Warsaw Studies in Classical Literature and Cutture 1
Mańa Grazia Iodice / lvlrariusz Zagórski
(eds.)
Carminis Personae r
Character in Roman Poetry
ACADEMIC
RESIARCH
Contents / Indice della materia
Preface
7
Prefazione
9
Orazio, Carm. 4.2 e iI confliffo dei generi poetici
11
Pł olo FppErr
Gaius Cornelius Gallus come personaggio letterario
2I
Bł nnł nł MrrEwsrł -We'ź rrŃsxł
Camilla and Asbyte: Two Female Warriors in Roman Epic
} ł run PIcoŃ
29
Die Selbstinterpretation des Dichters bei Tibull
47
THEoponł CHnysosToMoU
Il personaggio della lenanella commedia e nella poesia romana
57
KRzvszror RzBpxowsKl
Lovers in Dialogue: Roman Elegy and the Bakhtinian Concept
of Character
65
Mł nrusz Zł cónsrI
Figure paterne nei primi due libri delle Metąmorfosi di ovidio
7t
Mł nIł Gnł zrł IoorcE
Ariadne, Medea, and Gratitude. Some Remarks
85
ErznrEtł WEsoł .owsxł
Livia cantata da Ovidio tra realtb
Ar,oo Lursr
e
finzione letteraria
95
Ovidio come personaggi
o: I'inscius
Actaeon di Tristia
2.
1
05
109
NIcor,nrrł Fnł Ncnscł BrRnrNo
Ovidio
e
il suo biasimato
persecutore
t23
Knzysztor Touł sz Wtrczł r
La figura del tiranno nel Thyestes di
ANroNto
Seneca
133
Mł ncHprtł
Pompeo in Lucano: il riscatto del Magno dopo una vuota
grandezza
I45
Anorpo Bł nstnRI
Carmina nulla cano. Lautobiografismo ostentato
letterarie nellbpera elegiaca di
ANNł
le convenzioni
153
Mł nn Wł syL
La metamorfosi d'Ippolito: Virgilio (Aen.
e
e
Massimiano
Ovidio (Met.
t5.497-546)
AcNrpszrł Lnw
7 .7
6I -7 82)
I7L
Ovidio
e
il suo biasimato persecutore*
Krzy szt of
To m
a
sz Wit c zak
t,Ibis come urt'invettiva letteraria costituisce unbpera completamente atipica
nellbttivite di Ovidio essendo un risultato del tentativo fatto da lui durante la reLegazione.l Sotto lhspetto letterario si distingue fra le altre opere scritte a Tomi in
modo significativo.2 Il poemetto ńene rivolto ad un vecchio amico del poeta che
si riveló indegno della fiducia. Dopo | a relegazione del poeta quell'uomo calunniava il poeta in pubblico, perseguitava la moglie dell'esule e insidiava ai suoi beni.
Contro quell'uomo, la cui identificazione ć ancora discutibile, il Nasone rivolse la
punta della sua invettiva. Seguendo il modello del poema-invettiva di Callimaco
di Cirene intitolato lbk ilpoeta romano prende dal poeta ellenistico anche la comparazione alfibis, un uccello "impuro'', il quale si nutre dei propri escrementi, e dż r
questo nome al suo persecutore.
Chi fu Ibis? Questa domanda tormentava gli studiosi da tempo. Si fornirono
molte risposte anche se non sempre provate a sufficienza. Fra le persone sospette
si trovarono:
1. Marcus Valerius MessallaCorvinus - ilprotettore dei poeti (l'identificazione
proposta da Caelius Rhodiginus [cioć Ludovico Ricchieri di Rovigo,1469-1525]
ancora nel Rinascimento).3
Traduzione di Tił mara Roszalc La versione originale: Witczak (2006).
Cfr. Williams (1992); Masselli (2002).
Cfr. Williams (1996); \{ ójcik (2003): 373-384. Unbttima analisi viene fatta daZając (199l_
Leez).
