen sono appli-
cabili ai casi in cui alcuno abbia fatto costruzioni e piantagioni nel fondo altrui,
in base ad una convenzione stipulata col proprietario di questo; poiché allora
i diritti e gli obblighi rispettivi delle due parti debbono desumersi dalla con-
venzione medesima; ciò è vero, quand'anche il proprietario abbia mancato per
parte sua all’ adempimento della convenzione medesima (Consulta C. C. Torino,
4 giugno 1873, M. XIV, 731).
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62 . ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
*
Duranton, IV, 372; Demolombe, IX, 654; Boileux, art. 653.
2
Consulta C. C. Firenze, 21 aprile 1870, L. XI, 505.
3
Demolombe, IX, 697 bis; Aubry e Rau, II, § 192, pag. 179-180.
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,
‘ Demolomhc, IX, 663 ; Aubry e Rau, II, § SOI, pag. 257 vedi Leg. 1, § I
;
D. de tigno iuncto; Motivi del Codice civile per gli Stati sardi, t. 4, p. 469.
* Vedi Leg.
4, D. de tigno iuncto, XLVI, 3.
che quegli che avesse venduto un edilìzio per farlo demolire, o una piantagione
per farla atterrare, possa opporsi alla demolizione e allo spiantamento, assogget-
tandosi al risarcimento de' danni, dovendo la conservazione dell’ odifìzio e della
piantagione prevalere alla esecuzione del contratto (Leg. 5t, D. de contr. empt.;
Leg. 44, § 2, D. de leg. 4; Leg. 2, C. de aedif. priv.; Demolombe, IX, 668 e seg.;
mio Commento, 4, 474 ;
contro Aubry e Rau, II, § cit. pag. 258-239 testo
e nota 4).
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64 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
divenuti immobili di natura loro; è indifferente che sarebbero
potuti divenire immobili per destinazione, atteso il modo di an-
nessione, ove fossero stati impiegati dal padrone in fondo proprio;
e quando, benché divenuti immobili per natura loro, possano levarsi
senza distrugger l’opera costrutta e senza far perire la piantagione,
2
sia recente, sia antica (art. 449); cessando in ambedue i casi la
ragione del diniego della rivendicazione. Adunque fra le altre cose,
egli potrà rivendicare gli specchi, i quadri e altri ornamenti, le
statue benché annicchiate, le tegole, le porte, e le finestre, benché
messe Le spese della separazione dei materiali sono a
in opera.
carico di colui che con l’ indebito impiego di questi le rese neces-
1
Maleville, art. 554; Toullier, III, 426 Duranton.IV, 374, not. 2
; ;
Marcadó,
art. 554; Demolombe, IX, 663 e 666; Aubry e Rau, Ioc. cit.
* Vedi mio Commento, I, <70.
* Inst. de rer. divis. § 29 ; Leg. 7, § 40, D. de aquir. rer. dom., e Leg. 4
e D. de tigno iuncto; Tonllier, IH, 425 e 426; Demante, II, 391 bis; Marcadé,
art. 554,1; Demolombe, IX, 661 ;
Aubry e Rau, loc. cit ;
mio Commento, I, 468
e 469 ;
contro Duranton, IV, 374 ;
Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, ir, 4 09.
scelta di pagargli il valore dei materiali col prezzo della mano
d’opera, o l’aumento del valore recato al fondo (art. cit.).
1
Consulta, intorno a queste diverse proposizioni, Duvergier, Du louage, I,
§ 204, pag. 159; Laurent, VI, 263; vedi pure il mio Commento, 1, 184.
s
La disposizione dell’articolo 450 è incontrastabilmente applicabile all’ ipotesi
proposta, e il regolamento do’ respettivi diritti ed obblighi deve farsi fra il co-
struttore o il piantatore e il proprietario (Taulier, II, 274; Demolombe, IX. 768).
ISTITUZIONI VOL. Ili- 5
.
opere; e che queste siano state fatte coll’ impiego dei frutti di
È però raccomandato grandemente dall’equità che il
1
quello.
proprietario, se non abbia mezzi per rimborsare il costruttore o
piantatore di buonafede, possa e debba costituire a favore di
questo una rendita garantita da ipoteca o da altra cauzione,
all’effetto di poter eseguire per tal via, non impossibile, nè
gravosa per lui, sicura pel terzo, il pagamento della detta in-
dennità. Infatti nè quegli può costringersi a vendere i suoi beni
0 contrarre debiti per pagare il costruttore o piantatore di buona
fede, nè questi a levare le opere con gravissimo suo detrimento.
Se poi il terzo fosse di mala fede, il temperamento non potrebbe
essere che facoltativo pel proprietario, accettabilissimo sempre
per l’altro.
1
Delvincourt, II, 3, nota 5; Duranton, IV, 37; Deraolombe, IX, 679; Aubry
e Rau § 204, pag. 260 testo e nota 15; contro Marcadé, art. 565, III;
,
II,
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68 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILR ITALIANO
!
1
Vedi il mio Commento, I, 194 e seg.
s mio Commento,
Consulta il voi. cit. n. 197.
4
Vedi i Motivi dei Codici per gli Stati sardi, I, 47? eseg. ; e il mio Com-
mento, voi. cit. n. 197.
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LIB. II. TIT. II. CAP. II. 69
debito verso il costruttore o piantatore, a nulla più sarà tenuto
verso il padrone della materia. 1
1
Non faccia difficoltà che la disposizione dell’articolo 4i>4 sia concepita in ter-
mini generali ed assoluti; perocché il legislatore ha avuto in mira di proteggere
con essa il diritto di accessione, appartenente al proprietario del suolo, contro il
1
Vedi i Motivi de’ (iodici per gli Stati sardi, I, 47* ;
mio Commento, voi. cit.
n. *00; Torino, 15 febbraio 1867, versic. Che non sussiste, G. IV, *61
8
Vedi il mio Commento, I, 901.
* Consulta Torino, 17 febbraio 1867 cit.
4
Vedi i Motivi de’Codici per gli Stati sardi,!, 471 e seg.
5
Vedi il mio Commento, voi. cit. n *0*, *03
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•
-s
LIB. II. TIT. II. CAP. II. 71
1
II testo della Legge dice che potranno F edifizio e il suolo occupato essere
dichiarati di proprietà del costruttore, e non già che saranno dichiarati (Vedi
i Motivi dei Codici por gli Stati sardi, I, 474 e seg.).
72 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
1
Consulta il mio Commento, I, 208.
* Est alluvio incrementum latens. Per alluvionem autcm id videtur adiici,
quod ita paullatim adiicitur, ut intelligi non possit quantum quoquo temporis
momento adiiciatur (Inst. § 80, de rer. div. II, 1).
3
Bartolo, Thiberiades, p. 626, col. 1, n. 4; Demolombe, X, 47; Aubry e Rau, II,
1
Chardon, Droit d’alluvion, n. 459; Garnier, Régime des eaux, I, 249; David,
Traité de la legislation et do la statistique des cours d’ eaux, 130 c 133;
I,
Proudhon, Dom. pubi. IV, 1371; Boileux, art. 556; Demolombe, X, 46 ; Aubry
e Rau, tom. e § cit. pag. 247-248; Pisanelli, Mancini, Scialoia, opera cit. I, 2, 904.
* Chardon, op. cit.
35; David, III, 848 bis; Dcraolombe. X, 17 e 48; Aubry
e Rau, tom. e § cit. pag. 249 testo e nota 4.
3
Questa condizione sembra a primo avviso superflua; perocché se ralluvione
e il terreno abbandonato non aderiscono al fondo aderiranno certamente all’alveo,
e questa aderenza basta perchè siane attribuita la proprietà ai rivieraschi. Non-
dimeno è da riflettere attentamente, che se manca l’aderenza, l’accrescimento
di terra può essere isola, isoletta ed unione di terra, e queste ne’fiumi e torrenti
navigabili ed atti al trasporto appartengono allo Stato, e negli altri a’ rivieraschi
in modo e proporzioni ben diverse che l’alluvione.
4
David, op. cit. I, 192; Demolombe, X, 55; Aubry e Rau, tom. e § cit.
pag. 250 ; Casale, 3 febbraio 1868, G. V, 181.
74 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
i
1
Consulta intorno a queste diverse proposizioni il mio Commento, voi. cit.
n. 232.
2
Oaviel, I, <32 bis; Proudhon, opera cit. IV, <284 Chardon, op. ;
cit. 52;
Massé e Vergè su Zachariae, II, 7<2; Demolombe, X, 53.
3 <3^
Contro Daviel, li, bis.
4
Consulta il mio Commento, voi. cit. n. 229.
5
Vedi Casale, 29 marzo 1873, G. X, 446.
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LIB. II. TIT. IL CAP. II. 75
rivieraschi della stessa sponda, col metodo che loro sembri mi-
gliore. La divisione però deve esser fatta in modo che ciascun ri-
2
fondo, a cui ha acceduto; cosi esempligrazia, sono compresi nel
legato, nel gius di retratto e in generale nella risoluzione della
3
proprietà del fondo medesimo. Del pari sono comuni ai compro-
prietari di questo. Infine con questo sono enfiteutici, dotali, e
soggetti alle ipoteche, all’usufrutto, alle servitù e. in generale a
4
tutti i pesi di cui è gravato il fondo al quale hanno acceduto.
Parimente il diritto dell’affittuario si estende sull’alluvione e sul
terreno abbandonato senza o con aumento di fitto; socondoch’è
lieve o considerevole, ma in questo caso l’affittuario ha la facoltà
1
Consulta sui vari sistemi di attribuzione e ripartizione della proprietà delle
alluvioni, la Relazione del chiarissimo Pisanelli sul Progetto dpi Codice civile ;
Processi verbali 23, 28 e 35, e il mio Commento, voi. cit. n. 234 e 235.
2
Leg. 11, § 7, D. de pub. in rem act.; Bartolo de flum. tit. I, p. 628, col. 2 ;
Demolombe, X, 84.
3
Leg. 24, § 2, D. de leg. 2°, ; XXX
Leg. 18, D. de legat. 3°, XXXII;
Chardon, op. cit. 154; Proudhon, 1296; Daviel, I, 140; Garnier, Régime des
eaux, I, 242; Demolombe, X, 96.
4
Leg. 9, § 4, D. de usufr.
5
Marcadé, art. 1722, HI; Demolombe, X, 95; mio Commento, voi. cit. n. 237.
76 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
dall altra parte, che non acquisti alcun diritto sopra la terra
1
lungo la riva che l acqua ricopre nei casi di straordinaria escre-
scenza (art. 455 alinea). Se però le acque del lago e dello stagno
ricoprano costantemente per trentanni zone di terreni altrui, il
1
David, I. 140.
2
Lacus et stagna licet interdum crcscant, interdum exarescant, suos taraen
terminos retinent, ideoque in bis ius alluvionis non adquiscitur (
Leg. 11 princ.
D. de aq. res dota.).
3
Consulta Toullier, III, 139; David, II, 813-814; Demolombe, X, 33.
4
Demolombe, X, 43, e mio Commento, voi. cit. n. 242 e 243.
5
Vedi Leg. I, §1, D. de aqua et aqu. pluv. are. ; Leg. 2, D. do damno inf.,
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1
LIB. II. TIT. II. CAP. II. 77
staccato.
Chiamasi terreno staccato quello che un fiume o un torrente
per istantanea forza stacca da un fondo contiguo al suo corso
e lo trasporta verso un fondo inferiore o verso l’opposta riva
(art. 456).
Questo terreno può accedere al fondo altrui per addizione o
per sovrapposizione ; secondochè vi si unisce dalla parte della
riva o vi si soprappone.
A differenza di ciò che si verifica nell’alluvione, può rimanere
noto il proprietario del terreno staccato. Ove ciò sia, questi ne
conserva la proprietà; non avendo virtù traslativa di proprietà
la violenza delle lo ha staccato dal fondo, di cui era
acque che
8
una parte. Quindi segue che egli ha il diritto di reclamarla
(art. 456).
1
Pardessus, Dcs servitudes, n. 80; Duranton. IV, 4-1
3 ;
Dcmolonìbe. X, 30.
* Daviel, I, 168; Demolombe, X, 32; Aubrv e Rau, li, § 203, pag. 252 e se g.
3
In»t. § 2, de rer. div. II, 1.
4
1
Se, invece di una parte di un fondo, fossero trasportate sui poderi altrui
cose mobili, come travi, materiali e cose simili, queste potrebbero rivendicarsi
a norma del diritto comune, non essendo oggetti del diritto di accessione {Vedi
Leg. 9, § i, D. de damno infecto; Cepolla, De servit. pred. ruct. cap. 42, 97 ;
Demolombe, X, 104).
s
Nel caso di soprapposizione è riconosciuto nel proprietario del fondo il diritto
d’interrogare quello del terreno staccato sulla intenzione che ha, riguardo a
questo, per prender norma uella coltivazione (Vedi Proudhon, IV, 4283 ;
Chardon,
op. cit. n. 88 ;
Daviel, 1, 53 ;
Demolombe, X, 4 4 0, e specialmente Aubry e Rau, II,
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LIB. II. TIT. II. CAP. II. 79
dell’ esportazione (art. cit.). Quanto ai danni che gli può aver
cagionato l'awi nimento dell’addizione o soprapposizione del me-
desimo terreno, deve sopportarli lui, come provenienti da forza
maggiore. 1
'
Aubry e Rau, II, §103 testo e nota 13; Laurent, VI, 299.
* Daviel, I, 174; Demolotnbe, X, 103; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 131 e 133.
1
Vedi Leg. 30, § 1, D. de aquir. rer. dom.; Marcadé, art. 560, 561, I.
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;
1
Vedi sopra n. 63; Demolombe, X, 155 e seg.
' Leg. 56 princ. D. de aq. rer doni.; Proudhon, Du doni. pub. IV, 1 286
Demolombe, X, 127; Aubry e Rau, II, § 203, pag. 255-256.
3
Mio Commento, 1. 259 ;
ma vedi in senso contrario Log. 65, § 3, D. de
aquir. rer. dom ;
Hennequin, 1,208; Demolombe, X, 127.
4
La legge dice che il proprietario ne conserra la proprietà. Notisi la diffe-
renza fra l'articolo 456 c il 459: in quello è concesso al proprietario della parte
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LIB. II. TIT. II. CAP. II. 81
Ma per la causa stessa per cui le isole che si formano ne’ fiumi
e torrenti navigabili, sono attribuite allo Stato, è concesso a questo
il diritto di farsi cedere la proprietà, mediante pagamento di
un’indennità proporzionata, quand’anche manchi la causa di pub-
2
blica utilità.
Questo diritto di acquisto appartiene allo Stato, quand’anche il
ramo del fiume o torrente che separa l’isola dalla riva, sia esso
stesso navigabile e atto al trasporto o no; perciocché non imme-
ritamente può considerarsi parte del fiume o torrente navigabile,
e dall’altra parte l’interesse della navigazione può esigere l’acqui-
sto di tale isola.
39. La quinta ed ultima specie di accessione fluviale è l’alveo
abbandonato dal fiume o dal torrente che si è formato un nuovo
letto. L’alveo abbandonato appartiene ai rivieraschi dell’ una e
dell’ altra sponda; senza distinguere, se il fiume o torrente era
navigabile e atto al trasporto o no (art. 461). Appartiene loro dal
momento in cui cessa di esser destinato all’uso pubblico del corso
dell’acqua; la qual cosa ha luogo allora che il corso del fiume siasi
stabilito in modo regolare e costante nel nuovo alveo.
1
Daviel, II, 35o; Chardon, op. cit. n. 184 e 182; Demolomhe, X, 163.
2
Leg. 7, § 6, D. 30, § 3, de aq. rer. dom.; Taulier, II, 287; Hennequin, I. 308;
Demolombe, X, 470.
3
Consulta Casale, 28 marzo 1873, G. X, 427.
4
Inst. § 2, 44 e 43, D. de rer. divis.; Leg. 4 , § 4 e Leg. o, § 2 e seg. D. de
aq. rer. dom.
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HB. II. TIT. II. CAP. II. 83
(arg. a contr. art. 711).
1
Mansuefatti infine sono i selvatici ch’ab-
principio che quello sulle cose immobili; che cioè l’accessorio segue
il principale, a tal segno che le regole speciali che siamo per
esporre, non sono che l’applicazione di quel principio.
Esso, in generale, è regolato sui principi di equità naturale,
ma in determinati casi va soggetto a regole speciali, le quali
inoltre debbono servire di norma al giudice nei casi non pre-
veduti (art. 463).
11 mèdesimo diritto, relativamente alle cose mobili, può aver
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84 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
senza notabile detrimento. In questo caso ciascuno de proprietari
ritiene la proprietà della cosa sua e ha diritto di ottenerne la
separazione e rivendicarla. Ma quando le cose non possono sepa-
rarsi che con notabile detrimento, è attribuita al proprietario della
1
cosa principale la proprietà dell accessorio (art. 464).
É cosa principale quella a cui l’altra non fu unita che per uso,
< -
, ornamento o compimento; cosi l’impugnatura è accessorio della
spada, il ricamo dell’abito, la cornice del quadro ecc. Se tale
regola sia inapplicabile, si reputa principale quella che è più no-
tabile per valore, e se i valori sono approssimativamente eguali,
quella che è più notabile per volume (art. 465 e 467). Ma se la
cosa unita per ornamento o compimento sia m^lto più
uso,
preziosa dell’altra, non cede regolarmente alla principale; invece
il proprietario di essa ha la scelta o di appropriarsi il tutto o di
1
Demolombe, X, 101; mio Commento, voi. cit. n. 184-183.
‘ Inst.
§ 17 e 18, IX de rer. divii.; Leg. la, D. de aq. rer. dom.; Demolom-
be, X, 484.
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86 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
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TITOLO III.
DELLE SERVITÙ
CAPO I.
NOZIONI GENERALI
SOMMARIO
42. Che coaa siano le servitù — Quali siano i suoi caratteri — È un diritto reale; conse-
guente — Non può avere per obbietto che certi servigi particolari imposti ad nna
cosa: conseguenze, specialmente rispetto all’aggravamento dello cosa altrui Deve —
essere costituita a profitto di una persona o di un fondo: conseguenze, specialmente
rispetto alla loro inalienabilità.
43. Principi fondamentali dello servitù —
Sono limitazioni della proprietà: conseguenze — De-
vono urreeure un vantaggio ad una persona o ad un fondo: conseguenze Sono in- —
conseguenze.
divisibili;
44. Specie di servitù —
Sono personali e prediali o reali Loro concetto — Condizioni —
essenziali por la esistenza di una servitù prediale: conseguenze.
45. Dell’ azione confessoria.
1
Vedi Leg. 90, D. de verb. sign. L, 46.
Leg. 23, § 2, de serv. praed. rust. XIII, 3; Leg. 42, D. com. praed. Vili, 4 ;
*
Leg. 2 princ. D. si serv. vind. Vili, 5; Leg. 20, § 4 , D. de aquir. rer. dora. XLI, 4 ;
Leg* 3, C. eod.
88 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi appresso n. 45.
* Leg. 5 princ. D. si usufr. pet. VII, 6; Leg. i6, D. de serv. praed. urb. VUI, 5;
Leg. 33, § 4 , D. de serv. praed. rust. Vili, 3.
s
Leg. 46, § I, D. de serv. Vili, 1; Leg. 6, § i, Si serv. vind. Vili, 5.
4
Leg. 15 princ. D. de servit. Vili, 1; Leg. 28, D. de serv. praed. urb. Vili, t;
Leg. 5, D. de serv. praed. rust. Vili, 3.
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LIB. II. TIT. III. CAP. I. 89
servizi speciali e giammai conferisce al titolare la facoltà di usare
della cosa in modo assoluto; mentre questo potere appartiene
all’ enfiteuta.
1
Consulta Gaius, II, 30; Inst. § 3, de usufr. II, 4; Iost. princ. de usu et ha-
bit. II, 5.
2
Leg. 23, § 2; Leg. 33, § 1; Leg. 36, D. de serv. praed. rust.VIII, 3; Leg. 20,
/ non può aversi per eseguito se non quando è per intero compiuto.
>
j Questa regola però vien meno rispetto all’usufrutto che, avendo
•
,,
per obbietto dei frutti suscettivi di divisione, é conseguentemente
9
divisibile (arg. art. 885).
Da questo principio deriva che le servitù non possono né acqui-
starsi, né perdersi per parti (art. 671-672). 10 Quindi pel primo capo,
la promessa e il legato di una porzione di servitù saranno assolu-
1
Servitus servituti eSse non potcst (
Leg. 1 princ. D. de usu et usufr. per
leg. dat. XXX, 2).
5
Leg. 4 princ. si serv. vind. Vili, 6.
3
Leg. 9, D. si serv. vind.
4
Vedi C. C. Napoli, 15 settembre 1870, L. XI, 53.
8
Leg. 15 e 19, D. eod.
6
Vedi Leg. 15, D. de servit.
7 Leg. 3 e 15, D. de serv. praed. urb.; Leg. 8, § D. si serv. vind.; Leg. 3
1,
temente nulli ;
e la obbligazione di costituire una servitù è indi-
5 un fondo che appartenga a più
visibile. * Sotto lo st(*sso aspetto,
1
Leg. <1, D. de servit. Vili, 4.
8
Leg. 4 4 cit
3
Leg. 47, D. de serv.; Leg. 25, § 9, D. fam. ercisc. X, 2 Leg. ; 2, § 2, D. de
verb. obi. XLV, 4.
1
Leg. 2, D. de serv.; Leg. 40 princ. de aqua et aq. pluv. are. XXXFX, 3;
Leg. 49, 28, D. de serv. praed. rusl. Vili, 3; Leg. 5 in fine, D. cono, praed. Vili, 4;
Leg. 8, § 4 in fine, de serv.; Leg. 48 in fine, D. de serv. praed. rust. Vili, 3.
5
Leg. 6, § 3, D. com. praed. Vili, 4.
6
Leg. 34 princ. D. de serv. praed. rust.
7
Leg. 8, § 4, D. de serv.; Leg. 30,
§ 4, D. de serv. praed. nrb.; Leg. 440, § 2,
D. de verb. obi. XLV, 4.
8
Leg. 2 e 8, § 1; Leg. 9, D. quemad. servit. amit. Vili, 6.
* Leg. 4 e45 princ. D.de servit.; Leg. 20, § 3, D. de serv. praed. rust. Vili, 3;
Leg. 8, § 3 in fine, D. de lib. leg. XXXIV, 3.
s
piano di una casa, posso gravarlo della servitù altìus non tollendi,
1
Vedi Leg. 4 e 37, D. de serv. praed. rust. Vili, 3.
* Vedi Inst. § 3, de servit. II, 3; Leg. 4, § 4, D. coro, praed. Vili, 4.
3
Leg. 2, § 86 e 27, D. ne quid in loco pub. fiat; Leg. 6, C. de op. pub.
4
Leg. 2, § 2; Leg. 14, D.de serv. praed. rust.; Leg. 4, D. de aqua quot. et aestiva.
5
Consulta Laurent. Vili, 220 e seg.
6
A proposito giudicava la Corte di cassazione di Torino che non gravava
già di servitù prediale 1* edifìzio suo, ma assumeva una obbligazione personale
-5 ^.
LIB. II. TIT. III. CAP. I. 93
2
servitù ; è però (ben inteso che la esistenza della servitù è
3
subordinata al verificarsi della necessaria condizione. Da questo
principio, che è il fondamento di tutto il diritto delle servitù pre-
«
94 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
passeggero e temporaneo. 1
Questo carattere inoltre non impedisce
che le servitù prediali stabilir si possano a tempo certo od incerto
(arg. art. 602 e 604);
5° Finalmente le servitù prediali sono immobili per l’oggetto
cui si riferiscono (art. 415).
45. Le servitù danno luogo a due azioni ;
alla negatoria di cui
fu superiormente parlato, * e alla confessoria. Questa è l’azione
reale che il titolare di una servitù sperimenta contro un terzo che
gliela contesta, all’ effetto che sia riconosciuto competergli e sia
pronunziata corrispondente condanna contro il suo avversario
Può essere sperimentata non solo dal proprietario del fondo
dominante, ma anche dall’enfiteuta, e dal marito rispetto ai beni
vitali di sua moglie. Anche l’usufruttuario, in base al suo diritto
di usufrutto, può valersene. Se più sono titolari, ciascuno può e i
patrio la perpetuità della causa, richiesta dal diritto romano (Leg. J8 in fine,
D. de serv. praed. urb. Vili, 2 ;
Leg. unica, § 4, de fante, XLIII, 22). Se tale
fosse mai il suo concetto, non potrei approvarlo.
2
Vedi sopra n. 20.
3
Vedi sopra n. 20.
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95
CAPO IL
SOMMARIO
•JG. Quali e quante siano le servitù personali regolate dal diritto patrio; usufrutto, uso ed
abitasione — Principio che hanno comune.
SEZIONE I.
dell’ usufrutto
Nozioni generali
SOMMARIO
41 . Che cosa sia l'usufrutto — Di quanto specie, legale e conveniionale — In che convenga
coll' uso, o in che no differisca — In che differisca dall' enfiteusi, dall' anticresi e
dall'affitto.
48. Da chi possa stabilirsi 1' usufrutto; dalla leggo o dall’ uomo — Quali principi governano
la costitusione di usufrutto per volonth dell'uomo — Sopra quali beni possa costi-
tuirsi l'usufrutto.
49. Con quali norme si stimi 1' usufrutto.
1
Ususfructus est ius alienis rebus utendi, fruendi, salva xerum substantia
(Inst. princ. de usufr. Il, 4).
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96 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi sopra n. 43.
!
I pratici sogliono pure distinguere l’ usufrutto in casuale e formale; secoo-
dochè trovasi congiunto colla proprielà, o da essa sia diviso ;
ma il primo non
è un vero usufrutto, ostante il principio che res sua nemini servii. Tuttavia
può riuscire di qualche utilità pratica il sapere tale distinzione (Consulta il mio
Commento, voi. cit. n. 897).
3 Vedi appresso n. 5i.
* Vedi sopra n. 4? in fine.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 97
volontà dell’uomo.
La legge non stabilisce a rigore l’usufrutto che a favore del
padre e della madre sui beni dei figli (art. 228-231). Ma può 1
1
Vedi voi. li, n. 322. Però questo diritto di godimento conceduto ai geni-
tori differisce in alcuna cosa dal vero usufrutto, mentre non può esser venduto,
• ipotecato ed oppignorato separatamente dalla proprietà (Vedi sopra 1. 1, n. cit.).
* Per ciò che concerne le questioni che possono insorgere sulla costituzione
dell’usufrutto, vedi il mio Commento, voi. cit. n. 301-305.
3
Vedi il mio Commento, voi. cit. n. 307-316.
Istituzioni Vol. III. 7
98 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Leg. 28, 41, 42 e .'35, D. de usufr.; Galvano, De usufr. cap. XXXI.
* Proudhon, n. 3f>4 e 770; Toullier, V, 142; Duranton, IV, 632, nota; Troplong,
Desdonations, 11,975; Deinoloinbe,X, 227 bis; Massèc Vergè sur Zachariae, III, 569;
vedi il mio Commento, I, 424.
1
« H.
«OH MARIO
Dei diritti dell' usufruttuario in generale — Diritto alla consegna della cosa concessagli
in usufrutto. A quali obbligazioni deve soddisfare prima di potersene valere.
51. Diritto di godimento — In che consista; nell' uso della cosa o nella percezione dei frutti
Sua estensione agli accessori della cosa: applicazioni.
52. Seguito — Da qual momento incomincia per l' usufruttuario il diritto di percepire i fratti —
Con quali norme si regoli il diritto dell' usufruttuario ai fratti naturali e civili, in
relazione al principio e alla fine dell' usufrutto.
58. Seguito — Applicazione dei priuoipT ehe regolano godimento dell' usufrut-
il diritto di
tuario ad alcune più importanti specie di beni, e primieramente alla rendita vitali-
zia, fondiaria, semplice, consolidata, a crediti fruttiferi, ad azioni industriali, al
diritto del cedente: conseguenze — Doi rapporti fra il cedente e il cessionario del-
1* usufrutto.
58. Seguito — Regolamento delle locazioni pattuite dall' usufruttuario, riguardo alla loro
1
durata, al cessare dell usufrutto.
50. Obblighi ddll'usufrattuario —
Quali obblighi debba adempiere prima di entrare nel go-
dimento delle cose avute in usufrutto —
Deve fare l'inventario dei mobiliala descrizione
degl'immobili —
Quid iuri*, se ne sia stato dispensato da colui che gli concesse raso-
frutto ? —
Quid, se beni sono dati in amministrazione al nudo proprietario ?
i Quali —
formalitò debbano osservarsi nel fare l'inventario dei mobili e la descrizione degl'im-
mobili — Quid, se non siano state osservate ? — Chi ne debba sopportare la spesa —
Quid, se 1' usufruttuario manca all' adempimento di tale obbligazione?
60. Seguito — In secondo luogo l' usufruttuario deve prestar cauzione — Obbietto di questa —
Può esserne dispensato dal suo autore — V'hanno usufruttuari che per legge non
sono tonati a prestar cauzione? L'usufruttuario dispensato dal prestar cauzione, può
nondimeno essere obbligato a darlu? —
A chi e quando debba esser prestata la cauzione
— 11 nudo proprietario pub esigerla dopo dato il possesso doi beni Per quali cose —
‘resti obbligata la cauzione; e quali requisiti debba perciò possedere per essere idonea —
lo luogo della cauzione può usufruttuario dare altra garantfa? In mancanza anche
di questa, quali provvedimenti possono prendersi nell'interesse e dell’ usufruttuario
e del nudo proprietario ?
61. Obblighi dell' usufruttuario durante l'usufrutto — Obbligo generale di godere da buon
padre di famiglia e come ne godrebbe il proprietario Conseguenze: è tenuto della —
colpa lieve; deve ie coso usufruite conservare tanto nella sostanza, quanto nella
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100 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
furuia — Applicazioni più importanti dell' obbligo di conservare e specialmente in ordine
alla custodia e vigilanza delle cose usufruite, e alla conseguente denunzia che ei deve
fare al proprietario, delle usurpazioni commesse sul fondo, e di altro offese dirette
contro le ragioni del proprietario medesimo; e finalmente alla surrogazione di capi
nuovi che nella Diandra e nel gregge deve fare in luogo dei periti e scartati.
62. Obblighi particolari che incombono all' usufruttuario, durante 1' usufrutto — Deve pri-
mieramente fare le riparazioni —
Nozioni iotorno a queste: loro specie ; sono straor-
dinarie e ordinario: onumerazione delle prime —
A carico dell' usufruttuario non sono
che le riparazioni ordinarie — Quali di esse? Sodo mai a suo carico lo riparazioni
straordinarie? Può essere costretto dal proprietario, ad eseguire le riparazioni che
sono
a suo carico? Il proprietario è tenuto mai a fare veruna riparazione?
Regolamento dei
diritti ed obblighi rispettivi dell' usufruttuario e del proprietario, per quanto concerne
le riparazioni che non sono per legge a carico del primo Quid, se per vetustà o—
per caso fortuito rovini in parte o in tutto 1' edilìzio che formava un accessorio neces-
sario poi godimento del fondo soggetto ad usufrutto? L'usufruttuario o il proprietario
possono liberarsi dall' obbligo di fare lo riparazioni che sono a suo carico?
63. Seguito —
Per secondo obbligo particolare, 1' usufruttuario deve durante 1' usufrutto sop-
portare i carichi annuali gravanti sui frutti —
Quid dei carichi gravanti per qualsiaai
causa sulla proprietà? In qual modo o misura debbono sopportarsi dall'usufruttuario
e dal proprietario? — Quid doi debiti dei loro interessi e dello annualità porpotue o
vitalizie, secoudo cho 1' usufrutto abbia per oggetto una o più cose particolari o uu
patrimonio o nna quota di patrimonio?
64. Seguito —
Il terzo obbligo particolare che incombe all' usufruttuario durante l' usufrutto
è quello di sopportare per intero o in parte le spese e le condanne dolio liti che
riguardino il solo usufrutto, o la piona proprietà.
65. Transizione ai diritti ed obblighi del nudo proprietario — Questi conserva la proprietà
della cosa sulla quale è stabilito l'usufrutto, limitata però dal diritto di godimento
dell' usufruttuario — Conseguenze e principali npplicuzioni del principio.
66. Seguito — Obbligazioni risultanti pel nudo proprietario dal diritto dell'usufruttuario. Ap-
plicazioni.
67. Esiste o no comunione fra usufruttuario o proprietario? Quegli può considerarsi — mai
tacito mandatario di questo? —
Quid iurit, se entrambi abbiano interessi comuni o non
si accordino fra di loro ?
\hV — ’per volontà dell’uomo sia per convenzione, sia per testamento;
salve peraltro le modificazioni che possa aver loro apportato l’uno
o l’altro di questi titoli costitutivi.
Ove i titoli costitutivi dell’usufrutto non modifichino le dispo-
sizioni di legge concernenti i diritti dell’ usufruttuario, questi
ha due diritti ;
cioè di domandare la consegna della cosa conces-
sagli in usufrutto, e di goderne.
Quanto al primo, egli non può valersene, se non abbia sod-
disfatto alla duplice obbligazione di fare l’inventario dei mobili
e la descrizione dello stato degl’ immobili, e di aver dato cauzione
(art. 496, 497). Dall’ altro lato, deve prendere le cose nello stato
in cui si trovano al momento della costituzione dell’ usufrutto ;
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UB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 101
bietto consiste nell’ usar della cosa e nel percepirne tutti i frutti
delle stalle annessi alla casa per rendere l’abitazione più salubre,
dilettevole e comoda. Che anzi se non vi fossero annessi, ma
costasse che il proprietario costituente 1’ usufrutto li aveva desti-
nati allo stesso scopo, l’ usufruttuario avrebbe parimente diritto
3
di goderne; salva la prova di contraria volontà. Del pari stabilito
l’ usufrutto sopra un fondo, l’ usufruttuario ha diritto di godere
degl’istrumcnti rurali, degli animali addetti alla coltura, delle
4
conigliere, peschiere, colombaie, ed in genere di tutte le cose
1
Consulta Leg. 65, § 1, D. de usufr.; Proudbon, IV, (644 e seg.; Dcmolom-
be, X, 458; Genty, Traité de l’usufr. n. 197; Aubry e Rau, II, § J30, pag. 479.
* Leg. 15, § 6, D. de usufr.
* Arg. Leg. 91, § 5, D. de leg. I.
*
Leg. 3, § 44 e 4 5, D. de aq. vel amit. poss.; Leg. 4, D. de usufr. congiunta
colla Leg. 8, § 1, fam. ercisc.
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102 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 103
di fatto o di diritto; perocché anche il lascito dell’ usufrutto di
un patrimonio o di una quota di esso è un legato particolare. 1
1
Aubry e Hau ,
1 1
, § J30, pag. 480.
* Leg.
6, D. de usu et usufr.; Salviat, I,93;Proudhon, 4178; Duranton.IV, 558;
Demolombe, X, 369; Aubry e Rau, cit. pag. 480; Genty, n. 78 e seg.; Mar-
585,
carti, art. —
Tanto l’attribuzione de' frutti in principio e alla (ino dell’usu-
frutto,quanto l'eccezione fatta alla regola che fructus non intelliguntur, ni si
deductis expensis hanno per iscopodi risparmiare agli usufruttuari c loro eredi
e ai nudi proprietari le spese di perizia e stima, e prevenire, per quanto è pos-
sibile, le controversie fra i medesimi. Del resto l’incertezza sul tempo, in che
l’usufrutto cesserà, toglie a tale regolamento ogn’ idea d'iniquità; e quando il
termine fosse certo, il titolo, che ne tace, impedisce che si faccia censura, oltre
che anche in questo caso v’ha incertezza, potendo l’usufruttuario morire prima
del termine.
3
Consulta Leg. 48, § t, D. de usufr. legat. ed ivi Gothofredo; Leg. 54, D. de
Leg. Aq.; Demolombe, X, 370; Genty, 78, c mio Commento, I, 334.
