Schema World History
Schema World History
Schema World History
Gi gli antichi cercarono di scrivere una storia che comprendesse un lungo periodo. Lo fece
Erodoto che a differenza di Tucidide non aveva una visione grecocentrica e non era restio a
interrogarsi su tradizioni e religioni straniere. allidea di storia di Erodoto si avviciner solo
Voltaire nel Settecento. Anche In Cina Ban Gu e Sima Quian non si limiteranno a trattare
della dinastia Han.
Questa interpretazione della storia inserita nella cornice cristiana sopravvisse a lungo; anche i
popoli islamici tendevano a considerare la loro storia inserita nella loro cornice religiosa.
Dopo il Cinquecento la storia cristiana dovette confrontarsi con eventi che ne minarono le
basi:
La scoperta del Nuovo Mondo poneva in crisi la storia universale tradizionale, che si
trovava a dover integrare nel proprio schema mentale lesistenza degli abitanti delle
americhe,
La sezione biblica delle storie universali era scomparsa nei lavori degli umanisti.
XVI-XVII sec si fa strada lidea di uno schema secolare attraverso cui leggere il
passato occidentale, suddiviso nelle 3 fasi
1. Antica
2. Medievale
3. moderna
Jean Bodin individua le forze unificanti delle vicende umane in una dimensione
mondana ,nella crescente interconnessioni tra le vicende commerciali dei popoli.
Ad esempio Bossuet scrisse una storia che riprendeva lo schema cristiano ma inseriva al
suo interno i processi storici mondani, era quindi dominata dal provvidenzialismo ma
riconosceva che lo sviluppo umano aveva incrementato lo sviluppo spirituale. Era comunque
una visione eurocentrica.
Di cui Voltaire fu il massimo esponente. Nel suo Essai sur le moeurs et lesprit des nations
esprime la sua idea di storia diversa da quella provvidenzialistica e da quella degli storici di
corte. La sua una STORIA DEL PROGRESSO UMANO. C per un latente
1
eurocentrismo, perch la naturalezza dei popoli non europei vista in chiave di arretratezza e
sottosviluppo dai philosophes.
Altro esempio di nuovo approccio alla storia pi precisamente a quelle delle civilt non
europee la Universal history from the earliest account of time to the present ,
pubblicata tra il 1736 e il 1765 in pi volumi a firma di numerosi autori inglesi.
Vi sono differenze tra gli illuministi tedeschi e francesi, i tedeschi non condividevano lidea
della storia come progressiva ascesa della razionalit umana verso il proprio
perfezionamento n la concezione di un telos immanente al divenire storico.
Concordava con lidea illuministica francese di una natura umana unica e universale, ma
concepiva questultima come multiforme e dinamica, ammettendo la possibilit di differenti
tipi tutti egualmente degni, di realizzazione della felicit e della perfezione umana. Per lui
quindi ovunque e in ogni tempo ogni realizzazione delle potenzialit umane rappresentava un
unicum dotato di una propria individualit e validit, e non una tappa intermedia di un
cammino verso stadi di felicit pi avanzati..
quindi pari dignit a tutti i sistemi di valore e a tutte le epoche storiche. Herder
rifiutava quindi lidea di superiorit della cultura europea settecentesca.
In Germania persiste lidea di una storia universale, ne sono promotori Ritter e Ratzel.
Fine Ottocento riemerge tra gli storici linteresse per la storia del mondo, sebbene le
opere in pi volumi dellepoca restassero eurocentriche.
XX secolo La situazione internazionali (guerre ecc) incoraggia tentativi di analisi di
1
popoli extraeuropei. Questi nuovi filosofi della storia abbandonano il concetto di stato-
nazione abbracciandone uno di societ pi complesso.
Arnold Toynbee , autore di A Study of History autore di una storia universale in 12 volumi.
Egli polemizzava contro gli storici nazionalistici che non riuscivano ad adattare il loro metodo
ad una storia pi vasta. Per lui invece per capire una parte bisognava conoscere il tutto. Egli
dava molto rilievo ai contatti tra i popoli ritenuti essenziali per la storia umana. Dedica molto
spazio allimpulso espansivo dellOccidente e rifiuta lidea che loccidente sia allapice della
civilt unopera che ha comunque molti limiti
William h. Mcneill apr agli storici le porte del global thinking con il suo The rise of west.
