Antonio Lucci
Antonio Lucci (PhD) is research assistant in Aesthetics of Cultural History and Theory at the Institut für Kulturwissenschaft (Institute for Cultural History and Theory), Humboldt University (Berlin). Previously, he held research positions at the Excellence Cluster TOPOI (Humboldt University, Berlin, 2013–2015), at the University of Rome “La Sapienza” (2009–2013), and at the University of Trieste (2009–2013), as well as lectureships at the Institut für Kulturwissenschaft (2013, 2014–2015), and at the NABA (New Academy of Fine Arts, Milan) (2011–2014). He is a member of the ISAP (Institute of Advanced Psychoanalytical Studies) and editor for different scholarly journals in philosophy and cultural studies, such as “LoSguardo”, “Azimuth”, and “Doppiozero”.
Lucci’s research focuses on 20th- and 21st-century continental philosophy, with particular regard to the philosophy of technology, psychoanalysis, contemporary Italian philosophy, and to political and biopolitical thought.
He is the author of numerous articles in peer-reviewed scholarly journals and edited volumes, and has published six monographs. Among his publications are: Il limite delle sfere. Saggio su Peter Sloterdijk (The Limit of the Spheres. Essay on Peter Sloterdijk) (Rome, 2011); Un´acrobatica del pensiero. La filosofia dell´esercizio in Peter Sloterdijk (An Acrobatics of Thought. The Philosophy of Exercise in Peter Sloterdijk) (Rome, 2014); (with Sergio Benvenuto ) Lacan, oggi (Lacan, Today) (Milan, 2014), and Umano Post Umano (Human, Post-Human) (Rome 2016).
Lucci’s research focuses on 20th- and 21st-century continental philosophy, with particular regard to the philosophy of technology, psychoanalysis, contemporary Italian philosophy, and to political and biopolitical thought.
He is the author of numerous articles in peer-reviewed scholarly journals and edited volumes, and has published six monographs. Among his publications are: Il limite delle sfere. Saggio su Peter Sloterdijk (The Limit of the Spheres. Essay on Peter Sloterdijk) (Rome, 2011); Un´acrobatica del pensiero. La filosofia dell´esercizio in Peter Sloterdijk (An Acrobatics of Thought. The Philosophy of Exercise in Peter Sloterdijk) (Rome, 2014); (with Sergio Benvenuto ) Lacan, oggi (Lacan, Today) (Milan, 2014), and Umano Post Umano (Human, Post-Human) (Rome 2016).
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CV (Deutsch) by Antonio Lucci
Books by Antonio Lucci
durissima requisitoria nella terza dissertazione della sua Genealogia della morale. Eppure, ad un’analisi più dettagliata, non è possibile ritrovare, in questo testo, neanche una singola occorrenza della parola “ascesi”. È davvero possibile che il filosofo (e filologo classico) di Röcken abbia omesso casualmente una parola come askesis, tanto centrale per il pensiero filosofico greco, dal suo scritto polemico? Oppure il concetto di ascesi va interpretato in maniera differente rispetto a quello di “ideale ascetico”, andando così a creare una costellazione teorica più complessa rispetto a quella che sembra configurarsi in un primo momento? Il presente lavoro si ripropone di effettuare una ricostruzione e discussione critica delle molte declinazioni dell’ascetismo presenti nel pensiero di Friedrich Nietzsche, tanto nelle opere a stampa quanto nei frammenti postumi: dall’ascesi greca di Pitagora e Orfeo, passando per quella (talvolta valorizzata, talvolta criticata) di Schopenhauer, fino ad arrivare alla decostruzione
dell’ideale ascetico nella Genealogia della morale verranno prese
in considerazione quelle che andranno a configurarsi come le molte ascesi di Nietzsche.
Wie kam es aber dazu, dass es plötzlich vorstellbar wurde, einen Anachoreten für den eigenen Landschaftsgarten anzuheuern? Welche Rolle spielten die Schmuckeremiten im Kontext der europäischen Säkularisierung? Waren sie einsame Weise, Performer oder etwa die leibhaftigen Vorgänger der heutigen Gartenzwerge?
Dieses Buch rekonstruiert die historischen und kulturellen Wurzeln, die politischen und ästhetischen Spannungen und nicht zuletzt den religiösen Stellenwert dieser einzigartigen und oft verkannten »Berufsasketen«.
