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VETERA CHRISTIANORUM 50.2013

2014, VETERA CHRISTIANORUM

Rivista del Dipartimento di Studi Classici e Cristiani dell’Università degli Studi di Bari, si propone come sede specialistica di ricerche, approfondimenti, confronti su temi e problemi relativi alla letteratura e alla storia del cristianesimo dalle origini all’altomedioevo.

Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Tardoantico Università degli Studi di Bari Aldo Moro vetera christianorvm anno 50 2013 - fasc. unico Sommario Manlio SiMonetti Cinquant’anni di Vetera Christianorum e di ricerca anticocristianistica in italia Indici delle annate di Vetera Christianorum (1964-2012) Indice degli autori moderni (1964-2012) 5 45 141 Studi L. AveLLiS, Per una ricostruzione del Calendario italico nel Martirologio geronimiano p. 155 A. LAghezzA, Malattia, salute, salvezza nei Dialogi di gregorio Magno » 197 v. LiMone, il Dio Unico. Parm. 137d-142e come dialettica antignostica: Clemente e origene » 213 A.v. nAzzAro, incursioni nella numerologia patristica. il 153 tra scomposizione numerica ed esegesi simbolica » 251 e. PrinzivALLi, Le origini della chiesa di roma in contesto: alcuni elementi di riflessione » 275 L.M.M. oLivieri, Peregrinatio e peregrinus tra fonti letterarie latine e irlandesi » 301 M. veroneSe, Ancora sulle citazioni del De Trinitate di ilario negli scritti priscillianisti. note critiche » 313 Note e discussioni A. roSSi, Battesimo in limine vitae o mortuorum? Per una possibile rilettura del caso del piccolo Aproniano (iCvr viii, 23087) » 329 n. SPAnU, gnosticism and Christianity: Some remarks p. 341 Strumenti e forme della comunicazione tra tarda antichità e alto medioevo. XVI Settimana di Studi tardoantichi e romanobarbarici (Monte Sant’Angelo, 9-13 settembre 2013). Cronaca dei Corsisti » 353 Notizie Recensioni » 359 Schede bibliografiche » 369 Vetera Christianorum 50, 2012, 5-44 Manlio SiMonetti Cinquant’anni di Vetera Christianorum nella ricerca anticocristianistica in Italia* Cinquant’anni di vita per una rivista di carattere cristianistico rappresentano una meta di notevole significato sul piano storico e culturale, soprattutto se si considera che essa è nata in condizioni non facili, in quel Mezzogiorno d’Italia ancora afflitto, tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta, da numerosi e gravi problemi, e dove operava la sola Università di Napoli. Lontano dai grandi centri che disponevano di una ancorché non ancora solida tradizione di studi cristianistici (Roma, Torino, Milano, Catania) l’Ateneo barese, prima degli anni Cinquanta, aveva potuto contare solo sulla presenza di Giuseppe Ricciotti, Angelo Penna e Francesco Di Capua che, in periodi diversi, avevano impartito il loro insegnamento nelle discipline di ambito giudaico e cristiano: tuttavia, con loro, non si era formato un gruppo di studiosi in grado di dar vita a iniziative comuni e di lunga durata. Erano tempi difficili anche per i settori classici della ricerca nell’ambito accademico. Il traguardo raggiunto dei cinquant’anni rappresenta un fatto altamente positivo anche alla luce in cui negli ultimi due decenni si è mossa, per progressiva mancanza di risorse, la ricerca nel campo umanistico, soprattutto per piccoli settori che, pur rappresentando una pagina importante della cultura italiana, si vedono relegati, da una politica irresponsabile, in una posizione di marginalità strisciante: nelle Università statali non è difficile prevedere entro qualche decennio la totale sparizione della ricerca sul Cristianesimo, che sarà nuovamente appannaggio delle Università pontificie. Se poi, in linea generale, risaliamo con la memoria a considerare le condizioni in cui in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, versava lo studio del Cri- * Per scrivere queste pagine mi sono avvalso di molti dati che mi sono stati trasmessi dagli amici Otranto e Carletti. 6 MANLIO SIMONETTI stianesimo antico, nelle componenti sia storica sia letteraria, è un eufemismo dire che erano precarie, dato che di fatto questo studio non esisteva e l’antico Cristianesimo interessava soltanto l’archeologia, in quanto compreso nel più grande ambito dell’antichità classica. Duplice era la motivazione di questo disinteresse per una disciplina che, soprattutto in Francia, ma anche in Olanda, Svezia, Germania e Inghilterra, era allora, in complesso, oggetto di serio interesse. In ambito cattolico si faceva avvertire ancora paurosamente il deterrente costituito dalla terroristica repressione del modernismo: le peripezie e disgrazie di studiosi come Duchesne, Batiffol, Lagrange erano di ammonimento a chiunque nutrisse interesse non soltanto superficiale per il territorio minato costituito dall’antico Cristianesimo, a cominciare dalla letteratura apostolica. In ambito laico una consolidata tradizione anticlericale nell’ambiente universitario, che gli anni del regime fascista non avevano neppure superficialmente scalfito, distoglieva dalla studio del Cristianesimo a livello scientifico, e l’incipiente interesse per la storia delle religioni, auspice il grande nome di Raffaele Pettazzoni, non invitava alla studio dell’antichità cristiana se non su base comparativistica. Comunque, anche per l’indiretta pressione rappresentata dai brillanti esiti della ricerca dell’antichità cristiana soprattutto in Francia e in Olanda (Scuola di Nimega), in Italia si cominciò a muovere qualcosa in ambito universitario. Nel 1948 fu espletato il primo concorso a cattedre di Letteratura cristiana antica, nel quale risultarono vincitori Michele Pellegrino, Emanuele Rapisarda, Francesco Di Capua, che furono chiamati a ricoprire le prime cattedre della nuova disciplina rispettivamente a Torino, Catania e Bari, qui nella Facoltà di Lettere di recentissima costituzione. La solerte acribia dei tre neocattedratici ebbe come esito la formazione di tre centri di studio sull’antico Cristianesimo, destinati a dare i primi frutti, per altro, non a breve termine. A Bari Di Capua, data l’età avanzata, insegnò soltanto per due anni prima di essere collocato a riposo, e il suo insegnamento fu poi ricoperto per incarico dall’andriese Antonio Quacquarelli, prima (1950-51) nella Facoltà di Lettere, poi a partire dal 1954-55, nella neocostituita Facoltà di Magistero. Quacquarelli aveva avuto inizialmente interessi in ambito di Storia del Cristianesimo moderno, ma lo stretto rapporto che egli intrecciò a Bari con Di Capua lo spostò nell’ambito del Cristianesimo antico, con particolare interesse, sulle orme di quello che possiamo considerare il suo maestro, per la retorica antica soprattutto nella sua dimensione ritmica. Nella qualità di professore incaricato egli non poteva adoperarsi più di tanto per diffondere tra gli studenti serio interesse per la sua disciplina, ma nel 1958 risultò fra i tre vincitori del secondo concorso di Letteratura cristiana antica, insieme con Giuseppe Lazzati e Man- CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 7 lio Simonetti, e gli fu dunque affidata la cattedra barese ormai come professore titolare. Con tenacia e ostinazione Quacquarelli cominciò a concepire un progetto ambizioso che facesse di Bari anche un centro di studi cristianistici. Per questo lavorò intensamente, intessendo una rete di rapporti con colleghi di altre Università (Alfonsi, Della Corte, Moscati, Simonetti) e dialogando frequentemente con l’allora Ministero dell’Istruzione. I risultati del suo impegno e del suo nuovo status accademico non si fecero attendere: nel 1963 viene fondato l’Istituto di Letteratura cristiana antica e nel 1964 esce il primo numero della rivista Vetera Christianorum (d’ora in poi VC), con cadenza iniziale di un fascicolo all’anno. A partire dal 1966 si affianca alla Rivista una collana di pubblicazioni monografiche, Quaderni di Vetera Christianorum (VCQ). Nel 1965 vede la luce la rivista internazionale di teologia Concilium che pubblica cinque fascicoli annuali in sette lingue e annovera tra i suoi fondatori Karl Rahner, YvesCongar, Edward Schillebeeckx, Hans Küng. Quegli anni fecero registrare una certa maturazione degli studi storico-religiosi anche nelle Università statali in concomitanza con i risultati del Concilio ecumenico Vaticano II. Lo prova la nascita nello stesso 1965 della Rivista di Storia e Letteratura religiosa, voluta da Michele Pellegrino. Essa, nell’impostazione e nel titolo stesso, richiamava la Revue d’Histoire et Littérature Religieuse, fondata e diretta da Alfred Loisy (1857-1940), che fu tra i promotori del modernismo francese; tale collegamento fu rivendicato, pur con qualche distinguo, da Franco Bolgiani, il quale, a più riprese, aveva sottolineato la lunga vicenda di “sofferenze e ingiustizie e intollerabili interdizioni”, che avevano compromesso la ricerca e la cultura sia religiosa sia laica. Le tre Riviste nascevano in condizioni storico-ambientali e socio-culturali abbastanza diverse, bisogna riconoscerlo, con una tradizione di studi cristianistici che, a metà degli anni Sessanta, non privilegiava di certo il Meridione d’Italia. Quacquarelli, tuttavia, era riuscito ad aggregare un gruppo di studiosi che, a partire dagli anni Sessanta, costituirono una presenza continua nel settore della ricerca cristianistica, ampliando sempre più consapevolmente gli interessi originari in direzione di temi e problemi diversi. Per comprendere i ritmi imposti da Quacquarelli sia all’Istituto di Letteratura cristiana antica che a VC basti leggere quanto ha scritto il Maestro andriese negli ultimi anni della sua carriera accademica conclusa a Roma: «In tema di confessione, qual è lo sguardo retrospettivo degli studi fatti nei miei settant’anni, so di non aver dato molto e di non avere sempre raggiunto quello che avrei voluto. Ma ho pure piena coscienza di non avere mai mangiato il “pane della pigrizia”, mi- 8 MANLIO SIMONETTI rando a non lasciare isolate e come sospese le tematiche incominciate, ma a seguirle nei loro sviluppi. Posso pur aver dato l’impressione di essermi disperso in vari interessi, ma ogni studioso va compreso nelle scelte che appartengono alla sua anima. Il filo conduttore che mi guidava mi ha sempre indicato, in tempo giusto e opportuno, il punto di arrivo altrui, cioè il risultato delle ricerche condotte settorialmente. Mi balzava davanti il lavoro che rimaneva da fare nei legamenti che erano mancati. Invece di rifugiarmi nel comodo “non mi appartiene”, ho sempre preferito proseguire l’indagine perché ritenevo che il campo mi apparteneva. Era da raddoppiare la fatica con ogni sforzo. L’orizzonte si allargava e si vedevano più chiare le cose. Occorreva naturalmente il limite nella discretio per non sfiorare la zona ombrosa che porta alla dispersione. Ma non voglio ancora riprendere qui la questione da me trita e ritrita dell’interdisciplinarietà e mi avvio alla conclusione accennando solo all’altra mia mira a non separare gli studi dal quotidiano» 1. Quacquarelli stesso con queste parole sintetizzava i criteri in base ai quali ha esercitato la ricerca per più di un cinquantennio con fondamentale coerenza e, insieme, con grande duttilità e capacità di aderire alle sempre nuove o rinnovantisi esigenze dei tempi, che sapeva anticipare con intuito e preveggenza che mi hanno sempre stupito. Se, infatti, non teniamo conto della tapinosi iniziale, ritroviamo in quelle righe la coscienza di un’operosità costante di Quacquarelli. Ma operosità è termine troppo generico se si considera la varietà dei molti argomenti trattati, che si riflettono in modi diversi nella Rivista da lui fondata. Come dice egli stesso «l’orizzonte si allargava»: il passaggio dalla retorica all’esegesi, alla storia della cultura e della scuola, all’iconologia, alla problematica del lavoro monastico fino allo studio dell’incidenza delle scienze matematiche nello sviluppo della cultura cristiana, il passaggio – dico – è sempre metodologicamente ma, vorrei precisare, soprattutto esistenzialmente, giustificato, in un’ideale tensione a cogliere non in astratto i temi e gli aspetti portanti di quella cultura ma nella loro incidenza nel tessuto sociale della comunità della Chiesa antica, nel suo quotidiano, come dice egli stesso. In questa ottica si coniugano, da una parte, il perseguimento dell’interdisciplinarietà – autentica parola d’ordine dell’ultima fase dell’attività di Quacquarelli –, dall’altra, la stretta aderenza alle esigenze più vive e concrete di quella che egli ha definito la società cristologica. Con questi parametri orientativi di ordine generale, perseguiti da Quacquarelli nel fondare VC, ben si comprendono gli sviluppi e gli orientamenti che la 1 M. Simonetti, Ricerca patristica e promozione degli studi cristianistici in antonio Quacquarelli, VC 39, 2002, 5. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 9 Rivista stessa, progrediente tempore, avrebbe assunto. La Rivista, già dai primi fascicoli, anche grazie alla collaborazione di alcuni studiosi (Simonetti, Testini, Mees, Brugnoli), appariva sempre più libera da condizionamenti confessionali e dall’opzione squisitamente teologica, difesa ancora verso la metà degli anni Cinquanta da Herbert Jedin. Il breve editoriale di apertura di VC, nella seconda di copertina, la presenta come una raccolta di studi dell’Istituto barese, sulla traccia del magistero di Di Capua, perciò con attenzione allo studio delle forme come espressione «del moto spirituale», con particolare interesse per le antiche versioni della Scrittura e, più in generale, per l’esegesi biblica dei Padri. L’editoriale si conclude menzionando l’indagine, soprattutto archeologica, per l’antichità cristiana in Puglia. Il contenuto del fascicolo, di 190 pagine, si ripartisce in: Studi, apuliae res, Recensioni, Schede. Gli studi sono tre di Quacquarelli 2, due di Gennaro Lomiento 3, suo assistente, al quale si devono anche le recensioni e le schede bibliografiche; tre studi sono rispettivamente di Giorgio Brugnoli 4, Manlio Simonetti 5, Michael Mees 6, il primo d’argomento letterario, gli altri due esegetico; le apuliae res sono rappresentate da uno studio di Pasquale Testini 7. La presenza dei due contributi di Simonetti e Testini, pugliese di Ruvo ma docente nella Università Sapienza di Roma, ha un significato particolare in quanto i due studiosi avrebbero in seguito contribuito alla fortuna della Rivista e avrebbero sempre mantenuto con il Gruppo barese intensi e proficui rapporti sul piano della ricerca scientifica. Da loro, nel corso degli anni sono venuti stimoli e orientamenti per i giovani studiosi prima dell’Istituto di Letteratura cristiana antica e poi del Dipartimento di Studi classici e cristiani. Il cenno fatto al contenuto del primo fascicolo suggerisce varie osservazioni, in quanto vediamo già messi in opera quelli che nell’editoriale sono presentati come i temi specifici della Rivista, destinati a fissare in modo definitivo il suo carattere scientifico. In primo luogo va segnalata la presenza barese, qui contenuta in due soli studi per evidente carenza di altri elementi locali, dato che solo 2 A. Quacquarelli, La metalessi, VC 1, 1964, 5-14; Id., «Labores fructuum» - Ps. 128 (127) 2, VC 1, 1964, 15-26; Id., L’epèmbasi in Cassiodoro - (exp. in Ps.), VC 1, 1964, 27-33. 