A history of the human community nel 1963. Riprende Toynbee rinunciando a cercare
sviluppi regolari e un profondo significato filosofico o religioso nella storia del mondo,
eleggendo a fattore chiave del divenire storico i contatti tra diverse societ. Nonostante ci
fu oggetto di molte critiche riconosciute dallautore:
assenza dellAfrica
negli stessi anni la World history conobbe uno sviluppo parallelo lungo una linea evolutiva
animata perlopi da scienziati sociali quali Gunder Frank, Wolf, e Wallestain in un orizzonte
di accesa polemica con le teorie di modernizzazione.
A partire dagli anni Cinquanta avevano avanzato lidea che tutte le societ nazionali,si
sviluppassero secondo un unico modello, ma con ritmi diversi. Queste teorie si basavano sul
fatto che i paesi pi progrediti fungessero da modello per i pi arretrati.
Contro queste teorie la teoria della dipendenza in America latina. Prepish e altri economisti
dellAmerica latina introducono lidea del commercio internazionale in termini di scambio
ineguale tra il centro (Paesi forti) e la periferia (Paesi pi deboli) e criticano le politiche
economiche dei paesi Occidentali atte a sfruttare i Paesi poveri.
Per questo i nuovi storici del mondo statunitense preferiscono rifarsi ai founding fathers,
quali McNeil e non a Wallerstain
1982 a Bentley si riconduce la formazione della World history con la fondazione della
world history association.
Cresce linfluenza di questa associazione con associazioni regionali ad essa affiliate. Questa
associazione ha avuto successo anche perch lAMERICAN HISTORICAL ASSOCIATION dal
95 ha pubblicato i suoi scritti.
Se inizialmente linteresse per la WORLD HISTORY era solo dei paesi anglosassoni,
ultimamente sta interessando persino i Paesi asiatici.
WORLD HISTORY = storia delle connessioni allinterno della comunit umana globale
BRUCE MAZLISH preferisce parlare invece di global history e non di world history
Quindi WORLD HISTORY come storia che include i paesi extraeuropei a pieno titolo, come
soggetti attivi.
I world historian hanno iniziato con gli area studies, nati dallesigenza statunitense del
secondo dopoguerra di promuovere lo studio di regioni del mondo ai margini degli interessi
dellaccademia europea e nord americana; questo nuovo indirizzo storiografico poi si
espanse . fu rivalutata ad esempio la differenza tra Cina ed Europa che si riteneva ci fosse
da sempre; si scoprirono invece aspetti comuni delle 2 civilt e si cap che le differenze
risalivano al periodo delle rivoluzioni industriali.
Un altro filone ha dimostrato inoltre che non esiste un significativo divario tra il livello
economico delle nazioni dellEuropa nord occidentale e quello dellIndia e dellimpero
ottomano nel settecento( per molto tempo si era creduto invece che questi ultimi fossero
afflitti da uneconomia parassitaria nei confronti dei contadini).
Sono stati fatti inoltre studi sulloceano indiano dimostrandone la centralit nellambito del
sistema di scambi dominanti in epoca tardo antica e premoderna e non solo. Inoltre anche
nei secoli successivi, segnati dalla preminenza degli scambi controllati dagli europei, il
sistema di commercio e produzione attorno al bacino indiano conserv una propria vitalit.
GUNTER FRANK afferma che dovuto a una serie di crisi dei paesi extraeuropei.
Ci che successe in Europa e nei Paesi afro-asiatici nel XIX secolo tuttora alla
base del dibattito storiografico. Per BAYLY lEuropa ebbe la fortuna di poter godere di
materie prime, risorse e mano dopera dal Nuovo mondo ( ric anche il carbone) ma
secondo lui inoltre la popolazione politicamente e socialmente era proiettata
internazionalmente.
Come gi detto i contatti tra i popoli sono indispensabili anche per quanto concerne la
trasmissione tecnologica per migliorare i collegamenti commerciali. Il trasferimento di
conoscenze tecnologiche va inteso come processo dialettico, in cui le innovazioni non
vengono passivamente recepite ma adattate, rielaborate, sulla base della societ che le
recepisce. Ad esempio la storiografia recente ritiene che gli elevati standard tecnologici
occidentali siano dovuti a un millenario processo di contatti e scambi tra lEuropa e le grandi
civilt asiatiche e africane.