Rhodiginus (1506) si riferisce allbperetta di Cecilio Minutiano Ęuleio De orthographia,Ia
quale viene di solito considerata una contraffazione umanistica. Lidentificazione proposta
da lui non ć possibile giacchć il protettore dei poeti Marco Valerio Messalla Corvino mori
I24
KrzysztofTomaszWitczak
2. Gaius Iulius Hyginus *
il direttore della biblioteca al Palatino (la suggestione fatta da Salvagnius lciol Salvaing de Boissieu] nella sua edizione dell'Ibis
nel 1661).4
3. Marcus Manilius - il poeta e I'autore di un noto poema astronomico (laprova di quest'identificazione fu presentata da Rudolf Merkel nel 1837).s
4. Titus Labienus - lbratore.6
5. Cassius Severus * un famoso denunciatore e delatore (Robinson Ellis, il filologo inglese e I'editore dell'Ibis, fece quella e la seguente proposta di
riconoscimento).7
6. Thrasyllus - un astrologo greco, fatto venire alla corte imperiale da Augusto
e stimato molto, specialmente sotto Tiberio.s
nel 8 d.C. poco prima della proclamazione della relegazione di Ovidio. Il poeta assistette al
funerale. Alcuni ricercatori ammettono la possibiliti che quest'informazione abbia un'antica
genesi e che eventualmente si possa trattare di Marco Valerio Corvino Messalino, il figlio
maggiore del protettore dei poeti (v. sotto, n. 12).
Questa proposta, prima abbastanza popolare, non ć accettabile per varie ragioni discusse da
WoesĘne (1929). Latteggiamento negativo nei confronti della proposta di Salvagnius viene
presentato anche dagli editori contemporanei dell'/bis, cfr. La Penna (1957): XVII-XVIII. Andrć (1963): XXIV
Cfr. Merkel (1837). La base principale di quest'identificazione costituiva la denominazione
di Manilio come un Punico (Manilius Poenus) in uno dei codici che contiene la sua opera, il
fatto che da Rudolf Merkel fu collegato con la nascita di lbis in Africa. Questa coincidenza
incidentale ć una base troppo scarsa per l'identificazione, tanto piir che ovidio non ritiene
Ibis un poeta, La critica di questa proposta viene fatta da Ellis (1881): XIX; v. anche La Penna
(1957):
XVIil.
Ellis (1881): XXIV* XXVI' Homme (1906): llŻ-113, ammette che ń siano alcune affinitł fra
Ibis e Titus Labienus, perÓ non possano costituire la base di un inequivocabile identificazione "Quello che sappiamo su di lui [cioć di Tito Labieno - K.T. Witczak] viene fondato su
un passo di Seneca. Era un uomo invidioso, violento e inoltre un oratore di talento. Veniva
detto Rabies e per questo soprannominato Rabienus, il che alludeva al nome Labienus. Alcune parole prese dal racconto di Seneca che corrispondono ai passi dell'Ibls Ovidiano costituiscono la ragione per cui Ellis vorrebbe vedere in lui il nemico del poeta. Nonostante che
si ammetta che quei pochi particolari riportati da Ellis, il quale segue Seneca, corrispondano
ai tratti caratteristici di Ibis Ovidiano, quelli sono tanto piccoli e cosi poco significativi che
non si puó tirare una conclusione definitiva e incondizionata'l Ibpinione scettica di Homme
ć pienamente comPrensibile in mancanza di uriindipendente conferma, ma prendendo in
considerazione il doppio acrostico distinto qui sotto (Ib. 854* 855: TITUS IBIS = IBIS TITUS) lo scetticismo puÓ essere abbandonato.
7 Ellis (1881): XXIII-XXIV. lidentificazione di Ibis con Cassio Severo fu accettata da Herrmann (1938): 709-7IŻ, il che suscitó una giustificata obiezione degli studiosi, cfr' La Penna
(1957): XVIII-XX; Andrć (1963): XXV.
8 Ellis (1881): XXVI-XXVII. La proposta viene respinta di comune accordo, cf. Homme
(1906): 113-114l La Penna (1957): XtX; Andrć (1963): XXIV E dubbio che un astrologo
greco, venuto a Roma all'etlr matura, possa essere un compagno di scuola di Ovidio.