3 G. Lomiento, i topoi nell’Exhortatio ad martyrium di origene, VC 1, 1964, 91-111; Id., ’Aqlht⁄j tÁj eÙsebe…aj, VC 1, 1964, 113-128. 4 G. Brugnoli, il Liber de differentiis rerum di isidoro di Siviglia, VC 1, 1964, 65-82. 5 M. Simonetti, note sul commento a matteo di ilario di Poitiers, VC 1, 1964, 35-64. 6 M. Mees, Der geistige tempel. einige Überlegungen zu Klemens von alexandrien, VC 1, 1964, 83-89. 7 P. Testini, un rilievo cristiano poco noto del museo di Barletta, VC 1, 1964, 129-163. 10 MANLIO SIMONETTI da pochi anni Quacquarelli era finalmente in grado di far avvertire la sua presenza nel contesto della politica culturale della sua Facoltà. Ma accanto ai due baresi sono presenti quattro studiosi di altra sede, tra cui uno straniero, anche se residente a Roma. In effetti, se la Rivista è destinata a ospitare scritti di studiosi locali, non è affatto esclusa la collaborazione esterna, destinata a evitare una troppo circoscritta, e per ciò stesso asfittica, apertura culturale. I contenuti di tutti gli articoli pubblicati nei primi anni sono di argomento retorico, grammaticale, esegetico, e di analogo argomento sono le quattro recensioni del primo fascicolo, tra cui una dedicata al famoso manuale di Lausberg, mentre è assente, sia nell’editoriale sia nel contenuto della Rivista, ogni accenno a interesse dottrinale: su questo punto Quacquarelli sarebbe rimasto sempre ostico. Si segnala in modo particolare la presenza della sezione apuliae res, qui rappresentata da Pasquale Testini ma destinata ad aprirsi, in tempi brevi, a una presenza locale, di prevalente tipo epigrafico-monumentale. Va, infatti, evidenziato subito che una delle caratteristiche più evidenti di VC è il suo incardinamento nel territorio, un’intuizione geniale di Quacquarelli, che sarebbe stata continuata e fortemente potenziata, con svariate ramificazioni, da Giorgio Otranto, rappresentando così un unicum nel contesto della pubblicistica periodica d’argomento antico cristianistico, che in quegli anni veniva infoltendo la sua presenza in ambito nazionale ed europeo. VC e la Scuola barese hanno anticipato almeno di una ventina d’anni quell’apertura al territorio in tutte le sue varie espressioni, che avrebbe assunto una funzione e un ruolo di notevole rilevanza per il mondo accademico cui il legislatore avrebbe conferito autonomia organizzativa, finanziaria, didattica, di ricerca e sviluppo. Sicché, in definitiva, alle due dimensioni legate alla ricerca e alla didattica, che hanno caratterizzato in passato la specifica funzione dell’Università (quella “ideologica” per la produzione delle idee e quella “professionale” per la formazione), l’Università deve aggiungere quella dell’interazione con il territorio, interpretandone la vocazione e valorizzandone le specificità, in una visione coordinata di bisogni e risorse attuali e potenziali. Peccato che la progressiva mancanza di risorse e una politica a dir poco confusionaria, se non contraddittoria, hanno vanificato misure che sembravano opportune. *** Verso la fine degli anni Sessanta, l’apertura dell’ambiente universitario italiano agli studi di Letteratura cristiana e di Storia del Cristianesimo in genere, pur quanto mai limitata sotto l’aspetto quantitativo, cominciava a dare i suoi frutti. Oltre l’Istituto barese, le sedi universitarie di Torino (Pellegrino, Bol- CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 11 giani), Milano Cattolica (Lazzati, Cantalamessa), Bologna (Pesce, Bori), Roma (Simonetti, Mara), Catania (Rapisarda, Curti, Pricoco) diventano centri di studi antico cristianistici che, pur con varietà di esiti, complessivamente rappresentano una presenza ragguardevole nel panorama degli studi umanistici in Italia, e cominciano a imporsi anche al di fuori. Ovviamente anche VC risente di questo allargamento d’orizzonte, pur se gradualmente, nel senso che la presenza esterna, pur ancora legata a rapporti personali con Quacquarelli (Brugnoli, Alfonsi, Mees, Simonetti, Testini) 8, comincia a dilatarsi (Loi, Pavoncello, Vattioni, Ceresa Gastaldo, Salvatore, Cremascoli, Coniglio, Tateo) 9. Dal secondo fascicolo in poi la Rivista ospita anche scritti di Vincenzo Recchia 10, allora docente dell’Istituto, che in seguito si è dedicato con grande impegno allo studio di Gregorio Magno con ottimi risultati. Il fascicolo del 1969 evidenzia due novità assai diverse una dall’altra: da una parte Simonetti 11 con l’articolo dedicato allo gnostico Giustino si sposta in ambito dottrinale, non previsto dall’editoriale incipitario e finora non toccato, destinato comunque a restare marginale; dall’altra compare per la prima volta il nome di Otranto 12 con un articolo d’argomento esegetico. Nell’annata del 1971 registriamo l’importante novità editoriale del passaggio da uno a due fascicoli annui, segno evidente della crescita scientifica dell’Istituto, ormai in grado di sobbarcarsi a impegni di lavoro, non solo editoriali, 8 G. Brugnoli, Donato e Girolamo, VC 2, 1965, 139-149; L. Alfonsi, L’ecphrasís ambrosiana del «libro delle api» vergiliano, VC 2, 1965, 129-138; M. Mees, einige überlegungen zum thomasevangelium, VC 2, 1965, 151-163; M. Simonetti, L’esegesi ilariana di Col. 1,15 a, VC 2, 1965, 165-182; P. Testini, monumenti paleocristiani del Gargano. nota introduttiva, VC 2, 1965, 183-193. 9 V. Loi, influssi dell’esegesi biblica nello sviluppo del termine contritio, VC 3, 1966, 69-83; N. Pavoncello, i trattati minori del talmud, VC 3, 1966, 101-110; F. Vattioni, Saggio sulla Volgata dei Proverbi, VC 3, 1966, 143-160; A. Salvatore, Lex secunda e interpretazione biblica in Commodiano, VC 5, 1968, 111-130; G. Cremascoli, La Bibbia nella Regola Pastorale di S. Gregorio magno, VC 6, 1969, 47-70; G. Coniglio, elementi paleocristiani e altomedievali nelle pergamene di trani, VC 10, 1973, 361-376; F. Tateo, La struttura dei Dialoghi di Gregorio magno, VC 2, 1965, 101-127. 10 V. Recchia, L’iniziazione biblica negli autori cristiani antichi, VC 2, 1965, 67-99; Id., Verginità e martirio nei ‘colores’ di S. Girolamo, VC 3, 1966, 45-68; Id., Reminiscenze bibliche e «topoi» agiografici negli «atti» anonimi di San Sabino Vescovo di Canosa, VC 4, 1967, 151-184; Id., La poesia cristiana. introduzione alla lettura del «Carmen de luna» di Sisebuto di toledo,VC 7, 1970, 21-58; Id., a proposito dei rapporti tra iconografia cristiana e spiritualità, VC 12, 1975, 417-427; Id., il commento allegorico di Genesi, 1-3 nelle opere esegetiche di Gregorio magno, VC 25, 1988, 421-449 e Id., i moduli espressivi dell’esperienza contemplativa nelle omelie su ezechiele di Gregorio magno: schemi tropi e ritmi, VC 29, 1992, 75-112. 11 M. Simonetti, note sul Libro di Baruch dello gnostico Giustino, VC 6, 1969, 71-89. 12 G. Otranto, matteo 7,15-16a e gli yeudoprof»tai nell’esegesi patristica, VC 6, 1969, 3345. 12 MANLIO SIMONETTI via via crescenti. Ma questo volume di VC va segnalato anche per altri motivi: mentre continuano le presenze di Mees 13, Simonetti 14 (ancora in ambito dottrinale), Studer 15, già attivo da alcuni anni, va rilevato l’inizio della collaborazione di Sandro Leanza 16, un messinese di alta caratura scientifica, specializzato nel difficile ambito delle catene esegetiche, destinato a fine quanto mai immatura. In questa prima fase VC privilegiò gli aspetti dell’esegesi biblica, supportata dalla retorica, lasciando apparentemente – ma solo apparentemente – in ombra quelli più propriamente storici. Ma va detto che l’esegesi biblica ha costituito la struttura portante del Cristianesimo antico, sì che il suo sviluppo si è identificato di fatto con la storia stessa della religione e della società cristiane 17. Dunque, almeno fino alla cosiddetta pace della Chiesa, non si può tanto insistere sulla divaricazione storia-letteratura, dal momento che sia l’apologetica che l’esegesi e la trattatistica in questo periodo risultano pienamente innervate nella societas cristiana e rispondono a precise esigenze della comunità: difendersi da pagani e giudei e dimostrare la continuità storica tra Antico e Nuovo Testamento con un’esegesi cristologica, che si poneva così al servizio della comunità. La propensione a presentare temi storici come riflessi o sotto l’involucro di temi di carattere letterario va forse considerata alla luce della cautela con cui, ancora agli inizi degli anni Sessanta, alcuni ambienti ecclesiastici e del laicismo cattolico si accostavano a questioni storiche, che potevano essere avvertite come un rischio per l’ortodossia. Insomma scrivere di storia, per un certo residuo di antimodernismo, poteva ancora essere o sembrare non esente da pericoli per la fede. Sarà utile ricordare che Agostino Gemelli, in polemica con Paolo Brezzi, negli anni Cinquanta continuava a sentire “puzzo di modernismo” nell’espressione “Storia del Cristianesimo” e una eco di tale prevenzione Bolgiani avvertiva in Cinzio Violante, uno storico che molto ammirava 18. Che sopravvivessero ancora sospetti antimodernisti nella gerarchia e che di questi sospetti sentissero 13 M. Mees, Schema und Dispositio in ihrer Bedeutung für die Formung der Herrenworte aus dem ii Clemensbrief, Kap. 13,2, VC 8, 1971, 257-272. 14 M. Simonetti, note sulla teologia trinitaria di origene, VC 8, 1971, 273-307; Id., Per una retta valutazione dell’Opus imperfectum in Matthaeum, VC 8, 1971, 87-97. 15 B. Studer, ea specie videri quam voluntas elegerit non natura formaverit, VC 7, 1970, 125154 e VC 8, 1971, 99-123. 16 S. Leanza, L’esegesi di arnobio il giovane al libro dei Salmi, VC 8, 1971, 223-239. 17 M. Simonetti, esegesi biblica e storia del Cristianesimo, VC 41, 2004, 5. Cfr. G. Otranto, esegesi biblica e storia in Giustino (Dial. 63-84), Bari 1979, passim. 18 F. Bolgiani, La «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», in Cinquant’anni della Rivista di Storia della Chiesa in italia (Atti del Convegno di Roma, 8-10 settembre 1999), a cura di P. Zerbi, Roma 2003, 244. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 13 il peso figure prestigiose del mondo cattolico ed ecclesiastico è dimostrato dal fatto che, intervenendo nell’assemblea conciliare del Vaticano II, Michele Pellegrino rivendicò con vigore il diritto alla libera ricerca sive clericis sive laicis, anche se – pure questo va ricordato – fu sempre molto attento a non prestar il fianco a critiche. E forse non è senza significato che alcuni periodici più squisitamente storici, affiancando l’antica Rivista di Storia della Chiesa in italia (1947), abbiano visto la luce dopo il Concilio ecumenico Vaticano II, nel rinnovato clima culturale dell’epoca, anche come esito di alcune esigenze impostesi in seguito a quell’assise. *** Agli inizi degli anni Settanta VC consolida l’interesse archeologico, coltivato da Pasquale Testini e Michelangelo Cagiano de Azevedo, col prezioso innesto nel Gruppo barese del romano Carlo Carletti, epigrafista allievo dello stesso Testini e di Antonio Ferrua. Oltre a un articolo in apuliae res 19, Carletti firma la prima apparizione di una nuova sezione della Rivista, Cronache, con il resoconto del Vi Convegno di ricercatori sulle origini del Cristianesimo in Puglia: il Salento 20. Dalla nota a piè di pagina apprendiamo che tra il 1969 e il 1971, per iniziativa di Quacquarelli, si erano svolti vari Convegni dedicati allo studio, soprattutto archeologico, delle origini cristiane in Puglia (Noci, Andria, Brindisi, Monte Sant’Angelo, Lucera), iniziativa destinata a protrarsi ancora per vari anni, fino al 1977, con cadenza molto frequente, e successive cronache in VC. È superfluo sottolineare l’importanza di questa iniziativa seriale che, mentre evidenzia la grande efficienza operativa in ogni senso ormai raggiunta dall’équipe di ricercatori dell’Istituto di Letteratura cristiana antica di Bari, ha fatto sì che il patrimonio archeologico relativo alle origini cristiane si conosca oggi in Puglia meglio che in ogni altra regione d’Italia. Tutti gli articoli pubblicati nella sezione apuliae res sono stati assemblati, fino al 1991, in sei volumi di Puglia paleocristiana e altomedievale, una collana che è venuta affiancandosi ai Quaderni di Vetera Christianorum e a Scavi e ricerche. Il percorso della ricerca archeologica che si delinea scorrendo i diversi articoli evidenzia un interesse che, partendo da studi su singole testimonianze della cultura materiale (chiese, battisteri, sepolcreti, epigrafi, reperti mobili), interessa 19 20 C. Carletti, nota su una lucerna fittile del museo archeologico di Bari, VC 8, 1971, 349-359. VC 8, 1971, 367-372. 14 MANLIO SIMONETTI progressivamente comparti territoriali e insediativi più complessi con approcci sempre più articolati che corrispondono a lavori d’équipe. Senza dubbio il settore più rappresentato è quello delle ricerche di ambito regionale, che hanno riguardato in particolare alcuni centri attivi in età tardoantica e altomedievale come Canosa 21, Egnazia 22, Trani 23, Siponto 24, Venosa 25, Taranto 26, Bari 27, Monte Sant’Angelo 28, Barletta 29, Herdonia 30. 21 R. Cassano, il Battistero di S. Giovanni a Canosa, VC 5, 1968, 163-204; M. Salvatore, Due sepolcreti cristiani presso Canosa, VC 10, 1973, 377-384; C. Carletti, iscrizione metrica rubro picta da Canosa, VC 18, 1981, 173-187; G.A. Chiancone, tomba altomedievale scoperta nella cattedrale di Canosa, VC 18, 1981, 189-194; M. Falla Castelfranchi, Continuità dall’antico: la basilica di San Leucio a Canosa. nuove acquisizioni, VC 22, 1985, 387-394; G. Volpe, Canosa: due anfore tardo-imperiali con iscrizioni, VC 22, 1985, 215-226. 22 E. Lattanzi, La nuova basilica paleocristiana di egnazia, VC 9, 1972, 143-150; R. Cassano, architetture paleocristiane di egnazia, VC 12, 1975, 155-191. 23 R. Mola, Scavi e ricerche sotto la cattedrale di trani. notizie dei ritrovamenti, VC 9, 1972, 361-386; M. Salvatore, un nuovo sarcofago paleocristiano rinvenuto a trani, VC 13, 1976, 375385; M. Cagiano De Azevedo, edilizia religiosa longobarda a trani, VC 14, 1977, 115-122; L. Pani Ermini, Rilievi altomedievali al museo diocesano di trani, VC 14, 1977, 139-152; C. D’Angela, La chiesa altomedievale di San martino di trani, VC 39, 2002, 357-374. 24 M. Cagiano De Azevedo, Le due ‘vite’ del Vescovo Lorenzo e il mosaico ‘delle città’ a Siponto, VC 11, 1974, 141-151; L. Pani Ermini, il sarcofago di S. maria di Siponto, VC 11, 1974, 359-377; C. Serricchio, Gli ipogei paleocristiani di Siponto, VC 11, 1974, 379-398; M. Cagiano De Azevedo, nuove note su Santa maria di Siponto, VC 15, 1978, 85-93; C. D’Angela, Storia degli scavi della basilica paleocristiana di Siponto, VC 23, 1986, 337-378; M. Fabbri, La basilica paleocristiana di Siponto: nuove acquisizioni, VC 31, 1994, 189-196. 25 C. Colafemmina, nuove scoperte nella catacomba ebraica di Venosa, VC 15, 1978, 369-381; Id., Saggio di scavo in località «collina della maddalena» a Venosa. Relazione preliminare, VC 18, 1981, 443-451; M. Salvatore, note introduttive alla conoscenza della cattedrale paleocristiana di Venosa, VC 19, 1982, 399-405; M.L. Marchi, Venosa: un quartiere di fornaci di età imperiale sotto la chiesa della SS. trinità, VC 39, 2002, 375-397. 26 C. D’Angela, Lucerne tardo-antiche e cristiane di taranto, VC 8, 1971, 155-171; M. Cagiano De Azevedo, note su taranto paleocristiana, VC 12, 1975, 121-130. 