Prima Parte
L’Artiglieria d’assalto, i cui ranghi erano composti quasi totalmente da volontari, fu considerata già all’inizio del secondo conflitto mondiale come un’arma d’élite. La Sturmartillerie giustificò in pieno il proprio status: nel corso della seconda guerra mondiale le Brigate, i Gruppi e le Batterie di Sturmgeschütz (costruiti in circa 11.000 esemplari) furono responsabili della distruzione di più di 30.000 mezzi corazzati nemici.
Le origini della Sturmartillerie risalgono alla prima guerra mondiale, quando i comandanti tedeschi si resero conto dell’esigenza della fanteria di avere un fuoco di supporto preciso ed efficace nel momento dello sfondamento della prima linea avversaria e nella penetrazione successiva. I sistemi di comunicazione disponibili e la scarsa mobilità dell’Artiglieria ippotrainata rendevano difficoltoso battere bersagli e centri di resistenza non considerati nel piano di fuoco iniziale, e la cui soppressione era richiesta dalle proprie truppe avanzanti in profondità oltre la prima linea nemica.
Uno dei primi a porsi il problema di come ingaggiare i centri di fuoco avversari (nidi di mitragliatrici, cannoni campali sparanti a tiro diretto, etc.) fu l’Oberstleutnant Max Bauer, un brillante Ufficiale di Stato Maggiore, per il quale la soluzione era di dotare la fanteria di una propria artiglieria. Bauer si rivolse alla Krupp, la quale aveva recentemente sviluppato un cannone leggero da 3.7 cm, e fu rapidamente formata un’unità sperimentale dotata del pezzo in questione, secondo un’antica tradizione dell’Esercito tedesco di far mettere alla prova nuove armi ed equipaggiamenti dalle proprie truppe sul campo in condizioni operative, piuttosto che farle sperimentare da commissioni specifiche in situazioni non rappresentanti le effettive condizioni d’impiego. Inoltre Bauer non intendeva limitarsi a fornire alle truppe tedesche una nuova arma, ma formare unità di rottura (Bahnbrechende) che potessero ridare mobilità al campo di battaglia.
Il 2 marzo 1915 il Ministero della Guerra ordinò all’8. Armee Korps di formare uno Sturmabteilung di Pionieri, consistente in un Comando, due Compagnie di Pionieri e di venti dei nuovi cannoni Krupp. I Pionieri si addestrarono a lungo all’uso offensivo del loro Sturmkanone, come il pezzo da 3.7 cm fu ribattezzato, ma purtroppo le loro capacità non furono messe mai alla prova, visto che nel giugno del 1915 la Batteria fu schierata in difesa di una parte delle linee tedesche in Francia, in un ruolo dove i piccoli cannoni Krupp non erano evidentemente adatti.
A causa dell’impiego improprio l’unità subì gravi perdite e fu ritirata dal fronte non riuscendo a divenire, secondo la visione dell’Oberstleutnant Bauer, un laboratorio di nuove tecniche e una scuola nella quale insegnarle. Le teorie di Bauer furono però raccolte dall’Hauptmann Rohr, un Ufficiale di carriera, comandante di Compagnia nel 161. Infanterie Regiment e poi nel Battaglione Fucilieri della Guardia (Garde-Schützen). L’Hauptmann Rohr era stato incaricato dal General Gaede, comandante dell’omonimo Armee Abteilung, di formare con la grande discrezionalità caratteristica dell’Auftragstaktik prussiana un reparto d’assalto, potendo contare anche su di un Plotone di mitragliatrici, un Plotone mortai da trincea e un Plotone di lanciafiamme assegnati alla sua unità.
Rohr iniziò subito a sperimentare nuovi metodi per aumentare la capacità offensiva del suo reparto: uno di questi fu di provare un certo numero di pezzi campali leggeri per sostituire il non riuscito pezzo Krupp da 3.7 cm. Il miglior pezzo in grado di fornire fuoco diretto a breve raggio risultò essere il cannone campale russo da 76.2 mm Obr. 1902, del quale ne era stato catturato un gran numero in Polonia e Ucraina nel 1915.
Rohr fece modificare un certo numero di questi pezzi caratterizzati da una traiettoria di tiro molto tesa per migliorarne la mobilità, alleggerendoli accorciandone le canne da 228 cm a 125 cm e rimuovendo gli apparati di mira a lungo raggio, superflui per un pezzo che doveva ingaggiare prevalentemente bersagli a meno di mille metri di distanza, sostituendoli con altri tarati alla distanza massima di 1.800 metri. La maggior parte dei pezzi fu ricalibrata da 7.62 cm a 7.7 cm, tirando un proiettile di produzione tedesca dal peso di 5.9 kg. L’affusto fu infine alleggerito mantenendone però la scudatura e le ruote sostituite con altre di minore diametro (110 cm). Il pezzo risultante, designato dai tedeschi 7.62cm Infanterie-Geschütz, si dimostrò in grado di appoggiare le truppe tedesche sino a ridosso (10-20 metri) dalle linee nemiche e di ingaggiare bersagli di punto come i nidi di mitragliatrice, in stretto coordinamento con la propria fanteria e muovendosi in avanti con essa, pur con i limiti di essere mosso a mano sul campo di battaglia.