Questi sono solo alcuni dei termini e dei concetti che uno dei più interessanti interpreti filosofici della contemporaneità, Peter Sloterdijk, ha coniato per esprimere la sua visione dell’uomo e del mondo contemporaneo. Dalla costituzione del soggetto a quella dei collettivi, dal comunismo al cristianesimo, dalla tecnica allo stress, questa introduzione in forma di dizionario tenta di dare al lettore che si avvicina alla lettura del filosofo tedesco una “cassetta degli attrezzi” per comprendere e poter apprezzare un mondo filosofico ironico e affascinante, provocatorio e geniale, come è quello del pensatore di Karlsruhe.
Questo libro, per la prima volta in Italia, si propone di ricostruire criticamente il pensiero del filosofo tedesco: dagli anni di formazione tra India e studi sull'autobiografia agli studi di antropologia filosofica e filosofia della musica, per arrivare alle speculazioni più recenti, incentrate sui concetti di "sfera" e di "posthistoire".
Attraverso un percorso logico, lessicale e cronologico, la figura e la filosofia di Peter Sloterdijk vengono ricostruite, in costante confronto con gli autori più importanti del panorama filosofico, letterario e politico antico e contemporaneo: da Socrate a Heidegger, da Latour a Habermas, da Lenin a Houellebecq.
Il ricco apparato bibliografico che conclude il libro si offre al lettore come un utile strumento di orientamento nell'intricato dedalo di interviste, articoli, saggi, CD, romanzi di cui si compone l'opera di uno dei "pensatori sulla scena" più interessanti del nostro tempo.
Edited Books by Antonio Lucci
Neu ist dabei der Ansatz, den Negativitätsbegriff gezielt zu pluralisieren: einerseits durch Herauslösung aus seiner Bindung an (nach-)hegelianische Lesarten, andererseits durch Konkretisierung. Dies bedeutet, Negativität in ihre diskursiven, medialen und kulturellen Kontexte einzuordnen, sie an Beispielen zu veranschaulichen sowie theoretische Positionen in Bezug zu kulturellen Artefakten zu setzen. In den Blick rücken so nicht nur Texte, sondern auch Figuren, Narrative, Bilder und Praktiken, in denen sich Negativität manifestiert.
In Teil 1 wurden Texte versammelt, welche die Italian Theory in ihren theoretischen Grundzügen und ihrer historischen wie theoretischen Genese erläutern: Roberto Esposito, Enrica Lisciani-Petrini, sowie Dario Gentili. Verschiedene Einblicke in die philosophische ›Werkstatt‹ der Italian Theory geben die im 2. Teil versammelten Texte von Giorgio Agamben, Toni Negri, Maurizio Lazzarato, Paolo Virno und Elena Esposito. In der 2014 erstmals veröffentlichten Gesprächsrunde, mit der der Band abschließt, reflektieren Roberto Esposito, Dario Gentili und Giacomo Marramao – ausgehend von Federica Buongiornos und Antonio Luccis Fragen – über die grundsätzliche Tragweite des Phänomens der Italian Theory, ihre Strukturen und ihre Rolle in der und für die italienische philosophische Tradition.
Dal concetto di forma-di-vita a quello di homo sacer, passando per la teologia politica ed economica, i saggi qui raccolti si confrontano anche con fenomeni politici e filosofici che Agamben ha contribuito a interpretare, creando strumenti epistemologici tanto indispensabili quanto controversi: dai “campi” politici di reclusione in Argentina, alla nascita dell’economia in Grecia, dalla rinascita del religioso nel mondo contemporaneo, alla possibilità di una sospensione della macchina del diritto e dell’appropriazione.
Emergono nuovi intrecci e inedite interruzioni, delucidazioni necessarie e frammenti opachi. L’implicazione “desiderio-godimento” viene sviluppata fino a rivelare il suo sfaldamento. Il desiderio del filosofo e il desiderio dello psicoanalista vengono convocati nella loro divergenza. Le impasse pratiche e teoriche di psicoanalisi e filosofia appaiono evidenziate dall’urgenza a cui infine si riducono desiderio e godimento: il soggetto portato, attraverso desiderio e godimento, di fronte al suo superamento; la comunità ricondotta alla sua “nuova” origine.