Possiamo dire che la creazione di forme ibride come frutto della mescolanza di
idee e tradizioni diverse sia x la world history il risultato pi interessante degli
incontri transculturali.
Numerosi lavori hanno privilegiato la prospettiva transatlantica per lo studio dello scambio
culturale, individuando le regioni marittime come autonome e come significative unit di
analisi.
Lapporto innovativo offerto dallapproccio mondiale alla storia delle migrazioni ha spostato il
focus dal luogo di origine e di destinazione del movimento migratorio e ha privilegiato il
concetto di rete al fine di recuperare le interazioni tra i diversi spazi e le varie dimensioni dei
fenomeni migratori. Ne fu un grande esponente PHILIP CURTIN , a cui si deve
lintroduzione della storia africana allinterno della storia mondiale. Nel suo The Atlantic Slave
Trade del 1963 sottolinea la funzione svolta dal commercio transatlantico di schiavi in
relazione al processo di integrazione del nuovo mondo oceanico.
I diversi studi sullargomento hanno evidenziato il ruolo decisivo svolto dagli africani, in virt
del loro contributo alla formazione interculturale e transatlantica, in polemica con concezioni
eurocentriche, di una storia prevalentemente nordatlantica
La world history ricostruisce inoltre i movimenti di coloro che storicamente si sono spostati
dal loro luogo dorigine in un contesto differente da quello schiavistico, mostrando interesse
per le migrazioni di lavoratori, soldati, missionari ecc. a suscitare molto la curiosit dei world
historian sono state le diaspore commerciali, ovvero le comunit di mercanti organizzate su
basi familiari, etniche o religiose. La storiografia ha analizzati molto bene questi uomini il cui
merito era la capacit di muoversi agevolmente tra 2 culture, data la funzione di intermediari
che erano chiamati a svolgere. Molto spesso esclusi dalla storia delle migrazioni sono stati i
soldati, protagonisti di una straordinaria storia di mobilit nellet dellimperialismo.
Il tema delle migrazioni ha conquistato rilievo nella world history perch lascia emergere in
maniera evidente le interazioni tra il livello locale e quello globale consentendo lanalisi dei
processi di integrazione dei migranti allinterno delle societ di approdo, a loro volta
modificate dal loro arrivo, o dellimpatto del loro ritorno ai luoghi di origine, e al tempo
stesso di cogliere le dinamiche di portata globale messe in moto dal movimento delle
persone nello spazio.
La maggior parte dei lavori storici dedicati dedicati allanalisi del movimento delle persone si
concentra su un arco cronologico che copre prevalentemente il XIX e il XX secolo, prendendo
avvio dal momento delle grandi migrazioni di massa ottocentesche. Alcuni studi tuttavia
hanno posto in discussione la periodizzazione basata sul concetto di transizione della
mobilit,secondo cui solo lavvento della modernit ottocentesca avrebbe consentito la
liberazione del movimento e lemancipazione delle persone dal luogo di nascita, in un
contesto modificato dallindustrializzazione, lapertura di un libero mercato del lavoro e un
1
avanzato livello tecnologico dei trasporti. Gli storici della prima et moderna, a partire da
CHARLES TILLY , hanno ricostruito unimmagine dellEuropa dei secoli precedenti
lOttocento molto meno statica di quanto proposto dai sostenitori di una moderna transizione
epocale. Uno studio recente ha dimostrato che i flussi migratori hanno subito
unaccelerazione nellottocento, ma in realt erano presenti anche precedentemente. Tale
dinamismo inoltre non fu un fenomeno esclusivamente europeo, infatti ad attraversare il
Pacifico verso il Nuovo Mondo furono migliaia di filippini e cinesi, in qualit di servitori dei
passeggeri spagnoli e di schiavi, oltre che di mercanti, che crearono le prime comunit
diaspori che asiatiche sul suolo americano. Grandi furono inoltre i movimenti di soldati e
missionari.
Solo recentemente gli storici si sono occupati della globalizzazione, appannaggio di altre
discipline; il loro apporto alla globalizzazione stato quello di permettere di interpretare i
processi globalizzanti non come sequenze meccaniche. In questa prospettiva policentrica il
ruolo dellOccidente viene notevolmente modificato. I world historian londinesi hanno ad
esempio approfondito i temi dellimperialismo come forza globalizzante e per il suo impatto
sullo sviluppo economico delle ex colonie.