27 G. Bertelli, Per una storia di Bari paleocristiana: note sul mosaico sotterraneo della cattedrale, VC 18, 1981, 393-421; Ead., Sul reimpiego di elementi architettonici bizantini a Bari, VC 24, 1987, 375-397; Ead., Sulla cronologia degli edifici preesistenti la Cattedrale romanica di Bari, VC 29, 1982, 161-168; Ead., Bari in età medievale: l’oratorio di S. martino, VC 34, 1997, 87-110; D. Ciminale, L’edificio di culto scoperto nei pressi della Cattedrale di Bari, VC 43, 2006, 117-135. 28 M. Falla Castelfranchi, La chiesa inedita di San Salvatore a monte Sant’angelo, VC 19, 1982, 373-394; P. De Santis, D. Nuzzo, Sepolture ad limina nel santuario di San michele a monte Sant’angelo. ultime indagini (1999), VC 38, 2001, 131-162; M. Triggiani, i resti di un antico cenobio di monache benedettine ai piedi della Basilica di San michele a monte Sant’angelo, VC 38, 2001, 163-183. 29 P. Favia, R. Giuliani, Preesistenze sacre nel sottosuolo della cattedrale di Barletta. Prime note sulle indagini archeologiche, VC 34, 1997, 329-365; R. Giuliani, Gli arredi plastici della basilica paleocristiana di Barletta, VC 36, 1999, 297-322; Ead., i mosaici del complesso paleocristiano di Barletta, VC 37, 2000, 157-182. 30 G. Volpe, J. Mertens, P. De Santis, L. Pietropaolo, L. Tedeschi, ordona: un quartiere del- CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 15 Un cenno particolare merita l’impegno degli studiosi del Dipartimento per la scoperta del centro di San Giusto 31 e per gli studi su Canusium 32, dei quali sono stati dati sempre su VC resoconti dettagliati a cura di Carletti, Volpe, Nuzzo, De Santis e di tanti collaboratori esterni. Né vanno dimenticati i contributi di Raffaella Cassano per il battistero di San Giovanni a Canosa e per la vasta area archeologica di Egnazia 33, e di Pina Belli d’Elia per l’architettura e l’arte altomedievale 34. Per le ricerche sulla Puglia, oltre ai docenti dell’Istituto (Carletti, D’Angela, De Santis, Felle, Nuzzo) sono spesso stati coinvolti studiosi locali, come Jurlaro, Caprara, Serricchio, Sansone, Mario e Mina De Santis, Renzulli, Salvatore, Trotta, appassionati ed esperti conoscitori del territorio pugliese dal Gargano al Salento 35. l’abitato medievale. Scavi 1993-94. Relazione preliminare, VC 32, 1995, 163-200; J. Mertens, G. Volpe, Herdonia. un itinerario storico-archeologico, Bari 1999; G. Volpe (a cura di), ordona X. Ricerche archeologiche a Herdonia (1993-1998), Bari 2000; G. Volpe, D. Leone (a cura di), ordona Xi. Ricerche archeologiche a Herdonia, Bari 2008. 31 G. Volpe, A. Biffino, L. Pietropaolo, La villa, la statio, l’ecclesia. Scavi nel sito tardoantico di San Giusto (Lucera): relazione preliminare 1995, VC 33, 1996, 163-218; G. Volpe, A. Biffino, P. De Santis, P. Favia, R. Giuliani, E. Lapadula, L. Pietropaolo, il complesso paleocristiano di San Giusto (Lucera). Seconda relazione preliminare: scavi 1996, VC 34, 1997, 111-152. 32 G. Volpe, C. Annese, M. Ciminale, M. Corrente, G. De Felice, P. De Santis, P. Favia, D. Gallo, R. Giuliani, D. Leone, D. Nuzzo, A. Rocco, M. Turchiano, il complesso episcopale paleocristiano di san Pietro a Canosa. Prima relazione preliminare (campagna di scavi 2001), VC 39, 2002, 133-190; D. Nuzzo, Reliquiario d’argento dal complesso ecclesiastico di San Pietro a Canosa di Puglia, VC 48, 2011, 359-373; R. Giuliani, D. Leone, indagini archeologiche nell’area di Piano San Giovanni a Canosa: il complesso paleocristiano e le trasformazioni altomedievali, VC 42, 2005, 147-172; V. Polito, Ricomporre una storia: l’iscrizione dipinta di Ponte della Lama a Canosa tra archeologia e restauro, VC 46, 2009, 113-125. AA.VV., il cimitero tardoantico di Ponte della Lama (Canosa di Puglia), Bari 2012. Queste ricerche hanno restituito un quadro ben più complesso e articolato della Canusium tardoantica rispetto a quanto era noto, soprattutto per quel che riguarda la “topografia cristiana” della città. 33 Cfr. supra, note 21 e 22. 34 P. Belli D’Elia, Per la storia di troia: dalla chiesa di S. maria alla Cattedrale, VC 25, 1988, 605-615; Ead., Presenze pugliesi nel cantiere della cattedrale di traù. Problemi e proposte, VC 28, 1991, 387-421. 35 R. Jurlaro, note su uno stampo di S. Petronilla e su una vera di pozzo: testimonianze della dominazione Franca in Brindisi, VC 5, 1969, 157-162; Id., Di alcuni vasi liturgici del Salento paleocristiano, VC 6, 1969, 171-176; Id., Le strutture absidali delle chiese salentine e la datazione dei monumenti, VC 10, 153-161; Id., Di una iscrizione idruntina del sec. Xi per un pastorale episcopale,VC 27, 1990, 203-206; R. Caprara, una chiesa rupestre controabsidata nel territorio di mottola,VC 7, 1970, 155-164; Id., una epigrafe cristiana da massafra, VC 8, 1971, 147-154; C. Serricchio, Gli ipogei paleocristiani di Siponto, VC 11, 1974, 379-398; Id., Due nuove iscrizioni altomedievali di Siponto, VC 14, 1977, 359-368; M. Sansone, i graffiti di Valle tana,VC 7, 1970, 177-180; Id., Complessi rupestri di Grotta Spagnola Pantanello in territorio di Vieste, VC 12, 1975, 459-468; Id., Complessi rupestri di «Coppa alture» o «Grotte masedde»,VC 12, 1975, 245- 16 MANLIO SIMONETTI Parallelamente alla ricerca archeologica ed epigrafica, Giorgio Otranto, Ada Campione, Silvia Bettocchi, ricostruivano la storia delle diocesi di Canosa, Siponto, Lucera, Herdonia, aecae, Bari, sulla base di atti conciliari, epistole pontificie, documentazione liturgica, produzione agiografica e letteratura patristica 36. *** Nel 1974 Quacquarelli ottiene il trasferimento dal Magistero di Bari a quello di Roma e di conseguenza lascia la direzione dell’Istituto, in cui viene sostituito, dopo un breve intermezzo di Lomiento, da Otranto; conserva per altro la direzione di VC, nella quale, a partire dal 1986, sarà affiancato dallo stesso Otranto. La struttura e la specificità della Rivista in questi anni si conservano sostanzialmente immutate lungo le direttrici ormai tradizionali, mentre la collaborazione si dilata sistematicamente con l’apporto esterno di studiosi di chiara fama e con quello interno delle nuove leve dei ricercatori baresi. Nel primo ambito, oltre a saltuarie presenze di Ignazio Cazzaniga, Bruno Luiselli, Anna Maria Luiselli Fadda 37 e di studiosi stranieri (Aubineau e altri), va segnalato, a partire dal 1973, l’avvio della collaborazione di Tito Orlandi 38, la cui competenza nella Letteratura copta allarga l’orizzonte della Rivista su un nuovo versante, e a partire dal 1974, quella di Antonio Ferrua, uno dei maggiori studiosi di archeologia e antichità cristiane del XX secolo 39. Al primo contributo di Ferrua, dedicato ai vescovi nolani Leo e Lupicinus, at- 250; Id., nuovi complessi paleocristiani in territorio di monte Sant’angelo, VC 16, 1979, 283286; M. De Santis, Codici, incunaboli e cinquecentine di argomento biblico, patristico e liturgico a troia e Bovino,VC 22, 1985, 197-213; Ead., marco vescovo di acca tra iii e iV secolo, VC 23, 1986, 155-170; M. Trotta, A. Renzulli, i luoghi del Liber de apparitione di s. michele al Gargano: l’ecclesia beati Petri, VC 35, 1998, 335-361; M. Trotta, edilizia sacra longobarda sul Gargano: la chiesa di San Salvatore di monte Sant’angelo, VC 45, 2008, 139-153; Id., Le tre versioni greche dell’Apparitio micaelica garganica e le indicazioni sul santuario, VC 47, 2010, 135-146. 36 G. Otranto, La cristianizzazione della Calabria e la formazione delle diocesi, VC 32, 1995, 339-378; Id., L’italia tardoantica tra cristianizzazione e formazione delle diocesi, VC 43, 2006, 19-30; A. Campione, Le diocesi paleocristiane lucane nelle fonti letterarie fino a Gregorio magno, VC 37, 2000, 5-33; S. Bettocchi, La Calabria nel Registrum Epistularum di Gregorio magno, VC 35, 1998, 17-38. 37 I. Cazzaniga, eco di riti e culti orientali nelle torture di alcuni martiri giulianei di Siria e i frammenti papiracei testé editi del romanzo «Phoenikikà» di Lollianos, VC 10, 1973, 305-318; B. Luiselli, Le «enarrationes» agostiniane sui salmi 145 e 146 in un codice di engelberg, VC 11, 1974, 111-120; A.M. Luiselli Fadda, L’influsso dell’ecclesiastico e dei Proverbi sui versi 111116 dell’elegia anglosassone «Seafarer», VC 12, 1975, 383-390. 38 T. Orlandi, Cirillo di Gerusalemme nella letteratura copta, VC 9, 1972, 93-110. 39 A. Ferrua, Leo e Lupinus vescovi di nola, VC 11, 1974, 97-109. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 17 testati da due iscrizioni funerarie, seguirono altri studi fino al 1984, tra i quali in particolare si segnalano tre corposi articoli 40 – che rappresentano una linea di indagine esemplificativa della centralità della documentazione epigrafica (lapidaria, picta, “a sgraffio”) come terminale significativo e naturalmente ricettivo degli elementi di trasformazione che intervengono nella “lingua d’uso” tra tarda antichità e alto medioevo. Il modello metodologico implicito nelle ricerche di Ferrua sollecitò di fatto una proficua stagione di studi e ricognizioni sul territorio, da parte della Scuola epigrafica barese, guidata da Carlo Carletti, che nel corso degli anni ha ampliato e approfondito temi e problemi della ricerca epigrafica in una serie di articoli pubblicati su VC. L’attenzione si rivolse in prima istanza alla documentazione della regione apulia et Calabria per poi estendersi ad altri centri dell’Italia con la pubblicazione di materiali tardoantichi e altomedievali inediti o criticamente riconsiderati di Bari, Canosa, Lucera, Trani, Arezzo, Roma, Paestum, Artena, Palo del Colle, Valmontone, Siracusa 41. A partire dal 1975 nel settore archeologico si registrano presenze destinate ad aumentare rapidamente in seguito, con apporti sia interni (Carletti e i suoi allievi) sia esterni (Danilo Mazzoleni, Letizia Pani Ermini, Margherita Cecchelli Trinci), fino a coinvolgere in questa direttrice di studio anche Quacquarelli, nello specifico ambito dell’iconografia. Segnaliamo in particolare, per la sua dimensione generalizzante, l’articolo L’archeologia cristiana e la sua interdisciplinarietà 42, in quanto proprio il concetto dell’interdisciplinarietà, fortemente propugnato dallo studioso barese, viene ora a costituire il fondamento metodologico che assicura la coerenza scientifica della Rivista pur nella crescente varietà dei suoi interessi; nello stesso anno Carletti pubblica in VCQ la sua prima monografia: i tre giovani ebrei di Babilonia nell’arte cristiana antica 43. Ancora nel 1975, nella medesima collana, si registra un’importante novità. Le undici pubblicazioni di VCQ scaglionate dal 1966 al 1975 avevano avuto come autori studiosi baresi o comunque legati alla Rivista (Quacquarelli, Lomiento, Recchia, Carletti, Peretto) 44. Nel 1975 in questa collana vengono pub40 A. Ferrua, note al thesaurus linguae latinae. addenda et corrigenda al vol. i, VC 18, 1981, 309-331; Id., note al thesaurus Linguae Latinae. addenda et corrigenda al vol. ii, VC 19, 1982, 272-330; Id., note al thesaurus linguae latinae. addenda et corrigenda alla lettera C, VC 21, 1984, 33-82. 41 VC 16, 1979; VC 18, 1981; VC 19, 1982; VC 20, 1983; VC 25, 1988; VC 32, 1995; VC 33, 1996; VC 36, 1999; VC 38, 2001; VC 42, 2005. 42 VC 12, 1975, 261-268. 43 C. Carletti, i tre giovani ebrei di Babilonia nell’arte cristiana antica, Bari 1975. 44 G. Lomiento, L’ esegesi origeniana del Vangelo di Luca (studio filologico), Bari 1966; Id., il dialogo di origene con eraclide ed i vescovi suoi colleghi sul Padre, il Figlio e l’anima, Bari 1971; E. Peretto, La Lettera ai romani, cc. 1-8, nell’Adversus haereses d’ireneo, Bari 1971; A. 18 MANLIO SIMONETTI blicati gli atti del primo dei Convegni internazionali di studi origeniani, destinati a proseguire con cadenza quadriennale: origeniana. Premier colloque international des études origéniennes (montserrat, 18-22 septembre 1973). Il Convegno sanzionava l’importanza degli studi su Origene che, a partire dagli anni Cinquanta, avevano rappresentato la maggiore novità nell’attività internazionale di ricerca relativa alla Storia dell’antico Cristianesimo. In questo ambito di ricerca, che si era sviluppato in tutta Europa con impressionante rapidità e consistenza, gli studiosi italiani avevano avuto parte notevole, e la pubblicazione degli atti del primo Convegno a Bari, da una parte rilevava lo spessore di tali studi in Italia e dall’altra testimoniava l’importanza, in Italia, dell’Istituto di Letteratura cristiana antica di Bari, che ormai si proponeva come il più consistente e organizzato centro di studi sull’antico Cristianesimo. Lo svolgimento del secondo Colloquio, quattro anni dopo, proprio a Bari (1980), confermava questa posizione di prestigio. Mentre si svolgevano queste attività di studio, con il coninvolgimento diretto della sede di Bari, VC continuava il suo ordinato percorso, caratterizzato dalla continua dilatazione della collaborazione, anche grazie all’istituzione della nuova rubrica note e discussioni (1977), con cui la Rivista assunse la struttura definitiva. Quanto alla collaborazione esterna varie novità vanno segnalate: l’inizio della collaborazione di Mario Naldini 45, dell’Università di Perugia, di Antonio V. Nazzaro 46, dell’Università di Napoli, di Marta Sordi 47, dell’Università Cattolica di Milano; la presenza di Nazzaro stava a indicare che lo studio dell’antico Cristianesimo cominciava a prendere piede seriamente anche a Napoli, sede universitaria fino a quel momento refrattaria in questo ambito, su base letteraria e filologica. Va ancora rilevato l’inizio della collaborazione di giovani studiosi dell’Università di Roma: Edmondo Lupieri 48, Maria Pia Ciccarese 49, Emanuela Prinzivalli 50, Marina Silvia Troiano 51, significativa dell’attività, in progressiva Quacquarelli, Saggi patristici: retorica ed esegesi biblica, Bari 1971; Id., L’ogdoade patristica e i suoi riflessi nella liturgia e nei monumenti, Bari 1973;V. Recchia, Sisebuto di toledo: il “Carmen de Luna”, Bari 1971; Id., Le omelie di Gregorio magno su ezechiele (1-5), Bari 1974. 45 M. Naldini, Paideia origenìana nella «oratio ad adolescentes» di Basilio magno, VC 13, 1976, 297-318. 46 A.V. Nazzaro, L’edizione bilingue delle opere di Sant’ambrogio, VC 15, 1978, 383-392. 47 M. Sordi, Cristianesimo e Cultura nell’impero romano, VC 18, 1981, 129-142. 48 E. Lupieri, nota ad athenag. Leg. XXXi, 4, VC 14, 1977, 162-168. 49 M.P. Ciccarese, un testo gnostico confutato da agostino, VC 15, 1978, 23-44. 50 E. Prinzivalli, Due passi escatologici del Peri pantòs di ippolito, VC 16, 1979, 63-75. 51 M.S. Troiano, i Cappadoci e la questione dell’origine dei nomi nella polemica contro eunomio, VC 17, 1980, 313-346. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 19 crescita sia qualitativa sia quantitativa, di questa sede, con specificazione in ambito dottrinale, esegetico, letterario, filologico. Un cenno a parte merita l’annata di VC del 1980 per la contemporanea presenza, destinata per altro a esaurirsi subito, di un luminare della statura di Carlo Gallavotti 52, e di due validi studiosi, Enzo Bellini 53 ed Elena Cavalcanti 54, destinati ambedue a prematura dolorosa fine. Quanto alla presenza locale, va segnalata l’attività degli allievi di Quacquarelli: Otranto, gravitante su Giustino, Carletti, sempre presente con i suoi studi epigrafici, Marin 55, con prevalenti interessi agostiniani, e Pavan, interessato a questioni liturgiche 56. A partire dal 1976 comincia la collaborazione di Mario Girardi 57 incentrata sullo studio dei Padri Cappadoci, in particolare di Basilio. Colafemmina, sempre attivo in ambito epigrafico sia giudaico sia cristiano, va segnalato soprattutto per l’articolo dedicato alle scoperte nella catacomba ebraica di Venosa 58. In VCQ gli interessi di Otranto su Giustino si concretano nel volume esegesi biblica e storia in Giustino (Dial. 63-84) (1979); nel 1981 gli fa seguito Marin con Ricerche sull’esegesi agostiniana della parabola delle dieci vergini (mt 25, 1-13), mentre Girardi nel 1990 pubblica Basilio di Cesarea e il culto dei mar- 52 C. Gallavotti, intorno ai metri vari di epigrafi greche cristiane, VC 17, 1980, 269-299. E. Bellini, teologia e teurgia in Dionigi areopagita, VC 17, 1980, 199-216. 