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104 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Duranton, IV, 548; Marcadé, art. 585, III; Demolombe, X, 402; Genty, 80.
2
Log. 48 cit.; Marcadé, Demolombo e Genty, loc. cit.
3
Toullier,IU,401;Duranton,IV, 554; Ducaurroy.Bonnicr e Roustaing, II, 181;
Taulior, II, 303; Demante, II, 434 bis, IV; Demolombe X, 358
,
o seg ;
Aub ry e Rau
tom. § 230, pag. 490; mio Commento, voi. cit. u. 337; contro Marcadé, arti-
cit.
1
Porche ciò tornar possa di danno all’ usufruttuario, è necessario che la mez-
zadria fatta dal proprietario sia anteriore alla costituzione dell’usufrutto e consti
da atto pubblico o da scrittura privata di data certa, ovvero che il mezzaiuolo
già fosse in possesso del fondo (1597 e seg.). E perchè sia di danno al proprie-
tario, fa d’uopo che la mezzadria sia stata pattuita dall’usufruttuario al più per
un quinquennio, e se pattuita o rinnovata anche per minor tempo più d’un anno
prima dello spirare della locazione corrento abbia incominciato ad avere esecu-
zione prima che l’usufruito sia cessato /art. 493 e 494). Imperocché a tali con-
dizioni soltanto I’ usufruttuario e il proprietario sono obbligati di rispettare la
§ 230, pag. 484 testo e nota 13; mio Commento, voi. cit. n. 347 e 348.
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106 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Demolombo, X, 380-385; Proudhon, n. 927 e seg : Duranton,IV, 542 o 543;
Marcadé, art. 586, III; Gcnty, 87 e seg.; mio Commento, voi. clt. n. 349-359.
2
Consulta i motivi dei Codici per gli Stati sardi, p. 489 e seg.
3
Leg. 7, § 2, D. de iure dotium; Proudhon, n. 1 54 Taulier,
;
III, 447; Demo-
lombe, X, 329; Genty, n. 123.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 107
1
Proudhon,n.367: Boileux,art.584 ;AubryeRau,§230, pag. 482 testo enota 20;
mio Commento, voi. cit. n. 376; contro Duranton, HI, 372; Demolombe, X, 330.
1
Vedi il mio Commento, voi. cit. 377.
3
Voet ad Pand; lib. VII, tit. I, n. 33; Castillo, cap, 20, n. 6; Proudhon. n. 4044
e seg. e 1400 e seg.; Salviat, art. 94, n. 4; Duvergier sur Toullier, 111,396; De-
molombe, X, 323; Genty, n. 421; Aubry e Rau, II,
§ 230, pag. 490; mio Com-
mento, T, 373 e 374.
*
Leg. 4 e 2, D. de usufr. ear. rer. VII, 5.
5
Se il legato fosse di vero usufrutto, il legatario usufruttuario non potrebbe
vendere i mobili del negozio, ma conservarli per restituirli al proprietario, ces-
sato l’usufrutto: ma tale non è certo la volontà del defunto, sibbene che l’usu-
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108 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
fruttuario continui nella negoziazione, cioè venda e compri, o faccia fare nuovi
mobili, attribuendosene i lucri, e trasmettendo al proprietario il negozio avviato
e provvisto, come egli l'ha lasciato, e non un deposito di mobili antiquati e
logorati dal tempo e dal tarlo (Vedi Marcadé, art. 587; Demolombe, X, ® 87).
1
Vedi Dig. tit. cit. per intero; e mio Commento, voi. cit. n. 380.
* Vedi il mio Commento, voi. cit. n. 381.
3 Demolombe, X, 295 ;
mio Commento, n. 384; contro Proudhon,
voi. cit.
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1
a distruggere il bosco ;
* dovrà in quella vece seguire la pratica
3
de’ precedenti proprietari. Chè se al cominciare dell’ usufrutto la
distribuzione de’ tagli non sia ancora completa, l’usufruttuario
deve seguire, nella parte di bosco ancora intatta, la distribuzione
fetta in quella già tagliata ;
imperocché deve egli godere del bosco
giusta l’intenzione del proprietario; ed è giusto il presumere che
4
la distribuzione incominciata sarebbe stata estesa al resto. Ove
peraltro la distribuzione incominciata sia stata sospesa volonta-
riamente, può piacer meglio che si segua la pratica costante
degli altri proprietari o, in difetto, i regolamenti forestali o le
regole dell’arte.
In mancanza di distribuzione l’usufruttuario deve seguire la
pratica costante dei proprietari de’ boschi dati in usufrutto, se
1
Demolombe, X, 310;eonfro Proudhnn. 1098 e 1 1 06.
* Arg. Leg. 9, § alt. e Leg. 27, § 2, D. de usufr.; Castillo, I)e usufr. cap. 22.
5
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 483-484.
* Aubry e Rau, loc. cit.
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110 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Demolombe, X, 392; mio Commento, voi. cit.n. 394; contro Proudbon (n.l 181),
che pensa doversi seguire esclusivamente la pratica de’ proprietari de’boschi
vicini; e Ducaurroy, Bonnier e Roustaing (II, 173) dei boschi dati in usufrutto.
* Consulla Hennequin, II, 284; Demolombe, X, 394; mio Commento ,
voi. cit.
u. 393.
3
Leg. 48, D. de usufr.; Proudhon, III, 1 17 e seg.; Taulier, II, 304; Demolom-
be, X, 386; Boileux, art. 390.
4
Demolombe, X, 397; mio Commento, I, 396.
5 Proudhon, «. 1176; Demolombe, X, 398; mio Commento, lib. II, voi. I, n.398„
6
Nella prima edizione mi sfuggi in questo luogo l’argomento di analogia;
di cui mi era valso superiormente (Vedi il mio Commento, lib. II, voi. I, n. 397,
pag. 385 testo e nota 3).
LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. Ili
le piante riservate, affinché crescano (art. 488); salvo che ciò sia
dipeso da un fatto imputabile al nudo proprietario, o da un fatto,
Per ciò che concerne i boschi di alto fusto, essi, non deperendo
che nel corso di molti secoli, e non essendo destinati per natura
e volontà del padre di famiglia a tagli ordinari e periodici, come
sono i boschi di castagni, querce, pini, platani e simili (arg.
art. 579), si reputano come parte del fondo. Ma ove, siano distri-
buiti in tagli regolari, essi vengono reputati frutti. La loro
distribuzione risulta dal complesso e dalla successione di più
tagli regolarmente fatti.
1
Perciò in generale essa non viene
costituita, se non dalla pratica dei precedenti proprietari. Può
peraltro bastare anche la pratica del proprietario che ha costituito
F usufrutto, potendo egli aver voluto dare al bosco la destina-
2
zione che per lo innanzi non aveva avuto. Del resto non rileva
che la distribuzione in tagli regolari sia fatta sopra una certa
quantità di terreno o sopra una certa quantità d’ alberi presi
indistintamente in tutta la superficie del fondo (art. 486).
1
Demolombe, X, 407 eseg.; Genty, o. <32.
2
Proudhon, n. 1182; Demolombe, X, 408.
112 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Log. 44, D. de usufr.
* Proudhon, n. 2094: Salviat, I, 244 e seg.; Duranton, IV, 408, nota a; Demo-
lombe, X, 440 ; contro Delvincourt, I, 448; Hennequin, II, 293; iquali opinano
dovere ilproprielario attendere la (ine dell’usufrutto per promuovere la sua istanza.
3
Genty, op. cit. n. 433.
4
Salviat, I, 249.
5
Demolombo, X, 444; Aubry e Rau, § 230, pag. 483.
LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 113
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114 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Gli alberi fruttiferi che periscono e quelli che sonò svelti per
accidente appartengono all’usufruttuario, qualunque ne sia la
grandezza e il valore (art. 490). Fra gli alberi fruttiferi sembra
doversi comprendere per analogia quelli che danno in frondi o in
frasche prodotti periodici, come gli olmi, i pioppi e i gelsi. Biso-
gna però che si tratti degli alberi piantati e coltivati appositamente
per ottenere frutti, mentre quelli che spontaneamente nascono nei
4
boschi sono retti dalle disposizioni riguardanti i boschi.
Però l’usufruttuario ha l’obbligo di surrogare alberi nuovi ai
La surrogazione deve esser fatta con alberi della
periti (art. 490).
1
Proudhon, loc. cit.; Dcmolornbe, X, 418.
1
Nemini nocct, qui iure suo utitur (Delvincourt, I. p. 148, notai; Demo-
lombe, X, 480; contro Merlin, Rép. v° Usufruit, § 3, n. 8).
3 Salviat,
I, 858; Taulier, II, 307; Aubry e Rau, § 830, pag. 485.
II,
4
Proudhon, n. 1175 e 1 197; Deinoiombe, X, 485; Taulier, II, 307; Gentv,
n. 138; Aubry e Rau. loe. cit.
5
Lag. 9, § 6, D. de usufr.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 115
1
Leg. 8, D. soluto roatrim.
5
Proudbon, u. \ 206; Doraolombe, X, 432; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 486 testo
c uota 32.
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116 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta Leg. 45, § 4 e 5, D. de usufr. ; Leg. 4 5, § 4, D. de usufr. et
habit. leg.; Proudhon, n. 4068 e seg.; Marcadé, art. 589, III, e ari. 595; De-
moloinbe, X, 229; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 489.
2
Leg. 8, § 2, D. de peric. et coni, rei vend. XVIII, 6; Proudhou, li, 894 e 895;
Taulier, II, 312; Demolombe, X, 362; Aubry e Rau, II, § 230, pag. 494.
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— — 7
\
1
Duranton, n. IV, 613 bis; Proudhon, n. 851, e Demolombe, X, 363 bis.
* Genty, 105 Aubry e Rau, il, § 230, pag. 491 mio Commento, I, 410;
n. ; ;
contro Duranton, IV, 613 bis; Proudhon, n. 851; Demolombe, X, 363 bis.
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118 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
una casa per tutta la vita dell’inquilino e per due anni dopo
(art. 1571 cit.), il contratto sarà valido e il conduttore avrà cer-
tamente diritto all’ esecuzione del contratto per tutto il tempo
convenuto. 1
Ciò peraltro è vero solamente nei rapporti fra usu-
fruttuario e conduttore; ossia finché quegli gode dell’ usufrutto,
questi deve godere dell’affitto. Ma estinto l’usufrutto, il condut-
tore trovasi di fronte al proprietario. Da questo momento l’affitto
(muto, derogato alla notissima massima che soluto iure dantis, solvitur ius
accipienlis, sta nell’interesse dell’agricoltura che si avvantaggia per gli affitti
3
Leg. 9, § 1, D. loc. cond.; Demolombe,X, 357; Aubry c Rau, loc.cit. testo e
nota 50; Toullier, XII, 408; Proudhon, n. 1219; Dcmolombe, X, 350, 354 e 354 bis;
Genty, n. 119; Aubry e Rau, loc. cit. ;
mio Commento, l, 444.
* Leg. 9, § 1, D. loc. cond.; Dcmolombe, X, 357; Aubry e Rau, loc. cit.
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120 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
due obblighi distinti per ragione dell’ oggetto e degli effetti. Che
ne sia stato dispensato da quello che gli concesse
se l’usufruttuario
l’usufrutto, nudo proprietario, sia lo stesso concedente, sia il
il
1
Duranton, IV. 593; Marcadé, art. 600, 11; Duvergier su Toullier, III, 419,
nota 6;Hennequin, II, 394; Massé e Vergè, II, 128. Dernolombe, X, 470 in fine ;
4^
LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 121
1
Proudhon, n. 800 e seg ;
Demante, II, 442 bis, IV; Dcmolorabe, X, 475 e seg.;
Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, 194; Aubry e Rau, II, § 229, pag. 473; Lau-
rent, VI. 417.
2
Aubry e Rau, toni, e § cit. pag. 474.
3
Proudhon, ». 800 e seg.; Demolombe, X, 476; Aubry e Rau, tom. e § cit.
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122 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
a sue spese. Se, nonostante il suo intervento, l’inventario o la
descrizione riescano inesatti, egli può dimandarne la rettificazione;
e in mancanza, potrà provare le omissioni commessevi. * Al
contrario, fatti non presente e non citato il proprietario, non
hanno alcuno effetto contro di lui.
L’inventario e la descrizione devono esser fatti a spese del-
l’usufruttuario; eccettochè non si tratti di usufrutto di un patri-
monio o di una quota di esso, nel qual caso, quando 1’ erede
accetti col benefizio dell’ inventario, le spese sono a carico di esso
e dell’usufruttuario; del primo pel capitale, del secondo per
l’usufrutto; imperocché vanno a diminuire o il patrimonio o la
quota di esso, su cui l’usufrutto è stato stabilitolo eccettochè
l' usufruttuario non ne sia stato dispensato, essendo allora le
Ma senza dubbio non decade per ciò dal suo diritto di usufrutto;
n
nè meno legittimamente avrà percepito frutti. i
'
Toullier, II, 4(9; Demolombe, X, 467.
* Laurent, VI, 494.
3
Duranton, IV, 493; Demolombe, X, 463, Aubry e Rau, Ine. cit.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 123
1
Demolombe, X, 472; Aubry e Rau, toro, e § cit. pag. 472 testo e nota 5;
Genty, n. 179; vedi tuttavia Laurent, VI, 503.
8
Proudhon, III, 795; Aubry e Rau, toro. § e pag. cit. nota 4; Demolom-
be, X, 479; ma vedi Laurent, VI, 504.
3
Proudhon, III, 793; Demolombe, X, 474; Aubry e Rau,tom. e § cit. pag. 47;
Laurent, VI, 504 in fine.
4
VediLcg. 1 princ. §1 e seg.: Leg. 7, D. de usufr.quemad.VII,9;Leg. 13princ.
D. de usufr. VII, 1.
5
Proudhon, n. 823; Demolombe, X, 494; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 477
e seg.; Laurent, VI, 514.
6
Genty, n. 4 85.
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.
ceduto per atto di ultima volontà o per donazione sui beni dati
in proprietà ai loro figli.
In secondo luogo la legge dispensa dal prestar cauzione il
1
Troplong, Des successione, IV, 1576 e seg.; Demante, 11,111 bis; Genty,n. 481;
Aubry e Rau, loc. cit.; mio Commento, 1, 500; contro, per la quota legittima, Du-
ranton, IV, 674; Prnudbon, n. 814; Demolombc, X, 493; Massé e Vergè su Zacha-
riae, li, 130; Laurent, VI, 545.
* Vedi Leg. 8, § 4, C. de bonis quae lib. VI, 64.
3
Nella prima edizione estesi la dispensa all’usufrutto successorio; interpre-
tando in senso lato la voce legale, conforme alle evidenti esigenze della teoria ;
Salviat, I, 147; Domolombc, X, 488; Genty, n. 186; Aubry e Rau, tom. cit.
5
La legge nomina solamente il venditore e il donante, ma tale nomina non
è fatta in modo tassativo (Consulta Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, 196;
Demolombe, X, 490 in fine; Aubry c Rau, tom. c § cit. pag. 476 ;
Laurent, VI, 541
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MB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 125
1
Diiranton, IV, 610; Duvergiersu Toullier, II, 414, nota c; Marcadé.art. 601, 1:
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126 ISTITUZIONI DI DIRITTO C1VILK ITALIANO
art. 601 ;
Marcadé, art. 601 ;
Demolombe, X, 502 Genty, n. 194 Aubry e Rau,
; ;
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LIB. II. TIT. 111. CAP. II. SEZ. I. 127
1
Fra gl’interpreti del diritto francese si controverte, se in luogo della
cauzione, possa l’usufruttuario dare altre cautele e specialmente il pegno ,'vedi
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128 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILK ITALIANO
1
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 475 ;
e § 536, p8g. S57 e 558 testo c
nota 8.
* Sai via t, 1, 1 41 ;
Proiidbon, n. 841 : Marcadé.art. 603 ;
Dcmolombe, X, 81 1-513;
mio Commento, 1. 551 e 555 ;
contro Aubr.v e Rau, II, § 559, pag. 476 testo e
nota 51.
5 Aubry e Rau, tom § e pag. Gcnty, n. 197,
cit. ;
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 129
1
1
Leg. 61 e 66, D. usufr.; Proudhon, n. 1025; Ouranton, IV, 590, nota 1;
Dcmolombe, X, 445.
!
Log. 1, D. si usufr. pet.; Log. 10, de serv. pred. urb.; Leg. 36, si s«rv.
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!
portano frutti ;
anzi se il fondo fosse di piacere, avente verzieri o
passeggi opachi ed ameni di alberi infruttiferi, non può abbatterli
per surrogarvi oliveti od altra opera che sia diretta a dare rendite.
Ma può migliorare la cosa, quando lo possa senza cambiarne la
sostanza; cosi l’usufruttuario di una casa può aprirvi finestre,
semprechè l’apertura di esse non nuoccia alla solidità delle mura
e non guasti l’architettura dei prospetti della medesima; può
dipingerne le pareti e le volte, incrostarvi marmi, porvi statuette
e farvi ogni altro ornamento. Che anzi, se lo esiga la necessità
della percezione de’ frutti, può costruire un edificio sul fondo usu-
1
fruito.
L’usufruttuario in forza del suddetto obbligo di conservare, è
tenuto eziandio a custodire la cosa, e perciò a vegliare acciò i
1
Consulta Lcg. 4 3,
§ 4 e 8, e Log. 17, D. de usufr.; Proudho n, M 14 ,
4 4 1 3, 4 474 ;
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 131
' Si noti il versicolo naft, dopo che la mandra o il gregge cominciò ad estere
mancante : esso ha modiDcato le corrispondenti disposizioni del diritto romano
(Leg. 69 e 70, D. de usufr.) e del Codice napoleonico (art. 647). Consulta intorno
alle controverse opiniooi degl’interpreti di questo Codice, Laurent, VI, .736;
Toullier, II, 384; Genty, n. S30; mio Commento, I, 607 e le Leggi 69 e 70 ,
I). de usufr. ;
Proudhon, n. 1093 ;
Ducaurroy, Bonnier e Roostaing, II, 117 ;
Aubry e Rau, § 236, 3°; Marcadé, art. 616, II; Demolombe, X, 345.
II,
8
Leg. 69, D. de usufr. Proudhon, n. 1049; Marcadé. art. 646 ; Demolombe,
;
X, 314; Boileuz, art. 646 Genty, n. 129; Aubry e Rau, II, loc. cit.
;
3
Proudhon, n. 4094; Demolombe, X, 314; Aubry e Rau, loc. cit.
4
Marcadé, art. 646, III; Demolombe, X, 316; vedi puro Laurent, VII, 69;
contro Log. 31, D. quib. mod. usufr. amit., e Leg. 5, D. de abig., secondo le
quali la mandra o il gregge reputasi perito intieramente quando gli animali siano
ridotti a si piccol numero da non potersi più considerare come un’ aggregazione.
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132 ISTITUZIONI DI DIBITTO CIVILE ITALIANO
muri maestri sono quelli che si elevano per tutta l’ altezza del-
l’ edifizio e lo sostengono. Nulla rileva che essi faceian parte
esclusivamente dell’ edifizio compreso nell’usufrutto, o siano co-
muni cogli altri edifizi contigui ;
che s’ innalzino dalle fondamenta
0 poggino sopra archi; che siano sopra terra o sotto terra; nè infine
che siano esterni o interni; cosi i pozzi e le latrine sono equi-
parati, in quanto alle riparazioni, ai muri maestri. Ma tramezzi
i
razione però, che occorra nei muri maestri e nelle volte, è straor-
dinaria; essendo la riparazione straordinaria piuttosto ricostru-
zione, rinnovamento che riattamento. Ma dall’altro canto non si
1
Lepage, Manuale di Legis. e di Giuris. pred. § 1434.
* Proudbon, IV,S 6*8 Demolombe, X, 360; contro Toullicr,
; 111, 4S9, nota J;
Lepage, loc. cit.
3
Questa decisione è incontrovertibile, perciocché la legge richiede il rin-
novamento intero o di una parte notabile dei tetti, solai, argini e muri di sostegno
c di cinta, e non dei muri e delle volte (Proudhon, n. 4639; Demolombe, X,o6l bis).
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SE2. I. 133
1
1
Leg. 65 princ. D de usufr. ;
Leg. 1, § 3, D. usufr. quemad. cav.
* Vedi Aubry e Rau, toni. cit. § 497 ;
Laurent ,
VI, 539.
5 Lcpage, loc. cit.
4
Genty,n. 215; Demolombe, X, 551,558, 569 e 569 bis; Laurent, VI, 540.
5
Proudbon, IV, 1727 Laurent, VI, 541.
;
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134 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
tura di certe case coloniche, che sogliono farsi colla paglia raccolta
nel fondo. 1
Tal è pure la sostituzione delle travi che reggono il
cina ;
il calafatare e incatramare i battelli, sopra cui sono costruiti
i mulini ad acqua. Del pari sono ordinarie le riparazioni de’torchi
Demolombe, X, 567.
* Vedi Genty, n. 213.
LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 135
Genty, n. 224.
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136 ISTITUZIONI DI DIBITTO CIVILE ITALIANO
possono far sempre che vogliano nel loro interesse. Ove entrambi
eseguirle volessero, reputo che debba esser preferito l’usufrut-
1
tuario (arg. art. 502).
Se jl-Usufruttuario eseguisce le riparazioni straordinarie che
non sono a suo carico, egli al finire dell’usufrutto ha diritto di
essere rimborsato senza interessi del valore delle opere fatte, ma
solo in quanto la loro utilità sussista ancora al finire dell’ usu-
frutto e perciò anche sino all’ ammontare di essa (art. 502). *
Se però tale ammontare sia superiore alla spesa, l’ usufrut-
tuario non può pretendere che il rimborso di questa (arg. art. 1050
e 705). L’ utilità poi deve essere giudicata in riguardo al pro-
prietario che deve farne il rimborso; quindi esempligrazia, l’usu-
non avrà diritto a rimborso alcuno, se abbia riparato
fruttario
una casa che tornava più conto di lasciar deperire od anche di
3
demolire.
Se poi le riparazioni straordinarie sieno fatte dal proprietario,
1’ usufruttuario] deve corrispondergli l’ interesse della somma
spesa durante l’usufrutto, in corrispettivo del godimento della casa
4
riparata (art. 503). Cessa per 1’ usufruttuario tale obbligo col
deperire o rendersi) inservibile 1’ opera di riparazione. É del
resto indifferente per rispetto alle riparazioni straordinarie, che
siensi rese necessarie dopo o prima che incominciasse l’ usufrutto
(arg. art. 502). 5
Quanto infine alle riparazioni ordinarie, la cui necessità preesi-
steva allo stabilimento dell’usufrutto, non si fa luogo nei rispettivi
5
Vedi il mio Commento, I, 343.
* Consulta Proudbon, n. 4664; Demolombe, X, 572 bis; il mio Commento,
voi. cit. n. 545.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 137
applicano pure quando per vetustà o per caso fortuito rovini sol-
tanto in parte l’ edifizio che formava un accessorio necessario pel
1
godimento del fondo soggetto ad usufrutto (art. 505).
' Il signor avvocato Della Carlina, nel Monitore dei Tribunali di Milano (VII,
pag. 462 e 466 ) , esaminando con molta benevolenza, di che gli sono ben grato,
il mio Commento al Codice civile, si è fermato a discorrere in modo speciale
sull'interpretazione del citato articolo 505 da me tentata. Egli è meco d’accordo
nel ritenere che questo contiene una disposizione più estesa di quella contenuta
negli articoli 602 e 506 . in quanto che tratta come semplice riparazione straor-
dinaria una vera opera nuova, ossia una riedificazione, e ne assegua la ragione,
dicendo a medesima si eseguisce sopra un edifizio che forma un acces-
che la
sorio pel godimento del fondo soggetto ad usufrutto. Quell’opera che rispetto
all'edificio preso isolatamente sarebbe una novità interdetta all’usufruttuario,
diventa lecita rispetto all'edificio preso come accessorio. > Ma è egli ben certo
il signor Della Carlina che la riedificazione di una parte di un edificio che non
forma un accessorio necessario pel godimento del fondo soggetto ad usufrutto,
non sia mai una riparazione straordinaria e perciò sia sempre interdetta all’usu-
fruttuario? Tutta la gravezza della difficoltà per me stava e sta ancora in questo
punto. Dimandai e dimando ancora se, quando un muro maestro di un edificio
qualunque rovini e trascini seco le volte e la parte del tetto che sorreggeva,
sarebbe o no riparazione straordinaria la ricostruzione del muro, delle volte e
della parte del tetto? Forsechè bene spesso non conviene demolire per ricostruire
il muro, la volta, il tetto che minacciano rovina? Passa poi il sullodato signore
avvocato a considerare il caso che 1’ usufruttuario abbia per intero ricostruito
l'edificio accessorio necessario al godimento dei fondi e conclude che la diversità
di trattamento fra l'usufruttuario che ricostruisce l'edificio intieramente perito
e quello che ricostruisse soltanto una parte rovinata, non può riflettere che la
misura con cui l’usufruttuario sarà rimborsato al cessare dell’ usufrutto del prezzo
dell’opera sua, potendo esigere in questo caso tutto il valore impiegato, se l’edi-
ficio preesistente fosse del minimo valore possibile per essere atto a soddisfare
ai bisogni del fondo, o il minimo valore, che il proprietario avrebbe impiegato
se l’edificio preesistente avesse un valore che eccede lo stretto necessario. Se
si trattasse di diritto costituendo sarei facilmente d’accordo con l’egregio av-
vocato, tanto più che già bo censurato la selvaggia disposizione dell'articolo 450,
dimostrando quanto più provvida ed equa era la legge romana, alla quale potrebbe
riportarsi la soluzione proposta dal signor Della Carlina. Ma nel diritto costi-
tuito, mentre bo riconosciuto che il proprietario non può impedire all'usufrut-
tnario di costruire gli edifiziche sono necessari pel godimento de' fondi soggetti
all' usufrutto, ho dovuto, in riguardo agli edilìzi in generale, per forza di legge
e autorità di dòttori equiparare l'usufruttuario al possessore di mala fede che
costruisce sull'altrui e, in riguardo agli edilizi necessari al godimento de' fondi,
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138 ISTITUZIONI DI DIBITTO CIVILE ITALIANO
abbia dato causa col fatto suo; ma può sottrarsi all obbligo di
per forza della disposizione dell’articolo 505. Ben volentieri nel diritto costituito
farci regolare questo caso dagli articoli 705 e 4 450, ma ne lo vietano le malau-
gurate disposizioni degli articoli 450 e 506.
,* Salviat, I, 168; Proudhon, IV, 21 9 1 ;
Duvergier sur Toullier, III, HO,
not. a; Aubry e Rau, toni, e § cit. pag. 498-499; Laurent, VI, 547; contro Marcadé,
art. 608; Demolombe, X, 577 e 578, ed altri: l’opinione di questi ultimi avevo
seguito nella prima edizione; ma riconosco che essa non è in armonia colla natura
reale dell’obbligo dell’usufruttuario.
* Duranton, IV, 617; Marcadé, loc. cit.; Demolombe, X, 597.
* Leg. 65, D. de usufr.; Duranton e Boileux, loc. cit.
4
Proudhon, n. 1874 o seg.; Ducaurroy ,
Bonnier e Roustning, li, 506 in
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LIB. II. TIT. IH. CAP. II. SEZ. I. 139
‘ Consulta Genty, D. S55; Laurent, VII, 4; contro Proudhon, IV, 18*? e 18*3 ;
Demolombo, X, 605, i quali ritengono che per i carichi imposti dal titolo costi-
tutivo sia l'usufruttuario tenuto sino alla concorrenza dell’emolumento dell' usu-
frutto.
* Proudhon, n. 1681; Demolombe, n. 607; Genty, n. S3S: Aubry e Rau,
tom. e § cit. pag. 500.
* Non osta l’articolo 507, perchè il carico, sebbene imposto prima che l’usu-
frutto fosse stabilito, tuttavia è contemporaneo all’usufrutto nel momento in
cui dalla cosa deve quasi cavarsi la somma da pagare (Consulta Proudhon,
n. 1860-1861 ;
Marcadé, art. 609, 1; Demolombe, X, 611 Laurent, VII, 7 mio ; ;
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,
contro ambidue. 1
Ma il proprietario non può provocar egli la
vendita della piena proprietà; può peraltro senza dubbio alienare
la nuda proprietà per soddisfare que’ carichi col prezzo che ne ri-
trarrà (arg. a conir. art. 509 alinea). *
La stessa regola di contribuzione deve osservarsi eziandio pe’ ca-
richi imposti sulla proprietà dal proprietario che concesse 1’ usu-
frutto. 3
In generale sono carichi imposti sulla proprietà quelli che per
le circostanze, nelle quali vengono imposti, per il loro scopo e
per la loro importanza, almeno relativa, interessano la proprietà
tutta intiera, la sua esistenza, conservazione, prosperità, e
il suo
1 1
Proudhon, n. 1863; Marcadc, art. 609, 1 ;
Domante, II, 451, bis III;
Demolombe, X, 615; Aubry e Rau, loc. cit. ;
Laurent, VII, 10.
3
Proudhon, d. 1816.
4
Marcadé, art. 609, I ;
Demolombe, X, 611 e seg. ;
Aubry e Rau, II, § 431
pag. 500 e seg.
5 Vedi Proudhon, n. 1877 e seg.; Demolombe, X, 614 e seg.; Aubry e Rau»
loc. cit.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 141
1 1
imperocché per altrettanto nell una e nell altra ipotesi gli ha fatto
cosa utile.
1
Ma l usufruttuario è soggetto alla riduzione del legato del suo
usufrutto, ove le disposizioni testamentarie o di donazione ecce-
dano 788 e seg. art. 972 e 1062 e seg.). 2
la parte disponibile (art.
1
L usufruttuario una o più cose particolari none tenuto nep-
di
3
è però ben inteso che trattasi di quistione di volontà.
Neppure l’usufruttuario di un patrimonio o di una quota di
1
Consulta Proudbon, IV, 1832; Demante, Programme, I, 624 ;
Marcadé.
art. 640-612, Vili; Demolombe, X, 526; Aubry e Rau, II,
§ 231, pag. 504 ;
f
L’usufruttuario ba diritto al rimborso, qualunque sia il tempo trascorso
dopo il pagamento ;
imperocché la prescrizione non può correre contro I’ usu-
fruttuario, essendo il suo credito a termine (art. 2120 alinea ult.). E Proudhon
(n. 1906) giustamente decide che se creditore della successione fosse lo stesso
1
Demolombe, X, 548 ;
mio Commento, 1, 584.
Leg. 20, § 2, de alim. leg.; Leg. 114, § 3, D. de legat. I ; Castillo de usufr.
*
3
Proudhon, IV, 1748; Demolombe, X, 618 e seg.; Genty, n. 252 in fine;
Aubry e Rau, tona, e § cit. pag. 501 e seg. ;
Laurent, VII, 14.
144 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Marcadé, art. 613, I ;
contro Demante (456 bis, V), che lo fa consistere nel
pagamento degl’interessi sino al tempo in cui l’usufrutto si sarebbe estinto; e
Aubry e Rau, II, § 231, pag. 50? e 503, e Demolombe, X, 623, che lo fanno
consistere nel pagamento della virile.
LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 145
Ma dall’altro canto, salvo questo diritto, egli può fare tutti gli
sabile della estinzione della servitù che avvenga, per non averne
egli usato. 3 Infine può esercitare senza il concorso dell’ usufrut-
tuario tutte le azioni che riguardano solamente la nuda proprietà;
anzi non gli è necessario il concorso di quello neppure nello spe-
rimentare nei limiti del suo diritto, le azioni nelle quali lo stesso
4
usufruttuario sia interessato.
In secondo luogo il nudo proprietario profitta di tutti quegli emo-
lumenti che non sono attribuiti all’ usufruttuario; semprechè non
pregiudichi in nessun modo ai diritti che a questo appartengono
(art. 495). Cosi ha diritto alla metà del tesoro che si scopra nel
fondo dato in usufrutto (art. 494 alinea ult. e 714). Del pari ha
' Vedi Log. 45 princ. I). de verb. sipn. L, <6 ; Leg. 4, D. de usufr. VII, 4.
* Log. 15, § 7, D. de usufr.
* Lsurent, VII, 49.
4
Consulta Laurent, VII, 37.
fCTlTUSlON! VoL. III. 10
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146 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
diritto agli alberi svelti o spezzati per accidenti, non necessari per-
le riparazioni (arg. art. 488).
1
Proudhon, ». 874-880; Demolombe, X, 656 e seg. ;
Genty, n. 4 60.
* Leg. 15, § 7, D. de usufr.
3
Duranton, IV, 461 Hennequin, ;
II, 472; Demolombe, X, 660; Genty, n. 160;
AuhryeRau,II,§233,pag. 507; mio Commento,!, 477; confroProudhon, 878-884.
L1B. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 147
1
ove le reclami, sotto condizione però di pagare all usufruttuario
il valore reale, che avranno alla fine dell’ usufrutto.
1
dice, qui binas aedes habeat, aiiaruin usumfruetum legaverit, posse hacrederu,
Marceilus scribit, alteras altius tollendo, obscurare luroinibus, quoniani habitari
potest, etiara obscuratis aedibus. Quod usque adeo temperandum est, ut non in
lotum aedes obscurentur. sed modicum lumen, quod habitantibus sufficit, habeant. »
(Lep. 30, D. de usufr.). Questa decisione è seguita da Toullier, Proudhon e Salviat,
ma non piace ad Hennequin, Demolombe. Aubrv e Rau, che confessano non sapersi
render beu conto dei temperamento, di quella specie di mezzo termine messo
fuori da Paolo, e ritengono che al momento della separazione delle due proprietà,
i rapporti giuridici debbano essere regolati dalle leggi ordinarie del vicinato. Ma
di grazia, il proprietario non ha egli l’ obbligo di non nuocere ai diritti del-
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148 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
§ III.
SOM MA K IO
L* usufrutti in primo luogo ». estingue coll* morte dell' usufruttuario — Si «stmguu
mai per morte del proprietario ?
69. Seguito — Fa secondariamente finire 1' usufrutto lo spirare del tempo per cui fu stabilito —
Tempo stabilito dall' uomo Tempo stabilito dalla legge, specialmente nell’ usufrutto
dei comuni e di altri corpi morali.
70. Seguito —In terso luogo 1' usufrutto ai estingue colla consolidasione o confusione —
Quid, se questa aia parziulo o venga a cessare Y
71. Seguito — In quarto luogo 1' usufrutto si estingue col non usarne per lo spasio di trentanni.
72. Seguito — In quinto luogo 1' usufrutto si estingue col pefimento totale della cosa, sulla
quale fu stabilito -• Regole speciali riguardanti gli edifiai compresi nel medesimo —
Quid del csmbiamento di forma della cosa medesima ?
73. Seguito — in sesto luogo l'usufrutto può cessare per l'abuso che faccia l'asufruttuano
del suo diritto.
74. Seguito —
Il settimo modo con cui finisce 1’ usufrutto, ò la rinunzia oTabbandono del titolare.
7T>- Seguito — lo ottavo luogo 1' usufrutto cessa pel titolare colla prescnsioue acquisitiva che
altri ne fuccia.
76. Seguito —
In nono luogo I' usufrutto si estingue coll’ avvenimento della condizione riso-
lutiva; colla rescissione, rivocazione e annullamento del titolo di concessione.
77. Seguito Infine l'usufrutto finisce colla risoluzione, rescissione, ri vocazione e coll'an-
nullamento del diritto di colui che stabili l'usufrutto.
78. Effetti della estinzione dell' usufrutto, in quanto torna a riunirsi alla nuda proprietà —
Xu qual modo questo abbia luogo: di pian diritto — Conseguenza rispetto allo astoni
possessori»’, ai frutti e principalmente alla restituzione delle cose, sulle quali l' usufrutto
era stato stabilito — Regolamento dei rispettivi diritti ed obblighi dell' usufruttuario
nel caso che le cose medesime siano state migliorate, abbiano sofferto deteriorazione
e siano perite — Quid, se 1' usufruttuario ritardi la restituzione della cosa? — Quid
della liquidazione delle spese di riparazione fatte dall' usufruttuario o dal proprietario,
aeuza esservi t.-uuto? rinvio — Quid degli effetti della cessazione di usufrutto di
fronte ai cessionari, ai locatori dell' usufrutto e ai creditori iscritti sai medesimo rinvio?
