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La ciociara
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** spoiler alert **
Verso la fine della sua vita, Moravia disse: “Io non sono religioso. Per me le religioni non esistono, esistono solo quelli che credono. Però se dovessi scegliere un Dio da pregare e venerare, non avrei dubbi: il mio Dio è la letteratura”.
Be’, è chiaro. A lui è andata bene con la letteratura, ma la maggior parte della gente non può permettersi il lusso - come il principino Moravia - di farne un Dio.
Questo sentimento di ostilita' verso la religione e verso Dio (perche' e' sempre un sentimento e quasi mai un ragionamento) si riflette nelle pagine de "La ciociara", romanzo reso celebre dal classico film con Sophia Loren, che vinse l'Oscar per la recitazione.
Personalmente, ho un debole per lo stile di Moravia.
Potrebbe scrivere qualsiasi cosa e mi piacerebbe sempre leggerlo, cosi' preciso, elegante, sintetico, senza fronzoli. In questo libro, usa un’italiano forse anche semplificato, per meglio rendere la voce della protagonista, una donna piuttosto semplice e ignorante.
Il romanzo segue le vicende di una madre e una figlia che, durante la seconda guerra mondiale, decidono di lasciare Roma per sfuggire ai bombardamenti, e si rifugiano nella campagna laziale.
Moravia (Pincherle) stesso visse la stessa esperienza sulla sua pelle, percio' il libro e' anche un suo modo per descrivere quelle vicende autobiografiche, attraverso gli occhi di Cesira, la protagonista, e per mettere a frutto gli appunti che prese durante la sua permanenza in campagna.
Gli orrori della guerra, il rapido degrado dei costumi civili, e quello che uomini e donne riescono a fare in situazioni estreme ci ricordano ad ogni pagina quanto e' sottile il velo di civilta' che copre le nostre azioni e i nostri atteggiamenti.
Allo stesso tempo, il romanzo offre una panoramica affezionata del mondo contadino, dei suoi tempi immutabili ed eterni, e della sua forza. Un catino d’acqua calda dove finivano tutti i piedi la sera per lavarsi dalla terra.
Per tornare al tema della religione, non e' un caso che la figlia di Cesira, alla fine del romanzo, nella scena piu' importante, venga violentata in una Chiesa proprio sotto gli occhi "come indifferenti" di un dipinto della Madonna.
Non e' affatto un caso perche' e' proprio li' che Moravia pianta il perno emotivo di tutto il lavoro: come a dire "guarda te, proprio la ragazzina che ha pregato la Madonna per tutto il romanzo, adesso vedi a quanto sono servite quelle preghiere?". C'e' una gran dose di amarezza e rabbia, in questo cuore del romanzo. La rabbia cinica che Moravia ovviamente ancora provava verso la guerra e verso la religione e la Chiesa.
E va be’. Questo magari ci sta, anche se sono cattolico e questo atteggiamento cinico non mi piace neanche un po’.
Più problematica per me e' invece l'interpretazione della vicenda dello stupro che fa Cesira, la protagonista. Sua figlia, dopo la violenza, cambia completamente di carattere e si richiude in se stessa. Cesira vede questo come un problema che ha a che fare con quanto "protetta" dalle brutture della vita lei l'aveva cresciuta, e quindi si sente in parte responsabile, perche' la precedente purezza e la perfezione della figlia in realta' erano una grande fragilita', come puo' vedere dalla sua reazione psicologica e dal suo cambiamento cosi' repentino.
Questo e' un ragionamento che non mi sembra filare molto liscio - il concetto potrebbe andare se, diciamo, la figlia fosse stata tradita da un amante, o magari se fosse stata vittima di un furto. Allora sì la madre avrebbe buon diritto di dire “Ma, forse avrei dovuto renderla un po’ più avvezza alle brutture e furberie del mondo”.
Ma qui stiamo parlando di una ragazza di 14 anni che viene picchiata e violentata a lungo e ripetutamente da un branco di soldati marocchini - cosa cazzo c'entra quanto pura o non pura o perfetta o non perfetta si sentiva prima?? Dopo un'esperienza simile, QUALSIASI ragazzina di 14 anni, per quanto sgamata sia, come minimo, si richiudera' in se stessa e mostrera' dei cambiamenti di carattere, per non parlare dei danni psicologici perenni. E invece la madre, protagonista del romanzo (alter ego di Moravia), la mette così: "ah, se solo avessi educato meglio mia figlia sulle brutture del mondo, allora si' che avrebbe reagito bene a questo stupro di gruppo!". Con tanto che molti recensori parlano di “doppio stupro”, mentre nel libro la madre non viene violentata, solo la figlia. Quindi Cesira / Moravia dovrebbe proprio tacere.
Capisco il messaggio allegorico della guerra che e' come se avesse violentato l'Italia e avesse distrutto molte illusioni, ma questo mi sembra un punto debole del romanzo. Non si regge bene in piedi e la dice lunga su una certa chiusura mentale di Moravia.
Ho letto molte recensioni anche da altre parti su internet e nessuno sembra abbia toccato questo punto. Mi piacerebbe sentire commenti su questo da altri lettori di Goodreads.
Be’, è chiaro. A lui è andata bene con la letteratura, ma la maggior parte della gente non può permettersi il lusso - come il principino Moravia - di farne un Dio.