Ne esce un’analisi problematica della contemporaneità: non solo eclissi del desiderio e trionfo del godimento, ma anche il rovescio di questa endiadi.
Edited Collections by Antonio Lucci
At a historical moment in which a large part of the world’s population, due to the Covid-19 pandemic, found itself – a situation practically unprecedented – severely limited in their freedom of movement, the question about the body, both individual and social arises again urgently. Within this problematic framework, «Teoria» devotes two issues to this discussion. The first issue, which we present here, contains essays that deal with the body along historical and conceptual lines, questioning the body as an element of identity, in its essential function of constituting the subject.
Eppure la rivendicazione dell’utopia come spazio per sfuggire all’inferno del reale, o di quel “Reale”, di cui l’onda lunga del lacanismo politico, da Zizek a Badiou, ha fatto l’oggetto principale della propria “passione”, resta ben presente nell’immaginario collettivo, così come lo era ancora ancora, anche a livello politico, nei propositi di Ernst Bloch. Un mondo ideale, dai tratti fantasmati, o fantasmatici, resta il telos di molte narrative della contemporaneità di grande successo: romanzi, serie televisive, produzioni cinematografiche spesso presentano e rappresentano mondi ideali dal forte potenziale di identificazione. Questo potenziale, però, come Caronia già nel 1996 rilevava, tende ad assumere rapidamente caratteri distopici: se le utopie rinascimentali (quella di Moro come la città del Sole di Campanella, quanto la Christianopolis di Andreae) appaiono al lettore odierno fortemente (pur involontariamente) distopiche, le “utopie” contemporanee, soprattutto quelle elaborate dopo le due Guerre Mondiali, appaiono sempre come utopie “di facciata”, che nascondono tratti distopici totalitari, eugenetici, bio- e tanatopolitici. Nelle distopie della letteratura sci-fi dagli anni ’60 fino a oggi, ma pure nei mondi post-apocalittici popolati da gruppi di uomini tornati allo stato di natura di molte narrazioni seriali e videogames, sembra che il potenziale critico dell’utopia sia stato mantenuto, rovesciando però il suo segno distintivo da positivo a negativo, andando così di pari passo con sfiducia per la ragione tipica dell’epoca che va dal Dopoguerra a oggi.
durissima requisitoria nella terza dissertazione della sua Genealogia della morale. Eppure, ad un’analisi più dettagliata, non è possibile ritrovare, in questo testo, neanche una singola occorrenza della parola “ascesi”. È davvero possibile che il filosofo (e filologo classico) di Röcken abbia omesso casualmente una parola come askesis, tanto centrale per il pensiero filosofico greco, dal suo scritto polemico? Oppure il concetto di ascesi va interpretato in maniera differente rispetto a quello di “ideale ascetico”, andando così a creare una costellazione teorica più complessa rispetto a quella che sembra configurarsi in un primo momento? Il presente lavoro si ripropone di effettuare una ricostruzione e discussione critica delle molte declinazioni dell’ascetismo presenti nel pensiero di Friedrich Nietzsche, tanto nelle opere a stampa quanto nei frammenti postumi: dall’ascesi greca di Pitagora e Orfeo, passando per quella (talvolta valorizzata, talvolta criticata) di Schopenhauer, fino ad arrivare alla decostruzione
dell’ideale ascetico nella Genealogia della morale verranno prese
in considerazione quelle che andranno a configurarsi come le molte ascesi di Nietzsche.
Wie kam es aber dazu, dass es plötzlich vorstellbar wurde, einen Anachoreten für den eigenen Landschaftsgarten anzuheuern? Welche Rolle spielten die Schmuckeremiten im Kontext der europäischen Säkularisierung? Waren sie einsame Weise, Performer oder etwa die leibhaftigen Vorgänger der heutigen Gartenzwerge?
Dieses Buch rekonstruiert die historischen und kulturellen Wurzeln, die politischen und ästhetischen Spannungen und nicht zuletzt den religiösen Stellenwert dieser einzigartigen und oft verkannten »Berufsasketen«.
