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Bruno Osimo. La traduzione
totale. Udine: Editrice Universitaria
Udinese Srl, 2004. 41 pp.
La traduzione totale è la pubblicazione di una conferenza ine-
Resenhas
dita di Bruno Osimo, professore
e studioso italiano di Traduttologia, tenutasi nel Corso di Lingue Straniere dell’Università di
Udine, Italia, e in cui questi presenta quella che lui considera
“opera fondamentale per lo sviluppo della disciplina che si occupa della traduzione” (p. 7), ossia
Resenhas
Total’nyi perevod (La traduzione totale), pubblicata nel 1995 da
Peeter Torop, capo del dipartimento di Semiotica dell’Università di Tartu (Estonia). Come lo
stesso Osimo riferisce nella brevissima introduzione al suo libro,
è una sintesi dello sviluppo che
questa disciplina ha avuto negli
ultimi cinquant’anni. Il testo, diviso in 17 paragrafi mostra, in
particolare, come l’applicazione
della semiotica allo studio della
traduzione apra interessanti prospettive future, e come il traduttore/traduttologo debba essere
preparato per poter prevedere le
conseguenze del pr ocesso
traduttorio.
I primi tre paragrafi (pp. 7-9)
descrivono sinteticamente il cambiamento nella focalizzazione della
problematica traduttoria, dalla linguistica lessicale alla semiotica, e
dalla periferia al centro degli studi e del dibattito internazionale.
Il paragrafo 1 - Dalla linguistica
alla semiotica – spiega come fino
agli anni ’70, la teoria della traduzione esisteva come un’ambito
secondario della linguistica. L’approccio lessicale di questo periodo vedeva la traduzione come una
‘ricerca’ di equivalenti testuali e
loro trasposizioni dall’origine alla
destinazione. J. C. Catford, nel
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1065, definisce la traduzione come
la riposizione di materiale testuale di una lingua (source language)
con il materiale testuale di un’altra lingua (target Language).
Osimo sottolinea come la concezione isomorfa oggi si applica soltanto ai linguaggi artificiali, mentre le lingue culturo-specifiche
sono, per la loro stessa natura,
anisomorfe.
Nel 2º paragrafo si parla della separazione che si sono generate tra i teorici della traduzione da
un lato e, dall’altro, i traduttori.
Per prendere le distanze dalle teorie si comincia a parlare di metodo, fino ad arrivare ad ipotizzare
un metodo traduttorio universale.
Il paragrafo successivo parla dell’importanza che l’articolo On
linguistic aspects of translation,
pubblicato nel 1959 da Roman
Jakobson ebbe per questa materia.
In esso infatti questi enuncia una
concezione semiotica della traduzione, suddividendola in tre tipi:
il trasferimento interlinguistico
(come in passato); il trasferimento intralinguistico; la trasmutazione
intersemiotica (inerpretazione di
segni verbali per mezzo di sistemi
segnici non verbali) (p. 9).
Si arriva quindi alla presentazione di un autore quasi sconosciuto dai teorici della traduzione del
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mondo occidentale, Peeter Torop
che, nel 1995, pubblica La traduzione totale. Riprendendo la concezione di Jakobson ed ampliandola, Torop definisce come processo traduttorio qualsiasi trasferimento che da un prototesto porti ad un metatesto. In una tale
impostazione il processo traduttorio si distingue nelle seguenti
fasi: a) analisi del prototesto ed
elabor azione della str ategia
traduttoria; b) trasposizione del
contenuto; c) ricodificazione della forma; d) gestione metatestuale
del residuo traduttorio; e) critica
della traduzione (pp. 11-13).
L’aggettivo “totale” assume
nell’espressione dello studioso
estone due significati specifici:
“totale” perché si considera il residuo
comunicativo ed è prevista una
strategia che permetta di ricondurlo
al ricettore fuori del testo principale,
nella forma metatestuale (paratestuale);
“totale” perché oltre alle categorie
della tr aduzione di Jakobson
(interlinguistica, intersemiotica e
intralinguistica), considera anche altri
tipi di traduzione: metatestuale,
intertestuale ed intratestuale.