Questo sentimento di ostilita' verso la religione e verso Dio (perche' e' sempre un sentimento e quasi mai un ragionamento) si riflette nelle pagine de "La ciociara", romanzo reso celebre dal classico film con Sophia Loren, che vinse l'Oscar per la recitazione.
Personalmente, ho un debole per lo stile di Moravia.
Potrebbe scrivere qualsiasi cosa e mi piacerebbe sempre leggerlo, cosi' preciso, elegante, sintetico, senza fronzoli. In questo libro, usa un’italiano forse anche semplificato, per meglio rendere la voce della protagonista, una donna piuttosto semplice e ignorante.
Il romanzo segue le vicende di una madre e una figlia che, durante la seconda guerra mondiale, decidono di lasciare Roma per sfuggire ai bombardamenti, e si rifugiano nella campagna laziale.
Moravia (Pincherle) stesso visse la stessa esperienza sulla sua pelle, percio' il libro e' anche un suo modo per descrivere quelle vicende autobiografiche, attraverso gli occhi di Cesira, la protagonista, e per mettere a frutto gli appunti che prese durante la sua permanenza in campagna.
Gli orrori della guerra, il rapido degrado dei costumi civili, e quello che uomini e donne riescono a fare in situazioni estreme ci ricordano ad ogni pagina quanto e' sottile il velo di civilta' che copre le nostre azioni e i nostri atteggiamenti.
Allo stesso tempo, il romanzo offre una panoramica affezionata del mondo contadino, dei suoi tempi immutabili ed eterni, e della sua forza. Un catino d’acqua calda dove finivano tutti i piedi la sera per lavarsi dalla terra.
Per tornare al tema della religione, non e' un caso che la figlia di Cesira, alla fine del romanzo, nella scena piu' importante, venga violentata in una Chiesa proprio sotto gli occhi "come indifferenti" di un dipinto della Madonna.
Non e' affatto un caso perche' e' proprio li' che Moravia pianta il perno emotivo di tutto il lavoro: come a dire "guarda te, proprio la ragazzina che ha pregato la Madonna per tutto il romanzo, adesso vedi a quanto sono servite quelle preghiere?". C'e' una gran dose di amarezza e rabbia, in questo cuore del romanzo. La rabbia cinica che Moravia ovviamente ancora provava verso la guerra e verso la religione e la Chiesa.
E va be’. Questo magari ci sta, anche se sono cattolico e questo atteggiamento cinico non mi piace neanche un po’.
Più problematica per me e' invece l'interpretazione della vicenda dello stupro che fa Cesira, la protagonista. Sua figlia, dopo la violenza, cambia completamente di carattere e si richiude in se stessa. Cesira vede questo come un problema che ha a che fare con quanto "protetta" dalle brutture della vita lei l'aveva cresciuta, e quindi si sente in parte responsabile, perche' la precedente purezza e la perfezione della figlia in realta' erano una grande fragilita', come puo' vedere dalla sua reazione psicologica e dal suo cambiamento cosi' repentino.
Questo e' un ragionamento che non mi sembra filare molto liscio - il concetto potrebbe andare se, diciamo, la figlia fosse stata tradita da un amante, o magari se fosse stata vittima di un furto. Allora sì la madre avrebbe buon diritto di dire “Ma, forse avrei dovuto renderla un po’ più avvezza alle brutture e furberie del mondo”.
Ma qui stiamo parlando di una ragazza di 14 anni che viene picchiata e violentata a lungo e ripetutamente da un branco di soldati marocchini - cosa cazzo c'entra quanto pura o non pura o perfetta o non perfetta si sentiva prima?? Dopo un'esperienza simile, QUALSIASI ragazzina di 14 anni, per quanto sgamata sia, come minimo, si richiudera' in se stessa e mostrera' dei cambiamenti di carattere, per non parlare dei danni psicologici perenni. E invece la madre, protagonista del romanzo (alter ego di Moravia), la mette così: "ah, se solo avessi educato meglio mia figlia sulle brutture del mondo, allora si' che avrebbe reagito bene a questo stupro di gruppo!". Con tanto che molti recensori parlano di “doppio stupro”, mentre nel libro la madre non viene violentata, solo la figlia. Quindi Cesira / Moravia dovrebbe proprio tacere.
Capisco il messaggio allegorico della guerra che e' come se avesse violentato l'Italia e avesse distrutto molte illusioni, ma questo mi sembra un punto debole del romanzo. Non si regge bene in piedi e la dice lunga su una certa chiusura mentale di Moravia.
Ho letto molte recensioni anche da altre parti su internet e nessuno sembra abbia toccato questo punto. Mi piacerebbe sentire commenti su questo da altri lettori di Goodreads.
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message 1:
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Claudia
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rated it 3 stars
Jan 11, 2024 01:39AM
Comprendo a pieno il tuo punto di vista, ma non penso proprio che Moravia abbia messo in bocca a Cesira le parole che lui stesso avrebbe pronunciato in tale occasione. Cesira è evidentemente una donna profondamente ignorante, basti pensare a quanto poco si interessa alla guerra e la sua visione su di essa; in quanto tale, è perfettamente sensata la reazione che ha davanti allo stupro di sua figlia. Purtroppo Moravia mette a punto un pensiero comune a tante persone riguardo la violenza sessuale.
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