54 E. Cavalcanti, La tradizione manoscritta del Dialogo ii pseudoatanasiano contro i macedoniani (P. G. 28, 1329-1337) (in preparazione all’edizione critica), VC 17, 1980, 217-228. 55 M. Marin, Le vergini prudenti e le vergini stolte (mt 25,1-13) nell’esegesi di S. agostino, VC 10, 1973, 263-289, VC 11, 1974, 31-63, VC 12, 1975, 61-100; Id., «De corporis puritatem»? HieR. In Matheum iV (25, 12) CC 77, 238, 1l.793-794, VC 14, 1977, 169-175; Id., i manichei e l’antico testamento in Contra Faustum 22, 4 e 32, 4, VC 14, 1977, 176-179; Id., agostino e la leggenda di Diomede in apulia (civ. XViii, 16 e 18), VC 15, 1978, 263-293; Id., Sviluppi cristiani di una sentenza: non dare la spada al folle o al ragazzo, VC 16, 1979, 221-236; Id., La citazione non identificata in Poss. Vita Aug. 19, 2 e la prassi di agostino giudice, VC 17, 1980, 119-124; Id., autocitazioni agostiniane. in merito ad alcune presunte allusioni a precedenti predicazioni, VC 17, 1980, 361-369; Id., Irrisio. note di lettura agostiniana, VC 17, 1980, 370-380; Id., note sulla fortuna dell’esegesi agostiniana di mt 25, 1-13, VC 18, 1981, 33-79. 56 V. Pavan, Hier., praef. ep. 65 (i. Hilberg), VC 9, 1972, 77-92; Id., La dossologia nella comunicazione cristologica dei primi due secoli (i e ii Clem., iust.)», VC 12, 1975, 391-415; Id., Battesimo e incorruttibilità nella ii Clementis, catechesi ai neofiti, VC 14, 1977, 51-67; Id., note sul monachesimo di s. Severino e sulla cura pastorale nel norico, VC 15, 1978, 347-360; Id., is 54, 1 (Laetare sterilis) nella catechesi dei primi due secoli, VC 18, 1981, 341-355; Id., a proposito della riforma liturgica e del senso dinamico dell’antica colletta, VC 25, 1988, 677-687. 57 M. Girardi, Le «nozioni comuni sullo Spirito Santo» in Basilio magno (De Spiritu sancto 9), VC 13, 1978, 269-288. 58 C. Colafemmina, nuove scoperte nella catacomba ebraica di Venosa, VC 15, 1978, 369381. 53 20 MANLIO SIMONETTI tiri nel iV secolo. Scrittura e tradizione. Di questa ampia e diversificata produzione scientifica va rilevata la compattezza ideologica e metodologica, sulla traccia indicata nell’ormai lontano editoriale incipitario di VC. *** Ma novità ancora più importanti erano alle porte. In VC del 1981 la glottologa Maria Giovanna Arcamone 59, dell’Università di Pisa, pubblicava un articolo riguardante le iscrizioni runiche di Monte Sant’Angelo sul Gargano, e nello stesso fascicolo Otranto pubblicava uno studio relativo al Liber de apparitione Sancti michaelis in monte Gargano e al culto di san Michele 60. Era la prima segnalazione, da parte della Rivista, di una clamorosa scoperta avvenuta qualche anno prima: a seguito di scavi effettuati nel santuario garganico dedicato al culto di san Michele arcangelo, erano state scoperte circa duecento iscrizioni longobarde, un patrimonio di inestimabile valore, senza confronti nella pure estesa proliferazione di insediamenti cultuali micaelici in area occidentale nel corso del medioevo. Già ai primi approcci di ricerca questo complesso epigrafico rivelò immediatamente e generosamente quello che ogni storico in prima istanza si sarebbe aspettato da un apparato epigrafico omogeneo e contestuale al monumento di appartenenza: l’individuazione e il carattere aulico della sua committenza primaria (la dinastia ducale beneventana della seconda metà del VII secolo) e la variegata articolazione della frequentazione, che attraverso l’analisi antroponimica, grafica e linguistica rivelò la compresenza, accanto ad elementi italici, di Longobardi, Franchi, Anglosassoni. Tra le numerose scritte tracciate o, per lo più, incise sulle strutture murarie emerse inaspettatamente anche un dato eccezionale e assolutamente imprevedibile: la presenza di iscrizioni in alfabeto runico, le prime in senso assoluto rinvenute in Italia e le più meridionali tra tutte quelle al tempo conosciute, tutte riferibile all’ambito insulare anglosassone. Lo studio di queste iscrizioni da parte della Arcamone ne confermò la specificità grafica e linguistica e la provenienza dall’area dell’Inghilterra meridionale dei pellegrini che le avevano tracciate. L’imprevedibile emergenza di questa novità al di fuori dell’area insulare inglese suscitò enorme interesse in Europa (molto più che in Italia e nella stessa regione Puglia) e, come era naturale, attirò l’attenzione di specialisti di runologia come René Derolez, 59 M.G. Arcamone, Le iscrizioni runiche di monte Sant’angelo sul Gargano, VC 18, 1981, 157-172. 60 G. Otranto, il «Liber de apparitione» e il culto di San michele sul Gargano nella documentazione liturgica altomedievale, VC 18, 1981, 423-442. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 21 Ute Schwab 61, Raimond Ian Page. L’esperienza maturata con il ritrovamento delle iscrizioni runiche garganiche, e soprattutto la professionale competenza degli studiosi che se ne occuparono, sollecitò gli studiosi del Dipartimento di Bari ad allargare l’orizzonte delle indagini sulle scritte devozionali altomedievali, anche al di fuori dell’area garganica. E infatti a Roma, nei santuari martiriali dei SS. Felice e Adautto (catacomba di Commodilla, via Ostiense) e dei SS. Marcellino e Pietro (via Labicana) furono riconosciute – come era lecito attendersi dopo lo svelamento delle rune garganiche – altre quattro iscrizioni in alfabeto runico tracciate a sgraffio su intonaco da pellegrini anglosassoni nel corso del secolo VIII. Donde l’inizio di un’avventura scientifica e culturale che avrebbe avuto esiti importanti e duraturi sotto diversi punti di vista, sui quali avremo modo di ritornare tra breve. Per ora ci limitiamo a segnalare che già nel 1980 Carletti e Otranto avevano pubblicato, nella collana Scavi e ricerche, gli atti del primo Convegno di studi, relativo al santuario, che si era tenuto a Monte Sant’Angelo nel 1978. Gli stessi autori, dieci anni dopo, avrebbero pubblicato nella stessa collezione un volume di sintesi, il santuario di S. michele arcangelo sul Gargano dalle origini al X secolo. Agli inizi degli anni Ottanta, in contemporanea con l’esplosione degli studi micaelici, per iniziativa dei docenti Mauro Pesce e Pier Cesare Bori, dell’Università di Bologna, fu proposta la costituzione di un Consorzio finanziato con fondi ministeriali per lo studio dell’esegesi giudaica e cristiana antica. L’iniziativa bolognese andò a buon fine grazie all’adesione dell’Istituto di Studi storico-religiosi dell’Università di Roma (Simonetti, Mara), cui fecero subito seguito Bari (Otranto), Catania (Curti), Firenze (Naldini) e Torino (Bolgiani). L’attività scientifica del Consorzio si concretava in un seminario annuale che, dopo aver girovagato per qualche anno da una sede all’altra, a partire dal 1989 prese stabile dimora, per svariati anni, a Sacrofano, a cura della sede romana. Gli esiti dei seminari erano pubblicati negli annali di storia dell’esegesi, a cura della sede di Bologna. L’attività del Consorzio, pur tormentata da svariati dissapori interni, si è sviluppata con intensità e ricchezza di risultati tali che, nel giro di pochi anni, la patristica italiana è assurta a posizione di eccellenza, internazionalmente riconosciuta, nell’ambito dello studio dell’antica esegesi biblica. Mentre va rilevato l’apporto di tanti giovani studiosi, non va taciuto che in questo vero e proprio essor di studi sull’antico Cristianesimo in Italia, realizzato a opera 61 M. G. Arcamone, una nuova iscrizione runica da monte Sant’angelo, VC 29, 1992, 405410; R. Derolez, U. Schwab, the Runic inscriptions of monte S. angelo (Gargano), Academiae Analecta 45, 1983, 70-93; cfr. C. Carletti, iscrizioni runiche peninsulari. a proposito di un ritrovamento urbano, Rendiconti della Pontificia Accademia Romana d’archeologia 76, serie III, 20032004, 525-542. 22 MANLIO SIMONETTI di ricercatori in servizio nelle Università statali, l’apporto degli Istituti universitari religiosi è stato pressoché nullo, con la sola eccezione dell’augustinianum di Roma, nel quale per altro hanno insegnato, e tuttora insegnano, in maggioranza docenti laici. La sede di Bari, oltre a partecipare attivamente allo svolgimento dei seminari e alla pubblicazione degli annali, ha organizzato a latere, nel 1984, un seminario dedicato a La terminologia esegetica nell’antichità, con partecipazione di Curti, Gribomont, Marin, Otranto, Pépin, Simonetti, Siniscalco, i cui atti, ricchi di esiti innovativi, sono stati pubblicati nel 1985 in VCQ. Ma l’apporto barese di gran lunga più importante agli studi sull’antica esegesi biblica in Italia si è realizzato in quella che possiamo definire l’esperienza di Trani. Nel 1992 la sede di Bari propose di affiancare al Convegno annuale di Sacrofano un corso di specializzazione per giovani studiosi di discipline antico-cristianistiche, che avesse un taglio più marcatamente seminariale e privilegiasse il momento iniziale dell’approccio con le testimonianze non solo letterarie ma anche monumentali, epigrafiche e figurative, in una visione il più possibile unitaria e comprensiva dei diversi aspetti del Cristianesimo delle origini. In definitiva la collaborazione e le intese realizzate nei primi dieci anni dalle sedi aderenti, portatrici di istanze, metodologie e interessi diversificati, avevano chiaramente dimostrato come la storia dell’esegesi si integrasse fecondamente con altre discipline quali la Storia della chiesa, la Storia del Cristianesimo, la Teologia, l’Archeologia, l’Epigrafia, la Storia dell’arte cristiana e in generale con la Storia della cultura. Ne era emersa una conferma del ruolo che la Scrittura rivestiva nell’ambito della vita comunitaria sia a livello colto che a livello di prassi quotidiana, dalla teologia, alla liturgia, alla catechesi, a tutte le forme organizzative della società cristiana. È evidente in questo programma di ricerca, di cui la Rivista ha dato puntualmente conto, la tendenza all’interdisciplinarietà, prezioso lascito che Quacquarelli aveva trasmesso ai suoi discepoli. A partire dal 1993, per quindici anni, le Settimane di studio tranesi si sono susseguite regolarmente, con cadenza annuale e con l’apporto di docenti appartenenti in massima parte, ma non esclusivamente, alla varie sedi del Consorzio, e di corsisti provenienti, senza discriminazione, da tutte le Università italiane, anche con qualche presenza estera. Gli argomenti sono stati sempre centrati sullo studio della Scrittura, nei più vari risvolti esegetici storici letterari archeologici. Tra gli organizzatori dei corsi va segnalata soprattutto l’attività di Emanuela Prinzivalli, della sede romana, alla quale lasciamo la parola: «L’opzione metodologica di fondo, su imprescindibile base filologica, era ed è dichiaratamente storica; non teologica, dunque, e neppure letteraria, nel senso peggiorativo del termine, cioè come notazione impressionistica o mero tentativo di rintracciare CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 23 continuità di temi e immagini. È stato chiaro fin dall’inizio che la Bibbia nel Cristianesimo costituisce fonte di norme e di ispirazione, a livello di immaginario, comportamenti e istituzioni, non come forza autonoma e autosufficiente, ma in quanto di volta in volta compresa e interpretata in modo diverso da lettori provenienti da ambienti e culture diverse, in quanto cioè condizionata essa stessa dai continui mutamenti culturali e ideologici che agivano in vario modo nella sua ricezione» 62. Non è esagerato affermare che i giovani ricercatori che in anni recenti si sono variamente distinti nello studio del Cristianesimo antico in Italia sono passati tutti per l’esperienza tranese. *** A partire dagli anni Ottanta, VC nel suo ordinato corso riflette le novità che s’infittiscono nell’ormai variegato panorama degli studi sull’antico Cristianesimo in Italia. Un cenno a parte merita un articolo pubblicato nel 1982 da Otranto, note sul sacerdozio femminile nell’antichità in margine a una testimonianza di Gelasio i 63, che rilevava la presenza di un caso di sacerdozio femminile nella diocesi di Tropea, nell’antica terra Bruttiorum, del V secolo, ovviamente condannato dal pontefice. Sul momento questo articolo non fruì di particolare rilevanza, ma parecchi anni dopo, caduto sotto gli occhi di qualche fautrice anglosassone del sacerdozio femminile, ebbe la ventura di essere tradotto in inglese e ampiamente divulgato, il che valse all’autore l’invito a tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti ma anche il malvolere di certa miope militanza cattolica. Ancora Otranto c’interessa per un articolo pubblicato nell’annata del 1983, tra esegesi patristica e iconografia: il personaggio maschile in una scena di Priscilla 64, in quanto segna il passaggio anche del suo autore in ambito iconografico, il che avrebbe avuto conseguenze importanti per il futuro dell’attività di quella che ormai possiamo chiamare la Scuola di Bari. È il primo di una serie di articoli di carattere iconografico in cui Otranto affronta temi rilevanti quali l’interpretazione dell’antica arte cristiana, il significato del Pastore e dell’Orante 62 E. Prinzivalli, Bilancio di un’esperienza settennale, in La Bibbia nelle comunità antiche. Bilancio e prospettive di un’esperienza formativa, a cura di L. Carnevale, Bari 2002, 23. 63 G. Otranto, note sul sacerdozio femminile nell’antichità in margine a una testimonianza di Gelasio i, VC 19, 1982, 341-360. 64 G. Otranto, tra esegesi patristica e iconografia: il personaggio maschile in una scena di Priscilla, VC 20, 1983, 305-328. 