1
Consulta Laurent, VII, 49.
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LIB. II. TIT. III. CAP. n. SEZ. I. 149
tempo cessa colla morte ilei titolare, che avvenga prima che quello
spiri.
L’usufrutto si estingue colla morte dall’usufruttuario, qualunque
ne sia la causa o il genere; cosi l’estingue l’ultimo supplizio e
il suicidio; e se l’usufruttuario che si suicida, avesse venduto
l’usufrutto elio gli spettava sua vita naturale durante sopra un
determinato immobile, l’estinzione si opera senza difficoltà anche
a danno dell’ acquirente. Non deve neppure considerarsi il tempo
ciascuno.
Ma F usufrutto non si estingue con la morte del proprietario ;
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150 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
medesima conceduto
1
ai genitori sui beni dei figli che sono sotto la
loro patria potestà, sino a che non siano emancipati od abbiano
raggiunto l’età maggiore (art. 228). Fissa ancora la durata del-
F usufrutto stabilito in favore di comuni o di altri corpi morali
per atto tra vivi o di ultima volontà in anni trenta (art. 518);
senza elio quegli che concede l’ usufrutto possa fissare una durata
più lunga, essendo dannosa la separazione soverchiamente lunga
dell usufrutto dalla proprùdà. 1
1
Mareadé, art. 617, IV, Boilcux, art. 619; Demolombe, X, 214 e 325; Genty,
n. 265; contro Proudhon, n. -33t ;
Duranton, IV, 663; Ducaurroy, Bonnier e
Ronstaing, II. 223.
1
Consulta Demolombe, X, 680; Aubry e Rau, loc. cit. ;
Laurent, VII, 56;
contro Demante, II, 460 bis, III.
3
Leg. 21, I). quib. mod. usufr. amit. Proudhon, n. 330 e 331 ;
Duran- ;
1
Leg. 57, D. de usufr. ;
Toullier, II, 456; Proudhon, n. 2075 e seg.; Marcadé,
loc.cit.; Demolombe, X.68G; Aubry e Rau, II, §234, pag. 514-15; Laurent, VII, 58.
* Consulta Laurent, VII, 59.
3
Consulta Laurent, loc. cit. ;
contro Proudhon, IV, 2083-2088, rispetto alla
cauzione.
*
Proudhon, n. 2061 ;
Toullier, Ili, 656; Marcadé, loc. cit.
5
Vedi Demante, II, 463 bis, I; Genty, n. 274; Mourlon, I, 1265.
6
Consulta Laurent, VII, 60.
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.
eccetto che non abbia esercitato quello nella credenza che l’uso e
non l’usufrutto gli competesse.
r
Ma se abbia goduto solamente di
’
1
Duranton, IV, 072 Proudhon, IV, 2 07
; 1
;
Demolombe, X, 699, Gcnty,
n. 275 Laurent, VII, 61.
;
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1
1
Aubry e Rau, II,
§ *34, pag. 511 ; Laurent, VII, 63.
’ Aubry e Rau, loe. eit.
s
Marcadó, loc. cit ;
Demolombe, X, 696 ;
Demante, II, 463 bis, IV ;
Genty,
n *87 Aubry c Rau, II, § *34, pag. 510 testo c nota 11 mio Commento,
; ;
voi. cit.
d 63*; contro Log 38 e 39, D. de usufr.; Proudhon, n. *110 Salviat, ;
II, 46.
4
Proudhon, n. *121 Demolombe, X, 697 Genty, n. 281.
; ;
5 Leg 53, D. de usufr.; Aubry e Rau, tom.egcit. pag. 61*; Demolombe, X, 703 ter.
6
Leg. 2, D. de peculio leg. ;
Arg. Leg. 8, D. quib. mod. usufr. amit. ;
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154 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
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1
anche ordinare che i beni sieno affittii ti o posti sotto ammini- '
1
Proudhon, o. 2429; Demolnmbe, X, 724; Genly, 291.
* Consulta C. C. Napoli, 8 novembre (870, A. Ili, 1, 388.
’ Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, 229; Salviat, II, 58; Bnileux, art. 618.
Demolombe, X, 726; Gonty, 291; Aubry e Kau tom. cit. § cit. pag 516; ,
anteriori, e Duranton (IV, 697) e Marcadé [art. 618, 11,) che non l’ammettono
neppure contro i posteriori. Il signor Laurent (VII, 86), è d’avviso che la de-
cadenza pronunziata centro l’usufruttuario non estinguo le ipoteche stabilite
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156 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
sopra l’ usufruttu; perchè la sentenza del giudice non produce effetto retroattivo;
estinguendo invece l’usufrutto nel momento che è pronunziata. Alla obbiezione
che estinguendosi colla decadenza l’usufrutto, viene a mancare l’oggetto delle
ipoteche, risponde che questo si estingue sì rispetto al nudo proprietario; poiché
uon può avere usufrutto sulla cosa propria; ma uon v’ha ragione giuridica per
dichiararlo estinto riguardo ai creditori : la consolidazione ne offre analogo
esempio. Ma questa argomentazione non procede logicamente. Perocché innanzi
tutto i creditori non possono aver mai più diritti del loro debitore, considerato
ma da lui la
dall’ altra parto diviene perfetta col manifestarsi
• la vendita della cosa soggetta all’ usufrutto non porta verun cangiamento al
(art. 5461, ed è stato omesso dall’ attuale Codice civile, quel concorso non può
essere, almeno sempre e necessariamente, considerato come atto di rinunzia. Al
contrario nella Leg. 4, § I
2, D. de doli mali et metus exc. al quesito, si curri
canti mihi usumfr uctum exceptio sit obiicienda? si risponde : et hoc iure ulimur,
ut exceptio doli noceot, Or bene quale delle due disposizioni dovrò seguirsi nel
diritto patrio? L' una e l’altra secondo i casi; perocché non sono contrarie fra
loro, come a primo avviso può sembrare, mentre secondo la legge romana l'usu-
fruttuario ha consentito alla vendita della piena proprietà, volente me fundum
vendideris, e perciò anche alla cessione del suo usufrutto; e nell’articolo del
Codice napoleonico o non è supposto intervento dell’usufruttuario nel contratto
o intervento nudo senza consenso; perciò, ripetendo l'osservazione fatta dagli
interpreti del Codice napoleonico, quell'articolo ha avuto solamente per oggetto
d’impedire che 1' usufruttuario fosso privato dell’ usufrutto per sorpresa (Con-
sulta Proudlmn, n. 2173 e seg : Demolombe, X, 720 o 732; Aubry e Rau, II,
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158 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
un usufrutto competente ad un altro. In questo caso però l estin-
zione di esso non è assoluta ma relativa; inquantochè ò estinto
a danno dell’ usufruttuario originario e non a favore del pro-
prietario; eccettochè coll’usufrutto sia stata usucapita anche la
1
proprietà.
76. L’usufrutto in nono luogo cessa coll’ avvenimento della
condizione risolutiva, giusta le regole generali di diritto comune;
cosi se avessi lasciato un fondo in proprietà a tua sorella, e in
usufrutto a te, non si mariterà, il tuo usufrutto
sino a che questa
cesserà il giorno del matrimonio di tua sorella. Cessa pure per
la rescissione, rivocazione e per V annullamento del titolo di con-
cessione, a senso parimente del diritto comune.
77. L’usufrutto in decimo ed ultimo luogo cessa colla risolu-
zione, rescissione, rivocazione e annullamento del diritto del con-
cedente; semprechò abbiano luogo per cause retroattive e, nei con-
grui casi, operative per virtù della trascrizione contro l’usufrut-
tuario medesimo; adunque se la donazione si risolva, giusta la
disposizione dell’articolo 1079, cesserà l’usufrutto stabilito dal
donatario sui beni che per tal titolo aveva ricevuto; cesserà del
pari nel caso che la donazione si risolva a’ termini dell’ arti-
colo 1080, ove sia stato stabilito posteriormente alla trascrizione
della domanda di risoluzione; non già, nel caso contrario (arti-
colo 1079, 1080 comb. con l’art. 1933 3°).
1
Consulta Proudhon, u. 5154 e seg. ;
Aubry e ttau, tom . e § cit. pag. 51 9-550
1
Proudhoo, VII, 2572; Laurent, VII, 93.
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LIB. II. T1T. III. CAP. II. SEZ. I. 159
1
Toullier, II, 315; Proudhon, n. 4444, 4445 e 3590; De meloni be, X, 646.
* Consulta il mio Commento, I, 467.
3
Consulta il mio Commento, I, 463.
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160 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Demolombe, X, 645; Marcadé, art. 555, VI.
* Leg. 30, D. qnib. raod. usufr. amit.; mio Commento, 1, 50?, 61 3. — L’obbligo
di restituirò la parte o pagarne il valore, salva 1* eccezione espressa nel testo,
••incombe all'usufruttuario anche quando abbia l’usufrutto di un solo animale,
nonostante che l'articolo 51 2 ne taccia; perciocché non c’è ragione percui debba
ritenerla ;
nè dall’ articolo 54 3 può trarsi argomento a contrario contro il silen-
zio del 541, perchè ciascuno ha un oggetto principale e distinto.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SEZ. I. 161
medesimo.
SEZIONE II.
SOMMARIO
79. Che cosa eia il diritto di uso — Suoi caratteri — In che differisca da altri diritti simili
— Sopra quali beni possa stabilirsi.
8Q, Quali siano i diritti dell' usuario di beni immobili: raccogliere i frutti per quel tanto gli
è necessario ai bisogni suoi od a quelli dell» sua famiglia Quali persone siano —
comprese nella famiglia —
Misura ed eartensione degli effetti della necessità dell'usuario
e della sua famiglia —È questa invariabile? — Quali diritti ha l'usuario sui frutti
che raccoglie? — Altri diritti dell'usuario di beni immobili — Ha diritto al possesso
dei medesimi? — Diritti dell' usuario di coso mobili.
81. Che cosa sia il diritto di abitasioue — Suoi caratteri — Sopra quali beni possa stabilirsi
— Quale ne sia l' ostensione.
32. Regole comuni ai diritti d'uso e d'abitazione — Chi possa stabilirli e in quali modi e
in qual misura.
33. Degli obblighi che incombono all' usuario e all'abitante: dar cauzione, far l'inventario
dei mobili e la descrizione degl' immobili; godere da buoni padri di famiglia e in per-
sona; sopportare le spese di coltura e di riparazione, i carichi annuali e le spese
delle liti. .
84. Dei modi colf cui ai estinguono i diritti d'uso e d'abitazione — Effetti della loro estinzione.
1
Consulta Laurent, VII, 95.
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162 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
suo bisogno.
Il diritto di uso può essere stabilito sopra ogni specie di beni
mobili ed immobili, come l’usufrutto, quand’anche non producano
frutti ;
perocché l’utilità della cosa, sia pur di mero diletto, basta
come servigio necessario alla valida costituzione del medesimo.
80. L’usuario può raccogliere i frutti per quel tanto che gli
è necessario a’bisogni suoi ed a quelli della sua famiglia (ar-
ticolo 521).
Nella famiglia si comprende il coniuge dell’usuario: è indif-
ferente che fosse coniugato nel momento della concessione o lo
1
Laurent, VII, 103.
* Proudhon, n. 2576 ;
Boileux, p. 785, not. 1.
* Proudhon, n. 2831 ;
Marcadé, art. 625, II ;
Demolombe, X, 755.
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1
4
Proudhon, n. 2770 c 2771; Demante, Cours analy. Il, n. 476 bis; Demo-
tombe, X, 772; Aubry e Rau, II,
§ 237, pag. 332; Laurent, VII, 110.
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164 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
opera: attalehè non può egli, entrato che sia in possesso, cambiare
o modificare il genere di cultura; surrogarne due, tre ad uno;
estendere quello che dà frutti insufficienti ai suoi bisogni, e re-
stringere l’altro, che ne dà ad esuberanza, per ottenere d’ogni
specie quanti frutti gli abbisognano, e per tal guisa assorbirli
anche tutti.
1
ProudhoD, Demante, Demolombe, loc. cit.
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LIB. II. TIT. III. CAP. II. SE7.. II. 165
‘ Prouilhon, n. 1741 ;
Demolombo, X, 784.
* Boileux, art. 631; Dueaurroy, Bonniere Roustaing, II, 437; Demante^op. cit.
n. 477 bis; Demolombe, X, 773; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 533; Laurent, VII, 116;
contro Duranton, V, 45.
5
Duranton, V, 26; Taulier, loc. cit.; Demolombe, X, 774; Boileux, toc. cit.
4
Consulta Demolombe, X, 790; Aubry eRau,II,§cil.pag.o33;Laurent,VII, 116;
avverti però che quest’ultimo esige la formale dichiarazione del testatore o del
donante sulla concessione del diritto d’uso a titolo di alimenti.
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166 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta Demolombe, X,771 ;
Auhry e Rau, loc. cit. ;
mio Commento, voi. cit
Quanto poi all’uso stabilito sopra cose mobili; se esse tali siano
che si consumino cón l’uso, il diritto dell’usuario è identico a
quello dell’ usufruttuario, salvo il limite della necessità; cosi se
1’ uso sia stabilito sugli animali, competerà all’ usuario il diritto
frutti periodici del podere, può darsi caso in cui il proprietario debba rimanere in
possesso di una parta del fondo, come quando per esempio, nel medesimo fosse
aperta una cava. 1 prodotti di questa sono vari frutti, eppure non appartengono
all’usuario. Ora questi non può pretendere di tener egli il possesso della cava,
estrarne la materia e consegnarla dipoi al proprietario, prelevate la spese. La
cava come nella proprietà, cosi nel godimento resta esclusivamente del proprie-
tario, e perciò deve rimanere nel suo possesso.
1
Leg. li, § 3, I). de usufr. ;
Proudhon, n. *764.
‘
Leg. 4 2, 5} 2 e seg. D. de usu et babit.
3 Leg. 42, § de usu et babit.
4, D.
4
Proudhon, n. 4514 ;
Boilcux, loc. cit,
* Leg.
2, § 5; Leg. IO, § 4 ; D. de usufr. ear. rer. ;
Proudhon, n. 2756;
Iluranton, V, 6, nota *2; Salviat, II, 446.
4
Vedi sopra n. 79.
*
Vedi sopra n. 80. •
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168 ISTITUZIONI DI DIHITTO CIVILE ITALIANO
non essere esteso a quello della sua famiglia, ma non mai può
concedersi l’abitazione ad uno ed escluderne il coniuge; perciocché
è contraria ai buoni costumi la condizione che i coniugi vivano
1
Vedi sopra n. 80.
8
Vedi Leg. 12, D. eod. ;
Proudhon, n. 2274 e 2811 Taulier, ;
II, 346.
3
Cepolla, De scrv. cap. 6, n. 5 ;
Demolombe, X, 775.
*
Duranton,V, 6; Demante, li, 1; Demolombe, X, 759;
474 bis; Marcadé, art.62$,
Boileux, art. 62.'»; Aubry c Rau, II, § 237, pag. 531; contro Proudbon, n. 2752*
5
Leg. 12, § 4, D. de usu et hab. ; Voet ad Pand. lib. 6, tit. 2, n. 4 De- ;
raolombe, n. 768.
6
Duranton, V, n. 24.
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r i
(art. 528).
1
83. Passando ora agli obblighi comuni dell usuario e dell’abi-
1
tante, essi, come quelli dell usufruttuario, si possono distinguere
in tre categorie, in ragione del tempo nel quale debbono essere
soddisfatti; cioè prima, durante e finito l’uso e l’abitazione. Gli
tardo nel dare cauzione non priva 1’ usuario del diritto sui frutti,
i quali gli sono dovuti dal momento in cui comincia l’uso. Mede-
simamente se nel frattempo, il proprietario abbia ritratto qualche
pigione dall’abitazione, dovrà prestarla all’ abitante (arg. art. 500);
1
Leg. 8, § I, D. de usufr. et hobit. ;
mio Commento, I, 669.
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170 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
* \
tutta la casa. Se invece non raccoglie che una parte dei frutti o
non occupa che una parte della casa, contribuisce al pagamento
di tali carichi in proporzione di ciò che gode (art. 527). In entrambi
i casi neppure l’ usuario può pretendere che tali carichi pesino
sul prodotto lordo; sicché soddisfatti questi, resti netta per lui la
parte necessaria ai bisogni suoi e della sua famiglia : al contrario
essi gravar debbono sui frutti a cui ha diritto, nella misura della
sua necessità; per quanto i restanti divengano insufficienti a sod-
disfare ai bisogni anzidetti; sia perchè la legge ordina che le spese
sieno prelevate sui frutti che F usuario raccoglie, e raccoglie i frutti
che gli sono necessari; sia perchè altrimenti il diritto di uso sareb-
be trasformato in un credito di alimenti a danno del proprietario. 2
Ma le semenze debbono prelevarsi in natura sulla intera raccolta. 3
1
Proudbon, n. 2785; Boileux, art. 625.
* Duvergiersu Toullier, li, 469, e nota l; Domante, Cours analy. II, 479 bis;
casa e rovini una parte non notevole del tetto, dovrà contribuire
alla riparazione di questa per un terzo. Se la casa abbia bisogno
di riparazioni straordinarie, debbono applicarsi gli articoli 502-505.
Ai tributi da pagarsi dovranno applicarsi gli articoli 506-507, e
agl’interessi c capitali di debiti l’articolo 508. Infine, se si agiti
qualche lite sopra l’ uso e l’ abitazione o sopra essi e la proprietà,
dovrà applicarsi l’articolo 510.
84. I diritti d’uso e di abitazione si perdono nella stessa ma-
niera che l’ usufrutto (art. 529).
CAPO III.
SEZIONE I.
SOMMARIO
85. Noiioni generali intorno alle servitù legali —
Sono stabilite per utilità pubblica o pri-
vata —
Quali le uno o le altre siano e da quali leggi o regolamenti siano governate —
Principio ohe governa Peffotto delle nuove leggi sullo servitù legali In che sia —
riposta la natura delle servitù stabilite dalla leggo per utilità privata Possono —
le parti apportare delle modificazioni alle medesime ? —
Quali e quante esser possano
le servitù legali per utilità privata — Quali di esse sono regolate dalla legge civile.
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172 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Le_ servitù poi imposte dalla legge per utilità privata, sono
determinate dalle leggi e dai regolamenti sulla polizia campestre,
e dalle disposizioni della presente sezione (art. 535).
In materia di servitù legali, la nuova legge è applicabile imme-
diatamente, senza vizio di retroattività; perciocché esse rimangono
sempre nel pieno dominio del Legislatore, il quale, seeondochè lo
reputi utile al bene pubblico e all’ interesse dell’ agricoltura, può
crearne delle nuove, e modificare e distruggere alcune delle già
create; perciò esempligrazia, dopo la promulgazione del nuovo
Codice civile, l’avente diritto all’uso delle acque non può essere
più astretto a demolire una parata, appoggiata al fondo del vicino,
sebbene la legge vigente al tempo della costruzione della medesima
non gli permettesse questo appoggio senza il consenso del frontista
medesimo. * Ciò è vero, quanti’ anche al pubblicarsi di essa penda
lite tra le parti sull’applicabilità della legge antica al caso con-
vere servitù. 1
Perciò sono applicabili ad esse i principi che regolano
i diritti reali ;
in specie il proprietario del fondo serviente può libe-
rarsi dei carichi a cui sia tenuto, coll’abbandono del medesimo; e
*
danno luogo alle azioni confessoria e negatoria.
Senza dubbio le parti interessate possono modificare le servitù
legali stabilite per utilità privata; eccettochè al prescritto eserciiio
ili esse non sia interessato 1’ ordine pubblico, talmente che le
3
sottragga alla libera contrattazione delle medesime.
Tali servitù sono innumerevoli, essendo assoluto il principio
che in suo alii h ac temi s facete ìicet, quatenus nihil in aìienum
immittat. Ma non ogni danno è causa sufficiente a restringere il
materia di servitù, n. 40 c seg.; Demente, II, 488; Marcadé, art. 638 e 639;
Demnlombe, XI, 8 e seg.; Mourlon, Répétitions écrites sur le premier examen
du Code Napolèon, 1,474*; Aubry e Rau, III, § 238, pag. 2-3; Laurent, VII, 174;
mio Commento, II, 4-6.
* Demolombe, XI, 40 e seg.; Mourlon, loc. cit.; Laurent, VII, 174.
3
Consulta Aubry e Rau, III, § 238, pag. 3; Laurent, VII, 172.
4
Leg. 8, D. si serv. vind.; Cepolla,tract. 1, cap. 53; Demolombe, XI, 653 e seg.;
Aubry e Rau, II, § 194, pag. 195: mio Commento, II, 883-893; vedi pure
C. G. Firenze, 26 giugno 1867. A. I, 4, 227.
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174 ISTITUZIONI DI DIRITTO CITILE ITALIANO
§»•
SOMMARIO
86» Quali e quanto siano lo servitù che derivano dalla situazione dei luoghi — La prima di
esse riguarda lo scolo naturale delle acque — In che essa consista: nel rendere i
fondi inferiori soggetti a ricevere le acque che per opera della natura e non dell'uomo
scolano dai superiori — Sua analisi.
87. Effetti di questa servitù; ossia obblighi che impone al proprietario del fondo inferiore —
Modo di eeerciiio di questa servitù, che deve tenersi dal proprietario del fondo do-
minante — Modificatone che a questa servitù possono apportare il titolo, la desti-
nasione del padre di famiglia e la proscrittone.
88. Il fondo inferiore è soggetto a ricevere tutte le altro specie di materie cho dal superiore
vi scorressero o cadessero naturalmente?
89. Seconda servitù legale, ohe ha per obbietto la riparazione, il ristabilimento o la costru-
zione di sponde ed argini contro l' impeto delle acque e lo spurgo dei loro ingombri —
Condizione a cui questa servitù è subordinata —
A ohi scontro ehi competa Quale —
ne sia l' effetto, ossia quali opere far possa chi invooar può tale servitù Modo che —
egli deve tenere nell' eseguirle —
Carico delle spese occorrenti per esse.
90. Terza servitù legale risultante dalla situazione dei luoghi, ed avente per oggetto l' uso
delle sorgenti e di altro acque —
Che cosa sia una sorgente A obi appartenga — :
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 175
96. Seguito — Uso che può farsi dell’acqua corrente dai proprietari doi fondi che ne sono
attraversati — Obbligo che loro incombe, di restituir 4' acqua al corso ordinario,
mentre esce dai suoi terreni.
97. Seguito — Regolo comuni ai proprietari dei fondi costeggiati o attraversati da corsi
naturali di acquo —
Possono cedere il loro diritto di uso? In qual modo dobbano —
usare dell'acqua —
Modificazioni che possono essere apportate ai loro diritti Re- —
golamento dell'uso d'acqua che può farsi daU'autorith giudiziaria.
1
Leg. 1, § 14, de aqua et aqua pluvia.
* Cepolla, tract. II, c. 4, n. 71; Pardessus, n. 82; Duraoton, V, 153, De-
molombe, XI, 19; Aubry Rau,
§ 840, pag. 10; Laurent, VII, 368.
o III,
3
Consulta, tenendo però conto di alcuno loro particolari discrepanze, Du-
ranton, V, 154; Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, 11,264; Daviel, Traité de la
legislation et de la pratique des cours d’eau, III, n. 754; Garnier, Régirne des
•aux, A. Ili, n. 681 e 1029; Boileux,art. 640; Demolombe,Xf, 23; Laurent, VII, 361
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1
rettamente nel fondo altrui, sia che da essi siano gittate o scolino
antico corso, quando ciò non arrechi danno veruno al fondo supe-
riore (arg. art. 537 e 538). Dall’ altro lato non cessa di esser
naturale il corso delle acque, sol perchè l’opera dell’uomo l’ha
8
facilitato, senza mutarlo e aggravarlo.
A tale servitù sono soggetti tutti i fondi inferiori, a chiunque
appartengano, non esclusi quelli di uso pubblico, salvo il diritto
di esonerameli per causa di pubblica utilità (art. 438). 7 Del resto
1
Vedi C. C. Torino, 23 maggio 1871, L. XI, 231.
* Garnier.loc. cit.; Daviel, 111,733; Marcadc1 , art. 640, n. 2; Demolombe, XI, 25.
3 Pardessus, n. 86. Daviel, III, 809; Marcadé, ari. 640, n. 2; Demolombe, XI, 27.
1
Leg. 1, §22, D.de aqua.; Cepolla.tract. II, cap. 4, n. 77 ;
Demolombe, XI, 44.
5
Leg. 2, § S; D. de aqua; Garuier, n. 688.
6
Torino, 27 dicembre 1869, A. Ili, 2. 538.
7 Consulta Daviel, ili, 763; Demolombe, XI, 21; Aubry e Rau, loc. cit.;
Laurent, VII, 356 e 359.
* Demolombe, XI, 20; Aubry e Rau, III, § 240, pag. 8; Laurent, VII, 360.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 177
non può impedire lo scolo delle acque die il suo fondo è soggetto
a ricevere. Adunque non può far opera clic faccia rifluire le
’
Leg. 1,D. de aqua; Aubry e Rau,III, § 240, pag. 10; Laurent, VII, 364.
5 3
Merlin, Rép. v° Eaux pluviales, n. 3; Toullier, II, 327; Solon, n. 31;
David, III, 728 bis ;
Demolombe, XI, 33 Aubry e Rau, loc. cit. Laurent, VII, 365.
; ;
* Consulta David, III, 76i; Demolombe, XI, 32; Aubry e Rau, loc. cit.
dessus, n. 84 e 87; Daviel, 759; Garnier, III, 680; Demolombe, XI, 35; Lau-
rent, loc. cit. e 368.
IrriTDnowi Vol. III. 12
.
1
Leg. 4, § 1, e Log. 3, § 2. D. eod.: Laurent, VII, 369.
8
Leg. 3. princ. D. eod.; Pardessus, n. 91 ; Daviel, III, 707 e 708; Demo-
lombe, XI, 36 ;
Laurent, Ine. cit. e 368.
* Cepolla, tract. I, cap. 67, n. 3 e 4 ;
Garnier,
368 III. 684 ; Laurent, loc, cit. e
1
Demulombe, XI, n. 38; Aubry e Rau. Ili, § 240, pag. 44.
5
4, D. de aqua; Garnier, n. 686 e seg,; mio Commento, di, 25.
Leg.
6
4, § 5, D. de aqua; Pardessus, n. 83 e seg.; Daviel, III, 758: De-
Leg.
molombe, XI, 39; Laurent, loc. cit. e 370.
7
Leg. 4, § 5 cit.; mio Commento, voi. cit. n. 13, *6, 27 e S8.
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LIB. II. TIT. III. CAP. 111. SEZ. I. 174»
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180 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
* Arg. Leg. li, § li, de danno infect.; Pardessus, n. <99; Pamolombe. XI, 59.
* Solon, n. 68; Demolombe, XI, 58.
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LIB. li. TIT. 111. CAP. 111. SEZ. I. 181
del tutto indifferente che tal fondo appartenga allo Stato, ad una
provincia, ad un comune, ad istituto civile od ecclesiastico, o ad
un privato. Anzi sono soggetti a tale servitù i beni demaniali ;
1
Vedi il mio Commento, 11, 48.
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182 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 183
1
gato di provare di avere saviamente agito nell interesse comune ;
con minore spesa, non saranno obbligati al rimborso che pel valore
1
delle opere, proporzionato all utilità che arrecano, ai singoli fondi.
Ma la spesa cessa di essere a carico comune, quando alcuno col
fatto suo le abbia dato causa; perocché allora egli deve sopportarla
per intero e inoltre risarcire i danni (art. 539). Ove peraltro l’autore
del danno sia insolvibile, la spesa deve essere necessariamente
1
sopportata in comune dagl interessati.
90. Passiamo ora alle servitù d’uso delle sorgenti e di altre
acque.
Chiamasi sorgente ogni acqua viva; ed acqua viva quella che
scorre perennemente; ma l’| intermittenza eventuale dipendente
dalla siccità non le toglie la qualità di viva. 1
La sorgente non è che una parte del fondo) in cui nasce, e perciò
appartiene esclusivamente al proprietario di questo: nulla rileva
1
che l acqua scaturisca per opera della natura o per fatto dell’uomo
2
(art. 440). In conseguenza egli può goderne e disporne nqlla ma-
niera più assoluta (art. 436); cosi può impiegarla a suo vantaggio
per l’irrigazione del suo fondo, per forza motrice delle macchine
della sua officina, per alimento di uno stagno da pesca e simili*
Parimente può ritenerla tutta quanta nel suo fondo, e mandarla
dispersa in un fiume, torrente, strada pubblica, e per tal modo
privarne i fondi inferiori, a cui naturalmente scolerebbe; eccettochè
4
y »
i
1
Leg. 4, § 2, C. de flum.
* Leg. 2, D. quod vi aut ciani, XLIIl, 24; C. C. Napoli, 44 gennaio 4868,
Gazz. del Proc. Ili, 44.
8
Consulta Laurent, VII, 491.
4
Cepolla, tract. II, cap. 4, n. 56 in fine; Daviel, III, 893; Demolombe, XI, 65.
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184 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
possano avere dell acqua gli abitanti di un comune o di una frazione
di esso; c) dal diritto di uso delle acque che vanno disperse a
favore di chi può trar profitto delle medesime.
Per quanto concerne la prima causa di limitazione, il diritto del
1
Vedi Garnier, 111,722; Daviel, III, 766; Demolombe, XI, 72; Aubry e
Rau, tom. e § cit. pag. 35-36 ; mio Commento, II, 70-72.
* Garnier, III,
722; Daviel, 111,770; Demolombe, XI, 83; Aubry e Rau, loc. cit.
3
Consulta il mio Commento, II, 88.
‘ Torino, IO maggio 1867, A. I, 2, 423; C. C. Napoli, 14 gennaio 1868,
A. II, 1, 201 ;
vedi pure Torino, 1 3 aprile 1872, G. IX, 477 ;
e mio Commento, 11,78.
5
Pardessus, n. 100 ;
Daviel, III, 773; Demolombe, XI, 76; Laurent, VII, 202.
6
Cepolla, tract. II, cap. 4, n. 58; Daviel, III, 771 ;
Duranton, V, 180; De-
raolombe, XI, 81 ;
Marcadé, art. 642, IH.
t
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L1B. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 185
NDuranton, V, 485; Domante, [I, 498 bis, 111: Duviel, III. 77! ;
Demolom-
be, XI, 84 ;
Laurent, VII, 104.
* 3 Demante, II, 493 bis; Oemolombe, XI, loe. cit.; Daviel, III, 771; Aubry
e Rau, III,
§ 144, pag. 39; Laurent, VII, 106 ;
C. C. Napoli, 4 4 gennaio 1868,
A. li, 4, 101.
*
Vedi il mio Commento, II, 83.
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186 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
talché non può tenerne luogo qualsiasi atto con cui il proprietario
inferiore abbia intimato al superiore di astenersi dal cambiar
3
direzione alle acque; e questi siasi acquetato a tale intimo.
I trenta o dieci anni necessari per la prescrizione incominciano
a decorrere, come si diceva, dal giorno che le opere sono state
terminate: ben inteso che occorra il loro compimento per la facili-
tazione del declivio e del corso dell’acqua nel fondo inferiore. Ma
se a tale scopo non sia necessario il compimento delle opere, la
prescrizione incomincerà a decorrere dal momento in cui le me-
desime pienamente soddisfacciano al bisogno (art. e arg. art. 541). 4
1
Pardessus, n. 400.
* Torino, 40 maggio 4867, A. I, 5, 423.
3
Demolombe, XI, 82; Aubry e Rau, III, § 244, pag. 37; Laurent, VII, £06;
contro Proudhon, IV, 4 371. »
4
Non può far difficoltà 1’ espressione ;
ha fatto e terminate : che si legge
nell’ articolo 544 : perocché la legge considera il caso ordinario che le opere
siano intraprese a quell’unico scopo, e che questo non possa ottenersi se uon
fatte e terminate le opero medesime.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 187
1
Consulta Laurent, VII, 209.
* Leg. 6, C. de scrvit. et aqua.
3
Pardessus, loe. cit. ;
Daviel, III, 780; Demolombe, loc. cit.; Boileux, art. 644
Aubry e Rau, III, § 244, pag. 39-40.
*
Leg. 2, § 2, D. de servit. praed. rust. ; Leg. 8, D. de aqua ; Cepolla,
traet. 2, cap. 4, n. 44 ; Pardessus, n. 402 Demolombe, XI, 86. ;
5
Consulta Proudhon, Dam. pub. IV, 4334 ;
Pardessus, I, 103; Marcadé,
art. 644, IV; Deraorombe, XI, 409; Torino, 2 aprile 4872, G. IX, 407.
6
Toullier, III, 4 23 ;
Pardessus, n. 438; Favard de Langlade, Rép. v° servit.
sect. 1, n. 8; Marcadé, loc. cit.; Aubry e Rau, loc. cit.; Demolombe, XI, 94;
Laurent, VII, 244.
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188 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Locrè, Vili, 334 e seg.; Boileux, art. 643 ;
Deraolombe, XI, 95 ;
Marcadé, art. 613; Proudbon, Du dom. pub. IV, I3S6; Daviel, 111, 789; Aubry
e Rau, loc. cit.; Laurent, VII, 213; mio Commento, II, 402.
* Garnier, n. 743; mio Commento, II, 105.
3
Aubry e Rau,§ cit. pag. 42
III, ;
Laurent, VII, 220.
4
Duranton, V, n. 187.
5
Consulta Garnier, n. 740;
6
Pardessus, n. 138 ;
Marcadé, art. 643, 1 ;
Massè e Vergò su Zachariae, II, 163;
Demolombe, XI, 93; Aubry e Rau, III, § cit. pag. 44 ;
Laurent, VII, 212.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 189
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190 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
V usage dell’ articolo 643 Codice napoleonico ; aneli' essa perciò è inesatta;
poiché doveva riferirsi alla prescrizione estintiva dell’azione d'indennità, e non
all’acquisitiva dell’uso. Invero dal momento che l’acqua è necessaria al comune
o alla frazione di esso, la legge attribuisce loro il diritto di servirsene; e nulla
be, XI, 98: Aubry e Rau, loc. eit.: Laurent, VII, 222). Noto però, quanto agli
effetti è indifferente che si tratti di prescrizione estintiva del diritto d’indennità
primo luogo che i loro fondi ritrar possano profitto dalle acque
che altrimenti andrebbero disperse.- Ilprofitto può essere tanto
agrario quanto industrialo (arg. art. 543 e 598). 1 Se più sieno
i fondi che possono profittare delle acque, e queste bastino a
tutti, ne profitteranno tutti. In caso contrario, se la dimanda siasi
1
Mio Commento, II, 227-231.
2
Leg. § 12, D. de aqua.
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192 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi i Motivi de* Codici per gli Stati sardi, loc. cit.; mio Commento, 11, 142.
2
Consulta i Motivi dei Codici per gli Stati sardi, I, 517 e seg. ;
mio Com-
mento. II, 219 e seg.
3
Consulta C. C. Palermo, 7 febbraio 1871, Giorn. del Foro, an. 1871, pag£. 577.
*
Proudhnn, Du dotn. pub. n. 1422; Marcadé, art. 644; Daviel, III, 825:
Demolombe, XI, 122; Aubry e Rau, loc. cit.; mio Commento, 11,110-117.
1
1
Prmid hon, ii. 1330; Demolito, lue. cit. ;
Demolombe, XI, 106 e- 1 ,21; Aubry
e Roti , loc. cit.; mio Commento, loc. cit.
• Delvincourt, I, 380; Duranton, V, 136 e 111; Mar-
segr. ;
Pardessus, n.
cadé, art. 64-i, I; Domante, II, 495 bis; Demolombe, XI, 127; Aubry e Rau,
loc. cit.