Max Berg attribuisce al commercio globale il ruolo di motore primo dello sviluppo
dellindustrializzazione europea; sarebbero stati i beni di lusso asiatici (seta, porcellana,
avorio) a stimolare nuovi desideri presso le classi medie. I nuovi modelli di consumo arrivati
in Europa tra il tardo XVII e il XVIII secolo trasformarono poi le economie del continente,
innescando un processo di produzione indigena di imitazione dei manufatti provenienti da
Oriente. In assenza per di transfer di conoscenze tecnologiche asiatiche, il processo di
imitazione dei prodotti orientali consistette in tentativi di adattamento delle tecniche
produttive europee, che finirono per generare una nuova gamma di beni di consumo.
CHRISTOPER BAYLY colloca infatti intorno al 1750 il passaggio della globalizzazione arcaica alla proto globalizzazione
caratterizzata da
una espansione senza precedenti nella scala delle relazioni di produzione capitalistiche,
centralit del mercato
1
riorientamento dei consumi attraverso le rivoluzione industriose
il secolo dal 1750 al 1850 vide anche lespansione a livello mondiale della forma dello stato-nazione di matrice occidentale e la sua
rielaborazione anche dal punto di vista concettuale, ad opera delle cultue extraeuropee.
JURGEN osterhammel fa risalire alla scansione cronologica 1750-1880 il sorgere delleconomia mondiale, reso
possibile dalla combinazione tra le nuove potenzialit dei trasporti e delle comunicazioni dal modo di produzione
industriale. Egli per sottoscrive la posizione wallersteiniana in relazione al valore periodizzante del xvi secolo,
riconoscendo nella costruzione degli imperi coloniali spagnolo e portoghese linizio di un processo di messa in rete
mondiale in linea di principio irreversibile.
A datare al XVI secolo lavvio di un processo di integrazione sistemica planetaria sono stati
storici che hanno evidenziato, oltre allapertura di una nuova fase biologica della
globalizzazione ( ravvisabile nella progressiva omogeneizzazione delle fonti alimentari e delle
malattie) il ruolo giocato dallargento americano nel consentire allEuropa di acquisire una
posizione egemonica allinterno dei network globali dominati principalmente da indiani e
cinesi.
Lepoca premoderna aveva visto lemergere di integrazioni macroregionali costruite su
articolate reti di scambio rispetto alle quali il continente europeo ricopriva una posizione
senza dubbio periferica.
David Northrup fa risalire allanno 1000 una transizione fondamentale in cui i contatti trans
regionali cominciarono a giocare un ruolo pi incisivo
PETER STEARNS data ai secoli dallXI al XIII le origini della globalizzazione in virt delle
crescenti relazioni di interdipendenza economica allinterno dei macrosistemi esistenti alla
luce di una notevole intensificazione degli scambi di natura culturale.
quind
Ora la GLOBALIZZAZIONE viene vista ini termini di PROCESSO MULTIPOLARE
Anni 80 del XIX secolo emergono una serie di fasi caratterizzanti i livelli di
interconnessioni globali dominati da diversi protagonisti: durante il periodo segnato
dallegemonia europea anche altri soggetti continuarono a svolgere una funzione che non
pu essere ridotta a quella di passiva ricezioni di modelli e pratiche occidentali.
Analisi dellinterrelazione
In sintesi il nazionalismo tra moderno
mondo umano e mondo
stato naturale,
declinato in unaextraeuropei
sui suoli prospettiva in maniera
in cui la natura intesa come physis perde il ruolo passivo di contesto e diventa
differente
soggetto di eunain relazione
forme originali,
dinamica frutto
con ladella sua integrazione
comunit con il peculiare
umana. (in contrasto con sostrato locale.
lidea precedente di concepire lagire umano come autonomo rispetto ai processi
La world )
ecologici. history ha anche
una storia criticato ilche
interdisciplinare concetto
si muovetradizionale modernit legato allopposizione
discenari
allinterno di
storica tra
regionali tradizionale
e trans moderno.
regionali eche Affermando
oltrepassano che stati
i confini degli fossero sempre esistiti esempi di
nazione,
prediligendo
modernit (una spazialit
si parla quindi modernit plurime
nondiistituzionalizzata e non). costruita sulla base di
criteri politici e socioeconomici tradizionali.
