Meggy è il mio nuovo ragazzo.
Quando sono con lui il mio stomaco si apre, gonfiandosi in tutte le direzioni come una vela riempita dal vento. È impensabile non assecondare la fame e, ancora più spesso, la gola. La bulimia è impensabile.
Sono pronta ad accogliere tutto, a non negarmi niente, a non punirmi. Fanculo Amore e Morte.
Amore e Cibo.
Credo dipenda dal fatto che poi, nel resto della mia quotidianità, non mi sento affatto amata e odio molto. Il capo che mi bullizza, l'ex che mi ha tradita, il vicino che mi ha inciso una X sulla portiera, lo sbirro nel palazzo che si lamenta se ridiamo alle due di notte, salvo aggredire verbalmente i figli adolescenti a qualsiasi ora del giorno, e con una veemenza tale da farmi chiedere se non sia il caso di chiamare la polizia (l'ironia).
Il mio ego ne risente.
Si aggrappa a qualsiasi cosa per rassicurarsi che no, non sono una persona così abietta da meritarsi tutto questo. E allora mi sforzo disperatamente di trovare una morale alla favola, di tirare le fila con una riflessione etica che metta una pietra su queste brutture, possibilmente una lapide.
Ma questo cercare continuamente una risposta, un "senso", non è altro che un riflesso del mio ego fragile. Voglio sentirmi migliore di queste persone, e adeguatamente armata per affrontare il mondo senza lasciarmi scalfire da loro.
La verità è che non lo sono. Né migliore, né inscalfibile, intendo. Dovrei accettarlo.
Tra tutti comunque la medaglia d'oro all'odio va al mio ex.
Come ho potuto trascorrere 9 anni insieme a lui senza rendermi conto che che non aveva spessore?
C'era una canzone di Sarah Slean che recitava "I can't see them when they're walking sideways". Ora me lo immagino proprio così: bidimensionale, come un cartonato. Lui che era così fiero dei propri muscoli, della propria presenza fisica.
Ha voluto sapere solo questo di Meggy: "è più grosso di me?".
Che mascolinità patetica. In termini di fragilità, ero in buona compagnia.