3 Torino, IO maggio 1867, A. I, 2, 423.
4
Consulta C. C. Torino, 2 dicembre 1869, A. IH. 1, 301.
5 C Firenze, 2 aprilo 1868. A. 10.
C. II, 1.
6
Consulta Laurent, VI, 15 e scg. ,
e VII, 268.
• Consulta Lucca, 30 luglio 1867, A. I, 2. 500; C. C. Palermo, 7 febb. 1871,
Giorn. del Foro, an. 1871, pag. 577.
• C. C. Palermo cit.
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5
1
Duranton, V, !09; Proudhon, Da dom. pub. n. 4421 Daviel, li, 898 ; ;
Garnier, n. 771 Demolombe, XI, 139; Aubry e Rau, III, § 846. pag. 47 Lau-
; ;
rent, VII, 274. — Ma lo Stato, la provincia c il colmino non hanno diritto al-
l’uso dell’acqua; perciocché la leggo riconosce nei rivieraschi il diritto di uso
dell’acqua per la irrigatone dei loro fondi o per l' esercizio delle loro industrie ;
nales, 1815 ;
Duvergier, Recueil des lois, Lois 29 avril 1815 ;
Demolombe, XI. 4 60
o 240; Aubry e Rau. loc. cit.; mio Commento, 11,453-160; ma vedi Laurent,
VII, 280-284.
* Consulta Lucca, 30 luglio 4867, A. 500.
1, 2,
6 Demolombe, XI, Aubry e Rau, pag 17 Laure.it VII, 27
4 48 ;
III, § cit. ; ,
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1
1
Daviel, 11, 587; Demolombe, XI, 1 52 ;
Boileui, art. 544; mio Commen-
to, II. 461.
* 406; Duranton, V, 1S9 c 49S ; Proudhon, Du doni. pub.
Pardessus, n.
n. 4tS9; Bertin, p. 445 e seg. David, II, 590, e III, 770; Garnier, II, 774;
:
contro Pardessus e Bertin, loc. cit.; reputando questi non potersi tale conces-
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196 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Demolombe, XI, <46; mio Commento, II, 134-137; contro Daviel, II, 626.
* Daviel, II, 696; Demolombe, XI, 145 e 146: Auhry e Rsu, loc. cit. ;
mio
Commonto, il, 169.
3 Daviel, Cnmmentaire de. la loi 29 a vril 1x45 pour les irrigations, De Parie»,
Revue de légis. an.1845, 111, 27-32; Laurent, VII, 276; mio Commento, II, 139 e 150;
contro Demolombe, XI, 213 Aubry e Rau,
;
III,
§ 241, pag. Io e seg.
4
Daviel, lì, 588; Demante, II, 494 bis, IV ;
Demolombe, XI, 455; Aubry
e Rau, loc. cit.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 197
al disotto dei loro fondi; specialmente che non hanno verun diritto
agli elementi fertili che quelli possono seco addurre. Del pari il
rivierasco utente potrà fere scolare nel fondo del rivierasco inferiore
che vi consenta, le colature e gli avanzi senza restituirli al corso
ordinario; imperocché questa immissione tiene luogo di deriva-
zione; e può tornare a grande loro profitto, senza esser di danno
agli altri.Medesimamente può, secondo le circostanze, aversi per
1
soddisfatto quest obbligo del rivierasco immettendo le colature e
gli avanzi in un affluente del corso principale. Infine se il rivierasco
non possa restituire al corso le colature e gli avanzi, per essere la
superfìcie del suo fondo inferiore all’alveo del rivo, non è già
privato del diritto di usare dell’acqua; ma non può derivarne dal
corso che la quantità strettamente necessaria ai bisogni ;
cosicché
nulla ne sopravanzi. 1
Ma può anche dimandare la servitù di con-
dotta attraverso i fondi inferiori, per iscaricare nel corso gli avanzi
(art. 606); semprechè i rivieraschi intermedi fra la bocca di deri-
vazione e l’ emissario non abbiano interesse ad opporsi a questo
modo di restituzione.
96. Quegli poi il cui fondo è attraversato dalle sopraddette acque,
può usarne non solo per F irrigazione dei suoi fondi e per l’eserci-
zio delle sue industrie, ma per altri offici ancora, siano di utilità,
2
siano di diletto (art. 543 alinea).
Può usare dell’acqua nell’ intervallo in cui trascorre entro il
1
Consulta Lucca, 30 luglio 4867, A. I, 2, 500 ; C. C. Firenze, 2 aprile 4868,
A. II, 4,4 0.
* Duranton, V,
225; Garnier, n. 762; Daviel, II, 593; Boileux, art. 644;
Demolombe, XI, 163 e 464 Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 48-49 ; contro
;
li’ acqua s’ intende che esce dai terreni del medesimo, quando
cessa di attraversarli. Quindi se l’acqua, dopo avere per un tratto
più o meno lungo attraversato un terreno, incomincia a costeg-
giarlo o per effetto della tortuosità del suo corso, o per la maggiore
estensione di una sponda del terreno, l’acqua deve essere restituita
al corso ordinario nel punto in cui cessa di attraversare e inco-
mincia a costeggiare il fondo; perciocché quivi il diritto di libero
uso viene ristretto dal diritto di coutenza del rivierasco opposto.
97. Passando ora alle regole comuni tanto al proprietario dei
1
Daviel, li, 634 ;
Pardessus, n. 4 06; Demolombe, XI, 168; vedi il mio
Commento, II, 473 e 474.
* Proudbon, Du dom. pub.; Demolombe, XI, 467 ;
Aubry e Rau, loc. cil.
3
Vedi C. C. Palermo, 4 agosto 4 866, A. I, 4, 295.
H
Pardessus, I, 24, 4 40 e 4 16 ;
Demolombe, XI, 477; Aubry e Rau, III.
§ 246,
pag. 52.
5
Garnier, Commentarne delaloi sur les irrig.p. 44 e seg.; Demante, li, 408 bis, II;
Demolombe, XI, 454 e 241 ; Aubry e Rau, toiu. e § cil. pag. 52; mio Com-
mento, II, 486 e 487.
* Mio Commento, loc. cit.
Xf 1Nr
1
Bertin, Code
d«’s irrig. p. 38; Garnier, 465, 682, 700; Daviel, II, 708 e seg.;
Boilcux, art. 644; Demolombe, XI, 170; Aubry e Rau, loc. cit.
* Pardessus, n. 407 ; Daviel, II, 582; Demolombe, XI, 174 e seg.; Aubry e
Rau, loc. cit.
3
C. C; Palermo, 4 agosto 1866, A. I, 4, 295.
4
Proudhon, Du doni. pub. Ili, n. 1095 c seg.; Bertin, p. 27; Demolombe, XI, 478;
Aubry e Rau, loc. cit.; mio Commento, 11, 494-197.
5
Proudhon, op. cit. n. 1434; Aubry e Rau, loc. cit.
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200 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
conciliare l’interesse ridi’ agricoltura e della industria coi riguardi
dovuti alla proprietà (art. 644).
1
Demolombe, XI, 197 Aubry
;
e Rau, loc. cit.
f
Demolombe, XI, 187.
* C. C. Firenze, 2 aprile 1868, A. II, 1, IO.
* Durnnton, V, 216 e seg. ; Demente, II, 496 bis; Demolombe, XI, 188
8
Pardessus, n. 116; Marcadé, art. 645, li; Demolombe, XI, 195.
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W—
LJB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 201
1
Consulte Lucca. SU luglio 1867, A. 1, 2, 500.
* Boilcux, art. 644; Dcmolombe, XI, 195.
8
David, li, 57*.
4
Leg. S, D. de aqua; Pardessus, n. 115; Dubrevil, Legis. des caui:, I, p. 178;
Dcmolombe, XI, 194.
s
Proudhon, Du dom pub. n. 151*: Pardessus, n. t13 e seg. ; Demo-
lombe, XI, 191 in fine; Aubry e Hau, III,
§ 146, pag. 57-58.
8
Marcadé, art. 645, 11, in fine.
7
Torino, *7 dicembre 1869, A. III, *, 538.
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—
§ "•
SOMMARIO
«
tra edilizi; tra cortili, e giardini od orti; tra recinti nei campi
99. Seguito —
Carattere di tale presunzione: è mista; può cioè esser distrutta con due soli
mezzi; con titolo e segni tn contrario —
Si discorre e dell'uno e dell'altro Può —
esser-* distrutta dalla prescrittane?
100 Seconda classe di dotte regole — Riguardano la facoltà conoessa ai proprietari di fondi
maestri, tetti e le altre parti della casa che loro sono comuni
i In qual misura —
•i sopportino da ciascuno di essi — Possono liberarsene? — Pesi che sono propri a
ciascuno dei condomini — Quid iurta, se la casa rovina?
105. Comunione dei fossi —
Quali di questi si presumono comuni? Qual è il carattere di—
questa presunzione? —
Con quali mezzi può distruggersi? —
Il proprietario esclu-
sivo di un fosso può essere costretto a cederne la comunione? — Diritti e pesi ri-
saltanti pei comproprietari da questa comunione —
Possono liberarsi da questi pesi?
106. Comunione delle siepi e degli alberi Quali siepi—si presumono comuni ? Qual è il —
carattere di questa presunzione? —
Con quali mezzi può combattersi? —11 proprie-
tario esclusivo di una siepe può essere costretto a cederne la comunione? — Diritti
ed obblighi derivanti da questa comunione —
Può ciascuno dei oom proprietari libe-
rarsi dai detti obblighi?
107. Comunione degli alberi sorgenti nella siepe e sulla linea di confine — Se e quando cia-
scuno dei comproprietari possa dimandarne il taglio.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 203
La seconda specie di servitù legali è quella che procede
98.
dalla comunione di muri, edifizi, fossi, siepi ed alberi. Questa
comunione è una comproprietà per parti indivise (prò indiviso). 1
1
Deroolombe, XI, 309 e scg.; Àubry e Rau, II, § 222, pag. 417 ; Lau-
rent, VII, 494.
* Consulta Mourlon, I, pag. 767 e seg. ;
Laurent, VII, 495.
3 notarsi che molte di queste disposizioni non Istabiliscono nè
È appena da
regolano punto servitù legali (Vedi sopra n. 85; consulta pure Laurent, VII, 496).
4
Consulta Duranton, V, 301; Demolombe, XI, 315; Laurent, VII, 524.
5 Delvincourt, I, 149, not. 5; Pardessus, n. 160; Lepage, n. 114; Boileux,
art. 453; Demolombe, XI, 317; Laurent, VII, 525. La presunzione della comu-
nione della parte di muro che s’innalza sopra il tetto non parte doU’articoln 546,
perciocché non serve di divisione tra due edifizi; ma dall’ articolo 448 e perciò
4
il residuo d’intonaco di pareti e cose simili.
In secondo luogo si presume comune ogni muro che serve di
divisione tra cortili e giardini (art. 546) ed orti (arg. art. cit.).
1
Pardessus, n. 159; Boileux, loc cit., Demolombe, XI, 328; Aubry e Rau,
loe. cit. ;
contro Toullier (II, 187! che esige la chiusura di muro e Taulier (li, 379),
507 bis; Mourlftn, I, 1730; Marcadé, art. 653, I; Demolombe, XI, 323; Aubry
e P.au, loc. cit.; Laurent, VII, 526; C. C. Firenze, 17 giugno 1870, G. VII, 461;
Firenze, 3 aprile 1873, A. VII, 2, 158; Torino, 4 aprile 1873, G. X, 468;
contro Merlin, Rép. v° Mytoyenneté, §1,n. 3; Toullier, li, 187 ; Pardessus, 159;
Solon, 1 35, nel caso che le proprietà siano situate in città o nei sobborghi, e
Delvincourt, I, 159, e Perrin, Lois des Constr. n. 447, anche ne'recinti di cam-
pagna sino all’ altezza del muro di cinta.
4
Pardessus, n. 159; Duranton, V, 305; Taulier, II, 379; Boileux; loc. cit.;
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206 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Toullier, II, 1 88; Pardessus, n. 1 61 Duraoton, V, 31 3; Deraan te, II, 507 bis, V;
;
Demoiombe, XI, 316; Aubry e Rau, II, § 222, pag. 123 mio Commento, I, 345-320. ;
2
II Laurent (VII. 532); reputa non sia necessario l’atto scritto, e che
bastar possa un atto verbale; purché il valore della proprietà esclusiva del
muro non faccia ostacolo alla prova per testimoni: questa decisione è inconte-
stabile nel diritto francese. Ma nel diritto patrio, dovendosi V alienazione di
cosa immobile, qual è un muro, farsi per atto pubblico o per scrittura privata,
sotto pena di nullità, e non esistendo altro titolo di proprietà esclusiva che pro-
var si possa col mezzo di testimoni, non è vera che la decisione data nel testo.
s
Duranton, V, 308; Taulier, li, 380; Aubry Rau,
II, § 222, pag. 421
e
presunzione della comunione può essere esclusa con tutti i mezzi di prova, men-
tre, come sopra abbiamo dotto, non è stabilita dall’ articolo 546.
)
1
Delvincourt, I, <60, nota 6; Duvergier sur Toullicr, II, 199, nota ; Du-
rantnn, V, 311; Pardessus, n. 163; Dcmolombe, XI, 338; Aubrv e Rau, II,
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208 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Bnilcux, art. cit. ;
Demolombe, I, 340; Aubry c Rau, II, § 222, pag. 4?J.
* Toullier, III, 188; Pardessus, n. 161; Merlin. Rep. v° Mytoyennete, § 2, n. 8;
Duranton, V, 313; Demante, II, 507 bis, V ;
Demolombe, XI, 346; Bnileux, Aubry
e Rau, loc. cit. ;
mio Commento, II, 315-320.
3
Consulta Pardessus, loc. cit ; Demolombe, XI, 358.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 209
dono di fare del muro; 1
qualunque sia la causa, per cui al vicino
appartiene in proprietà esclusiva, sia la costruzione originaria,
F alzamento, o la vendita, sia lo stesso abbandono fattogliene da
colui che ora ne dimanda la comunione. * Ma è valida la rinunzia
al diritto di acquistare la comunione del muro; poiché l’interesse
pubblico non è impugnato che in modo secondario all’esercizio del
3
medesimo. E reputo che tale rinunzia importi pel rinunziante
l’obbligo di costruire i suoi edifizi a tre metri di distanza dal muro
anzidetto (arg. art. 571 alinea 1°).
' Duranton, V, 325; Pardessus, n. 1 55; Ducaurroy, Bnnnier e Roustaing. Il, ?95;
Boileux, art. 661 ; Demnlombe, XI, 359; Aubry e Rau, Ine. cit.
‘
Toullier, II, ;
Lepage, n. 197; Duranton, V, 3SJ; Demnlombe, XI, 357 ;
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210 ISTITUZION I DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
4
vicino vi faccia, è illegittima.
Quegli che intende di acquistare la comunione del muro deve
pagare al proprietario la metà dell’ intero valore, o la metà del
valore di quella parte che vuol render comune; in entrambi i casi
deve pagare inoltre la metà del valore del suolo sopra cui il muro
è costrutto (art. 556). Il valore del muro dev’essere stimato giusta
il suo stato nel giorno dell’acquisto, benché grandemente supe-
5
riore all’uso cui è destinato.
Ove poi acquistar voglia la comunione della parte alzata, deve
pagare la metà di quanto ha costato e il valore della metà del
suolo che sia stato occupato per l’eccedente grossezza (art. '555).
1
Demolombe, loc. cit.
2
Pardessus, loc. cit.; Demolombe, XI, 356 ;
Aubry e Rau, II,
§ 222, pag. 429;
Laurent, VII, 509 e 510.
3
Vedi Laurent, VII, 521.
4
Vedi Laurent, loc. cit.
5
Marcadé, art. 661 ;
Demante, II, n. 516 bis; Demolombe, X, 365; Lau-
rent, VII, 842.
6
Consulta il mio Commento, II, 397, e gli autori hinc inde citati.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 211
carico delle spese cui la lite dia luogo, sarà regolato dal diritto
comune. 1
II pagamento di esso dev’ esser premesso all’acquisto
della comunione, giusta comune (art. 438). 2
il diritto
L’acquisto della comunione del muro rende comproprietario di
questo l’ acquirente, giusta le regole di diritto comune. Perciò i
1
Consulta Demolombo, XI, 366 ; Aubry e Rau, II,
§ 222, pag. 430 ;
Lau-
rent, VII, 54 3.
2
Toullier, II, <93 ;
Pardessus, n. <33 ;
Lepage, n. 2<0; Taulier, V, 392 ;
De-
molombc, XI, 367.
3
È assai controversa nel diritto francese la quistione, se l’ acquisto della
comunione produca o no effetto retroattivo. Il Laurent (VII, 5<7), sostiene ma-
gistralmente la soluzione negativa. Nel diritto patrio questa soluzione non mi
pare suscettiva di serie obbiezioni (Vedi il mio Commento, II, 420-423).
*
Demolombe, XI, 424 ter.; mio Commento, II, 424 e seg. ;
contro Lau-
rent, VII, 523, rispetto alla garantia pei vizi o, difetti occulti; sembrami però che
all’esimio giureconsulto sia sfuggita la considerazione da esso stesso altrove fatta
e messa a profitto, che cioè il muro vien reso comune nello stato in cui si trova.
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212 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Pardessus, 47J, 180; Le page, <64.
!
Pardessus, n. 1 73; Demolombe, XI, 398; Aubry e Rau, IH, § SS*,pag. 4Ì6-4S6;
Laurent, VII, 555.
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1
(arg. art. 555). Questi perciò può esercitarvi tutti i diritti derivanti
dalla proprietà; salvo il limite imposto dall’articolo 586. Anche
. di essa peraltro, come si disse, può il vicino acquistare la comu-
nione (art. 555). L’altra parte rimane comune come per lo innanzi,
se è l’antica; divien tale se ricostruita in surrogazione di quella.
Ove però il maggiore solidità
vicino voglia mettere a profitto la
ne deve equo indennizzo all’altro. * Se poi il muro venga a rovinare,
1
Consulta Pardessus, n. 174; Laurent, VII, 558.
* Consulta Laurent, VII, 665.
3
Consulta Laurent, loc, cit.
4
Consulta Laurent, VII, 544.
3
Vedi C. C. Napoli, 37 gennaio 1871, L. XII, 490.
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;
1
Delvincourt. 1, 161, nota 3; Toullier, li. 206; Pardessus, 178 e 181; Mar-
eadé, art. 64?; Demante, II, 516 bis; Ducaurroy, Bonnier e Koustaing, II, 895;
Taulier, li, 389; Solon, 149-15?; Demolombe. XI, *16; Aubry c Rau, loc. cit.
4
Consulta C. C. Napoli, ?7 gennaio 1871, L. XII, 490; vedi pure Leg. 28,
D. comuni dividundo.
5
Consulta Laurent, VII, 567.
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zar**rs^
1
Consulta Genova, 4 febbraio 1873, Gazz. de’ Trib. di Genova, XXV, 452,
* Demolombe, VI, 387 Laurent, VII, 542.
Vedi sopra n. 98 ; ;
3
Consulta Pardessus, n. 4 57 Demolombe, X, 395 ; Aubry c ttau,
,
II, § 222
pag. 424; Laurent, VII, 544; mio Commento, II, 322.
*
Pardessus, n. 116; Demolombe, XI, 397.
5
Consulta Laurent, VII, 545.
8
Consulta Laurent, VII, 541.
J
ricco, che forse abuserebbe della triste condizione del suo vicino
per forzarlo a spogliarsi della sua proprietà.
L’obbligo di sottostare al carico delle riparazioni e ricostruzioni
porta seco quello di tollerare tutte le incomodità che ne sono una
conseguenza immediata, diretta, inevitabile, esempligrazia il pas-
saggio degli operai, il deposito de’ materiali, le armature, la
perdita de’ fregi, stucchi e pitture delle pareti, e, se trattisi di muro
fra edifizi, anche de’fitti o di altri lucri che dall’edifìzio l’uno dei
due ritraeva. * Ma se il fatto colposo di uno dei comproprietari
abbia dato causa alla necessità delle riparazioni o ricostruzioni,
3
dovrà tenere indenni gli altri d’ogni danno che ne risentano.
Dall’qbbligo di -contribuire alle riparazioni e ricostruzioni del
.
1
Consulta il min Commento, 1, 19ì.
* Pardessus, n. W>7; Demolombe, XI, 387; contro Dclvincourt, I, p. BSO i
Lepage, n. 147.
3
Consulta Laurent, VII, 543.
4
Vedi il mio Commento, II, 337.
5
Demolombe, XI, 389 ;
mio Commento, II, 345 e sog.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 217
1
dono una parte di essa, per liberarsi del carico delle spese
di
occorrenti in essa. Debbono però verificarsi queste due condizioni;
cioè a) l’abbandono parziale non deve nuocer punto all’ altro
3
comproprietario; b) deve aver per obbietto tal parte del muro che
al rinunziante ne rimanga una parte per tutta l’ estensione della
sua proprietà, giusta la disposizione dell’articolo 556.
Quegli che abbandona la comunione del muro, si libera in
tutto o in parte dall’ obbligo di contribuire alle spese delle ri-
parazioni e ricostruzioni di ogni genere; qualunque ne sia l’im-
portanza e il tempo da cui ne sia incominciata la necessità; ma
se egli abbia dato loro causa col fatto suo, dovrà eseguirle a
sue spese, nonostante l’abbandono, e riparare anche i danni
4
(art. 549 alinea).
Ma la rinunzia dell’ uno non obbliga l’altro a fare le ripara-
zioni e la ricostruzione del muro; salvochè il secondo non l’abbia
espressamente o tacitamente accettata; perciocché reputasi allora
che l’abbandono da una parte e l’accettazione dall’altra, siano
stati fatti sotto tale condizione : il muro quindi diverrà per tal
via proprietà esclusiva dell’ accettante. Se questi però manchi
all’ obbligo della riparazione o ricostruzione, l’ altro può rivocare
l’abbandono e chiedere all’altro di contribuire alle spese di ri-
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218 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta Duranton, V, 320; Pardessus, n. 168; Marcadè, art. 666 e 65;
Demolombe, XI, 391; Aubry e Rau, III, § 222, pag. 423-424; Laurent, VII, 350.
2
Vedi il mio Commento, II, 454 e seg.
3
Consulta Pardessus, n. 147 ; Duranton, V, 319; Demolombe, XI, 382;
Aubry e Rau, III, § 200, pag. 231 ;
Laurent, VII, 498.
4
Consulta Aubry e Rau, II, § cit. pag. 231 ;
Laurent, VII, 499.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SF.Z. I. 219
del secondo da quel sentiero. 1
Ma è indifferente che esse siano
assolutamente aporte, o chiuse da siepi o fossi.
Quanto al muro, la cui costruzione l’un dei vicini può obbli-
gare T altro di concorrere a fare, esso deve essere edificato sopra
il suolo d’entrambi, e coi materiali che nel luogo sogliono ado-
2
perarsi per simili costruzioni. Ma deve elevarsi all’altezza de-
terminata dai regolamenti particolari scritti o consuetudinari, o
dalla convenzione. In mancanza degli uni e dell’altra, dovrà
darsi al medesimo l’altezza di tre metri (art. 559).
Se alla pubblicazione della nuova legge il muro esisteva più
o meno alto, niuno de’ vicini ha diritto di farlo alzare o abbas-
sare sino ai tre metri. Ma in caso di ricostruzione, dovrà osser-
3
varsi la nuova legge.
L’altezza si misura dal piano del suolo; ma se de’ due fondi
l’uno fosse superiore e l’altro inferiore, l’altezza deve misurarsi
dal piano superiore.
La spesa tanto di costruzione quanto di riparazione di cotali
muri deve regolarmente sopportarsi in porzioni uguali dai due
vicini. Ma se dei due fondi da dividersi l’uno sia superiore e
l’altro inferiore, il proprietario di quello deve sopportare per
intero la spesa di costruzione e di riparazione del muro sino
all’altezza del proprio suolo; e solo la parte del muro che sorge
dal suolo del fondo superiore sino all’altezza suindicata, deve
essere costrutta e riparata a spese comuni. Però nell’uno e nel-
l’altro caso il suolo deve essere conferito in comune (art. 564).
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220 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
sotto una legge che altrimenti regoli i diritti e gli obblighi dei
rispettivi comproprietari. *
Ciascuno di quelli ai quali la casa appartiene è proprietario
esclusivo del suo piano e comproprietario dei muri maestri, del
tetto o terrazzo o lastrico solare, dell’andito, del pozzo, della
fontana o cisterna, degli acquedotti, dei pozzi neri e, in generale,
di qualunque parte o dipendenza della casa lasciata in comune,
e finalmente del suolo: comproprietà o comunione forzosa per
3
natura stessa della cosa (art.Questa comunione è prò
562).
diviso, rispetto ai muri maestri prò indiviso riguardo alle altre
;
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1
*
comproprietari ed altri propri a ciascuno di essi.
lastri e gli archi, che facciano le veci dei muri maestri e servano
di sostegno all’edifizio, saranno parimente a carico comune. Ai
tetti poi debbono assomigliarsi i lastrici solari, ossia le coperture
piane delle case latte o di pietra impermeabile, quale la lavagna,
3
0 di asfalto, secondo il più ordinario costume (art. 562).
1
Vedi il mio Commento, II, 488 e seg. 3* edizione.
2
Consulta Laurent, VII, 498.
* Consulta, Napoli, 17 luglio 1873, P. Vili, 261.
222 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Duranlon, V, 344 ;
Demolombe, XI, 419.
* Consulta Laurent, VII, 490.
* Consulta Demolombe, XI, 441 ;
Aubry e Rau, II, § cit. pag. 4(7.
4
Toullier. Ili, 1*3; Pardessus, n. (93; Demnlombe, XI, 4*9; Aubry e
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1
1
Toullier, III. ili; Pardessus, <93 ;
Demolombo, XI, 459.
* Taulier, II. 387; Demolombc, XI, 417; «miro Duranton, V, 341; Pardessus,
n. 493, che pensano doversi tali volte mettersi a carico del proprietario
superiore, quasi gli servissero di pavimento, ma in verità esse fanno parte della
cantina.
3
Duranton, V, 344; D molombe, XI, 3ii.
* Pardessus, n. 493.
*
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224 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta Dcmolombe, XI, 440; Mourlon, I, 1733; Aubry e Rau, loc. cit.;
2
muri.
Anche 5
in questa materia, la prescrizione può rendere comune
un fosso che sia proprietà esclusiva d’ uno dei due padroni dei
3
fondi contigui, e viceversa.
1
Se il fosso appartenga esclusivamente ad uno de proprietari
o per diritto originario, o per diritto derivativo, l’altro non può
dimandarne la comunione; perciocché il diritto di acquistare o
riacquistare la comunione é limitato al muro contiguo alla pro-
prietà altrui; nè concorrono nei fossi le stésse ragioni d’interesse
privato o pubblico che possono legittimare questa specie di espro-
4
priazione.
Ciascuno dei comproprietari può servirsi del fosso comune
giusta le norme del diritto comune, superiormente richiamate
ed applicate. II comodo dello spurgo, se contenga elementi d’in-
scono nel fosso comune, sono comuni come accessori del suolo.
Quanto ai pesi, il fosso comune deve essere mantenuto a spese
comuni, cioè deve esserne al bisogno spurgato, riparato, ed anche
riscavato, se per frana o altro perturbamento venisse a colmarsi
(art. 565). Il peso del deposito della materia estratta, e tutti gli
1
Vedi sopra n. 99; Fourncl, Du voisinage, 1, 97: Demolombe, XI, 458 ;
contro Aubry e Hau, II, § cit. pag. 433; Laurent, VII, 571.
2
Vedi sopra n. cit. ;
Marcadé, art. 666-609 ; Demolombe, XI, 459; Aubry
e Rau, II, § cit. pag. 434; Laurent, VII. 573.
3
Vedi sopra n. 99 ;
Laurent, VII, 572.
*
Pardessus, n. 185; Boileux, art. 669; Demolombe, XI, 462.
5
Vedi sopra n. 101 e 404.
6
Vedi Laurent, VII., 574.
Istituzioni Vol. Ili 15
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226 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Duranton, V, 360; Pardessus, n. 184; Duvergier su Toullier, III, 2S7
nota a; Marcadé, loc. cit.; Demolombe, XI, 461; Daviel, Traité des cours
d’eaux, 350; Aubry e Rau, loc. cit.; Laurent, VII, 575, mio Commen-
11,
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 227
contrario; la qualepuò risultare non solo dal titolo, ma da qua-
lunque altro mezzo. Cosi potrà venir meno la presunzione della
comunione, se uno de’ proprietari mantenga costantemente la siepi 1
5
Laurent, VII, 686 in fine, contro Duranton, V, 381 Demolombe, XI, 479; ;
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228 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
§ HI.
SOMMARIO
108. Osservaziono generale sopra la natura di questa terza specie di servitù legale — La legge
riconosce nei proprietari il diritto di fabbricare sul oonfine del loro suolo— Ma il
vicino può costringerlo a cedergli la comunione del maro contro indennità — A quale
distanza dal conBne debba egli fabbricare, por sottrarsi all'obbligo di cedere la co-*
« munione del muro — Quale distanza debba osservare chi voglia fabbricare vicino al-
1
Duvergier su Toullier,
III, loc. cit.; Demolombe, XI, 485;Marcadó, art. 675;
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I 229
l' edilìzio attrai, e non voglia o non possa renderne cornane il maro verso il confino —
Queste regole non sono applicabili agli edifizi destinati all'uso pubblico, e ai muri
confinanti colle piazze e colle strade pubbliche : debbono invece osservarsi le leggi o
regolamenti relativi.
109. Distanza da osservarsi e opere intermedie da eseguirsi nel fabbricare contro un muro
comune o divisorio, unche proprio, camini, forni, fucine, stalle, magazzini di saie o
di materie atte a danneggiarlo, e nello stabilire in vicinanza della proprietà altrui,
macchine messe in moto dal vapore, od altri manufatti, per cui siavi pericolo d'incendio
0 di scoppio o di esalazioni nocivo — Può rinunziarsi a queste prescrizioni ?
110. Quale distanza regolarmente debba osservarsi nell' apertura dei pozzi bianchi e neri; di
cisterne e fosse di latrine e di concime, e nello stabilire tubi di latrina, di acquaio o
d'acqua cadente dai tetti, ovvero ascendente per mezzo di tromba o di qualsivoglia
macchina e loro diramazioni — Eccezionalmente deve osservarsi maggior distanza, o
debbono eseguirsi opere suppletorie, affino di evitare ogni danno al vicino Rinunzia —
e prescrizione della servitù di distanza e dell' obbligo delle opere anzidetto.
111. Distanza da osservarsi e opere da eseguirsi nello scavamento di fossi e canali — Quando
cessi 1' obbligo di osservare la distanza ;
ma debbano invece eseguirsi delle opere, affino
di evitare ogni danno.
119. Distanza da osservarsi nell' aprire sorgenti, nello stabilire capi od aste di fonte, canali od
acquedotti, oppure nello scavarne, approfondarne ad allargarne il letto, aumentarne o
diminuirne il pendio o variarne la forma —
Norma che l'autorità giudiziaria seguir
deve nel decidere le controversie cho fra proprietari vicini possono insorgere sopra
i
questa materia.
113. Distanze da osservarsi nelle piantagioni, secondo la qualità degli alberi o delle siepi —
Se e quando tale distanza non debba osservarsi — Il vicino può fare estirpare gli
alberi e le siepi piantate o nate a distanza minoro della legale? — Può far tagliare
1rami di alberi del vicino che protendono sul suo fondo; e può tagliare le radici dei
medesimi che nella sua proprietà ai addentrano?
recare agli altri alcun danno ed esse opere sono appunto dirette
ad evitare ogni danno, che dall’ esercizio immoderato del diritto
di proprietà può essere cagionato ad altri. Tali opere in alcuni
casi sono un supplemento delle distanze (art. 573 e 574); in altri
provvedono da sole al bisogno (art. 577); alcuna volta possono anche
essere surrogate alla distanza (art. 579 alinea ult. e 587 e seg.).
230 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Ogni proprietario può fabbricare sul confine del suo fondo; per-
1
Nulla rileva che il muro sia stato costruito sotto antica legge che
non lo assoggettava alla comunione; o che vi esistano finestre
necessarie all’uso dell’ edifizio ;
salva la disposizione dell’arti-
colo590 e salva qualunque altra servitù incompatibile colla
:
comunione del muro. 4 Nulla rileva del pari che egli dimandi la
comunione del muro per appoggiarvi un edifizio, che vuole fab-
bricare, o solamente per farlo servire di cinta. Per l’acquisto della
1
Mio Commento, II, 512.
* Mio Commento, 11, 5i7.
» Nomino solamente il Suolo, perchè il muro che sarà avanzalo verso il confine
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 231
comunione del muro, egli deve pagare la metà del valore di questo,
a’termini dell’articolo 556, e per l’acquisto del suolo il valore
di questo (art. 571). In ogni caso la comunione è facoltativa pel
proprietario del fondo contiguo a quello ove esiste il muro.
Ove poi il proprietario voglia evitare di esser costretto a cedere
la comunione del muro che intende di costruire verso il confine
del suo fondo, deve fabbricarlo alla distanza di un metro e mezzo
dal confine (art. 572).
detta distanza, e se, quando si abbia un muro ad una distanza minore di tre metri
se ne possa costruire dietro esso uu altro più alto alla distanza di tre metri,
senza demolire l'esistente; osserva in primo luogo non aver io risoluto che la
larghezza, non c'è nessuna fisica impossibiliti) di operare l’alzamento con un muro
più sottile, e d’altra parte la legge non ordina in nessun lungo l'atterramento
del muro esistente, ma vuole soltanto che anche il semplice alzamento sia fatto
alla distanza legale. » Osservo primieramente che la soluzione da me data ab-
braccia patentemente le due ipotesi immaginate, ed è si vero che lo stesso signore
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232 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Della Carlina la confuta direttamente in riguardo alla sola seconda ipotesi: secon-
dariamente mi valsi dell’argomento dell’ alzamento, pensando, come avrà fatto
il Legislatore, alla generalità di casi, e non allo speciale immaginato dall’egregio
Avvocato, e addussi altri motivi in sostegno della mia opinione, i quali panni che
abbiano un valore assoluto. Ma con esso, reputo che il proprietario, il quale è
stato sorpreso dal nuovo Codice nella costruzione di un’opera, che non soddisfà
alle nuove prescrizioni sulle distanze, non possa essere impedito dal continuarla.
1
Consulta C. C. Torino, 20 marzo 4868, A. II, I, 81.
* Vedi motivi dei Codici per gli Siati sardi, I, 540; Scotti, Della medianza
coattiva, Arch. giurid. X, pag. 255-456, n. 30.
3
C. C. Firenze, 46 novembre 1871, A. V, 4, 381.
4
C. C. Napoli, 15 aprile 1869, A. Ili, 4, 105.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SF.Z. I. •233
del muro, e non sia largo un metro e mezzo almeno, il vicino potrà
egualmente renderlo comune, acquistando la proprietà esclusiva
del suolo medesimo, nel modo e nei termini stabiliti dal sopraccitato
articolo 571.
109. Quando poi alcuno voglia fabbricare contro un muro comune
1
o divisorio, ancorché proprio, camini, forni, fucine, stalle, magazzini
di sale o di materie atte a danneggiarlo; ovvero stabilire in vici-
nanza della proprietà altrui macchine messe in moto dal vapore,
Oil altri manufatti, per cui siavi pericolo d’incendio o di scoppio o
di esalazioni nocive; dovrà eseguire le opere e mantenere le distanze
1
Vedi il mio Commento, II, 500-597.
* Vedi Lepage, op. cit. n. 337 c 38S.
3 Pardessus, n. <99 e SOI ;
Demante, II, 5S9 bis, 3; Mareadé, art. 674, II;
Taulier, li, 409; Demolombe, XI, 515; Laurent, Vili, 85- S6; mio Commento ,
II, 599.