24 MANLIO SIMONETTI in rapporto all’arte pagana, l’interpretazione di alcuni versetti biblici così come risultano trasposti a livello iconografico. È, questo, un fatto certamente positivo giacché gli storici del Cristianesimo antico, a parte poche consolanti eccezioni, non hanno mostrato, soprattutto in Italia, particolare attenzione per i problemi dell’antica arte cristiana e solo raramente nelle loro ricostruzioni è entrato il patrimonio figurativo, archeologico-monumentale ed epigrafico. L’approccio del patrologo e dell’archeologo risulta spesso condizionato dalla provenienza settoriale e dai metodi d’indagine: il primo, privilegiando le fonti scritte, tende a leggere e a interpretare il reperto figurativo quasi esecutivamente alla luce di testi letterari “opportunamente” selezionati e lascia in ombra il dato archeologico; il secondo si fonda prevalentemente sul dato monumentale, trascurando la contestualizzazione nell’ambito ideologico che l’ha prodotto e i rapporti che esso necessariamente ha con altri momenti dell’esperienza dell’uomo. In tema di iconografia di ispirazione biblica, sostiene Otranto, vanno adeguatamente considerati il dato scritturistico, l’interpretazione dei Padri, la cultura biblica della comunità, le motivazioni, i processi e i tramiti per cui un personaggio, un episodio o contenuto scritturistico vengono inseriti nel repertorio figurativo in un determinato momento o ambiente. La trasposizione di un locus biblico in termini iconografici presuppone una sicura fruibilità da parte dei fedeli sia in ambienti privati sia, soprattutto, in ambito comunitario, anche se il messaggio affidato alle immagini può caricarsi di significati ed echi che sono talvolta diversi da luogo a luogo e da epoca ad epoca, perché legati a circostanze e motivi particolari, che vanno di volta in volta individuati. Un altro dato da tenere sempre presente è che il reperto figurativo è direttamente legato al contesto archeologico di appartenenza e va pertanto letto e interpretato, quando possibile, con i dati della topografia e dell’epigrafia. Sulla medesima linea di Otranto si è posto un suo allievo, Luca Avellis 65, che ha analizzato l’iconografia dell’arca di Noè e ha riaffrontato la vexata quaestio delle gammadie, già trattate da Quacquarelli, apportando risultati nuovi alle conclusioni del Maestro andriese 66. 65 L. Avellis, Le «gammadiae», VC 47, 2010, 221-248. A. Quacquarelli, ai margini dell’actio: la loquela digitorum, VC 7, 1970, 199-224; Id., L’ogdoade patristica cit.; Id., La simbologia delle lettere cristologiche nel battistero degli ariani di Ravenna, Romano Barbarica 2, 1977, 231-246; Id., il monogramma cristologico (gammadia) Z, VC 15, 1978, 5-21; Id., i monogrammi cristologici del battistero degli ortodossi di Ravenna, Corsi di cultura e arte ravennate e bizantina, 1979, 313-324; Id., il monogramma cristologico (Gammadia) H, VC 16, 1979, 5-20; Id., Catechesi liturgica e iconologica alla trinità nei primi secoli. Gammadia (lettera cristologica) Γ, VC 18, 1981, 5-31 (in questo articolo, p. 22, Quacquarelli affer66 CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 25 Negli anni Ottanta rileviamo altresì nella Rivista lo spaziare di Quacquarelli su argomenti diversi, da Ermogene 67 alla teologia del lavoro nel monachesimo antico 68 e a Rosmini 69, argomenti questi ultimi due a lui particolarmente cari; la presenza di studiosi stranieri molto qualificati, Guinot 70, Aubineau 71, Lemarié 72, Doignon 73, Pouderon 74; l’isolata performance d’argomento teologico di Claudio Micaelli su Prudenzio 75; la presenza di Sergio Zincone, specialista di Giovanni Crisostomo 76, di Antonio Isola con un articolo molto importante sulla paternità dell’adespota Vita Fulgentii 77; l’infittirsi di studi micaelici (Leanza 78, Otranto 79 ecc.); la presenza di Gioia Bertelli 80, destinata a lunga continuazione negli anni successivi, in ambito archeologico e storico-artistico. mava di star preparando uno studio a parte sulla lettera A mai pubblicato); Id., La gammadia pietra angolare: L, VC 21, 1984, 5-26; Id., La lettera cristologica (gammadia) i nella iconografia dei primi secoli, VC 23, 1986, 5-19. 67 Id., L’eresia materiaria di ermogene. Hermogenes materiarius haereticus (tert., Herm. 25,7), VC 21, 1984, 241-251. 68 Id., La teologia del lavoro nell’antico monachesimo femminile prebenedettino, VC 22, 1985, 233-258. 69 Id., Rosmini e l’intelligenza della Patristica, VC 34, 1997, 5-14. 70 J.-N. Guinot, théodoret a-t-il lu les homélies d’origène sur l’ancien testament?, VC 21, 1984, 285-312. 71 M. Aubineau, textes chrysostomiens récupérés dans le codex athonite, Pantocrator 22, VC 12, 1975, 313-323. 72 M. Aubineau, J. Lemarié, une adaptation latine inédite et une version arménienne, attribuée à Proclus, du Ps.-Chrysostome, In Christi natalem diem (PG 61, 737738. CPG 4650), VC 22, 1985, 35-89. 73 J. Doignon, La «praxis» de l’admonitio dans les Dialogues de Cassiciacum de saint augustin, VC 23, 1986, 21-37. 74 B. Pouderon, Public et adversaires du traité sur la résurrection d’athénagore d’athènes, VC 24, 1987, 315-336. 75 C. Micaelli, note di teologia prudenziana, VC 21, 1984, 83-112. 76 S. Zincone, L’amicizia in rapporto all’agape nell’opera di Giovanni Crisostomo, VC 21, 1984, 163-179. 77 A. Isola, Sulla paternità della Vita Fulgentii, VC 23, 1986, 63-71. 78 S. Leanza, una versione greca inedita dell’Apparitio S. Michaelis in monte Gargano, VC 22, 1985, 291-316. 79 G. Otranto, ii Regnum longobardo e il santuario micaelico del Gargano: note di epigrafia e storia, VC 22, 1985, 165-180; Id., La tradizione micaelica del Gargano in un bassorilievo medievale del castello di Dragonara, VC 22, 1985, 397-407; Id., Per una metodologia della ricerca storico-agiografica: il Santuario micaelico del Gargano tra Bizantini e Longobardi, VC 25, 1988, 381-405; Id., il culto di San michele dal Gargano a mont Saint-michel in normandia, alla Sacra in Val di Susa, VC 36, 1999, 71-107; Id., note sulla tipologia degli insediamenti micaelici nell’europa medievale, VC 43, 2006, 175-200. 80 G. Bertelli, Per una storia di Bari paleocristiana: note sul mosaico sotterraneo della cattedrale, VC 18, 1981, 393-421; Ead., La cattedrale di Bovino. Precisazioni e considerazioni sulla sua decorazione scultorea altomedievale, VC 21, 1984, 353-372; Ead., L’immagine dell’arcan- 26 MANLIO SIMONETTI *** Nel 1988 i due fascicoli di VC vengono dedicati a onorare il settantesimo genetliaco di Quacquarelli: il primo comprende svariati suoi saggi in parte inediti in parte pubblicati recentemente in altre riviste; il secondo studi di allievi e colleghi dell’Istituto di Letteratura cristiana antica di Bari. Il titolo della miscellanea, Sapientia et eloquentia, caratterizza bene l’impostazione scientifica, e vorrei dire addirittura esistenziale, del Maestro, il quale aveva sempre considerato l’elocutio degli antichi scrittori cristiani come veicolo di contenuti caratterizzanti, nella ricerca appunto della sapienza divina, l’originalità delle antiche Lettere cristiane nel confronto con quelle classiche. In questa prima parte della miscellanea va rilevata la varietà degli argomenti degli studi di Quacquarelli qui pubblicati, dagli schemi retorici in Agostino e Cassiodoro all’educazione al lavoro nel monachesimo primitivo e all’iconografia della Natività, passando attraverso Paolino di Nola, Paolo Diacono, Giovanni Damasceno e altri. Nella seconda parte, insieme con presenze già collaudate (Carletti, Otranto, Marin, Pavan, Colafemmina, D’Angela e altri), si registra l’esordio, con uno studio agiografico, di Ada Campione 81, allieva di Otranto e perciò apripista di una nuova generazione di studiosi educati in casa alla ricerca. In questa raccolta va segnalato in modo particolare lo studio di carattere metodologico di Otranto, Per una metodologia della ricerca storico-agiografica: il Santuario micaelico del Gargano tra Longobardi e Bizantini. L’esposizione della tormentata vicenda storica, ricostruita sulla base di testimonianze archeologiche e letterarie, si presenta come un vero e proprio specimen di ricerca agiografica in dimensione rigidamente storica: «Per cogliere appieno la caratterizzazione e l’evoluzione di determinati culti, bisogna valutare nel loro insieme ogni tipo di fonte ed evitare di ancorare la storia dei santi a un momento e a un’epoca, sia pure importante come quello iniziale. Il nesso tra agiografia e storia è sempre profondo, anche se esistono diversi livelli di applicazione di questo nesso: l’opera dell’agiografo può essere storia, ma non lo è necessariamente: talvolta trasfigura i fatti collocandoli in un’atmosfera quasi irreale e atemporale. Compito della ricerca storicogelo michele nel santuario di monte Sant’angelo. Ricerche sul tema iconografico di un tipo garganico, VC 23, 1986, 131-153; Ead., Sul reimpiego di elementi architettonici bizantini a Bari, VC 24, 1987, 375-397; Ead., Sulla cronologia degli edifici preesistenti la Cattedrale romanica di Bari, VC 29, 1992, 161-168; Ead., Reperti ceramici provenienti dalla campagna di scavi di Herdonia 1994. i due silos, VC 32, 1995, 401-442; Ead., Bari in età medievale: l’oratorio di S. martino, VC 34, 1997, 87-109. 81 A. Campione, note sulla Vita di Sabino di Canosa: inventio e translatio, VC 25, 1988, 617639. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 27 agiografica è superare questa atemporalità mirando a dare contorni il più possibile precisi ai fatti in questione, inquadrandoli in un contesto ampio e in una realtà che è sempre in movimento» 82. Nonostante la lunghezza, questa citazione andava fatta perché, al di là della impostazione generalizzante di carattere metodologico in ordine agli studi di agiografia, era destinata a segnare per molti anni a seguire la principale direttrice di studio della Scuola di Bari. Sono stati molti i contributi: da quelli di Ada Campione che ha indagato le diverse recensiones e i dossier agiografici relativi ad alcuni vescovi dell’antico Cristianesimo pugliese vissuti tra V e VI secolo – Sabino di Canosa 83, Lorenzo di Siponto 84, Secondino di aecae 85 –, mettendo in risalto il ruolo dei presuli pugliesi nelle complesse vicende che interessarono la regione in età tardo antica e altomedievale; a quelli riguardanti il culto di san Michele che ha impegnato gli studiosi baresi sia in riferimento alla interpretazione e alle recensiones del Liber de apparitione Sancti michaelis in monte Gargano 86, che per i rapporti tra questo testo e altri testi di fondazione santuariale micaelica 87, dalla Revelatio normanna 88 alla Chronica 89 della Sacra piemontese. Come già evidenziato lo studio dei testi agiografici è stato condotto con metodologia interdisciplinare in rapporto ai luoghi in cui il culto si è insediato; in tale prospettiva è stato possibile ricostruire una storia complessiva dei siti in questione, comprese quelle manifestazioni di carattere popolare che hanno caratterizzato nel corso dei secoli i santuari interessati (ex voto, tavolette votive, processioni, prassi cultuali, paraliturgie). 82 G. Otranto, Per una metodologia della ricerca storico-agiografica: il Santuario micaelico del Gargano tra Bizantini e Longobardi, VC 25, 1988, 405. 83 A. Campione, note sulla Vita di Sabino di Canosa cit. 84 A. Campione, Storia e santità nelle due Vitae di Lorenzo di Siponto, VC, 29, 1992,169-213; Ead., Lorenzo di Siponto: un vescovo del Vi secolo tra agiografia e storia, VC 41, 2004, 65-73. 85 A. Campione, note per la ricostruzione del dossier agiografico di Secondino vescovo di aecae, VC 40, 2003, 271-292. 86 G. Otranto, il «Liber de apparitione» e il culto di san michele sul Gargano cit.; S. Leanza, una versione greca inedita dell’Apparitio cit.; G. Otranto, il Regnum longobardo e il santuario micaelico del Gargano: note di epigrafia e storia, VC 22, 1985, 165-180; M. Trotta, Le tre versioni greche dell’Apparitio micaelica garganica e le indicazioni sul santuario, VC 47, 2010, 135146; V. Sivo, un nuovo testo sul culto di san michele, VC 32, 1995, 395-400. 87 I. Aulisa, Le fonti e la datazione della Revelatio seu apparitio S. Michaelis Archangeli in monte Tancia, VC 31, 1994, 315-331. 88 S. Bettocchi, note su due tradizioni micaeliche altomedievali: il Gargano e mont Saint-michel, VC 31, 1994, 333-355. 89 I. Aulisa, La Chronica monasterii sancti Michaelis Clusini a confronto con altre tradizioni micaeliche, VC 33, 1996, 29-56; Otranto, il culto di San michele dal Gargano a mont Saint-michel cit. 28 MANLIO SIMONETTI In ambito agiografico assume un rilievo particolare il volume di Immacolata Aulisa confluito in VCQ 90 che ha segnalato alcuni spunti relativi alle motivazioni e al significato della presenza dei giudei nell’agiografia di epoca altomedievale, epoca in cui il confronto/scontro tra cristiani e giudei assume forme e toni differenti rispetto a quelli dei primi secoli dell’èra cristiana. Rimanendo in ambito agiografico va segnalato l’impegno di Otranto, Campione, Aulisa, Avellis, che a più riprese hanno analizzato il Martirologio geronimiano, un testo di non sempre perspicua lettura a causa di duplicazioni, fraintendimenti e sviste di ogni tipo, ma di fondamentale importanza per poter ricostruire, anche con il supporto della documentazione archeologica ed epigrafica, l’eortologia, i culti martiriali e la rete dei santuari tardoantichi. Nella sua recensio italica, dalla tradizione manoscritta molto complessa, il Geronimiano attesta la presenza di martiri e santi in tutte le regioni, ad eccezione di Liguria, Val d’Aosta, Molise e Calabria attuali: in alcuni casi si tratta di personaggi non altrimenti noti e la cui storicità rimane talvolta del tutto problematica; in altri casi, invece, furono anche protovescovi o vescovi e legarono a lungo il loro nome alla città, diventandone patroni 91. Sulla base della lettura del Geronimiano nel confronto con alcune emergenze monumentali e altre tradizioni, a fronte della posizione di alcuni Bollandisti che hanno spesso attribuito una provenienza orientale o africana a santi e/o martiri, Otranto 92 per l’intera Campania, Aulisa per Capua 93 e Campione per la Sicilia 94 hanno evidenziato l’opportunità di “deafricanizzare” e “debizantinizzare” la storia di alcuni culti: il mito del martire bizantino o africano ha esercitato un certo fascino anche su grandi agiografi come Delehaye 95 e Lanzoni. 90 I. Aulisa, Giudei e cristiani nell’agiografia dell’alto medioevo, Bari 2009 (VCQ 32); Ead., La polemique entre Juifs et Chretiens dans les textes hagiographiques du haut moyen age, VC 47, 2010, 185-219. 91 Cfr. in questo stesso volume L. Avellis, Per una ricostruzione del calendario italico nel martirologio geronimiano. 92 G. Otranto, Persecuzione e martirio in Campania. il contributo del martirologio Geronimiano, in San Gennaro nel XVii centenario del martirio (305-2005). Atti del Convegno internazionale (Napoli, 22-23 settembre 2005), a cura di G. Luongo, Napoli 2006, 85-121. 93 I. Aulisa, Capua nel martirologio geronimiano, VC 41, 2004, 225-258. 94 A. Campione, il martirologio Geronimiano e la Sicilia: esempi di agiografia regionale, VC 42, 2005, 15-35. 95 Che si tratti di argomenti complessi è dimostrato dal fatto che il grande Delehaye, sulla base del Geronimiano che attribuisce ad aeclanum (Campania) il martire Mercurio, in un primo momento accolse questa notizia come veridica, in seguito re maturius perpensa, ha creduto trattarsi dell’omonimo martire di Cappadocia. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 29 *** Gli anni Novanta del secolo scorso, alla luce dell’attuale sfascio della struttura universitaria in Italia, ci appaiono come un momento felice, caratterizzato dall’attività dei poli di ricerca costituiti già da qualche anno (seminari di storia dell’esegesi a Sacrofano e Bari, progressivo dilatarsi degli studi micaelici, forte sviluppo degli studi cristianistici nella Facoltà di Lettere di Torino per impulso di Giovanni Filoramo). In tale contesto la vita di VC scorre tranquilla, lungo i sicuri binari di un’attività di ricerca ormai collaudata e che viene quasi a porsi come un’embrionale tradizione. Nell’annata del 1989 segnaliamo la saltuaria presenza di Mauro Pesce 96, animatore dei seminari esegetici, e ben tre articoli di ampio respiro di Carletti, Marin e Otranto 97, rispettivamente su origine committenza e fruizione delle scene bibliche nella Roma cristiana del III secolo, sugli orientamenti esegetici dei Padri, sulla valutazione storica o simbolica dell’arte paleocristiana prima di Costantino. Come già sottolineato, siamo all’incrocio tra iconografia ed esegesi, a testimonianza dell’interagire delle varie anime della ricerca antico-cristiana in Italia in questi anni, con pieno rispetto dei canoni della ricerca scientifica interdisciplinare e conseguente gran copia di risultati originali. Più che mai in questi anni l’Italia è al vertice della ricerca scientifica antico-cristiana in tutta Europa. Nell’annata del 1990 va rilevato l’infittirsi della collaborazione straniera (Doignon 98, Seng 99, Tortorelli 100, Zanetti 101, Martin 102); in quella del 1991, la presenza napoletana, oltre che di Nazzaro 103, anche di Giovanni Polara 104; l’inizio della collaborazione di Claudio 96 M. Pesce, La trasformazione dei documenti religiosi: dagli scritti protocristiani al Canone neotestamentario, VC 26, 1989, 307-326. 