Economia Aziendale Online 2000 Web
(2010) 1: 119-137
www.ea2000.it
Pietro Previtali
University of Pavia, Via San Felice 7, Pavia, Italy
E-mail:
[email protected]
DOI:
Vol. 4, 2/2013: 143-166
Economia Aziendale Online
Refereed Papers
www.economiaaziendale.it
DOI: 10.4485/ea2038-5498.003.0039
On-line Reputation System e Performance dei Professional
Service Provider. Il caso Elance.
Alberto Francesconi, Claudia Dossena
Abstract
La diffusione dei servizi online comporta rilevanti implicazioni per le imprese che, rivolgendosi a online service
marketplace, ampliano, di fatto, le scelte di “make or buy” effettivamente percorribili dalle stesse e conseguono
vantaggi in termini di minor costi dei servizi, di accesso a un ampio paniere di professionisti ed esperti, di una
maggior flessibilità garantita dal ricorso a servizi professionali secondo modalità on-demand. Tuttavia, la scelta
di rivolgersi a online service marketplace implica anche una serie di rischi per le imprese (knowledge risks e
transactions risks), che richiedono lo sviluppo di adeguati meccanismi di supporto alle transazioni, quali i reputation systems, volti a ridurre le asimmetrie informative tra le parti in gioco. Riscontrando una carenza in letteratura, il lavoro si concentra sugli online service marketplace, analizzando, in particolare, la relazione tra reputazione
online e performance delle imprese fornitrici di servizi professionali (professional service provider) che vi operano. Tale relazione è stata fino ad ora affrontata in letteratura con particolare riferimento ai più tradizionali mercati elettronici per la compravendita di prodotti ma non per i servizi professionali e in questo risiede l'innovatività del contributo. Più nello specifico, si propone un modello con finalità esplicative e predittive, controllato empiricamente, sulla base di un single case-study, un noto online service marketplace (Elance.com) che opera su
scala mondiale. Le analisi statistiche sono state condotte su un data-set realizzato raccogliendo i dati di circa
5.000 professional service provider. Dall’analisi emerge come il possesso di una buona reputazione sia in grado
di spiegare livelli di performance superiori. Il lavoro, infine, suggerisce alcuni spunti per ulteriori approfondimenti empirici.
Keywords: reputazione on-line, online service marketplace, professional service provider, reputation system,
performance economica.
1 – Introduzione
La diffusione di Internet nelle pratiche di business ha
consentito negli ultimi vent'anni lo sviluppo di nuove
pratiche nei servizi basate sull'utilizzo di online service marketplace quali vWorker,, Elance, Guru.com
eTopCoder. Queste piattaforme raccolgono milioni di
freelancer, di fornitori di servizi indipendenti, di consulenti che ricoprono un'ampia gamma di servizi professionali. Per soddisfare i fabbisogni di servizi, con
le correlate risorse e competenze, un’impresa può opAlberto Francesconi
Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali
Università di Pavia - Italy
[email protected]
Claudia Dossena
Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali
Università di Pavia - Italy
[email protected]
tare per diverse combinazioni tra “interno ed esterno”,
ovvero può:
−
basarsi su servizi sviluppati internamente, ad
esempio costituendo un'unità ad hoc;
−
attivare collaborazioni con altre imprese, ad
esempio tramite joint-venture e partnership;
−
appaltare i propri processi interni e/o alcune funzioni aziendali a fornitori di servizi esterni, come
ad esempio, tramite l'outsourcing e l’offshoring;
−
ricorrere a diverse forme di collaborazione online per far fronte a esigenze di specifici servizi
professionali.
144
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
La diffusione dei servizi online (o e-service)
comporta rilevanti implicazioni per le imprese, dalla
nascita d'imprese e team virtuali allo sviluppo di collaborazioni più o meno stabili basate su Internet che
consentono di esternalizzare attività e servizi e ampliare le scelte di "make or buy" effettivamente percorribili. È possibile trarre beneficio dalle nuove forme di servizi online sulla base di quattro tipologie di
vantaggi conseguibili. In primo luogo, il vantaggio
più evidente e diretto garantito dai servizi online consiste in una riduzione dei costi di produzione dei servizi stessi. In secondo luogo, il ruolo aggregatore degli online service marketplace fa sì che le imprese
possano accedere a un più ampio paniere di professionisti ed esperti. In terzo luogo, l'utilizzo di servizi
online offre la possibilità di adottare modalità ondemand, garantendo un'elevata flessibilità alle imprese che decidono di avvalersi di fornitori di servizi
professionali sulla base delle esigenze contingenti di
business. Da ultimo, la presenza di numerose forme
di servizi online e piattaforme online incrementa di
fatto le opzioni di sourcing delle imprese: avvalendosi
di risorse e servizi esterni, l'impresa può scegliere il
modello di servizio e la piattaforma più appropriati
per le proprie necessità. Ad ogni modo, come qualsiasi altra forma di servizio, anche i servizi online non
sono esenti da alcuni rischi, innanzitutto legati alla
necessità di condividere con i fornitori esterni conoscenze e know-how anche di valore (knowledge risk)
e alla perdita di controllo diretto del lavoro e del processo (transations risk). Tuttavia, i rischi citati possono essere ridotti sfruttando i meccanismi sociali degli
online service marketplace, quali i reputation system,
volti a fornire una forma di garanzia della qualità dei
servizi offerti nella piattaforma e dell'affidabilità dei
suoi membri.
Proprio sul tema della reputazione online posseduta dai professional service provider (PSP) che operano su online service marketplace porremo
l’attenzione in questo lavoro. E la ragione è duplice.
In primo luogo, la reputazione online posseduta da un
PSP è una fondamentale risorsa intangibile che impatta sulle performance economiche, come mostreremo
in questo lavoro. In secondo luogo, la reputazione online posseduta da un PSP, segnalata per mezzo di
adeguati reputation system, diventa un fattore che interviene nei meccanismi di governo delle transazioni
perché in grado di ridurre le asimmetrie informative
tra le parti in gioco, offrendo così nuove opportunità
nel continuum “make or buy”.
In letteratura molti autori hanno dimostrato un
crescente interesse verso il tema della reputazione
aziendale (Cullen, 2005), interpretata quale fondamentale risorsa intangibile per l’impresa,
La reputazione aziendale è generalmente intesa
come il giudizio che i diversi stakeholder danno della
credibilità dei comportamenti di un’impresa, delle sue
affermazioni, della qualità e affidabilità dei suoi pro-
dotti e servizi, della legittimità e della responsabilità
delle sue azioni (Dowling 2006, Fombrun 1996). La
reputazione di un’impresa, pertanto, è un concetto
complesso e multidimensionale (Sabater and Sierra,
2001; Trotta, Iannuzzi, Cavallaro, Dell’Atti, 2011).
In questo lavoro utilizzeremo la definizione proposta da Fombrun e van Riel (1997): «A collective
representation of a firm’s past actions and results that
describes the firm’s ability to deliver valued outcomes
to multiple stakeholders... [that]...gauges a firm’s relative standing both internally with employees and externally with its stakeholders in both its competitive
and institutional environment» (p. 10). La reputazione
aziendale, pertanto, è (1) una rappresentazione percepita a livello collettivo (2) che deriva dall’interazione
tra l’impresa e i suoi stakeholder e dalla diffusione di
informazioni riguardanti tale interazione, (3) con una
sedimentazione nel tempo di tale rappresentazione
(Clarkson, 1995; Daellenbach, Sharma and Vredenburg, 1998; Fombrun, 1996; Freeman, 1984; Logsdon
and Wartick, 1995). Adotteremo il concetto di reputazione aziendale per analizzarne il ruolo in un rilevante
online service marketplace, Elance. Molti mercati
elettronici basano il proprio business model sui reputation system, ossia sistemi on-line che memorizzano,
distribuiscono e comparano i feedback sulle azioni
passate dei membri di una community (Resnick et al.,
2000). I reputation system scoraggiano comportamenti opportunistici e riducono le asimmetrie informative
(Akerlof, 1970), favorendo lo sviluppo di transazioni
efficienti tra soggetti anche tra loro perfettamente
sconosciuti (Dellarocas, 2003; Resnick e Zeckhauser
2002; Silaghi, Arenas e Silva, 2007). Tuttavia, i mercati elettronici oggetto di studio in letteratura (Houser
e Wooders, 2006; McDonald e Slawson, 2002; Melnik e Alm, 2002, 2003; Resnick e Zeckhauser, 2002)
si focalizzano generalmente sulla compravendita di
beni (si pensi a esempi assai noti come e-Bay o Amazon). Il contributo innovativo del presente lavoro, pertanto, è rappresentato innanzitutto dal contesto di analisi (Elance), ossia uno dei principali online service
marketplace al mondo per la compravendita di servizi
professionali. In letteratura pochi contributi si sono
focalizzati su tali piattaforme (De Brentani e Ragot,
1996; Hàmori, 2005; Lazzari, 2010; Truyen e Buekens, 2009) così come sull’impatto che la reputazione
ha sulle performance dei PSP (professional service
provider) che vi partecipano (Greenwood, Deephouse
e Li, 2005; Hàmori, 2005; Lazzari, 2010). In particolare, a quanto a noi noto, poco si è detto su quali elementi del reputation system siano maggiormente predittivi dell’andamento delle performance dei PSP.
Sebbene differenti autori abbiano riconosciuto il ruolo
dei reputation system quali meccanismi a supporto di
transazioni efficienti e l’importanza della reputazione
dei PSP nel garantire un vantaggio competitivo, gli
studi condotti si sono limitati a perseguire finalità di
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
analysis and explanation1 (Gregor, 2006). L’attività
di ricerca del presente lavoro propone un modello,
controllato empiricamente, per l’explanation and
prediction2 (Gregor, 2006). L’obiettivo del lavoro è
una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento dei reputation system in connessione con
la performance economica d’imprese fornitrici di servizi professionali (PSP). In particolare, il lavoro si
concentra sul seguente quesito: quali aspetti della reputazione on-line influenzano maggiormente la possibilità che un PSP venga scelto più frequentemente
dai potenziali acquirenti di servizi, raggiungendo così
livelli superiori di perfomance economica?
In letteratura, a quanto ci è dato sapere, si riscontra una lacuna in tal senso. Pertanto, obiettivo di questo lavoro è l'analisi di come le performance economiche dei PSP (utilizzando come proxy il fatturato)
cambiano al variare della reputazione online. Da tali
premesse, ne conseguono due research question, declinate successivamente in puntuali ipotesi di ricerca:
RQ(1): in quale modo una buona reputazione
on-line impatta sulla performance di un PSP?
RQ (2): come la tendenza a operare con una
controparte nota impatta sulla performance dei PSP?
Il lavoro è articolato come segue: il secondo paragrafo fornisce un sintetico riferimento teorico per
delineare il concetto di reputazione aziendale e, più
nello specifico, di reputazione on-line. Segue una
contestualizzazione della reputazione on-line in online service marketplace. Dopo una breve descrizione
del contesto di analisi nel terzo paragrafo, nel quarto
s’illustrano l’operativizzazione dei concetti in variabili, il modello di ricerca e le ipotesi. Nel quinto paragrafo si descrivono il metodo di raccolta dei dati seguito e le tecniche di analisi statistica utilizzate. Nel
sesto paragrafo sono riportati e discussi i risultati
dell’analisi. Infine, nel paragrafo conclusivo si riassumono le implicazioni per il management dei risultati ottenuti e si propongono alcuni spunti di riflessione
per future ricerche e approfondimenti.
2 – Theoretical framework
2.1 – La reputazione aziendale e il vantaggio competitivo
In linea con la RBV (resource-based view; Barney,
1991; Dierickx and Cool, 1989; Wernerfelt, 1984), la
1
La teoria fornisce una spiegazione del fenomeno ma
non ha fini predittivi, in quanto sono assenti
proposizioni teoriche testate empiricamente (Gregor,
2006).
2 La teoria è predittiva, ha proposizioni testabili e
spiega le relazioni causali tra le variabili (Gregor,
2006).
145
reputazione aziendale è interpretabile quale risorsa
intangibile fondamentale per l’impresa, che si accumula nel tempo secondo un percorso relativamente
inerziale e path dependent (Mishina et al., 2012).
La reputazione aziendale è comunemente interpretata come risorsa rara, di valore, inimitabile, non
facilmente sostituibile o trasferibile a terzi e, conseguentemente, in grado di condurre a un vantaggio
competitivo per l’impresa (Balmer e Gray, 1999; Barney, 2001; Deephouse, 2000; Grant, 1991; Hall, 1992,
1993; Kotha, Rajgopal e Rindova, 2001; Mahon,
2002; Milgrom e Roberts, 1982; Oliver, 1997; Rao,
1994; Weigelt e Camerer, 1988).
Alcuni studi hanno dimostrato che la reputazione
deriva da un processo relativamente inerziale. Il lasso
di tempo necessario per sviluppare una buona reputazione suggerisce che la reputazione di un’impresa abbia la caratteristica di inimitabilità, almeno nel breve
periodo (Dierickx and Cool, 1989).