L’importanza che la disciplina assume porta alla sua separazione dalla linguistica, acquistando un nome proprio anche con
qualche differenza nei diversi pa-
Resenhas
esi (es.: in Francia e poi in Italia
Traduttologia; nei paesi anglofoni
ed anche in Brasile Studi della
Traduzione, in Germania ed in
Spagna Scienza della Traduzione).
Bruno Osimo sottolinea come
nella traduzione totale la strategia
traduttiva/comunicativa debba
contemplare anche l’ “intraducibile”, prevedendo l’eventuale
residuo comunicativo e predisponendo i dispositivi metatestuali
per gestirlo (p. 11). Importante
quindi l’analisi preventiva del
prototesto, che va dalla scelta della
dominante (definita da Jakobson),
all’individuazione del lettore modello (elaborato da Umberto Eco).
Osimo riprende il concetto di dominante di un’opera d’arte elaborato da Jakobson per applicarla
alla tr aduzione, definendola
“l’elemento del prototesto considerato fondamentale per una determinata traduzione verso una
determinata cultura” (p. 12). Nel
concepire la traduzione tenendo
conto dell’insieme del sistema culturale, diventano più adatti i nuovi termini “cultura emittente” e
“cultura ricevente”.
Nei paragrafi dal 5 al 10 (pp.
13-32) si parla di: La traduzione
intralinguistica, La traduzione
intersemiotica, La traduzione
intertestuale, La traduzione
Resenhas
metatestuale, La traduzione culturale e La traduzione mentale.
La traduzione intralinguistica è
spiegata con un esempio tratto da
Esercizi di stile di Raymond
Queneau, come prova di che uno
stesso messaggio può essere tradotto
nella stessa lingua. Secondo Osimo:
“La traduzione intralinguistica è il
primo passo indispensabile per capire che cos’è la traduttologia: usare la
lingua madre facilita molto la comprensione e l’applicazione pratica dei
concetti” (p. 17).
La traduzione intersemiotica,
che utilizza codici verbali, viene
presentata con esempi di traduzione musicale e recensione musicale, traduzione filmica e recensione filmica, traduzione pittorica.
La traduzione intertestuale si
spiega per il fatto che ogni testo può
essere considerato una traduzione di
testi precedenti, di eventi precedenti, di pensieri precedenti, oltre ad
essere frutto, in parte, della creatività del suo autore. Ma il testo è
anche espressione di un discorso più
complesso, frutto del contesto culturale. “Le parole espresse sono la
punta dell’iceberg, e la parte sommersa dell’iceberg è data per scontata, è considerata implicita, in virtù del contesto culturale in cui il
messaggio è immerso” (p. 19). Da
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ciò deriva un aspetto essenziale per
i traduttori interlinguistici, che è il
grado di esplicitazione delle citazioni
intertestuali.
Nell’ottica della traduzione
totale, i “metatesti” hanno la funzione di r idur r e il r esiduo
traduttorio e comunicativo nelle
traduzioni interlinguistiche.
Bruno Osimo introduce la traduzione mentale come un ulteriore aspetto che, secondo lui, è necessario considerare per la logica
della traduzione totale. A questo
proposito cita Charles Sanders
Pierce, ma anche Pirandello e
Leopardi, per i quali il concetto
di interpretazione era già sinonimo di traduzione.
Il traduttologo italiano conclude la sua conferenza (ed il libro)
dicendo che, durante il processo
traduttorio, è importante creare i
presupposti per la formazione di
una catena della cooperazione
interpretativa (p. 40), nella quale
sono presi in considerazione i fattori pratici che possono determinare un impatto reale del testo
nella cultura ricevente. Ed è il traduttore che, per mezzo delle sue
scelte, ha sovente la responsabilità più grande di questo impatto.
Anna Palma
UFSC