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Bruno Osimo. La traduzione totale

2007, Cadernos de Tradução

214 Bruno Osimo. La traduzione totale. Udine: Editrice Universitaria Udinese Srl, 2004. 41 pp. La traduzione totale è la pubblicazione di una conferenza ine- Resenhas dita di Bruno Osimo, professore e studioso italiano di Traduttologia, tenutasi nel Corso di Lingue Straniere dell’Università di Udine, Italia, e in cui questi presenta quella che lui considera “opera fondamentale per lo sviluppo della disciplina che si occupa della traduzione” (p. 7), ossia Resenhas Total’nyi perevod (La traduzione totale), pubblicata nel 1995 da Peeter Torop, capo del dipartimento di Semiotica dell’Università di Tartu (Estonia). Come lo stesso Osimo riferisce nella brevissima introduzione al suo libro, è una sintesi dello sviluppo che questa disciplina ha avuto negli ultimi cinquant’anni. Il testo, diviso in 17 paragrafi mostra, in particolare, come l’applicazione della semiotica allo studio della traduzione apra interessanti prospettive future, e come il traduttore/traduttologo debba essere preparato per poter prevedere le conseguenze del pr ocesso traduttorio. I primi tre paragrafi (pp. 7-9) descrivono sinteticamente il cambiamento nella focalizzazione della problematica traduttoria, dalla linguistica lessicale alla semiotica, e dalla periferia al centro degli studi e del dibattito internazionale. Il paragrafo 1 - Dalla linguistica alla semiotica – spiega come fino agli anni ’70, la teoria della traduzione esisteva come un’ambito secondario della linguistica. L’approccio lessicale di questo periodo vedeva la traduzione come una ‘ricerca’ di equivalenti testuali e loro trasposizioni dall’origine alla destinazione. J. C. Catford, nel 215 1065, definisce la traduzione come la riposizione di materiale testuale di una lingua (source language) con il materiale testuale di un’altra lingua (target Language). Osimo sottolinea come la concezione isomorfa oggi si applica soltanto ai linguaggi artificiali, mentre le lingue culturo-specifiche sono, per la loro stessa natura, anisomorfe. Nel 2º paragrafo si parla della separazione che si sono generate tra i teorici della traduzione da un lato e, dall’altro, i traduttori. Per prendere le distanze dalle teorie si comincia a parlare di metodo, fino ad arrivare ad ipotizzare un metodo traduttorio universale. Il paragrafo successivo parla dell’importanza che l’articolo On linguistic aspects of translation, pubblicato nel 1959 da Roman Jakobson ebbe per questa materia. In esso infatti questi enuncia una concezione semiotica della traduzione, suddividendola in tre tipi: il trasferimento interlinguistico (come in passato); il trasferimento intralinguistico; la trasmutazione intersemiotica (inerpretazione di segni verbali per mezzo di sistemi segnici non verbali) (p. 9). Si arriva quindi alla presentazione di un autore quasi sconosciuto dai teorici della traduzione del 216 mondo occidentale, Peeter Torop che, nel 1995, pubblica La traduzione totale. Riprendendo la concezione di Jakobson ed ampliandola, Torop definisce come processo traduttorio qualsiasi trasferimento che da un prototesto porti ad un metatesto. In una tale impostazione il processo traduttorio si distingue nelle seguenti fasi: a) analisi del prototesto ed elabor azione della str ategia traduttoria; b) trasposizione del contenuto; c) ricodificazione della forma; d) gestione metatestuale del residuo traduttorio; e) critica della traduzione (pp. 11-13). L’aggettivo “totale” assume nell’espressione dello studioso estone due significati specifici: “totale” perché si considera il residuo comunicativo ed è prevista una strategia che permetta di ricondurlo al ricettore fuori del testo principale, nella forma metatestuale (paratestuale); “totale” perché oltre alle categorie della tr aduzione di Jakobson (interlinguistica, intersemiotica e intralinguistica), considera anche altri tipi di traduzione: metatestuale, intertestuale ed intratestuale. L’importanza che la disciplina assume porta alla sua separazione dalla linguistica, acquistando un nome proprio anche con qualche differenza nei diversi pa- Resenhas esi (es.: in Francia e poi in Italia Traduttologia; nei paesi anglofoni ed anche in Brasile Studi della Traduzione, in Germania ed in Spagna Scienza della Traduzione). Bruno Osimo sottolinea come nella traduzione totale la strategia traduttiva/comunicativa debba contemplare anche l’ “intraducibile”, prevedendo l’eventuale residuo comunicativo e predisponendo i dispositivi metatestuali per gestirlo (p. 11). Importante quindi l’analisi preventiva del prototesto, che va dalla scelta della dominante (definita da Jakobson), all’individuazione del lettore modello (elaborato da Umberto Eco). Osimo riprende il concetto di dominante di un’opera d’arte elaborato da Jakobson per applicarla alla tr aduzione, definendola “l’elemento del prototesto considerato fondamentale per una determinata traduzione verso una determinata cultura” (p. 12). Nel concepire la traduzione tenendo conto dell’insieme del sistema culturale, diventano più adatti i nuovi termini “cultura emittente” e “cultura ricevente”. Nei paragrafi dal 5 al 10 (pp. 13-32) si parla di: La traduzione intralinguistica, La traduzione intersemiotica, La traduzione intertestuale, La traduzione Resenhas metatestuale, La traduzione culturale e La traduzione mentale. La traduzione intralinguistica è spiegata con un esempio tratto da Esercizi di stile di Raymond Queneau, come prova di che uno stesso messaggio può essere tradotto nella stessa lingua. Secondo Osimo: “La traduzione intralinguistica è il primo passo indispensabile per capire che cos’è la traduttologia: usare la lingua madre facilita molto la comprensione e l’applicazione pratica dei concetti” (p. 17). La traduzione intersemiotica, che utilizza codici verbali, viene presentata con esempi di traduzione musicale e recensione musicale, traduzione filmica e recensione filmica, traduzione pittorica. La traduzione intertestuale si spiega per il fatto che ogni testo può essere considerato una traduzione di testi precedenti, di eventi precedenti, di pensieri precedenti, oltre ad essere frutto, in parte, della creatività del suo autore. Ma il testo è anche espressione di un discorso più complesso, frutto del contesto culturale. “Le parole espresse sono la punta dell’iceberg, e la parte sommersa dell’iceberg è data per scontata, è considerata implicita, in virtù del contesto culturale in cui il messaggio è immerso” (p. 19). Da 217 ciò deriva un aspetto essenziale per i traduttori interlinguistici, che è il grado di esplicitazione delle citazioni intertestuali. Nell’ottica della traduzione totale, i “metatesti” hanno la funzione di r idur r e il r esiduo traduttorio e comunicativo nelle traduzioni interlinguistiche. Bruno Osimo introduce la traduzione mentale come un ulteriore aspetto che, secondo lui, è necessario considerare per la logica della traduzione totale. A questo proposito cita Charles Sanders Pierce, ma anche Pirandello e Leopardi, per i quali il concetto di interpretazione era già sinonimo di traduzione. Il traduttologo italiano conclude la sua conferenza (ed il libro) dicendo che, durante il processo traduttorio, è importante creare i presupposti per la formazione di una catena della cooperazione interpretativa (p. 40), nella quale sono presi in considerazione i fattori pratici che possono determinare un impatto reale del testo nella cultura ricevente. Ed è il traduttore che, per mezzo delle sue scelte, ha sovente la responsabilità più grande di questo impatto. Anna Palma UFSC