Anche l’Oberstleutnant der Artillerie Georg Bruchmüller, specialista nel supporto di fuoco alle truppe avanzanti, sviluppò nuove tattiche d’impiego dell’Artiglieria, come la costituzione di Batterie di Infanterie-Geschütz, da assegnare a singole unità di fanteria.
Infatti nel 1917 sul fronte Occidentale combattevano 50 Batterie di cannoni da fanteria e ogni Sturmbataillon ne aveva una in dotazione, costituita dai 4 ai 6 pezzi. Durante il 1917 inoltre le Batterie di Infanterie-Geschütz furono affiancate da 50 Nahkampf-Batterie (Batterie per combattimento ravvicinato), ognuna con 4 cannoni campali da 7.7 cm scudati e su affusti ribassati in modo tale da offrire un bersaglio minore all’offesa avversaria. Da notare che più avanti nel conflitto i cannoni da fanteria e i pezzi leggeri campali, sparanti a tiro diretto, furono tra i mezzi più idonei per contrastare le offensive dei primi mezzi corazzati inglesi e francesi.
Dopo la fine della prima guerra mondiale, l’idea di unire le potenzialità dei pezzi d’accompagnamento con la mobilità dei nuovi mezzi blindati spinse nel 1935 l’allora Oberst Erich von Manstein a proporre al Capo di Stato Maggiore General der Artillerie Ludwig Beck la sperimentazione di un mezzo corazzato specificatamente progettato per fornire il supporto diretto alle unità di fanteria, sulla base dell’esperienza delle Nahkampf-Batterie della prima guerra mondiale.
Nel memorandum inviato a Beck, von Manstein gettava le basi dell’impiego tattico della nuova arma:
“L’Artiglieria d’assalto opera come artiglieria d’appoggio in seno alla Fanteria. Non attacca come il Panzer, non esegue sfondamento in profondità e inseguimento del nemico, ma accompagna l’attacco della fanteria eliminando gli obiettivi più pericolosi con il suo fuoco diretto.
Il cannone d’assalto non combatte concentrato in grandi numeri come le unità Panzer, ma ne è invece normalmente impiegato un Plotone.
Il Plotone, o anche il singolo pezzo, colpisce di sorpresa e rapidamente svanisce prima di diventare un bersaglio per l’artiglieria avversaria.
Il cannone d’assalto deve essere in grado di mettere fuori combattimento le postazioni di mitragliatrice nemiche con pochi colpi.
Deve anche poter distruggere i carri armati avversari, paragonati a loro il pezzo ha corazzatura minore ma una superiore abilità di osservare e quindi di colpire per primo”.
Questi mezzi dovevano essere armati di un cannone montato su di uno scafo cingolato e dovevano accompagnare la fanteria nell’assalto, attaccando capisaldi, fortificazioni campali, nidi di mitragliatrice, cannoni anticarro e altri ostacoli all’avanzata delle proprie truppe. La neonata Panzertuppe non dimostrò grande interesse verso il progetto, viste le differenze tecniche e delle tattiche d’impiego dei propri corazzati e temendo una dispersione di risorse, mentre gli Alti Ufficiali della Infanterie ritennero di non poter implementare la necessaria struttura tecnica e logistica per l’utilizzo sul campo della nuova arma. Così il nuovo mezzo d’accompagnamento rientrò nella sfera di competenza dell’Artiglieria: nasceva la Sturmartillerie. Il 15 giugno 1936 furono date disposizioni alla Daimler-Benz AG di sviluppare e produrre un veicolo di supporto della fanteria armato con un cannone da 7.5 cm montato nello scafo e un vano di combattimento in grado di fornire protezione totale all’equipaggio. Il cannone doveva avere un brandeggio di almeno 25 gradi ed essere capace di fornire un tiro di supporto efficace fino a 6 chilometri di distanza, inoltre il veicolo non doveva essere alto più dell’altezza media di un uomo. La Daimler-Benz, già impegnata nello sviluppo e costruzione del Panzerkampfwagen III, decise di usarne lo scafo. La serie sperimentale di cinque mezzi, designati Pz.Sfl.III (s.Pak), prodotta dalla Daimler-Benz nel 1937, fu ricavata dagli scafi di cinque Pz.Kf.Wg. III Ausf. B di pre produzione (numeri di scafo 90216-90220), sui quali fu assemblata una sovrastruttura d’acciaio comune, dotata di un cannone da 7.5 cm, progettata e prodotta dalla Krupp.