97 C. Carletti, origine, committenza e fruizione delle scene bibliche nella produzione figurativa romana del iii sec., VC 26, 1989, 207-219; M. Marin, orientamenti di esegesi biblica dei Padri, VC 26, 1989, 247-274; G. Otranto, tra letteratura e iconografia: note sul Buon Pastore e sull’orante nell’arte cristiana antica (ii-iii secolo), VC 26, 1989, 69-87; Id., alle origini dell’arte cristiana precostantiniana: interpretazione simbolica o storica?, VC 26, 1989, 287-306. 98 J. Doignon, Factus erectior (B. uita 1,4). une étape de l’évolution du jeune augustin à Carthage, VC 27, 1990, 77-83. 99 H. Seng, apk 11, 1-14 im Zusammenhang der Johannesapokalypse. aufschluss aus Lactantius and Hippolytos, VC 27, 1990, 111-121. 100 K.M. Tortorelli, the Ars Poetica of Horace as a point of reference for reading irenaeus, VC 27, 1990, 333-338. 101 U. Zanetti, Y eut-il des diaconesses en Égypte?, VC 27, 1990, 369-373. 102 J.-M. Martin, troia et son territoire au Xie siècle, VC 27, 1990, 175-201. 103 A.V. Nazzaro, metafore e immagini agricole del De viduis di ambrogio, VC 28, 1991, 277289. 104 G. Polara, Le parole nella pagina: grafica e contenuti nei carmi figurati latini, VC 28, 1991, 291-336. 30 MANLIO SIMONETTI Moreschini 105, studioso quanto mai qualificato soprattutto dei Padri Cappadoci, e di Vito Sivo 106; un ampio studio di Simonetti 107 sul rapporto tra gnosticismo e Cristianesimo, in controtendenza rispetto alla prevalente opinione che vuole l’origine dello gnosticismo fuori del Cristianesimo. L’annata del 1992 si caratterizza soprattutto per la presenza di Carolyn Osiek 108, ben nota per importanti studi sul Pastore di Erma, e di Neil Adkin 109, la cui collaborazione si sarebbe prolungata negli anni a venire. Vanno altresì rilevati il ritorno della Arcamone 110 con un articolo su una nuova iscrizione runica da Monte Sant’Angelo, e un articolo di Simonetti 111 su ortodossia ed eresia tra I e II secolo, che riecheggiando il titolo del famoso studio di Walter Bauer 112, ancora più che mai attuale, cerca di fissare il concetto di ortodossia con maggiore precisione rispetto a interpretazioni troppo generiche. Nell’annata del 1993 si segnala l’inizio della collaborazione degli allievi di Carletti, Antonio Enrico Felle e Donatella Nuzzo 113 e di Maria Letizia Mancinelli 114 sui santuari rupestri nell’Italia meridionale. L’annata del 1994 registra l’esordio della collaborazione di Immacolata Aulisa 115, un’allieva di Otranto, e la presentazione da parte di Carletti 116 del progetto inscriptiones christianae urbis Romae, nova series. una banca dati: l’autore annuncia la conclusione, «dopo settant’anni di non sempre agevole gestazione» della più ampia e articolata raccolta di epigrafi cristiane latine e greche, alla quale a partire dal 1985 l’Istituto barese aveva collaborato insieme con altri centri di studio, curando la 105 C. Moreschini, La Persona del Padre nella teologia di Gregorio nazianzeno, VC 28, 1991, 77-102. 106 V. Sivo, il «Carmen de translatione» di san Giacomo il maggiore (cod. Vindobonensis 898), VC 28, 1991, 103-140. 107 M. Simonetti, alcune riflessioni sul rapporto tra gnosticismo e Cristianesimo, VC 28, 1991, 337-374. 108 C. Osiek, the Social Function of Female imagery in Second Century Prophecy, VC 29, 1992, 55-74. 109 N. Adkin, «taceo de meis similibus» (Jerome, epist. 53,7), VC 29, 1992, 261-268. 110 M.G. Arcamone, una nuova iscrizione runica da monte Sant’angelo, VC 29, 1992, 405410. 111 M. Simonetti, ortodossia ed eresia tra i e ii secolo, VC 29, 1992, 359-389. 112 W. Bauer, Rechtsgläubigkeit und Ketzerei im ältesten Christentum, Tübingen 1934. 113 A.E. Felle, D. Nuzzo, testimonianze paleocristiane in Puglia: recenti studi e ritrovamenti, VC 30, 1993, 307-353. 114 M.L. Mancinelli, Santuari rupestri nell’italia meridionale e dinamica dei pellegrinaggi fra tarda antichità ed alto medioevo: alcune riflessioni, VC 30, 1993, 85-92. 115 I. Aulisa, note sulle fonti e la datazione della Revelatio seu Apparitio Sancti Michaelis Archangeli, VC 31, 1994, 315-331. 116 C. Carletti, Inscriptiones Christianae Vrbis Romae, nova series. una banca dati, VC 31, 1994, 357-368. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 31 pubblicazione di 13 volumi. Per favorire l’utilizzazione di questa raccolta di ben 27.668 numeri «la via obbligata non poteva che essere quella della costituzione di una banca-dati informatizzata», alla quale si è accinto lo stesso Carletti, coadiuvato da Felle. Di Carletti va segnalata anche la fondazione della collana ICI: inscriptiones Christianae italiae septimo saeculo antiquiores, avviatasi nel 1984 e della quale sono stati pubblicati finora quindici fascicoli 117. Anche per questo progetto, tuttora in corso, non venne meno il contributo e il costante sostegno di Ferrua, che peraltro già alla fine degli anni Ottanta aveva acconsentito alla pubblicazione postuma delle inscriptiones Graecae Christianae Veteres occidentis, curata da Carlo Wessel che aveva inviato a Ferrua una copia delle bozze – poi rimaste in suo possesso – per un’ultima revisione. Dell’Autore di questa fondamentale Silloge, si era persa ogni traccia: con ogni probabilità era deceduto, prima che l’opera fosse stampata, nella seconda guerra mondiale. Si tratta di un volume di notevole importanza per l’epigrafia cristiana che ha dato vita ai Subsidia delle ICI, di cui sono comparsi finora sette volumi (Ferrua, Carletti, Felle, De Santis 118), tra i quali va segnalato Biblia epigraphica di Antonio Felle, di sicura utilità non solo per gli studiosi della Bibbia, ma anche per conoscere i contesti territoriali di diffusione della Bibbia stessa. Un’ulteriore iniziativa – destinata per sua stessa natura e funzionalità a rimanere un work-in-progress di lunga durata – è quella dell’allestimento di una banca informatica on-line delle iscrizioni cristiane di Roma (epigraph Database Bari), inserita dal 2002 nel consorzio internazionale e(letronic) a(rchive) G(reek) L(atin) e(pigraphy), di cui fanno parte attualmente, oltre quella di Bari, le unità epigraph Database Roma (iscrizioni d’Italia), e(pigraph) D(atabase) H(eidelberg) (iscrizioni delle Provincie romane), H(ispania) e(pigraphica) (iscrizioni della penisola Iberica). 117 I volumi finora editi comprendono complessivamente 1184 iscrizioni, provenienti da siti di: Liguria (voll. VII, IX), Lombardia (voll. XII, XIV), Trentino (vol. XV), Toscana (vol. XI), Marche (vol. X), Lazio (voll. I, II, IV), Abruzzo (vol. III), Umbria (vol. VI), Campania (Irpinia) e Puglia (vol. VIII, XIII), Calabria (vol. V). 118 C. Wessel, inscriptiones Graecae Christianae Veteres occidentis, Bari 1989; A.E. Felle, Concordanze delle inscriptiones Graecae Christianae Veteres occidentis, Bari 1991; A. Ferrua, Scritti vari di epigrafia e antichità cristiane, a cura di C. Carletti, Bari 1991; inscriptiones Christianae urbis Romae nova series. Concordantiae verborum, nominum et imaginum tituli graeci, a cura di A.E. Felle, Bari 1997; A.E. Felle, Biblia epigraphica. La sacra scrittura nella documentazione epigrafica dell’orbis Christianus antiquus (iii-Viii secolo), Bari 2006; C. Carletti, epigrafia dei Cristiani in occidente dal iii al Vii Secolo. ideologia e prassi, Bari 2008; P. De Santis, Sanctorum monumenta: ‘aree sacre’ del suburbio di Roma nella documentazione epigrafica (iV-Vii secolo), Bari 2010. 32 MANLIO SIMONETTI Nell’annata del 1995, oltre l’inizio della collaborazione di Benedetto Clausi 119, Renzo Infante 120 e Pasqua Colafrancesco 121, va segnalata, nella sezione Cronache, l’annuncio, da parte della Aulisa 122, della costituzione, a Monte Sant’Angelo, per iniziativa di Giorgio Otranto, del Centro di studi micaelici e garganici, destinato ad accentrare la ricerca intorno al santuario garganico, strutturandola così anche amministrativamente in modo da sanzionare il ruolo fondamentale che l’Istituto barese aveva svolto in questo campo, come abbiamo sopra accennato, già dalla metà degli anni Settanta. Nello stesso fascicolo è pubblicato un articolo di Otranto sulla cristianizzazione e la formazione delle diocesi: è la prima segnalazione, in VC, di un allargamento d’interesse, da parte di Otranto e di tutta la sua Scuola, della ricerca sul territorio, che ora dalla Puglia sconfina in Calabria, per poi dilatarsi programmaticamente in tutta l’Italia meridionale. In effetti, già nel 1991 Otranto aveva pubblicato, nella collana Scavi e ricerche, una raccolta di studi, italia meridionale e Puglia paleocristiane, il primo dei quali ha per oggetto la cristianizzazione e la formazione delle diocesi. Ne emergeva un quadro complesso e articolato della societas cristiana tardoantica, al quale si aggiungerà la ricostruzione della storia cristiana anche di intere regioni dell’Italia meridionale, la Calabria (Otranto, Bettocchi) 123, la Basilicata (Campione) 124, il Molise (Nigro) 125, la Sicilia e la Campania (Campione, Otranto). Nel 1994 nella stessa collana sono stati pubblicati gli atti del Convegno svoltosi a Monte Sant’Angelo nel 1992 su Culto e insediamenti micaelici nell’italia meridionale tra tarda antichità e medioevo, dove rileviamo la confluenza delle due direttrici di studio della Scuola barese, quella micaelica e quella interessata alle origini cristiane nell’Italia meridionale. Nel 1996 VC pubblica due articoli d’argomento micaelico, rispettivamente di Immacolata Aulisa 126 e di Silvia Bettocchi 127, il primo di carattere letterario, 119 B. Clausi, La Parola stravolta. Polemica ed esegesi biblica nell’«adversus iovinianum» di Gerolamo, VC 32, 1995, 21-60. 120 R. Infante, L’agnello nell’apocalisse, VC 32, 1995, 321-328. 121 P. Colafrancesco, L’area semantica di pax nella poesia epigrafica tardo antica, VC 32, 1995, 269-292. 122 I. Aulisa, Cronaca del Centro di Studi micaelici e garganici, VC 32, 1995, 459-463. 123 G. Otranto, La cristianizzazione della Calabria e la formazione delle diocesi, VC 32, 1995, 339-378; S. Bettocchi, La Calabria nel Registrum Epistularum di Gregorio magno, VC 35, 1998, 17-38. 124 A. Campione, Le diocesi paleocristiane lucane nelle fonti letterarie fino a Gregorio magno, VC 37, 2000, 5-33; Ead., La Basilicata paleocristiana. Diocesi e culti, Bari 2000. 125 G. Nigro, il molise paleocristiano dalle origini a Gregorio magno, VC 40, 2003, 93-116. 126 Aulisa, La Chronica monasterii sancti Michaelis cit. 127 S. Bettocchi, La diffusione del culto micaelico in Puglia tra Xi e Xii secolo, VC 33, 1996, 133-162. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 33 l’altro d’argomento agiografico-cultuale, significativi dell’ampia articolazione degli studi micaelici, ormai tema trainante della Scuola. Va ancora segnalata una nota di carattere retorico ed esegetico di Marin 128, dedicata al poco frequentato Niceta di Remesiana, prima di una serie che, interessata ad autori diversi, si sarebbe protratta nelle annate a seguire. Nell’anno successivo va rilevato l’inizio della collaborazione a VC da parte di Ilaria Ramelli 129, studiosa versatile e quanto mai operosa, e un articolo di Otranto 130 su Paolino di Nola, che s’inserisce nella direttrice di studio relativa alle origini cristiane nell’Italia meridionale e al fenomeno del pellegrinaggio. Nel 1998 VC presenta ben tre articoli dedicati a Lucifero di Cagliari (Marin, Simonetti, Ugenti) 131, conseguenti a un convegno tenuto a Cagliari su questo argomento. Nella sezione Scavi e notizie leggiamo il breve intervento di Mariangela Monaca 132 su i rapporti tra romani e barbari nei secoli iV-Vi: è il resoconto dell’inizio dell’attività del neo-fondato Centro di studi micaelici e garganici, destinata in breve a progressiva dilatazione. L’attività del Centro si concreta ora soprattutto in una Settimana di studi tardoantichi e romanobarbarici, che avrà cadenza annuale; la prima si è svolta appunto il 6-10 ottobre 1998. Tra i vari cicli di lezioni, tenute da numerosi docenti (Piccaluga, Prinzivalli, Isola, Polara, Azzara, Gasparri, Grelle, Simonetti, Sergi, Nazzaro, Canfora e altri), va segnalata soprattutto la presenza di Bruno Luiselli, il più qualificato esponente, in ambito internazionale, degli studi romanobarbarici. L’annata successiva è ricca di materiali che qui direttamente c’interessano. Segnaliamo l’isolata apparizione di Clara Kraus Reggiani 133 con un contributo su Giobbe, argomento destinato a significativi esiti successivi nella Scuola barese; l’inizio di una serie di articoli di Simonetti 134 di argomento molto puntuale su Origene esegeta. Ma l’interesse maggiore si concentra su 128 M. Marin, note retoriche ed esegetiche su niceta di Remesiana. il “De psalmodiae bono”, VC 33, 1996, 309-335. 129 I. Ramelli, L’epistolario apocrifo Seneca - san Paolo: alcune osservazioni, VC 34, 1997, 299-310. 130 G. Otranto, Paolino di nola e il Cristianesimo dell’italia meridionale, VC 34, 1997, 279298. 131 M. Marin, Retorica ed esegesi in Lucifero di Cagliari, VC 35, 1998, 227-244; M. Simonetti, Lucifero di Cagliari nella controversia ariana, VC 35, 1998, 279-299; V. Ugenti, il ritmo prosastico nel Moriundum esse pro dei filio di Lucifero di Cagliari, VC 35, 1998, 301-324. 132 M. Monaca, i rapporti tra Romani e barbari nei secoli iV-Vi, VC 35, 1998, 381-383. 133 C. Kraus Reggiani, La figura di Giobbe in tre documenti del giudaismo ellenistico, VC 36, 1999, 165-192. 134 M. Simonetti, origene e le parabole del regno, VC 36, 1999, 109-122. 