Cahiers d’études italiennes
20 | 2015
Foscolo e la cultura europea
Niccolò Ugo Foscolo in Grecia: prolegomena
Niccolò Ugo Foscolo en Grèce : prolégomènes
Niccolò Ugo Foscolo in Greece: Prolegomena
Francesca Sensini
Editore
Ellug / Éditions littéraires et linguistiques
de l’université de Grenoble
Edizione digitale
URL: http://cei.revues.org/2507
ISSN: 2260-779X
Edizione cartacea
Data di pubblicazione: 30 juin 2015
Paginazione: 201-215
ISBN: 978-2-84310-289-9
ISSN: 1770-9571
Notizia bibliografica digitale
Francesca Sensini, « Niccolò Ugo Foscolo in Grecia: prolegomena », Cahiers d’études italiennes [Online],
20 | 2015, Messo online il 01 gennaio 2017, consultato il 07 gennaio 2017. URL : http://
cei.revues.org/2507 ; DOI : 10.4000/cei.2507
Questo documento è un fac-simile dell'edizione cartacea.
© ELLUG
NICCOLÒ UGO FOSCOLO IN GRECIA:
PROLEGOMENA
Francesca Sensini
Université Nice Sophia Antipolis
Pianse tua patria, o splendissim’alma
il dì che il tuo partir da lei le spiacque;
e pianse poscia, e invidiò la palma,
che italica, e non sua, tanto ti piacque. 1
La patria di Foscolo: destino e scelta
Affrontare, se pur preliminarmente, il tema della ricezione di Foscolo in
Grecia implica di necessità alcune riflessioni a partire da dati biografici, e
anche anagrafici, per chiarire i rapporti, anche materiali, tra il Foscolo e la
sua terra natale. Se ci basassimo unicamente su questi ultimi, dovremmo
concordare con Spiridon De Viasis (1843-1927), studioso di questioni genealogiche foscoliane, che deduceva inequivocabilmente da essi la seguente
conclusione: «il padre del Foscolo era corcirese; l’avo corcirese; il bisavo di
Candia: tutti Greci: anche il Foscolo, quindi, è greco».
Se invece rivolgiamo la nostra attenzione ai dati linguistico-letterari
— alla scelta dell’«italica palma» per riprendere l’espressione di Solomòs,
conterraneo del Foscolo — è chiaro come l’autore appartenga a pieno
diritto alla letteratura italiana ma non altrettanto alla greca, non avendo
egli mai scritto nulla, al di là di qualche stralcio di corrispondenza personale, nella sua lingua madre.
Nella dedica Alla città di Reggio che precede la prima edizione dell’ode
a Bonaparte Liberatore (1797), Foscolo stesso ci fornisce gli elementi
1. D. Solomòs, In morte di Ugo Foscolo, vv. 1-4.
Cahiers d’études italiennes, n° 20, 2015, p. 201-215.
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essenziali per riconsiderare tutti questi dati e, con essi, la sua identità
d’uomo e di scrittore:
Giovane, qual mi son io, nato in Grecia, educato fra Dalmati, e balbettante da soli
quattr’anni in Italia, nè dovea, nè poteva cantare ad uomini liberi ed Italiani. Ma
l’alto genio di Libertà che m’infiamma, e che mi rende Uomo, Libero, e Cittadino di
patria non in sorte toccata ma eletta, mi dà i diritti dell’Italiano 2.
Questa dichiarazione mette in luce tutta la complessità di un’identità
mista e rivendicata come tale — identità nazionale, linguistico-culturale
ed estetica insieme — proiettandola su due piani complementari: da un
lato la «sorte», ineluttabile, col suo portato di gloria e di tragedia, dall’altro
la volontà di una scelta — la «patria eletta» — vissuta con la passione della
coerenza.
La sorte volle dunque che Foscolo nascesse in Grecia, nella ionica
Zante, da madre greca, di religione e cultura ortodossa, Diamantina
Spathì, e da padre di lontana origine veneziana, Andrea Foscolo. È importante ricordare che la famiglia Foscolo si era insediata ormai da più di un
secolo in Grecia — più precisamente a Creta — per poi trovare rifugio
a Corfù, nello Ionio, nel 1669, in seguito alla caduta dell’isola in mano
ottomana 3.
