Aristotele
Aristotele
Aristotele
allesame del volontario e del non volontario ((3) condizioni della virt)
dipende dal carattere lodevole della virt, sottolineato in ci che precede
immediatamente (II, 9, 1109b24), perch si ha labitudine di lodare ci che
volontario. Dunque, occorre parlare del volontario in riferimento a ci
che virtuoso, inteso come ci che lodevole. C quindi un legame tra
(1), (2) e (3).
Daltro lato, il tema delle virt etiche particolari (4) una ripresa di
considerazioni gi presentate a tutte le virt etiche in generale (cfr. III, 8,
1114b26, passaggio che precede linizio dellanalisi delle virt particolari).
Quindi: legame tra (1), (2), (3), (4).
Possiamo poi osservare anche un legame tra questa prima parte e i temi
(9), (10), (11) e (12). In effetti, dopo la trattazione delle parti consacrate
alla felicit perfetta (11), Aristotele ricapitola i temi trattati, e dice che sono
stati trattati la felicit, le virt, lamicizia e il piacere (EN X, 10, 1179a3334). Questo sommario richiama, nello stesso ordine, i temi ricapitolati un
po prima (X, 6, 1176a30-31). Si tratta dunque di un sommario destinato a
giustificare il raggruppamento delle questioni su (4) (virt particolari), (9)
(amicizia), (10) (piacere), 11 (felicit).
Se si sommano tutte queste indicazioni, (1), (2), (3), (4), (9), (10), (11) e
(12) sembrano effettivamente essere stati legati.
Tuttavia, tra (4) e (9) le cose sembrano molto meno chiare. Lintervallo
tra queste due tematiche, che corrisponde ai libri V-VII di EN (giustizia,
virt intellettuali, prima analisi della teoria del piacere) presenta un testo
identico a quello che la tradizione ci ha tramandato per il manoscritto
dellEtica a Eudemo, e che corrisponde ai libri 4-6 di questa seconda etica.
In pratica, noi abbiamo tre libri comuni alle due Etiche. LEtica a Eudemo
contiene sette od otto libri (gli studiosi sono in disaccordo) che trattano
grosso modo gli stessi argomenti di EN.
4
Contenuto di EE:
(1) Felicit, bene, questioni di metodo;
(2) Virt etica in generale, pi sue condizioni: responsabilit,
volontariet, scelta, deliberazione
(3) Virt etiche in particolare
(4) = EN V (giustizia)
(5) = EN VI (virt intellettuali)
(6) = EN VII (assenza di dominio di s; piacere)
(7) Amicizia
(8) Virt e scienza, ecc.
Quindi, possiamo iniziare a dire che, caso unico in Aristotele, ci sono
almeno due versioni di unEtica.
Per molto tempo si pensato che i libri comuni appartenessero allEtica
Nicomachea, e che qualche editore li avesse presi da questa etica per
colmare la lacuna presente in Etica a Eudemo. Ledizione canonica delle
opere di Aristotele (quella fatta da Bekker a Berlino nel 1831) mantiene la
numerazione dei libri come se appartenessero allEica Nicomachea.
Numerazione Bekker: es. 1098a5: primo numero, pagina delledizione;
lettera= colonna di riferimento (il testo di Aristotele stampato da Bekker
in due colonne, a e b); secondo numero riga del testo.
Oggi invece si ha una teoria diversa. Molti indici, soprattutto stilistici,
hanno condotto alcuni studiosi1 a considerare seriamente lipotesi inversa,
cio che i libri in questione appartengano piuttosto allEtica a Eudemo, e
che quindi siano stati trasportati in EN. Questa ipotesi avrebbe il vantaggio
di spiegare ad esempio perch EN presenti due trattazioni del piacere. Con
la nostra ipotesi questo doppione sparirebbe: il secondo trattato sul piacere
1
A. Kenny, The Aristotelian Ethics A Study of the Relationship between Eudemian Ethics and
Nicomachean Ethics of Aristotles, Oxford 1978
felicit
Virus
virt
Vitium
vizio
Anumus/anima
animo/anima.
Nel primo libro (paragrafi 1-12) Aristotele vuole dimostrare che per
luomo il bene supremo si identifica con leudaimonia, la vita realizzata.