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1
8
110. Chi vuole aprire un pozzo d’acqua viva, una cisterna,
3
un pozzo nero od una fossa di latrina o di concime,
r>
presso un
muro altrui r>
od anche comune, deve osservare la distanza stabilita
da’ regolamenti, e in mancanza dev’ osservare la distanza di due
metri tra il confine colla contigua proprietà ed il punto più vicino
del perimetro interno del muro di tali opere (art 573). Se la pro-
prietà contigua sia un muro comune, la distanza dovrà misurarsi
non dalla linea mediana del muro, sibbene dalla sua faccia pro-
spiciente. La stessa regola deve osservarsi se il muro sia esclusi-
vamente altrui. Ove il muro appartenga esclusivamente a colui che
intende di farò quelle opere, la distanza dovrà misurarsi dalla
opposta fronte del medesimo, se sia costruito sulla linea di confine;
18 3 4 5
Pozzo d’acqua viva, il quale chiamasi bianco, a distinzione del nero,
è il luogo cavato a fondo, inlino che si trovi l’acqua viva per uso di bere o
altro. 1 pozzi artesiani appartengono a questa categoria. Cisterna è il ricetto a
guisa di pozzo, nel quale si raccoglie e si conserva l’acqua piovana. Pozzo nero, o
fossa di latrina è lo spazio scavato nella terra, e destinato a ricevere gli escre-
menti ed altre immondizie. Fossa di concime è Io spazio scavato nella terra, e
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r
1
Marcadé, art. 67i, II; Boileui, art. cit. ;
Demolombe, XI, 41 5.
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I
Nulla rileva del resto, quale sia l’ uso a cui i fossi e canali
8
fondo altrui sia un podere o un edilìzio.
1
Komagnosi, op. cit. parto I, lib. IT,
§ 5.
5
Cepolla, tract. 4, cap. 80, n. t.
* Cepolla, loc. cit.
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238 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
.osservare dal fondo del vicino una distanza eguale alla profondità
del foro medesimo. 1
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 239
1° Tre metri per gli alberi di alto fusto. Sono reputati, quanto
alle distanze, alberi di alto fusto quelli, il cui fusto o semplice o
diviso in rami sorge ad altezza notabile, quali sono i noci, i castagni,
le querce, i pini, i cipressi, gli olmi, i pioppi, i platani e simili;
gli alberi di robinie ed i gelsi della China sono equiparati per le
distanze agli alberi di alto fusto ;
1
Vedi il mio Commento, II, 620; e Palermo cit.
Laurent, Vili, 4.
3
Pardessus, n. 340; Taulier, Demolombe, Aubry e Rau, loc. cit. e nota 11.
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240 ISTITUZIONI DI. DIRITTO CITILE ITALIANO
I
|
3° Ufi nv*tav) l|k mezzo per le viti, gli arbusti, le siepi vive, i
1
Demolombe, XI, 498; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 113 e seg.
* Duvergier su Toullier, II, 512, noia 6; Demolombe, XI, 48S e 486: Aubry
e Rau, loc. cit.; Laurent, Vili, 4 e S.
* Solon, n. 243 ; Aubry e Rau, loc. cit.; Laurent, Vili, 8 ; C. C. Napoli,
13 febbraio 1873, P. Vili, 113; contro Demolombe, XI, 627.
4
Pardessus, n. 194; Duranton, V, 387 ;
Taulier, li, 402; Demolombe, XI, 493;
Aubry e Rau, loc. cit.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 241
1
Vedi Laurent, Vili, 5.
* Vedi Laurent, Vili, 8.
3
Consulta Demolombe, XI, 498; Aubry e Rau, II, § cit. pag. il 4; Lau-
rent, Vili, 9.
*
È assai controversa l’ indole di questa prescrizione ;
Consulta Toullier e
Duvergier, III, 514; Duranton, V,390; Demolombe, XI, 499; Aubry e Rau, II, §4 97,
pag. 114, e sopra tutti Laurent, Vili, 44.
5
Aubry e Rau, loc. cit. testo c nota 49; Laurent, Vili, 41.
Istituzioni Vol. li!- 16
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242 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
ad una distanza minore della legale, sia per titolo, sia per desti-
nazione del padre di famiglia. Ma la surrogazione degli alberi non
2
può farsi che nel primo caso.
Quegli poi sul cui fondo si protendono i rami degli alberi del
vicino, può costringerlo a tagliarli; e può egli stesso tagliare le
radici che si addentrino nel suo fondo : salvi però in ambedue i
casi i regolamenti e gli usi locali in quanto agli ulivi (art. 582).
Nulla rileva che gli alberi siano piantati alla distanza legale o
no; ed esistano a minore distanza per tolleranza o per diritto di
3
servitù, salvo inoltre nel primo caso il diritto di farli estirpare
(art. 581).
Questo diritto di far tagliare rami e tagliare le radici degli
i
1
Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, 308 ;
Solon, n. 243; Marcadé, art. 674;
Aubry e Rau, II, 193; Dernolombe, XI, 584; quest’ultimo fa però eccezione per
gli alberi de’ viali, ma senza ragione; contro modo assoluto, Laurent, Vili, 4 3.
in
* Duranton, V, 394 ; Dernolombe, XI, 202 Aubry e Rau, loc. cit. ; vedi
;
4
Pardessus, n. 196 e 497 ; Duranton, V, 398; Ducaurroy, Bonnier e Rou-
staing, II, 309; Marcadé, art. 672 ; Demante, II, 527 bis, 2; Dernolombe, XI, 509
e 614 ;
Aubry e Rau, loc. cit.; vedi tuttavia Laurent, Vili, 20.
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*•
ì
I frutti dei rami che si protendono sul fondo del vicino, appar-
tengono al proprietario dell’ albero. Quindi, se quegli li raccoglie,
dovrà a questo restituirli; se non li raccoglie, il proprietario potrà
farsi autorizzare dal giudice ad accedere nel fondo del vicino per
3
farne la raccolta. Tutte queste regole sono applicabili al caso
in cui gli alberi anziché esser piantati, nascano naturalmente (art.
e arg. art. 580, v° nascono e art. 581, v° nascessero). 4
§ IV.
SOMMARIO
114. Quarta specie di servitù legalo? loco o prospetto — In che consistano.
115. Dollaiuce — Divieto fktto al comproprietario di un muro di aprirvi luci — Facoltà rico-
nosciuta nel proprietario esclusivo di un muro di aprirvi luci, benché questo sorga
sulla linea di confine — In qual modo debba aprirle; con grata di ferro, telaio e
invetriata fissa — A quale altezza dal piano del luogo da illuminarsi, e dal suolo d«l
vicino debba aprirsi —
Queste regole sono applicabili anche nello campagne —
L’apertura di cotosto luoi conferisce al proprietario vornn diritto di servitù sul
vioino? —
Impedisce a questo di acquistare la comunione del muro? Acquistata —
questa, pub far chiuderò arbitrariamente le luci medesime?
116. Del prospetto o della veduta —
La veduta pub essere diretta od obliqua In che consista —
la servitù di veduta dirotta od obliqua: noi divieto fatto d aprir questa se non a i
1
Laurent, Vili, 20.
* Consulta il mio Commento, II, 636, e gli autori hinc inde citati.
3 Laurent, Vili, 23 e 24.
Vedi il mi* Commento. II, 637 ;
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244 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
corta distanza dal fondo del vicino — Quale sia questa distanza nelle vedute dirette
e in qual maniera si misuri — Quando ossa non debba osservarsi — Quid iurii, se
alcuno le abbia aperte a minore distanza ? — Può il vicino farle chiudere? può fare
nel suo fondo piantagioni e costruzioni ? — Quid furò, se incominciano a sussisterv
iure eervilutht
111. Seguito — Distanza da osservarsi nell 1 aprire vedute laterali ed obliquo — Se e quando
la medesima non debba osservarsi.
1
Consulta Laurent, Vili, 36 e 39
* Pardessus, n. 209; Toullicr, III, 410 e seg.; Boileux, art. 675; Demo-
lonibc, loc. cit.
3
Marcadé, art. 675-677 ;
Lepage, n. 420 e seg.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 245
Ma il proprietario di un muro non comune, benché contiguo al
fondo altrui, può aprire nel suo muro luci o finestre munite di
una grata di ferro, le cui maglie non abbiano apertura maggiore
di un decimetro e di un telaio ad invetriata fissa (art. 584 princ.
e alinea 1°). Ma non può farvi altra apertura; nè alle luci può
apporre persiane giranti all’ infuori; perchè ciò facendo, invade-
rebbe la proprietà del vicino. 1
É appena da notarsi che quegli
può aprir tali luci, anche dopo condannato a chiudere le finestre
2
a prospetto, aperte illegalmente.
Le luci o finestre anzidette *sT possono aprire ad un’ altezza
minore di due metri e mezzo sopra il pavimento o suolo del luogo
che si vuole illuminare, se è al piano terreno, e di due metri, se
è nei piani superiori. Inoltre l’ altezza di due metri e mezzo dal
suolo deve osservarsi anche dalla parte che ha sguardo sul fondo
vicino (art. cit.).
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246 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
comunione; 1
nè al caso in cui l’alzamento del muro e l’apertura
delle finestre abbiano avuto luogo prima dell’attuazione del nuovo
Codice; inquantochè il proprietario di esse non può esser costretto
2
a chiuderle.
Queste regole debbono osservarsi non solo nelle città, nei sob-
borghi, nei paesi e nelle terre più o meno popolose, ma anche
3
nelle campagne aperte e negli edilìzi isolati.
L’apertura di queste luci non conferisce al proprietario verun
diritto di servitù sul fondo del vicino ;
essendo invece un puro
4
esercizio del diritto di proprietà. Ciò è generalmente vero,
sebbene nell’ aprirle non abbia osservato tutte le condizioni volute
dalla legge; talché la loro esistenza, benché trentennale, considerar
si possa come meramente tollerata dal vicino, atteso il lievissimo
incomodo che arreca. 5 Anche in questo secondo caso quindi la
medesima non toglie al vicino il diritto di acquistare la comunione
del muro in cui si trova. Ma non può chiuder le luci medesime,
se non appoggiandovi il suo edilìzio; perchè senza di ciò non
ha interesse alla chiusura delle medesime (art. 584 alinea ult.).
116. La servitù legale di prospetto si distingue in veduta
diretta ed in veduta obliqua. Veduta diretta è quella che l’uomo
può esercitare di fronte; ed obliqua quella che non può esercitare
che di lato nella veduta diretta egli tiene il capo nella sua nor-
:
1
Consulta mio Commento, II, 664 e 665.
* Vedi C. C. Napoli, Il dicembre 1871, P. VII, 17.
3
Laurent, Vili, 41.
4 5 Vedi il mio Commento, II, 657 e 658 ; C. C. Napoli, 7 aprile 1870,
A. V, 1,303; Lucca, Il marzo 1871, A. V, 2, 117: C.C. Torino, 24 maggio 1871,
G. IX, 499.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 247
pendicolarmente, o quasi; e la veduta obliqua si esercita da una
finestra aperta in un muro che sia perpendicolare alla linea di *
Aubry e Rau, li, § 496, pag. 207 testo c nota 27 ; mio Commento, II, 670-675;
Laurent, Vili, 42, 55-56; vedi pure Torino, 4 aprile 1873, G. X, 465.
3
C. C. Torino, 20 marzo 4873, secondo la L. XIII, 538; 17 aprile detto
anno, secondo la G. X, 353.
248 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
* Corte di Casale, 4 aprile 1865; Gau. de‘ Trib. di Genova, A. I", scr. 1,
n. 430.
5
Lepage, n. 459.
4
Pardessus, u. 208; Duranton, V, 408; Lepage, n. 450; Demolombe, XI, 553;
Aubry e Rau, loc. cit.
5 Pardessus, n. 205; Solon, n. 290; Demolombe, XI, 554; Aubry e Rau.
loc. cit.
• Pardessus, n. 205; Demolombe, XI, 557; Aubry e Rau, II, § cit. pag. 206;
Laurent, Vili, 58; mio Commonto, II, 682 e 683.
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«
1
Pardessus, n. 206; Duranton, V, 4M; Domante, II, 534 bis; Dcmolom-
be, XI, 558 e 559; Aubry e Rau, loc. cit. not. 22; mio Commento, II, 684 e 685.
* Demante, Cours analy. II, 624, pag. 532 bis, II ;
Laurent, Vili, 52.
3
Pardessus, n. 204 Merlin, Rép. v° Vue ; Delvincourt, I, 567
;
Marcadé, ;
art. 678 e seg.; Boileux, art. cit.; Dernante, II, 533 bis, II; Ducaurroy, Bon-
nier e Roustaing, II, 320; Demolombe, XI, 566; Aubry e Rau, tom. e § cit.
pag. 207.
4
Marcadé, loc. cit.; Demolombe, XI, 567; Lepage, n. 463.
5
Mio Commento, II, 694
6
Laurent, Vili, 50.
7
Consulta Aubry e Rau, II, § cit. pag. 207; Demolombe, X, 565 e seg.;
Laurent, Vili, 46; mio Commento, II, 698 e 699.
$
250 ISTITUZIONI DI DIEITTO CIVILE ITALIANO
fondo del vicino, esista un muro proprio, o dell’ uno o dell’ altro,
tontro Massé e Vergè sur Zacbariae, II, § 319, pag. 185; Laurent, Vili, 44.
3
Consulta C. C. Napoli, 7 aprile 1870, A. V, 1, 303; C. C. Torino, 17 mag-
gio 1870, A. IV, 1, 80; Genova, 17 maggio 1870, L. XI, 161 ; vedi pure mio
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 251
1 2
Consulta C. C. Napoli, 7 aprile <870, A. V, 4, 303; C. C. Firenze,
30 novembre 4 874, L. XII, 846 e quivi la mia nota.
3 Napoli, 40 maggio 4869, A. IV, 8, 4 88.
4
Vedi Lepage, n. 460. Desgodetes e Lepage dònno, a chi voglia aprire ve-
dute laterali ed oblique a minore distanza della legale, il consiglio di costruire
un'ala di muro, sporgente mezzo metro e formante angolo retto colla facciata, <
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252 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
§ v.
DELLO STILLICIDIO
SOMMARIO
118. Divioto fatto a tutti i di far cadere sul fondo altrui le acque piovano del
proprietari
proprio tetto —
Quid turi*, se il suolo sottostante sia comune fra il proprietario del
tetto o suo vicino?
il —
Modi che il primo può tenere per evitare la caduta deU'acqaa
dal suo tetto nel fondo del vicino —
Dovrà evitare eziandio che la detta acqua, dopo
caduta noi suo, scorra nel fondo del vicino? —
Se e quando tal divieto venga meno.
sul fondo vicino, o non volgendo verso questo il pendio del tetto,
o stabilendo una doccia che raccolga e conduca l’ acqua a cadere
sul proprio terreno o sulla pubblica via, o lasciando fra la linea
esteriore della gronda e il fondo vicino una conveniente distanza,
Cepolla, tract. 1, cap. 28; Pardessus, n. 212; Aubry e Rau, II, § 195,
1
pag. 199; Laurent, Vili, 70; consulta c intendi in questo senso C. C. Firenie,
19 novembre 1868, A. II, 1, 215.
’ Consulta Laurent, Vili, 68.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 253
Egli deve inoltre evitare che l’acqua, benché cada sul suo
fondo, non arrechi danno alla proprietà del vicino; esempligrazia
per infiltrazione ;
ad impedire la quale perciò può essere obbli-
2
gato a selciare il proprio suolo. Ma se prima della costruzione
il terreno era disposto in pendio verso il fondo del vicino; talché
l’ acqua naturalmente vi scolava, continuerebbe ad esservi sog-
getto, a condizióne però che non ne segua aggravamento di
3
servitù.
Il divieto di far cadere le acque sul fondo del vicino cessa,
quando questo o per titolo, o per destinazione del padre di fa-
miglia o per prescrizione sia soggetto alla servitù di ricevere
4
lo stillicidio.
r
VI.
SOMMARIO
119. Della servitù legale di passaggio —È di doppia specie, avuto riguardo al suo duplice
obbietto —
Prima specie In cho consista — — Quale ne sia la condizione —A chi
competa —
Sopra quali fondi possa gravare —A quale obbietto.
120. Seconda specie di servitù legale di passaggio —È
a favore di fondi chiusi per
stabilita
la coltivazione sia agricola, sia industriale e pel conveniente uso doi medesimi —
Sopra quali fondi può gravare.
l‘21. Seguito —A quale condizione è subordinata questa servitù allo stato di chiusura dei :
fondi ossia alla necessita assoluta o relativa del passaggio Analisi ed applicazioni —
— Finché dura la necessita del passaggio, è soggetta a prescrizione la servitù di
passaggio?
1
Sulle controversie di proprietà che possono insorgere intorno al lembo di
terreno, sul quale cadono le acque piovane di un edilìzio, vedi il mio Com-
mento, II, 723 e seg. ,
e Laurent, Vili, 71.
1
Pardessus, n. 21 3; Marcadé, art. 681 ,
1; Daviel, III, 753; Demolombe, XI, 587;
Aubry e Rau, loc. cit.; Laurent, Vili, 71.
3
Delvincourt, Toullier e Pardessus, loc. cit.; Demante, li, 536 bis, III; De-
molombc, XI, 589; Aubry e Rau, loc. cit.; Laurent, Vili, 70.
*
Cepolla, loc. cit.; Toullier, III-, 540; Pardessus, n. 215; Daviel, III, 943
e seg.; Demolombe, XI, 594, 596; Aubry e Rau, loc. cit.; Laurent, Vili, 69;
C. C. Firenze, 19 novembre 1868, A. Il, 1, 215.
254 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
122. Seguito — Modo con oui debba stabilirai questa servitù, iu relazione al luogo: regola
della brevità massima, e del danno minimo: temperamenti — Da quali cause possa
venir determinato — Può cambiarsi il luogo?
123. Seguito — Indennità dovuta per l'esercixio di questa servitù — In che possa consistere
— Se e quando venga meno V obbligo di prestarla.
124. Effetti di questa servitù.
125- Se e per quali cause possa estinguersi.
1
Vedi il mio Commento, II, 737 e seg.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 255
A questa servitù è soggetto ogni fondo ;
qualunque ne sia la
destinazione e lo stato; adunque tanto il podere aperto, quanto
il chiuso; tanto il nudo suolo, quanto gli orti, i giardini e i
permuta o divisione. 1
1’ agricoltura.
*
Questa servitù sussiste per solo ministero di legge.
Godono di essa non solamente il proprietario del fondo chiuso,
ma ogni altra persona che in forza di un diritto reale sul me-
,
1
Non osta l’ articolo 595 che ha por oggetto la servitù di passaggio neces-
saria al fondo divenuto chiuso por effetto di una vendita, permuta o divisione.
* Non osta l’espressione il proprietario fui diritto di ottenere (Vedi Duran-
ton, V, 126 ;
Dcmolombe, XII, 635; Laurent, Vili, 73).
1
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LIB. 11. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 257
1
1
Vedi Processo verbale, 2S<, HI; C. C. Torino, 27 aprile <870, A. IV, 1, *53.
* C. C. Torino, 25 novembre 1868, A. Ili, 1, 75.
3
C. C. Torino, 25 novembre <868, loc. cit.
4
Consulta, tenendo però conto di alcunelorodiscrepauze, Demante, 11,527 bis, II;
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258 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
stato di chiusura del fondo; perocché essi, non costituendo che una
servitù stabilita limitatamente per i bisogni della navigazione,
4
non possono considerarsi come una via pubblica .
ranton, V, 436.
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-- rn y ' Ura- T
1
Consulta C. C. Palermo, 4 aprile 1866, A. 1, 1, 144; C. C. Napoli, 5 no-
vembre 1868, A. Il, 1, 247; C. C. Firenze, 27 novembre 1871, A. V. 1, 414.
* Dott. cit. loc. cit.
3 Huranton, V. 423; Pardessus, 683; Ducaurroy,
n. 219; Boilcux, art.
Bonnier e Roustaing, II, 324; Deraante, II, 358 bis, 2; Dtemolombe, XII, 618 e 620;
Laurent, Vili, 93.
*
Genova, 4 aprile 1870, A. IV, 2, 439.
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1
1
Pardessus, n. 223; Toullier e Duvergier, HI, 553 ; Marcadé, art. 682, II ;
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L1B. II. TIT. III. CAP. ni. S£Z. I. 261
Pardessus, n. *18 ;
Duranton, V, 4*0; Solon, n. 328 ;
Marcadé, art. 68*, II;
Demante, II, 857 bis, I; Boileui, loc. cit. ;
Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, *34;
Proudhon, De l’ usufruit, li, 551 e 877 e IV, 1886 ;
Demolombe, XI, 60*; Aubry
e Rau, li, 506.
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262 ISTITUZIONI PI DIRITTO CIVILE ITALIANO
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 263
Ove egli si valga di tale facoltà, deve restituire il ricevuto com-
penso, oppure non può esiger più le annualità convenute (art. 596).
Pari facoltà non appartiene al proprietario del fondo dominante;
per quanto inutile gli sia divenuto il passaggio (arg. a contr.
art. 596).
§ VII.
8 OM M ARIO
136. Che cosa aia la sarvitù legalo di acquedotto — Per quale causa sia stabilita dalla legge —
Sua quadruplice specie per ragione del suo quadruplice obbietto.
131. Prima e seconda specie — La prima ò stabilita per la necessità della vita — Cbe cosa
a' intenda per necessità della vita — La seconda è stabilita per gli osi agrari o
industriali - Quali usi siano compresi sotto questa denotai nazione Caratteri che —
1' una e gli altri debbono avere.
128. Chi possa invocare la servitù legalo di acquedotto per la necessità della vita e per gli
ne risultino pei proprietari del fondo dominante e del servente — Facoltà di coutenza
delle fogne e dei fossi della medesima servitù — Conciliasiooe degl’ interessi di ohi
ha diritto di derivar le acque da un fondo paludoso con quelli del proprietario di
questo fondo che vuole bonificarlo.
1
C. C. Palermo, t5 giugno 1869, A. IV, 1, SU.
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264 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
uso delle acque che la natura ci ha riccamente largito, per l agri-
coltura e l’industria.
Essa è legale, in quanto è stabilita dalla legge, ma non ha luogo
di pieno diritto. Deve invece essere dimandata da chi intende di
valersene, acciò l’autorità giudiziaria riconoscer possa se esistano
le condizioni, a cui la legge subordina questa sua concessione; e de-
cidere in conseguenza, se l’attore v’abbia o no diritto (art. 599 vers.
Chi domanda ,
art. 602; art. 604, ove la domanda ). 1
* Consulta Aubry e Rau, III, § 24t, pag. 17; Laurent, VII, 375 ;
Demo-
lombe, XI, 204.
* Dumay sur Proudhon, Domaine pubi. IV, 1452; contro Bertin, op. cit. n. 270.
3
Bertin, loc. cit.
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1
il volere del proprietario. Adunque non basta per tale obbietto che
quegli il quale dimanda il passaggio per le suo acque, alleghi
un’irrigazione immaginaria, o invochi un simulacro d’irrigazione.
Del pari non gli basta di possedere un volume di acqua, per quanto
grosso, se il livello ilei suoi poderi non gli permetta d’ irrigarli, o
avere torroni irrigabili, ma si poca acqua che fosse sufficienti; sol-
1
Consulta i Motivi dei Codici per gli Stati sardi, voi. 1, 562 e seg.
8
C. C. Palermo, 15 giugno 1869, A. IV, 1, 111.
3
Demante, Corus analytique, II, 495 bis, Il ;
Garnier, Comment de la lo
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f
, >
fatte senza lesione dei diritti anteriori d’uso d’acqua stessa che
si fossero legittimamente acquistati (art. 615). Infine non rileva
che il acqua sia perpetuo o temporaneo,
diritto di servirsi dell’
e se questo debba durare un novennio, più o meno, od anche
per una sola stagione 604 e 602). (art.
129. La medesima
può imporsi sopra tutti fondi capaci
servitù i
1
Vedi il mio Commento, II, 788.
* Dumay su Proudhon, Du dona. pub. 1452; mio Commento, II, 785; contro
Bertin, op. cit. n. 270.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 267
1
Vedi il mio Commento, II, 813.
* Vedi i Motivi dei Codici per gli Stati sardi, 1, 368; mio Commento, II, 815.
3 Mio Commento, II, 817; contro Bertin, n. 371. Parrai che questo Dottore
spinga troppo oltre P analogia fra la servitù di passaggio stabilita pei fondi
chiusi, e questa dell’ acquedotto. In verità lo stabilimento della servitù di pas-
saggio non richiede, almeno d’ordinario, alcuna spesa, bastando spesso assodare
il terreno col semplice calpestio ;
al contrario la formazione dell’ acquedotto
richiede quasi sempre spese enormi per livellazioni, scavi, costruzioni sotto e
sopra terra. Ora, se autorizziamo il proprietario del fondo servente a domandare
la liberazione del suo fondo, manderemo inevitabilmente perdute tutte queste
spese: più ancora graveremo quello che conduceva l’acqua delle spese necessarie
di rimetter le cose nel primitivo stato, ed infine gl’ imporremo la necessità di
rifare nei fondi nuovamente acquistati tutte le opere necessarie per la nuova
condotta.
268 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta C.C. Torino, 29 febbraio 1860, B. XII, 4, 402; Casale, 2 maggio 4 873,
G. X, 444.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 269
1
Vedi Laurent, VII, 385.
270 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO 1
1
Vedi il mio Commento, II, 797.
* Consulta il mio Commento, II, 798.
1 Vedi la sentenza della Corte di Torino, *9 febbraio 4860, sopra cit.
4
Vedi i Motivi del Codice civile sardo, 1, 562.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 271
1
Per capisaldi s'intendono ponti stabili di muri o di altra materia fìssati
in un ponte, io una chiavica o altra fabbrica per riscontro della livellazione.
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272 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
che il vicino non consenta di ricevere nel suo fondo, sia inferiore
sia superiore, potendo anche attraverso a questo darsi scarico alle
1
acque soprabbondanti (art. 606).
Questa servitù ha luogo; trattisi di scaricare le acque condotte
in un fondo, per virtù della precedente, o acque quivi fatte scaturire
artificialmente per necessità della vita o per usi industriali od
agricoli.
135. In quarto ed ultimo luogo la servitù legale di acquedotto
è concessa pel prosciugamento o bonificazione delle terre.
Anche di essa è condizione essenziale la necessità assoluta o
relativa della condotta delle acque, che alle terre medesime nuoc-
ciono. Ma egualmente luogo alla imposizione
dall’altro lato si fa
della medesima per iscopo tanto agricolo, quanto industriale, *
come per aprire miniere, cave, torbiere, o per costruirvi fabbriche,
opifizi, e anche case di abitazione.
Essa compete al proprietario delle terre da prosciugare o boni-
ficare e all’enfiteuta che dei fondi enfiteutici ha la proprietà per-
3
petua o temporanea. Al contrario non rompete all’usufruttuario,
e meno ancora all’affittuario (arg. a contr. art. 598 cong. all’arti-
4
colo 609). É affatto indifferente che lo stato soverchiamente umido
o pantanoso delle loro terre sia antichissimo o recente.
Questa servitù può imporsi sopra tutti i fondi che le terre da
prosciugarsi o bonificarsi separano da un corso di acqua o da
qualunque altro scolatoio; è indifferente di ricercare a quali persone
appartengano e se sieno liberi o dotali. 5 Vi sono eziandio soggette
le strade, i fiumi e i torrenti sotto l’osservanza dei relativi rego-
lamenti (art. 611 cong. all’ art 601). Solo esenti ne sono le case, i
cortili, i giardini e le aie ad esse attinenti (art. 598 cong. all’ arti-
colo 611).
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 273
Questa servitù è intesa alla condotta delle acque per fogne e
fossi, attraverso i fondi che le terre
1
da prosciugarsi o bonificarsi,
separano da corsi d’acqua o da scolatoi (art. 609).
Quegli che la dimanda, deve giustificare che il passaggio ri-
1
Aubry e Rau, 111, § 243, pag. 55 e seg.
2 1 La fognatura (da fogne, fossi sotterranei) consiste in un sistema di con-
dotti sotterranei fatti per ricevere e smaltire fuori dei campi l’acqua cbe va a
raggiungerli, filtrando dalla superficie e dal corpo del suolo arativo in direzione
sia verticale, sia obliqua; chiamasi anche, con parola inglese, drenaggio. Oggetto
della fognatura, qualunque ne sia il mezzo, è principalmente quello di liberare
le terre dalle acque soverchie si patenti che latenti, qualunque ne sia l'origine.
Col nome di colmata poi s’intende il modo di bonificare i terreni per alluvione,
e consiste nell' introdurre in luoghi depressi e paludosi acque torbide e lasciar-
sele quiete, finché abbiano depositato il terriccio che seco portavano.
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274 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
senza notabile danno del medesimo (art. 559 cong. coll’ art. 611).
§ Vili.
SOMMARIO
136. In ohe consista questa servitù —
Esiste o oo di pian diritto? — A quale condizione aia
subordinata —
Chi possa invocarla —Sopra qaali fondi possa gravare Quale in-—
dennità sia dovuta per i' imposizione di essa.
137. Diritti ed obblighi rispettivi dei proprietari del fondo dominante e del servente DelU —
chiosa stabilita da alcuno, possono valersi altri coutenti dell' acqua?
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. I. 275
136. Questa servitù consiste nel diritto di appoggiare od in-
figgere una chiusa alle sponde del fiume, torrente, rivo, canale,
lago e serbatoio da cuiha diritto di derivar l’acqua (art. 613).
si 1
1
Consulta Napoli, 23 ottobre 4 868, A. Ili, 2, 48.
2 Consulta C. C. Napoli, 8 ottobre 1870, VI, 6.
3 Laurent, Vili, 396.
*
Nella prima edizione fui di contrario avviso; ma più maturo esame m’in-
duce a mutarlo ;
poiché da una parte la disposizione dell’ articolo 598 alinea è
formalmente richiamata negli articoli 606 e 611, ed è affatto omessa nell’arti-
colo 613; dall’aUra parte questa servitù è meno onerosa di quella di acque-
dotto; e per istabilirla ed esercitarla non è necessario di penetrare nell’ interno
di luoghi abitati.
276 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
letto del corso d’acqua.
* Garnier.Com. de la loi 1
1
juillct 18 I7;l)eniolonibo, XI, 889; Laurent, Vili, 395.
* Riconosco che sarebbe stato assai provvido d’ introdurre nel nostro diritto
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. 277
SEZIONE II.
§ I.
Nozioni generali
SOMMARIO
188. !d quali e quante specie distinguono
le servitù che possono stabilirsi per fatto del-
si
del padre di famiglia — Quid della sentenza del giudice e dell' aggiudicazione ?
140. Quali servitù possano stabilirai ool titolo — Qual forma debba questo avere Deve —
esser trascritto ? —
Chi ool titolo possa imporre una servitù sopra un fondo; il pro-
prietario di questo —
Quid, se questo appartenga a più per indiviso ? L’enfi teuta, —
il marito e un possessore di buona o di mala fede possono imporla sui fondi enfitentici,
sitiva dello servitù continue ed apparenti — Quid iurit, se il' proprietario del fondo
a cui profitto ha luogo T esecuzione di atti analoghi a quelli costituenti l’esercizio
di una servitù, riconosca che li compie per mero atto di tolleranza? Da qual —
giorno incomiDOi a decorrere questa prescrizione sia in genere, sia in specie per la
servitù degli eooli — Tempo necessario pel compimento di questa prescrizione —
Questa prescrizione è regolata da tutti gli altri principi di diritto comune? —Quid
iurit, della prescrizione in rapporto al modo della servitù?
142. Della destinazione del padre di famiglia in rapporto allo stabilimento della servitù —
Che cosa ossa sia — Quali condizioni si richieggono perchè abbia luogo — Quali
servitù possano costituirsi mediante lamedesima: le continue ed apparenti
148. In qual maniera provar debba una servitù, per la ani costituzione ocoorra un titolo,
ai
e questo sia andato smarrito; atto di rioogniziono, sentenza, confeosione del proprie-
tario del fondo servente.
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278 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
parenti ;
1
Le due prime distinzioni hanno
in positive e negative.
9
di attingere acqua, di condurre le bestie al pascolo, di lavar le
‘
Sogliono le servitù distinguersi eziandio in urbane e rustiche, secondo che
consistimi in superficie >, vel in solo. Questa distinzione non ha che un interesse
storico in relazione al diritto romano, in cui invece era capitale.
* Consulta C. C. Napoli, 43 luglio 4874, A. V, 4, 338.
3 4
Tanto la costruzione delle opere dirette a mettere il fondo servente nello
stato necessario, perchè la servitù possa avere la sua materiale esistenza e
quindi il suo esercizio ;
quanto 1’ atto dell’ .uomo che si richiegga solamente per
mettere in azione la stessa servitù, come P alzare o P abbassare le chiuse per
P esercizio della servitù di acquedotto non esercibile che ad intervalli di tempo,
o per ruota di giorni o di ore, non hanno alcuna influenza sul carattere delle
servitù (Consulta Duranton, V, 494 e seg.; Pardessus, n. 28; Dcmolombe, XII, 708
e seg.; Aubry § 248, pag. 66 e seg.; Laurent, Vili,
e Rau, III, 4 26 e seg.).
5
Consulta C. C. Napoli, 3 marzo 1871, L. XI, 329.
6
Daviel. II, 740, e III, 942; Laurent, Vili, 4 32; Aubry c Rau, III, § 248,
pag. 67 testo e nota 9; contro Demolombe, XII, 742. Anche i signori Aubry
e Rau nella terza edizione erano stati di contrario avviso.
7
Consulta C. C. Napoli, cit.
8
Contro Catanzaro, 22 dicembre 4874, A. VI, 2, 484 ;
ma vedi il mio Com-
mento. IH, 69.
9
C. C. Napoli, 2 marzo 1872, L. XII, 267.
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1
1
Laurent, Vili, 133.
* C. C. Napoli, li gennaio 1871, L. XI, 304.
3
Ravvicinando le due definizioni della servitù continua e discontinua, chiaro
apparisce cofnc la loro differenza specifica non consista nella continuità o disconti-
nuità del diritto di esercizio, tanto che se io non potessi condur l’acqua che
un'ora sola del giorno, la servitù di acquedotto dovesse dirsi discontinua, e al
contrario, se potessi passare tutti i momenti, la servitù di passaggio dovesse
ritenersi continua. Essa è desunta dalla natura dell’esercizio. Se questo sia tale
che possa aver luogo senza il fatto attuale dell’ uomo, la servitù sarà continua;
se poi l’esercizio riebiegga il fatto dell’uomo, la servitù sarà discontinua. Di
qua appare che non è esattissima la definizione che la legge dà delle servitù
continue; perocché secondo questa la servitù dev’essere almeno polenlia/iter ,
se non actualiter (come si esprime Cepolla, tract. 1, cap 19, n. 1), esercibile
continuamente
4
Demolombe, XII, 715 e 718; Aubrye Rau, III, ? *48, pag. 68; Laurent,
Vili, 136.
5
Boileui, art. 689; Demolombe, XII, 718; Aubry e Rau, loc. cit. ;
mio Com-
mento, III, 54-60.
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280 ISTITUZIONI DI DIEITTO CIVILE ITALIANO
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LIB. II. T1T. III. CAP. III. SEZ. II. 281
1
Lesenne, De la transcription, n. 12; Flandio, De la transcription, n.681;
Mourlon, Traité théor. e prat. de la transcription, n. 105-199; Demolorn-
be, XII, 733; Aubry e Rau, III, § 250, pag. 74.
2
Intorno alla quistione sulla efficacia della servitù di fronte ai creditori
ipotecari, consulta il mio Commento, III, n. 200 e seg.
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282 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Pccchius, De aquaed. cap. 3, quaest. 1; Deroolombe, XII, 635; Lau-
rent, Vili, 157.
2
Vedi Pardessus, n. 147 ;
Duranton, V, 541 ;
Demante, II, 541 bis, V Demo-
;
lorabe, XII, 636; Aubry e Rau, 111, § cit. pag. 7?; Laurent, Vili, 459.