Come per tutte le famiglie sufficientemente abbienti per far studiare i
propri figli, i legami dei Foscolo con la Repubblica di Venezia riguardarono
essenzialmente la formazione universitaria. Come il nonno, Niccolò, il
padre dell’autore studiò e si laureò in medicina a Padova per poi rientrare
nell’Eptaneso e prendere servizio a Zante. Qui conobbe la moglie, che
sposò «conforme il rito della Santa Madre Chiesa apostolica romana» 4
nel 1777 e lì nacquero, battezzati cattolici, nell’ordine, Niccolò, Rubina
e Gian Dionisio; solo il più piccolo, Costantino Angelo, vide la luce a
Spalato, in Dalmazia.
Nell’ambiente in cui il nostro autore visse fino ai suoi quindici anni si
parlava greco — e la sua variante dialettale isolana — e dialetto veneziano;
la lingua italiana era presente come codice scritto di una cultura raffinata
cui la madre stessa di Foscolo aveva potuto accedere. Secondo De Viasis,
infatti, nonostante le scarse sostanze della famiglia Spathìs, il padre di
2. EN II, p. 331.
3. Διονύσης Ν. Μουσμούτης, Ούγκο Φώσκολο. Ιστορικά και βιογραφικά παραλειπόμενα, Ζάκυνθος, εκδόσεις
Τρίμορφο, 2010, p. 15.
4. Così recita il documento, in lingua italiana, conservato nell’archivio di Zante e datato 24 aprile 1777
(ivi, pp. 22-23).
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Diamantina tenne a che gli otto figli, sei femmine e due maschi, imparassero «la lettura del greco e dell’italiano, l’aritmetica e la scrittura» 5.
A fronte dell’educazione in lingua greca — lingua che Foscolo continuò a usare per tutta la vita 6 — vi era dunque una cultura e una lingua
d’elezione, che egli non padroneggiava affatto quando si trasferì a Venezia
— τραυλίζω, «balbetto», è il verbo che ricorre, in riferimento all’uso dell’italiano, in una lettera a Melchiorre Cesarotti del 14 maggio 1795 — e che
studiò con volontà e amore instancabili 7. Si trattava, in realtà, di una vera
e propria lingua straniera; per di più, in quanto codice poetico, altamente
artificiale e indipendente tanto dalla lingua del parlare quotidiano quanto
dalla lingua della prosa.
Alla luce di queste considerazioni è chiaro come sia indispensabile
tenere conto della «particolare condizione interculturale» 8 del Foscolo
per poterne illuminare la figura e l’opera. L’identità anagrafica non è in
realtà che un fatto esteriore: determinare l’appartenenza univoca a una
nazione o a un’altra, a una terra o a un altra (italiano o greco, veneziano
o zantiota, corcirese o cretese) può rispondere a questioni estrinseche di
gloria nazionale o nazionalistica — e questo aspetto pesò non poco sul
Foscolo nell’appropriazione che di lui fece il nostro Risorgimento — ma
non soddisfa in alcun modo l’esigenza di definire il complesso ordito linguistico-culturale su cui l’autore ha tessuto la propria trama. Non a caso
gli stessi studiosi greci del Foscolo tengono a sottolineare il fatto che resti
ancora «da affrontare l’analisi antropologica della sua cultura primigenia» 9.
5. Ivi, p. 19. In contrasto con questa testimonianza, Maria Antonietta Terzoli sostiene che la madre del
Foscolo non leggesse i caratteri latini ma non fornisce ulteriori precisazioni al riguardo (M. A. Terzoli, Scrittori
italiani nati fuori d’Italia: il caso di Foscolo e di Ungaretti, in Id., Con l’incantesimo della parola. Foscolo scrittore
e critico, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2007, p. 228). Salvo altra indicazione, le traduzioni dal greco
sono mie. Tengo a ringraziare sinceramente la collega Amalia Kolonia che, pur itinerante in Grecia, ha preso
tempo per correggermi, consigliarmi e incoraggiarmi nel mio percorso. Altrettanta gratitudine va a Irini Leonti,
insegnante di greco presso la Comunità greca ortodossa di Nizza Saint Spyridon, per la consulenza linguistica e
la preziosa collaborazione in qualità di mediatrice culturale.
6. Nella sua Vita di Ugo Foscolo, edita a Lugano nel 1830, Giovanni Pecchio afferma che Foscolo parlasse il greco
«con facilità». Filippo Maria Pontani, tuttavia, nel suo esame degli scritti in greco del Foscolo, avanza riserve sulla
solidità di questa conoscenza alla luce «della negligenza pressoché assoluta delle norme ortografiche, tanto più
singolare in uno studioso assiduo e profondo del greco classico» e conclude che «la verità è che il Foscolo aveva
una certa capacità di esprimersi in neogreco, contratta dall’infanzia [dall’ossa…] ma ne aveva una conoscenza
letteraria presso che nulla» (F. M. Pontani, Foscolo e il greco moderno, Roma, Italo Graeca, 1964, p. 28).