Il libro procede in modo relativamente rigoroso:
1) Innanzitutto si fa uninchiesta sulloggetto della nostra ricerca
(letica), cio appunto sul bene supremo, per cercare di identificarlo.
2) in seguito, bisogner identificare la disciplina che ha come oggetto il
bene supremo;
3) contemporaneamente, Aristotele comincia a fornire delle indicazioni
metodologiche che riguardano appunto la ricerca etica. In effetti, egli
spiega che la nostra ricerca non deve possedere i criteri metodologici propri
ad altre scienze, come per esempio la filosofia o le matematiche.
Loggetto della ricerca (1094a1-22)
Il contesto fortemente platonico. In questa prima parte Aristotele ha in
mente la teoria politica di Platone che si trova soprattutto nel Politico (cfr.
per esempio la nozione di una scienza architektonik, di cui parleremo tra
breve). Potremmo dire che qui Aristotele chiosa a suo modo il testo di
Platone per ampliarne la portata, rivolgendosi a persone formatesi alla
scuola di Platone per giungere ad unaffermazione generale: quella di un
fine supremo della vita umana nella sua interezza.
Per identificare loggetto della nostra ricerca, e cio il bene, Aristotele
parte da unaffermazione che sembra essere un principio quasi assiomatico,
auto-evidente:
1094a1-3 (p. 3 Natali): Ogni arteci a cui tutto tende.
Ecco perch loggetto delletica il bene (to agathon): ogni conoscenza
umana (tecnica e di metodo, techne e methodos) e ogni azione (e scelta)
(praxis e proairesis) sono fatte in vista di un bene. Si ha quindi una
10
11
lazione (praxis):
1094a3-6: Ma appare evidentedelle attivit.
Che cosa vuol dire Aristotele? Egli spiega che quando le azioni sono
differenti dai fini (cio, quando le energheiai hanno un fine esterno e non
interno, come invece lo per esempio il passeggiare fine a se stesso), allora
le opere (che a questo punto si caratterizzano come attivit aventi uno
scopo esterno) sono superiori alle attivit. Ci sono certe attivit che sono
inferiori allopera, e questo accade quando esse mirano a uno scopo
esterno.
Lo scopo di questa distinzione di introdurre, in un contesto platonico
(che riguarda solamente le technai), lazione.
1094a6-18: Dato chedelle scienze sopra ricordate.
Daltra parte, dice Aristotele, poich nelle attivit umane (azioni, arti,
scienze), si possono distinguere pi tipi, ci saranno anche fini molteplici,
che saranno subordinati gli uni agli altri, cos come le scienze, che sono
subordinate ad una scienza, o tecnica, architektonik, ovverosia
ordinatrice.
Da notare due cose:
i) il termine scienza impiegato platonicamente, senza nessuna valenza
di quelle che abbiamo visto nel concetto di scienza aristotelico;
ii) scienza architettonica una metafora platonica: essa non realizza
ma dirige le tecniche che operano sotto la sua direzione.
Esempio: il mestiere di fabbricare le briglie, come gli altri mestieri
relativi
allequipaggiamento
per
la
cavalleria,
sono
subordinati
Energheia: termine inventato da Aristotele, qui usato per indicare unazione fine a se stessa.
Dunamis: ancora una volta il termone platonico (anche se poi Aristotele ne far un concetto chiave
12
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umano supremo.
Rapporto etica-politica
E allora la politica che insegna letica? O che si occupa delloggetto
delletica, il bene umano?
Innanzitutto bisogna dire che in altri testi Aristotele mantiene etica e
politica separate. Per esempio, allinizio del suo testo sulla Politica a un
certo punto dichiara di non voler trattare una questione etica perch
affare di un altro corso4 (Pol VII 1, 1323b39-40).
Le osservazioni che invece abbiamo appena visto, che identificano
morale e politica (vedi Platone, Repubblica e Leggi), per molti studiosi
rappresentano non il punto di vista di Aristotele ma il senso comune
dellambiente accademico-platonico, inserito in un quadro di discussione
dialettica, e che Aristotele fa immediatamente seguire da correzioni
necessarie:
1094b7-11: Difattio per le citt.