Questi sono solo alcuni dei termini e dei concetti che uno dei più interessanti interpreti filosofici della contemporaneità, Peter Sloterdijk, ha coniato per esprimere la sua visione dell’uomo e del mondo contemporaneo. Dalla costituzione del soggetto a quella dei collettivi, dal comunismo al cristianesimo, dalla tecnica allo stress, questa introduzione in forma di dizionario tenta di dare al lettore che si avvicina alla lettura del filosofo tedesco una “cassetta degli attrezzi” per comprendere e poter apprezzare un mondo filosofico ironico e affascinante, provocatorio e geniale, come è quello del pensatore di Karlsruhe.
Questo libro, per la prima volta in Italia, si propone di ricostruire criticamente il pensiero del filosofo tedesco: dagli anni di formazione tra India e studi sull'autobiografia agli studi di antropologia filosofica e filosofia della musica, per arrivare alle speculazioni più recenti, incentrate sui concetti di "sfera" e di "posthistoire".
Attraverso un percorso logico, lessicale e cronologico, la figura e la filosofia di Peter Sloterdijk vengono ricostruite, in costante confronto con gli autori più importanti del panorama filosofico, letterario e politico antico e contemporaneo: da Socrate a Heidegger, da Latour a Habermas, da Lenin a Houellebecq.
Il ricco apparato bibliografico che conclude il libro si offre al lettore come un utile strumento di orientamento nell'intricato dedalo di interviste, articoli, saggi, CD, romanzi di cui si compone l'opera di uno dei "pensatori sulla scena" più interessanti del nostro tempo.
Neu ist dabei der Ansatz, den Negativitätsbegriff gezielt zu pluralisieren: einerseits durch Herauslösung aus seiner Bindung an (nach-)hegelianische Lesarten, andererseits durch Konkretisierung. Dies bedeutet, Negativität in ihre diskursiven, medialen und kulturellen Kontexte einzuordnen, sie an Beispielen zu veranschaulichen sowie theoretische Positionen in Bezug zu kulturellen Artefakten zu setzen. In den Blick rücken so nicht nur Texte, sondern auch Figuren, Narrative, Bilder und Praktiken, in denen sich Negativität manifestiert.
In Teil 1 wurden Texte versammelt, welche die Italian Theory in ihren theoretischen Grundzügen und ihrer historischen wie theoretischen Genese erläutern: Roberto Esposito, Enrica Lisciani-Petrini, sowie Dario Gentili. Verschiedene Einblicke in die philosophische ›Werkstatt‹ der Italian Theory geben die im 2. Teil versammelten Texte von Giorgio Agamben, Toni Negri, Maurizio Lazzarato, Paolo Virno und Elena Esposito. In der 2014 erstmals veröffentlichten Gesprächsrunde, mit der der Band abschließt, reflektieren Roberto Esposito, Dario Gentili und Giacomo Marramao – ausgehend von Federica Buongiornos und Antonio Luccis Fragen – über die grundsätzliche Tragweite des Phänomens der Italian Theory, ihre Strukturen und ihre Rolle in der und für die italienische philosophische Tradition.
Dal concetto di forma-di-vita a quello di homo sacer, passando per la teologia politica ed economica, i saggi qui raccolti si confrontano anche con fenomeni politici e filosofici che Agamben ha contribuito a interpretare, creando strumenti epistemologici tanto indispensabili quanto controversi: dai “campi” politici di reclusione in Argentina, alla nascita dell’economia in Grecia, dalla rinascita del religioso nel mondo contemporaneo, alla possibilità di una sospensione della macchina del diritto e dell’appropriazione.
Emergono nuovi intrecci e inedite interruzioni, delucidazioni necessarie e frammenti opachi. L’implicazione “desiderio-godimento” viene sviluppata fino a rivelare il suo sfaldamento. Il desiderio del filosofo e il desiderio dello psicoanalista vengono convocati nella loro divergenza. Le impasse pratiche e teoriche di psicoanalisi e filosofia appaiono evidenziate dall’urgenza a cui infine si riducono desiderio e godimento: il soggetto portato, attraverso desiderio e godimento, di fronte al suo superamento; la comunità ricondotta alla sua “nuova” origine.
Ne esce un’analisi problematica della contemporaneità: non solo eclissi del desiderio e trionfo del godimento, ma anche il rovescio di questa endiadi.