7. Vedi C. Dionisotti, Venezia e il noviziato del Foscolo, Firenze, Sansoni, 1967.
8. M. A. Terzoli, Con l’incantesimo, cit., p. 221.
9. Φανή Καζαντζή, Ο μεν βίος βραχύς, η δε τέχνη μακρά: ο μαγικός λόγος του Φώσκολου, in Εκδήλωση
τιμής και μνήμης στον Ούγκο Φώσκολο, Πρακτικά ημερίδας, 27 Αυγούστου 2010, ΤΕΙ Ιονίων Νήσων, Τμήμα
Προστασίας και Συντήρησης Πολιτιστικής Κληρονομιάς, p. 10. Cfr. M. A. Terzoli, Il libro di Jacopo. Scrittura
sacra nell’Ortis, Roma, Salerno, 1988, pp. 51-52.
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«Sacre le reliquie»: la contesa per le spoglie del poeta
In attesa di poter approfondire una ricerca tanto complessa e appassionante, mi sono avventurata sulle tracce dell’autore — del suo nome, della
sua immagine vulgata — nella sua terra natale dagli anni successivi alla
morte fino ai giorni nostri. Allora, come oggi d’altronde, la prima questione associata al Foscolo in Grecia è la contesa — se così si può dire, con
termine omerico — per le sue spoglie mortali 10.
Circa due mesi dopo la sua scomparsa, il 19 novembre 1827, nella
chiesa cattolica di San Marco a Zante fu celebrata una messa in onore
del Foscolo. Il poeta Dionisios Solomòs pronunciò il suo Elogio di Ugo
Foscolo 11 accompagnato dal sonetto In morte di Ugo Foscolo 12. In un suo
recente contributo, lo studioso greco Gheràsimos Zoras sottolinea il fatto
che i primi versi del sonetto costituiscano la risposta al motivo — e ossessione foscoliana — della «illacrimata sepoltura». Le lacrime della madre
patria sono antiche e risalgono al primo distacco; distacco definitivo e
irrimediabile, anche post mortem:
Solomòs smentisce i timori del poeta, mettendo in evidenza come gli zantioti non
abbiano atteso la sua morte per piangerlo; al contrario, il loro compianto cominciò
quando egli lasciò l’isola per rendersi illustre all’estero. In particolare, la sepoltura
diventa ulteriore motivo di dolore per la patria, non potendo essa averlo accanto
neppure da morto 13.
Il tema foscoliano della «illacrimata sepoltura» si intreccia dunque, nei
versi di Solomòs, colla vicenda della sepoltura negata, vissuta dolorosamente dai connazionali del Foscolo per il suo valore altamente simbolico
e per il sentimento di ingiustizia, verso il poeta prima ancora che verso la
Grecia, che essa suscitò fin dal suo inizio.
10. Cfr. sul tema gli atti del convegno per il bicentenario della nascita del poeta Γ. Αθανασιάδη Νόβα, Επί τη
συμπληρώσει 200 ετών από της γεννήσεως του Ούγκου Φώσκoλου, Πρακτικά της Ακαδημίας Αθηνών, t. LIII,
1978.
11. D. Solomòs, Elogio di Ugo Foscolo, a cura di C. Brighenti, Torino, 1934. Alla seguente edizione del
testo in italiano fanno riferimento gli studi di Zoras e Mastrodimitris: Διονύσιος Σολωμός, Εγκώμιο για τον
Ούγκο Φώσκολο = Elogio di Ugo Foscolo, μετάφραση Λίνου Πολίτη, με τη συνεργασία Γ. Ν. Πολίτη, Αθήνα:
Ιδρυμα Κώστα και Ελένης Ουράνη, 1978. Si veda anche l’articolo seguente e la relativa bibliografia: Π. Δ.
Μαστροδημήτρης, Σύντομο Σχόλιο στο Εγκώμιο για τον Ούγο Φώσκολο (Elogio di Ugo Foscolo) του Διονυσίου
Σολωμού, Παρνασσός, t. XLVIII, 2006, pp. 21-30.
12. Il sonetto e l’elogio funebre si trovano, unicamente in traduzione greca, negli opera omnia di D. Solomòs,
Aπαντα, t. B, Πεζά και ιταλικά, Εκδοση και σημειώσεις Λίνου Πολίτη, Iκαρος, Αθήνα, 1955, rispettivamente
a p. 148 e a p. 185. Il testo italiano del sonetto è pubblicato negli Atti del centenario, Πανηγυρικόν λεύκωμα
Ζακύνθου δια την εκατονταετηρίδα Ούγκου Φώσκολου 1827-1927, έκδοση Ιονίου Ανθολογίας, 1927, p. 43.