Qui Aristotele sembra fare una distinzione tra etica (che si occupa del
bene delluomo individuale) e della politica (che si occupa del bene della
citt), anche se forse si dovrebbe identificarli (come farebbe Platone).
4
Ricordiamo che i testi che possediamo di Aristotele sono appunti di corsi tenuti sia allAccademia
platonica che al suo Liceo).
15
Il bene delluomo
beneanche
qui
abbiamo
unopinione
universalmente
quindi identificabili con la felicit) sono di fatto mezzi per raggiungere altri
fini: cos lonore, le ricchezze, perfino la virt.
La vita di piacere, quindi, per la maggior parte delle persone,
eudaimona: ma Aristotele la scarta per una ragione che riguarda la natura
umana. Abbandonarsi ai piaceri vuol dire condurre una vita da animale,
sicch, cos facendo, luomo non si distinguer dallanimale.
Il solo argomento che si pu invocare a favore della vita di piacere che
molti di coloro che possono permetterselo hanno passioni simili a quelle di
Sardanapalo (1095b21-22, p. 9 trad. Natali), re assiro menzionato da
Erodoto, che ha speso una fortuna per soddisfare la sua lussuria.
Quindi: si analizza unopinion diffusa, e la si rifiuta per la ragione che
una vita di piaceri una vita animalesca.
In seguito (1095b23-1096a2) Aristotele considera altre opinioni, secondo
le quali leudaimona si identificherebbe con lonore e con la virt. La vita
politica sembrerebbe in effetti mirare a uno dei due come fine ultimo. Di
fatto, Aristotele rifiuta anche questi due candidati, poich ritiene che essi
siano mezzi per ottenere leudaimona, e non dei fini ultimi. La stessa cosa
vale per laltra candidata possibile, la ricchezza.
Perch lonore non un fine ultimo?
i) perch sembra dipendere da coloro che laccordano poiuttosto che da
quelli che lo ricevono;
ii) perch le persone che perseguono lonore hanno laria di perseguirlo
al fine di essere buoni.
Perch la virt non un fine ultimo?
i) perch possiamo possedere la virt senza esercitarla, in modo tale che
possiamo ben immaginare di restare inattivi per tutta la nostra vit pur
possedendo la virt, mentre invece la felicit unattivit.
ii) perch una persona virtuosa pu non essere felice o realizzata. Questo
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cio una sola definizione di bene, che possa applicarsi ad ogni bene
particolare. Insomma, non c unidea universale di bene che funga da
genere, al di sotto del quale piazzare i beni specifici, com invece il caso
ad esempio per la classificazione animale (genere)-gatti, cani, leoni, ecc.
(specie). Perch? Perch il bene, come lente, si dice in molti sensi; cio,
abbiamo pi significati di buono e bene, che non sembrano avere nulla
in comune. Cosicch, i beni avrebbero solo il nome in comune, ma
differenti definizioni. I beni, in definitiva, sarebbero omonimi (secondo la
definizione di omonimia data da Aristotele nel primo capitolo del primo
libro delle Categorie). Un esempio per chiarire cosa stiamo dicendo: cane
fa riferimento sia allanimale che alla costellazione di stelle, che sono due
cose completamente differenti.
Aristotele presenta la lista dei significati di bene secondo le categorie,
utilizzando degli esempi:
1) significato di bene secondo lessenza: es: il dio buono; lintelligenza
buona;
2) significato di bene secondo una qualit: es. la virt buona;
3) significato di bene secondo la quantit: es. la misura buona;
4) significato di bene secondo un relativo: es. lutile buono;
5) significato di bene secondo il tempo: es. il momento buono;
6) significato di bene secondo il luogo: es.: lhabitat buono,
ecc.
Questa teoria la stessa analoga a quella che riguarda i significati di
ente (vedi Metafisica, libro Gamma): se noi prendiamo la lista di
attribuzioni di alle cose, cio:
1) Socrate
2) il bianco
3) ottanta chili sono
22
ecc. ecc.
e trattiamo nel senso di esiste (linterpretazione pi plausibile dell
essere aristotelico), possiamo comprensibilmente affermare che esistere
per Socrate diverso che esistere per il bianco o per due metri.