3
Vedi Laurent, Vili, 160.
*
Vedi Laurent, Vili, 161.
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1
1
Leg. 18, D. om. tam praed. quam urb.: Leg. 4, § 1 « t: e 14, de serv.
praed. rnst.: Leg. 4, D, de aqua quot. et aestiva; Toullier, III, 574 Solon, n. 431
: ;
Demolombe, XII, 747; Aubry e Rau, HI, § 450, pag. 74; Laurent. Vili, 164;
mio Commenta, HI, 176.
‘
Leg. 11 ,§ 1, D. quemad. servit. amit.; Merlin, Rep. v° Servitude, § XII, n. 1;
Pardessus, II, 489; Toullier, 111, 568; Demante, li, 544 bis, IV;Dcmolombe, XII, 769;
contro Duranton, V, 550, 554 e 855; Laurent, Vili, 170.
3
Laurent, Vili, 165.
4
Vedi Pardessus, li, 460; Aubry e Rau, IH,
§ 450, pag. 74; Lanrent, Vili, 168.
3 Consulta, ma con finissimo discernimento, Merlin, Rép. v® Servitude, § XI,
n. 4 ,
Pardessus, II, 459 e seg. ;
Toullier e Duvergier, III, 376 ;
Demolom-
be, XII, 759 e seg.; Aubry e Rau, III, § 450, pag. 73; Laurent, Vili, 164,
166 e 167.
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284 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
4
quand’ anche esistano segni apparenti del passo; le servitù di
1
Consulta il mio Commento, III, 24 2 -234 .sull'antinomia fra gli articoli 629-630
da una parte, e l’ articolo 631 dall’altra.
2
Deraolombe, XII, 788; Aubry e Rau, III,
§ 254, pag. 78; Laurent, Vili, 496;
contro Maleville, II, 4 41; Toullier, II, 629.
3 Lau-
Pardessus, II, 276; Demolombe, XII, 789 ; Aubry e Rau, loc. cit.;
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286 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO *
5
possesso è costituito dalla nuda esistenza delle opere. Infine è
Taulier, II, 444; Boileux, art. 690; Demolombe, XII, 776; Aubry e Rau, loc. cit. ;
è più controverso.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 287
indifferente che il proprietario del fondo dominante abbia inco-
minciato a trar profitto dalla servitù, non appena compiute dette
opere, o qualche tempo appresso; imperocché essa, per esser
continua incomincia ad esistere ed essere in esercizio, tostochè
il suo stabilimento materiale si è compiuto. Ma ove si tratti della
servitù degli scoli, la prescrizione incomincia dal giorno in cui
il proprietario del fondo dominante abbia fatto nel fondo servente
opere visibili e permanenti destinate a raccogliere e condurre i
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288 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Il titolo (lev emanare da colui che in buona fede si è riputato
padrone del fondo, sul quale la servitù si è imposta, e non da
1
quello die aliena il fondo preteso dominante e che nell atto di
1
Toullier, III, 631 ;
Beiime, De la possession, n. 26< ;
Demolombo, XII, 781;
Aubry e Rati, loc. cit.; contro Demante, 646 bis, IV.
* Vedi Leg. 4, § < e 2, D. de scrvit.
3
Consulta C. C. Napoli, 18 febbraio <873, GG. XXV, <97; Torino, 22 aprile
<873, G. X, 456.
*
Laurent, Vili, 325; Vedi pure Lucca, 30 luglio <867, A. I, J, 498.
T—
della servitù al cessare dell enfiteusi (arg. art. 665). Ma non possono
stabilire tale destinazione gli affittuari, poiché fra essi e i fondi
non esistono rapporti; e nemmeno gli usufruttuari, perchè hanno
un diritto essenzialmente temporaneo. Ma se nel momento in 1
1
Vedi Demolombe, XII, 811 ;
Laurent, Vili, 474.
r Demolombe, XII, 811.
3
Consulta Aubry e Rau, III, § cit. pag. 84; Laurent, Vili, 177.
Istituzioni Vol. Ili 10
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290 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
causa, per cui la proprietà dei due fondi va a dividersi fra due
persone, come vendita volontaria o forzosa, permuta, donazione,
legato, prescrizione. * Ma la «vocazione, la risoluzione, la rescis-
sione e l’annullamento del titolo d’acquisto, per cui due fondi i
1
Dcmolombe, XII, Sliescg.; Aubry e Rau, § *5*, pag. 83 « sog.; Laurent,
Vili, 175; consalta le due magistrali sentenze della C. C. di Milano, 1 1 febb. 1863,
B. XV, 4, 437, e 4 5 luglio sopra cit.
* Pardessus, II, 289; Marcadé, art. 69* e 693, 1; Solon, _n. 390; Demo-
loiube, XII, 809; Aubry § cit. pag. 84 ; Laurent, Vili, 178.
e ltau, III, — Notisi
che eziandio nel caso della divisione della proprietà per prescrizione, la servitù
risulta dalla dostinazionc, talché si ha per acquistata dal momento che la pre-
scrizione acquisitiva del fondo fosse compiuta. La qual cosa se non ba conseguenza
pratica, quando si tratti di prescrizione trentennaria, pel motivo che con questa
si sarebbe stabilita eziandio la servitù indipendentemente dalla prescrizione del
fondo, l’ha per certo, allorché il fondo si acquisti col possesso di 40 anni: perocché
il titolo e la buona fede, che valgono per la prescrizione decennale del fondo,
possono mancare (e il titolo almeno manca necessariamente) per la stessa pre-
scrizione relativamente alla servitù.
5 Vedi Laurent, Vili, 179.
4
Vedi Laurent, Vili, 180.
5
In diritto francese la quistione é controversa (vedi Laurent, Vili, 184); ma
questa e stata eliminata dal diritto patrio dal cilato articolo 632 vers, consta
per qualunque genere di prova.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 291
* Vedi Duranton, V, 566; Demolnmbe, XII. 816; Aubry e Rati, III, § cit. pag. 83;
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292 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta C. C. Napoli, 4 4 gennaio 4868, A. Il, 4, 204.
* Consulta Demolombe , XII, 804 e 809; Laurent, Vili, 472; consulta le
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 293
che constati la esistenza della servitù. Se in questo giudizio il pro-
prietario del fondo servente soccomba, deve sopportarne le spese . 1
§ ».
SOMMARIO
144. Transizione — appartengano al proprietario del fondo servente in relation»
Quali «liritti
all' uso della servitù — Primieramente ha diritto a tutto ciò che sia necessario per
usarne —
Ciò costituisce una servitù accessoria : regole che la governano.
14f>. Secondariamente ha diritto ad eseguire lo opera necessarie per usare della sorvitù e
conservarla — Può egli non valersi di questo diritto? In qual tempo e modo debbano —
essere fatto cotali opere —
Le spese di queste sono a carico del proprietario del fondo
dominante', salvo patto in contrario — Il proprietario del fondo sorvente che in forza
del patto, sia tenuto u sostenere spese, può liberarsene mediante l'abbandono
tali
144. Passiamo ora a trattare del modo con cui debbano le servitù
esercitarsi, o altrimenti de’ diritti e degli obblighi rispettivi de’ prò*
prietari de’ fondi dominanti e serventi, come tali.
1
Vedi Laurent, Vili, 218.
2 Marcadó,
Vedi Demante, II, 551 bis, e 553; Boileux, art. 696 ;
art. 696;
l’altra.*
145. Dal medesimo principio che il diritto di servitù comprende
tutto ciò che é necessario per usarne, deriva che il proprietario
del fondo dominante abbia la facoltà di fare nel fondo servente
le opere necessarie per usare della servitù e conservarla (art. 640).
1
Laurent, Vili, J'iB.
3
Consulta Remante, II, 551 e 553; Boileui, art. 896; Demolombe, XII, 631 ;
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I
‘
Leg. 40, D. de servit., Leg. 20, § 4, D. de servit. praed. urb.; Leg. 4, § 5;
D. si servit. vin. ; Pardessus, n. 55; Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, 358;
Demolombe, XII, 833.
* Pardessus, n. 57 ;
Duvcrgier su Toullier, III, 665, not. a; Demolom-
be, XII, 839.
3
Vedi Laurent, Vili, J40 in fine.
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,
1
Consulta il mio Commento, HI, 'ISO ;
ove sono conciliate le apposte estreme
sentenze di Taulicr e Demolombe.
* Pardessus, n. 57 ;
Demolombe, XII, 837.
* C. C. Torino, I l gennaio 1871, L. XI, 373.
4
Consulta C. C. Torino cit.
5 L’articolo citato 643 contiene una doppia deroga alla legge romana ri-
guardante questa materia ; perciocché da nna parte il diritto patrio non rico-
nosco punto l’eccezione concernente la servitù) oneris ferenti i ; dall’altra accorda
in modo generale ed assoluto alle parti interessate di pattuire che il proprietario
del fondo servente sopporterà il carico delle spese occorrenti per le dette opere.
6 Demolom-
Leg. 6, § 1 e 2, D. si servit. vind. ;
Demante, II, 555 bis, I;
be, XII, 875 e scg. ;
Laurent, Vili, 843.
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298 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
quando alle spese abbia dato causa la colpa del proprietario del
fondo servente, o del dominante; poiché allora 1’ uno o l’altro
debbono sopportarle giusta principi generali di diritto. 2
i
1
Laurent, Vili, 243.
* Aubry e Rau, 111, § 233, pag. 91 ;
Laurent, Vili, 243.
3
Consulta Laurent, Vili, 244.
4
Duranton, V, 645; Demante, XII, 555 bis; Demolombe, XII, 884 ;
Aubry
e Rau, loc. cit.
;
contro Pardessus, I, 69; Laurent, Vili, 247.
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1
diritti che le sono inerenti, e con pesi che la gravano, passano nel
padrone del fondo dominante, se accetti l’abbandono; altrimenti
rimane appresso del suo titolare e può divenir libera della servitù
mediante la prescrizione. 4
146. Per determinare qual uso possa fare della servitù il pro-
prietario del fondo dominante, è necessario di considerare il modo
con cui è stata stabilita.
Se la servitù è stata stabilita con titolo, quegli non può usarne
che a norma del suo titolo (art. 646). Adunque, di una servitù
stabilita per titolo senza restrizione alcuna, può fare tutto l’esercizio
di cui è suscettibile, avuto però sempre riguardo allo stato de’ fondi
e agli usi locali. Il titolo dev’essere interpretato secondo le regole
generali riguardanti l’ interpretazione delle convenzioni e dei
1
Maleville, art. 699;Toullier, III, 680; D»ranton,615; Marcadé,art. 697-699,11;
Remanti*, II, 558 bis; Aubrv e Rau, III, § cit. pag. 90; mio Commento, III. *98-303;
contro Pardessus, II, 346 ;
Demnlombe, XII, 882 ; Laurent, Vili, *48, che opinano
doversi in tutti i casi abbandonare tutto il fondo.
* Demolombe, Xll, 877 ; Aubrv e Rau, loc. cit.
3 Pardessus, 3(6; Aubry c Rau, mio Com-
loc. cit.; Laurent, Vili, *46;
mento, 304 contro Demolombe, XII, 883, che sostiene non ottenersi col-
III, ;
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300 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
stabilita.
1
Consulta Laurent, Vili, 225-234.
* Consulta Pardessus, li, 286; Aubry e Rau,III,§cit. pag. 95; Laurent, Vili, 237.
3
Vedi Laurent, Vili, 236.
*
Consulta Aubry e Rau, tona, e § cit. pag. 95-96 ; Domante, II, 532-333 ;
5
Consulta C. C. Firenze, 3 dicembre 1866, A. 1,1, 132; Firenze, 9 luglio 1869,
A. Ili, 2, 303; Genova, 1 luglio 1872, GG. XXV, 200.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 301
1
Log. I, § 16, D. de aqua quot. et aestiva ;
Aubry e Rau, III, §cit. pag. 92;
Demolombe, XII, 818 ; Laurent, Vili, 256 e seg.
2
Laurent, Vili, 256 in fine.
3
L’articolo 646. stando alla lettera, inibisce ogni aggravamento, ma la tra-
dizione, la dottrina e la giurisprudenza dimostrano che il Legislatore intese di
proibire gli aggravamenti di qualche momento ;
de minimis non curat praetor
(Vedi Aubry e Rau, III,
§ cit. pag. 93 ;
Demolombe, XII, 852 ;
Laurent, Vili, 263).
4
Consulta Laurent, Vili, 264.
5
C. C. Napoli, 7 aprile <870, A. V, 1, 303; Lucca, M marzo, 1871 A. V, 2, 127.,
#
Consulta Demolombe, XII, 850 ;
Laurent, Vili, 262 w
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1
1
Vedi Laurent, Vili, 166.
* Consulta Laurent, Vili, 175.
s
Vedi num. prec.; Laurent, Vili, 267 ;
C. C. Torino, 18 novembre 186$,
A. Ili, 1, Iti ;
Torino, 3 aprilo (87t, L. XI, 693.
* Vedi Aubry e Rau, HI, g tot, pag. 97; Laurent, Vili, 16$.
5 Laurent, Vili, 170.
6
Vedi Genova, 1 luglio 1 872, GG. XXV, 100.
7
I.cg. 4, § 1 e Leg. 6, § 5, D. de aqua quot. et aestiva; Aubry e Rau»
tom o§ cit. pag. 68; Laurent, Vili, 27 1 mio Commento, III, 340
; ;
contro Demo-
lombi?, XII, 340 e 341.
LIB. II. T1T. III. CAP. III. SEZ. II. 303
In conseguenza dell’ enunciato principio, il proprietario del fondo
servente non può trasferire l’esercizio della servitù in un luogo
diverso da quello dove fu originariamente stabilita. Ma se l’origi-
nario esercizio sia divenuto più gravoso al medesimo, o se gli
impedisca di fervi lavori, riparazioni o miglioramenti, egli può
offrire al proprietario del fondo dominante un luogo egualmente
comodo per l’esercizio de’ suoi diritti, e questi non può ricusarlo:
ciò ancora esige l’equità; perciocché le restrizioni del diritto di
3
inteso a provvedere ad un interesse pubblico, è imprescrivibile.
Infine può dimandarsi, non ostante rinunzia, ritenuta nulla, per
4
esser contraria al pubblico bene.
Il trasferimento dell’ esercizio della servitù deve per regola
farsi da una parte ad un’ altra dello stesso fondo. Ma se quivi non
sia è benigna decisione che possa farsi da un fondo
possibile,
all’altro;semprechè però il luogo stabilito nel nuovo fondo sia
egualmente comodo, e perciò il proprietario del fondo dominante
non abbia interesse di ricusarlo. 5 Per decidere, se il luogo offerto
pel trasferimento della medesima sia egualmente comodo, deve
regolarmente aversi riguardo allo stato attuale della servitù.
1
Consulta Aubry e Rau, III, § cit. pag. 100; Demolornbe. XII, 905; Laurent,
Vili, 275.
2
Demolornbe, XII, 904; mio Commento, III, 357.
3
Aubry e Uau, III, § 254, pag. 400.
4
Demolornbe, XH> 905; Aubry e Rau, loc. cit.; Laureut, Vili, 275; mio Com-
mento, III, 359.
5
Pardessus, n. 80 ;
Demolornbe, XII, 900.
304 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Infine può servirsi del fondo per l’uso stesso pel quale è stato
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 305
fondo dominante nè al fondo servente. Quello continua a goderne
in ciascuna porzione come già la godeva nell’ intero, e perciò senza
alcuno aggravamento del fondo servente ; e questo continua ad
essere gravato a favore di ciascuna porzione come già a favore
del fondo intero, e perciò senza diminuzione alcuna del diritto del
fondo dominante. Quindi se l’oggetto della servitù sia un fatto
indivisibile, come il passaggio, ciascun proprietario di una porzione
del fondo dominante deve passare nello stesso luogo (art. 644); e
se l’oggetto è divisibile, come la presa d’acqua, l’estrazione della
tnarga, è dovuta a ciascuna parte del fondo una quantità di acqua
o di marga proporzionale alla estensione del medesimo. Questa
decisione però non è applicabile, quando per destinazione del padre
di famiglia la servitù venga nell’atto di divisione ad appartenere
per intero ad una delle porzioni: come se per esempio, la servitù
di acquedotto non si eserciti che a vantaggio di una porzione del
fondo messa a prato, e questa sia assegnata ad uno dei condi-
1
videnti.
Le singole porzioni del fondo dominante non divengono l’una
contro l’altra serventi per l’esercizio della servitù, * salvo quella
di passaggio per le parti che restano chiuse (art. 595) e salvi gli
effetti della destinazione del padre di famiglia.
1
Consulta il mio Commento, III, 340-314.
3
Se ad esempio I' edilìzio A è gravato verso il fondo B della servitù allius
non tollendi; e questo viene diviso in due parti C e D, di cui l’una vicina al fondo
servente, e l’altra discosta, l'edilìzio A resta indubitatamente gravato verso la
un’altra,' ora niun testo di legge crea di pieno diritto delle servitù mutue fra
le differenti porzioni del fondo dominante per l’esercizio della servitù che appar-
tiene a questo fondo. Questa non potrebbe risultare che da una clausola della
divisione, senzs della quale il proprietario della porzione C ne ba l’ assoluta
proprietà, e perciò può liberamente edificarvi, e cosi paralizzare in riguardo
ail'altra porzione la servitù che le appartiene.
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306 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Taulier, II, 4o9; Demolombe, XII, 861 ;
Aubry e Rau, III, § 253, pag. 96.
* Il modulo è l’unità di misura dell’acqua corrente. Esso è un corso d’acqua,
che scorre nella costante quantità di cento litri al minuto secondo, e si divide
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L1B. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 307
sotto pretesto di eccedenza, o deficienza d’acqua, per quanto grande.
Questa regola però vien meno quando l’ eccedenza o la deficienza
provenga da variazioni eseguite nel canale dispensatore (come
se da tortuoso fosse fatto retto, o viceversa, o fosse inalzato od
abbassato) o nel corso delle acque in esso scorrenti (per esservene
stata introdotta una quantità maggiore, donde aumento di pres-
sione e velocità, o viceversa). Nulla rileva che queste variazioni
procedano dal fatto del proprietario del canale dispensatore, o di
colui al quale è dovuta l’acqua, o di un terzo, o da forza mag-
giore. '
L’azione per far modificare l’anzidetta forma non si
prescrive che con trent’anni. * La forma della bocca o dell’ edilìzio
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308 ISTITUZIONI DI DIEITTO CIVILE ITALIANO
1
Mio Commento, III, 100.
* Vedi Leg. li. C. de serv. et aqua; Pecchius, Lib. I, cap. Ili, quaest. 15,
u. i; Romagnoli, op. cit. P. II, lib. IV, sez. I, cap. IX; Dionisotti, op. cit.
n. 481 e seg.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 309
1
gravi la condizione del fondo servente. Reputo al contrario che
l’ acqua conceduta per un dato servizio, non possa destinarsi ad
un servizio diverso cosi l’ acqua conceduta per l’ irrigazione, non
;
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310 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
II possesso è qui preso nel senso dell* articolo 700, se trattisi di quistione
possessoria; e nel senso di prescrizione, se si controverta sul diritto di usare
dell’ acqua (Vedi Dionisotti, n. 473 e 474).
* La disposizione dell’ articolo 614 alinea ultimo, è senza dubbio conforme ai
principi generali di diritto; vedi tuttavia nel mio Commento (III, 449), le os-
servazioni che ho creduto fare sopra di essa, in ordine alle esigenze della pratica.
* La ruota è la serie successiva dell’uso che incomincia dal primo utente
e finisce nell’ ultimo e poi ricomincia: ogni giro chiamasi turno.
*
Vedi Dionisotti, op. cit. n 467 e 468.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 311
La coda dell’acqua 1
invece appartiene a quello di cui cessa il
turno, sia per compenso del ritardo sofferto nel ricever l’acqua, sia
per essersi quella quantità d’acqua riversata nel canale distribu-
tore, durante il tempo del suo turno. Quindi se la bocca di deri-
vazione appartenente a lui disti dall’incile 2000 metri, profitterà
dell’acqua che troverassi nel canale distributore nel momento in
cui cessa il turno(art.625).Ma se in questo stesso istante ricominci
il turno a favore di un utente superiore, la coda d’acqua a cui ha
diritto quegli di cui ha cessato il turno precedente, non è costituita
che da quell’acqua che continuerà a scorrere inferiormente alla
bocca di derivazione ultimamente aperta.
Le acque sorgenti o sfuggite, ma contenute nell’alveo del canale
soggetto a distribuzione per ruota, non possono rattenersi o deri-
varsi da un utente che al tempo del suo turno (art. 626). * Perciò
fuori del tempo in cui ciascun utente può usare dell’acqua non si
ha diritto di derivarne alcuna quantità, e quella che nel canale si
raccoglie, per qualunque causa, appartiene per diritto di accessione
al proprietario del medesimo.
Finalmente ne’ canali soggetti a distribuzione per ruota, gli
utenti possono variare o permutare fra loro il turno, purché tale
1
Coda d'acqua chiamasi quella quantità d’acqua che. quando si chiude l’in-
quale dispensi l'acqua a dieci utenti, distanti l'uno dall’altro duecento metri;
che lungo il canale scaturiscano tre sorgenti e che dall’ incile trapeli o sfugga
continuatamente l'acqua del serbatoio o del corso naturale, talché nel canale
dispensatore, chiuse essendo le dieci bocche de' canali derivatori, si raccolga
una certa massa di acqua. Or bene questa massa di acqua, quando trattasi di
distribuzione per ruota, da niuno degli utenti può essere trattenuta nè presa,
se non quando venga il suo turno.
3 II signor Dioni&tti (op. cit. n. 47S) sdbordina l'osservanza delle soprad-
dette formalità, alla durata ultranovennalo della variazione o permuta del turno;
ma la sua decisione non può accettarsi; poiché tale condizione non è dalla legge
richiesta.
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312 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
si trova nel tempo dello stabilimento della servitù (arg. art. 1468).
Se dunque ti abbia conceduto l’acqua della mia fonte, io dovrò
quivi fartene la consegna; e perciò le opere a mio carico saranno
quelle necessarie, perchè o dalla bocca della fonte, o dal bacino
che vi è intorno scavato, tu possa derivare tutta l’acqua che ti
3
ho conceduto.
Il terzo obbligo che incombe al proprietario o al concedente
dell’acqua consiste nel dover usare la dovuta diligenza, custodia e
vigilanza, affinchè la derivazione e la regolare condotta dell’acqua
siano nei tempi debiti effettuate (art. 649). Quest’ obbligo ha la
stessa natura e ragione del precedente.
Se il proprietario o concedente delle acque manca agli obblighi
di fare le suddette opere o di usare la dovuta diligenza, custodia
e vigilanza, è tenuto verso gli utenti dell’acqua alla diminuzione
del fitto o prezzo stabilito e al risarcimento di danni (arg. a contr.
1
Consulta C. C. Firenze, 18 novembre 1869, A. Ili, 1, t39.
* Vedi i motivi de'Codici per gli Stati sardi, I, 595; mio' Commento, III, 387-394.
s 395-397
Consulta il mio Commento, III, bis.
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L1B. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 313
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314 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Supponi che Tizio abbia il diritto di derivare l' aequa il giorno, e Caio la
notte, e che a mezza notte Sempronio atterri in un punto gli argini del canale
dispensatore e che il corso dell' acqua non si ristabilisca che al mezzodì de|
giorno successivo, Tizio sopporterà la deficienza sino al sorgere del giorno e Caio
da questo momento sino al mezzodì.
* Supponi che Caio, Tizio, Sempronio c Seio prendano ed usino l'acqua tutti
1 giorni, ma che Caio ne abbia acquistato il diritto o por titolo o per prescri-
zione, o per destinazione del padre di famiglia nell'anno 1860, Tizio nel 1861,
Sempronio nel 1867 e Seio nel 1863 e elio si verifichi una deficienza d’acqua
per la metà del volume che in complesso si usava da coloro : Caio e Tizio con-
tinueranno a godere di tutta I' acqua loro dovuta e Sempronio e Seio rimarranno
senza nulla : cbè se la deficienza avvenisse per tre quarti o più, Caio solo go-
drebbe dell' acqua rimasta.
* Vedi Codice Albertino, articolo 667. — Cosi supponi che il canale distribu-
tore sia lungo ,‘iOOO metri, che Caio derivi l'acqua a 1000 metri dal capo di
esso canale, Tizio a Ì00O, Sempronio a 3000, Seio a 4000, servendo gli ulti-
mi 1000 metri a scaricare l’acqua eccedente in uno scaricatoio comune. Seio
sarà l'ultimo utente e perciò egli per il primo sopporterà la deficienza, poi
Sempronio, in seguito Tizio e da ultimo Caio.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 315
1
Vedi Relazione Pisanelli.
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316 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Chiarisco la cosa con un esempio: Caio, Tizio, Sempronio, Seio, Tullio,
Enrico, Catone, Emilio e Cesare prosciugano con un sistema unico di fogne i
lino, mentre i due ultimi vorrebbero che si continuasse a condurla per lo stesso
perchè credono che dall’ impiego per l’ irrigazione si possa trarre maggior pro-
fitto, o perchè infine non vogliono somministrare al proprietario di quel molino
una maggiore o più economica forza motrice, col rischio che venga fatta con-
correnza ad un molino loro proprio. Queste ragioni sembrano plausibili all’ auto-
rità giudiziaria e quindi sopprime nel regolamento il relativo articolo, e gliene
sostituisce un altro nel senso voluto da Emilio e Cesare. Se i petenti la for-
mazione del consorzio pon accettano questa modificazione non v’ha più mag-
gioranza, e non v’ ha più luogo a formazione coattiva del consorzio, mancandone
*
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 317
secondo.
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318 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
fare, non possa esserne consumata più della quantità che ecce le
quella da restituire; se no, sarà in assoluta facoltà del padrone
del fondo servente di rendere illusoria del tutto la servitù.
L’ obbligo della restituzione può essere assunto dal concessio-
nario o riservatario o possessore dell’acqua, tanto a favore dello
stesso conce lente, quanto di un’ altra persona.
Può in ogni caso essere assunto tanto nell’ atto originario di
concessione, quanto in atti posteriori.
L’ acqua da restituirsi è quella che sopravanza all’ impiego che
fessene nell’uso determinato. La sua quantità non è costante, ma
variabile ;
perciocché il servizio, al cui uso può essere impiegata
l’acqua, può esigerne or più or meno.
L’obbligo della restituzione di ciò che avanza, impedisce che
1’ uso determinato, per cui l’ acqua si è concessa, riservata o
posseduta, sia variato a danno del fondo, a cui la restituzione
è dovuta (art. cit.). Ma se questo danno non si verifichi, come
quando l’uso variato lasci per questo fondo una quantità d’acqua
eguale a quella che gli veniva dall’uso determinato, la proibi-
zione non ha più luogo, perchè manca l’interesse di farla.
Inoltre il proprietario del fondo servente, o vincolato alla re-
stituzione degli scoli o degli avanzi, ha l’obbligo di non deviarne
una parte qualunque, sotto pretesto di avervi introdotto una mag-
giore quantità d’acqua viva od un diverso corpo, ma deve la-
sciarli nella totalità discendere a favore del fondo 'dominante, per
quanto grande possa essere volume dell’ acqua novamente
il
1
Vedi Giovannetti, op. cit. XXXVI, pag liiMSJ.
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UB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 319
1
155. La servitù degli scoli (ben diversa dall obbligo della re-
stituzione, di cui or ora discorrevamo) 1
non toglie al proprietario
del fondo servente il diritto di usare liberamente dell’acqua a
vantaggio del suo fondo, di cambiarne la coltivazione, ed anche
di abbandonare in tutto o in parte la irrigazione. Perciocché essa
1
Giovannetti, op. cit. XXXVI, pag. 4 42-150; Diooisotti, op. cit. n. 500 e 501.
2
Vedi Processo verbale, 27, II.
3 Dionisotti, op.
cit. n. 504 in fina.
4
Vedi Giovannetti, op. cit. XXXVI, pag. 452.
1
Dionisotti, op. cit. n. 504
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320 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
8 ni.
SOMMARIO
156 In qualie quanti modi ai estinguano le servitù —
Primo modo: cambiamento dello
stato del fondo dominante o del servente in modo da non potersene far uso Ca- —
ratteri ohe per tal effetto deve avere questo cambiamento Quid turi*, se il cam- —
biamento dello stato delle cose impedisca soltanto in parte 1' uso della servitù ? —
Quid iuris, se la servitù si eseroiti in una sola parte del fondo ?
157. Seguito — Se s come possano rivivere le servitù estinte per cambiamento dello stato
delle cose.
158 Secondo modo, eoo cui le servitù si estinguono: è la confusione — Se e quando ts
vitù, di cui non si è fatto uso ? — Quid dell' esercizio della servitù, fatto in tempo
diverso da quello determinato dalla convenzione o dal possesso — Se la prescrizione
estintiva abbia effetto contro il modo della servitù.
160. Quarto modo, con cui si estinguono le servitù : è lo spirare del termine apposto alla
loro durata.
161 . Quinto modo, con cui le servitù si estinguono: annullamento, rivocazione e risoluzione
del loro titolo costitutivo.
162. Sesto modo, con cui le servitù si estinguono : risoluzione o rescissione del diritto del
concedente.
163.Settimo modo, con cui le servitù si estinguono rinunzia che ne faccia il proprietario
:
blica utilità.
trovano ridotte in tale stato che di quelle non si possa più far uso
(art. 662). Ciò può avvenire per duecaùse, cioè o perchè la servitù
non ha più alcuna utilità pel fondo dominante, o perchè la mede-
sima è divenuta materialmente impossibile.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. It. 321
1
Marcadè, art. 703 e 704; Demolombe, XII, 967; Aubr> e Rati, loc. cit.;
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322 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Quando per altro ciò non possa, non rimane a questo che il diritto
1
Marcadé, loc. cit.
* Cepolla, tract. M,cap. I, n. H ;
Demolombe, XII, 970; Aubry e Rau.loc.
cit*
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 323
al risarcimento dei danni, che comprenderanno eziandio il valore
della servitù. Finalmente se ilcambiamento dipenda dal proprie-
tario del fondo dominante, la servitù neppure cesserà, perchè è in
potere di lui rimuovere l’ ostacolo all’ esercizio.
1
Ove però in
queste ipotesi rimanga nell’inazione per trentanni, la servitù si
Leg. J3 e 24, D. quib. mod. usufr. amit. e Leg, 14, D. quib. mod. serv.
*
amit. vedi mio Commento, III, 547-550; Marcarti, Revue critique, an. 1851.
;
voi. II, 72; Demolombe, XII, 974; Aubry e Rau, loc. cit.
3 Leg. 34 e 35, D. de serv. praed. rust.
* Leg. 6, D. si serv. vind.
* Consulta Laurent, Vili, S9S-S93.
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>
3
impedire il corso di questa prescrizione (art. e arg. art. 669). Ma
la prescrizione può essere interrotta civilmente (art. 2125-2131); 4
ed è sospesa, giusta gli articoli 2119-2122. 5
* Demante, II, 561 bis, V; Demolombe, XII, 980; Aubry e Rau, tom. e § c ' 4,
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LIB. II. TIT. 111. CAP. III. SEZ. II. 325
l’acqua nel mio, o in cui era stato stabilito il passaggio conven-
zionale, l’una o l’altra servitù continuerà a godersi dal mio fondo.
*•
Del pari, se porzione del fondo servente per intero, esempligrazia,
il prato soggetto a pascolo, acquistisi dal proprietario del fondo
dominante, la servitù di pascolo continuerà a sussistere nella
parte di prato rimasta all’antico proprietario. 1
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326 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Pardessus, n. 310; Belirac, De la possession, n. 160; Massé e Vergè sur
Zachariae, II, 221, not. 6; Demolombe, XII, 992; Laurent, Vili, 313; Lucca,
30 luglio 1867, A. I, 2, 199.
* C. C. Napoli, 20 maggio 1869, A. Ili, 1, 165.
3
Duranton, XXI, n. 235; Vazeille, De la prescript. I, n. 109; Troplong,
De la prescr. l,n. 112 e seg.; Marcadé, art. 2226, Laurent, Vili ,
313 e le due
sentenze che cita.
LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 3*7
cando il fondo servente; dall’ altra parte non può presumersi ri-
1
Log. 48, § 1, D.quemad. serv. amit.; Pardessus, n. 340; Demolombe XII, 993;
Laurent, loc. cit.
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I
1
Pardessus, 11,308; Demolombe, XII, 1006; Aubry e Rau, III,
§ 255, pag. 105;
Laurent, Vili, 309.
* Consulta Pardessus, II, 308 ;
Deraolombe, XII, 998 ;
Marcadé, art. 707 ;
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 329
1
Tn-plong, De la prescript. II, 780; Beiime, n. 126; Domolorabe, XII, 101 3 e seg.;
Àubry e Rau, III, § cit. pag. 104; Laurent, Vili, 307; mio Commento, III, 586 e 587;
contro Pardessus, II, n. 310 ;
Proudhon, De l’usufr. n. 3716.
* Beiime, n. 167; Domolombe, loc. cit.
3
'
Vedi Pardessus, II, 307 Duranton, V, 68 i
;
Deraolombe, XII, 999 ; Lau- ;
rent, VIII, 309; contro incidentalmente Torino, 28 aprile 1866, G. Ili, 202.
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330 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Pardessus, II, 302; Laurent, loc. cit.
* Pardessus, n. 308 ;
Demolombe. XII, 4048; Laurent, Vili, 312.
3
Vedi Laurent, Vili, 324.
4
Demante, li, 568 bis, II ;
Demolombe, XII, 999 ; Laurent, Vili, 322.
5
Consulta Laurent, Vili, 320.
6
Aubry e Rau, III, § 255, pag. 406; Laurent, Vili, 324.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 331
1
Motivi de’ Codici per gli Stati sardi, loc. cit.
2
Vedi Demolombe, XII, 1010; Lucca, 30 luglio 1867, A. I, S, 448.
3
Pardessus, II, *86; Demolombe, XII, 796; Aubry e Rau, loc. cit.; Lau-
rent, Vili, 319.
4
Consulta il mio Trattato delle servitù stabilite per fatto dell’uomo, intorno
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332 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Dota 4 di pag. prec.
* Consulta C. C. Torioo, <2 maggio 1871, A. V, <, <80.
3
Demolombe, XI, <055; mio Commento, III, 639; contro Pardessus, n. 310.
4
Leg. H, § <, D. quemad. serv. amit.
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LIB. II. TIT. III. CAP. III. SEZ. II. 333
1
Vedi Leg. cit. ; Toullicr, III, 681 ;
Pardessus, n. 318; Marcadé, II, 678;
Donante, II, 511 bis; Demolombe, XI, 1051.
* Consulta Demolombe, XII, 1041 e seg. ;
Aubry e Rau, III, § cit. pag. 110;
Laurent, Vili, 338.
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334 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
guono; poiché tale virtù non è dalla legge attribuita alla vendita
*
volontaria.
4
Laurent, Vili, 339.
* Laurent, loc. cit.
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TITOLO IV.
DELLA COMUNIONE
«
SOMMARIO
165. Trauaiziono alla comunione — Che cosa questa sia — Quale si presuma che sia la quota
dei singoli partecipanti.
166. Quali diritti abbiano i partecipanti sulla cosa comune — Diritto di proprietà; conseguente
facoltà di alienazione — Diritto di godimento — Limiti che a tali diritti apporta la
comunione.
167. Seguito —Diritto della maggioranza dei partecipanti di regolare il godimento e l' am-
ministrazione dei beni della comunione —
Potere moderatore dell'autorità giudiziaria.
168. Obbligo dei partecipanti di contribuire alle spese necessarie per la conservazione della
cosa —Mozzo che hanno di liberarsi di tale obbligo; abbandono dei diritti di com-
proprietà.
169. Dei modi con cui può farsi cessare la comunione divisione a riohiesta di qualunque dei
:
1
Vedi sopra n. 4.