Ovidio e il suo biasimato persecutore
125
7. Septimio Severo - I'imperatore romano (questo rischioso suggerimento fu
fatto da Robert William Raper).e
8. Lucceius (secondo ]ean Hubaux nel 1930).10
9. Gaius Ateius Capito - un giurista dei tempi di Augusto.ll
9
Raper (1885): 103-106. Ibpinione di questo ricercatore viene ignorata nella letteratura della
materia. Ne fa menzione solo Homme (190ó): 114 che sottopone il ragionamento di Raper
ad una critica schiacciante: "Un originale, peró altresi insostenibile parere su chi fosse lbls, fu
espresso da R. W. Raper il quale suppose che I'autore dell'lbis non era Ovidio, ma un cristiano, esiliato all'estero da un imperatore pagano che perseguitava i cristiani; la persona contra
la quale il poemetto era rivolto sarebbe stato l'imperatore Settimio Severo. Non ć possibile
accettare quest'ipotesi per un solo fatto chel'lbis Ovidiano, come le altre opere del poeta,
era conosciuto e imitato da Marziale, l'epigrammista, che visse quasi un secolo prima che
Settimio Severo. Inoltre gli antichi non dubitavano mai che Ovidio fosse lbutore dell'Ibis.
Soprattutto molti accenni fatti nell'-Ibis ad altre opere del poeta, specie quelle scritte in esilio,
non permettono tali supposizioni" (la citazione non prende in considerazione le note).
10 Hubaux (1930), collega lbis con un certo Lucceio, contro il quale viene rivolta urt'invettiva giambica conservata nell'Ępendix Vergiliana (Catalepton I3). Contro questa proposta
si pronunciano altri ricercatori, fra 1altro La Penna (1957): XIX, n.2; Andrć (1963): XXIV_
XXV.
11 Questa proposta fu avanzata da Raoul Verdićre il quale aveva ritrovato in una lettera di ovidio indirizzata alla persona maldiposta verso di lui (Trisf. 5.S.1-4) un acrostico verticale finale ATEI (voc. sg.) che fosse un vocativo complementare all'improbe (3). Cfr. il passo dell'elegia:
non adeo cecidi, quamvis abiectus, ut infra
A
te quoque sim, inferius quo nihil esse potest
quae tibi res animos in me fecit, i mp ro b e, curve
casibus insultas quos potes ipse pati?
T
E
I
Verdićre (1973), specie p. 10, prova la sua proposta in modo seguente: "} . Andró, dans sa
tentative de percer I'anonymat d'Ibis, s'attarde h,l'improbe de Tristia,3.11.1, qu'il retient pour
sa parentć avecl'improbe de| 'In Ibin,40. or il y a encore un improbe dans Tristia' 5.8.1-4.
Le hasard, mb fait relever la dernićre lettre de chacun de ces quatre vers' ce qui donne l'acrostiche (improbe) atei. I ai donc songć ł C. Ateius Capito, jurisconsulte arrivć grż ce i ... Auguste
et qui, de par ses fonctions, devait ćtre un habituć du forum tout comme lbis'l Per piir argomenti v.: Verdićre (1971), specie pp.633_635. La proposta di Verdićre viene svolta da
fanssens (1981), il quale cerca di stabilire nell'Ibis due acrostici complessivi che dowebbero
indicare Gaio Ateio Capitone come il biasimato persecutore di Ovidio. Questa pubblicazione non merita il nome di un lavoro scientifico. Bisogna notare che lhcrostico suggerito da
Verdićre non sia cosi evidente come il doppio acrostico nascosto nei w. 584-585 dell'Ibls.
Inoltre non ć sicuro di cento per cento se lbttava lettera del quinto libro dei Tristia si riferisca
a "Ibiś '.Tuttavia, dallaltra parte,la proposta di Verdićre non ć allbpposizione a quella di Ellis
neanche alla mia identificazione di "Ibis'' come Tito Labieno poichć non sappiamo da quale
famiglia romana fosse disceso quell'uomo. Io non escluderei la possibilitŁ che il persecutore
del poeta apparteness e alla gens Ateia e si chiamass e Titus Ateius Ląbienus.
126
KrzysztofTbmaszWitczak
10.
Marcus Valerius Corvinus Messalinus - il figlio di Marco Corvino Messalla.lz
11. Augusto.l3
Tiberio, il successore di Augusto.la
Cornelius Fidus, il secondo marito della figlia di Ovidio.ls
Nessuna di tutte le tredici proposte si guadagnó un vasto sostegno nell'ambiente dei ricercatori. Alcuni studiosi (particolarmente quelli disposti scetticamente) considerano addiritura che tutte le prove d'identificazione di Ibis siano perse in partenza,16 giacchć non disponiamo di una conferma indipendente
della correttezza delle identificazioni proposte. La maggior parte dei ricercatori
considera il principale persecutore del poeta una persona reale phe appare anche
in qualche altra opera scritta durante iI suo esilio (Trist. 1.8; 4.9; 5.8; 5.Il; Pont,
12.