Inoltre, la reputazione non può essere trasferibile
se non attraverso una cessione del brand o
dell’impresa stessa (Conner, 1991; Dierickx and Cool,
1989; Peteraf, 1993).
Queste due caratteristiche (l’inimitabilità e la non
trasferibilità) combinate all’unicità (in quanto strettamente interrelata alle risorse e competenze uniche di
ciascuna impresa) rendono la reputazione aziendale
sia un asset che una barriera alla mobilità (Caves e
Porter, 1977), generando così un vantaggio competitivo per l'impresa.
Da un punto di vista organizzativo, la reputazione è in ampia misura collegata a concetti quali la cultura e l’identità aziendale (Barney, 1986; Dutton e
Dukerich, 1991; Dutton e Penner, 1993; Meyer,
1982): l’identità attiene alle peculiarità specifiche di
un’impresa che portano a un’interpretazione dei fenomeni condivisa al suo interno (Albert e Whetten,
1985; Dutton e Dukerich, 1991; Meyer, 1982) mentre
la cultura organizzativa influisce sulle percezioni e
sulle motivazioni dei suoi membri (Barney, 1986;
Dutton e Penner, 1993).
Identità e cultura organizzativa contribuiscono a
dar forma alle attività dell’impresa e intervengono
nelle relazioni con gli stakeholder (Miles e Cameron,
1982; Porac e Thomas, 1990).
A sua volta, la reputazione può esser interpretata
come contratto psicologico tra l’impresa e i suoi stakeholder, seppur differente da altri tipi di vincoli quali
i contratti in senso stretto o le garanzie (Barney,
1991).
I vantaggi organizzativi derivanti dal possesso di
una buona reputazione aziendale sono molteplici poiché essa fornisce un’utile informazione agli stakeholder sull’attrattività dell’impresa stessa (Fombrun e
Shanley, 1990; Weigelt e Camerer, 1988). Nel relazionarsi con gli stakeholder, l’impresa che possiede
una buona reputazione può godere di almeno tre importanti benefici (Deephouse, 2000): una riduzione
146
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
dei costi di transazione (Coase, 1937; Williamson,
1975), un incremento del premium price e la formazione di barriere competitive. Nello specifico, i benefici di una buona reputazione si manifestano nella
possibilità di imporre stabilmente un premium price
sui propri prodotti (Landon e Smith, 1997; Shapiro,
1983), nel ridurre il costo di raccolta delle risorse finanziarie (Beatty e Ritter, 1986; Diamond 1989; Stiglitz e Weiss, 1981), nella fidelizzazione dei clienti
(Bagwell 1990), nell’attenuazione dell’impatto di
temporanee variazioni nella qualità dei prodotti o dei
servizi (Landon e Smith, 1997); nel generare valore
finanziario agendo sul risultato operativo aziendale
(Bharadhwaj, 1995), nel godere di una più ampia e
frequente presenza nei mass media (Fombrun e van
Riel, 2004; Wartick, 1992) o nell’attrarre i talenti
(Fombrun e van Riel, 2004). Una buona reputazione
induce all’assunzione di comportamenti favorevoli da
parte degli stakeholder nei confronti dell’impresa,
migliorandone in tal modo la performance e il valore
di mercato (Fombrum e van Riel, 2004).
La reputazione, tuttavia, è un concetto multidimensionale e complesso (Baldarelli. and Gigli, 2011).
In letteratura tale multidimensionalità è stata analizzata sulla base dei differenti livelli, individuale o collettivo, su cui agisce (Jensen, Kim and Kim, 2010),
dei differenti attributi del soggetto che ne determinano la sua reputazione (Dunn, 2007), dell’ambito di
riferimento – ad es. la qualità del prodotto/servizio, la
leadership, l’attenzione verso l’ambiente e la responsabilità sociale, ecc. (Fombrun and van Riel, 2004) –
e delle differenti categorie di stakeholder considerate
(Bennett and Kottasz, 2000).
Tale complessità si è rispecchiata nell'eterogeneità di contributi scientifici sul tema della reputazione online, efficacemente raccolti e sistematizzati da
Pak (2010).
Spesso la reputazione aziendale è analizzata tramite survey internazionali quali il Fortune rating
(Fombrun and Shanley, 1990; Wartick, 1992), che si
basa sul Reputation Quotient (RQ) (Fombrun and
Van Reil 2004; Fombrun et al. 1996), Great Place to
Work (Levering and Moskowitz, 1984), Corporate
Personality Scale (Davies et al. 2003), Stakeholder
Performance Indicator and Relationship Improvement
Tool (SPIRIT) (MacMillan et al. 2004). Particolarmente interessante a tal riguardo è la recente ricerca
condotta da Baldarelli and Gigli (2011), in cui si applica il modello del RQ e di SPIRIT a un gruppo di
PMI italiane, appartenenti a un consorzio, per misurarne la reputazione.
Queste ricerche seguono una sorta di modello
‘centralizzato’ in quanto è presente un’autorità centralizzata che raccoglie le valutazioni fatte da un
campione prescelto di soggetti tramite interviste strutturate o questionari.
La reputazione che un’impresa possiede non è
interpretabile quale elemento unico caratterizzante
l’impresa agli occhi della totalità dei suoi stakeholder
(Baldarelli. and Gigli, 2011) e, tantomeno, in modo
stabile nel tempo. Attingendo a fonti informative eterogenee, diversi stakeholder possono valutare in modo
differente un’impresa, che può godere di una differente reputazione presso diversi gruppi di stakeholder
(Carter e Deephouse, 1999; Bennett and Kottasz,
2000). A livello collettivo, il concetto di reputazione
va contestualizzato in una specifica comunità e in un
determinato momento temporale.
Da questa osservazione ne discende, pertanto,
che la reputazione di un’impresa non sia qualcosa di
uniforme ma a ciascuna impresa possono esser associati differenti giudizi sulla base della categoria di
stakeholder considerata e sulla base della tipologia di
informazioni a cui si ha accesso (Baldarelli. and Gigli,
2011). Le fonti informative da cui attingono le varie
categorie di stakeholder, conseguentemente, assumono primaria rilevanza. Coerentemente con la necessità
di contestualizzare la reputazione in una specifica
comunità, l’analisi si focalizza sulla reputazione online detenuta da PSP in una specifica comunità sul
Web piuttosto che nel Web in generale. Collegata a
questa esigenza emerge la definizione di reputazione
on-line utilizzata in questo lavoro, intesa come “la
complessiva reputazione di cui un’impresa gode in un
dato istante temporale in una specifica community online e/o per una determinata categoria di stakeholder,
derivante sia da informazioni diffuse nella rete
dall’impresa, attraverso attività di comunicazione pianificate o meno, sia da informazioni diffuse dagli stakeholder”. Recentemente molti autori si sono dedicati
allo studio della reputazione online e delle pratiche di
gestione della stessa3. Alsop (2004) ha enfatizzato la
"fragilità" e dinamicità della reputazione online, sottolineando la necessità di un suo costante monitoraggio.
La mancanza di tempestività nella gestione della reputazione online rende maggiormente onerosi eventuali
interventi correttivi (Clark, 2001) e pertanto i manager
dovrebbero esser adeguatamente formati per monitorare e gestire rapidamente eventuali situazioni di crisi
(Gonzalez-Herrero and Smith, 2008; Gorry and Westbrook, 2009). Il crescente ruolo giocato dagli stakeholder aziendali nella determinazione della reputazione online ha notevolmente impattato sulle pratiche di
gestione della stessa (Bornemann et al., 2006; Bunting
and Lipski, 2000; Gonzalez-Herrero and Smith,
2008). Bunting and Lipski (2000) hanno enfatizzato
come il Web richieda un differente approccio nella
gestione delle relazioni tra l'impresa e i suoi stakeholder. Il Web ha profondamente alterato la credibilità
delle informazioni diffuse nella rete dall'impresa a fa3
Per un approfondimento si rimanda ai contributi di
Alsop (2004), Clark (2001), Bernhardt et al. (2007),
Gorry & Westbrook (2009), Bonini et al. (2009),
Bornemann et al.(2006), Bunting & Lipski (2000),
Gonzalez-Herrero & Smith (2008), Chun et al. (2004).
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
vore di un ruolo sempre più informativo attribuito a
quanto diffuso dai suoi stakeholder (Gorry and Westbrook, 2009).
2.2 – La reputazione on-line nei mercati
elettronici
Alcuni studi hanno dimostrato come la reputazione
aziendale influisca maggiormente sulle scelte degli
stakeholder nel caso in cui sia impossibile o costoso
raccogliere adeguate informazioni sulla credibilità
dell’impresa o sulla qualità della sua offerta (Kreps e
Wilson, 1982; Shapiro, 1982; Weigelt e Camerer,
1988). La possibilità di sperimentare un’esperienza
diretta nei confronti di un’impresa è spesso rara per la
maggior parte degli stakeholder, i quali formulano un
giudizio prevalentemente in base ad una conoscenza
di tipo indiretto che si forma attraverso il passaparola
e, soprattutto, mediante i mass media (Deephouse,
2000). La difficoltà nel raccogliere informazioni basate su esperienze dirette si manifesta poi in tutta la
sua forza nel caso in cui le transazioni avvengano online. In letteratura la relazione esistente tra una buona
reputazione in una community on-line e la performance è stata ampiamente analizzata, in particolare
con rifermento a noti mercati elettronici quali Amazon.com e aste on-line come e-Bay (Houser e
Wooders, 2006; McDonald e Slawson, 2002; Melnik
e Alm, 2002, 2003; Resnick e Zeckhauser, 2002),
piattaforme Web che consentono la compravendita di
prodotti.
I mercati elettronici hanno visto negli ultimi anni
un considerevole sviluppo, sia in termini di volume di
attori coinvolti che di funzionalità offerte. La prima
generazione di mercati elettronici aveva come obiettivo prioritario la creazione di un mercato con minori
barriere all’entrata, caratterizzato da minori costi di
transazione (Bakos, 1997).
Recentemente, alcuni mercati elettronici si sono
orientati verso la cosiddetta architettura di seconda
generazione, che prevede la gestione di tutta la transazione, dalla definizione e sviluppo dell’ordine online, all’organizzazione della logistica (Philipps e
Meeker, 2000).
Nei mercati elettronici la reputazione detenuta
dai partecipanti rappresenta un elemento cruciale. I
contributi scientifici sul tema si sono concentrati
sull’impatto che la reputazione di un venditore ha sulla probabilità che la sua offerta sia scelta da un potenziale acquirente (Houser e Wooders, 2006; Melnik e
Alm, 2002; Resnick e Zeckhauser, 2002) e sulla determinazione del prezzo (Andrews e Benzing 2007;
Ba e Pavlou 2002; McDonald e Slawson, 2002), consentendo di ottenere un maggiore premium price e
aumentando la probabilità che la transazione vada a
buon fine (Resnick et al, 2000; Resnick e Zeckhauser,
2002). In generale, possiamo concludere che la repu-
147
tazione on-line di un’impresa è intesa come proxy della qualità del prodotto/servizio offerto e
dell’affidabilità dell’impresa stessa. Conseguentemente, molti mercati elettronici hanno basato il proprio
business model su reputation system (più o meno evoluti) che scoraggiano eventuali comportamenti opportunistici da parte dei fornitori di prodotti o servizi, riducendo le asimmetrie informative (Akerlof, 1970) e
ampliando le opzioni di scelta, nell’ambito delle complessive transazioni, dei potenziali acquirenti.
2.3 – I reputation system quali meccanismi
di supporto delle transazioni
In generale, per reputation system si fa riferimento a
tutti quei sistemi on-line che memorizzano, distribuiscono e comparano i feedback sulle azioni passate dei
membri di una community (Resnick et al., 2000). I
reputation system raccolgono delle informazioni di
sintesi e le rendono disponibili sul profilo di ciascun
attore che partecipa a una community on-line, caratterizzandone in tal modo l’identità e l’operato nella
stessa comunità: riportando una sintesi delle attività
passate svolte nella community on-line da ciascun
soggetto e le correlate esperienze, il reputation system, da un lato, riduce le asimmetrie informative tra
le parti e, dall’altro, disincentiva eventuali comportamenti opportunistici. Così facendo, favorisce lo sviluppo efficiente di transazioni anche tra soggetti perfettamente sconosciuti che sfruttano il Web come
strumento di mediazione (Dellarocas, 2003; Resnick e
Zeckhauser 2002; Silaghi, Arenas e Silva, 2007). Un
reputation system, in altri termini, è uno strumento
informativo con cui si facilita il processo di assegnazione del livello di reputazione a ciascun soggetto appartenente a una specifica community, rispondendo
alle seguenti esigenze (Dellarocas, 2010):
−
stimola la collaborazione tra i membri, disincentivando comportamenti opportunistici;
−
agisce da filtro; molti sistemi Web-based sono
caratterizzati da un’eccessiva quantità di informazioni che portano gli utenti a vivere una situazione di sovraccarico informativo (Bargh e
Thein, 1985; Bergel, 1997; Edmunds and Morris, 2000; Eppler e Mengis, 2004; Maes, 1994)
legato alla difficoltà nel valutare prodotti/servizi
il cui livello di qualità dei tende a variare considerevolmente; i reputation system possono incrementare l’attrattività e l’affidabilità del sistema e snellire i processi decisionali;
−
supporta il confronto tra gli utenti; questa esigenza diventa particolarmente importante quando gli utenti variano considerevolmente tra loro
per esigenze e interessi e quando la qualità del
prodotto/servizio, in larga misura, è il risultato di
una stima soggettiva; in tali contesti un reputation system può riassumere, con un indicatore
148
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
aggregato, le caratteristiche distintive di un utente nel modo più oggettivo e neutrale possibile,
supportando in tal modo gli utenti nella valutazione e nella scelta;
−
agisce quale meccanismo di lock-in; poiché un
reputation system è spesso specifico di una ben
determinata community on-line, esso agisce
quale potente fattore di lock-in in grado di inibire l’abbandono della comunità e incrementare la
fedeltà degli utenti; una volta che un utente si è
costruito una buona reputazione tenderà a non
abbandonare la community, a meno del verificarsi di eventi che la danneggino in modo irreparabile.