13. Γ. Γ. Ζώρας, Σολωμός-Φώσκολο ποιητικός διάλογος, in Εκδήλωση τιμής και μνήμης στον Ούγκο
Φώσκολο, cit., p. 31.
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La volontà di procedere al rimpatrio della salma del Foscolo non
mancò fin dai primissimi tempi successivi alla morte ma non condusse ad
alcuna iniziativa concreta. Il cugino del poeta, Aloìsios Kùrtsolas si attivò
rapidamente per il trasferimento della salma dal cimitero di Chiswick a
Zacinto ma per ragioni ignote, pur essendo stati raccolti i fondi necessari a
realizzare il trasporto, nulla ne seguì. Nel 1905, ritornando sulla questione
in un articolo dedicato al Foscolo, lo storico Marinos Siguros afferma che
in quell’occasione «i Greci dormirono». A controbilanciare questa constatazione Siguros sottolinea una realtà di altro segno, immutabile, che va
ben oltre l’esito penoso di tutta la vicenda: «accanto ai mausolei di Dante
e Michelangelo si trova anche una gloria ellenica» 14.
In una lettera del 1841 il deputato zantiota Ioannis Domeneghinis
rispose a un giovane italiano che lo interrogava sulle iniziative in memoria
del Foscolo nella sua terra natale. La replica è amara:
Sono senza parole e mi meraviglio ogni volta che richiamo alla mente il fatto che,
se pure il nome di Foscolo è ammirato da tutti con parole celesti, non lo è affatto
con gli atti […] noi siamo degni di biasimo e giustamente gli stranieri ci criticano e
denigrano quando constatano questa enorme stupidità 15.
In quella che pareva una generale situazione d’inerzia delle autorità greche,
nel 1870 giunse la notizia che l’Italia aveva richiesto al governo inglese il
trasferimento della salma del poeta nel pantheon laico di Santa Croce.
A questo annuncio non mancarono espressioni di indignazione: il Conte
Spiridon Romas, residente a Napoli, protestò pubblicamente contro l’iniziativa del governo italiano, pur criticando con triste ironia la passività e i
ritardi dei compatrioti 16.
La protesta di Romas non fu isolata. Lo stesso anno lo storico dell’Eptaneso Panaghiotis Chiotis pubblicò sul giornale Η Δημοτική una lettera
al sindaco di Zacinto, Franghiskos Tzulatis, perché facesse pressione sul
governo greco esigendo il trasferimento della salma sull’isola. Come già
nel 1852 Chiotis aveva reagito contro coloro che «negavano la grecità
dell’anima e del pensiero foscoliano» 17, così in questa lettera egli associa
indissolubilmente la richiesta, seppur tardiva e probabilmente destinata a
restare inascoltata, delle spoglie mortali del poeta all’espressione ufficiale
«davanti all’Italia, all’Inghilterra e agli altri popoli», pari a «monumento
14. L’articolo si trova negli Atti del centenario: M. Siguros, Ugo Foscolo ( frammenti), in Εκατονταετηρίδα
Ούγκου Φώσκολου, cit., pp. 18-22; la citazione è a p. 22.
15. Διονύσης Μουσμούτης, cit. p. 80.
16. Ivi, p. 82.
17. Ivi, p. 83.
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incrollabile», del fatto che «il geniale Foscolo è figlio di Zacinto e greco
per nascita e fierezza» 18.
Il sindaco di Zacinto scrisse al Primo Ministro e Ministro degli Esteri
del tempo, Epaminondas Delighiorghis, chiedendo di intervenire presso le
autorità inglesi e italiane; quest’ultimo trasmise la lettera a Petros Armenis
Vràilas, il quale fu informato dal Ministro degli Esteri inglese che la questione era ormai definitivamente chiusa.
Quando la risposta di Armenis Vràilas fu resa pubblica, Chiotis pubblicò ancora su Η Δημοτική, tra il 1870 e il 1871, una serie di articoli volti
a sottolineare i diritti del Foscolo contro le pretese del governo italiano, la
grecità indiscutibile del poeta e i suoi sentimenti nei confronti della madre
patria. Su iniziativa dello storico, si tentarono altre mediazioni, attraverso
il deputato italiano di origine greca Giorgio Tamazto-Grassetti e il console
italiano a Zacinto, Costantino Messalas, fino all’iniziativa del deputato
greco zantiota, Kostantinos Lombardos, che si rivolse direttamente al re
Vittorio Emanuele, a Garibaldi e altre personalità italiane di sua conoscenza cercando di far valere i diritti di Zacinto.