La world history ha anche analizzato la relazione tra la storia umana e la storia
Le sue origini risalgono agli 60 e 70 del Novecento ( anche se ne troviamo accenni
naturale
in ( che il tema della
precedenza) Sempre della storia
ambientale fa
environmental
Dopo history
la seconda guerra mondialeecon
della big history
il passaggio dalla conservazione Storia
partetotale
il filone di
allambiente e il formarsi del movimento ambientalista furono poste le basi per la dellesistenza
studi detto STORIA
nascita per la nascita di una storia ambientale dotata di una propria identit. umana a partire
DEL CLIMA ( che
dallorigine
recentemente ha
Il processo di istituzionalizzazione della E.H. avvenne con la fondazione della
delluniverso,
subito un notevolemira
American Society for environment .
adsviluppo)
una che
Alfred Crosby nel 1972 pubblica Columbian Exchange in cui legge in maniera ricostruzione della
sottraendosi alla
disciplinare lincontro tra Vecchio e Nuovo mondo in termini di movimento storia dellumanit
tentazione del
bidirezionale di specie vegetali e animali, nonch di malattie ecc. sulla pi ampia
determinismo
scala temporale.
fisico, mira a
Un primo filone di studi su questo argomento pone lattenzione sullevoluzione
un secondo genere di studi della E.H. pone al centro dei propri interessi i cambiamenti
1
indotti dallazione umana sullambiente naturale e il modo in cui gli effetti di tali mutamenti si
ripercuotono sulle societ umane. Tale prospettiva di analisi, tendente a riconoscere maggior
valore alla human agency quale fattore centrale nel processo di interazione uomo-ambiente,
si concentra sullimpatto antropico sulla biosfera. Molti gli studi su questo argomento.
Ricordiamo ad esempio la storia ambientale del mondo nel XX secolo di McNeill in cui
lautore sottolinea la novit e la portata senza precedenti dellagire umano sullambiente
circostante nel xx secolo. Lo storico si dimostra ottimista rispetto alla capacit delle societ
umane di rimodulare la propria relazione con lambiente in maniera tale da arginare le
tendenze maggiormente distruttive.
Il rischio insito in un tipo di approccio tendente a valorizzare il fattore umano nella sua
interazione con lambiente naturale , consiste nel determinismo naturale, nella cui ottica si
assume lassoluta centralit del ruolo dellessere umano nel riplasmare il pianeta.
Lultimo campo di indagine allinterno del quale si sviluppato linteresse per il rapporto tra
luomo e la natura concerne la storia del pensiero umano in relazione allambiente e , in
riferimento a contesti temporali pi recenti, la storia delle politiche ambientali.
Sino a poco fa lattenzione storica era concentrata su uno spazio definito EUROPA e
EAST COST degli USA. Si affermava che di storia si potesse parlare solo in questi luoghi, per
le altre societ non occidentali si poteva parlare ma nellambito delletnologia,
dellantropologia ecc. (come se questi fossero popoli senza storia)
A smuovere questa situazione il Il desiderio di elaborare una storia onorevole del proprio passato
mutamento dello scenario urgenza emersa con forza in tutti gli stati nazionali nati dopo la
politico materiale seguito alla decolonizzazione.
seconda guerra mondiale
Oggi si scrive di storia a proposito di ogni parte del mondo e da ogni parte del mondo. I
popoli senza storia classificati come tali dalla cultura europea prendono la parola e
raccontano il loro passato.
Nel Novecento si inizia a capire che quelle di cui si parla sono societ senza stato non senza
storia. Se con STATO vogliamo riferirci a quei caratteri comuni che dovrebbero unire i Paesi
occidentali. Per lo studioso Reinhard lo stato moderno esistito tra la fine del xviii secolo e i
primi due terzi del xx. (epoca che coincide con la colonizzazione massiccia del globo da
parte dellEuropa) lidea di stato prende forma nellepoca della rivoluzione francese, per poi
1
perdere la sua valenza quando ci si accorge della sua infondatezza, della necessit della
storia di riappropriarsi di quelle storie perdute ecc. ( Si giunti alla conclusione che proprio
come diceva Goody, c molto Oriente in Occidente)
Fino al 200 al massimo si accenna alla Cina, con Vasco da Gama dellAfrica
Sud-orientale, con colombo dellAmerica e tra Settecento e Ottocento si
inizia a parlare dellOceania;ma come se questi luoghi non vivessero,
come se facessero parte solo del racconto dellespansione europea.