34 MANLIO SIMONETTI due articoli di Otranto 135, uno dedicato alla diffusione del culto di San Michele in vari luoghi d’Europa e l’altro a una vasta panoramica sul pellegrinaggio cristiano in età antica. Ambedue gli studi segnalano l’allargamento della ricerca sul santuario garganico di San Michele lungo due direttrici destinate a importanti sviluppi: dal Gargano lo studio si allarga sia geograficamente in ambito europeo, coinvolgendo altri santuari micaelici, sia contenutisticamente, in quanto il santuario è stato sempre per eccellenza meta di pellegrinaggi. L’intensa e articolata attività di ricerca della Scuola barese si diffonde ampiamente al di là dei limiti di VC, anche se ovviamente la Rivista continua a rappresentare un punto di raccordo sul quale convergono le iniziative laterali. Così nell’annata del 2000, insieme ai contributi di Campione 136 sull’antica organizzazione ecclesiastica in Lucania, di Emanuela Colombi 137 e Patricio de Navascués 138, allievi di Simonetti, d’argomento rispettivamente filologico (Giovenco) e storico (De montibus Sina et Sion), richiamano la nostra attenzione le notizie su due eventi scientificamente importanti: il primo è il Convegno di studi del Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina (GIROTA), tenuto a Bari nel settembre 2000 sul tema origene e l’alessandrinismo cappadoce (iii-iV secolo), i cui atti sono stati pubblicati, a cura di Marin e Girardi, in VCQ nel 2002, a dimostrazione del ruolo di promozione dell’attività scientifica sull’antico Cristianesimo in senso lato nell’ambito della ricerca universitaria italiana. Il secondo è costituito dalla Settimana di studio su Pellegrinaggi e luoghi di culto dall’antichità all’alto medioevo, svoltasi a Monte Sant’Angelo nell’ottobre 2000, anno del giubileo: si tratta di un argomento di più recente interesse nell’ormai principale direttrice di ricerca della Scuola barese. Il discorso sul fenomeno del pellegrinaggio, che era stato affrontato (D’Angela, Otranto, Aulisa, Carnevale) in riferimento ai santuari di San Michele sul Gargano e di San Felice a Nola-Cimitile, si allarga al problema centrale della definizione dello spazio sacro e in modo particolare al santuario. Si tratta di un tema che, dalla fine degli anni Novanta, è stato al centro dell’attenzione di un folto numero di studiosi italiani (storici, archeologi, storici dell’arte, antropologi, agiografi) i quali, accogliendo una proposta dell’École française de Rome, e dopo 135 Otranto, il culto di San michele dal Gargano a mont Saint-michel cit.; Id., il pellegrinaggio nel Cristianesimo antico, VC 36, 1999, 239-257. 136 A. Campione, Le diocesi paleocristiane lucane nelle fonti letterarie fino a Gregorio magno, VC 37, 2000, 5-33. 137 E. Colombi, iuvenciana i, VC 37, 2000, 235-269. 138 P. De Navascués, De montibus Sina et Sion: judíos, magos y mártires entre apocalíptica y donatísmo, VC 37, 2000, 271-315. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 35 una serie di seminari e convegni di approfondimento del concetto di santuario svolti in vari centri (Roma, San Zeno, Monte Sant’Angelo, Perugia, Cagliari ecc.), hanno dato vita ad un censimento dei santuari cristiani italici, anche quelli non più cultualizzati. Sin dal principio, Otranto è stato parte attiva di tale iniziativa, occupandosi sia dell’impegno scientifico, insieme ad André Vauchez, Sofia Boesch Gajano, Giorgio Cracco e il defunto Gabriele De Rosa, sia dei santuari pugliesi non mariani. Per dare concretezza all’iniziativa, fu fondata l’Associazione Internazionale per le Ricerche sui Santuari (AIRS), di cui fu primo presidente Giorgio Cracco, attualmente presieduta da Giorgio Otranto. Il piano del censimento è articolato su base regionale; la cura delle pubblicazioni nelle quali il censimento è confluito è affidata dall’AIRS a Roberto Rusconi. Finora hanno visto la luce sei volumi: Lazio, Puglia per i santuari non mariani, Roma, trentino alto adige, umbria, Romagna. Si tratta di un’impresa prestigiosa, una delle poche novità nel panorama della ricerca storico-cristianistica di questi ultimi quindici anni, che sta consentendo di ricostruire pagine di storia, oltre che religiosa, del “vissuto” in generale: la ricerca affronta i numerosi problemi connessi con il santuario, caratterizzato da un surplus di sacralità e legato, il più delle volte, a manifestazioni popolari di religiosità 139. Questo rinnovato interesse per il fenomeno santuariale ha prodotto tanti altri frutti sia in Italia che in altri Paesi europei. In Francia, per esempio, Catherine Vincent, in collaborazione con André Vauchez, sta organizzando un censimento dei santuari francesi sulla medesima linea di quello italiano 140. Un altro frutto del crescente interesse delle problematiche santuariali è il progetto FIRB dell’Università di Bari, coordinato da Laura Carnevale, che ha aggregato tanti giovani studiosi (archeologi, antropologi, letterati, storici, iconografi, storici dell’arte) di alcune Università italiane (Bari, Roma, Padova, Enna) sul fenomeno del santuario nelle sue diverse espressioni. Un’ulteriore iniziativa derivante dall’interesse per il santuario micaelico è 139 Il riconoscimento di un santuario come tale dipende dal consensus fidelium, il quale si manifesta in prima istanza nel pellegrinaggio che, alle origini cristiane, non ha mai avuto bisogno di alcuna approvazione o autorizzazione e non è mai stato avvertito come esito di un precetto, ma come pratica di pietà personale e come esigenza di entrare in contatto con il sacro; di conseguenza bisogna necessariamente «ammettere l’esistenza di santuari di fatto», tanto più che questa è la condizione di tutti i santuari prima che intervenga l’approvazione dell’autorità ecclesiastica del luogo: questi santuari di fatto diventano spesso santuari permanenti; G. Feliciani, La disciplina canonica dei santuari, in G. Dammacco, G. Otranto (a cura di), Profili giuridici e storia dei santuari cristiani in italia, Bari 2005, 34. 140 C. Vincent, Pour un inventaire des sanctuaires et lieux de pèlerinage chrétiens en France, Revue d’Histoire de l’Èglise de France 91, 2005, 381-402. 36 MANLIO SIMONETTI la nuova collana Bibliotheca michaelica, inaugurata nel 2007 e giunta al suo settimo volume, destinata ad accogliere gli esiti di ricerche di ampio respiro su questo tema maggiore, con la pubblicazione di atti di convegni micaelici in Italia e all’estero e di monografie di singoli studiosi (Campione, Infante, Sergi) 141. *** Nel 2001 viene a mancare Quacquarelli. Anche dopo essersi trasferito a Roma, aveva conservato, affiancato da Otranto, la direzione della Rivista e la sua presenza era stata qui costante, come abbiamo avuto modo di rilevare: «In ogni sua ricerca – sono parole di Marin – Quacquarelli manifesta con chiarezza l’intento che persegue: scrivere la storia con quello che le fonti dicono, non con la rassegna di quello che hanno scritto gli altri; leggere gli auctores in sintonia con la loro scrittura, non sovrapponendosi al testo con discorsi che da questo allontanino; riscoprire la profonda unità del linguaggio cristiano antico, dando voce a quegli usi e costumi che, proprio perché sotto gli occhi di tutti, non venivano esplicitati» 142. Affiancatosi Carletti a Otranto nella direzione, la Rivista continua per la sua ormai abituale e ben collaudata strada, sì che qui ci limitiamo a qualche cursorio accenno. Simonetti, dopo la dipartita di Quacquarelli, intensifica la sua collaborazione con VC e con il Gruppo barese risultando prodigo di consigli anche per iniziative collaterali di alta formazione nel settore storico-cristianistico. Nell’annata del 2001, dedicata al Maestro defunto, si segnala, accanto a un articolo di Otranto 143 sulla cristianizzazione della Marsica, l’ampia bibliografia relativa alla Didachè e al suo contesto giudaico, curata da Marcello Del Verme 144. Nella sezione Scavi e notizie Antonio Enrico Felle 145 dà notizia di un Convegno, tenuto nel settembre 2000 nel Centre Culturel de Cerisy-la-Salle in Normandia, 141 A. Campione, il culto di s. michele in Campania. antonino e Catello, Bari 2007; R. Infante, i cammini dell’angelo nella Daunia tardoantica e medievale, Bari 2009; G. Sergi, L’arcangelo sulle alpi: origini, cultura e caratteri dell’abbazia medievale di s. michele della Chiusa, Bari 2011. 142 G. Otranto, Bari: dagli studi della retorica patristica alla metodica interdisciplinare, in La letteratura cristiana antica nell’università italiana, a cura di M.P. Ciccarese, Firenze 1998, 238. 143 G. Otranto, La diffusione del Cristianesimo e l’organizzazione ecclesiastica della marsica fino all’altomedioevo, VC 38, 2001, 315-330. 144 M. Del Verme, Didaché e origini cristiane. una bibliografia per lo studio della Didaché nel contesto del giudaismo cristiano i e ii, VC 38, 2001, 5-39, 223-245. 145 A.E. Felle, Culte et pèlerinages à saint michel en occident. Les trois monts dédiés à l’archange, VC 38, 2001, 185-192. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 37 sul tema Culte et pèlerinages à saint michel en occident. Les trois monts dédies à l’archange. Il Convegno, organizzato, oltre che dal Centro di Studi micaelici e garganici, dalla École française de Rome e dall’Università di Caen, è frutto dell’accordo dei tre centri di studio al fine di operare congiuntamente nella ricerca relativa al culto di san Michele e i suoi santuari in Europa: il progetto, inizialmente isolato, della Scuola barese si dilata ormai in ambito internazionale. Da allora la collaborazione tra il gruppo barese e gli studiosi francesi André Vauchez, Pierre Bouet, Francois Neveux, Catherine Vincent, Véronique Gazeau, Vincent Juhel si è man mano approfondita dando luogo ad altre importanti iniziative in ambito storico-agiografico. Esse si sono allargate anche alla figura di san Nicola, le cui reliquie furono traslate nel 1087 da Myra, in Licia (l’attuale Demre in Turchia), a Bari, dove il culto fece registrare una vera e propria esplosione e interessò diversi paesi europei, in prima istanza la Francia (Lorena). Nell’ambito di questa collaborazione sono stati celebrati due Convegni internazionali: il primo a Bari nel dicembre 2010 (alle origini dell’europa: il culto di San nicola tra oriente e occidente), a cui è seguita la pubblicazione degli atti curati da Gerardo Cioffari e Angela Laghezza; il secondo nel dicembre 2013 a Lunèville - Saint Nicolas de Port, in Lorena, dove è conservata la falange di un dito del Santo prelevata a Bari alla fine dell’XI secolo, con una serie di relazioni della Scuola barese (Otranto, Campione, Laghezza, Olivieri). *** Un filone di ricerca che ha trovato ampio spazio nella Rivista è quello dedicato allo studio delle dinamiche relazionali intercomunitarie tra cristiani e altri gruppi religiosi, in particolare gli ebrei, e al loro evolversi e mutare, in modo anche radicale, a seconda del contesto storico, geografico e socio-economico. I saggi pubblicati nel corso del tempo hanno apportato ulteriori contributi a una più matura comprensione delle motivazioni e dell’evoluzione della plurisecolare polemica tra giudei e cristiani, prendendo in considerazione il rapporto tra gli uni e gli altri da più punti di vista: studi sulle opere di carattere esegetico e teologico, sul rapporto tra antiebraismo teologico e realtà sociale, sull’interpretazione della Bibbia nell’ambito della polemica tra i due gruppi. Originali e densi sono i contributi di Giorgio Otranto 146 sul Dialogo con 146 G. Otranto, Lo sviluppo della similitudine nella struttura del ‘Dialogo con trifone’ di Giustino, VC 11, 1974; Id., in margine a una guerra giudaica: epoca di ambientazione e data di composizione del Dialogo con trifone di Giustino, VC 16, 1979; Id., esegesi biblica e storia in Giustino (Dial. 63-84), Bari 1979. 38 MANLIO SIMONETTI l’ebreo trifone di Giustino che, dopo aver analizzato il genere letterario del dialogus, ha messo in luce come l’opera di Giustino permetta di indagare i molteplici aspetti del rapporto fra le due religioni – storico, esegetico, dottrinale – e i principali temi su cui verteva la polemica. Sul Dialogo con l’ebreo trifone si sono soffermati successivamente anche Giovanni Nigro 147, che ha analizzato l’esegesi cristologica e antigiudaica del salmo 21 contenuta nei capp. 97-106, e Angela Forte 148 che ha esaminato i capp. 85-86 dell’opera in continuità con l’analisi di Otranto. Altri contributi di Otranto, in questo settore, riguardano: il diverso atteggiamento di Barnaba e Giustino 149 verso il mondo ebraico; un’indagine su ebrei e cristiani lungo tutto il secondo secolo 150; uno studio su uno dei primi dialoghi antigiudaici, la Disputa tra Giasone e Papisco sul Cristo di cui Otranto ha messo in discussione l’attribuzione della paternità ad Aristone di Pella 151. Sulla stessa opera, qualche anno dopo, è tornato Salvatore Borzì 152, per riproporre in VC l’attribuzione dello scritto ad Aristone di Pella. Questo intervento, in difformità da quello di Otranto, dimostra come la Rivista abbia rappresentato un’autentica palestra per i giovani che si affacciavano alla ricerca cristianistica. E questa pare una caratteristica che si è mantenuta costante nella Scuola barese, che ha sempre mirato a sollecitare i giovani e gli studiosi locali a condurre ricerche, talvolta consigliandoli e seguendoli nel loro itinerario scientifico. Diversi altri contributi hanno affrontato specifiche questioni relative a Cipriano (Antonio Quacquarelli) 153 e a problematiche inerenti i rapporti tra giudei, cristiani e pagani (G. Renali, P. De Navascues, M. Del Verme, C.C. Berardi, R. Gonzalez Salinero, A. Kamesar) 154. Nell’ambito di questo filone, Immacolata 147 G. Nigro, L’esegesi del Salmo 21 in Giustino, VC 42, 2005, 73-102. A. Forte, La crocifissione shme‹on della natura divina del Cristo in Giustino: Dial. 85-86, VC 49, 2012, 251-272. 149 G. Otranto, La polemica antigiudaica da Barnaba a Giustino, Annali di Storia dell’Esegesi 14, 1997, 55-82. 150 G. Otranto, esegesi biblica cristiana nel ii secolo, Annali di Storia dell’Esegesi 16, 1999, 275-286; Id., La polemica antigiudaica negli scritti cristiani del ii secolo, in P. Stefani (a cura di), Quando i cristiani erano ebrei, Brescia 2010, 127-163. 151 G. Otranto, La Disputa tra Giasone e Papisco sul Cristo falsamente attribuita ad aristone di Pella, VC 33, 1996, 337-351. 152 S. Borzì, Sull’attribuzione della Disputa fra Giasone e Papisco ad aristone di Pella, VC 41, 2004, 347-354. 153 A. Quacquarelli, note retoriche sui Testimonia di Cipriano, VC 8, 1971, 181-209. 154 G. Renali, Giudei e pagani alla vigilia della persecuzione di Diocleziano: Porfirio e il popolo d’israele, VC 29, 1992, 113-136; De Navascues, De montibus Sina et Sion cit.; Del Verme, Didaché e origini cristiane cit., VC 38, 2001, 5-39, 223-245; C.C. Berardi, La primitiva comunità giudeocristiana di Gerusalemme: note e osservazioni, VC 41, 2004, 49-60; R. Gonzalez Salinero, 148 CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 39 Aulisa 155 ha soffermato l’attenzione sull’altercatio legis inter Simonem iudaeum et theophilum Christianum, opera anonima attribuita al V secolo. Sono stati approfonditi anche i rapporti tra giudei e cristiani in un’epoca compresa tra VI e VII secolo, attraverso l’analisi di alcuni testi coevi di area orientale, in particolare il Papisci et Philonis iudaeorum cum monacho colloquium, i trofei di Damasco, la Quaestio 137 ad antiochum ducem (Immacolata Aulisa 156, Claudio Schiano 157). Tali ricerche sono confluite nel volume Papisci et Philonis iudaeorum cum monacho colloquium 158, nella collana VCQ, che comprende l’edizione critica dell’opera (a cura di C. Schiano), la traduzione e il commento (a cura di I. Aulisa). *** Nell’annata del 2002, insieme con la presenza della Scuola barese che si avverte anche nei suoi ricercatori più giovani, Immacolata Aulisa e Laura Carnevale 159, va segnalato l’articolo di Antonio V. Nazzaro 160, a conclusione di un Convegno barese, organizzato nel 2001, sullo status degli studi cristianistici in Italia. Il Convegno fece registrare una folta partecipazione da tutta Italia (Simonetti, Jossa, Pesce, Filoramo, Luongo, Cocchini, Monaci Castagno, Prinzivalli, Marin, Lupieri, Gian Maria Vian, e tanti altri) e un animato confronto tra esperienze scientifiche e metodologiche diverse. L’articolo di Antonio V. Nazzaro, in particolare, ha dato conto delle posizioni dei singoli studiosi, talvolta in garbata polemica tra loro, e ha indicato alcune linee operative per la promozione degli studi cristianistici in Italia, anche alla luce del Decreto Ministeriale 509/99, Sinagogae Iudeorum, fontes persecutionum? il supposto intervento degli ebrei nelle persecuzioni anticristiane durante l’impero Romano, VC 43, 2006, 93-104; A. Kamesar, i padri della chiesa e il midrash rabbinico, VC 44, 2007, 257-282. 