Visualizzazione post con etichetta Futurismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Futurismo. Mostra tutti i post

lunedì 5 dicembre 2022

Il profilo della storia e la sua evoluzione, Renato Bertelli

Renato Giuseppe Bertelli, Profilo continuo, 1933, bronzo, 42 x 25 cm.

Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART)


Opera discussa e che tutt’ora è al centro di molte, a mio avviso futili, polemiche.

Un cilindro di bronzo modellato alternando rilievi e incisioni, il risultato è che da qualsiasi punto lo si osservi avremo la stessa percezione, un profilo che, seppur non menzionato, porta inevitabilmente al ritratto di Benito Mussolini.

1933, l’anno in cui Bertelli realizza l’opera, è in pieno periodo fascista, la scultura raffigura il Duce ma non impedisce un’interpretazione più ampia di quella che il regime concede, possiamo leggerla seguendo le indicazioni del tempo o andare oltre e ribaltarne i concetti.

Le autorità di quel periodo non lasciavano spazio all’interpretazione, il profilo di Mussolini rappresentava la visione continua, l’attenzione ad ogni latitudine, del Duce verso il suo popolo.

Benito Mussolini, che può essere giudicato per ciò che ha fatto, non può però essere considerato uno stupido, da persona colta qual era ha compreso l’importanza dell’arte nel controllo delle masse e ha immediatamente adottato la scultura di Bertelli facendone un simbolo del regime.

Da allora ne sono state fatte innumerevoli copie, duplicati di qualsiasi forma e materiale, molte create dall’originale, si tratta di multipli riconosciuti ufficialmente, molte altre sono copie artigianali considerate dei falsi, che se non hanno valore collezionistico non perdono quello di semplice souvenir (in quest’ultimo caso apprezzato dai numerosi nostalgici).

Dal 1943 è partita una, allora comprensibile, caccia a tutto ciò che ricordava quel ventennio, molte delle copie sono state distrutte, fortunatamente l’originale e molti altri duplicati sono giunti fino a noi.

A novant’anni dalla realizzazione dell’opera abbiamo il dovere di prenderla in considerazione come oggetto d’arte mettendo da parte ciò che rappresentava o che qualcuno voleva rappresentasse.

Da qui dobbiamo partire per cercare di comprendere questo lavoro, la rappresentazione dei principi della dinamica futurista cara a Boccioni fa della scultura la base del secondo Futurismo, un’ideale proseguimento del movimento nato ventisei anni prima.

Ma c’è un particolare che non possiamo ignorare, Profilo continuo è la riproposizione del celebre Giano bifronte, divinità che vedeva e soprattutto controllava tutto e tutti, quel “controllava” ribalta la visione pro Duce che più o meno forzatamente si era imposta, da un benevolo “padre” che vigilava sui propri figli si trasforma in un “capo” che controlla i propri subalterni, concetto molto più vicino a quella figura dittatoriale di cui abbiamo tristemente memoria.

Se l’opera fosse stata realizzata nell’immediato dopoguerra sarebbe potuta diventare il simbolo di un movimento opposto a quello che ne ha fatto un manifesto, la lettura dunque non è univoca, il periodo storico e la propaganda hanno tracciato una strada, non è detto che sia quella giusta.

Naturalmente  l’aspetto puramente artistico è fondamentale anche se ciò che rappresenta ha preso il sopravvento, a dimostrazione che l’arte va oltre il limite di un pensiero ancorato ad un determinato conteso (contesto che non va dimenticato ma che non può essere l’unico riferimento).

L’intuizione di Bertelli è geniale, con dei solchi e dei rilievi a dato vita ad un’opera iconica e immortale, iconica per ciò che ha rappresentato, immortale per le infinite possibilità interpretative.

Ultimo ma non per questo meno importante il legame del futurismo con il cubismo, Bertelli “vede” la scena da più punti di vista ma lo fa smussando gli “angoli”, creando un cerchio continuo, l’eterno ritorno, il ciclico ripresentarsi della storia, forse il punto di vista più angosciante dell'opera.

martedì 13 ottobre 2015

Breve descrizione dei movimenti artistici, il Futurismo.


Il futurismo nasce a Milano nel 1909 come movimento d’avanguardia.

L’obbiettivo del gruppo era quello di liberare la società dai limiti culturali, storici e artistici del passato e dare un senso “glorioso” alla modernità.

I futuristi erano attirati e affascinati dai rombanti mezzi meccanici della nascente industria, dai trasporti e dalle telecomunicazioni.

Nella scultura e nella pittura, le linnee e le forme incisive e spigolose erano utilizzate per rappresentare il dinamismo del “futuro”.

Una delle principali caratteristiche dei futuristi era la continua ricerca di velocità e movimento: per raggiungere l’obbiettivo gli artisti ripetevano lo stesso oggetto o figura disposto in sequenza, per dare l’impressione di rapido movimento.

Giacomo Balla e Umberto Boccioni (nell’immagine, La risata) sono i due più importanti esponenti di questo movimento.

 

(Alcune nozioni del testo sono tratte da : The art book)

mercoledì 25 febbraio 2015

Tre donne, Umberto Boccioni.


Autore:                      Umberto Boccioni

Titolo dell’opera:      Tre donne – 1910-11

Tecnica:                    Olio su tela

Dimensioni:              180 cm x 132 cm

Ubicazione attuale:  Collezione della Banca Commerciale Italiana, Milano .





Con quest’opera Boccioni segna un’evoluzione decisiva per la pittura italiana nel novecento.
Dal punto di vista tecnico, la tela, di grandi dimensioni,  si avvicina all’arte divisionista, evidente l’eredità di Pellizza da Volpedo.

Boccioni tuttavia utilizza una “frammentazione” del colore che trasforma i tre ritratti all’apparenza statici, in un vortice dinamico rafforzato da un effetto opacizzato, come uno strato polveroso in movimento, mosso e vibrante, tagliato quasi nettamente da intense scaglie di luce.
Il tema del dipinto, ricorda il tardo ottocento,  Boccioni riprende il soggetto delle “tre età della donna”, caro al simbolismo, e svolto anche da altri artisti, per esempio da Klimt.

Il riferimento alla tradizione però si trasforma e il pittore calabrese ne disegna una versione avvolta da un appassionato campo di forze psicologiche, di forte espressione.

Le opere di Boccioni hanno sempre avuto al loro interno delle forti presenze simboliche, tra le altre, le figure femminili.

Spesso appaiono nei suoi dipinti le donne della sua famiglia, la sorella e soprattutto la madre, immagine determinante per tutti gli anni di carriere dell’artista.

La progressiva deformazione dell’immagine della donna, dal Realismo di fine ottocento al Futurismo “antigrazioso”, segna in modo indelebile il “passaggio” artistico dello stile di Boccioni.