Sempre nel 1871 il poeta leucadio Anghelos Kalkanis scrisse un poema
in italiano, A Zacinto, dedicato al sindaco e ai consiglieri municipali di
Zacinto «compatrioti del grande poeta dei Sepolcri». L’intento di Kalkanis
era di esprimere solidarietà rispetto alle iniziative delle autorità dell’isola
e compartecipazione al dolore per questa «seconda perdita» del poeta 19.
Quando, nel maggio del 1871, il commissario Angelo Bargoni si recò
a Londra per l’esumazione, si verificarono difficoltà impreviste, dovute
all’impossibilità di rinvenire la salma del poeta nel cimitero di Chiswich 20.
La stampa greca reagì a questa notizia con una malcelata soddisfazione,
rivelatrice dei sentimenti dell’opinione pubblica colta e del mondo intellettuale, in particolare ionico, rispetto alla vicenda. Così leggiamo sul settimanale zantiota Ημέρα del 15/27 maggio 1871:
In attesa di maggiori informazioni sul chiarimento di questo mistero [scil. il mancato ritrovamento della salma], non possiamo nascondere che l’Italia, disprezzando la
18. Ivi, p. 84.
19. Ivi, pp. 93-95.
20. Ce ne dà notizia P. Artusi, Vita di Ugo Foscolo, Tipografia di G. Barbera, Firenze, 1878, p. 210: «La sera de’
24 maggio il comm. Peruzzi riceveva dal prefato commissario un telegramma con cui si avvertiva di sospendere
i preparativi perché gli avanzi del cantor de’ Sepolcri erano scomparsi, né era più possibile rintracciarli. Fatte
però più diligenti ricerche nel cimitero di Chiswick, furono finalmente trovati e l’onorevole Bargoni esultante
potè darne il grato annunzio al Ministro dell’Istruzione pubblica, onorevole Correnti, col seguente dispaccio:
Londra, 8 giugno. Ugo Foscolo è restituito all’Italia. Fu compiuto il dissotterramento; il cadavere fu trovato in
istato perfetto di conservazione dentro a due casse ben condizionate, l’autenticità ne è completamente accertata; il ministro Cadorna e buon numero d’Italiani era presente».
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precisa richiesta del poeta greco per nascita, si è stimata in diritto di non consentire
al trasporto delle sue ossa nella sua isola natale, Zacinto 21.
Significativo in questo senso è il fatto che l’ambasciatore greco in Italia,
Andreas Kunduriotis, non abbia preso parte direttamente alle sontuose
manifestazioni organizzate a Firenze per il ritorno delle spoglie del poeta,
delegando il proprio segretario. Questo fatto non mancò di suscitare critiche presso la comunità greca residente in Toscana, che avrebbe desiderato una più grande rappresentanza delle autorità elleniche.
L’amarezza della Grecia rispetto a questo evento non scemerà. La
questione della frustrata gloria nazionale s’intreccerà sempre, indissolubilmente, al tema del mancato rispetto delle ultime volontà del poeta.
Quando, il 4 settembre 1915 il poeta greco Kostìs Palamàs pubblicò sul
giornale Νέα Ημέρα un articolo dedicato a Foscolo, il tema delle ultime
volontà del poeta «più greco per spirito di quanto fosse italiano per lingua»
ricorre in toni accorati:
Foscolo nacque a Zacinto da madre zantiota e in quest’isola fiorente trascorse i primi
anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Il poeta italofono, ma più greco per spirito di
quanto fosse italiano per lingua, è figlio di Zacinto, come Solomòs. Ma Solomòs
rimase più fedele alla grande madre mentre il suo maestro e conterraneo di vent’anni
più vecchio, espatriato prematuramente, non riuscì a rivedere la patria, e fino all’ora
della sua morte lo accarezzarono sogni appassionati, e mai realizzati, di un ritorno
ad essa 22.