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336 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
è soggetta alle leggi proprie della società, senza esserle però del
tutto estranee quelle della comunione e viceversa, avendone anzi
non poche comuni.
Questa comunione può essere generata da espressa convenzione,
(come se Primo, Secondo e Terzo pongano in comunione i loro piccoli
lotti di terreno per farne una possessione e applicarvi la più saggia
coltura), o da tacito consenso, come se più eredi, più legatari o più
<* acquirenti lascino in comune le cose ereditate, avute in legato o
acquistate.
Ove na$ca controversia, se siasi formata una società o una sem-
plice comunione, deve aversi presente che nella seconda prevaler
1
deve l affectio socie tatis. Del resto essa è di fatto, e la sua solu-
3
zione è incensurabile in cassazione.
Le quote dei partecipanti alla comunione si presumono eguali
fino a prova contraria (art. 5^4); così se partecipanti fossero tre, i
4
Vedi sopra n. 10i.
* Vedi Lcg. 32 e 52, § 8, D. prò socio ; Leg. 25, D. fam. ercisc.
8
Consulta C. C. Napoli, 28 novembre 4871, L. XII, 7.
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LIB. II. TIT. IV. % 337
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338 ISTITUZIONI DI DIHITTO CIVILE ITALIANO
quattro. Del resto nulla rileva che l’entità degl’interessi sia mag-
giore di poco o di molto. Se tal entità sia eguale, non vi sarà
maggioranza.
Ma se le deliberazioni della maggioranza risultinogravemente
pregiudicevoli alla cosa comune, l’autorità giudiziaria può dare
gli opportuni provvedimenti, ed anche nominare uopo un
all’
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LIB. II. T1T. IV. 33»
ordinarie o straordinarie. Fn quanto alle spese utili, esse possono
essere ordinate soltanto dalla maggioranza de’ partecipanti o dal-
1
1
Vedi sopra n. 62 e 101, ed applioa a questa materia, per quanto il comporti,
le regole quivi esposte.
2
Toullior, IV, 406: Duranton, VII, 78; Marcadé, art. 945, 11 ;
Doman-
te, III, 439 bis, III; Dcinolombe, XV, 600.
3
Vedi Leg. 1
4, § 2, D.cum. div.; Duranton, VII, 81; Demante, HI, 439 bis, III;
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340 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
Se il patto sia stato stipulato fra alcuni e non fra tutti i parte-
2
cipanti, obbliga soltanto i primi. Ma se quelli che non hanno
preso parte al patto, dimandano lo scioglimento della comunione,
il patto cessa di aver effetto anche per gli altri; salvo contraria
3
volontà.
Da ultimo questo patto può opporsi ai creditori di ciascuno
de’partecipanti, siano anteriori, siano posteriori al medesimo patto;
salvo che i creditori abbiano un titolo ipotecario anteriore, e che
i partecipanti abbiano agito senza frode contro di quelli. È pari-
mente opponibile agli altri aventi causa, esempligrazia all’acqui-
rente della quota di uno dei partecipanti. 4
Non può inoltre dimandarsi mai lo scioglimento della comu-
nione, quando ne formino oggetto cose che, dividendosi, cessereb-
bero di servire all’uso a cui sono destinate (art. 683); quali sono
fra le altre, gli anditi, lo scale, i pozzi, ecc. delle case divise per
5
piani fra più comproprietari (art. 562), o una nave (Cod. coni.).
La divisione della comunione dev’ eseguirsi con le medesime
regole che governano le divisioni dell’eredità (art. 684).
170. Il medesimo principio che nessuno può esser costretto a
rimanere in comunione, si applica alla comunione o alla recipro-
cità del pascolo. Lo esige inoltre l’interesse dell’agricoltura che
non può prosperare che a mezzo, quando la proprietà non sia
piena e perfetta. Adunque ciascun partecipante può sempre rece-
4
Demolombe, XV, 501.
4
('habnt, art. 915, 9; Duranton, VII, *83; Demolombe, XV, 505 e 506.
* (’habote Duranton, Inc.cit.; Demolombe, XV. 507: ron/ro Vazeille, art. 815, H.
4
Aubry e Rau, V, 145; Demolombe, XV, 509; contro Cbabot, art. 815, 9,
Massè e Verge, II, 362; tanto per i creditori anteriori, quanto per i posteriori,
e Duranton, VII, 84; Vazeillc, art. 815, 42, pe'soli creditori posteriori.
s
Vedi sopra n. 104; Log. 19, § 1, D. com. divid.; Demolombe, XV, 492.
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LIB. II. TIT. IV. 341
terreni di un territorio ; 1
semprechè tal titolo non contenga formale
e precisa stipulazione costitutiva di servitù convenzionale di
2
pascolo.
Per farsi adunque luogo al recesso dalla comunione del pascolo,
conviene che quegli il quale ne promuove la dimanda abbia, da
una parte, i suoi beni soggetti al pascolo a favore degli altri
1
possessori de’ fondi nel medesimo territorio, e, dall altra, goda di
3
egual diritto sui beni di questi.
Può recedersi dalla comunione del pascolo in tutto o in parte
(art. cit.).
1
Può forse sembrare sovversiva del principio di rispetto alle convenzioni
delle parti la facoltà di recedere dal pascolo nel secondo caso quivi espresso.
Ma quanto comune, tanto giusta è la considerazione che nella sua origine il
convenzione fra lutti i proprietari di un territorio non può essere stata sug-
gerita che dall’ esempio del pascolo reciproco consuetudinario, e che perciò
intenzione delle parti non sia stata che supplire al difetto della consuetudine,
e stabilire il pascolo, come questa' avrebbe fatto (Consulta Merlin, Rép. v. Vaine
pAture, § 1; Pardessus, Traité des servit. chap. I, sect. 3; Demant, Cours
analyt. II, 302 bis; Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, II, 279; Demolombe, Traité
des servit. ou Services fonciers, X, 288).
* Ducaurroy, Bonnier e Roustaing, loc. cit.; Demolombe, X, 290.
3
Consulta C. C. Milano, 3 luglio 1863, B. XV, t, B52.
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342 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Delvineourt,1, 458, nota ? ;
Pardessus, op. cit. n. 1 34; Toullier, HI, 460 e 553;
Demolombe, op. cit. n. 297.
DEL POSSESSO
CAPO I.
NOZIONI GENERALI
SOMMARIO
171. Che cova *ia il possesso — Quali ne sianogli elementi costitutivi; il corpus e ì' animus —
In che 1' uno o 1' altro consistano— possesso è un semplice
11 stato di fatto, e non
un diritto — Conseguente differente fondamentale fra esso e la proprietà.
172 Quali persone possano possedere —
Quali coso siano suscettivo di possesso.
17H. Delle diverse specie di possesso —
Primieramente per ragion del titolo dev’essere distinto
dalla detentione — Che cosa questa
sia: produce o no per se stessa verun effetto
giuridico? — Secondariamente, per ragione della differente natura della cosa che
possono formarne obbietto, dal possesso può distinguersi il quasi possesso.
174. Seguito —
In terzo luogo per ragione dei requisiti che può o no riunire, si distingue
il possesso in legittimo ed illegittimo — Requisiti che il possesso deve avere per
esser legittimo; e loro definizione.
175. — Seguito — In quarto luogo il possesso è di buona o di mala fode.
1
È noto che la gran maggioranza degl’interpreti del diritto romano insegna
che il possesso giuridico consiste nella detenzione di una cosa coll’animo di averla
per sè o a titolo di proprietario; e ne deduce quindi che l’ animus possidenti è
la cosa stessa che Panimus rem sibi haberxdi o /’
animus domini e che vero possessore
è solo quegli che possiede a titolo di proprietario. Per essa non esiste possesso
delle servitù; e gli altri possessi, per esempio quello deiPenfìtenta e del creditore
avviso che dimostri, essersi quella dottrina adottata dal patrio Legislatore. Ma
considerando questi nell’articolo 685 sotto il medesimo aspetto la detenzione di
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344 ISTITUZIONI DI DI&ITTO CIVILE ITALIANO
Due sono quindi gli elementi del possesso; l’uno esterno, mate-
riale, corporeo; l’altro interno o morale: poiché da una parte si
una cosa e il godimento di tin diritto, e non facondo in verun luogo distinzione
alcuna fra possesso e possesso, sono d'avviso che giusta il pensiero di lui. la
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LIB. II. TIT. V. CAP. I. 345
1
Possideri autem possunt, quae sunt corporalia (Leg. 3 princ. D. de acq. vel
amit. poss. XLI, l; vedi pure Leg. 4, § 87, D. de acq. rer. dora. XLI, 4).
* Leg.
3 princ. D. de acquir. vel arait. possess. XLI, 2 Leg. 4, § 27 ; ;
propri del possesso che riguardo agli oggetti particolari, posseduti dal defunto
medesimo (Consulta Aubry e Rau, II, § 177, pag. 80).
4
La semplice detenzione èchiamata anche possesso (Vedi art. 687 alinea e 695).
346 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
2
primo le cose corporali.
174. Il possesso si distingue eziandio in legittimo ed illegittimo,
secondo che riunisca o no i requisiti legali. Il possesso è legittimo,
quando sia continuo, non interrotto, pacifico, pubblico e non equi-
voco (art. 686).
quest*
1
Consulta Aubry e Rau, II, § 477, pag. 77.
* È noto che in diritto romano il possesso è distinto in posscssio corporis e in
possessio iuris; in quanto che se in generale è avuto sulla cosa corporale (possessio
corporis), in ordine alle servitù ha invece per obbietto il diritto di servitù
(possessio iuris) ; essendo riservato il possesso della cosa servente al suo pro-
*
prietario: la possessio iuris v’ è chiamata anche quosi possessio ;
e ultima
espressione è comunemente usata anche dagl’ interpreti del diritto moderno
(Consulta Van Wettcr, I,
§ 83, pag. 346 e 347).
1
1
Vedi Mnlitor, La possession ecc. n. 105: Zavateri, L'ordinamento giudiziaria
*e la Giurisdizione civile § 46, pag. <87-188.
* Zavateri, loc. cit.
* Zavateri, op. e § cit. pag. 189.
4
Molitor, op. cit. n. 106.
5 V’ha chi crede che il possesso non sia pacifico, quando quegli che lo tiene,
vi sia frequentemente molestato, con atti diretti a privamelo. Ma questa teorìa
non può accettarsi; perciocché queste vie di fatto, illegali di natura loro, non
possono produrre l’ effetto legale di rendere inefficace il possesso, quando non
abbiano prodotto una interruzione naturale di oltre un anno, ossia non -siano
quasi divenute legali per acquiescenza del precedente possessore spogliato (Con-
sulta Aubrj e Rau, 11, § 180, pag. 97, nota 13, coi molti che hmc, inde cita).
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2
348 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
C. C. Torino, 21 marzo 1868, A. 11, 1, 149.
Leg. § 24, D. de vi et vi armata; Leg. 3, § 5, D. de acq. vcl amit.
*
1,
poss.; Beiime, Traité du droit de possession ec. n. 32; Aubrv e Rau, tom.
§ e pag. cit. ;
Molitor, loc. cit. ; C. C. Napoli, 21 aprile 1870, A. V, 1, 354;
C. C. Firenze, 24 febbraio 1873, A. VII, 1, 184.
3
Vedi Leg. 65, D. de vi et vi armata; Beiime, op. cit. n. 33; Molitor, op. cit.
n. 102.
4
Aubry e Rau, II,
§ 180, pag. 98; Luparia, Delle azioni possessorie, p. 35.
5
Per diritto romano il possesso originariamente violento rimaneva in per-
petuo vizioso (Inst. § 2 e 8, de usuc. Ili, 6 ;
Leg. 5, C. de usuo, prò empi. VII, 26).
6
Consulta Troplong, I, 420; Beiime, n. 51 e 52; Aubry e Rau, tom. e § cit.
quale vogliono farsi valere dal loro autore: anzi basta che a
3
questo solamente siano palesi. Che in fatto non sia stato veduto
*
dagl’ interessati, non toglie al possesso questo carattere. Il pos-
sesso può non esser pubblico, ossia può essere occulto o clande-
stino o per natura degli atti di possesso (come se alcuno scavi
una grotta sotto il fondo del vicino, ma non se a poco a poco
5
no occupi il suolo), o’ per il modo con cui gli atti di possesso
vengono compiuti (come se alcuno di notte cimi la siepe o falci
n
il prato del vicino). Ma se al contrario il possesso fu incomin-
ciato e non continuato pubblicamente, sarà o no incominciato ad
essere clandestino, secondo che la continuazione normale avrebbe
dovuto essere pubblica o poteva essere anche occulta; cosi il pos-
sesso diuna grotta scavata nel fondo del vicino pubblicamente,
non cessa di esser pubblico, se dopo compiuta l’opera, non ri-
manga segno che ne manifesti l’ esistenza. 7
§ 480, pag. 96 testo e nota SO. — Parrai quest'opinione intermedia fra le estreme
di Pothier, Dunod, Favard e Carri che per meno buona interpretazione della
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350 istituzioni di Diamo citile italiano
Leg. 40, § 1, 0. (lo aq. poss. ritengono che il possesso non divenga mai clan-
destino, e di Vazeille, Troplong, Cheveau e Sciatola che credono il possesso di-
venir sempre clandestino, sia la sola vera. Però debbo avvertire che Sciatola
non risolve la questione in principio, ma solo in relazione alle azioni possessorie
e per motivi dedotti dall’articolo 445 del Codice albertino.
1
Troplong, n. 369 e 370; Beiime, n. 51 ; Aubry e Rau, loc. cit.; Scialoia,
n. 8i9, — Anche rispetto a questo carattere il diritto romano aveva riguardo
esclusivamente aH’origine del possesso : appreso clandestinamente, continuava in
perpetuo ad essere infetto dal vizio della clandestinità (Leg. 40, § i, D. de acq.
vel amit. poss. XLI, J).
* Tutti i dottori sono d’accordo a considerare I’ ambiguità del possesso, non
come una qualità nuova del medesimo, ma la conferma e il perfezionamento
delle altre. Però alcuni la referiscono all’ intenzione, altri alla continuità, ma i più
anche agii altri requisiti del possesso legittimo e specialmente alla pubblicità
* Beiime, n. 54.
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LIB. II. TIT. V. CAP. I. 351
1
1
Consulta C. C. Napoli, 3 dicembre 1867, A. II, 1 ,
288.
* Vedi Leg. *7, D. de contr. empt. XVIII, 1; Leg. 2, § I, D. prò empto-
re, XLI, i; Leg. 109, D. de verb. sign. L, 16; C. C. Firenze, 17 febbraio 1868,
A. II, 1, 16.
3
D'ora innanzi avrò riguardo in generale al possesso esercitato a titolo di
proprietario, animo domini; intendendo però che le regole su quello esposte,
siano applicate analogamente al possesso degli altri diritti reali.
4
Leg 137, D. de reg. iuris.
3
Non osta l’articolo 2137 poiché per la prescrizione acquisitiva decennale
;
il titolo è richiesto, come condizione distinta dalla buona fede, e si ritiene che
manchi, ove sia nullo per difetto di forma (Consulta Durantnn, IV, 352; Mar-
cadé, art. 556, 1 ;
Demoloinbe, IX, 608; Aubry e Rau, II, § 205, pag. 269 testo
e nota 10).
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352 ISTITUZIONI DI DIRITTO CtVILE ITALIANO
1
Consulta su quiete diverse proposizioni, Duranton, IV, 353; Oenc tom-
be, IX, 6(U e seg. ; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 268, 269.
Demnlombe, IX, 604; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 269.
*
3
II. 385 bis: Marcadé, art. 550, li, Dcmolombe, IX. 609;
Consulta Dentante,
Aubry e Rau, II, § 205. pag. 269-270
1
Duranton, IV, 358; Demoloinbc, IX . 610; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 270.
5
Consulta Dcmolombe, IX, 615.
* Vedi tuttavia sopra n. 33.
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LIB. II. TIT. V. 353
CAPO IL
SOMMARIO
116. In qual ai acquisti il possesso di una cosa corporale: con un atto materiale
maniera
(eorpore) e con un atto intenxionale (animo) —
Conseguenze; in primo luogo il pos-
sesso non può aversi da piò in solido e parzialmente Secondariamente chi ha —
incominciato a possedere in una data maniera non può per atto di sua volontà dar
vita ad un possesso di diversa natura —
Presunzione sulla continuità del possesso
originario: prova contraria —
In terso luogo le persone incapaci di volontà non
possono per se stesse acquistare il possesso —
L' atto materiale antidetto chiamasi
apprensione —
Può aver luogo per occupazione e per tradizione Si discorre di —
entrambe, e specialmente sulla seconda, della tradizione brevi manti, del cottituto
possessorio proprio e improprio.
177. Il possesso può da una persona acquistarsi di psr sè o mediante rappresentante — In
questo secondo caso quali conditioni si richieggano per l'acquisto del possesso.
178. In qualmodo si acquisti il quasi possesso delle servitù personali e prediali.
179. Oli atti meramente facoltativi o di semplice tolleranza servir possono di fondamento
all'acquisto del possesso legittimo?
18l>. In qual maniera si conservi il possesso — Può essere conservato mediante un rappre-
sentante.
181. Della continuazione e unione del possesso — In che consistano — Quali differenze pas-
sino fra loro — Differenti conseguenze che ne derivano rispetto ai vizi del medesimo
— Fra quali persone e sotto quali condizioni l'nna e l'altra possano aver luogo —
Quali effetti producano.
1
Adipiscimur possessionem eorpore et animo, neque per se animo, aut per
se eorpore, Leg. 3, § 1, D. de acq. vel amit. pos. ; vedi pure Leg. 1, § 3;
Leg. 3, § 3; Leg. 41, D. eod ; Paulus, V, ?, § 4 princ. e sopra n. 173.
Istituzioni Vol. III. 23
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)
dell’altra. 1
Ma senza dubbio
il possesso parziale di una stessa
ciò è vero non solo per le parti fisiche e divise ma anche per le
parti indivise e intellettuali di una stessa cosa. *
Secondariamente chi ha incominciato a possedere in una data
maniera, non può pel solo atto di sua volontà ('solo animo) dar
vita ad un possesso di diversa natura; in altri termini, nessuno
può cangiare riguardo a se medesimo la causa e il principio del
suo possesso; poiché l ’ animus senza il carpare è impotente a fare
acquistare il possesso: occorre una nuova apprensione ( corport
3
corrispondente a quell’animo (art. 2118). Da ciò deriva che
quando siasi cominciato a possedere in nome altrui, si presume
sempre che il possesso abbia continuato con lo stesso titolo; anche
dopo cessato il contratto o estinta la qualità in forza di cui la
persona teneva la cosa; e anche dopo estinta l’azione personale
per la restituzione della medesima (art. 687 alinea). Medesima-
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ir- — * .
LIB. II. TIT. Y. CAP. II. 355
1
necessario che lo percorra in tutti sensi; poiché l animus solo i
1
Vedi Leg. 3, § 4, D. eod.
2
Iost, § 13 e 44, de rer. div. II, 4 Leg. 5, § 1-2, D. de acq. rer. dom.
;
XLI, 4 ;
Leg. 45, D. ad exhib, X, 4; Leg. 3, § 3; Leg. 44 princ. D. de acq.
vel amit. possess.
3
Inst. § 44, de rer. divis. II, 4 ;
vedi pure Leg. 43, § 4, D. de iure
dot. xxm, 3.
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356 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
1
Troplong, I, S51 ;
Duranton, XXI, 197 ;
Aubry e Rau, II, § 479, pag. 82-83.
* Possessione!!) adquirimur et animo et corpore : animo utique nostro, cor-
pore vel nostro vel alieno (Paulus, V, 2, § 1 ;
vedi pure Leg. 3, § H, D. de
acq. vai amit. posscss.).
3
Vedi Inst. § 5, per quas personas nob. acq. II, 9 Leg. 41 § 1 prine. ; , ;
Leg. 49, § 2, D. de acq. vel amit. poss.; Leg. 4, C. de acq. et retin. poss. VII, 32 ;
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1
possesso: può apprenderlo in tutte quelle maniere con cui uno può
prenderlo per se stesso. Ma quando un possessore voglia trasfe-
rirmi il suo possesso, e ritener nondimeno la cosa, allora l’appren-
sione da parte del nostro rappresentante non può aver luogo:
basta allora che quegli incominci a possedere per conto mio,
3
venendo allora il suo possesso a risolversi in mera detenzione.
Infine occorre che il rappresentante apprenda il possesso a
nome del rappresentato; ove lo apprenda per sè o per un terzo, il
1
Paulus, V, § * Leg. 24, D. de reg. gestis, III, B; Leg. 42,
2, ;
§ 1 in
6ne, D. eod.; Aubry e Rau, loc. cit. ;
contro Beiime, n. 92, per quanto concerne
T effetto retroattivo della ratifica.
* Consulta Leg. 4 , § 20 e 22; Leg. 2, D. eod.; Leg. 4 3, § I, D. de acq.
rer. dom.; Leg. 7, § 3, ad exhib. X, 4 ; Arg. Leg. 3, C. eod.; Aubry e Rau, loc. cit.
8
Vedi Leg. 48 princ. D. eod.; consulta pure Van Wetter, I, 87, pag. 327-328.
§
4
Leg. 4, § 49-20 D. eod.; vedi pure Leg. 34,
§ 2, D. eod.; Leg. 31, § 2,
D. de usur. XLI, 3.
5
Leg. 43, D. de donat. XXXIX, 5; consulta Van Wetter, tom. e § cit.
pag. 330.
* Leg. 3 princ. D. de usufr. VII, 4 ;
Aubry e Rau, II,
§ 479 ,
pag. 86.
1
servitù presuppongono ;
cosi, per esempio, il quasi possesso della
servitù di prospetto si acquista coll’apertura della finestra.
Se sono affermative e discontinue (se apparenti o no, nulla im-
1
pure tale godimento non costituisce per esso un possesso utile per
1
Consulta il mio Trattato delle servitù stabilite per fatto dell’uomo, Capo I,
Sezione IV, *• ediz.; Demolonibe, XII, 950; Aubry e Rau,ll, § 179, pag. 86-87.
* Vedi il mio Trattato cit. loc. cit.
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LIB. II. TIT. V. CAP. II. 359
prietà non può servir di fondamento ad un possesso utile; in
quanto è inefficace a privare altri delle facoltà che loro apparten-
gono, come proprietari, e ad autorizzare il mantenimento dello
stato delle cose che ha creato. Cosi l’edificare e il non edificare
sul proprio suolo, l’aprire e il non aprire le luci nel proprio muro;
l’usare e il non usare a piacimento dell’acqua della propria sor-
gente sono or bene il godimento dei vantaggi che
atti facoltativi;
1’ un vicino potrà ritrarre dall’astenersi l’altro dal fare tali atti,
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360 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
* Consulta Lrg. 4 , C. deacq poss.; Leg. 3, §41, D. do acq. vel amit. possess.
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1
1
Beline, o. 432 e 133; Aubry e Rau, II. § 184, pag. 403.
* Leg. 32, § 4, D. de aq. vel amit. pose.; Aubry e Rau, loc. eit.
3
Vedi appressa a. <94; Luparia, n. 49.
4
Vedi Leg. 44 princ. D. de div. temp. prescr. XLIV, 3; Merlin, Rép. v° Pre-
scription, sect. I, 5, art. 3; Troplong, De la prescription, 428, 447, 451;
§ I,
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1
1
Log. 13,§ <0, D.dc aq. vel amit.poss.; Merlin, Rép. vTrcscription.sect. I,§5,
art. 3. n. 4; Troplong, op. cit. I, 451; Aubry e Rau, toni. § e pag 100.
’ Leg. 13 cit. § 1, e 10; Leg. 19, D. de usurp. et usuc.; Leg. 6, § 1, D. de
div.|temp. praescr.; Troplong, op. cit. n. 445; Merlin, Rép. v° Praescr. sect. 1, § 5,
art. 31; Aubry e Rau, loc. cit.; Scialoia, op. cit. p. 411.
* Beiime, n. 101 ;
Proudbon, De l’usufr. V, 1510 e seg. ;
Dcmolombe, X, 635;
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 101, testo e nota 9.
4
Luparia, n. 13.
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LIB. II. TIT. V. CAP. H. 383
usufrutto, ed io la piena proprietà, non potrò unire al tuo il mio
possesso che per l’usufrutto; 1
* Luparia, a. 23.
* Lcg. SO, D. de usurp. et usuo. ; Leg. 45, § t, D. de div. temp. praeser.
’ Merlin, Rép. v® Prescription, sect. 84; Dalloz, Rép. v° Pre-
I;
§ 5, art. 3, n.
acription civile, n. 390; Aubry e Rau, li, § 484, pag. 400 testo e nota 8;
e onlro Vazeille, Dea prescription*, 1, 476 e 477; Beiime, n. 202 e 203; Marcadé,
art. 2236, HI Troplong, op.
: cit. 1, 448 e seg. — Questa contraria opinione si fonda
sulla Legge 435, D. de aq. voi amit. pos., ebe dice si iussu xudicis res mihi
restilvta ut aceessionem esse mihi dandam placvit. Ma rispondono con il loro
abituale acume i Sigg. Aubry e Rau ebe « la décisioo de cette loi, qui paratt se
rattacher aux eflets de la litiscontestation en Droit romaiu et qui ne pe.ut guèrc
s’expliquer que par I* assimilatine du jugement ordonnant le délaissement 4 un
titre translatif de propriétè, n’ est plus compatible avec le principes de notre
Droit, d’après le quel les jugements ne sont, en général, que déclaratifs, Nous
comprendrions d'ailleurs difiicilementquel'interruption, définitivement opèrée par
une dépossession de plus d' une année, fùt eflaeée par l’effet d’un jugement
rendu au petitoire, non seulement a l'ègard de la partic condamnée au delais-
sement, maisenroreb l’égard de tous tiers contre le quel on voudrait se prévaloir
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.
CAPO III.
SOMMARIO
182, Indicai ono sommaria dagli effetti ohe sogliono attribuirai al possesso — Osservatone
critica — Quale di essi sia il vero e puro effetto del possesso.
183. Primo effetto del possesso induce una presuntone di proprietà —
: Fona di questa pre-
sunzione riguardo ai mobili e al titoli al portatore: vale titolo — Carattere di que-
sta presunzione: è in generale assoluta ed irrefragabile — Rispetto a quali obbietti
e a favore di quali persone questa presunzione b ammessa.
1B4. Seguito — Effetto dell' enunciato priooipio che il possesso per le ansidotte cose vale
titolo; impedisco che colui al quale appartennero, eserciti la rivendioatoria contro
il possessore — Eccezione nel caso di smarrimento o furto —
Regole che governano
la detta azione in questi oasi eccezionali.
185. Seguito —
11 benefizio di detta presunzione può essere invocato dal creditore pigno-
ratisi ?
188. Seguito — Valore delia stessa presunzione riguardo ai beni immobili.
187. Seguito — 11 quasi possesso dì uua servità personale o prediale ne fa presumere il diritto
nel poseessore T
188 Secondo effetto del possesso — 11 possessore di buona fede fh suoi frutti percepitii —
Unica condizione di questo suo diritto ò la sua buona fede — Quando egli sia in
buona fede —
Quali frutti il possessore faccia suoi, e di qual maniera.
188. Seguito — Quando oessi nel possessore di buona fede il diritto ai frutti; e incominci
per lui P obbligo di restituire quelli ohe percepisce : colla dimanda giudiziale — Quali
frutti egli debba restituire.
190. Quid del possessore di mala fede ?
1
Leg. 4
3,§ 4 3, D.de aq. vel amit. pois.; Troplong, loc. cit.; Aubry e Rau, loc. cit.;
8ci*loia, loc. cit.
*
Vedi Gaius, Cono. IV, 451 ;
Belline, n, 349 ; Crémieu, n. 270; Aubry e
Rau, tcm. e § cit. pag. 99.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 365
\9l. Tento effetto del possesso — Diritto di ritenzione per causa di miglioramenti fatti dai
possessore nella coaa posseduta — Nozioni preliminari sul diritto di rimborso per
causa di miglioramenti, al quale la ritentione serre di garantfa Si passa quindi —
a discorrere del diritto di ritenzione —
Non è accordato ohe al possessore di buona
fede —
Per quali cause e sotto quali condisioni ne gode ?
"
192. Quarto effetto del possesso — Quali e quante siano: di manuten-
Azioni possessorie —
rione e di reintegrazione —
Quid delle aiioni di denunzia di nuora opera e di danno
isovraa tante ? —
Le azioni possessorie sono di esercizio facoltativo; ma non poaeono
cumularsi colle petitorie —
Impedisce ciò al giudice di esaminare i titoli per rioo-
noscere i caratteri giuridici del possesso?
19U. Che cosa sia razione di manutenzione — A cbi competa — Quale capacità ai nohiegga
pel suo esercizio.
194. Contro quali persone possa sperimentarsi.
195. Quale possesso occorra per l' esercizio della medeaima azione: il possesso legittimo e
annate —
In che consista l'annalità del possesso.
196. Quali molestie diano luogo all'eaercisio della medesima azione — Molestie di fatto e
molestie di diritto — Giudizio intorno ella natura dell' atto : se cioè costituisca o no
molestia da dar luogo alla suddetta azione.
197. Di quali cose sia manutenibile il possesso — Degli immobili corporali.
196. Seguito — Dei diritti dominio diretto ed utile dei fondi soggetti ed
reali; ossia del
enfiteusi; dello servitù personali e finalmente delle servitù legali — Quid delle ser-
208.
vitù stabilite per fetto dell'uomo? —
Quid dei diritti di uso e godimento degl' im-
mobili compresi nel domanio dello Stato, della provincia o del comune ?
199. Seguito — Infine è manutenibile il possesso della universalità de' mobili.
200. Entro qual tempo debba sperimenterai l'azione di manutenzione: entro l'anno dalla
molestia, sotto pena della decadenza.
*201. Quali effetti produca l'azione di manutenzione.
202. In quali e quante maniere, oltre ella decadenza, si estingua l'azione di manutenzione.
Che cosa sia l’azione di reintegrazione del possesso — Suo fondamento.
2t)4. Quali condizioni ai richieggnno pel suo esercizio— In primò luogo uo possesso qualunque.
205. Seguito — Occorre in secondo luogo uno spoglio violento e clandestino del possesso.
206. Di quali cose sia reintegrabile il possesso.
207. Da quali e contro quali persone possa sperimentarsi l'azione di reintegrazione.
208. Entro qual termine e con qnal procedimento, debba promuoversi.
209. Quali ne siano gli effetti.
210. Estinzione della detta azione per rinunzia, o per spoglio consumato da colai che già
altro ne subì.
211. Delle azioni di denuDzia di nuova opera e contro il danno sovrastante Loro carat- —
tere — Che cosa sia la prima —
Quali condizioni si riebieggano pel suo esercizio :
timore ragionevole di un danno; opera nuova che questo pub arrecare.
212. Da quali e contro quali persone sperimentar si possa quest'azione.
218. Entro qual termine debba essere sperimentata.
214. Quali ne siano gli effetti.
215. Estinzione della detta azione per rinunzia.
216. Che cosa sia 1 azione contro il danno sovrastante — Quali condizioni si riebieggano
per 1’ esercizio della medesima —È o no necessaria la contiguità delle cose rispet-
tivamente minaccienti danno, e di questo minacciate?
217. Da
quali e contro quali persone possa intentarsi l'azione di danno sovrastante.
218. Quali effetti quest'azione produca.
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366 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
società, che il fatto del possesso non vada disgiunto dal diritto di
proprietà; altrimenti il vero proprietario, conformemente al suo
interesse, ricupererebbe il possesso.
La forza di questa presunzione varia, secondo che si tratta di
cose mobili o di cose immobili.
proprietà ;
ma che le regole sono applicabili, per quanto beninteso lo comporti
il sabbietto, al quasi possesso delle servitù.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 367
^
zionalmente nei casi di furto e smarrimento ;
non può quindi
essere che assoluta la presunzione che a quel divieto serve di base
3
(arg. art. 1352).
Questa presunzione, relativamente all oggetto, vale per i mobili
corporali, che tali cioè sono per loro natura, e non per gl’incor-
porali, quali le rendite e i crediti, e che solo fittiziamente sono per
mobili riguardati dalla legge ;
poiché quel principio, attese le
ragioni sulle quali è fondato, non può applicarsi che alle cose le
quali possono essere trasmesse mediante manuale tradizione (arti-
colo 707). 4 Deve però farsi eccezione per i crediti constatati da titoli
1
Leggi la succinta esposizione storica di questa massima, che ne fanno i
1
Consulta Troplong, Marcadé. Aubry e Rau, loc. cit.
* Aubrv Rau, tom. e §
e cit. pag. 113, nota 21 ;
contro Troplong, loc. cit.
3
Consulta Aubry c Rau, toni, e § cit. pag. 114.
4
Dico col pretesto del possesso ;
poiché il compratore di quell’ albero non
può nemmeno vantare il possesso, se questo, quantunque da lui atterrato, si
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1
3
sitari, i commodatari, i noleggiatari.
184. Per effetto dell’ enunciato principio che il possessore di
una cosa mobile reputasene proprietario per virtù del solo possesso,
senza dovere render conto del modo con cui questo ha acquistato,
non può sperimentarsi contro di lui la rivcndicatoria da colui al
quale la cosa medesima appartenne. Per la stessa ragione, non
possono avere effetto contro di lui le azioni di rescissione, nullità
4
e risoluzione del titolo del precedente possessore. Infine, sempre
per la stessa ragione, la proprietà di una cosa mobile appresso
dell’attuale possessore reputasi libera da ogni peso reale: attalcliè
come la rivendicatoria al proprietario, così la confessoria all’usu-
i mobili, sui quali gli compete il privilegio (art. 1958 3°, vers.
lì locatore, può sequestrare). 5
Tuttavia se la cosa fu smarrita o derubata, colui che la smarrì
o ne fu derubato, può ripeterla da quello presso il quale la trova
708). Quanto al primo caso di eccezione, è indifferente che lo
(art.
1
Troplong, II, 1066; Deinolombe, XXIV, 487; Aubry e Rau, tom. e § cit.
pag. 143.
* Aubry e Rau, loc. cit.
3 Consulta Merlin, Quest, v° Revendication, § Troplong,
4 ;
II, 1043 e 4044;
Aubry e Rau, § 483, pag. 415.
II,
4 5 Aubry e Rau, toni, e § cit. pag. 148.
Istituzioni Vol. III. 24
1
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UB. II. TIT. V. CAP. III. 371
* Troplong, II, 1072; Marcadé, art. 2279 e 2280, V; Aubry « Rau, tom.
e g cit. pag. IH testo e nota 15.
* Trattasi di prescrizione estintiva e non di decadenza, contrariamente alla
nantissement, n. 72 e seg.
3
Consulta Aubry e Rao, II, § 182, pag. 105.
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372 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
i frutti percepiti dalla cosa posseduta, sia una universalità ili diritto
o di fatto, sia una cosa particolare (art. 703).
Una é la condizione del diritto del possessore ai frutti della cosa
posseduta, la buona fede; egli adunque deve possederla come pro-
prietario, in forza di un titolo abile a trasferire il dominio, e deve
in modo assoluto ignorare i vizi di esso titolo (art. 701). 1
Per
questo effetto, vanno al detto titolo assimigliati i titoli traslativi o
costitutivi dell’enfiteusi, usufrutto ed uso; poiché conferiscono il
prendersi dal titolo vero che ha, beni che in realtà non vi sono
compresi (come se l’erede possegga fondi, reputando che faccian
parte dell’eredità); quanto se creda, avere il titolo che in fatto gli
manca, come se possegga un’eredità o un legato, a cui in fatto
non ha diritto, o per l’esistenza di più prossimi parenti o per
s
l’inesistenza o revoca del testamento. Ma il possessore che si
vale del titolo putativo, deve provare di avere avuto giusto motivo
di credere alla maggiore estensione o alla esistenza e validità del
medesimo.
