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La disuguaglianza è intersezionale
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La disuguaglianza è intersezionale
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Un recente volume di Barbara G. Bello è un invito a riconsiderare un’importante prospettiva critica
aperta dalla teoria femminista: quella che analizza le disuguaglianze tra le persone alla luce del
concetto di intersezionalità.
Nicolò Bellanca (https://www.micromega.net/author/nicolo-bellanca/)
25 Maggio 2021
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text=La
La recente monogra
a di Barbara G. Bello è un invito a riconsiderare un’importante prospettiva
disuguaglianza
critica apertaè dalla teoria femminista: quella che analizza le disuguaglianze tra le persone alla luce
del concettointersezionale&url=https://www.micromega.net/ladi intersezionalità.[1] In geometria, l’intersezione è il punto in cui più rette
s’intersecano. Immaginiamo che ogni retta orientata rappresenti un ordine sociale gerarchico: le
disuguaglianzae-
classi, le identità
di genere, le etnie, l’età, la disabilità, lo stato civile, la cultura, il luogo di origine, la
intersezionale/)
cittadinanza e così via. Se attribuiamo numeri ai punti della retta, possiamo stabilire valori
maggiori o minori, ai quali corrispondono posizioni sociali elevate o inferiori. Ciascuna persona si
colloca all’intersezione di molteplici assi gerarchici: nei vari ambiti della società, ella può talvolta
dominare e talvolta essere dominata; ad esempio, le donne bianche sono penalizzate dal loro
genere ma privilegiate dalla loro razza. Un soggetto può essere, a seconda del contesto, un
oppressore, un oppresso o simultaneamente oppressore e oppresso.
Possiamo distinguere tre forme di disuguaglianza intersezionale[2]. Una è di tipo concomitante: ad
esempio, una donna disabile può essere discriminata, in diversi ambiti sociali, a causa dell’identità
di genere per l’acquisizione di una posizione di lavoro, e a causa della disabilità per la sua di coltà
a entrare in un edi cio pubblico non accessibile a chi usa la sedia a rotelle. In questo caso la
vittima è discriminata da fattori che agiscono in maniera concomitante ma separata: genere e
disabilità. Un’altra è di tipo additivo, quando qualcuno subisce la discriminazione sulla base di due
o più motivi che, nello stesso ambito sociale, si cumulano tra loro. Ad esempio, in un mercato del
lavoro che segrega sia sulla base del genere (alcuni lavori sono riservati agli uomini), sia sulla base
della nazionalità (alcuni lavori sono disponibili solo per i cittadini), le possibilità che una donna
immigrata trovi un lavoro sono ridotte due volte: genere più nazionalità. L’ultima forma è di tipo
composto e si veri ca quando i vari fattori interagiscono dinamicamente, rafforzandosi a vicenda,
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attraverso molteplici ambiti sociali. Supponiamo ad esempio che un intellettuale musulmano ed
una studiosa cattolica aspirino entrambi a posizioni apicali così in accademia come nella loro
comunità religiosa. L’uomo ha maggiori chance, in quanto uomo, di ottenere quella posizione nella
comunità religiosa; ed è quindi ancor più favorito per la vittoria del posto universitario, potendo
contare, oltre al vantaggio proveniente dal suo genere, sull’in uenza che la sua carica religiosa gli
conferisce. D’altra parte, l’uomo ha maggiori chance, in quanto uomo, di ottenere la posizione di
vertice in accademia; ed è quindi ancor più favorito per la vittoria del posto nella comunità,
potendo contare, oltre al vantaggio proveniente dal suo genere, sull’in uenza che la sua carica
universitaria gli conferisce. Per la studiosa cattolica la logica si rovescia: non soltanto le risulta più
di cile ottenere l’una o l’altra posizione apicale, in quanto donna, ma soprattutto appare
penalizzata ulteriormente in una gara, essendo penalizzata nell’altra gara. In questo caso la
disuguaglianza femminile emerge dalla combinazione di genere e religione, differendo da quella nei
confronti delle donne non cattoliche o degli uomini musulmani: genere (moltiplicato) per religione.