At a historical moment in which a large part of the world’s population, due to the Covid-19 pandemic, found itself – a situation practically unprecedented – severely limited in their freedom of movement, the question about the body, both individual and social arises again urgently. Within this problematic framework, «Teoria» devotes two issues to this discussion. The first issue, which we present here, contains essays that deal with the body along historical and conceptual lines, questioning the body as an element of identity, in its essential function of constituting the subject.
Eppure la rivendicazione dell’utopia come spazio per sfuggire all’inferno del reale, o di quel “Reale”, di cui l’onda lunga del lacanismo politico, da Zizek a Badiou, ha fatto l’oggetto principale della propria “passione”, resta ben presente nell’immaginario collettivo, così come lo era ancora ancora, anche a livello politico, nei propositi di Ernst Bloch. Un mondo ideale, dai tratti fantasmati, o fantasmatici, resta il telos di molte narrative della contemporaneità di grande successo: romanzi, serie televisive, produzioni cinematografiche spesso presentano e rappresentano mondi ideali dal forte potenziale di identificazione. Questo potenziale, però, come Caronia già nel 1996 rilevava, tende ad assumere rapidamente caratteri distopici: se le utopie rinascimentali (quella di Moro come la città del Sole di Campanella, quanto la Christianopolis di Andreae) appaiono al lettore odierno fortemente (pur involontariamente) distopiche, le “utopie” contemporanee, soprattutto quelle elaborate dopo le due Guerre Mondiali, appaiono sempre come utopie “di facciata”, che nascondono tratti distopici totalitari, eugenetici, bio- e tanatopolitici. Nelle distopie della letteratura sci-fi dagli anni ’60 fino a oggi, ma pure nei mondi post-apocalittici popolati da gruppi di uomini tornati allo stato di natura di molte narrazioni seriali e videogames, sembra che il potenziale critico dell’utopia sia stato mantenuto, rovesciando però il suo segno distintivo da positivo a negativo, andando così di pari passo con sfiducia per la ragione tipica dell’epoca che va dal Dopoguerra a oggi.
inquietante delle domande lasciate in eredità dalle religioni antiche al mondo contemporaneo: “È possibile negare il mondo?”.
1. (Welt-)Armut
Ausgehend von Martin Heideggers Buch Die Grundbegriffe der Metaphysik. Welt – Endlichkeit – Einsamkeit wird der Versuch unternommen, eine ‚ontologische‘ Grundbestimmung der Armut zu entwerfen. Durch die Analyse des Paragraphen 46 des Buches wird die Hypothese aufgestellt, dass die Armut keine bloße Gleichgültigkeit gegen den Besitz sei, sondern ein „Haben, als hätten wir nicht“. Demzufolge wäre eine erste Definition von Armut folgende: Die Armut ist ein ‚als-ob-nicht‘-Zustand gegenüber der Welt.
2. Das asketische Tier
Durch die Analyse des Textes von Max Scheler, Die Stellung des Menschen im Kosmos, wird ein möglicher Zusammenhang hergestellt, in dem Armut und Askese als zwei Pole einer theoretischen Maschine gelten können. Die Askese ist, in dieser Hinsicht, die Methode, durch die der Mensch die Welt ‚ent-realisieren‘ und seine ontologische Armut verwirklichen kann.
3. Kurze Kulturgeschichte der Askese ab dem 19. Jh.: der Fall Friedrich Nietzsches
Friedrich Nietzsche hat in der letzten Sektion seines Buches Zur Genealogie der Moral das Problem der „asketischen Ideale“ ausführlich (und kritisch) behandelt.
Nietzsches Kritik trifft das asketische Problem, aber sie fokussiert sich v.a. auf die christliche und philosophische ‚Intellektualisierung‘ der Askese, die eine einfache Antwort auf das ‚Problem‘ der Welt zu geben versucht hat. In dieser Hinsicht lautet die abschließende und kritisch von Nietzsche ausgehende These wie folgt: Die Askese kann durchaus als die menschliche Lösung des Problems der Welt begriffen werden, aber sie muss nicht unbedingt eine Welt- bzw. Triebverneinung sein.