L’importanza dei reputation system quali meccanismi di supporto alle transazioni diventa ancor più
rilevante nel caso in cui la qualità dell’output sia difficilmente valutabile dall’acquirente a priori. È questo
il caso in cui la transazione in oggetto non riguardi
solo lo scambio di beni “standard” (come può avvenire, ad esempio, su e-Bay) ma di servizi professionali.
ficando i confini organizzativi e il campo di azione
organizzativa. Oltre ai tradizionali e più noti mercati
elettronici in cui si scambiano beni tangibili, negli ultimi anni si sono sviluppate molteplici piattaforme
Web che offrono servizi di contractor management
nel campo dei servizi professionali, quali ad esempio
Opus360, Elance e Emoonlighter, tra i più noti. In tali
online service marketplace, che operano generalmente
secondo i meccanismi delle “aste inverse o al ribasso”4, è possibile trovare, acquistare, gestire e pagare
servizi professionali offerti da migliaia di PSP dislocati in tutto il mondo. Riunendo gli acquirenti e i fornitori di servizi professionali in un unico ambiente online, i costi di transazioni possono essere ulteriormente ridotti. In questi online service marketplace i reputation system sono parte integrante del business model
per fronteggiare la complessità nel valutare obiettivamente la qualità dei servizi proposti, la loro eterogeneità e l’asimmetria informativa esistente nel processo
di scambio (Snir e Hitt, 2003).
3 - Il contesto di analisi: Elance.com
2.4 - I professional service provider e gli
online service marketplace
I professional service provider (PSP) forniscono sia
soluzioni a problemi nuovi o complessi per cui sono
richieste competenze specialistiche di cui un’impresa
acquirente non dispone internamente (Quinn, Anderson, Finkelstein, 1996), sia servizi standardizzati,
quali ad esempio la contabilità o la gestione delle paghe e degli stipendi. Essi rispondono pertanto alle necessità delle imprese sia di sopperire alla mancanza
temporanea o permanente di conoscenze specializzate
non detenute internamente, sia di acquisire all’esterno
attività marginali e/o periferiche rispetto al core business. La tendenza a delegare in outsourcing specifiche attività è supportata dallo sviluppo e dalla diffusione di online service marketplace, mercati elettronici per la compravendita di servizi professionali (Malone e Laubacher, 1998) che possono impattare notevolmente su tre aree di costo (Zorayda, 2003). In primo luogo, si può assistere a una riduzione dei costi di
ricerca perché gli acquirenti possono trovare informazioni su fornitori, prodotti e prezzi senza dover ricorrere a intermediari, sfruttando il Web quale fonte informativa a basso costo. In secondo luogo, si possono
ridurre i costi di gestione delle transazioni (ad esempio, per quanto concerne l’emissione delle fatture, gli
ordini di acquisto e le procedure di pagamento) poiché il Web consente una più rapida elaborazione delle
transazioni rispetto ad altri canali come il telefono o il
fax. In terzo luogo, l’elaborazione della transazione
on-line può rendere più efficiente la gestione del magazzino e della logistica. La riduzione dei costi di
transazione può incoraggiare le imprese a esternalizzare una più ampia varietà di attività aziendali, modi-
Elance.com (Elance) è una piattaforma Web che conta
più di 470.000 membri iscritti, fornitori o acquirenti
di servizi professionali, con un volume d’affari di circa $411.512.000 (dati del 2011). Nella piattaforma,
imprese o liberi professionisti possono trovare, acquistare, gestire e pagare servizi professionali offerti da
migliaia di PSP sparsi nel mondo. I PSP rappresentano l’unità di analisi del presente lavoro. L’erogazione
dei servizi professionali prende forma per mezzo di
progetti con cui ciascun PSP offre i propri servizi per
un intervallo di tempo limitato, generalmente di qualche mese. Esempi di tali progetti possono essere la
progettazione di un sito Web, lo sviluppo di un software gestionale ad hoc, la gestione di una specifica
causa legale, la traduzione in più lingue di un catalogo
prodotti, e così via. Complessivamente, il sito raccoglie PSP che offrono più di cinquanta tipologie di servizi differenti, raggruppabili in otto aree di business:
Web & programming, design & multimedia, finance
& management, legal, engineering & manufacturing,
administration support, writing & translation, sales &
marketing. Le transazioni sono condotte seguendo la
logica della reverse auction, dove i potenziali acquirenti di un servizio professionale (ad es. le imprese
potenziali clienti) pubblicano la loro domanda (il progetto che intendono “esternalizzare”) e i fornitori di
servizi competono tra loro sul prezzo pubblicando le
proprie proposte.
In tabella 1 si riportano alcune statistiche descrittive del dataset realizzato.
4
Nelle aste al ribasso l'acquirente di servizi
professionali seleziona il fornitore che offre il prezzo
più basso.
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
149
Tabella 1 ─ Il dataset
Business area
Web & Programming
Design & Multimedia
Finance & Mgt.
Engineering & Mfg
Legal
tot. earning
$19.348.214
$4.057.356
$152.697
$330.191
$200.081
Numero di progetti
Numero medio
di progetti per
PSP
21022
19183
721
571
715
13,97
8,3
3,26
2,83
6,5
4 - I concetti, le domande e il modello di
ricerca
L’interesse verso il tema nasce da una traiettoria evolutiva di tipo serendipity, ovvero legata alla scoperta
di qualcosa di nuovo e non consapevolmente ricercato, per mezzo di percorsi imprevisti e apparentemente
casuali (Trott, 1998; Kilduff and Tsai, 2003; Weick,
1995).
Infatti,
durante
un’intervista
all’amministratore delegato di una società di consulenza informatica nell'ottobre 2009, è emersa la prassi
di sfruttare alcuni online service marketplace (Elance,
in particolare) per esternalizzare alcune attività legate
allo sviluppo del software commercializzato. La società di consulenza negli ultimi anni ha acquistato su
Elance differenti tipologie di servizi professionali,
che riguardano sia progetti complessi, che richiedono
competenze informatiche specializzate e difficili da
reperire rapidamente nel mercato del lavoro, sia servizi di tipo "commodity", ampiamente standardizzati,
esternalizzati principalmente per ridurre i costi o i
tempi di produzione. Da questa esperienza è emersa
la rilevanza di alcuni componenti in particolare del
reputation system di Elance nel processo di scelta del
PSP al quale esternalizzare progetti di sviluppo del
software. Per tali ragioni si è ritenuto opportuno formulare un modello che è stato successivamente misurato empiricamente, con dati raccolti tra gennaio e
maggio 2010, per meglio esplicitare i meccanismi di
funzionamento dei reputation system in connessione
con le performance dei PSP.
4.1 – Dai concetti ai variabili
Dall’intervista è emersa con forza l’evidenza secondo
la quale il prezzo del servizio proposto dal PSP rappresenti soltanto uno tra i molteplici elementi da tenere in considerazione nella scelta. La qualità del servizio, la credibilità e l’attendibilità del PSP sono elementi altrettanto importanti. Tali elementi,
nell’esperienza di tale società di consulenza, possono
essere appresi sulla base della reputazione che un PSP
possiede su Elance (che scaturisce dalle esperienze di
altri e precedenti acquirenti di servizi) oppure, nel ca-
Earning medi
per progetto
$920
$212
$212
$578
$280
Tariffa media
oraria
$17,79
$22,10
$24,82
$26,59
$62,89
so di transazioni ripetute con lo stesso PSP, sulla base
di un’esperienza diretta di forniture precedenti.
In base a quanto emerso dall’intervista, si è proceduto a un approfondimento della letteratura sul tema che, come poc’anzi brevemente esposto, riconosce
un ruolo fondamentale alla reputazione come meccanismo di governo delle transazioni. Nel caso specifico
dei PSP, si ritiene che essa agisca sulle motivazioni
per cui viene scelto il PSP (oltre al mero fattore
“prezzo”). Questo influenza le performance economiche del PSP, misurabili con il fatturato ottenuto attraverso Elance, da considerarsi una proxy. Volendo
controllare empiricamente tale affermazione, si è declinata la prima research question del lavoro:
research question (1): in quale modo una buona
reputazione on-line impatta sulla performance di un
professional service provider?
La variabile dipendente è pertanto rappresentata
dalla performance economica dei PSP nel sito di
Elance, operativizzata con l’ammontare del fatturato5
complessivamente ottenuto dal PSP in esame offrendo
i propri servizi in Elance negli ultimi sei mesi6. Tale
dato è stato rapportato al numero di componenti del
5
Si è consapevoli dei limiti derivanti dall'aver
ricondotto la performance economica del PSP alla
sola analisi del fatturato. Tuttavia, tale scelta è
vincolata dall'assenza di altri indicatori di
performance dei PSP rinvenibili in Elance.
6 Si è scelto di considerare il fatturato conseguito
degli ultimi sei mesi – e non il fatturato
complessivamente ottenuto a partire dalla data di
iscrizione al sito – per due ordini di circostanze:
innanzitutto, al fine di evitare possibili distorsioni
derivanti da PSP che si sono iscritti ma che non hanno
concluso progetti nel periodo delle analisi.
Secondariamente, la scelta di circoscrivere l’orizzonte
temporale
di
riferimento
del
fatturato
complessivamente ottenuto in Elance deriva dalla
volontà di mantenere una coerenza metodologica con
le variabili indipendenti, che nel sito sono indicate
quali valori che fanno riferimento agli ultimi sei mesi.
150
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
team dei PSP dedicati ai progetti svolti in Elance
(earnings per team component). La motivazione sottostante deriva dalla necessità di tenere in considerazione anche le dimensioni aziendali del PSP e del
gruppo dedicato ai progetti in Elance. Appare plausibile come all’aumentare della complessità dei progetti, che richiede ai PSP di investire più risorse umane
(trattandosi di servizi), aumenti anche l’ammontare
dei compensi richiesti e ottenuti7.
Per quanto concerne la reputazione, nel paragrafo 2 si è già argomentato come essa sia un concetto
multidimensionale e complesso. Tale multidimensionalità ha comportato alcune criticità nella fase di sua
operativizzazione. In precedenti studi su e-Bay la reputazione è stata operativizzata comparando i feedback positivi, negativi o neutri del venditore (Houser
e Wooders, 2006; McDonald e Slawson, 2002; Melnik e Alm, 2002, 2003; Resnick e Zeckhauser, 2002).
Tuttavia, si riconosce la necessità di incrementare le
potenzialità informative del reputation system con
ulteriori indicatori. Houser e Wooders (2006), ad
esempio, misurano anche l'"ombra", ovvero lo status
dei membri che negli ultimi trenta giorni si sono
iscritti al sito o hanno cambiato il loro identificativo
utente (user ID). Sulla base di quanto proposto in letteratura (Houser e Wooders, 2006) e sulla base delle
riflessioni scaturite in seguito all’intervista con
l’amministratore delegato della società di consulenza
poc’anzi citata, si ritiene che le difficoltà nel misurare
il complesso concetto di reputazione on-line possano
essere ridotte esplicitando alcune dimensioni fondamentali e i rispettivi indicatori. In questo lavoro, facendo tesoro dell’esperienza di Elance, sono state utilizzate le seguenti dimensioni per tradurre empiricamente il concetto di reputazione on-line:
−
il feedback rating complessivo di ciascun PSP,
che esprime in modo sintetico e quantitativo la
“rappresentazione percepita a livello collettivo
che deriva dall’interazione tra l’impresa (PSP) e
i suoi stakeholder (gli acquirenti dei servizi);
−
il numero di commenti (review) lasciati dagli
acquirenti/committenti precedenti progetti8 che
esprime, indirettamente, il “peso” di un PSP nella comunità Elance di riferimento, analogamente
a quanto avviene generalmente nelle community
on-line9;
−
lo status di premier provider del PSP, che identifica i PSP che soddisfano determinati standard di
qualità del servizio e agisce quale "certificazione
di qualità del servizio";
−
la seniority del PSP, ovvero il tempo trascorso
dalla data di iscrizione al sito, che esprime la
componente di “sedimentazione” connessa alla
reputazione; secondo la RBV, infatti, la reputazione si accumula nel tempo (secondo un percorso relativamente inerziale e path dependent).