L’intersezione tra genere e religione non consiste quindi nella mera somma di disuguaglianze
staticamente de nite, come accadrebbe nel caso additivo, ma in un processo attraverso cui la
religione sfavorisce sulla base del genere, e il genere penalizza sulla base della religione.[3]
La disuguaglianza intersezionale opera al livello delle strutture sociali (le istituzioni entro cui le
persone agiscono, e che a loro volta producono quelle persone), della costruzione delle identità
(ciò che le persone dicono su sé stesse, per chiarire agli altri chi esse sono) e delle
rappresentazioni simboliche (le norme, i valori e le ideologie alle quali ogni persona si riferisce).
Ogni aspetto della disuguaglianza (la classe sociale, il genere, l’etnia, l’età e così via) si manifesta in
modi speci ci ad ognuno di questi tre livelli. L’interazione tra i livelli potenzia, oppure attenua, ogni
aspetto della disuguaglianza, dando forma a nuovi fenomeni ibridi.[4] Ad esempio, l’interazione di
sessismo e razzismo dà forma al gendered racism, al razzismo sessista. In questo caso, per un
verso le disuguaglianze strutturali giusti cano i pregiudizi, mentre per l’altro verso questi ultimi
giusti cano le prime: «se gli afroamericani sono percepiti come mascolini e gli asiatici come
effeminati; se afroamericani e latini sono stereotipati come lavoratori svogliati, mentre gli uomini
asiatici sono ritenuti i lavoratori più a dabili; se in ne le donne bianche sono rappresentate come
affettuose, mentre le asiatiche vengono considerate emotivamente fredde, questi pregiudizi
in uenzano i comportamenti economici nelle assunzioni e nelle promozioni, provocando più alti
tassi di disoccupazione e guadagni più bassi per afroamericani e latini, nonché “so tti di vetro” per
le donne asiatiche e minori guadagni per le donne di colore».[5]
Insomma, se all’incrocio di due strade, l’una che denota la razza e l’altra il genere, si veri ca un
incidente, esso non può essere attribuito ad una sola causa, poiché dipende dai veicoli che
percorrono entrambe le vie. Come suggerisce questa metafora, l’approccio dell’intersezionalità
aiuta a mostrare l’interazione di fattori sociali che conduce ad una multi-disuguaglianza. Esso
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costituisce però, come annota Barbara Bello, soltanto un dispositivo euristico, procedendo dal
quale occorre esaminare i vari modi con cui i differenti fattori interagiscono l’uno con l’altro:
purtroppo, la parte maggioritaria della letteratura sul tema si ferma all’inquadramento concettuale
del problema, senza svolgere analisi di scienze sociali sul come e sul perché quel problema si
manifesta.[6] Inoltre, l’approccio dell’intersezionalità può comportare ambiguità politiche. In un
documento di Non una di meno, ad esempio, leggiamo: «Il femminismo intersezionale è una
prospettiva politica che abbraccia molteplici lotte contro tutte le oppressioni possibili, senza
imporre una gerarchia fra di loro, ma rivendicando le speci cità di ciascuna»[7]. A questa tesi si può
obiettare che, «al di là delle intersezioni implicate nelle singole situazioni, ricorrono dei domini di
potere strutturali, disciplinari, egemonici e interpersonali nelle diverse forme di oppressione».[8]
Proprio per rendere effettuale l’azione politica, occorre recuperare l’idea della prevalenza di alcuni
domini di potere su altri e quindi di alcune modalità di disuguaglianza su altre. Se ad esempio le
disuguaglianze subite da una donna si collocano all’intersezione tra lo status di migrante senza
permesso di soggiorno, il genere e la povertà, allora il quesito politicamente decisivo, come
osserva Barbara Bello, riguarda l’asse sul quale prioritariamente intervenire, per meglio modi care
anche gli altri assi: ha maggiore impatto l’ottenimento di un permesso, i diritti in tema di identità di
genere oppure l’accesso a risorse economiche?[9]
Concludendo, l’approccio dell’intersezionalità è uno stimolo potente alla comprensione dello
“spessore” delle disuguaglianze. Tuttavia, la sua e cacia si misura sul terreno delle indagini
scienti che speci che e delle indicazioni d’intervento politico che da esse possiamo trarre.