Colonizzazione violenta vista come giusta (esempio tra tutti gli indiani
dAmerica)
Antichit Periodo sino al 400 caratterizzato dallarea della mezzaluna fertile. Se alle
repubbliche marinare assegniamo il ruolo di attrici principali dellespansionismo europeo, a
ben vedere sono semplici comparse in una lettura collettiva.
LEuropa figlia delle scoperte greche rielaborate dagli arabi? Assolutamente no. Gli arabi non
si limitarono a tramandare la cultura greca classica, ne fecero un prodotto razionale e
originale.
Le sequenze principali della presa europea sul nuovo mondo dopo la scoperta
dellAmerica sono note
Storia della potenza spagnole tra il 1580 e il 1640 e dei territori ad essa sottomessa. Allo
storico preme esaminare i modi e i contenuti della circolazione dei flussi umani e culturali
dentro questo spazio virtuale. il concetto di meticciato ( persone idee e culture
eterogenee ma racchiuse allinterno di una stessa sovranit politica) il concetto
chiave dellopera.
SUBRAHMANYAM
La storia postcoloniali sta dichiara la propria sfiducia nella storia poich essa deriva
da una dimensione micro. Si ritiene che la storia che noi conosciamo ( definita
alloccidentale) sia soltanto una delle possibili modalit di attivare un confronto con
il passato.
Tra i metodi per superare questa visione eurocentrica, a partire dagli anni 50 si
sono iniziate a studiare attivamente le culture non occidentali.
da notare per che tra gli studiosi delle diverse regioni del mondo si registra una
certa diffidenza ad una piena collaborazione con la world o global history, originata
dalla sensazione che essa potrebbe costituire una minaccia allautonomia dello
spazio accademico faticosamente conquistato dai cultori delle aree non occidentali.
Le preoccupazioni dei cultori di area studies riguardano dunque la possibilit che le
proprie storie alternative vengano diluite e quindi depotenziate una volta divorate
da una nuova storia egemonica.
storia sociale vs storia imperiale
1
La storia fino agli anni 60 del 900 una his history ( storia al maschile), dal sessanta si inizia
a parlare anche della her history ( storia al femminile), perch le donne sono state soggetti
attivi della storia anche se ignorate. Dagli anni ottanta la riflessione sulle donne si allarga
ulteriormente, non si parla pi della donna bianca eterosessuale della classe media, ma di
tutte le donne.
GENDER 1 HISTORY storia del genere, di tutti quei generi non analizzati dalla storia
precedente. Ora si sta cercando di integrarla nella w story per schiuderle nuovi orizzonti.
1
Gender Categoria sviluppata e impiegata innanzitutto dalla critica femminista per indicare i processi di costruzione culturale e
sociale del femminile e del maschile. In quanto matrice storica e culturale, e dunque come risultato di processi semiotici e
linguistici di costruzione di senso e di significato, il gender (inglese, 'genere') si oppone al sesso, che si pone invece come un dato
biologico, una differenza che affonda le radici nel corpo. Attraverso le relazioni di genere si creano per due 'persone' (l'uomo e la
donna) e si istituisce cos una differenza entro cui i due poli opposti (maschile e femminile) nel corso dei secoli non hanno
mantenuto n lo stesso statuto, n la medesima posizione. Da questo assunto deriva la concezione che l'identit di genere, vale a
dire ci che si intende per maschile o femminile, non un'essenza slegata dalla lingua e dalla cultura, qualcosa di naturale e di
immutabile, bens un sistema di rappresentazioni, un insieme di pratiche e di discorsi che si sedimentato nell'ambito della societ cosiddetta
patriarcale. Gli studi e le prospettive critiche attente alla configurazione del gender si impegnano di conseguenza a svelare e ad approfondire le
modalit con cui si sono formate e tuttora si formano le relazioni tra i due generi, ma soprattutto, per utilizzare un termine ricorrente in questi
studi, per indagare le caratteristiche della 'differenza' femminile. A partire da questa prospettiva, il gender divenuto uno strumento di critica e di
analisi della cultura, della storia, della comunicazione, della letteratura, della filosofia, dell'epistemologia, in sostanza un modo di reinterpretare
la conoscenza a partire dalla natura costruita e dalle differenze iscritte nelle rappresentazioni che ci circondano.