Tali dimensioni del concetto di reputazione meritano alcuni approfondimenti.
Ciascun
progetto
concluso
è
valutato
dall’acquirente attraverso un feedback rating, che, a
sua volta, deriva da una media ponderata di sei indicatori specifici della qualità del lavoro (tab. 2) valutati
su una scala che va da 1 a 5, dove 1 rappresenta una
valutazione fortemente negativa e 5 una valutazione
significativamente positiva. La qualità del servizio è
considerata la componente più importante mentre il
rispetto dei tempi e il costo hanno un minor peso nella
determinazione del feedback rating del singolo progetto (tab. 2).
Tabella 2 ─ Pesi attribuiti da Elance a ciascuna componente del servizio.
Aspetti del servizio
Quality of work
Responsiveness
Subject matter expertise
Professionalism
Adherence to schedule
Adherence to cost
7
I PSP sono imprese labour-intensive e, pertanto, è
ragionevole ritenere che l'aumento del fatturato
preveda un maggior numero di progetti (o progetti più
"ampi" e complessi), che presumibilmente assorbono
maggiori risorse umane, facendo quindi aumentare i
costi variabili. Ad esempio, appare plausibile ritenere
che un progetto complesso quale la consulenza legale
per un contenzioso complesso, che richiede che vi sia
dedicato un elevato numero di persone del PSP,
consenta di ottenere compensi maggiori in
contropartita al maggior investimento di risorse
rispetto a progetti più piccoli, quali la creazione di un
sito Web “vetrina” o la traduzione di un testo.
Peraltro, si ritiene opportuno considerare nelle analisi
anche le "dimensioni" del PSP, comunemente
misurate in termini di fatturato e numero di
dipendenti.
8
Pesi relativi
30%
20%
15%
15%
10%
10%
Si ricorda che il termine “progetto” è correntemente
utilizzato su Elance per identificare i servizi acquistati
attraverso la piattaforma, siano essi di natura piuttosto
complessa oppure di tipo “commodity”. Per tale
ragione, in seguito utilizzeremo il termine “progetto”
per riferirci a tali servizi.
9 Si pensi, ad esempio, alla maggior percezione di
affidabilità attribuibile ad un venditore in e-Bay che
ha realizzato centinaia di transazioni rispetto ad un
altro venditore che ha realizzato solo una o poche
transazioni precedenti.
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
151
Tabella 3 - Statistiche descrittive del "feedback rating" per ciascuna area di business analizzata
Business area
Web & Programming
Design & Multimedia
Finance & Mgt.
Engineering & Mfg
Legal
Media
mediana
moda
4,8
4,9
4,7
4,8
4,7
4,9
5,0
4,8
4,9
4,9
5
5
5
5
5
Per ciascun PSP, calcolando la media aritmetica di
tutti punteggi di feedback ottenuti nei diversi progetti
portati a conclusione, si ottiene un indicatore sintetico, il “feedback rating medio complessivo”, che rappresenta il principale indicatore della reputazione di
un PSP rinvenibile nel suo profilo pubblicato su
Elance.
Tuttavia, da una prima analisi condotta su tale
indicatore (tab. 3), è emerso come esso sia, nella sostanza, poco utile per un potenziale acquirente ai fini
della selezione di un PSP, in quanto poco variabile. In
altri termini, i PSP su Elance hanno punteggi di feedback tendenzialmente e piuttosto omogeneamente
elevati. La bassa variabilità dell’indicatore è causata
presumibilmente da:
−
la limitata ampiezza della scala del feedback rating (da 1 a 5);
−
l’elevato numero di progetti valutati con il valore massimo (5 su 5);
−
il numero elevato di PSP che ha realizzato un
solo progetto negli ultimi sei mesi di attività della piattaforma (circa il 48%).
Nel tentativo di superare suddetti limiti per le
successive analisi statistiche, si è deciso di creare un
nuovo indicatore, chiamato “reputation index” (REPIN), derivante dal prodotto tra il feedback rating
medio complessivo e il numero di review. In questo
modo avranno un peso maggiore le valutazioni (feedback
rating
medio
complessivo)
derivanti
dall’opinione di più persone10.
Un’altra dimensione del concetto di reputazione
che possiamo considerare sfruttando il caso Elance è
rappresentata dalla qualifica di premier provider che
un soggetto può acquisire iscrivendosi al premier
provider program.
Lo status di premier provider identifica i PSP che
soddisfano determinati standard di qualità del servizio
verificati da Elance ed agisce quale "certificazione di
qualità del servizio" rilasciata dalla piattaforma stessa. Tale qualifica, subordinata al pagamento di una
10
Ritornando all'esempio del venditore in e-Bay
proposto nella precedente nota, è intuibile la capacità
informativa del feedback rating di un venditore che
abbia realizzato centinaia di transazioni rispetto al
feedback rating di un altro venditore che abbia
realizzato solo poche transazioni (al limite una sola).
deviazione
standard
0,4006
0,3132
0,4649
0,3188
0,6894
varianza
0,1604
0,0981
0,2161
0,1016
0,4753
fee annua, è infatti ottenibile soddisfacendo alcuni
stringenti requisiti che attestano la qualità del servizio:
−
l’iscrizione attiva al paid membership plan;
−
la review di almeno 5 progetti;
−
il possesso di almeno 2 credenziali/certificazioni
verificate dal sito;
−
il mantenimento negli ultimi 6 mesi di almeno il
90% di feedback positivi;
−
il completamento negli ultimi 6 mesi di almeno
2 progetti con feedback;
−
il ricevimento negli ultimi 6 mesi di almeno due
pagamenti tramite il sistema di pagamento del sito;
−
nessuna violazione delle norme della piattaforma.
Una volta qualificati come premier provider, i
PSP devono mantenere alcuni requisiti minimi verificati semestralmente dal sito.
Un’ultima dimensione del concetto di reputazione è la seniority. In particolare, coerentemente con
quanto proposto da Houser e Wooders (2006), ipotizziamo che i PSP iscritti al sito da più tempo vengano
percepiti come più affidabili poiché possono vantare
una più ricca job history.
In sintesi, il concetto di reputazione on-line è stato tradotto empiricamente utilizzando le seguenti dimensioni:
−
il reputation index;
−
lo status di premier provider;
−
la seniority.
Nel presente lavoro si ritiene che le potenzialità
informative della reputazione di un PSP divengano
tuttavia meno rilevanti nel caso in cui l’acquirente di
servizi professionali abbia avuto precedenti rapporti di
collaborazione con il PSP.
In tal caso, l’esperienza diretta fatta in precedenti
progetti riduce le asimmetrie informative tra acquirente di servizi professionali e PSP rendendo meno rilevante la reputazione on-line.
Tale ipotesi è coerente sia con quanto rinvenibile
nella letteratura sul tema, secondo cui rilevano in ampia misura precedenti esperienze passate giudicate
soddisfacenti nella scelta della controparte (si veda ad.
es. Gulati, 1995), sia con l’esperienza emersa per
mezzo dell’intervista all’amministratore delegato della società di consulenza poco sopra menzionata.
152
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
In quanto meccanismo di governo delle transazioni in grado di ridurre le asimmetrie informative, ci
si aspetta che i PSP che abbiano avuto precedenti
esperienze con il medesimo acquirente (interazioni
ripetute nel tempo), e che quindi siano stati in grado
d’instaurare un rapporto di collaborazione duraturo,
influisca sulla performance degli stessi. Nel corso del
processo di analisi del caso, sulla base delle precedenti argomentazioni, abbiamo ritenuto opportuno formulare un’ulteriore quesito:
4.2 - Le ipotesi di ricerca e il modello
research question (2): come la tendenza a operare con una controparte nota impatta sulla performance dei PSP?
Hp 2: i premier PSP ottengono performance superiori.
La tendenza a operare con una controparte nota
per via della realizzazione di precedenti progetti in
Elance è stata misurata sulla base delle interazioni
ripetute che un PSP ha realizzato con lo stesso cliente.
Nel dettaglio, il concetto è stato operativizzato
misurando la percentuale di clienti ripetuti, ovvero
coloro che hanno richiesto più di un servizio al provider in esame.
In sintesi, in tabella 4 si riportano i principali
concetti su cui s’incentra l’analisi (performance, reputazione e esperienza pregressa con la controparte), le
loro
dimensioni,
gli
indicatori
adottati,
l’operativizzazione in variabili e il segno atteso rispetto alla variabile dipendente.
Per dar risposta alla prima research question (in quale
modo una buona reputazione in Elance impatta sulla
performance dei professional service provider?), la
molteplicità di dimensioni del concetto di reputazione
ha portato alla declinazione di tre ipotesi di ricerca:
Hp 1: i PSP che possiedono un più elevato reputation
index ottengono performance superiori.
Hp 3: i senior PSP ottengono performance superiori.
La seconda research question (come la tendenza
a operare con una controparte nota impatta sulla performance dei PSP?) ha condotto a una quarta ipotesi
di ricerca:
Hp 4: le interazioni ripetute con la medesima controparte aumentano la performance del PSP.
Resta tuttavia da chiarire se nella scelta del PSP
si privilegino prevalentemente le esperienze passate
giudicate come soddisfacenti (interazioni ripetute) o
se si privilegi la possibilità garantita dagli online service marketplace di accedere ad un numero assai elevato di PSP, dando quindi maggior importanza alla
reputazione dei PSP quale proxy della qualità del servizio offerto e dell’affidabilità del PSP.
Tabella 4 ─ Le variabili
Concetto
Dimensioni
Descrizione degli indicatori
Operativizzazione in variabili
Performance
earnings
per team
component
Indicatore della performance
del PSP basato sul fatturato
reputation
index
Indicatore del livello di reputazione che considera sia il
feedback rating medio sia il
numero di commenti rilasciati
premier
provider
Appartenenza al Premier Provider Program
seniority
Tempo trascorso dall’entrata
nella community
Interazioni
ripetute
Indicatore della tendenza ad
operare con una controparte
nota, ovvero con cui sono stati
realizzati precedenti progetti
fatturato complessivamente ottenuto dal PSP offrendo i propri
servizi in Elance negli ultimi sei
mesi suddiviso per il numero di
appartenenti al team di progetto
del PSP dedicati a Elance
Prodotto del feedback rating
complessivo degli ultimi sei mesi per la sommatoria del numero
di reviews dei precedenti lavori
degli ultimi sei mesi
Variabile dicotomica:
1 = appartenenza al Premier
Provider program
0 = non appartenenza
Giorni trascorsi dalla data di
iscrizione al sito assumendo
convenzionalmente come data di
riferimento il 30 aprile 2010
Percentuale di clienti ripetuti,
ovvero coloro che hanno richiesto più di un servizio al provider
in esame
Reputazione
esperienza
pregressa con
la controparte
etichetta
variabile
PERF
segno
atteso
/
REPIN
+
PREMP
+
SEN
+
REPINT
+
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
A nostro parere si ritiene che l’affermazione secondo
la quale una buona reputazione possa venir percepita
come garanzia dell’affidabilità e delle competenze del
PSP risulta essere ancor più plausibile negli ambienti
on-line, in generale, dove spesso non si ha
un’esperienza pregressa col PSP a cui l’acquirente del
servizio decide di rivolgersi. Il ruolo maggiormente
informativo riconosciuto alle opinioni dei clienti incrementa, infatti, l'importanza attribuita alla sua reputazione, come emerso il letteratura (Gorry and Westbrook, 2009).
L’elevato numero di soggetti appartenenti alla
community fa sì che siano meno probabili interazioni
ripetute tra i medesimi soggetti, lasciando così ampi
spazi per comportamenti opportunistici che sfruttano
le asimmetrie informative tra i fornitori di servizi professionali e gli acquirenti. A nostro parere è quindi
ragionevole ipotizzare che nel Web molti trustbuilding mechanism, quali ad esempio le interazioni
ripetute tra i medesimi soggetti, tendano a essere meno efficaci, mentre i reputation system traggono beneficio dall’effetto passaparola su larga scala degli
“ambienti on-line”. In questo lavoro si ipotizza, quindi, che all’aumentare delle interazioni ripetute con il
medesimo cliente aumenti la performance del PSP.
Tuttavia, si ipotizza che tale relazione sia meno forte
di quella che intercorre tra la “reputazione” e la performance:
Hp 5: le interazioni ripetute con la medesima controparte sono meno efficaci della reputazione nella spiegazione della performance dei PSP.
