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Gelide scene d'inverno
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piperitapitta's review
bookshelves: amore-sesso-rapporti-di-coppia, anni-ottanta, letteratura-usa, romanzo, usa
Oct 24, 2014
bookshelves: amore-sesso-rapporti-di-coppia, anni-ottanta, letteratura-usa, romanzo, usa
C'eravamo tanto amati
Gelide scene d'inverno è un romanzo di quelli che ti fanno scivolare lentamente nell'inerzia; il torpore ti avvolge, l'atarassia ti penetra lentamente nel sangue e tu resti là, con Charles, ad aspettare che la vita succeda.
Ricordo di aver amato molto, negli anni '80, quella generazione di scrittori nordamericani, accomunati dalla definizione "minimalista".
Non so se sia passata l'epoca, per me, per amarli, o se in fondo Ann Beattie, conosciuta più per le sue short stories che per i romanzi, non sia del tutto parte di quel gruppo di scrittori che comprendeva, tra gli altri, Jay McInerney, Breat Easton Ellis, Susan Minot e David Leavitt; perché, nonostante le premesse, non mi sono trovata a mio agio tra le sue parole ed il suo stile mi ha allontanata sin dall'inizio.
Troppi dialoghi scarni, al limite della sceneggiatura teatrale, per un romanzo che si rivela però corposo, ma solo per il numero delle pagine, e che dovrebbe rappresentare il disagio della generazione dei quasi trentenni negli anni settanta, mentre finisce solo per essere la cronaca della quotidianità di Charles e di quelle cinque o sei persone che ruotano intorno a lui in cui il "troppo freddo" sembra avere la meglio in tutti (e "su tutti") i sensi.
Peccato, perché invece la prefazione dell'autrice, in cui la Beattie afferma “benché non mi senta di affermare che ‘Charles, c’est moi’, Gelide scene d’inverno è probabilmente quanto di più vicino a un’autobiografia mi capiterà di scrivere”, mi era piaciuta molto, brillante e acuta, così come mi era piaciuto leggere che Laura, la donna di cui Charles è innamorata, l'idealizzazione dell'amore e la sua dolce ossessione, era un omaggio letterario a Petrarca.
Belle infatti, oltre l'omaggio al Petrarca che denota il grande amore della Beattie per la Letteratura e la Poesia, anche le citazioni, sparse qua e là, di opere e canzoni in auge nel 1976, l'anno in cui il romanzo è stato scritto.
Peccato, quindi, per l'assenza di empatia tra me e un'epoca che ormai, forse, è anche letterariamente tramontata; anche se, nonostante tutto, Charles è uno di quei personaggi che, parafrasando Salinger, ti fa venire la voglia, pur non amandolo, di chiamare l'autore per sapere cosa fa o come se la passa e chiedergli tutto quello che ancora vorresti sapere di lui.
Gelide scene d'inverno è un romanzo di quelli che ti fanno scivolare lentamente nell'inerzia; il torpore ti avvolge, l'atarassia ti penetra lentamente nel sangue e tu resti là, con Charles, ad aspettare che la vita succeda.
Ricordo di aver amato molto, negli anni '80, quella generazione di scrittori nordamericani, accomunati dalla definizione "minimalista".
Non so se sia passata l'epoca, per me, per amarli, o se in fondo Ann Beattie, conosciuta più per le sue short stories che per i romanzi, non sia del tutto parte di quel gruppo di scrittori che comprendeva, tra gli altri, Jay McInerney, Breat Easton Ellis, Susan Minot e David Leavitt; perché, nonostante le premesse, non mi sono trovata a mio agio tra le sue parole ed il suo stile mi ha allontanata sin dall'inizio.
Troppi dialoghi scarni, al limite della sceneggiatura teatrale, per un romanzo che si rivela però corposo, ma solo per il numero delle pagine, e che dovrebbe rappresentare il disagio della generazione dei quasi trentenni negli anni settanta, mentre finisce solo per essere la cronaca della quotidianità di Charles e di quelle cinque o sei persone che ruotano intorno a lui in cui il "troppo freddo" sembra avere la meglio in tutti (e "su tutti") i sensi.
Peccato, perché invece la prefazione dell'autrice, in cui la Beattie afferma “benché non mi senta di affermare che ‘Charles, c’est moi’, Gelide scene d’inverno è probabilmente quanto di più vicino a un’autobiografia mi capiterà di scrivere”, mi era piaciuta molto, brillante e acuta, così come mi era piaciuto leggere che Laura, la donna di cui Charles è innamorata, l'idealizzazione dell'amore e la sua dolce ossessione, era un omaggio letterario a Petrarca.
Belle infatti, oltre l'omaggio al Petrarca che denota il grande amore della Beattie per la Letteratura e la Poesia, anche le citazioni, sparse qua e là, di opere e canzoni in auge nel 1976, l'anno in cui il romanzo è stato scritto.
Peccato, quindi, per l'assenza di empatia tra me e un'epoca che ormai, forse, è anche letterariamente tramontata; anche se, nonostante tutto, Charles è uno di quei personaggi che, parafrasando Salinger, ti fa venire la voglia, pur non amandolo, di chiamare l'autore per sapere cosa fa o come se la passa e chiedergli tutto quello che ancora vorresti sapere di lui.
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Gelide scene d'inverno.
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Reading Progress
September 4, 2011
–
Started Reading
September 18, 2011
–
Finished Reading
October 24, 2014
– Shelved
April 30, 2017
– Shelved as:
amore-sesso-rapporti-di-coppia
April 30, 2017
– Shelved as:
anni-ottanta
April 30, 2017
– Shelved as:
letteratura-usa
April 30, 2017
– Shelved as:
romanzo
April 30, 2017
– Shelved as:
usa