Ora, nella lista di beni vista, il significato del termine buono non lo
stesso ovunque. Lidea che sta alla base della lista (e relativa teoria) dei
beni data da Aristotele che essere buono per un dio diverso che essere
buono per una virt o per un momento. Il dio sar buono perch ad esempio
mi aiuta, il momento buono nel senso di appropriato a svolgere un
determinato compito, la virt sar buona perch mi rende tale, e cos via.
Insomma, lipotesi platonica di ununica realt universale (il Bene) che
costituisce il genere dei beni particolari, risulta impossibile.
Tuttavia, consideriamo il passo di EN 1096b25-28 (p. 15 Natali): Ma
allorae altro in altro.
In queste righe Aristotele riduce la portata della sua critica allidea
universale di Bene. In effetti ora sembra dire che i differenti sensi di bene
(o di buono, che laggettivo corrispondente) non sono puramente
equivoci (od omonimi, secondo il modo di esprimersi aristotelico), cio
non si limitano ad avere solo il nome in comune e non la definizione.
Piuttosto, i beni hanno un legame tra di loro:
i) o di derivazione
ii) o di contribuzione
iii) o di analogia.
i) Derivazione: tutti i significati di bene (o buono) deriverebbero da
un significato primo e fondamentale che sarebbe quindi il principale.
Non chiaro ci che Aristotele abbia in mente a proposito del bene, ma
questa stessa idea si ritrova nel libro Gamma della Metafisica quando
Aristotele deve appunto definire il legame tra i vari significati di esistere
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migliore e la pi perfetta.
Perch aggiungere la virt? Ricordiamo innanzitutto che aret, termine
tradotto con virt, di fatto significa attivit ben fatta, ben fare. Non
c in essa necessariamente una componente morale. A volte il termine
viene tradotto con eccellenza. A. ha comunque una ragione per introdurre
laret. in effetti pu cos stabilire gradi di (ben) agire. Lintroduzione dell
aret arriva quindi nel modo seguente:
- si parte dallergon delluomo, che si rivela essere attivit dellanima
secondo ragione;
Aristotele poi aggiunge che
- la virt ci che rende lattivit delluomo perfetta. Quindi, la virt
della parte razionale dellanima ci che rende questa parte perfetta;
e che
- lattivit delluomo e lattivit delluomo secondo virt fanno parte
dello stesso genere (cos come lattivit del citarista e del buon citarista)
Di conseguenza, il bene delluomo (sovrano) consiste nellattivit
dellanima (razionale) secondo virt.
27
intelligenza)
come
saggezza
pratica
(phronesis),
La teoria del giusto mezzo stata molto criticata da alcuni filosofi per
pi motivi. Alcuni hanno trovato sgradevole lidea della variabilit del
giusto mezzo per noi. Altri hanno trovato sgradevole lidea che la virt
non elimini le passioni e le emozioni, ma si limiti a regolarle. Altri
ancora non hanno accettato la virt come giusto mezzo tra due vizi.
Nel XX secolo per, la teoria etica di Aristotele stata riscoperta,
soprattutto a causa del legame da lui istituito tra la virt e la felicit
umana, considerata appunto come vita che funziona e compie la natura e
lopera umana.
Le virt etiche
Aristotele rende concreta la definizione di virt etica applicandola alle
virt individuali. Il suo scopo duplice:
i) innanzitutto vuole dimostrare che la definizione generale di virt si
applica a tutti i casi particolari, cio alle varie specie di virt;
ii) inoltre Aristotele vuole formare luomo virtuoso. In questo modo,
egli fornisce una lista di virt particolari, accompagnati da modelli di
uomini virtuosi da imitare, proprio per mostrare agli uomini come essere
virtuosi (cos da realizzare la propria natura in modo eccellente).
Le questioni che affronteremo sono le seguenti:
a) la lista delle virt etiche;
b) la relazione tra la virt generale e le virt particolari;
c) il senso delle virt etiche.
I libri di EN rivolti alle virt etiche sono il libro II (cap. 5: definizione
generale delle virt; cap. 7: lista delle virt particolari); i libri III, 8-IV,
9, che analizzano in dettaglio le virt particolari; il libro V, che analizza
la virt etica della giustizia e delle sue specie.