In sintesi, l’analisi tende a individuare le componenti del service provider profile che meglio spiegano
la capacità di attrazione dei PSP ─ ovvero
l’andamento del fatturato ottenuto dai PSP operando
in Elance ─ nonché il legame tra le stesse.
Quali variabili di controllo si adottano:
−
la business area in cui opera ed è iscritto il PSP;
come evidenziato in tab. 1, in alcune business
area si genera un volume d’affari nettamente superiore alle altre; inoltre, le significative differenze tra le varie aree impongono di tenere in
considerazione tale aspetto. Per tali motivi,
l’analisi statistica presentata nei prossimi paragrafi è suddivisa per business area;
−
il numero di progetti complessivamente realizzati da ciascun PSP negli ultimi 6 mesi, operativizzato con la sommatoria del numero di progetti realizzati negli ultimi sei mesi dal provider;
153
il numero di componenti del team del PSP dedicato alla realizzazione dei progetti in Elance11.
In fig. 1 si propone il modello alla base del nostro
studio.
−
5 - Metodo
Prediligendo tecniche quantitative, nel presente lavoro
si è condotta un'analisi basata su un single case-study
(Yin, 1994). Come brevemente anticipato, per la sua
realizzazione sono stati raccolti manualmente dal sito
di Elance i dati relativi ai PSP iscritti in 5 business
area:
−
Web & Programming,
−
Design & Multimedia,
−
Finance & Management,
−
Legal,
−
Engineering & Manufacturing
Al fine di evitare eventuali distorsioni, per ciascuna business area sono stati considerati nell’analisi
solo i PSP attivi, che negli ultimi sei mesi hanno fatturato almeno un dollaro offrendo i propri servizi sulla
piattaforma12.
Per 4 delle 5 business area (legal, engineering &
mfg., finance & mgt., design & multimedia) si sono
raccolti i dati di tutti i PSP attivi. Per la business area
“Web & programming”, che contava più di 4.100
provider attivi13, si è deciso di considerare solo le due
code del campione:
−
i 1.000 provider con fatturato degli ultimi sei
mesi più basso14;
−
i 1.000 provider con fatturato degli ultimi sei
mesi più alto15;
Nel complesso, il dataset ingloba i dati di oltre 4.800
PSP (tab. 5). Dai dati emerge come mediamente in
ciascuna business area i PSP attivi rappresentano circa un 10% del totale, ad eccezione della categoria
“Web & programming” dove la percentuale sale al
15% circa.
11 Tale variabile di controllo è stata considerata nella fase di
operativizzazione della performance del PSP, ovvero
rapportando con l’ammontare complessivamente ottenuto
dal PSP negli ultimi sei mesi al numero di componenti del
team dedicato ai progetti svolti in Elance.
12
Si sono quindi eliminati dal dataset tutti i PSP
latenti, ovvero che non hanno svolto alcuna attività
negli ultimi 6 mesi.
13 Il dato fa riferimento a gennaio 2010.
14 I provider con più bassi livelli di fatturato hanno
guadagnato da 1 a 250 dollari negli ultimi sei mesi.
15 I provider con più alti livelli di fatturato hanno
guadagnato da 3.760 a 513.443 dollari negli ultimi sei
mesi.
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
154
Figura 1 ─ Il modello di ricerca
Tabella 5 ─ PSP iscritti e analizzati in ciascuna business area.
Business area
n. di PSP iscritti
Web & Programming
Design & Multimedia
Finance & Mgt.
Engineering & Mfg.
Legal
TOT
26.989
19.433
3.742
2.592
950
100.459
n. di PSP attivi
analizzati
2.000
2.312
221
202
110
4.845
Tabella 6 ─ Raccolta dei dati
Valori raccolti
descrizione
ID
Nome provider
Business area
N. componenti del team
Codice identificativo del provider
impresa vs professional
Location
Retribuzione minima oraria
Premier provider status
Feedback rating medio
Review (ultimi 6 mesi)
Reputation Index
N. project (ultimi 6 mesi)
Reviews(average)
Overall earning
Earnings (average)
Seniority
Portfolio (n. di progetti mostrati)
Repeated customer (percentage)
Repeat earnings(percentage)
l’area di business in cui opera il PSP
Numero di componenti del team del provider coinvolti nelle attività svolte nell’ online
service marketplace
Viene indicato il tipo di organizzazione del provider (se è un’impresa di micro, piccole, medie o grandi dimensioni) o se è un singolo professional
Luogo in cui il provider ha sede legale
Valore espresso in $
Variabile dicotomica che assume valore 1 se il provider ha lo stato di “Premier provider”, altrimenti 0
Media delle valutazioni complessivamente ottenute da ciascun progetto
Numero di valutazioni ottenute
Prodotto tra il feedback rating medio e il numero di review complessivamente rilasciate
Numero di progetti fatti nel sito negli ultimi 6 mesi
Rapporto tra il numero complessivo di reviews e numero complessivo di progetti svolti
negli ultimi 6 mesi
Ammontare complessivo del fatturato derivante da tutti i progetti svolti nel sito negli
ultimi 6 mesi
Rapporto tra l’ammontare complessivo del fatturato e numero complessivo di progetti
svolti negli ultimi 6 mesi
Data in cui il provider si è iscritto al sito
Numero di progetti messi a titolo esemplificativo nel sito
Percentuale di clienti che hanno richiesto più di un servizio al provider sul totale dei
clienti
Percentuale di fatturato derivante da progetti con clienti ripetuti sul fatturato totale
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
L’analisi poggia sulla costituzione di un database appositamente creato in cui sono state raccolte dal sito
le informazioni indicate in tabella 6, che riporta le caratteristiche dei PSP ricercate nel sito di Elance.
Al fine di soddisfare gli obiettivi di ricerca del
presente studio, le prime quattro ipotesi di ricerca
analizzano il legame esistente tra ciascuna dimensione operativizzata del concetto di reputazione in questo lavoro (reputation index, premier provider status
e seniority) e delle interazioni ripetute (percentuale di
acquirenti che hanno realizzato più di un progetto col
medesimo PSP) prese singolarmente e la performance
conseguita da ciascun PSP. Si realizza quindi
un’analisi bivariata che permette di comprendere il
legame di ciascuna dimensione con la variabile dipendente, la relazione che unisce ciascuna dimensione analizzata16 nonché il ruolo assunto dalla variabile
di controllo nella spiegazione dell’andamento delle
performance.
L’analisi bivariata è condotta utilizzando l’indice
di correlazione rho di Spearman, una misura statistica
non parametrica della correlazione che consente di
determinare il grado di relazione tra due variabili continue. Per analizzare il legame tra il premier provider
status e le performance, la natura dicotomica della
variabile premier provider status rende inapplicabile
l’indice di correlazione rho di Spearman.
Si è quindi reso necessario ricorrere ad altre tecniche di statistica bivariata applicabili anche a “piccoli numeri”.
A seconda del numero di premier provider presenti in ciascuna business area si sono adottate quindi
tecniche di misurazione differenti. In particolare, per
la business area “design & multimedia”, unica area
con un numero sufficientemente elevato di premier
provider17, si è utilizzato il chi-square text, o Pearson’s chi-square18. Per la business area “Web & programming” il chi-square text non può trovare applicazione a causa delle modalità di costruzione del data-set, ovvero prendendo solo le code della business
area tramite il metodo dei quartili.
I PSP sono stati pertanto suddivisi in due gruppi
costituiti, rispettivamente, dai 1.000 PSP che hanno
ottenuto i più alti livelli di fatturato negli ultimi sei
mesi e dai 1.000 provider con i livelli più bassi, confrontando per ciascun gruppo il numero di premier
provider.
16
Relazione tra ciascuna coppia di variabili.
L’utilizzo del Pearson’s chi-square text è
consigliabile con campioni superiori alle 100 unità.
18 Il test chi quadrato di Pearson (o della bontà
dell'adattamento) è un test non parametrico applicato
a grandi campioni quando si è in presenza di variabili
nominali come il caso del premier provider status.
17
155
Per quanto concerne le altre aree di business
l’esiguo numero di premier provider rende inapplicabili la maggior parte delle tecniche statistiche. In particolare, per la categoria “engineering & manufacturing” si è conteggiato il numero di premier provider.
Per quanto concerne le aree di business “legal” e “finance & management”, la variabile earning è stata
suddivisa in 4 classi col metodo dei quartili per confrontare il numero di premier provider in ciascuna
classe.
Ad ogni modo, la sola analisi bivariata appare
limitante in quanto non considera i possibili effetti
sistemici derivanti dall’azione congiunta delle variabili indipendenti sull’andamento delle performance dei
PSP. Conseguentemente, si è deciso di ricorrere ad un
modello di regressione lineare multipla19 (OLS) per
tenere in debita considerazione le possibili interazioni
tra le variabili, dando così una risposta anche alla
quinta ipotesi di ricerca.
Dati gli evidenti problemi di multicollinearità20
tra le variabili in esame, per l’analisi multivariata le
dimensioni sono state aggregate sfruttando dapprima
un processo di normalizzazione e calcolando poi le
medie aritmetiche. Nel modello di regressione lineare
si sono inserite quindi:
−
la "reputazione” complessiva di un PSP, derivante dalla media aritmetica tra il reputation index normalizzato, il premier provider status e la
seniority normalizzata;
−
le "interazioni ripetute", che in quanto percentuale del numero di clienti che hanno realizzato
più di un progetto con lo stesso PSP non hanno
richiesto ulteriori aggiustamenti per la comparazione;
−
la "performance", derivante dalla normalizzazione degli earning per team component.
Dai dati emerge che la “reputazione” e le “interazioni ripetute”, pur essendo interconnesse tra loro non
presentano problemi di multicollinearità, confermando quindi la validità statistica del modello di regressione lineare multipla adottato.
19
L’ipotesi di linearità adottata deriva da quanto
suggerito dalla letteratura sul tema.
20 In statistica emergono problemi di multicollinearità
quando tra le variabili indipendenti del modello di
regressione lineare vi è una correlazione. In altri
termini, questo problema si verifica quando
all’aumentare
(diminuire)
di
una
variabile
indipendente
aumentano
(diminuiscono)
conseguentemente anche una o più altre variabili
indipendenti.
156
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Al fine di valutare la bontà del modello adottato
per ciascuna business area si è inoltre condotto
l’Anova-text21.
Le analisi statistiche sono realizzate tramite il
software “SPSS – PAWS Statistics 18”.
6 – I risultati: la relazione tra reputazione, stabilità della relazione e performance
L’indagine sulla capacità di due meccanismi di governo delle transazioni (la reputazione e le interazioni
ripetute) di influire sull’attrattività di un PSP è da intendersi quale loro abilità nel conseguire una migliore
performance (earning per team component) in Elance. “Reputazione” e “interazioni ripetute” sono misurate attraverso una combinazione di dimensioni collegate alle prime quattro ipotesi di ricerca.
Queste ipotesi di ricerca mirano a indagare la
possibile relazione tra ciascuna delle variabili ottenute dal processo di operativizzazione e la perfomance
dei PSP. In tabella 7 si illustrano le correlazioni tra le
variabili per l’ area “Web e programming”, la business area in cui si sviluppa il maggior numero di progetti e che genera il più alto volume d’affari nel sito.
Considerazioni analoghe possono essere fatte anche
per le altre business area, le cui tabelle di correlazione
sono disponibili in appendice.
Dall’analisi delle correlazioni è possibile fare alcune importanti considerazioni.
Innanzitutto, nonostante la correlazione tra la variabile di controllo (il numero di progetti realizzati da
ciascun fornitore di servizi) e la performance dei PSP
sia forte e statisticamente significativa, la correlazione tra ciò che è stato definito come reputation index e
gli earning per team component è ancor più forte in
ciascuna area di business, confermando così la prima
ipotesi di ricerca. In altre parole, all’aumentare del
reputazion index corrispondono performance superiori nel caso di studio considerato.
Per quanto concerne la seconda ipotesi di ricerca
(i premier provider ottengono performance superiori),
utilizzando il chi-square text, o Pearson’s chi-square
viene confermata l’ipotesi secondo cui l’essere un
premier provider porti a più elevati livelli di performance per la categoria "design & multimedia" (Sig.
Chi-square: 2,07125E-33).
Alla stessa conclusione si giunge analizzando
l’area di business “Web & programming” 22, in cui
21
L'Anova, o analisi della varianza, è una
tecnica statistica, facente
parte
della statistica
inferenziale, che permette di conparare due o più
gruppi di dati confrontando la variabilità interna a
questi gruppi con la variabilità esterna tra i gruppi.
22 Si noti che la business area “Web & programming”, che genera un più elevato volume di affari così come più alti livelli di fatturato medi per progetto, è
nel gruppo composto dai provider con i più alti livelli
di fatturato sono presenti ben 254 premier provider
mentre nel gruppo coi provider che fatturano meno
sono stati rinvenuti solo 3 premier provider.
