Es mi primer libro publicado en italiano.
No puedo estar más contento.
Y además estoy contento porque la Editorial Zambon es una editorial comprometida, luchadora, insurgente, combativa.
El propio Guiseppe Zambon dice: "Nuestro catálogo de "editorial comprometida" publica títulos de conocidos autores cuyas obras reflejan aspectos de la realidad de los países del Mediterráneo, desconocidos en su mayor parte, por la sociedad alemana. [...] Nuestra filosofía editorial rechaza las modas revisionistas y las nuevas directrices editoriales, basadas exclusivamente en las leyes del máximo beneficio y su concepción del libro como mera mercancía efímera que se compra, usa y tira del mismo modo que un trozo de papel."
Esta es la nota de mi novela en la página de la editoral Zambon:
Il viaggio di Abdel
Enrique Páez
Il giovane saharaui Abdel Muhbahar è costretto dagli avvenimenti politici (l’invasione delle truppe marocchine) ad abbandonare il proprio paese. La madre viene uccisa ed il padre subisce una pesante condanna. La fuga è l’unica via di salvezza.
Padre e figlio risalgono a piedi verso il nord; attraversano il Sahara e l’intero Marocco fino a raggiungere Gibilterra. Qui riescono a imbarcarsi su una “carretta del mare”, carica fino all’inverosimile di uno spropositato numero di altri diseredati.
Grazie alla loro tenacia si salvano dall’insidia del mare, ma anche dalla caccia spietata che la polizia scatena immediatamente contro chiunque sia riuscito a guadagnare la riva. Essi finiscono purtroppo nelle mani di una banda di malviventi che sfrutta la loro ingenuità per i propri affari e si sbarazza di loro al momento opportuno denunciandoli alla polizia per quel traffico di droga che essi stessi avevano organizzato. Solo Abdel riesce a fuggire e, attraverso una serie di rocambolesche avventure, riesce persino a far arrestare i colpevoli, ma non a liberare il padre innocente. Questa non è dunque una storia a lieto fine. Abdel sarà costretto, fra le lacrime, a denunciare il padre per traffico di droga. Una lunga e infamante condanna in Europa è infatti l'unica possibilità che le nostre leggi gli consentono per evitare l'estradizione e la sicura morte del padre in Marocco.