La lista delle virt (EN II, 7, 1107a33-1108b7)
Coraggio-temperanza-generosit-magnificenza-fierezza-mitezza36
sincerit-arguzia-amabilit-pudore-sdegno.
1) coraggio (andreia):
le passioni in gioco sono la paura e lardimento; il giusto mezzo il
coraggio; estremi: i) eccesso: temerariet (difetto di paura; eccesso
nellardire) ; ii) difetto: vilt (eccesso di paura; difetto dellardire).
2) temperanza (sophrosyne):
le passioni in gioco sono piacere e dolore; il giusto mezzo la
temperanza; estremi: i) eccesso: intemperanza (incapacit di dominarsi);
ii) difetto: insensibilit (difetto di sensibilit ai piaceri e ai dolori).
3) generosit (eleutheriotes):
in questo caso sono in gioco azioni, dare ed avere ricchezze (caso di
piccole somme).Giusto
mezzo:
generosit;
estremi:
i) eccesso:
prodigalit (dare troppo, ricevere poco); ii) difetto: avarizia (dare troppo
poco; cercare di ricevere troppo).
4) magnificenza (megaloprepeia):
anche qui dare e ricevere ricchezze, ma il caso di grandi somme.
Giusto mezzo: magnificenza; estremi: i) eccesso: ostentazione e volgarit
(cio, fasto senza limiti, cfr. EN IV, 4, p. 136 Natali); ii) difetto:
grettezza (cfr. EN IV, 6, p. 141 Natali: il gretto magari spende anche
cifre importanti, ma rovina tutto per un dettaglio, esita tutto il tempo e
comunque cerca di spendere il meno possibile).
5) fierezza (megalopsychia):
sentimenti in gioco: onore e disonore; giusto mezzo: fierezza; estremi
i) eccesso: vanit; ii) difetto; pusillanimit.
6) mitezza (praotes):
passione in gioco: lira; giusto mezzo: mitezza; estremi i) eccesso:
iracondia; ii) difetto: flemma.
Abbiamo poi tre mediet che concernono la vita sociale fatta di
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conversazioni e azioni:
7) sincerit (aletheia):
verit su me stesso e gli altri? Giusto mezzo: sincerit; estremi: i)
eccesso: vanteria; ii) difetto: ironia (nel senso di dissimulare?)
8) arguzia (eutrapelia):
piacere proprio dei divertimenti; giusto mezzo: arguzia; estremi: i)
eccesso: buffoneria; ii) difetto: rusticit
9) amabilit (philia):
piaceri che si hanno nella vita in generale; giusto mezzo: amabilit;
estremi: i) eccesso: compiacenza (senza scopo)/adulazione (con scopo);
ii) difetto: sgradevolezza
Altre mediet nelle passioni e nelle cose collegate alle passioni
10) pudore (aids):
si tratta di una passione che secondo Aristotele non propriamente
una virt, anche se lodevole. Essa mediet tra il pudibondo (eccesso)
e lo sfacciato (difetto)
ii) sdegno (nemesis):
piacere e dolore che si hanno per ci che capita al nostro prossimo;
Giusto mezzo: sdegno (ci si addolora per coloro che hanno successo
immeritatamente o che falliscono immeritatamente); estremi: i) eccesso:
invidia (ci si addolora per i successi di tutti); ii) difetto: malevolenza (si
prova piacere per i fallimenti di tutti).
Nel seguito di EN Aristotele presenta approfondimenti su queste virt:
coraggio e temperanza sono trattati nel III libro, gli altri nel IV.
Questa liste e le relative spiegazioni hanno lo scopo di mostrare che la
definizione di virt come giusto mezzo si applica ai casi di virt
particolari. Questo per non significa che Aristotele metta in scena una
sorta di mediocrit, come Kant accuser. Al contrario, la virt per
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Aristotele una sommit, dal punto di vista delleccellenza del bene. Per
giustificare la definizione, e quindi la natura, della virt etica, Aristotele
fa una comparazione tra opere della natura e dellarte. Esse sono
eccellenti quando evitano gli eccessi e realizzano una giusta proporzione
di elementi disparati e contrari: gli elementi fondamentali terra, aria,
acqua, fuoco (che hanno propriet contrarie) nei composti naturali; gli
umori nella buona salute del corpo; le proporzioni nelle opere darte.