Nel 1927, in occasione del centenario della nascita del poeta, tra le altre
iniziative culturali promosse in Grecia, venne pubblicata una traduzione
commentata dei Sepolcri, opera di Gheòrghios Kalosghuros. La traduzione è arricchita non solo da un’introduzione al testo e da un apparato di
schòlia ma anche dalla traduzione dei Cimiteri di Ippolito Pindemonte, da
una nota biografica di Marinos Siguros e da un articolo di Spiros Minotos
dal significativo titolo «L’anima greca di Ugo Foscolo» 23. In questo articolo lo studioso intende illustrare la «coscienza greca» del poeta riferendosi
essenzialmente «alle sue stesse dichiarazioni sulle sue origini e sui suoi
sentimenti per Zacinto e la Grecia» 24. Minotos passa dunque in rassegna
e cita, in traduzione greca, tutti i luoghi più significativi dell’epistolario di
Foscolo in cui vengono evocate le sue origini, il suo amore per la patria, il
21. Διονύσης Ν. Μουσμούτης, cit., pp. 98-99.
22. Κωστής Παλαμάς, Φώσκολος, in Aρθρα και χρονογραφήματα, t. Γ, pp. 327-329.
23. Ούγκο Φώσκολο, Οι τάφοι, Μετάφραση Γ. Καλοσγούρου, Βιογραφικό σημείωμα Μαρίνου Σιγούρου, Σ.
Μινώτου, εκδοτικός οίκος Ελευθερουδάκη, Αθήνα, 1927.
24. Ούγκο Φώσκολο, Οι τάφοι, cit., pp. 181-182.
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desiderio di essere ωφέλιμος, «utile» 25, alla Grecia attraverso la sua opera di
intellettuale e, naturalmente, il sogno mai abbandonato di poter tornare a
vivere, e morire, a Zacinto.
Il centenario della morte del poeta
Nel 1927, dunque, ricorse il centenario della morte del poeta. In questa
occasione, Grecia e Italia si accordarono per organizzare congiuntamente
le celebrazioni. L’occasione del centenario fece da sfondo al viaggio a
Roma dei Ministri degli Esteri e dell’Economia, Andreas Michalakòpulos
e Gheòrghios Kafandaris, inviati coll’obiettivo di ottenere dei finanziamenti a beneficio della neonata democrazia ma anche per comunicare,
seppur diplomaticamente, alcune rimostranze del governo greco sulla
condotta delle autorità italiane nel Dodecaneso. Nel complesso la visita
a Roma della delegazione greca fu fruttuosa. Nel frattempo, in Grecia,
si costituiva il comitato organizzativo per i festeggiamenti foscoliani,
presieduto dal Ministro degli Interni, Panaghìs Tsaldaris, e composto da
personalità provenienti dal mondo accademico e dalla comunità zantiota.
I due paesi si accordarono per realizzare delle celebrazioni comuni che
avrebbero avuto luogo nel novembre 1927 con rappresentanti governativi,
intellettuali e giornalisti dei due paesi. Il settimanale greco Εστία riferì che
le feste si erano svolte «in un’atmosfera di alta e nobile esaltazione spirituale, creata dalla comunicazione con lo spirito di un grande come Ugo
Foscolo, il quale ebbe per patria due popoli tra cui esisteva una grande
affinità spirituale e intellettuale» 26.
Più in generale, la stampa commentò con entusiasmo l’avvicinamento
tra i due paesi, enfatizzato pubblicamente dalle autorità italiane in Grecia;
il sottosegretario di Stato al Ministero della pubblica istruzione italiano,
Emilio Bodrero, ebbe a sottolineare come mai nella storia europea Italia e
Grecia si fossero trovate in un momento più propizio per intendersi. Nella
quantità delle pubblicazioni, critiche e di corrispondenza, si distinse tuttavia un articolo polemico, apparso sulla rivista Νέα Εστία del 15 gennaio
1928, in cui la giornalista Alkis Thrilos non solo mise in dubbio la sincerità
25. L’aggettivo greco è impiegato dal Foscolo in una lettera in greco arcaicizzante del 21 aprile 1824, indirizzata a una personalità politica greca, I. Orlandos (Ep. III, pp. 152 sgg.). Cfr anche F. M. Pontani, Foscolo e il
greco moderno, cit., p. 32.
26. Διονύσης Μουσμούτης, cit., p. 166.
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del filellenismo 27 foscoliano ma sottolineò altresì il carattere «interessato»
delle celebrazioni per il centenario evocando una deliberata volontà di
propaganda dell’Italia fascista in territorio ellenico:
I festeggiamenti in onore di Foscolo hanno servito, in fin dei conti, interessi politici.
Gli italiani volevano fare una manifestazione dell’Italia fascista nell’Eptaneso. Foscolo
era solo un pretesto. Questa manifestazione gli italiani avevano deciso di farla e da
soli. La Grecia prese l’iniziativa e si incaricò dell’organizzazione delle celebrazioni.