13.
3.9,4.3).r7
Unopinione totalmente diversa fu presentata dal filologo inglese Alfred Edward
Housman il quale formulÓ un'interessante ipotesi che il persecutore di ovidio non
esistesse mai (che era stato inventato dal poeta come Corinna) e che I'invettiva
stessa fosse solo un esercizio letterario, una certa prova d'erudizione fatta per rinnovare quel genere letterario popolare nell'epoca ellenistica.ls Questo punto di vista
12 Lidentificazione menzionata da Wójcik (2003): 375'v. n. sg. Per quanto potessi stabilire,
a favore di una tale identificazione si dichiaró soprattutto Braccesi (| 974), difendendo la
giustezza dell'identificazione di Ibis con Corvinus, proposta dall'umanista Rhodiginus.
13 Le ultime due proposte d'identificazione le conosco grazie alle parole di Wójcik (2003): 375:
"Venivano fatte le prove d'identificazione di Ibis di cui scrive ).-M. Claassen. Venivano rivelati Hyginus, il direttore dellabiblioteca al Palatino, Ateius Capito il giurista, Messalinus Corvinus, il destinatario delle lettere ovidiane (Pont. 3 .7 , 4.4), che deluse I'esule non dandogli una
mano. Perfino Augusto,l'autore delle disgrazie del poeta, veniva considerato lbis'i Scrivendo
questo articolo non avevo accesso alla pubblicazione di Claassen (1999): I42, alla quale si
riferisce Wójcik. Tuttavia durante il mio tirocinio scientifico fatto a Roma (V 2005) constatai
che il professor Wójcik aveva tradotto con fedelti le parole di J._M. Claassen, la quale co_
municava anche delle altre soluzioni (p. 288 n. 25) facendo notare fra I altro che lbis potesse
essere the professional delator Labienus, author of an epigram on the joys of seeing others' pain
(S en.
Contr. 10.4.2 -25).
14 Llidentificazione presa in esame (negativamente) da Merkel (1837).
15 Questa proposta fu fatta da Herrmann (1965), specie pp.29t-Ż93, e Herrmann (1968), il
quale allo stesso tempo provava che I'autore del poema non fosse Ovidio, ma Gaius Caesius
Bassus, un poeta poco conosciuto. fargomentazione non ć affatto sufficiente e l'acrostico
verticale CAI (1b. 452-454) sembra totalmente casuale. PerÓ l'identificazione di Herrmann
viene accettata da Le Bourdellćs (1982). Cfr. anche Watson (1991): 130 n. 344.
16 Per esempio Homme (1906): 112, afferma: "Si presenta soprattutto una domanda: Chi fu
quell'accanito nemico del poeta? Probabilmente non riceveremo mai una risposta definitiva.
Nel poema ve ne sono troppo pochi tratti individuali".
| 7 Cfr. Andrć (1963): XXII-XKII. Tuttavia bisogna far notare che non sia sicuro se in tutte le
opere si tratti dello stesso odiato nemico detto Ibis oppure forse di qualche altra persona che
deluse il poeta.
18 Housman (1920). A p. 316 (nella ristampa 1040) afferma: "Who is lbis? Nobody. He is much
too good to be true. If onet enemies are of flesh and blood, they do not cary complaisance
Ovidio
e
il suo biasimato
persecutore
L27
divenne abbastanza popolare nell'ambiente dei ricercatori-scettici, specialmente
quelli anglofoni,'9 peró generalmente non si guadagnó labenevolenzadell'ambiente scientifico,2o benchć i ricercatori non riuscissero ad addurre nessun argomento
chiarissimo opposto che confutasse I'ipotesi di Housman.2l
Adesso possiamo ritenere I'ipotesi di Housman sorpassata, dato che il poemetto
di Ovidio contiene non solo dei dati relativamente modesti sul persecutore, nella
base ai quali si provó ad identificare il protagonista di Ibis in una quindicina di
modi diversi, ma anche delle informazioni nascoste che permeffono di attestare
che il persecutore del Nasone era una persona reale.
