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In «Il Pensiero Storico. Rivista internazionale di storia delle idee», 1 aprile 2023
Dal gruppo di discussione di Centrofondi http://groups.google.com/group/centrofondi?hl=it è arrivata una interessante mail di Irene: Io consiglierei guardare alla storia, anche a quella antica. Per capire il sistema bancario corrente bisogna rifarsi ai Babilonesi .. eh si, le nostre banche le hanno inventate in Iraq! Nel 18esimo secolo AC, a Babilonia c'e' stata la prima crisi creditizia di cui si abbia traccia. Allora i contadini depositavano grano in silos governativi e ottenevano certificati di deposito in compenso. Questi certificati poi sono diventati moneta di scambio per tutto il resto. Coloro che gestivano i certificati si sono poi tramutati in banchieri e hanno cominciato a prestare con interessi, usando un sistema di riserva frazionaria. Il problema e' che si e'arrivati dopo un po' di tempo a una situazione in cui l'ammontare di debito superava il grano disponibile. Allora re Rim-Sin decise di decretare il perdono dei debiti. Il suo motivo era militare: nell'esercito lui arruolava solo contadini possidenti terrieri, non schiavi. Non voleva quindi rovinarli tutti e costringerli a vendersi. I banchieri cosi' fallirono. Le crisi creditizie in Iraq poi continuarono a ripetersi, seguiti da perdoni periodici, eccetto che i tassi di interesse si innalzarono. I banchieri irakeni non la mandarono giù facilmente e se ne andarono a cercar fortuna in Egitto. Lì ripeterono lo stesso trucco e dominarono per 1500 anni con molte dinastie di faraoni, fino alla venuta di Alessandro il Macedone. La storia si trova addirittura raccontata nella Bibbia. Un certo Giuseppe che lavorava per il faraone gestiva i silos e creò una crisi creditizia simile a quella Irakena. Eccetto che la conclusione questa volta fu diversa: alla fine, i contadini dovettero vendersi come schiavi per poter mangiare. Quando io ho studiato Cicerone e le filippiche contro Catilina, mi ero convinta che Catilina fosse questo sciagurato traditore. Una cosa che pero' mi era sfuggita completamente, forse perche' non me lo avevano detto, e' che a quei tempi, attorno al 60 AC , a Roma c'era una crisi creditizia. Le famiglie patrizie avevano preso molti soldi in prestito offrendo le proprie case e possedimenti agricoli come collaterale. L'ammontare del debito accumulato poi e' arrivato a superare di gran lunga l'ammontare di denaro circolante, a causa ovviamente della crescita esponenziale dovuta agli interessi. Cosi' Catilina si presentò alle elezioni sostenendo un programma di perdono del debito. I banchieri romani erano ovviamente di origine babilonese-egiziana-greca e lui diceva, beh facciamo un bel perdono come a Bagdad e salviamo la repubblica. Ovviamente questo ai banchieri non piaceva affatto. Cosi' e' venuto l'impero, i patrizi dovettero vendersi come schiavi, e riscrissero la storia. Poi vennero i rinascimentali, con la ricerca della pietra filosofale che trasforma piombo in oro...
Interrogare il presente con inquietudine e ironia, «e tutto imparare senza perdere di vista lo scopo ultimo che è di meglio conoscere se stessi attraverso gli altri e gli altri attraverso se stessi», come scriveva Antonio Gramsci: se c’è una lezione che Raffaele Licinio ha appreso e trasmesso a noi tutti che abbiamo voluto regalargli un frammento delle nostre ricerche, a molti altri che per varie ragioni non compaiono, pur avendolo desiderato, e a tutti i suoi studenti e amici che nel corso di decenni ha incontrato, è questo nesso inscindibile tra cultura storica e impegno politico: «tutto è politica [...] e la sola ‘filosofia’ è la storia in atto, cioè la vita stessa».
2018
Ieri sera, ore 21.30 circa, è andata in onda su Rai Uno una trasmissione più unica che rara: una rappresentazione nel teatro greco di Siracusa, nell'ambito del consueto festival del dramma antico, della commedia di Aristofane Le Rane, con il famoso duo comico Ficarra e Picone nel ruolo dei protagonisti ( Rispettivamente il dio Dioniso ed un suo servo di nome Xantia ).