Allo stesso modo, le passioni presentano leccesso e il difetto, il pi e
il meno, ed esiste una sorta di continuo tra una qualit e un difetto
opposto, come la temerariet e la vilt, e gli altri estremi che abbiamo
visto.
Le virt etiche costituiscono il luogo della conciliazione tra lanima
razionale e lanima desiderativa delluomo, per una realizzazione
delluomo nelluniverso sociale.
Ma come si diviene giusti, temperanti, coraggiosi, ecc.?
Certamente non attraverso linsegnamento teorico che si riceve alla
scuola di Aristotele, visto che linsegnamento serve solo alla
trasmissione di un sapere. Daltra parte, non si nasce naturalmente
virtuosi; la natura fornisce solamente una predisposizione alla virt, che
si pu per acquisire solo con un impegno individuale.
Secondo Aristotele si pu acquisire la virt solo grazie allabitudine
alla condotta virtuosa. Quindi, si diventa giusti abituandosi a compiere
azioni giuste, si diventa coraggiosi abituandosi a comportarsi in modo
coraggioso, ecc.
Lantico problema socratico e platonico dellinsegnabilit della virt
(vedi ad esempio Menone) trova in EN la sua soluzione: Aristotele
presenta la teoria di una formazione morale che si realizza attraverso
unabitudine fino a produrre nel soggetto una seconda natura. Affinch
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esperienze primarie.
Le passioni
Sulla base della lista delle virt analizzata, possiamo anche estrarre la
lista (probabilmente non sistematica n esaustiva) delle passioni.
Essa fornita un po alla rinfusa anche in EN II, 4, 1105b20ss (p. 59
Natali), quando Aristotele cerca di spiegare che cos la virt (passione,
capacit o stato):
desiderio, ira, paura, ardimento, invidia, gioia, affetto, odio, brama,
gelosia, piet e in generale tutto ci cui fa seguito piacere e dolore
(righe 25-26).
Di fronte a questo insieme emozionale, Aristotele non prende
latteggiamento platonico (n quello che sar stoico) di ritenere che le
passioni costituiscano il male morale. Piuttosto, egli crede che le
passioni costituiscano delle reazioni naturali (cio, psicologicamente
spontanee) allambiente circostante, cio alle situazioni proposte dalla
rete dei rapporti interpersonali e sociali. Si tratta delle reazioni
dellorexis, della parte desiderativa dellanima, cio della funzione
psichica non razionale, che per non negativa, piuttosto moralmente
neutra.
Nessuno sceglie di provare queste passioni, nessuno quindi
moralmente responsabile, e quindi colpevole, per esse (vedremo infatti
che per Aristotele la sfera delle responsabilit coincide con quella della
scelta).
Non si quindi buoni o cattivi a causa delle passioni che proviamo,
ma a causa delle virt e dei vizi, cio a causa del modo in cui le passioni
sono regolate e dominate (dalla ragione) nellazione morale:
EN II, 4, 1105b29-1106a4 p. 59 Natali): Ora n le virt n i vizi sono
passionio non sono senza scelta.
41
Si tratta ancora di un passo gi letto (ancora una volta per capire cos
la virt), che per adesso comprendiamo in tutta la sua portata.
Il problema della virt non quindi quello di una negazione del
materiale psichico delle passioni (vedi EN II, 2, 1104b24: Aristotele
dice che le virt sono definite anche come un certo tipo di impassibilit,
ma tale definizione sbagliata), ma quello del suo buon uso: bisogner
dominare le passioni nel momento adatto, riguardo alle cose adatte e in
relazione alla gente adatta, nel modo adatto e per il fine adatto:
EN II, 5, 1106b21-25 (p. 63 Natali): Sto parlando della virt morale
(=etica, quella del carattere)nel modo adatto.