In ogni caso la buona fede dev’e6sere considerata esclusiva-
mente in relazione a colui che pretende di aver fatto suoi i frutti ;
perciò non gli nuoce la mala fèlle del suo autore, quantunque gli
1
Consulta Catanzaro, 3 novembre 1868, A. II, ì, 416.
* Demolombe, IX, 696 e 60!; Aubry e Rau, II, § 106, pag. !70-!71. —
Per la usucapione decennale però si richiede essenzialmente il titolo vero.
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LIB. II. T1T. V. CAP. III. 373
sia succeduto a titolo universale. 1
Ma al contrario non gli giova
la buona fede del suo autore, quand’ anche gli sia succeduto a titolo
particolare. 2
Il possessore di buona fede fa suoi tutti i frutti naturali e civili,
Damolombe, IX, 612-611; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 271-272 testo e
nota 20 ;
contro Delviocourt, II, par. II, p. IO e H ;
Prondbon, Du doni,
privé, II, 551 ;
Omino. Quest, de droit, III, n. 399.
* Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 272-273.
3 Duranton, IV, 350; Demolombe, IX, 621 e seg. e XIII, 47; Aubry e Rau,
toro, e § cit. pag. 276-277 ;
contro Marcadé, art. 549, II.
* Demolombe, IX, 629; Aubry c Rau, II, § 275 testo e nota 28.
s
Aubry e Rau, loe. cit. not. cit, io 6ne.
e 7 Demolombe, IX, 627 e seg.; Aubry e Rau, tom. 275-276
e § cit. pag.
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/
1
Demolombe, IX, 634; Aubry e Ran, tom. e § cit. pag. 474 testo e nota 44.
* Aubry e Rau, loc. cit. testo e nota 45 ;
Demolombe, IX, 634, che però
propone l’ eccezione nel caso che la condanna non sia pronunziata per dolo
personale del convenuto, eccezione ebe nou lui sembra accettabile (Vedi Aubry
e Rau, loc. cit.).
3 Duranton, IV, 362; Demolombe, IX, 636; Aubry c Rau, tom. e § cit. pag. 475.
4
In diritto francese prevale la massima contraria, perchè quivi è dottrina
che la buona fede accompagnar debba ciascun atto di percezione dei frutti (Con-
sulta Duranton, IV, 364; Demolombe, IX, 636; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 473).
5
Tratto in questo luogo del diritto di ritenzione esclusivamente come effetto
del possesso: e rimetto ai propri luoghi il discorrerne, quando derivi da altre
cause speciali.
'
r Jf; m*mI»,
- u ; .
LIB. II. TIT. V. CAP. III. 375
Questo diritto compete ai possessori tanto di buona, quanto
ilimala fede; perciocché non è giusto, in modo assoluto, che
uno arricchisca con detrimento di altri, sia pur questi un pos-
sessore di mala fede. D’altra parte la mala fede del possesso
non infetta, per cosi dire, la causa dei miglioramenti e della
conservazione della cosa.
1 miglioramenti, pe’ quali compete al possessore di buona o di
mala fede il diritto di rimborso, sono quelle opere che resero
la cosa più utile, ma che non consistono in piantagioni, costru-
zioni e altre opere nuove, costituenti accessioni del fondo nel
quale sono fette, e perciò rette dal diritto delle accessioni.
Ma si richiede che i miglioramenti sussistano al tempo della
evizione, cioè il giorno che in esecuzione della sentenza di con-
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376 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILI! ITALIANO
più esteso nell'articolo 706, cbe nel 705. Altrimenti vi sarebbe contraddizione
fra questo e l' articolo 450, e sarebbe in contraddizione con se stessa la disposi-
zione dell’articolo 706, in quanto concederebbe la ritenzione per cose minori e
la negherebbe per le maggiori.
* C. C. Firenze, 10 ottobre 1866, A. I, 4, 4*8.
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LIB. II. T1T. V. CAP. III. 377
1
che l attore ha domandato. 1
Ma queste due azioni non solo sono
compatibili tra loro, ma è anzi prudente il farne la cumulazione
2
per tutte le possibili evenienze del giudizio. Molto più dopo
promossa può sperimentarsi la seconda per fatti po-
la prima,
steriori di spoglio. 3 Quanto alle azioni di denunzia di nuova
opera e di danno sovrastante, esse non sono per natura loro
possessorie, poiché possono appoggiarsi anche a ragioni di pro-
prietà ;
ma quando si fondano sopra ragioni di possesso, possono
4
considerarsi aneli’ esse come possessorie . ,
1
C. C. Napoli, 11 settembre 1873, A. VII, 1, 96.
* Consulta C. C. Torino, 30 luglio 1869, A. IV, 1, 22.
3
C. C. Napoli, 21 aprile 1870, A. IV, 1, 334.
4 Vedi appresso n. 211.
5
Consulta Molitor, Possess. n. 94; Garnier, Act. poss. part. 3, chap. 2, § 4;
Beiime, chap. 19. — Di fronte alla legge che proibisce il cumulo del possessorio
col petitorio, è divenuta affatto inapplicabile la teoria dell’assorbimento del
possessorio nel petitorio (Consulta Lucca, 24 gennaio 1866, A. I, 2, 868).
6
Consulta C. C. Torino, 8 febbraio 1871, A. V, 1, 61.
7
C. C. Firenze, 8 maggio 1873, A. VII, 1, 247.
8
C. C. Torino, 14 giugno 1867, A. I, 1, 398.
1
378 „
ISTITUZIONI DI DIEITTO CIVILE ITALIANO
1
C. C. Torino, 24 luglio 1872, A. VI, I, 331.
* Vedi a pag. proc. nota 8.
8
Belime, n. 446; C. C. Torino, 13 gennaio 1868, A. H, 1, 72, e 8 feb-
braio 1871, A. V, 1, 61.
*
C. C. Napoli, 11 settembre 1873, A. VII, 96.
5
C. C. Torino, 13 giugno 1866, e 26 aprile 1867, A. I, 1, 73 e 290; Lucca
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1
LIB. II. T1T. V. CAP. III. 379
1
Bisogna guardarsi di non confondere la nostra azione possessoria di ma-
nutenzione, coll’interdetto romano uti posiidetis; imperocché se da una parte
richieggono entrambi un possesso legittimo, dall’altra la prima soltanto richiede
che il possesso sia armale; inoltre quella compete anche al possessore che da
meno di un anno ha perduto il possesso, mentre di quell’ interdetto non poteva
valersi se non colui che possedeva (Consulta Beiime, n. 206; Aubry e Rau, II,
>
«
380 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Caro», 745; Curasson, li, 74; Bioche, n. 594.
* Bioche, n. 595; Carou, II, 7819.
3 Duranton,IV, 513; Belirae, n. 302 e 303; Aubry e Rati, II, § 187, pag. 149.
4 30 luglio
Carou, n. 238; Aubry e Rau, loc. cit. ;
C. C. Torino, 1869,
A. IV, 1, 22.
5
Luparia, n. 125.
LIB. IJ. TIT. Y. CAP. rii. 381
per riguardo ài beni de’figli minori 318 e 339); il tutore per (art.
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382 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
C. C. Firenze, 24 aprile 1869, A. Ili, 1, 336.
* Aubry c Rau, II, § 187, pag. 150 testo e nota 10.
3
Aubry e Rau, II, § 187, pag. 150-151.
* Vedi sopra n. 174.
s
C. C. Torino, 21 marzo 1868, A. II, 1, 149.
G
Vedi Belimc.n. 348; Aubry e Rau,
§ 187, pag. 153, nota 16; Luparia, n. 15;
II.
possesso è manutenibile.
Il possesso deve aver preceduto immediatamente d’ un intero
anno la molestia o lo spossessamento contro cui l’attore dirige la
1
Vedi Boitard, Leqons de proc. civ. 1,6*9.
’ Vedi Chauveau sur Carré, Quest. 107; Curassou, II, 75: Carou, D. 587;
Garnier, pag. 80; Crémieu, n. *68; Aubry e Rau, II,
§ 187, pag. 153 testo e
nota SO; Luparia, n. 17; Scialoia, n. 831; contro Merlin, Rép. v° Voie de fa it
Beiime, o. 345-347.
3
Tino ha incominciato a possedere il 1 giugno 1866; Caio nell’ agosto suc-
cessivo e Seio nell’anno 1867 ve lo molestano. Tizio sperimenta l’azione contro
Seio :
questi non pué eccepire che da meno di un anno vi fu molestato da Caio
(Aulanier, p. 17 ;
Chauveau, I, 107 quater.
4
Adunque, se tu bai incominciato a possedere il 1° giugno 1867, l’anno
incomincia al principiare del *, cioè alla mezzanotte dal 1° al 1, e termina alla
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384 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
sua aziono. Ma non è necessario che gli atti del possesso siansi
1
Vedi sopra n. 174, vers. Il possesso noni interrotto, e n. 1 80; Aubry e Rau, II,
contro C. C. Napoli, 30 giugno 1868, A. II, 1, ??8, ma vedi quivi nota 1-?.
* Beiime, n. 350 ;
Scialoia, op. cit. n. 78“ ;
Bioche, n. 187-190.
4 armata; Leg.
Vedi Leg. 11. D. de vi et vi 3, § 5 ;
Leg. *. D. uti possid.;
Leg. 14, D. de iniur. ;
C- C. Napoli, ? maggio 1868, A. II, 1, S78; C. C. Torino,
15 giugno 1871, A. V, 1, 186.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 385
1
Beiime, n. 317 ; Aubry e Rau, tom e § cit. pag. 453 ;
Luparia, op. cil. ;
Scialoia, n. 836.
2
Belimc, n. 316 e 317; Aubry e Rau, loc. cit.; Bioche, n. 19
3
Beiime, n. 34 8 ;
Bioche, n. 12.
4
Bioche, n. 20.
5
Leg. 4, § 4, D. de aqua.
6 7 8
Bioche, n. 34.
Istituzioni Vol. III. 25
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386 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 387
l’aggravino, o lo restringano; 7
il cacciare sui poderi, o il pescare
sui laghi e canali altrui. 8 Infine non costituisce molestia qualun-
8
que fatto, cui abbia dato causa col fatto suo il preteso molestato.
Costituisce poi molestia di diritto la licenza che alcuno dia al-
F affittuario di un fondo da altri posseduto, o l’intimo che faccia
5
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 155.
4
Aubry e Rau, loc. cit.
5
C. C. Torino, 13 mano 1871, A. V, 1, J1S.
* Aubry e Rau, II,
§ 187, pag. 155.
7
Bioche, n. 48.
* Biochc, n. 47.
9
Scialoi», n. 839.
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388 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Leg. 5, § 2, D. uti possidetis; Beiime, n. 330; Cremimi, n. 343; Aubry
e Rau, II, § 4 87, pag. 158 e 4 41 ; Scialoia, n. 852.
2
Bioche, n. 151 ;
Boitard, li, 627.
3
Biocbe, n. 52; Dalloz, Rép. v° Act. poss. 88; Scialoia, n. 854; contro Belìme,
n. 332 e 333; Aubry e Rau, loc. cit.
4
Bioche, n. 65.
5
Bclime, n. 336; Bioche, n. 56; Scialoia, n. 858.
0
Beiime, n. 335; Aubry e Rau, loc. cit.; Luparia, n. 56; Scialoia, n. 856.
7
Belinae, n. 334 ;
Bioche, n. 53 ;
Scialoia, n. 853.
* Merlin, Quest. v° Complainte, § 1 ;
Aubry e Rau, loc. cit.; Scialoia, n. 857.
9
Curasson, II, 854, nota 4 ;
Scialoia, n. 855.
10
Scialoia, n. 524.
11
Luparia, n. 59; Scialoia, n. 818. •
12
Biochc, loc. cit.
LIB. II. TIT. V. CAP. III. 389
tal carattere, deve decidersi dal giudice col suo prudente arbitrio.
Perciò contro la sua sentenza non può farsi ricorso in cassazione. 2
y
1
Beiime, n. 3-41 ; Curasson, I, 60 ;
Bioche, n. 63 e seg.; Scialoia, loc. cit.
* Bioche, n. 72 Scialoia, n. 847.
;
3
Consulta C. C. Napoli, 2 maggio 1868, A. II, 4, 278.
*
Altri forinola il principio con la prescri vibilità della cosa, dicendo essere
manutenibile il possesso degl’ immobili corporali, che possono acquistarsi con la
prescrizione, ma questo principio non è esatto, o come altri dicono, non è assoluto
(Vedi Bioche, n. 312 e seg.; Scialoia, n. 860 e seg.).
5 Vedi sopra n. 9 e seg.
6 7
Si vide sopra che immobili per destinazione sono alcuni oggetti mobili
posti nel fondo per servire al medesimo, o annessi a questo o ad un edifizio per
starvi stabilmente. Se alcuno arrechi molestie di fatto o di diritto al possesso di
tali oggetti, s’intende arrecata molestia a tutto il fondo, o perciò l’azione di ma-
nutenzione comprenderà l’uno e gli altri, quand’anche la molestia di fatto abbia
-Vili — r
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390 ISTITUZIONI PI DIRITTO CITILE ITALIANO
ridici saranno determinati dall’articolo 707, nel secondo non potrebbe ricuperarsi
da lui che coll'azione riveodicatoria (Garnier, n Ì03; Carou, n. 245 e 216;
Scialoia, n. 1003).
* * *
Consulta intorno a queste diverse proposizioni, Proudhon, Du dom.
pub. Ili, 798; Garnier, pag. 342; Carou, n. 448; Aubry Rau,
1, e li, § 485,
pag. 422-123; Scialoia, n. 807 e seg.
*
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 185; C. C. Torino, 24 luglio 4872,
A. VI, 4, 332.
5
Vedi Luparia, n. 73, 74 ;
ma tieni conto della differenza fra la enfiteusi
del Codice sardo e quella del Codice italiano.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 391
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6
1
Demolombe, XI, 83; Aubry e Rati, II, tom. e § cit. pag. 131; Scialoia,
op. cit. n. 922 ;
C. C. Torino, il dicembre 1870, A. V, 1, 400.
* Vedi Aubry e Rau, loc. cit. testo e nota 50.
9 Scialoia, op. cit. n. 915.
4
Duranton, V, 244 ;
Demolombe, XI, 184 Aubry ;
e Rau, tom. e § cit. pag. 433.
5
Aubry e Rau, loc. cit.
9
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 134 testo e nota 53.
7
Troplong, op. cit. I, 146 ;
Aubry e Rau, tom. § e pag. cit. testo e nota 54 ;
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UB. II. TIT. V. CAP. III. 393
* Troplong, op. cit. I, <48; Pardessus, 4,403; Proudhon, Du domaine publie, IV,
1331 e 4332; Marcadé, art. 64*, V; Demante, II, 49Sbis, I; Demolombe, XI, 1 07-113.
Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 433; Scialnia, op. eit. n. 951 e seg.
* C. C. Napoli, 1 marzo 1873, GG. XXV, 454.
3
Aubry e Rau, II,
§ 185, pag. 4 35.
*
Duraoton, V, 439; Troplong, op. cit. 147; Marcadé, art. 642, IV; De r
molombe, XI, 4 4 5, 1 16 ;
Aubry e Rau, loc. cit. e pag. 1 36 ;
Sciatola, op. e loc. cit.
5
Beiime, n. *43 ter; Solon, Servitudo, n. 46; C. C. Napoli, I marzo 1873,
GG. XXV, 454.
a
Marcadé, art. 64S, IV ; Demolombe, XI, 417; Aubry e Rau, loc. cit.;
contro Proudhon, op. cit. IV, 1333; Troplong, op. cit. 4, 147.
7
Beiime, n. *62; Demolombe, XII, 6*4; Demante, II, 538 bis; Aubry e
Rau, II, loc. cit. tosto e nota *7 ;
contro Toullier, III, 55*, nota.
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394 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Demolombe, XII, 950; Aubry e Rau, II,
§ cit. pag. 129-130.
2
C. C. Napoli, 25 aprile 1868, A. II, 1349; C. C. Torino, li settembre 1868,
A. II, 1, 278; C. C. Torino, 18 maggio 4870, A. IV, 4, 4 35.
3
Consulta Cremicu, n. 357; Demolombe, XII, 951; Aubry c Rau, loc. cit,
4
Lucca, 24 gennaio 4867, A. I, 2, 568.
r*
Merlin, Quest. v° Servitudc, § 5, n. 2; Pardessus, n. 324; C. C.Torinof
8 febbraio 1871, A. V, 4, 61.
•* Lucca, 24 gennaio 1867, loc. cit.
LIB. II. TIT. V. CAP. III. 395
esempligrazia di passaggio; bene per altro appartiene al proprie-
tario del fondo sul quale quella si pretende esercitare, per farsi
mantenere nel libero godimento del medesimo.
Più ancora; la massima anzidetta che cioè le servitù discon-
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396 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
esser possono
1
oggetto dell’azione di manutenzione da parte di
ogni cittadino che li reclami, come diritti reali ed accessori di
un fondo, a cui gl’immobili servir debbono, giusta la loro de-
stinazione; cosi per esempio, io proprietario di un fondo contiguo
ad una via nazionale, provinciale o comunale posso sperimentare
l’azione possessoria contro chi molesti il mio passaggio da questa
a quello. Ove invece trattisi del semplice uso comune di pas-
saggio, allora il diritto di agire contro il molestatore appartiene
esclusivamente allo Stato, alla provincia o al comune.
É poi fuor di dubbio che un privato, al quale lo Stato, la
provincia o il comune, abbia espressamente o tacitamente con-
ceduto, benché a titolo precario, diritti di godimento sui beni
demaniali o di uso pubblico, come il diritto di presa di acqua
in un fiume o torrente, possa intentare l’ azione di manutenzione
contro chi ve lo molesta. *
1
Beiime, n. 233; Garnier, Des chemins, p. 291 ; Proudhon, Du domaine
pub. Il, 631 ;
Aubry e Rao, loc. cit. ;
Scialoia, op. cit. n. 879.
* Beiime, n. U3; Aubry e Rau, tom. e § cit. pag. 131-132.
3
In diritto francese è prevalente la dottrina cbe le azioni possessorie non
possono esercitarsi per le universalità di mobili (Consulta fra gli altri Aubry e
Rau, II, § 185, pag. Iti testo e nota 3).
4 5
Scialoia, n. 1001.
6
Luparia, loc. cit. ;
Scialoia, n. 1002,
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 397
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398 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Beliroe, n. 438; Scialoia. n. 4036,
* Vedi Scialoia, n. 1040.
3
C. C. Napoli, 23 gennaio 1873, P. Vili, 80
* Luparia, n. 406 e 407.
3 Luparia, n. <08.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 399
1
Luparia, n. HO; Scialoia, op. cit. o. 1 039 e 4040.
* Luparia, n. 4 40.
3
È noto che quest’azione deve la sua origine al diritto canonico, il quale
introdusse il remedium spolii che alla sua volta fu suggerito dall’ interdetto
romano unde tri.
4
Vedi C. C. Firenze, 40 ottobre 1866, A. I, 4, 428.
J
Consulta C. C. Torino, 26 aprile 4 867, A. I, 4, 197; C. C. Torino. 11 mar-
zo 1870, A. IV, 4, 347 ; C. C. Napoli, 40 dicembre 1870, A. V, 4, 60.
6
Consulta C. C. Napoli, 30 giugno 4868, A. II, 1, 288.
7 8 '
Leg. 3, § 9, e Leg. 47, D. de vi et vi armata; Belirne, n. 382; Aubry
c Rau, li, § 189, pag. 164-166; Luparia, n. 268, 271, 272 e 273; Scialoia, 4056,
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400 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi appresso n. 205, versic. Importa; Luparia, n. 359; Scialoia, n.4004.
2
Consulta Luparia, n. 264 e scg. ;
Scialoia, n. 4050 e scg.
3
Consulta C. C. Napoli, 24 aprile 4870, A. IV, 4, 354. — > Le vie di fatto
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1
quanto le morali. 6
Se il fatto allegato dallo spossessato costituisca o no violenza, è
quistione da decidersi dal giudice col suo prudente arbitrio; senza
7
che contro la sua sentenza ricorrer si possa in cassazione .
1
C. C. Torino, 26 aprile 1867, A. 1, 1, 197.
* Consulta Aubry e Rau, tom. e § eit. pag. 167; consulta pure C. C. Na-
poli, 11 settembre 1872, A. VII, 1, 197.
* Luparia, n. 269 o 272.
4
Scialoia, loc. cit.
s
Log. 3, D. quod vi aut clam. ; Luparia, n. 278.
6 Consulta C. C. Napoli, 21 aprile 1870, A. IV, 331.
1,
7 Aubry e Kau, tom. e § cit. pag. 168; vedi pure Scialoia, n. 1053.
Istituzioni Vol. III. 26
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402 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Consulta C. C. Firenzi*, 27 giugno <870, A. IV, 4, 154; C. C. Torino,
<8 dicembre 1872, A. VII, 4, 58.
* Seialoia, n. 4057-1059.
s
Lcg. 5, D. quod vi aut clam; Luparia, n. 276; Scia’oia, n. 4060.
4
Leg. 22, § 5, D. quod vi aut clam; Luparia, n. 276; Scialoia, n. 10G0.
5 Leg. 5, § 2 e 3, D. tit. cit. Luparia, n. 276; Scialoia, n. 1061.
;
7
Consulta C. C. Napoli cit.
8 9
C. C. Firenze, 27 giugno 1870, A. IV, 1, 454.
10
Leg. 4,§ 27, e Log. 17, 1). de vi, XLIII, 16; C. C. Torino, 26 a; rile 1867,
A. I, 4, 497.
»
1
C. C. Torino, 18 dicembre 4872, loc. cit.
2
Vedi Scialoia, n. 1066.
3 282 1068 e seg.
Beiime, n. 385; Luparia, n. 279, e 283; Scialoia, n. ;
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1
1
C. C. Torino, 26 luglio 187S, A. VI, 1, 309. — Sembra che questa sentenza
dichiari in modo generalo ed assoluto non reintegrabilo mai il possesso o il godi-
mento di beni demaniali (Vedi A. loc. cit. notai). Ma a mio avviso dev’essere
interpretata in senso ristrettivo, in relazione alla specie giudicata.
* Leg. cit. § 4, D. de vi et vi arm. Luparia, n. 300 e 301 ;
Scialoia, n. 1071-1073.
3
C. C. Torino, lo gennaio 1868, A. II, 1, 39.
4
Luparia, n. 303 ;
Scialoia, n. 1076.
5
Vedi n. prec. in fine e Aubry e Rau, loc. cit.
6
Luparia, n. 305; Scialoia, n. 1077.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 405
1
Luparia, n. 314; Scialala, n. 4078.
* Luparia, n. 314; Bclime, u. 388; Scialoia, n. 4079.
3 Luparia, n. 319.
4
Consulta Le?. 45 e 971, D. quoti vi aut ciani. ; C. C. Torino, 4 8 dicem-
bre 4 87*, L. XIII, 8*.
5
Luparia, n. *86; Scialoia, n. 4 08*.
6
Luparia, n. 288; Scialoia, n. 4083.
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406 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
A rigore l’altra .azione possessoria è un3, cioè quella di manutenzione; ma
forse il Legislatore ha considerato per azioni possessorie in senso lato, quelle
di danno sovrastante e di denunzia di nuova opera.
* Luparia, n. 290; Scialoia, n. 1084.
3 Scialoia, n.
1085; contro Luparia, n. 291.
4 289.
Leg. 18, § 1, D. de vi; Luparia, n.
r>
Luparia, n. 289.
6 1086.
Luparia, n. 292; Scialoia, n.
LIB. II. TIT. V. CAP. III. 407
possessorie, nè petitorie, sibbene misure straordinarie che possono
appoggiarsi indistintamente alle ragioni di possesso e a quelle
di proprietà. 1
II possesso dev’ essere legittimo, ma non si richiede
2
che sia annale.
L’azione di denunzia di nuova opera è quella con cui l’attore
chiede un provvedimento temporaneo, all’ effetto che un’opera mi-
nacciante danno alle cose da lui possedute, sia sospesa, o non sia
proseguita, se non sotto opportune cautele. Non si tratterebbe più
di questa azione adunque, quando egli ad un tempo richiedesse
non spettare al convenuto il diritto di far 1’ opera denunciata :
3
allora il giudizio è essenzialmente petitorio. Ma dall’altro lato
nulla vieta al denunciane; della nuova opera di proporre contem-
poraneamente sia l’azione possessoria, sia l’azione petitoria. 4
1
II chiarissimo Pisaoclli, discorrendo del giudizio della denunzia di nuova
opera dice: « Sarebbe strano il confonderlo co’ giudizi possessori, perocché questi
sono esclusivamente destinati a mantenere inviolate le ragioni del possesso, dove
che la denunzia può fondarsi sul diritto di proprietà. E sarebbe peggio confonderlo
co’giudizi petitoriali, perchè sovente si fonda sul possesso. Da entrambi questi
ordini di giudizi vuol essere ancora distinto per lo scopo a cui intende, per la
celerità delle indagini, per la limitazione dei poteri del giudice. » Consulta pure
A. Ili, 1, 71, nota 2.
!
Consulta, ma con cautela, Palermo, 10 febbraio 1872, A. VI, 1, 348.
3
C. C. Torino, 18 marzo 1873, G. X, 442, e nota quivi.
*
Leg. L § I c Leg. 19, D. de nov. oper. nunc. ; C. C. Firenze, 10 otto-
bre 1866, A. I, 1, 128; C. C. Napoli, 12 nov. 1868, A. Il, 1, 3o8 C. C. Palermo,
;
ti marzo 1870; Temi Zanclea, 1, 166; C. C. Napoli, 29 febb. 1872, A. VI, 1, 146!
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\
1
5
l’ azione medesima. La cosa stessa dicasi delle servitù negative.
Infine sotto l’espressione altro oggetto si comprendono le cose mo-
bili che si tengono fisse in un luogo; ma non è punto necessario
1
Luparia, n. 338.
’ Pisanelli, loc. cit.
* Log. 1, § 6 c Log. 3, § (0, D. tit. cit.
• C. C. Palermo, 7 dicembre (871, A. VII, I, 367.
s Aubrv
Garnier, n. 34 e 35 ;
e Rau, li,’
§ 188, pag. 163; contro C. C. Pa-
lermo, 10 aprile 1866, A. I, 1, 4S5.
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*
« ,
è che sia intrapresa un’opera nuova, ossia un fatto dell’ uomo che
1
Leg. 1, I). de nunc. novi operis.
* Leg.' 1, § 1 e 13, D. eod.
3
Do Filippis, op. cit. II, 113.
4
Leg. 1, § 12, D. tit. cit.; Pisanelli, Ioc. cit.
5
Leg. I, D. donane, nov. operis ; consulta C. C. Napoli, 14 giugno 1870,
A. IV, 1, 270.
6
Leg. 1, § 14 cit.; Luparia, n. 348-350.
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1
Parimente non rileva che l’opera sia stata eseguita nel fondo del
denunziante, del denunziato o di un terzo (art. 676).
4
e ai creditori ipotecari. Infine appartiene ai possessori della cosa
minacciata di danno; inquantoehé loro interessa di conservare
incolume l’attuale loro possesso. Ma al contrario non può speri-
mentarsi dagli affittuari e altri detentori a titolo precario, i quali
invece hanno l’obbligo di avvertire il proprietario della nuova
opera impresa che minaccia danno alla cosa da loro tenuta; per-
ciocché, come sopra si disse, quest’azione ha per base il possesso
o la proprietà, non appartenenti invero ai medesimi.
Se l’opera possa nuocere a più, dovrà da tutti farsi la denunzia;
perciocché può avvenire che alcuno abbia e altri no il diritto d’ ini-
1
Log. 5, §10, D. tit. cit. ; C. C. Torino, 11 giugno 1873, M. XIV, 779.
* Luparia, n. 339, 345 e 346; De Filippis, II, H3.
s Lcg. S8, D. comuni dividundo, e Leg. 57, D. de servit. praed. urb.
4
Luparia, n. 345 ;
Pisanelli, loc. cit.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 411
1
Luparia, n. 354; Pisanelli, loc. cit.
1
C C. Napoli, 12 novembre 18G8, A. 11, 4, 388.
3
C. C. Torino, 5 aprila 1867, A. 1, 1, 219 ;
C. C. Napoli, 16 novembre 1867,
A. 11, 1, 421.
4
Luparia, n. 362; Pisanelli, loc. cit.
3 Leg. 21, § 5, D. de nov. op. nunc.; Luparia, n 36S.
* Luparia, n. 368 e 369; Pisanelli, loc. cit.
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LIB. II. TIT. V. CAP. III. 413
pretore, che adì con quella di denunzia; sia coll’ azione rivendica-
tola, o colla negatoria o confessoria di servitù avanti al tribunale
3
civile. Ma colla stessa sentenza con cui inibisce la prosecuzione
dei nuovi lavori, può ordinare eziandio la demolizione di quelli
che dopo la inibizione fossero eseguiti (Vedi art. 940 alin. ult.
4
Cod. di proc. civ.).
1
Consulta C. C. Napoli, 4 agosto 1 8G8, A. II, 1, 368.
s
Consulta Pisanelli, Proc. civ. voi. §§ 229 c 230 I. part. I, 5, ;
consulta pure
ma con discernimento, C. C. Palermo, 28 febbraio 1871, A. VI, 1, 970.
3
C. C. Torino, 24 gen. 1866, A. I, 4, 126. c quivi la dotta nota; C. C. Napoli,
16 novembre 1867, A. II, 1, 421; 18 marzo 4 874, A. V, 4, 124; 29 febbraio 4 872,
A. VI, 4, 146.
4
Consulta Palermo, 10 aprile 1866, A. I, 1, 425, e quivi la dotta nota. — Se
nella pendenza dell’appello da una sentenza proferita, in giudizio di nunciazione
di nuova opera, il denunziato abbia proseguito o compiuto l’opera, potrà l’ inibente
dimandare al Tribunale d’appello in via incidentale la riduzione delle cose allo
stato primiero? Si (C. C. Napoli, 17 gennaio 1867, A. 1,1,266.).
5
Leg. 49, D. eod.; C. C. Firenze, 18 marzo 1869. A. Ili, 4, 124.
e
Luparia, op. cit. n. 5 c 335; consulta C. C. Napoli, 34 gennaio 1865,
B. XVII, I, 82; C. C. Torino, 2 maggio 4873, G. X, 464 .
414 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
1
Vedi Log. <. § 10 end.; Luparia, n. 355; Pisauelli, loc. cit. ;
vedi pare
Firenze, 13 aprile 1872, A. VI, 1, 185.
LIB. II. TIT. V. CAP. III. 415
2
dall’usufruttuario, usuario ed abitante; da quelli che della cosa
3
medesima hanno il possesso di fatto o di diritto, e finalmente
dai creditori ipotecari. 4
1
Competerà l’azione di danno sovrastante ad un comproprietario, sul cui
proprio fondo sovrasti danno da un fondo comune ? Non lui sembra, perché
egli ha per la sua quota l’obbligo di riparare la cosa comune e il diritto di
costrinsero gli altri comproprietari alla riparazione per le loro quote. Ma se
abbia fatto abbandono della sua quota c gli altri l’abbiano accettata, l’azione
gli competerà. Se al contrario il danno sovrasti alla cosa comune dalla propria
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416 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
CAPO IV.
SOMMARIO
210. In qual modo ai perda il posseggo — Principio penerai* — Sua applioazione alle cose
corporali; sia che alcuno le possegga di per sé, sia che le possegga col mezzo di un
rappresentante.
220. Applicazione del medesimo principio al quasi possesso delle servitù.
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LIB. II. TIT. V. CAP. IV. 417
1
due elementi fisico e morale, cessa necessariamente, quale dei due
venga a mancare.
Applichiamo ora questo principio distintamente alla perdita del
possesso delle cose corporali e del quasi possesso delle servitù.
Il possesso delle cose corporali che alcuno tenga da sè, può
essere perduto o per fatto del possessore medesimo, o per un
cambiamento che avvenga nella cosa che ne forma l obbietto, o
per fatto di un tprzo.
Rispetto al possessore, dacché il possesso riposa essenzialmente
sulla sua volontà di possedere, cosi è necessario che egli vi rinunzi
per perderlo, sia mediante 1’ abbandono puro e semplice della
cosa, 1
sia mediante la traslazione del medesimo ad un altro. *
Ove quindi tale volontà manchi, come nel caso del gettito delle
3
merci nel mare per -'tempesta, oppure non sia giuridicamente
valida o capace a produrre tal effetto, non si avrà perdita del
4
possesso.
Produce perdita del possesso ogni cambiamento della cosa che
ne rende impossibile il suo ulteriore assoggettamento. Questa
impossibilità può esser fisica e legale. La prima si verifica col
perimento della cosa; ma se un accidente di natura, per esempio,
una inondazione, impedisca temporaneamente l’esercizio di atti
materiali sulla cosa posseduta, non v’ha per ciò perdita di pos-
5
sesso. Si verifica pure collo smarrimento della cosa medesima,
1
Vedi Inst. § 47, de rer. di vis. Il, 1 ;
Leg. 3, § 6, D. de acq. vel arait.
varlo (Vedi Van Welter, I, § 92, pag. 344). Ma nel diritto patrio ciò non può
aver luogo, attesa la continuazione del possesso del defunto nella persona del-
l’erede, e la mancanza assoluta della diminuzione di capo.
5
Vedi Leg.
3, § 17 Leg. 30, § 3, D. de acq. tei amit. poss.; Beiime, n. 104
; ;
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418 ISTITUZIONI DI DIRITTO CIVILE ITALIANO
da quello privato per oltre un anno (art. 2124 e 694). Ciò è vero
quand’anche egli abbia ignorato l’usurpazione del suo possesso; 4
e abbia manifestato con atti giuridici, esempligrazia, col paga-
5
mento delle tasse, l’ intenzione di conservarlo.
Quando poi il possesso sia esercitato da alcuno mediante un
rappresentante, egli può perderlo o per una delle cause generali
or ora esposte, o per cause speciali al rappresentante medesimo.
Queste cause consistono a) nella usurpazione del possesso da lui
stesso consumata a suo profitto per mutazione del titolo del pos-
‘ Consulta Leg. 3, § 43; Leg. 43, princ.; Leg. 25 prine.; Leg. 47, D. de acq.
vel. amit. posa.
* Consulta Leg. 3, § 47; Leg. 30, § 4 e 3, D. end.
5
Vedi Leg. 30, § 4 in fine. D. de acq. vel amit. poss.
*
Beiime, n. 95 e 96 Aubry e Rau, II, § 479, pag. 85.
; Per diritto romano —
invece il possessore non perdeva il possesso, se non quando conosciuta l'usur-
pazione commessasi a suo danno, non faceva verun tentativo per rientrarvi
(Leg. 3, § 7 e 8; Leg. 6, § I e Leg. 7 e 23, § 2 ;
Leg. 46, D. de acq. vel
amit. poss.).
5 Aubry e Rau, lue. cit.
6
Consulta Leg. 3, § 48-19, D. de acq. vel amit. poss.; Leg. lì e 48 princ.
D. de vir. XL11I, 46; Lag. 4, § 2; Leg. 67 princ. D. de furt. XLVII, 2.
7
Consulta, quanto al diritto romano, Van Wetter, I,
§ 93, pag. 348-350.
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LIB. JI. TIT. V. CAP. IV. 419
1
In diritto francese è da molti insegnata la dottrina contraria (Vedi Aubry
e Rau, II,§ 179, pag. 88 testo e nota 28).
* Vedi Aubry e Rau, II, § <79, pag. 89; contro Beiime, n. <60.
3
Aubry e Rau, tona, e § cit. pag. 89.
4
Troplong, 11,789; Beiime, n. <66; Demolombe, XII, <0<3 e <0<4 Aubry
e Rau, tom. e § cit. pag. 90.
FINE
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INDICE
DELLE MATERIE
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME
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I
422 INDICE
Sezione II. Delle servitù stabilite per fatto delPuomo. . . Pag. 277
§ I. Nozioni generali ...» ivi
§11. In qual modo si esercitano le servitù » 293
§ HI. In quali modi si estinguono le servitù 32U
TITOLO IV. Della, comunione » 335
Dell*
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