c'era una volta lei

lei è e sarà sempre quella piccola, come succede a tutti quelli arrivati dopo, che un po' ne soffrono e un po' ci marciano.
lei è quella che ti manda duemila richieste, che iniziano tutte con un messaggio costituito unicamente da un perentorio "mamma".
e poi più nulla, per un tempo lunghissimo che ti lascia lì appesa nell'incertezza, non essendo possibile  capire se - a seguire - ti arriverà addosso un missile o una carezza.
lei è quella che non voleva mai andare troppo lontano da sola, al limite giusto dormire una notte ogni tanto, ma molto tanto, da qualche fidatissima amica che abitasse vicino, ma molto vicino.
così, giusto casomai ci fosse qualche emergenza nel cuore della notte.
lei è anche quella che lo scorso anno è stata fino all'ultimo titubante sulla partenza per le due settimane estive di vacanza studio in Inghilterra, toccate a tutti almeno una volta nella vita, volenti o nolenti: lei era abbastanza nolente ed è andata avanti a lagnarsi per tre giorni buoni dopo la partenza.
poi, probabilmente, ha iniziato il conto alla rovescia e si è messa il cuore in pace.
ma ha detto che due settimane così non le avrebbe più rifatte, che mi aveva accontentata e non vedeva nessun motivo per ripetere il tutto.
va bene.

lei è quella che una decina di giorni fa è partita, sempre per l'Inghilterra, con nuova baldanza e una luce birichina negli occhi, affrontando con noncuranza il soggiorno non più in un rassicurante college, ma presso una famiglia sconosciuta, dispersa nelle campagne britanniche, a un'ora di pullman (per tratta) per raggiungere la scuola e il centro cittadino.
a fronte di mie obiezioni e perplessità da mamma italiana, ha replicato senza batter ciglio: cosa ci vuole? ci organizzeremo.
va bene, effettivamente si sono organizzate.
lei è quella che pur di non perdere il party serale di fine corso si è ingegnata a prenotare un taxi per il rientro, visto che il famoso pullman per il villaggio aveva ormai terminato tutti i turni possibili (non molti, a dire il vero... un paio al mattino e forse uno alla sera).
lei e le sue fidate colleghe di avventura si sono fatte mollare a bordo cimitero, lungo il viottolo che portava a casa. ma il taxi driver era gentilissimo, ci controllava, eh ... ah, ecco, meno male.

lei è quella che ha passato tutte le sere a giocare a carte con le due ragazzine ospitanti, liquidandomi in fretta e furia perché la piccola doveva mostrarle tutti i suoi giochi e non poteva certo perdere tempo con me.
è, da ultimo, quella che, non avendo tempo per dare retta a me mentre era via, ha trovato immediatamente e urgentemente il tempo di comunicare alla mamma inglese che era sbarcata a casa sana e salva e che la ringraziava tanto.
è vero che, in tutto questo, non era sola: la affiancavano, più o meno da vicino, prof di scuola e storiche compagne di avventura.
ma siccome lo stessa cosa accadeva lo scorso anno, con esiti del tutto diversi, ritengo la circostanza poco rilevante.

nessun ragazzino torna mai uguale a prima, dopo una vacanza da solo, neppure se la vacanza è breve  e semplice come questa.
c'era una volta lei, ora vedremo chi ci sarà.


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