Il senso di questo passo che le passioni sono inevitabile e anche utili,
purch sottoposte a una mediet che le rende accettabili alla societ,
eliminando quel carattere (che esse possono avere) fuori controllo e
dirompente: cfr. per esempio la tragedia greca.
In compenso, Aristotele valorizza la reattivit emotiva e il grado di
implicazione delle passioni necessari ai rapporti interpersonali.
Facciamo
un
ultimo
esempio,
significativo
per
chiarire
42
Il metodo dellEtica
Troviamo alcune osservazioni sul metodo in etica allinizio dellopera
(EN I, 1, 1094b20-1095a12), e in un passo veramente importante di EN
VII 1, 1147b2-7 (libro sul piacere) (da mettere in relazione con EE
1216b26-35).
Le osservazioni del primo libro si dividono in due sezioni:
1) osservazioni sul ragionamento etico (1094b20-22);
2) osservazioni sulluditorio adatto (1094b22-1095a12).
1) Il ragionamento etico (vedi anche Metafisica alfa minore, terzo
capitolo)
Aristotele spiega che non bisogna pretendere lo stesso rigore per ogni
argomento e disciplina: in particolare, sarebbe assurdo pretendere per gli
argomenti della nostra ricerca (etica o politica?).
Per quale motivo?
Perch gli oggetti della politica (ricordiamo che Aristotele avanza la
tesi che gli argomenti trattati in EN in teoria dovrebbero essere oggetto
della politica (vedi sopra, p. 15)) come le cose belle, le cose giuste, le
cose buone, sono talmente vari e fluttuanti che sembrano stabiliti pi per
convenzione che per natura.
La natura delle cose morali non necessaria, ma vale solamente per lo
pi (epi to pol). Aristotele fornisce come esempio la ricchezza e il
coraggio. Essi sono considerati cose buone, ma per alcuni sono stati
causa di morte (e quindi cose cattive).
Per argomenti di questo tipo, quindi, bisogner accontentarsi di
mostrare la verit grosso modo (1094a25: typ, dativo di typos), cio per
sommi tratti. Si tratta in somma di partire da argomenti che valgono per
lo pi, e che quindi forniscono delle conclusioni per lo pi.
43
45
metodologiche simili a quelle che troviamo nel passo in analisi5: anche qui,
infatti, necessario risolvere le aporie, e mostrare che ci che sembra
(appartenere al luogo) realmente lo sia; in tal modo ogni cosa sar provata
al meglio. Nel de anima (403b20-24)6, Aristotele dice che bisogna
sollevare delle aporie che si devono risolvere nel corso della trattazione e
raccogliere le opinioni (doxai) dei predecessori per accogliere ci che
hanno detto correttamente e rifiutare ci che non hanno detto
correttamente. Citer infine il caso, molto significativo, del libro B della
Metafisica, 995a24-b4. Anche qui Aristotele, in relazione alla scienza
ricercata, suggerisce di affrontare quelle cose (tesi? affermazioni?)
intorno a cui si deve innanzitutto sollevare delle difficolt. La discussione
preliminare delle difficolt utile per pi motivi: 1) unaporia un legame
che non possiamo sciogliere fino a che non ne comprendiamo la natura; 2)
colui che ricerca senza discutere le difficolt non conosce la direzione in
cui sta andando, e neppure sa se ha trovato ci che cercava; 3) inoltre, colui
che ha ascoltato gli argomenti che si contrappongono, sar in una posizione
migliore quanto al giudizio. Insomma, pare che, grosso modo, questo
metodo si applichi a tutti gli ambiti, o quasi, della riflessione filosofica
aristotelica.
Tre operazioni
Il metodo presentato da Socrate nel passo in analisi comprende tre
operazioni:
1) stabilire i fenomeni;
5
Phys., 211a7-11 : come per la ricerca riguardo a come il ti esti possa essere dato, bisogna sforzarsi di
condurre la ricerca in modo tale che le aporie siano risolte e che ci che sembra appartenere al luogo
realmente gli appartenga; e, inoltre, che la causa della difficolt e delle aporie riguardo al luogo
divengano chiare; cos infatti ogni cosa sar provata al meglio.