I mezzi furono sottoposti a prove estensive in vari centri di collaudo armi, come Kummersdorf, Doberitz e Jüterbog e durante le prove iniziali di tiro gli equipaggi degli StuG, formati da artiglieri, ebbero migliori risultati rispetto agli equipaggi dei Panzer, inquadrando i bersagli più rapidamente e usando meno colpi del cannone principale per colpirli efficacemente. I prototipi citati furono poi utilizzati come veicoli d’addestramento sino al 1942. I primi 30 veicoli di preserie, prodotti dalla Daimler-Benz, furono basati su scafi e componenti di Panzerkampfwagen III Ausf. F ed entrarono in produzione nel mese di febbraio del 1940. Il cannone della Krupp, denominato 7.5cm StuK 37 L/24 era montato sfalsato sul lato destro, protetto da una sovrastruttura inclinata, formata da piastre di corazzatura montate sullo scafo saldato. Nel luglio 1940 il contratto di produzione fu firmato, prevedendo di produrre 50 veicoli il mese dal settembre 1940. La Alkett (Altmärkische Kettenfabrik GmbH) iniziò la produzione degli Sturmgeschütz proprio dal 1940, producendo i suoi primi 30 Sturmgeschütz III Ausf. A nel gennaio-maggio dello stesso anno, mentre la MIAG (Muehlenbau-und-Industrie AG) li produsse dal febbraio del 1943 al marzo del 1945 e la Daimler-Benz dal 1943. Le ditte Brandenburgische Eisenwerke di Brandenburg, Harkort-Eicken di Hagen, Deutsche Edelstahlwerke AG di Hannover e Bismarckhütte della Slesia Superiore fornirono le piastre di corazzatura per le varie linee di produzione, la Friedrich Krupp AG e su licenza la Wittenauer Maschinenfabrik AG fornirono i pezzi da 7.5 cm, la Maybach Motorenbau GmbH e su licenza la Nordbau i motori, la Zahnradfabrik Friedrichshafen produsse su licenza il cambio, la Hans Windhoff il sistema di raffreddamento del blocco propulsore mentre la Leitz forniva le ottiche di puntamento.
I primi 24 StuG III Ausf. A dei 30 prodotti andarono alle Sturmartillerie-Batterie 640, 659, 660 e 665, e furono impiegati nella Campagna di Francia. Ogni Batteria (Batterie) aveva, secondo uno schema organizzativo del novembre 1939, sei cannoni d’assalto ripartiti in tre Plotoni (Zug) da due cannoni d’assalto ciascuno. La Sturmartillerie-Batterie 640 divenne organica all’Infanterie-Regiment Grossdeutschland, mentre gli ultimi sei StuG formarono la SS-Sturmartillerie-Batterie della Leibstandarte SS Adolf Hitler. Altre due Batterie furono formate nel 1940, le Sturmartillerie-Batterie 666 e 667, ma non furono utilizzate in Francia. Nell’agosto del 1940 le unità della Sturmartillerie furono riorganizzate in Abteilung, con 18 cannoni d’assalto suddivisi in tre Batterie, ognuna formata da sei StuG. Agli inizi del 1941 queste unità furono rinominate Sturmgeschütz-Abteilung e Sturmgeschütz-Batterie, e nel marzo-aprile dello stesso anno il numero di cannoni d’assalto fu portato a sette StuG per Batterie. Nel 1942, con l’introduzione degli Sturmgeschütz III Ausf. F con cannone prolungato 7.5cm StuK 40 L/43 e L/48 le unità furono nuovamente riorganizzate, con il numero di cannoni d’assalto portato a 28 in ogni Sturmgeschütz-Abteilung, sempre su tre Batterie. Nel novembre 1942 l’organigramma degli Sturmgeschütz-Abteilung fu modificato ancora, aumentando il numero di StuG a 31, con tre StuG ulteriori per i comandanti delle Batterie. Le unità così organizzate erano talvolta rinominate Sturmgeschütz-Brigade, termine usato sino alla fine del conflitto.
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(continua)
Il presente scritto, cortesemente inviatoci dall’Autore, costituisce il primo capitolo del libro Cannoni d’assalto avanti! Storia, uomini, uniformi e tattiche della Sturmartillerie 1935-1945, Effepi Edizioni, Genova. Il libro conta 450 pagine e oltre 360 foto in b/n, 8 tavole a colori, 10 disegni al tratto ed è in formato 17×24. Informazioni: Effepi Edizioni, Genova, telcell 338 9195220.
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