Con riferimento alla categoria “engineering &
manufacturing”, solo 3 provider su 221 appartengono
al premier provider program, rendendo quindi vano
ogni tentativo di analisi della relazione tra premier
provider status e performance. Per quanto concerne,
infine, le aree di business “legal” e “finance & management.”, si è misurato il numero di premier provider
per ciascuna classe in cui si sono suddivisi i PSP sulla
base del fatturato (fig. 2): dai dati emerge quindi che
lo status di premier provider è un attributo che caratterizza i PSP con performance più elevate.
La seconda ipotesi sembra quindi trovare conferma dai dati, sebbene anche questo risultato non
consenta generalizzazioni sempre a causa dell’esiguo
numero di premier provider, in aggiunta alla specificità del caso.
Per quanto concerne la terza ipotesi di ricerca (i
senior provider ottengono performance superiori) anche la seniority, risulta esser statisticamente correlata
alla performance dei PSP, dando così conferma a
quanto ipotizzato.
Per quanto concerne invece la quarta ipotesi di
ricerca (le interazioni ripetute con la medesima controparte aumentano la performance del PSP) dai dati
emerge una correlazione statisticamente significativa
tra la percentuale di clienti ripetuti (che hanno fatto
più di un progetto con il medesimo PSP) e la performance conseguita dai PSP (confermando così la quarta ipotesi), sebbene sia meno forte della correlazione
esistente tra il “reputation index” e le performance.
In prima approssimazione, sembrerebbe inoltre
confermata anche la quinta ipotesi secondo cui la performance di un PSP sia spiegata sia da interazioni ripetute sviluppate in precedenti progetti sia, e in misura maggiore, dalla reputazione di cui un PSP gode nella piattaforma.
Ad ogni modo, tale ipotesi viene meglio esaminata tramite l’analisi multivariata riportata nel prossimo paragrafo.
In sintesi, dall’analisi delle correlazioni vengono
confermate la prima, la terza e la quarta ipotesi di ricerca.
La seconda ipotesi di ricerca necessita di ulteriori
approfondimenti dato lo scarso numero di premier
provider, sebbene all’aumentare del fatturato si riscontri un incremento del numero di PSP che vantano
tale certificazione.
Per una verifica della quinta ipotesi si rimanda
all’analisi multivariata riportata nel prossimo paragrafo.
anche l’area con la percentuale di premier provider
significativamente più elevata.
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
157
Tabella 7 ─ Correlazioni tra le variabili nella business area “Web & programming”
Reputation
Index
Reputation
index
n. progetti
seniority
% clienti
ripetuti
Rho di Spearman
n. progetti
,906**
seniority
,363**
% clienti
ripetuti
earnings per
team component
,493**
,716**
Sig. (2-code)
,000
,000
,000
,000
N
Rho di Spearman
Sig. (2-code)
N
Rho di Spearman
Sig. (2-code)
N
Rho di Spearman
Sig. (2-code)
N
1599
1600
,317**
,000
1999
1597
,469**
,000
1996
,409**
,000
1997
1599
,688**
,000
1997
,452**
,000
1998
,532**
,000
1995
** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed).
Figura 2 ─ Numero di premier provider in ciascuna classe di earning
per le aree di business “legal” e “finance & mgt.”
Per quanto concerne la terza ipotesi di ricerca (i senior provider ottengono performance superiori) anche
la seniority, risulta esser statisticamente correlata alla
performance dei PSP, dando così conferma a quanto
ipotizzato.
Per quanto concerne invece la quarta ipotesi di
ricerca (le interazioni ripetute con la medesima controparte aumentano la performance del PSP) dai dati
emerge una correlazione statisticamente significativa
tra la percentuale di clienti ripetuti (che hanno fatto
più di un progetto con il medesimo PSP) e la performance conseguita dai PSP (confermando così la quarta ipotesi), sebbene sia meno forte della correlazione
esistente tra il “reputation index” e le performance.
In prima approssimazione, sembrerebbe inoltre
confermata anche la quinta ipotesi secondo cui la performance di un PSP sia spiegata sia da interazioni ri-
petute sviluppate in precedenti progetti sia, e in misura maggiore, dalla reputazione di cui un PSP gode nella piattaforma.
Ad ogni modo, tale ipotesi viene meglio esaminata tramite l’analisi multivariata riportata nel prossimo paragrafo.
In sintesi, dall’analisi delle correlazioni vengono
confermate la prima, la terza e la quarta ipotesi di ricerca.
La seconda ipotesi di ricerca necessita di ulteriori
approfondimenti dato lo scarso numero di premier
provider, sebbene all’aumentare del fatturato si riscontri un incremento del numero di PSP che vantano
tale certificazione.
Per una verifica della quinta ipotesi si rimanda
all’analisi multivariata riportata nel prossimo paragrafo.
158
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
6.1 - Le interdipendenze tra reputazione,
stabilità della relazione e performance
PERFORMANCE = β0 + β1 REPUTAZIONE + β2
INTERAZIONI RIPETUTE + β3 N. PROGETTI
Al fine di analizzare le relazioni tra le variabili del
modello derivanti dalla multidimensionalità dei concetti e dal legame tra gli stessi, nel presente paragrafo
si sviluppa un’analisi multivariata. L’analisi bivariata
evidenzia una correlazione statisticamente significativa e positiva tra il “reputation index”, la “seniority” e,
talvolta, il “premier provider status” in ciascuna delle
cinque aree di business, avvalorando la natura complessa e multidimensionale del concetto di reputazione (tab. 7). Tale legame tra le variabili motiva la scelta di utilizzare nell’analisi multivariata una loro combinazione (media aritmetica delle variabili normalizzate), adottando quindi come livello di analisi quello
della variabile “reputazione”. Il modello di regressione lineare multipla (OLS) che si è scelto ha quindi la
seguente configurazione:
dove:
β0 = costante
PERFORMANCE = earning mediamente generati da ciascun componente del team del PSP che si
occupa di progetti in Elance (var. normalizzata da 0 a
1)
REPUTAZIONE = media aritmetica del reputation index (normalizzato da 0 a 1), dello stato di premier provider (var. dicotomica) e della seniority (var.
normalizzata da 0 a 1)
INTERAZIONI RIPETUTE = percentuale di
clienti che hanno svolto più di un progetto con il medesimo PSP
N. PROGETTI = variabile di controllo che indica
il numero di progetti svolti dal PSP negli ultimi 6 mesi (var. normalizzata da 0 a 1)
In tab. 8 si riporta la sintesi del modello proposto.
Tabella 8 ─ Il modello di regressione lineare multipla OLS
Business area
R
Rsquare
,393
,252
,402
,815
,206
Adjusted
R-square
,393
,241
,394
,809
,205
Design & Multimedia
,627
Engineering and Mfg
,502
Finance and Mgt.
,634
Legal
,903
Web and Program,454
ming
Predittori: (Costante), reputazione, stabilità relaz., proj
Standard
deviation
,03575
,32030
,10945
,05472
,04241
Durbin
Watson
1,128
,981
,911
2,419
1,186
Tabella 9 ─ Anova (variabile dipendente: earnings per team component degli ultimi 6 mesi)
Model
Sum of
square
Design and Multimedia
regression
1,909
residual
2,945
tot
4,854
Engineering and Mfg
regression
6,850
residual
20,314
tot
27,164
Finance and Mgt.
regression
1,747
residual
2,600
tot
4,347
Legal
regression
1,396
residual
,317
tot
1,713
Web and Programming
regression
,930
residual
3,579
tot
4,509
Predittori: (Costante), reputazione, stabilità relaz., proj
df
mean of square
F
Sig
3
2304
2307
,636
,001
497,899
,000
3
198
201
2,283
,103
22,255
,000
3
217
220
,582
,012
48,617
,000
3
106
109
,465
,003
155,379
,000
3
1990
1993
,310
,002
172,267
,000
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Dalla tabella si evince che il modello di regressione
lineare riesce in buona misura a spiegare la variabilità
dei dati. Osservando il valore che l’R-square, o coefficiente di determinazione, assume nelle varie business area, se ne deduce che il modello spiega la variabilità della performance dei PSP in misura differente nelle varie aree di business considerate, con una
percentuale che va dal 20% circa per l’area “Web and
programming” a un valore superiore all’80% per
l’area “legal”.
In tabella 9 si riportano i risultati dell’Anova-text
per ciascuna business area. Dai dati presentati nelle
tabelle 8 e 9 viene confermata pertanto la validità del
modello di regressione lineare multipla proposto. In
tabella 10 si riportano i coefficienti delle rette di regressione lineare, che rappresentano la misura
dell’effetto delle variabili indipendenti (reputazione,
interazioni ripetute, n. progetti) sulla dipendente
(earnings per team component) e fanno capire di
quanto aumenti la variabile dipendente al crescere di
una unità di ciascuna variabile indipendente. Considerando congiuntamente le variabili del modello, i coefficienti positivi delle variabili “reputazione” e “interazioni ripetute” in ogni area di business confermano
la loro influenza positiva nello spiegare le performan-
159
ce dei PSP. In aggiunta, risulta sostanzialmente confermata l’affermazione secondo la quale la reputazione sia maggiormente in grado di spiegare la performance dei PSP rispetto alle esperienze pregresse con
la medesima controparte: i coefficienti della reputazione sono superiori in ogni area di business. In sintesi, i dati della tabella 10 permettono di validare anche
la quinta ipotesi di ricerca di quest’indagine, sebbene
tale modello necessiti di ulteriori affinamenti nelle
prossime indagini.
7 - Conclusioni
Nel presente studio si è sviluppato un case study basato su un online service marketplace, Elence.com.
Il lavoro tocca diversi temi e offre spunti di riflessione anche nel campo degli studi organizzativi in
quanto affronta importanti aspetti collegati alle scelte
di "make or buy", il modo in cui le ICT intervengono
in suddette scelte e il ruolo che i reputation system
giocano nella riduzione delle asimmetrie informative
in quanto "strumenti" che rispondono alla complessità
delle esigenze informative di forme di mercato o quasi-mercato.
Tabella 10 ─ Coefficienti delle variabili indipendenti del modello
(variabile dipendente: earning per team component degli ultimi 6 mesi)
non-standardized coeffistandardized coefficient
cient
model
Standard
B
Beta
deviation error
Design and Multimedia
(Costante)
,003
,001
reputazione
,027
,004
,101
n. progetti
,908
,026
,589
interazioni ripetute
,015
,003
,079
Engineering and Mfg
(Costante)
,050
,034
reputazione
,576
,278
,135
n. progetti
,850
,125
,439
interazioni ripetute
,058
,104
,035
Finance and Mgt.
(Costante)
-,002
,011
reputazione
,476
,075
,406
n. progetti
,327
,067
,306
interazioni ripetute
,015
,039
,021
Legal
(Costante)
-,008
,007
reputazione
,140
,046
,173
n. progetti
,640
,047
,776
interazioni ripetute
,005
,030
,008
Web and Programming
(Costante)
,002
,001
reputazione
,043
,004
,214
n. progetti
,144
,009
,322
interazioni ripe,014
,004
,068
tute
t
Sig.
multicollinearity
tolerance
VIF
3,414
6,086
35,367
4,868
,001
,000
,000
,000
,950
,950
,998
1,052
1,052
1,002
1,459
2,076
6,796
,555
,146
,039
,000
,579
,895
,907
,968
1,117
1,103
1,033
-,188
6,378
4,841
,387
,851
,000
,000
,699
,679
,688
,979
1,473
1,453
1,022
-1,143
3,041
13,537
,180
,255
,003
,000
,857
,541
,532
,973
1,848
1,881
1,028
1,701
10,174
15,315
3,360
,089
,000
,000
,001
,900
,903
,961
1,111
1,108
1,040
160
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Il caso ha fornito un’occasione che riteniamo interessante e innovativa per approfondire e mettere in relazione temi come la reputazione on-line, le componenti costituenti questo concetto complesso e multidimensionale e le performance di PSP che operano
sfruttando gli online service marketplace. Nel dettaglio, lo studio si è incentrato su quelle che si ritengono le principali componenti del reputation system che
impattano maggiormente nella riduzione delle asimmetrie informative tra le parti e che appaiono meglio
descrivere la multidimensionalità del concetto di reputazione. Inoltre, lo studio tiene in considerazione la
stabilità delle relazioni (interazioni ripetute) tra le
controparti lasciando tuttavia in sottofondo concetti
collegati quali la fiducia che s'instaura tra le parti,
aspetto organizzativo indubbiamente meritevole di
ulteriori approfondimenti in ricerche future. Il lavoro,
in sintesi, ha messo in relazione aspetti che hanno
importanti ricadute organizzative (reputazione e stabilità delle relazioni) con le performance conseguite dai
fornitori di servizi professionali. Le ipotesi formulate
in questo studio hanno trovato conferma dai dati raccolti. Dall’analisi del caso è emerso come sia il possesso di una buona reputazione sia le interazioni ripetute con lo stesso PSP siano in grado di spiegare livelli di performance superiori, sebbene la reputazione
risulti maggiormente esplicativa. In altre parole, dal
caso di studio sembrerebbe emergere che nel contesto
di un online service marketplace come Elance il possesso di una buona reputazione sia più importante
dello sviluppo di rapporti stabili con la controparte
nella scelta del PSP dal quale acquisire dei servizi
professionali (i “progetti”). Tale affermazione potrebbe esser giustificata dall’assai elevato numero di
PSP, che rende meno influenti, in quanto rare, le situazioni in cui vengono realizzati più progetti nel corso del tempo con un medesimo PSP (transazioni ripetute). In altri termini, nel caso analizzato e dal punto
di vista organizzativo, sembrano ben supportate anche
le relazioni tra attori (acquirenti dei servizi e fornitori) “sconosciuti”, relazioni che si avvicinano maggiormente alla tipologia di esternalizzazione “contract-out” piuttosto che “preferred contractor”. E in
tutto questo gioca un peso rilevante, a nostro giudizio,
la possibilità offerta a un potenziale acquirente di ottenere rapidamente e a costi molto bassi informazioni
rilevanti sulla reputazione del potenziale fornitore.