pp. 221, ISBN: 978-88-97376-83-5, 2019
Notoriamente intimista e introspettiva, la scrittura di Clarice Lispector appare, soprattutto nelle sue prime opere, distaccata dal contesto brasiliano coevo e concentrata particolarmente su tematiche universali. In realtà, la sua incessante ricerca espressi- va ed esistenziale rivela un impegno umano e intellettuale ampio e profondo. Un impegno che attraversa la sua produzione letteraria ma anche quella giornalistica, legando inestricabilmente vita e opera ed esprimendo una riflessione sul potere e sulla giustizia presente da sempre nella visione del mondo di Lispector. Attraverso la progressiva apertura alle istanze di carattere sociale manifestata nei testi pubblicati tra gli anni sessanta e settanta, emerge una sorta di transizione da una scrittura incentrata sui sentimenti umani a una peculiare partecipazione della scrittrice alla realtà del proprio tempo. In un’epoca di oppressione e violenza come quella della dittatura militare in Brasile (1964- 1985), al discorso autoritario Clarice Lispector oppone una scrittura che fa del corpo il simbolo di una condizione umana fragile e oppressa, per la quale rivendica il diritto al grido e alla disobbedienza. LUIGIA DE CRESCENZO è dottore di ricerca in Studi euro-americani e insegna Letteratura portoghese e brasiliana presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università degli Studi Roma Tre. I suoi interessi di ricerca si concentrano nell’ambito della letteratura portoghese e brasiliana del xx secolo, con particolare riferimento alla letteratura femminile. Ha pubblicato saggi su varie autrici contemporanee, tra le quali: Clarice Lispector, Hilda Hilst, Lygia Fagundes Telles e Ana Maria Machado.
in Giordano Giannini, Nicoletta Grupi (a cura di), Buffy non deve morire. Adolescenti, Mito e Fantastico nei Nuovi Media, 2020
2024
Poeta, scrittore e critico teatrale, Roberto Rebora (1910-1992) è stato una delle voci più pure e isolate del Novecento italiano. A trent'anni dalla morte, questo volume collettaneo ne ricostruisce la figura, portandolo oltre l'etichetta di autore della Linea lombarda cui nel 1952 l'aveva ascritto Luciano Anceschi. Accanto all'attività di poeta, si esaminano di Rebora le traduzioni, gli scritti teatrali e le prose memoriali, generate dall'esperienza di internato nei lager nazisti, dopo il rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò. Gli studi qui raccolti, che si valgono anche di materiali manoscritti e inediti, fanno seguito alla prima giornata di studi a lui dedicata, promossa dal Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita Francesco Mattesini" e dall'Archivio della letteratura cattolica e degli scrittori in ricerca, dove dal 2018 è costituito il Fondo Roberto Rebora.
The goal of the paper is to discuss the christian belief on bodily resurrection questioning about the problem of identity before and after death.
Secondo volume di una trilogia, Abbacinante, aperta da L'ala sinistra (1996; Voland 2003) e conclusa nel 2007 con L'ala destra (che sarà disponibile da noi nel 2016), Il corpo (Voland 2015) è uscito in romeno nel 2002: già tradotto in altre lingue europee, arriva adesso in Italia grazie a Bruno Mazzoni, che ha diffuso nel nostro paese le prose e i versi di C?rt?rescu in versioni esatte ed efficaci. Cuore del libro è la vasta seconda parte, in cui si ripercorre l'infanzia di Mircea, controfigura e omonimo del romanziere che nella prima parte parla in prima persona, mentre qui e nell'ultima è oggetto del discorso in terza persona. Il dispositivo dominante è lo straniamento: la scoperta del mondo, nella Bucarest a cavallo fra anni '50 e '60 dominata dal Partito, dalla Securitate e dal presidente Georghiu-Dej, è compiuta con gli occhi del bambino, che ne intuisce ora le meraviglie, ora l'involontaria comicità, ora lo spavento. È una tradizione ben diffusa nel Novecento, dal Tamburo di latta a Vedi alla voce: amore; ma qui lo straniamento è spinto sino all'onirismo: penso a episodi memorabili come quello della ragazza-farfalla; ai tappeti prodigiosi intessuti da Maria, la madre di Mircea, pieni di figure e di storie; al volo del protagonista in un secchio, lungo il palazzo che abita; o alla visione mistico-psichedelica scatenata in lui, al circo, da un ipnotizzatore venuto dall'India.
Il breve articolo a continuazione vuole essere un primo approccio all’analisi di Prisma, serie televisiva italiana firmata da Ludovico Bessegato, autore anche di SKAM Italia. Si vuole partire dalla centralità del corpo per individuare tutte le connessioni possibili a livello narrativo e filmico che da questo derivano, proponendosi come principale motore narrativo della serie. Il taglio colloquiale serve per non addentrarsi ancora nella profondità accademica che la serie meriterebbe, sia per mancanza di una pluralità di materiali critici adeguata, sia per la mancanza di nuove stagioni che potrebbero apportare importanti ridefinizioni della critica.
Realtà Sannita, 2024
10. Ulusal Havacılık ve Uzay Konferansı, 2024
Entelekya Logico-Metaphysical Review, 2022
Australian Institute of International Affairs, 2024
Tectonophysics, 2019
Adeleke University Journal of Business and Social Sciences (AUJBSS), 2024
Earthquake Engineering & Structural Dynamics, 2010
Universidad Nacional Autónoma de México. Facultad de Filosofía y Letras, 2017
Bhabanagara Journal, 2020
Jurnal Tarbiyatuna
The Journal of Social Theory in Art Education, 2019
J Ayub Med Coll …, 2008
Slovo i chas, 2024
Federal Reserve Bank …, 2006
World Journal Of Advanced Research and Reviews, 2023
arXiv: Materials Science, 2018
Composite Structures, 2017