Quando ero incinta e mi
chiedevano “Cosa ti piacerebbe che fosse?” rispondevo sicura “Io
vorrei una femmina.”
Non sono mai stata una di
quelle che diceva “È uguale, basta che sia sano.” Eh,
graziealcazzo. Pure io, che c'entra? Quello lo spero, me lo auguro ma
ciò non toglie che potrei avere una preferenza. Tuttavia ci sono
donne che davvero non hanno alcuna preferenza e altre, come
me, che ce l'hanno eccome. Ovvio che se fosse stato un maschietto
sarei stata felice lo stesso, ma c'è bisogno di specificarlo? E
andiamo, su. Anche mia madre voleva una femmina. Infatti è stata
accontentata. Poi dopo di me avrebbe voluto un'altra femmina. Invece
è nato quel rospo del mi'fratello.
Tornando a noi: non so
perché ma col maschio mi ci sarei vista meno. Io amo la complicità
tra donne, quel fare squadra e quelle affinità che possono unire una
madre e una figlia, o due sorelle. Due donne, insomma. Sono strana?
No, secondo me è tutto riconducibile alla famiglia, a come l'hai
vissuta, a come sei cresciuta.
Infatti sono cresciuta in
una famiglia fortemente matriarcale.
Le donne della mia famiglia, a
partire da mia nonna e per finire con me attraversando le mie zie e
mia madre, hanno avuto negli anni più potere decisionale, più
carattere, più carisma, più grinta e più personalità. Non dico
che gli uomini fossero inesistenti, ma avevano un ruolo più
marginale nella gestione della famiglia. Loro lavoravano come ciuchi,
mentre le donne, oltre a lavorare come ciuchi prendevano in mano le
situazioni con un piglio che lèvate. Facevano squadra, si riunivano,
si appoggiavano l'una con l'altra, si consultavano sia per cose
belle, sia per cose meno belle. Spesso, gli uomini, erano pure
all'oscuro di tutto sto mènage. Ora come ora il ceppo attivo della
mia famiglia siamo io, mia madre e le mie due zie. Come c'è un
problema da risolvere o una gioia da condividere scattano le
telefonate tra noi. La mi' nonna, manco a dirlo, pur essendo alta
come un barattolo di pelati e cagionevole di salute, da giovane ti
c'aveva una verve e un carattere deciso tale da far scattare
sull'attenti anche il mi' poro nonno. Non a caso la chiamavano La
Bersagliera. E non a caso scappò
di casa ribellandosi alla famiglia perché non volevano che stesse
con mio nonno. Ma figurati.
In parole povere, se la
mia famiglia subisce un torto, è più facile che si parta noi donne
che gli uomini. Che si sono un po' adagiati su questa cosa, devo
dire. O rassegnati. O squadra che vince non si cambia, non so.
Ricordo fin da piccola
queste donne decise, pragmatiche, pratiche, concrete. Donne che non
facevano drammi o sceneggiate anche quando la gravità delle
situazioni le avrebbe quantomeno giustificate. Formichine forti,
laboriose, che si rimboccavano le maniche per affrontare la vita a
morsi e a pugni. Poche lacrime, tanti sorrisi. E fatti. Tanti fatti.
Le donne
della mia famiglia infatti non amano il pettegolezzo becero, non alimentano la chiacchera, la maldicenza, ma affrontano tutto con schiettezza,
affrontandoti.
Le donne della mia famiglia ne hanno passate così tante che hanno fatto dell'ironia e del sorriso un'arma vincente, perché hanno dimostrato di essere forti. E sono fiere di esserlo.
Le donne della mia famiglia ne hanno passate così tante che hanno fatto dell'ironia e del sorriso un'arma vincente, perché hanno dimostrato di essere forti. E sono fiere di esserlo.
Le donne della mia
famiglia mi hanno insegnato il rispetto per me stessa, il non
piangersi addosso e la positività, perché in fondo a tutto c'è
rimedio, soprattutto se hai una famiglia su cui contare.
Per quello speravo che
fosse femmina. Perché ho avuto un ottimo esempio dalle mie donne, e
mi piacerebbe che in futuro, Alice, avesse la loro solidità e la loro
fermezza.
E a vederla adesso, così
decisa e forte, così sicura di quello che vuole, così poco
traviabile, nonostante i suoi acerbi quattordici anni, capisco che
tutto ciò probabilmente lo sta assimilando senza accorgersene.
E, la mi' nonna, ne
sarebbe stata fiera.