Questo a conferma, anche nel caso dei servizi professionali, di quanto già affermato in letteratura, ossia
che le ICT, in generale, e il Web, in particolare, possono consentire un maggior ricorso a meccanismi di
mercato (oltre che reticolari), riducendo le asimmetrie
informative e i rischi di opportunismo della controparte (Di Bernardo e Rullani, 1990; Keen, 1991;
Rockart e Short, 1991). Dai temi trattati derivano importanti implicazioni per il management e spunti per
ulteriori approfondimenti teorici ed empirici. Dal
primo punto di vista si conferma l’importanza del ruolo giocato dalla reputazione, così come riconosciuto in
letteratura e, in particolare, nell’approccio RBV da
noi richiamato. La crescente diffusione di mercati
elettronici a supporto di transazioni che esulano dal
tradizionale scambio di prodotti tangibili, per estendersi ai servizi, pone ancora più enfasi sulla declinazione del tradizionale concetto di reputazione verso
quello di reputazione on-line. Indubbiamente esistono
altre considerazioni di natura organizzativa collegate
alle riflessioni fatte e non sufficientemente approfondite nel lavoro, quali ad esempio la descrizione dei
processi decisionali seguiti dagli acquirenti di servizi
professionali nelle scelte di esternalizzare alcuni servizi professionali (scelte di "make or buy"), di appoggiarsi a piattaforme quali Elance e nella scelta del PSP
a cui rivolgersi. I limiti del presente lavoro e i risultati
ai quali si è pervenuti, comunque parziali, comportano
l’esigenza di maggiori approfondimenti anche su altri
aspetti. Primo fra tutti, un approfondimento teorico in
merito al concetto di reputazione on-line e sulle modalità di sua operativizzazione sfruttando, ad esempio,
la tecnica delle scale. Nel nostro lavoro, infatti, le dimensioni di analisi del concetto di reputazione, così
come gli indicatori proposti, in primis il fatturato quale proxy della performance economica dei PSP, risentono della concreta disponibilità dei dati nel sito di
Elance. Ciò è coerente con una logica di “opportunismo”, comunque sfruttabile nell’ambito della ricerca
(si veda Weick, 1993, 1995). Un obiettivo di ricerca
che ci proponiamo nel prossimo futuro, a partire da
questo studio esplorativo, è di costruire una scala per
operativizzare il concetto di reputazione online nel
contesto dei servizi professionali erogati online, identificando delle dimensioni da controllare per mezzo di
un campione di intervistati, da validare accertandone
l’unidimensionalità attraverso l’analisi fattoriale. Inoltre, il modello di regressione lineare utilizzato nel presente lavoro per l'analisi multivariata spiega la variabilità della performance dei PSP in misura differente
nelle varie aree di business considerate, aspetto che ci
proponiamo di approfondire con ulteriori analisi in
futuro. Infine, si auspica una content analisys dei
commenti rilasciati dagli acquirenti di servizi in modo
da affiancare a parametri oggettivi e quantitativi (ad
esempio il reputation index) anche parametri più qualitativi, oltre a un confronto più approfondito tra le
molteplici aree di business. In conclusione, riprendendo quanto già indicato in precedenza, si è consapevoli
dei limiti di metodo che comporta un approccio che
parte prevalentemente da dati secondari già disponibili. Tuttavia, riteniamo che la ricchezza informativa
della piattaforma Elance, unita all’esigenza specifica
di controllare la relazione “reputazione-performance”
in un contesto in gran parte inesplorato (quello dei
servizi), possano controbilanciare i limiti di un lavoro
di natura ancora prevalentemente esplorativa.
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
References
Akerlof G.A. (1970), The Market for 'Lemons': Quality Uncertainty and the Market Mechanism, Quarterly Journal of Economics, Vol. 84, No 3 [488–500].
Albert S. and Whetten D.A. (1985), Organisational
Identity, in L. L. Cummings and B.M. Staw (eds.),
Research in Organisational Behaviour, Vol. 7, JAI
Press,
Greenwich
CT.
Alsop R.J. (2004), Corporate reputation –anything but
superficial: The deep but fragile nature of corporate
reputation, Journal of Business Strategy, Vol. 25, No.
6 [21–29].
Andrews T. and Benzing C. (2007), The Determinants of Price in Internet Auctions of Used Cars, Atlantic Economic Journal, Vol. 35 [43-57].
Ba S.L. and Pavlou P. A. (2002), Evidence of the effect of trust building technology in electronic markets: Price premiums and buyer behaviour, Mis Quarterly, Vol. 26, No.3 [243-268].
Bagwell K. (1990), Informational product differentiation as a barrier to entry, International Journal of Industrial Organization, Vol. 8 [207-223].
Bakos, J.K. (1987), Dependent variables for study of
firm and industry-level impacts of information technology, in proceedings of 8th International Conference on Information Systems.
Balmer J.M.T. and Gray E. R. (1999), Corporate
identity and corporate communications: Creating a
competitive advantage, Corporate Communications:
An International Journal, Vol. 4, No. 4 [171-176].
Baldarelli M.G. and Gigli, S. (2011), Exploring the
drivers of corporate reputation integrated with a corporate responsibility perspective, Journal of Management and Governance, DOI 10.007/s10997-0119192-3.
Bargh J.A. and Thein R. D. (1985), Individual construct accessibility, person memory, and the recalljudgment link: The case of information overload,
Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 49
[1129-1146].
Barney J.B. (1986), Organizational culture: can it be a
source of sustained competitive advantage?, Academy of Management Review, Vol. 11 [656-665].
Barney J.B. (1991), Firm resources and sustained
competitive advantage, Journal of Management, Vol.
17 [99-120].
Barney, J.B. (2001), “Resource-based theories of
competitive advantage: A ten-year retrospective on
the resource-base view”, Journal of Management, 27,
643-650.
Beatty R. and Ritter J. (1986), Investment banking,
reputation and the underpricing of Initial Public Offerings, Journal of Financial Economics, Vol. 15 [213232].
Bennett R. and Kottasz R. (2000), Practitioner perceptions of corporate reputation: an empirical investi-
161
gation, Corporate Communications: An International
Journal, Vol. 5, No. 4 [224-235].
Bergel H. (1997), Cyberspace 2000: dealing with information overload, Communications of the ACM,
Vol. 40, No. 2 [19-24].
Bernhardt A., Conway T., Lewis G. and Ward M.
(2007), Internet crisis potential: The importance of a
strategic approach to marketing communications,
Journal of Marketing Communications, Vol. 13, No. 3
[213-228].
Bharadhwaj, S.G. (1995), Industry structure, competitive strategy, and firm-specific intangibles as determinants of business unit performance: towards an integrative model, Texas AandM University, Ph.D. Dissertation, DAI-A 55/07.
Bonini S., Court D. and Marchi A. (2009), Rebuilding
corporate reputations, McKinsey Quarterly, Vol. 3
[75-83].
Bornemann D., Hansen U., Rezabakhsh B. and Schrader U. (2006), Consumer power: A comparison of the
old economy and the Internet economy, Journal of
Consumer Policy, Vol. 29, No. 3 [3-36].
Bunting M. and Lipski R. (2000), Drowned out? Rethinking corporate reputation management for the Internet, Journal of Communication Management, Vol.
5, No. 2 [170-178].
Carter S. and Deephouse D. (1999), ‘Tough talk’ and
‘Soothing Speech’: Managing reputations of being
tough and being good, Corporate Reputation Review,
Vol. 2 [308-332].
Caves R.E. and Porter M.E. (1977), From entry barriers to mobility barriers, Quarterly Journal of Economics, Vol. 91 [421-434].
Chun R. (2004), The e-reputation mix: Building and
protecting retailer brands online, European Retail Digest, Vol. 41 [1-4].
Clark A. (2001), They’re talking about you: Some
thoughts about managing online commentary affecting corporate reputation, Journal of Communication
Management, Vo. 5, No. 3 [262-276].
Clarkson M.B.E. (1995), A stakeholder Framework
for Analyzing and Evaluating Corporate Social Performance, The Academy of Management Review,
Vol. 20, No. 1, [92-117].
Coase R.H. (1937), The Nature of the Firm, Economica, Vol 4 [386-405].
Conner, K.R. (1991), A historical comparison of resource-based theory and five schools of thought within industrial organization economics: Do we have a
new theory of the firm?, Journal of Management, Vol.
17 [121-154].
Costa G. and Gubitta P. (2008), Organizzazione
aziendale, Mercati gerarchie e convenzioni, 2/ed,
McGrew-Hill, Milano.
Cullen J. (2005), Corporate identity and reputation
intelligence: Emerging opportunities for information
professionals, Business Information Review, Vol. 22,
No. 2 [101-106].
162
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Daellenbach U., Sharma S. and Vredenburg H.
(1998), A dynamic theory of corporate reputation
formation and stability, Working paper, St. Mary’s
University, Halifax, Nova Scotia.
Davies G., Chun R., Vinhas da Silva R. and Roper S.
(2003), Corporate reputation and competitiveness,
Routledge, London.
De Brentani U. and Ragot E. (1996), Developing new
business-to-business professional services: What factors impact performance?, Industrial Marketing Management, Vol. 25, No. 6 [517-530].
Deephouse D. L. (2000), Media reputation as a strategic resource: An integration of mass communication and resource-based theories, Journal of Management, Vol. 26 [1091-1112].
Dellarocas C. (2003), The digitalization of Word-OfMouth: promise and challenges of online reputation
mechanisms, Management Science , Vol. 49, No. 10
[1407–1424].
Dellarocas C. (2010), Designing Reputation Systems
for the Social Web, working paper No. 2010-18, available
at
http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1
624697. Accessed on June 2010.
Diamond D. (1989), Reputation acquisition in debt
markets, Journal of Political Economy, Vol. 88 [288307].
Di Bernardo B and Rullani E. (1990), Il management
e le macchine, Il Mulino, Bologna.
Dierickx I. and Cool K. (1989), Asset stock accumulation and sustainability of competitive advantage,
Management Science, Vol. 35 [1504-1511].
Dowling G.R. (2006), How good corporate reputations create corporate value, Corporate Reputation
Review, Vol. 9, No.2 [134-143].
Dunn J. (2007), Reputation and Trust: A MultiDimensional Perspective, 4th Workshop on Trust Within and Between Organizations, VU University, De
Boelelaan.
Dutton J.E and Penner W.J. (1993), The importance
of organizational identity for strategic agenda building, in Hendry, J., Johnson, g., and Newton, J. (eds),
Strategic Thinking: Leadership and management of
change, New York, John Wiley and Sons [89-113].
Dutton J.E. and Dukerich J.M. (1991), Keeping an
eye on the mirror: Image and identity in organizational adaptation, Academy of Management Journal,
Vol. 34 [517-554].
Edmunds A. and Morris A. (2000), The problem of
information overload in business organizations: A review on the literature, International Journal of Information Management, Vol. 20 [17–28].
Eppler M. J. and J. Mengis (2004), The Concept of
Information Overload: A Review of Literature from
Organization Science, Accounting, Marketing, MIS,
and Related Disciplines, The Information Society,
Vol. 20 [325–344].
Fombrun C.J. (1996), Reputation: Realizing value
from the corporate image. Cambridge, MA: Harvard
University Press.
Fombrun C.J. and Shanley M. (1990), What’s in a
name? Reputation building and corporate strategy,
Academy of Management Journal, Vol. 33 [233-258].
Fombrun C.J. and van Riel C. (1997), The reputational landscape, Corporate Reputation Review, Vol. 1,
No. 2 [5-13].
Fombrun C.J. and van Riel C.B.M. (2004), Fame and
fortune. How successful companies build inning reputations, Prentice Hall, New Jersey.
Freeman R.E. (1984), Strategic management: a stakeholder approach, MA: Pitman Press, Boston.
Gonzalez-Herrero A. and Smith S. (2008), Crisis
communications management on the Web: How Internet-based technologies are changing the way public
relations professionals handle business crisis, Journal
of Contingencies and Crisis Management, Vol. 16,
No. 3 [143-153].