155 I. Aulisa, La polemica antigiudaica agli inizi del V secolo in due scritti anonimi, VC 39, 2002, 69-100. 156 I. Aulisa, Papisci e Philonis Iudaeorum cum monacho colloquium: note per una ricostruzione del confronto tra giudei e cristiani in epoca altomedievale, VC 40, 2003, 17-41. 157 C. Schiano, Dal dialogo al trattato nella polemica antigiudaica. il Dialogo di Papisco e Filone e la Disputa contro i giudei di anastasio abate, VC 41, 2004, 121-150. 158 I. Aulisa, C. Schiano, Dialogo di Papisco e Filone giudei con un monaco, Bari 2006 (VCQ 30). 159 I. Aulisa, La polemica antigiudaica agli inizi del V secolo in due scritti anonimi, VC 39, 2002, 69-100; L. Carnevale, esegesi letterale e metafora: da tommaso d’aquino alla scuola antiochena, VC 39, 2002, 101-114. 160 A.V. Nazzaro, L’esegesi patristica in italia: bilancio e prospettive di un’esperienza formativa, VC 39, 2002, 257-268. 40 MANLIO SIMONETTI che prevedeva un assetto parzialmente diverso dei corsi di studio rispetto al passato (Laurea triennale, Laurea specialistica, Scuola di dottorato, Corsi di perfezionamento, Master di I e II livello, Scuole di specializzazione). Lo studioso napoletano, dopo aver sottolineato positivamente il contributo finanziario ministeriale che ha permesso tante feconde iniziative, grazie ai finanziamenti PRIN, conclude: «L’Università italiana sta vivendo le fasi centrali di un processo gigantesco di trasformazione e di rifondazione del suo sistema formativo; al momento si trova in mezzo al guado, ma quasi in vista dell’altra riva. È dovere di tutti gli operatori universitari contribuire a traghettarla con il minor danno possibile, abbandonando ogni sorta di disperazione e catastrofismo» 161. È l’annuncio che la felice stagione di cui ha fruito lo studio del Cristianesimo antico in Italia è ormai in fase di esaurimento, coinvolta com’è nella generale destrutturazione del sistema universitario nel nostro paese. Nel medesimo anno, siamo nel 2002, a cura di L. Carnevale, viene pubblicato in VCQ La Bibbia nelle comunità antiche. Bilancio e prospettive di un’esperienza formativa: è il resoconto delle prime sette Settimane di studio di Trani, di cui qui sopra abbiamo dato notizia. La voluta coincidenza nel titolo tra questo testo e l’articolo di Nazzaro sta a significare l’unità e l’organicità con cui, pur nella molteplicità delle iniziative, si è sviluppata negli anni precedenti la ricerca antico-cristianistica in Italia. In questo stesso anno M. Marin, da alcuni anni trasferitosi nella neofondata Università di Foggia, dà inizio a una collana, auctores nostri, di studi antico-cristiani, che in certo modo può essere considerata, pur nella sua completa autonomia scientifica e amministrativa, come una derivazione della Scuola barese. E derivazione della Scuola barese, pure trapiantata nell’Università di Foggia, è anche l’attività di Giuliano Volpe che ha svolto, con vasta risonanza nazionale e internazionale, una serie di scavi in Puglia, di cui VC ha dato sempre approfonditi e puntuali resoconti. Da segnalare altresì la frequente collaborazione alla Rivista da parte di Francesco Grelle, un acuto studioso del diritto romano, di scuola napoletana, che per alcuni anni ha diretto il Dipartimento di Studi classici e cristiani (1994-1996). I contributi di Grelle su VC hanno sempre riguardato l’assetto politico-amministrativo dell’Italia meridionale, fornendo ai colleghi preziose indicazioni per le aggregazioni territoriali, indispensabili per lo studio dei distretti amministrativi diocesani 162. 161 Nazzaro, L’esegesi patristica cit., 265. F. Grelle, Canosa e la Daunia tardo antica, VC 23, 1986, 379-397; Id., il titolo De paganis sacrificiis et templis nel Codice di Giustiniano, VC 39, 2002, 61-67; Id., apulia et Calabria: la formazione di un’identità regionale, VC 42, 2005, 135-146; Id., La disciplina delle confessioni re162 CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 41 Nelle annate successive di VC va segnalata la sempre più ampia presenza barese, dovuta anche all’apporto degli allievi di Otranto (Campione, Aulisa, Carnevale, Nigro, Laghezza, Avellis), e l’organica prosecuzione degli ormai collaudati temi di ricerca. Ci limitiamo a qualche spigolatura: l’articolo di Simonetti 163 mirante a illustrare l’importanza dell’esegesi biblica nella storia del Cristianesimo tout court; l’inizio della collaborazione con VC di Emanuele Castelli 164, giovane ricercatore di estrazione insieme barese e romana, e degli studiosi di diritto romano, il barese Giovanni De Bonfils 165, e il ritorno del napoletano Elio Dovere 166; la presenza di uno studioso qualificato quale Adam Kamesar 167 sul tema del rapporto tra il midrash rabbinico e i Padri della Chiesa; due articoli di Prinzivalli 168 e Simonetti 169 sul tema poco frequentato di Gregorio Magno teologo, autore del quale Angela Laghezza ha recentemente approfondito alcuni aspetti dei Dialogi 170; un articolo di Girardi 171 preparatorio all’edizione critica dello omelie sui Salmi di Basilio, alla quale attende una équipe internazionale; due articoli di Castelli e Simonetti 172 pertinenti al discusso problema dello Ps. Ippolito autore dell’elenchos; un’interessante apertura di Lucia Olivieri 173 sulla cristianizzazione dell’Irlanda; una notizia di Alessandra Moro 174 sul già ricordato censimento dei santuari cristiani in Italia; un articolo di Osvalda Andrei, specialista di cronografia antica, sul rapporto tra Eusebio e Girolamo 175; un’importante panoramica di Castelli sull’edizione dei testi paligiose nella sistematica del Codex Iustinianus e i profili teologici del potere normativo, VC 47, 2010, 85-98. 163 M. Simonetti, esegesi biblica e storia del cristianesimo, VC 41, 2004, 5-20. 164 E. Castelli, il Prologo del Peri pantos, VC 42, 2005, 37-57. 165 G. De Bonfils, L’imperatore onorio e la difesa dell’ortodossia cristiana contro celicoli ed ebrei, VC 41, 2004, 267-294. 166 E. Dovere, normazione teodosiana «de fide»: la scelta conciliare (aa. 435-449), VC 43, 2006, 67-72. 167 Kamesar, i padri della chiesa e il midrash cit. 168 E. Prinzivalli, Gregorio magno e le eresie, VC 45, 2008, 125-138. 169 M. Simonetti, Gregorio teologo, VC 45, 2008, 5-17. 170 A. Laghezza, Fonti e testimoni nei Dialogi di Gregorio magno, VC 46, 2009, 261-292. 171 M. Girardi, Per un’edizione delle homiliae in Psalmos di Basilio di Cesarea, VC 45, 2008, 155-160. 172 E. Castelli, the author of the Refutatio omnium haeresium and the attribution of the De Universo to Flavius Josephus, VC 46, 2009, 17-30; M. Simonetti, Per un profilo dell’autore dell’Elenchos, VC 46, 2009, 157-173. 173 L.M.M. Olivieri, L’old english martyrology e il culto micaelico dal santuario garganico alla northumbria, VC 48, 2011, 305-317. 174 A. Moro, il rilancio del progetto “Censimento dei santuari cristiani d’italia dall’antichità ai nostri giorni”, VC 46, 2009, 319-326. 175 O. Andrei, Dai Chronici Canones di eusebio al Chronicon di Girolamo: translatio come costruzione di un nuovo modello cronografico, VC 47, 2010, 5-22. 42 MANLIO SIMONETTI tristici greci e latini 176; ancora due articoli su Gregorio Magno di Otranto e Rizzo 177. Durante l’ultimo quindicennio è continuata l’attività della Scuola barese pertinente soprattutto, ma non esclusivamente, a quelli che abbiamo evidenziato come i temi maggiori di ricerca, sia in VC, sia soprattutto nelle iniziative editoriali parallele. Segnaliamo in Scavi e Ricerche la monografia di Ada Campione e Donatella Nuzzo, La Daunia alle origini cristiane (1999) e della stessa Campione La Basilicata paleocristiana. Diocesi e culti (2000); in VCQ le monografie di Giovanni Antonio Nigro, “esultate giusti”. il salmo 32 (LXX) nell’esegesi patristica (2008), di Immacolata Aulisa, Giudei e cristiani nell’agiografia dell’alto medioevo (2009), di Laura Carnevale, Giobbe dall’antichità al medioevo. testi, tradizioni, immagini, 2010 e, lo stesso anno, in inscriptiones Christianae italiae. Subsidia la monografia di P. De Santis, Sanctorum monumenta: aree sacre del suburbio di Roma nella documentazione epigrafica (iV-Vii secolo), che apporta ulteriori nuovi, interessanti risultati alla problematica santuariale. *** La ricchezza dei temi affrontati, che riguardano la quasi totalità delle questioni del Cristianesimo delle origini e l’allargamento a problemi che, soprattutto nel settore storico agiografico, si spingono ormai fino al Medioevo; le iniziative editoriali che hanno coinvolto studiosi di diversi paesi europei; l’organizzazione di momenti di riflessione sullo status degli studi antico-cristiani in Italia; l’organizzazione di momenti di alta formazione a Trani e a Monte Sant’Angelo riservati a giovani ricercatori, borsisti, assegnisti, dottori di ricerca o giovani in possesso di laurea specialistica, anche stranieri, evidenziano la posizione di eccellenza che la Scuola di Bari ha acquisito negli ultimi tre decenni sia a livello di ricerca scientifica che a livello di promozione degli studi. La Rivista, nello studio delle diverse espressioni del Cristianesimo antico, si è sempre impegnata a sottolineare l’interazione tra antike und Christentum, richiamando l’attenzione sulla necessità di operare una revisione della nota posizione di Edward Gibbon incentrata sui concetti di crisi, declino, decadenza, termini cui viene oramai sostituendosi quello di trasformazione, che si realizza 176 E. Castelli, L’edizione del testo patristico greco e latino. Sguardo alla ricerca del XX secolo, 48, 2011, 81-98. 177 G. Otranto, Gregorio magno e l’italia meridionale, VC 49, 2012, 17-39; R. Rizzo, La condanna dell’usura in papa Gregorio magno: alcune notazioni, VC 49, 2012, 101-116. CINQUANT’ANNI DI VeteRa CHRiStianoRum NELLA RICERCA ANTICOCRISTIANISTICA IN ITALIA 43 gradualmente e in un periodo notevolmente più ampio di quello tradizionalmente considerato. Nell’ambito della ricerca conferma questa considerazione la recente pubblicazione di due monografie di ampio respiro e di singolare importanza, di Otranto e Carletti, da tempo i principali animatori della Scuola grazie a una concordia operativa più che quarantennale, non molto frequente negli ambienti accademici italiani. La monografia di Carletti, epigrafia dei cristiani in occidente dal iii al Vii secolo. ideologia e prassi va segnalata, oltre ovviamente per la ricchezza dell’esposizione, anche, se non soprattutto, per l’impostazione metodologica: «[...] chiarisco subito – scrive Carletti – che la produzione epigrafica cui si farà riferimento non sarà osservata, come da consolidata tradizione, nell’ottica divisiva delle categorie religiose (cristiani/pagani), ma piuttosto nel più ampio orizzonte di una storia complessiva della prassi epigrafica romana [...]. I fondamenti, le concezioni, le norme di un sistema religioso, per quanto incidenti e visibili anche nella produzione epigrafica, non giustificano, sia a livello di modello teorico sia a livello di realtà effettuale, l’esistenza di due distinte e autonome “epigrafie”» 178. La monografia di Otranto, Per una storia dell’italia tardoantica cristiana, allarga lo sguardo, rispetto al precedente volume sulla Puglia paleocristiana, fino ad abbracciare le origini e l’organizzazione ecclesiastica delle comunità cristiane di gran parte dell’Italia. Questo lavoro, oltre che per i ricchi materiali che, debitamente analizzati e illustrati, mette a disposizione dello studioso interessato, va segnalato come annuncio e insieme inizio di una nuova area di ricerca di ampio respiro, Historia italiae Christianae, la cui finalità è di sostituire l’ormai invecchiato “Lanzoni” 179, con una trattazione articolata per regioni moderne e non più per regiones augustee: «Tale impostazione, superando i fenomeni di scomposizione e ricomposizione dei territori registrati nel corso dei secoli, consente di avere punti di riferimento precisi e immediatamente identificabili, ancorché moderni; inoltre permette di individuare eventi e fenomeni che hanno contribuito a disegnare l’identità storico-culturale delle regioni moderne» 180. Questa ultima appena incipiente iniziativa si presenta come un atto di fede: fede che la ricerca scientifica riguardante la storia del Cristianesimo antico possa in qualche modo sopravvivere, nel nostro Paese, all’autentico sfascio che con implacabile miope progressione ormai da parecchi anni sta letteralmente affos178 C. Carletti, epigrafia dei cristiani in occidente dal iii al Vii secolo. ideologia e prassi, Bari 2008, 9. 179 F. Lanzoni, Le diocesi d’italia dalle origini al principio del secolo Vii, Faenza 1927. 180 G. Otranto, Per una storia dell’italia tardoantica cristiana, Bari 2009, 31. 44 MANLio SiMoNEtti sando l’Università italiana come centro di ricerca in ambito di studi umanistici. Non sta a noi fare qui questa cronistoria, e per quel che ci concerne specificamente, ci limitiamo a segnalare il recente trapasso della proprietà della testata di VC, già di Quacquarelli e poi trasmessa all’Università di Bari, alla casa editrice Edipuglia, in quanto l’Università non è più in grado di assicurare il finanziamento che permetta a VC di continuare la sua vita, vita ormai lunga, che da un modesto inizio si è progressivamente dilatata e consolidata, fino a significare oggi una presenza molto forte nell’ambito dei nostri studi a livello internazionale. Concludiamo perciò augurando che essa possa sopravvivere a questa difficile congiuntura. Manlio Simonetti Accademico dei Lincei Via D. Chelini, 7 (int. 5) 00197 - Roma (Rm) Ringraziamo il prof. Manlio Simonetti per aver voluto ricostruire i primi cinquant’anni della storia di Vetera Christianorum, rivista creata da Antonio Quacquarelli. Egli, dopo aver fondato a Bari nel 1963 l’Istituto di Letteratura Cristiana Antica, ha voluto dare agli studiosi di cristianistica – in verità ancora pochi nel Meridione d’Italia – uno strumento in grado di aggregare ricercatori intorno a tematiche storico-cristiane, aprendo successivamente la rivista anche ad aspetti monumentali, epigrafici, agiografici. Nel tempo ha continuato a seguire Vetera Christianorum anche dopo il suo trasferimento a Roma nel 1974 e sino a quando le forze glielo hanno consentito. Legato da rapporti di vivissima amicizia con il prof. Simonetti, sin dall’inizio Quacquarelli ha puntato sulla sua preziosa collaborazione. Il prof. Simonetti, come è facile vedere dagli Indici, ha pubblicato sulla rivista un amplissimo numero di contributi in questi cinquanta anni ed è stato Maestro, oltre che amico, di molti di noi, prodigandoci autorevoli consigli anche su iniziative collaterali (quali le Settimane patristiche di Trani e le Settimane di Studi tardoantichi e romanobarbarici di Monte Sant’Angelo). Al prof. Quacquarelli vada un grato e affettuoso ricordo e al prof. Simonetti la riconoscenza nostra e dei nostri allievi che lo hanno conosciuto e continuano a far tesoro dei suoi consigli. Giorgio Otranto e Carlo Carletti