Nei w. 581-586 Ovidio augura al suo persecutore e tutta la sua famiglia di
sperimentare lo stesso che capitó a Niobe, Anfione e i Niobidi. Ecco il brano del
poemetto:
Utque ferunt caesos sex cum Damasichtone fratres,
intereat tecum sic genus ornne tuum.
Addidit ut fidicen miseńs sua funera natis,
sic tibi sint vitae taedia iusta tuae.
Utve soror Pelopis, saxo dureris oborto,
et laesus lingua Battus ab ipse sua.
[(581) Come sei fratelli caddero insieme a Damasictone,22 cosi tutta la tua stirpe perisca
insieme a te. (583) Come il suonatore aggiunge la sua morte a quella dei suoi figli,t'cosi tu
abbia una giusta awersione per la tua vita. (585) Oppure trasformati in sasso come la sorella
di Pelope (586) o come Batto perduto per la sua propria lingud'].2a
Nel v. 584 Ovidio ci diede il nome del suo persecutore in modo celato. Se
prendiamo in considerazione le ultime cinque parole di questo verso e lasciamo soltanto le lettere iniziali togliendo tutte le altre, otteniamo I'immagine
seguente:
so far as to choos e the dies Alliensis for their birthday and most inehgible spot in Africa for
their birthplace. Such order and harmony exist only in worlds of our own creation. . .'
19 Wilkinson (1955): 355; Watson (1991): 130-131; Wiliams (I99Ż):184-185 n. 4; Williams
(1996): 17-22. Aggiungiamo che una posizione indipendente fu presa da Rostagni (1920):
28-30, il quale credeva che sia Callimaco di Cirene che Ovidio avessero scritto uri'invettiva lbis rivolta ad una persona fittizia. Ibpinione di Rostagni fu acutamente criticata da
Housman (192I).
20 Andrć (1963): XVII* XXII.
2L Cfu. per esempio Thibault (196a): 140-141.
22 Si tratta dei Niobidi, figli di Anfione e Niobe, uccisi da Apollo.
23 Anfione (il suonatore), il marito di Niobe, si suicido dopo la morte dei figli.
24 Niobe,la sorella di Pelope (la figlia di Tantalo) fu trasformata in sasso come il pastore Batto
dopo che aveva tradito ad Apollo i dettagli del furto del bestiame compiuto da Ermes alla
prima infanzia.
128
KrzysztofTomaszWitczak
sic tibi sint uitae taedia iusta tuae.
sictibis u t
i
t
SUTIT e
Vediamo dunque che, leggendo dalla fine le prime lettere di cinque parole
consecutive delv. 584, otteniamo la scritta TITUś che forma o'' p..'''rr e'(praenomen) molto popolare a Roma. Se poi facciamo in modo simile con due parole
rimanenti, cioÓ nella parola slc lasciamo solo la lettera iniziale e togliamo quelle
altre, e poi nella parola vicina tibi facciamo al contrario (cioć togliamo la lettera
iniziale e lasciamo le altre tre), ci compare davanti un acrostico ben nascosto:
sic tibi sint uitae taedia iusta tuae.
sictibis u t
s ibis u t
SIBI
ę
i
i
t
t
SUTIT +
Quest'acrostico, detto acrostico orizontale oppure cephalonomasticon, se letto
all'inverso, costituisce I'inequivocabile scritta TITUS IBIS. Abbiamo quindi a che
fare con lhcrostico orizontale inverso. Fra le persone sospette si trova un solo individuo che porta tale nome, vale a dire Tifus Labienus, un oratore dell'epoca augustea,
soprannominato Rabienus per la violenza del carattere (in relazione al lat. rabies
f. 'ferocia; rabbia, idrofobia; pazzia,frenesia, furore, ird)." Seneca il Vecchio descrive
tali tratti di Labieno (Sen. Contr, L0, praef. 4t Summa egatas erat, summa infamia,
summum odium) che aderiscono alla descrizione di Ibis trasmessa da Ovidio. Senza
dubbio lhcrostico fatto dal poeta di Sulmona si riferisce proprio a lui.