Gorry G.A. and Westbrook R.A. (2009), Winning the
Internet confidence game, Corporate Reputation Review, Vol. 12, No. 3 [195-203].
Grant R.M. (1991), The resource-based theory of
competitive advantage: Implications for strategy formulation, California Management Review, Vol. 33,
No. 3 [114-135].
Greenwood R., Deephouse D.L. and Li S.X. (2005),
Ownership and Performance of Professional Service
Firms, Organization Science, Vol. 16, No. 6 [661–
673].
Gregor S. (2006), The nature of theory in Information
Systems, MIS Quarterly, Vol. 30 [611-642].
Gulati R. (1995), Does familiarity breed trust? The
Implications of Repeated Ties for Contractual Choice
in Alliances, Academy of Management Journal, Vol.
38, No. 1 [85-112].
Hall R. (1992), The strategic analysis of intangible
resources, Strategic Management Journal, Vol. 13
[135–144].
Hall R. (1993), A framework linking intangible resources and capabilities to sustainable competitive
advantage, Strategic Management Journal, Vol. 14
[607-618].
Hàmori B. (2005), Trust, reputation and identity in the
electronic markets, in B. Hámori, P. Czeglédi, L. Jankovics, B. Sági (eds), Paradigm Shift-Information,
Knowledge and Innovation in the New Economy,
Compeitio Books 4. Book Series of the Faculty of
Economics and Business Administration of University
of Debrecen [115-132].
Houser D. and Wooders J. (2006), Reputation in auctions: theory and evidence from eBay, Journal of
Economics and Management Strategy, Vol. 15, No. 2
[353-369].
Jensen M., Kim H. and Kim B.K. (2010), The Importance of Reputation in Markets: Towards an Integration of Role and Reputation Theory, in The Oxford
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Handbook of Corporate Reputation, edited by M. L.
Barnett and T. G. Pollock, Oxford University Press.
Kaplan S. and Garicano L (2001), The Effects of Business-to-Business E-Commerce on Transaction
Costs, Journal of Industrial Economics, Wiley Blackwell, Vol. 49, No. 4 [463-85].
Keen P.G.W (1991), Shaping the future. Business design through Information Technology, Harvard Business School Press.
Kilduff M. and Tsai W. (2003), Social networks and
organizations. London: Sage.
Kotha S., Rajgopal S. and Rindova V. (2001), Reputation building and performance: An empirical analysis of the Top-50 pure Internet firms, European Management Journal, Vol. 19, No. 6 [571-586].
Kreps D.M. and Wilson R. (1982), Reputation and
Imperfect Information, Journal of Economic Theory,
Vol. 27 [253-279].
Landon S. and Smith C.E. (1997), The use of quality
and reputation indicators by consumers: The case of
Bordeaux wine, Journal of Consumer Policy, Vol. 20
[289-323].
Langlois R.N., (2003), The Vanishing Hand: The
Channging Dynamics of Industrial Capitalism, Industrial and Corporate Change, Vol. 12 [351-385].
Lazzari M. (2010), An experiment on the weakness of
reputation algorithms used in professional social networks: the case of Naymz, Proc. of the IADIS International Conference e-Society 2010, Porto, Portugal,
March 18-21 [519-522].
Levering R. and Moskowitz M. (1984), The 100 Best
Companies to Work for in America, Addison Wesley.
Logsdon J. M. and Wartick S. L. (1995), Theoretically based applications and implications for using the
Brown and Perry database, Business and Society,
Vol. 34 [222-226].
MacMillan K., Money K., Dowing S. and Hillenbrand C. (2004), Giving your organizations SPIRIT:
An overview and call to action for directors on issues
of corporate governance, corporate reputation and
corporate responsibility, Journal of General Management, Vol. 30, No. 2 [15–42].
Maes P. (1994), Agents that reduce work and information overload, Communications of the ACM, Vol.
37, No.7 [31–40].
Mahon J. F. (2002), Corporate reputation: A research
agenda using strategy and stakeholder literature, Business and Society, Vol. 41, No. 4 [415-445].
Malone T.W. and Laubacher R.J. (1998), The Dawn
of the E-Lance Economy, Harvard Business Review,
september [145-152].
McDonald C. and Slawson V. (2002), Reputation in
an Internet Auction Market”, Economic Inquiry, Vol.
40 [633-650].
Melnik M. and Alm J. (2002), Does a Seller’s Ecommerce Reputation Matter? Evidence from eBay
Auctions, Journal of Industrial Economics, Vol. 50
[337-349].
163
Melnik M. and Alm J. (2003), Reputation, Information Signals, and Willingness to Pay for Heterogeneous Goods in Online Auctions, Georgia State University, Working Paper.
Meyer A.D. (1982), Adapting to environmental jolts,
Administrative Science Quarterly, Vol. 27, No. 4
[515-537].
Miles R.H. and Cameron K.S. (1982), Coffin Nails
and Corporate Strategies, Prentice-Hall, Englewood
Cliffs, N.J.
Milgrom P. and Roberts J. (1982), Predation, reputation and entry deterrence, Journal of Economic Theory, Vo. 27 [280-312].
Mishina Y. Block E.S. and Mannor M.J. (2012), The
path dependence of organizational reputation: how
social judgment influences assessments of capability
and character, Strategic Management Journal, Vol. 33,
No. 5 [459–477].
Oliver C. (1997), Sustainable competitive advantage:
Combining institutional and resourced based views,
Strategic Management Journal, Vol. 18, No.9 [697713].
Pak C. (2010), Emergent Practice in Online Corporate
Reputation Management, capstone report, University
of Oregon.
Peteraf M.A. (1993), The cornerstones of competitive
advantage, Strategic Management Journal, Vol. 14
[179-191].
Philipps C. and Meeker M. (2000) The B2B Internet
Report: Collaborative Commerce. Morgan Stanley
Dean Bitter Research.
Porac J.F. and Thomas, H. (1990), Taxonomic mental
models in competitor definition, The Academy of
Management Review, Vol. 15, No. 2 [224-240].
Quinn J.B., Anderson P. and Finkelstein S. (1998),
Managing professional intellect: Making the most of
the best, in Klein D.A, The strategic management of
intellectual capital, Butterworth-Heinemann, Boston.
Rao H. (1994), The social construction of reputation:
Certification contests, legitimation, and the survival of
organizations in the American Automobile Industry:
1890-1912, Strategic Management Journal, Vol. 15
(special winter issue) [29-44].
Resnick P. and Zeckhauser R. (2002), Trust Among
Strangers in Internet Transactions: Empirical Analysis
of eBay’s Reputation System. In The Economics of
the Internet and E-Commerce. Michael R. Baye, editor. Volume 11 of Advances in Applied Microeconomics. JAI Press
Resnick P., Zeckhauser R., Friedman E. and Kuwabara K. (2000), Reputation Systems, Communications of
the ACM, Vol. 43, No. 12 [45-48].
Rockart J.F. and Short J. (1991), The networked organization and the management of indipendence, in
Scott Morton M. (ed), The corporation of the 1990's.
Information technology and organizational transformation, University Press Oxford, Oxford.
164
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Sabater J. and Sierra C. (2001), Regret: A reputation
model for gregarious societies. In Fourth Workshop
on Deception Fraud and Trust in Agent Societies [61–
70].
Shapiro C. (1983), Premiums for high-quality products as returns to reputations, Quarterly Journal of
Economics, Vol. 98.
Shapiro, C. (1982), Consumer Information, Product
Quality and Seller Reputation, Bell Journal of Economics, Vol. 13 [20-35].
Silaghi G.C, Arenas A.E. and Silva L.M. (2007), Reputation-based trust management systems and their
applicability to grids, CoreGRID Technical Report,
Number TR-0064.
Snir E.M. and Hitt L.M. (2003), Costly Bidding In
Online Markets For IT Services, Management Science, Vol. 49, No. 11 [1504-1520].
Stiglitz J.E. and Weiss A. (1981), Credit rationing in
markets with imperfect information, American Economic Review, Vol. 71 [393-410].
Trott P. (1998), Innovation Management and New
Product Development, Financial Times Management,
London.
Trotta A., Iannuzzi A., Cavallaro G. and Dell’Atti S.
(2011), Banking reputation and CSR: a stakeholder
value
approach,
available
at
http://www.naplesforumonservice.it/uploads//files/Tr
otta,%20Iannuzzi,%20Cavallaro,%20Dell%5C'Atti%20
Banking%20reputation%20and%20CSR%20a%20stakeh
older%20value%20approach.pdf, accessed on April,
2012.
Truyen F. and Buekens F. (2009), Connectivity is not
Enough. Socially Networked Professional Environments and Epistemic Norms, ICDE World Conference. Maastricht.
Wartick S.L. (1992), The relationship between intense
media exposure and change in corporate reputation,
Business and Society, Vol. 31 [33-49].
Weick, K.E. (1990), Technology as equivoque: Sensemaking in new technologies. In P. S. Goodman and
L. Sproull (Eds.). Technology and organizations. San
Francisco: Jossey-Bass. Weick K.E. (1993), The collapse of sense making in organizations: The Mann
Gulch disaster. Administrative Science Quarterly,
Vol. 38 [628-652].
Weick K.E. (1995), Sensemaking in organization. In
Foundations for organizational science, edited by
D.A. Whetten Tousand Oaks, CA: Sage.
Weigelt K. and Camerer C. (1988), Reputation and
corporate strategy: A review of recent theory and applications, Strategic Management Journal, Vol. 9
[443-454].
Wernerfelt B. (1984), A resource-based view of the
firm, Strategic Management Journal, Vol. 5 [171180].
Williamson O.E. (1975), Markets and Hierarchies.
Analysis and Antitrust Implications, The Free Press.
Yin, R.K. (1994), Case Study Research: Design and
Methods, Applied Social Research Methods Series,Vol. 5, Sage, USA.
Zorayda R.A. (2003), E-commerce and E-business,
Report of the e-ASEAN Task Force, UNDP-APDIP.
Appendice
Tab. A ─ Correlazioni tra le variabili nella business area “Design and Multimedia”
% cliearnings
reputation n. pro- seniorienti
per team
index
getti
ty
ripetuti component
reputation Rho di Spearman
,896** ,268** ,403**
,732**
index
Sig. (2-code)
,000
,000
,000
,000
N
1998
1998
1998
1996
n. progetti Rho di Spearman
,231** ,390**
,659**
Sig. (2-code)
,000
,000
,000
N
2312
2311
2309
seniority Rho di Spearman
,323**
,304**
Sig. (2-code)
,000
,000
N
2311
2309
%
Rho di Spearman
,394**
clienti
Sig. (2-code)
,000
ripetuti
N
2308
** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed).
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Tab. B ─ Correlazioni tra le variabili nella business area “Engineering and Mfg.”
% clien- earnings
ti
per team
reputation n. proindex
jects seniority ripetuti component
reputation Rho di Spearman
,716**
,059 ,302**
,628**
index
Sig. (2-code)
,000
,442
,000
,000
N
171
171
171
171
n. progetti Rho di Spearman
,016 ,299**
,508**
Sig. (2-code)
,816
,000
,000
N
202
202
202
seniority Rho di Spearman
,257**
,163*
Sig. (2-code)
,000
,020
N
202
202
%
Rho di Spearman
,253**
clienti
Sig. (2-code)
,000
ripetuti
N
202
* Correlation is significant at the 0.05 level (2-tailed).
** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed)
Tab. C ─ Correlazioni tra le variabili nella business area “Finance and Mgt.”
% clien- earnings
ti
per team
reputation n. proindex
getti seniority ripetuti component
reputation Rho di Spearman
,738** ,247** ,320**
,609**
index
Sig. (2-code)
,000
,002
,000
,000
N
155
155
155
155
n. progetti Rho di Spearman
,218** ,326**
,571**
Sig. (2-code)
,001
,000
,000
N
221
221
221
seniority Rho di Spearman
,371**
,212**
Sig. (2-code)
,000
,002
N
221
221
% clienti Rho di Spearman
,276**
ripetuti
Sig. (2-code)
,000
N
221
* Correlation is significant at the 0.05 level (2-tailed).
** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed)
165
166
Francesconi A., Dossena C. / Economia Aziendale Online Vol. 4, 2 (2013) 143-166
Tab. D ─ Correlazioni tra le variabili nella business area “Legal”
% clien- earnings
reputation n. proti
per team
index
getti seniority ripetuti component
reputation Rho di Spearman
,925**
,100 ,456**
,792**
index
Sig. (2-code)
,000
,368
,000
,000
N
83
83
83
83
n. progetti Rho di Spearman
,125 ,436**
,754**
Sig. (2-code)
,195
,000
,000
N
110
110
110
seniority Rho di Spearman
,286**
,210*
Sig. (2-code)
,002
,028
N
110
110
%
Rho di Spearman
,398**
clienti
Sig. (2-code)
,000
ripetuti
N
110
* Correlation is significant at the 0.05 level (2-tailed).
** Correlation is significant at the 0.01 level (2-tailed)