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martedì 28 febbraio 2023

Identità fragili

Meggy è il mio nuovo ragazzo.  
Quando sono con lui il mio stomaco si apre, gonfiandosi in tutte le direzioni come una vela riempita dal vento. È impensabile non assecondare la fame e, ancora più spesso, la gola. La bulimia è impensabile. 
Sono pronta ad accogliere tutto, a non negarmi niente, a non punirmi. Fanculo Amore e Morte.
Amore e Cibo. 

Credo dipenda dal fatto che poi, nel resto della mia quotidianità, non mi sento affatto amata e odio molto. Il capo che mi bullizza, l'ex che mi ha tradita,  il vicino che mi ha inciso una X sulla portiera, lo sbirro nel palazzo che si lamenta se ridiamo alle due di notte, salvo aggredire verbalmente i figli adolescenti a qualsiasi ora del giorno, e con una veemenza tale da farmi chiedere se non sia il caso di chiamare la polizia (l'ironia). 

Il mio ego ne risente.
Si aggrappa a qualsiasi cosa per rassicurarsi che no, non sono una persona così abietta da meritarsi tutto questo. E allora mi sforzo disperatamente di trovare una morale alla favola, di tirare le fila con una riflessione etica che metta una pietra su queste brutture, possibilmente una lapide.

Ma questo cercare continuamente una risposta, un "senso", non è altro che un riflesso del mio ego fragile. Voglio sentirmi migliore di queste persone, e adeguatamente armata per affrontare il mondo senza lasciarmi scalfire da loro. 
La verità è che non lo sono. Né migliore, né inscalfibile, intendo. Dovrei accettarlo.

Tra tutti comunque la medaglia d'oro all'odio va al mio ex.
Come ho potuto trascorrere 9 anni insieme a lui senza rendermi conto che che non aveva spessore?
C'era una canzone di Sarah Slean che recitava "I can't see them when they're walking sideways". Ora me lo immagino proprio così: bidimensionale, come un cartonato. Lui che era così fiero dei propri muscoli, della propria presenza fisica.
Ha voluto sapere solo questo di Meggy: "è più grosso di me?".
Che mascolinità patetica. In termini di fragilità, ero in buona compagnia. 





domenica 10 gennaio 2016

Perché l'Avis mi stalkerizza

Risposta: perché sono una sfigata.
E non sfigata nel senso: "Oh povera Curvula, come sei sfortunata!", ma piuttosto nel senso: "Curvula? Ma chi, quella sfigata?".

Vi lascio immaginare l'indicibile vergogna quando stamane mi ha telefonato il rappresentate comunale dell'Avis, chiedendomi come mai risultassi inattiva dal 2013.
"Ho avuto un po' di problemi personali. L'ultima volta che mi hanno chiamata per la donazione ero sotto il peso minimo" è stata la mia imbarazzatissima risposta.
Non perché fosse una bugia (l'ultima telefonata l'ho ricevuta a distanza di un mese dalla morte di babbo, quando ero effettivamente un po' sconvolta e deperita), ma per la sfilza di motivazioni nascoste dietro a quel "problemi personali".
Nello specifico:
- Ciclo imbizzarrito
- Impegni universitari totalizzanti
- Pressione bassa

 E fin qui, va beh. Potrei anche essere sfigata nel senso di sfortunata.

Ma vogliamo parlare di tutte le donazioni che ho schivato perché:
- Ero talmente concentrata su me stessa e sul mio malessere che fondamentalmente fottesega del mondo e di chi ha bisogno del mio sangue
- Era un periodo in cui stavo vomitando, e avevo paura di dare il colpo di grazia al mio fisico donando
- Era un periodo in cui ero così preoccupata di dimagrire che era impensabile fare colazione a suon di succo di frutta e merendine confezionate del centro prelievi, e l'alternativa era svenire
- Era un periodo in cui lo sport era talmente importante che era impensabile stare ferma per un giorno per riprendermi dal prelievo

Vogliamo parlarne?

Il volontariato è un impegno che, nel mio egoismo, non sono mai riuscita a mantenere.
Forse per fare ammenda, appena diciottenne mi sono iscritta a qualsiasi associazione per donare parti del mio corpo, al posto del mio tempo.
Quindi Avis (sangue), Admo (midollo osseo), Aido (organi e tessuti). Prendetene e avetene tutti, per essere blasfema.

E ora? Dov'è finito quel poco di generosità che avevo?
Come ho fatto a diventare una persona peggiore della me stessa diciottenne, che pure ricordo come profondamente volitiva, problematica, infantile, egocentrica?



Credo non ci sia bisogno di mettere per iscritto quale sia il mio primo buon proposito per l'anno 2016.

Baci & abbracci a tutti i sopravvissuti al 2015!

lunedì 16 novembre 2015

Girl VS Cake

Mettete una torta fatta a mano, morbida e deliziosa, in una casa dove l'unica persona che la mangia è una ragazza con trascorsi bulimici.
Aggiungete che una volta che la torta è finita, viene immediatamente rimpiazzata da un'altra perfetta e fumante, in un loop infinito.

Ora questa ipotetica ragazza, se è ragionevole, chiederà prima gentilmente, poi con più insistenza che si cessi con la produzione di torte tentatrici, visto che le finisce nel giro di un giorno e mezzo e in nessuno scenario possibile le sembra il top della salute.

Le verrà altresì risposto che no, le torte devono essere sfornate, altrimenti lo yogurt è da buttare (purtroppo in quella casa lo yogurt non solo è una risorsa rinnovabile, ma si rinnova troppo in fretta), quindi tanto meglio se lei se le sbrana nel giro di ore.

La faccia della ragazza quando messa di fronte all'agognato dolce.
Questa ipotetica ragazza, frustrata, rimpiangerà amaramente i gloriosi tempi in cui viveva da sola.
Non le piace litigare, men che meno sul cibo, ma si conosce e sa che non è in grado di resistere alla seduzione della torta mangiandone, che so, una fetta al giorno, come ogni persona normale.
No, per lei o è tutto, o è niente.

Per questo lei la torta non la deve più mangiare, nemmeno una briciola.
La torta deve rimanere lì, impiattata, intonsa come i piatti finti nei ristoranti giapponesi, a eterno memento del fatto che lei si oppone a questa produzione scellerata, che non è un'oca da ingrasso e che lo yogurt in eccedenza deve trovare un altro utilizzo.

Girl VS Cake.
Potrebbero fare un programma di RealTime su questa ipotetica ragazza.