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Impronte
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E-book53 pagine36 minuti

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Due storie di donne in tempi e luoghi diversi: dai processi per stregoneria di una valle alpina la testimonianza di Ortensia; dalla vita della bisnonna dell’autrice la memoria di Anita. Impronte di esistenze reali riflesse nel gioco della fantasia.
LinguaItaliano
Data di uscita30 mar 2020
ISBN9788855129763
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    Impronte - Regina Vio

    Regina Vio

    Impronte

    Copyright© 2020 Edizioni del Faro

    Gruppo Editoriale Tangram Srl

    Via dei Casai, 6 – 38123 Trento

    www.edizionidelfaro.it

    [email protected]

    Prima edizione digitale: aprile 2020

    ISBN 978-88-6537-542-6 (Print)

    ISBN 978-88-5512-976-3 (ePub)

    ISBN 978-88-5512-977-0 (mobi)

    In copertina: In copertina: Orme sulla neve, R. Vio

    http://www.edizionidelfaro.it/

    https://www.facebook.com/edizionidelfaro

    https://twitter.com/EdizionidelFaro

    http://www.linkedin.com/company/edizioni-del-faro

    Il libro

    Due storie di donne in tempi e luoghi diversi: dai processi per stregoneria di una valle alpina la testimonianza di Ortensia; dalla vita della bisnonna dell’autrice la memoria di Anita. Impronte di esistenze reali riflesse nel gioco della fantasia.

    L’autrice

    Regina Vio è nata nel 1964. Ha vissuto, lavorato e soprattutto traslocato per diverse case tra Venezia, Lido e terraferma veneziana. A quarant’anni (compiuti) si è trasferita in Valtellina dove continua a vivere, lavorare e con meno frequenza traslocare.

    Impronte

    Ortensia

    Oggi

    Ogni giorno ha un tempo proprio.

    La percezione delle ore, la lunghezza dei minuti, la sospensione delle notti cambia, muta, sprofonda nell’oblio delle diverse epoche, nei secoli dei secoli.

    Il mio nome è Ortensia ma non conta più, non sono più libera.

    Non posso più scendere a Valle ad aspettare i ragazzi che escono da scuola, rincorrerli scalza per rubare loro le pagnotte di segale che mangiano a merenda; non posso più accarezzare i vitellini accucciati nelle stalle, sentire il loro pelo tenero e l’alito caldo e acido di latte; non posso più dormire la notte ai piedi dei castagni e delle querce, scavare tra il muschio umido la mia tana di ragazza sola, bastarda, abbandonata.

    Mi hanno presa una mattina mentre mi lavavo al torrente, avevo il vestito sollevato fino alla cintura, il sedere scoperto e lasciavo che l’acqua gelida scorresse tra le gambe; mi hanno bloccata, in due che non conosco, legato i polsi dietro la schiena, spintonata senza darmi il tempo di tirarmi giù l’abito, sentivo i loro sguardi sporchi ed era solo l’anticipo di ciò che sarebbe stato dopo.

    Il nostro è un paese bellissimo, arroccato sul versante sud della Valle; le case si rincorrono l’una con l’altra fino a formare un angolo retto proprio dove la rupe finisce e inizia uno strapiombo di quasi 500 metri. Vedere da lassù lo spettacolo che danno le albe e i tramonti è da non credere, ci andavo spesso da bambina e leggevo le nuvole, i bagliori di luce che filtravano, il volo degli uccelli che partivano.

    Se solo potessi ricordare quello che non si può: i primi anni di vita, quelli che dipendono da altri; ricostruire il volto di mia madre e il suo primo sguardo se mai ci fu.

    La consapevolezza di essere è una luce improvvisa all’età di sei anni, ho vicino una donna, Gigliola, sembra più vecchia dei suoi 40 anni, mi tiene la mano con forza e assieme giriamo una scura polenta che bolle nel pentolone agganciato sopra il fuoco del camino, sento ancora la sua voce calma che borbotta cantilene, vedo la sua pelle sottile e rugosa, lo sguardo nero, brillante che

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