Questo è l’intero segreto delle celebrazioni foscoliane 28.
Su questa scia polemica un interessante e poco noto dibattito, riportato alla
luce dalla recente monografia di Dionisis Musmutis dedicata a Foscolo,
si accese intorno all’autore nell’ambiente della critica letteraria marxista
più o meno strettamente legata al Partito comunista di Grecia, il KKE
(Kommunistikò Komma Elladas). Sull’organo di partito Ριζοσπάστης del
27 novembre 1927 venne pubblicato un articolo, eminentemente biografico, dedicato a Foscolo, nel quale si mettevano in evidenza l’impegno del
poeta nelle lotte sociali del suo tempo e la coerenza delle sue posizioni
ideologiche. L’autore, che si firmò colle iniziali N. K., era verosimilmente
l’avvocato, giornalista e scrittore Nikos Katiforis.
L’articolo suscitò la reazione immediata dell’intellettuale e scrittore
Petros Pikròs (pseudonimo letterario di Petros Ghunaròpulos) che scrisse
una lettera aperta al giornale, in cui accusava personalmente Katiforis di
voler ignorare gli scopi politici del fascismo insiti nelle celebrazioni foscoliane e di essere vicino agli «ammiratori borghesi» del Foscolo. Per quanto
riguarda il poeta, Pikròs sottolinea come egli non abbia alcuna rilevanza
nella letteratura neogreca, non avendo scritto che in lingua italiana, «a
meno che non si debbano considerare monumenti estetici delle lettere e dei
riferimenti galanti e adulatori — le sole ‘opere’ del poeta scritte in greco» 29.
Dal punto di vista ideologico, il giudizio non è meno secco e radicalmente negativo: Foscolo ha ignorato i fermenti sociali del suo tempo e
la sua fama di precursore delle rivoluzioni nazionali e di φιλελεύθερος è
ingiustificata 30; egli era piuttosto un avventuriero, πράκτωρ, «agente», di
27. Sul tema del filellenismo italiano nel XIX secolo si vedano Garibaldi e il filellenismo italiano nel XIX secolo,
Atene, Istituto italiano di cultura in Atene, 1985; Risorgimento greco e filellenismo italiano. Lotte, cultura, arte,
Mostra promossa dall’Ambasciata di Grecia e dall’Associazione per lo sviluppo delle relazioni fra Italia e Grecia,
Roma, palazzo Venezia, 25 marzo-25 aprile 1986, catalogo a cura di C. Spetsieri Beschi ed E. Lucarelli, Roma,
Edizioni del Sole, 1986; F. Bellucci, La Grecia plurale del Risorgimento (1821-1915 ), Pisa, ETS, 2012.
28. Διονύσης Μουσμούτης, cit., p. 169.
29. Ivi, p. 176.
30. Sulla visione del Foscolo rispetto alla situazione politica in Grecia si veda, oltre agli Scritti sulle isole ionie
pubblicati in U. Foscolo, EN, XIII/1, pp. 1-582, la monografia dedicata alla rivoluzione greca di Σπυρίδων Δε
Βιάζης, Ο Ούγκο Φώσκολο και η Ελληνική Επανάσταση: Σημειώσεις, Τυπογραφείον Ο Φώσκολος, 1890.
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Napoleone, del re Ludovico, del governo britannico e dello Zar. Senza
citare documenti o fonti, cui afferma di volersi riferire in una nota successiva, Pikròs continua su questo tono:
Non basta il documento d’identità di cittadino austriaco — di cui non so perché
non ha fatto menzione il compagno N. K. — a servire come buona certificazione
delle battaglie del Foscolo. Le sue negoziazioni mercantili con Koletis per tornare
in Grecia, la corrispondenza col ministro dello Zar, il servilismo nei confronti del
governo inglese per persuaderlo che non era un agente della Russia, la paura di condannare le turpitudini, di cui nessuno parlava, dell’Inghilterra nell’Eptaneso 31, il fatto
che non solo non abbia preso parte alla lotta della borghesia greca ma che abbia ignorato i moti delle plebi zantiote […], la sua mania di evidenziare che era aristocratico
e la sua falsa attestazione di discendenza dalla famiglia di Leonardo Foscolo, tutto
questo testimonia degli scopi che si intrecciavano nei suoi vari movimenti 32.