Un lettore disposto scetticamente direbbe che lhcrostico orizontale inverso contenuto nel v. 584 e ritrovato da me fosse comparso per caso. Infatti i possibile una
combinazione fortuita delle lettere che formi un testo piil o meno sensato. Tuttavia
qui escludo una tale coincidenza.In primo luogo le parole TITUS IBIS sono collegate
allargomento del poemetto fino a questo punto che non si possa trattare di un caso. In
secondo luogo perfino Ovidio ci mostra che non si tratta di un caso dato che lbcrostico
orizontale dello stesso contenuto puó essere letto da ambedue i sensi. Se prendiamo in
considerazione i w. 584-585, risulta che troviamo le stesse parole, cioć IBIS TITUS.
sic tibi sint uitae taedia iusta tuae.
utue soror Pelopis, ...
sic tIBI Sint uitae Taedia Iusta Tuae.
Utue Soror Pelopis, ...
IBIS... T
+ IBIS
US
I
T
+ TIT+ US
25 Kroll (L92Ą;Cytowska, Szelest (1990):644.
Ovidio e il suo biasimato persecutore I29
Nella sequenza di parole tibi sint ci si puo facilmente accorgere che (dopo aver troncato gli elementi estremi t- e -int) quattro lettere successive formino la parola caratteristica IBIS che definisce nel poemetto di Ovidio il persecutore del poeta. Poco dopo le
prime lettere di cinque parole successive (... taedia iusta tuae. / Utue soror...) formano
di nuovo il prenome romano TITUS. Si tratta quindi di un altro acrostico orizontale
composto diparole IBIS TITUS. Non ć dubbio che ildoppio acrostico orizontale reahzzato nei w. 584-585 fosse fatto di proposito, introdotto nel poemetto da Ovidio stesso. Qui non abbiamo piir diritto a parlare di un caso o una coincidenza, grazie alla quale
le lettere danno un certo senso. Il poeta indica il suo persecutore in modo univoco.
Le osservazioni e opinioni espresse in questo studio permettono di formulare
le conclusioni seguenti:
1. Il poemetto Ibis non puó essere trattato come un tipico esercizio retorico.
Costituisce urt'invettiva contro un vecchio compagno di scuola di Ovidio il quale,
dopo Ia relegazione del poeta, gli nuoceva (calunniandolo in pubblico, perseguitando sua moglie e provando a fare propri i suoi beni).
2. Il poeta indicó il suo nemico e persecutore lbis introducendo nel testo lhcrostico d'identificazione comunemente detto acrostico orizontale a cephalonomasticon il quale puó essere leffo sia all'inverso (TITUS IBIS) che in avanti (IBIS
TITUS). Questo acrostico, non accorto finora dai ricercatori, permette di identificare il persecutore di Ovidio in modo abbastanza univoco con Tito Labieno lbratore (una soluzione cosi fu proposta nel 1881 dal filologo inglese Robinson Ellis).
3. Llbis di ovidio non ć solo urt'invettiva letteraria' ma anche un poemetto-enigma
oppure - se si vuole - una sciarada in versi. Lr qualche verso scelto dal poeta si trova ben
celata la risposta alla domanda di un lettore meno informato: chi ć il misterioso Ibis?
4. A causa del doppio acrostico presente nel poemetto, introdotto apposta in
forma di una soluzione camufhta, ovidio puó essere considerato il precursore
dell'enigmistica contemporanea. larte di comporre giochi enigmistici consiste nel
nascondere una risposta collegata all'argomento toccato nella poesia.
5. llidentificazione del misterioso persecutore di Ovidio ci offre delle nuove
possibilitł di ricerche per quanto riguarda la vita e lhttiviti letteraria dell'esilio del
poeta di Sulmona, nonchć ci rende pit noto il personaggio di Tito Labieno' un
oratore poco conosciuto, ilquale' a causa della sua attivitł amorale, sembra appar-
tenere al gruppo dei delatori.
Nelpresente sfudio lbutore concentró la sua attenzione alla prova di distinguere
il doppio acrostico e mostrare la sua importanza per I'identificazione corretta del
detestabile nemico del poeta. In futuro lbutore avri intenzione di trattare il problema delle relazioni fra ovidio e Tito Labieno nonchć allargare e approfondire
alcune questioni e problemi solo menzionati qui che sono collegati sia allhttivitŁ
del l.{ asone che al personaggio del suo persecutore Tito Labieno. Inoltre la questione del ruolo degli acrostici nella poesia di Ovidio sembra degna di essere trattata
in modo pitr dettagliato.
130
Krzysztof TomaszWitczak
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