Lebensmittel brauchen, um leben zu können. Am Anfang steht der Mangel: „Der Hungrige“, so schreibt
Elias Canetti in seinem Hauptwerk Masse und Macht (1960), „fühlt leeren Raum in sich. Das Unbehagen,
das ihm diese innere Leere verursacht, überwindet er, indem er sich mit Speise füllt.“1 Zwar ist die Zahl
der weltweit hungernden Menschen seit der Jahrtausendwende signifikant gesunken. Doch nennt der
aktuelle Welthunger-Bericht von 2015 immer noch eine Zahl von 795 Millionen Hungernden; nahezu die
Hälfte aller Sterbefälle von Kindern unter fünf Jahren kann in den betroffenen Ländern auf
Unterernährung zurückgeführt werden. In seiner Studie Il pane selvaggio (1983) hat der italienische
Kulturhistoriker Piero Camporesi dokumentiert, welche Wahrnehmungen noch vor wenigen Jahrhunderten
auch den Alltag der europäischen Bevölkerung prägten: verhungerte Kinder an jeder
Straßenecke, abgemagerte, gleichsam bei lebendigem Leib skelettierte Menschenwesen. Hunger bildete
die Regel, nicht die Ausnahme, und selbst der Hungertod trat nicht allein als Konsequenz von Kriegen,
Seuchen oder Missernten auf, sondern als ein mehr oder minder gewöhnliches Ereignis.
Essen ist die soziale Praxis schlechthin: Sobald wir essen, bilden wir eine Art von Gemeinschaft, die sich
bestimmten Regeln und Ritualen unterwirft. In diesem Sinne betonte Jacques Derrida, zu essen bedeute
„nicht als erstes, etwas in sich aufzunehmen und zu umfassen, sondern essen zu lernen und zu essen zu
geben, Lernen-dem-Anderen-zu-essen-zu-geben. Man ißt nie allein, das ist die Regel“.2 Das Ideal der
Tischgemeinschaft – vom platonischen Symposion bis zum christlichen Abendmahl – ist oft genug als
politisches Sinnbild des Friedens und der politischen Integration zitiert worden. Seit der
Industrialisierung der Landwirtschaft und der Fleischproduktion in der Moderne ist uns das Essen freilich
immer unheimlicher geworden: Unstrittig ist nicht nur die Grausamkeit zeitgenössischer
Massentierhaltung, die gesundheitspolitische Bedenklichkeit des massenhaften Einsatzes von Antibiotika
oder Pestiziden, sondern auch der eminente Beitrag unserer Formen der Viehzucht zur Emission von
Treibhausgasen und zum Klimawandel. Müssen wir anders essen lernen? Wie können künstlerische
Auseinandersetzungen mit dem Thema der Ernährung – von Kafkas Hungerkünstler bis zu den
Installationen von Joseph Beuys oder Pasolinis Porcile – einen Wandel der Essgewohnheiten begünstigen?
Welchen Einfluss üben philosophische Diskussionen der Askese aus, die den Verzicht als Selbsttechnik
beschreiben?
In interdisziplinären Fallstudien zur Transformation von Subjekten und gouvernementalen Kulturtechniken rekonstruiert der Band die Genealogie der Regierung von Kollektiven und Individuen in Spätantike, Mittelalter und Neuzeit. Hierbei zeigt sich eine der Urszenen der Biopolitik schon in mittelalterlichen Klöstern als menschlichen Perfektionsmaschinen und nicht erst im quantifizierenden Licht der Aufklärung. Zudem betonen neuzeitliche Verflechtungen von Literatur und Kunst mit Recht und Ordnung die gouvernementale Qualität ebenso umfassender wie unscharfer symbolischer Setzungen, die auch in Zeiten funktionaler Differenzierung noch fortwirken. Über die Zeiten hinweg erweist sich die Administration von Menschen gekoppelt an das Versprechen von Sicherheit.
In an international perspective (we plan contributions in English, German, French, and Italian), and through interdisciplinary collaborations, the issue aims to promote contributions from a philosophical point of view, as well as from literary and movie criticisms, italianistics, and arts, in order to take stock of “Pasolini’s phenomenon” today.
We have thus set our sights on contributions that would approach the topic from a range of different angles, while centring the analysis on the two original macro-topics: economics and the humanities.
the term (and concept) of ‘exchange’. This has been envisaged as the theoretical linchpin enabling us to keep a sharp focus on the relations between economics and the social sciences, while moving beyond the all too current discourses on the issue of debt.
We have thus set our sights on contributions that would approach the topic from a range of different angles, while centring the analysis on the two original macro-topics: economics and the humanities.