6
de anima 403b20-24: Ricercando le cose intorno allanima necessario che, sollevando delle aporie
che si devono risolvere nel corso della trattazione, si raccolgano contemporaneamente le opinioni dei
predecessori che si espressero in qualche modo intorno ad essa, e ci per accogliere quanto hanno detto
correttamente, e, se non correttamente, temerlo. Cfr. anche de caelo 308a4-7
46
47
EN, 1095a28-30: Ora, considerare tutte le opinioni <sulla felicit> certamente piuttosto inutile, e sar
sufficiente considerare le pi diffuse o quelle che sembrano avere qualche ragione
10
E Owen ad aver dimostrato che i phainomena non riguardano i fatti osservati (G.E.L. Owen, Tithenai
ta phainomena, in AA.VV., Aristote et les problmes de mthode, Louvain-Paris 1961.
48
Esempi possibili : (1) ambiguit del termine aret (che significa sia virt di carattere, che virt
intellettuale), (2) due funzioni dellanima che possiede il logos : i) lanima desiderativa che gli
obbedisce e ii) lanima razionale che possiede il logos come natura propria.
12
Vedi anche EN 1146b6-8: delle aporie, alcune sono da eliminare, altre da conservare: infatti, la
49
Aristotele:
1) perch iniziare una qualunque ricerca (etica, fisica o metafisica)
riunendo le opinioni ricevute (gli endoxa)?
2) perch pensare che le aporie e le difficolt filosofiche da risolvere
derivino tutte dagli endoxa? Vi sono certamente altre fonti di perplessit
filosofica.
3) perch accontentarsi di rimanere con gli endoxa che resistono? Ci sono
altre verit che esistono, anche se nessuno le pensa e le crede; in compenso,
ci sono degli endoxa che si sono rivelati falsi (per esempio, fino a
Copernico tutti hanno pensato che la terra fosse immobile, a torto).
Questultima domanda non posta da Aristotele neppure nei passi in cui
presenta
la
raccolta
delle
opinioni
dei
predecessori
come
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criteri per considerare gli endoxa, endoxa, si trovano nei Topici, 100b212314: sono endoxa quelle opinioni (o, per meglio dire le cose che
sembrano, i dokounta) o condivise da tutti, o da quasi tutti, oppure dai
sapienti (tutti, o quasi tutti o dai pi conosciuti e autorevoli). Sicuramente,
per prima cosa, pensiamo a opinioni esplicite, espresse dal linguaggio (i
legomena), per esempio alla lista delle opinioni sullakrasia o
sulleudaimonia. Ma, come fa notare Jonathan Barnes, bisogner
probabilmente considerare come endoxa anche delle opinioni o credenze
implicite:
i) proposizioni che derivano dalle nostre credenze:
per esempio: credo (esplicitamente) che la ricchezza un bene per
luomo; di conseguenza, credo (implicitamente) che possedere una villa
con piscina in costa Smeralda un bene per luomo;
ii) credenze che possiamo attribuire a qualcuno sulla base delle sue
azioni: faccio molto sport piuttosto che studiare filosofia: mi viene
attribuita la credenza secondo cui la salute superiore alla virt
(intellettuale).
iii) credenze latenti nel linguaggio:
un esempio un po complicato in EN 1111b26-30: la volont riguarda il
fine, la scelta i mezzi per raggiungere il fine: per esempio, noi vogliamo
essere in buona salute e scegliamo i mezzi con cui saremo in buona salute,
e vogliamo essere felici, e lo dichiariamo, ma non corretto dire
scegliamo, poich la scelta ha per oggetto le cose che dipendono da noi.15
Questo per dire che gli endoxa o i phainomena da considerare si ampliano
moltissimo, se consideriamo non solo le credenze esplicite ed espresse, ma
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Top 100b21-23 sono opinioni autorevoli le opinioni (ta dokounta) condivise da tutti gli uomini, o da
quasi tutti, o dai sapienti e, per questi ultimi, o da tutti, o da quasi tutti, o dai pi conosciuti e autorevoli.
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Altro esempio in Fisica I, 7: i modi in cui i greci parlano del cambiamento mostra lopinione comune
secondo cui ogni cambiamento consiste in una materia che assume una forma al posto della privazione.
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di tutti i metodi.
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