NOTE
[1] Barbara G. Bello, Intersezionalità. Teorie e pratiche tra diritto e società, FrancoAngeli, Milano,
2020. Accanto a questo libro, un’altra recente opera di sintesi è Patricia H. Collins & Sirma Bilge,
Intersectionality, Polity Press, Cambridge, 2016. Nella letteratura sull’intersezionalità, si parla
spesso di discriminazioni, invece che di disuguaglianze. In termini intuitivi, si ha discriminazione
quando i membri di un gruppo hanno opportunità differenti a causa di caratteristiche personali che
prescindono dalle loro capacità; mentre si ha disuguaglianza quando le persone o i gruppi hanno
un accesso differenziato alle risorse e alle ricompense sociali. Nell’accezione ampia appena
evocata, il secondo concetto abbraccia il primo; ed è per questa ragione che qui mi riferisco
soltanto alle disuguaglianze.
[2] Riprendo liberamente la classi cazione dovuta a Timo Makkonen, Multiple, Compound and
Intersectional Discrimination, Institute For Human Rights, Abo Akademi University, April, 2002,
https://www.abo. /wp-content/uploads/2018/03/2002-Makkonen-Multiple-compound-andintersectional-discrimination.pdf (https://www.abo. /wp-content/uploads/2018/03/2002Makkonen-Multiple-compound-and-intersectional-discrimination.pdf)
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[3] Myra Marx Ferree, “The Discursive Politics of Feminist Intersectionality”, in Helma Lutz, Maria
Teresa Herrera Vivar, & Linda Supik (edited by), Framing Intersectionality. Debate on a Multi-Faceted
Concept in Gender Studies, Ashgate, Farnham, Surrey, 2011.
[4] Gabriele Winker & Nina Degele, “Intersectionality as Multi-Level Analysis: Dealing with Social
Inequality”, European Journal of Women’s Studies, 18, 1, 2011, pp.51-66.
[5] Marlene Kim, “Intersectionality and Gendered Racism in the United States: A New Theoretical
Framework”, Review of Radical Political Economics, 2020, 52(4), pp.622-623.
[6] Kanchana N. Ruwanpura, “Multiple identities, multiple-discrimination: A critical review”, Feminist
Economics, 14:3, 2008, p.91. Ad esempio, un’importante applicazione dell’approccio
dell’intersezionalità si ha con l’analisi dei Gender Regimes proposta da Sylvia Walby. Ella considera
quattro domini istituzionali che coevolvono come risultato della loro interazione: economia,
politica, violenza e società civile. Le relazioni di genere, intersecandosi con altre disuguaglianze,
sono plasmate e modi cate entro ciascuno dei quattro domini e nell’intero sistema. Si veda Sylvia
Walby, Globalization and Inequalities: Complexity and Contested Modernities, Sage, London, 2009.
[7] https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/11/28/femminismo-intersezionale-o-perchequesta-lotta-e-anche-tua-intersezioni-2/
(https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/11/28/femminismo-intersezionale-o-perche-questalotta-e-anche-tua-intersezioni-2/)
[8] Patricia H. Collins, Black Feminist Thought. Knowledge, Consciousness, and the Politics of
Empowerment, II ed., Routledge, New York, 2000, p.21.
[9] Barbara G. Bello, Intersezionalità, op.cit., p.144.
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