Nella sua risposta, del 29 novembre 1927, intitolata «Le feste foscoliane»,
Katiforis non difende solo se stesso dalla accuse di ‘tradimento’ ideologico
del compagno Pikròs ma anche e soprattutto Foscolo, la coerenza della sua
etica, il suo amore per la libertà e la sua dignità letteraria, concludendo
sostanzialmente che l’accusatore, senza veri argomenti a sostegno della sua
tesi, si limitava a diffondere calunnie:
Foscolo non fu affatto un mediocre ma appartenne ai migliori scrittori del suo tempo
e i suoi servigi si sarebbero venduti caramente se si fosse mai trattato di renderli a
qualcuno. Ma questo accadde? No, tutt’altro. La polizia austriaca lo sorveglia e lo
ricerca. In Inghilterra si crea intorno a lui un’atmosfera ostile. Serviva talmente gli
interessi britannici che gli negarono il passaporto per Zacinto affinché i suoi concittadini non prendessero coraggio dalla sua venuta e non si ribellassero a Lord Maitland,
che governava despoticamente la sua patria. Servì talmente gli interessi della Russia
che quando Kapodistrias, ministro dello Zar, dopo una visita in cui lo trovò in una
situazione d’indigenza disperata, lo invitò in Russia dove vi erano i mezzi per mantenerlo, egli rifiutò per non sottomettersi al regime totalitario zarista. E per quando
riguarda «i servigi» che rese agli interessi di Napoleone, occorre notare questo: Foscolo
ammirò Napoleone come generale della Rivoluzione, e certamente gli aveva dedicato
un’ode in merito. Quando tuttavia Napoleone svelò le sue ambizioni da dittatore, lo
dichiarò suo nemico. E questo fu il risultato: la cattedra all’università di Pavia dove
esercitava come professore fu soppressa ed egli rimase privo di risorse per vivere 33.
Pikròs portò avanti la polemica antifoscoliana pubblicando sul mensile
Η Νέα Επιθεώρηση, nel gennaio e febbraio 1928, uno studio critico dal
31. Per la visione del Foscolo sulla situazione politica nell’Eptaneso e sul ruolo del governo inglese — e per
la disputa che lo contrappose ad Andreas Kalvos su questi temi — si veda l’articolo di Γιώργος Σκλαβούνος,
Η ρήξη Ανδρέα Κάλβου, Ούγκο Φώσκολο και ο Ιωάννης Καποδίστριας in Papyri, vol. I, 2012, pp. 84-103.
32. Ivi, pp. 173-174.
33. Ivi, pp. 177-178.
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Niccolò Ugo Foscolo in Grecia: prolegomena
significativo titolo «Foscolo senza la leggenda. Significato politico e sociale
del centenario del poeta». Dionisis Musmutis fa notare che le posizioni di
un intellettuale come Pikròs riflettono, in realtà, una più generale impostazione della cultura della sinistra greca tra le due guerre:
L’uso ideologico della Storia, in particolare nel periodo tra le due guerre, orienterà
la Sinistra verso una forma di ‘populismo’, con il rifiuto, in parallelo, dei prodotti
dell’arte borghese. Domina largamente il punto di vista secondo cui la borghesia ha
fallito nel tentativo di rivolgersi, colla sua letteratura, alle masse popolari 34.
Questa critica coinvolge non solo un autore dall’identità contesa, come
Foscolo, ma anche grandi esponenti della letteratura greca di Otto e
Novecento, quali Dionisios Solomòs, Andreas Kalvos, Kostìs Palamàs,
Aristotelis Valaoritis, Anghelos Sikelianòs, Kostas Vàrnalis, che verrano
‘riabilitati’ più tardi, come nel caso emblematico di un altro zantiota,
Kalvos, che divenne «un poeta-guida che, col suo esempio, indicò ai greci
progressisti la via per un’azione di lotta senza compromessi e concessioni».
Nel caso particolare di Foscolo, la polemica si aprì ed esaurì cogli articoli
di Katiforis e Pikròs — e in particolare di quest’ultimo — senza tuttavia
che essa riuscisse a contribuire in modo costruttivo alla migliore comprensione della figura e dell’opera dell’autore nella sua terra natale.
Oltre all’interesse — e alle polemiche — registrati nella stampa ellenica,
il centenario della morte di Foscolo segnò un momento di ripensamento e
riflessione sulla figura e sull’opera del poeta in ambito accademico e letterario. Gli Atti del centenario, prevalentemente ma non esclusivamente in
lingua greca, colpiscono per la loro variegata ricchezza di contributi: dalle
traduzioni della produzione lirica di Foscolo a poemi originali in onore
del poeta (compresa la traduzione greca del poema Per il trasporto delle
reliquie di Ugo Foscolo in Santa Croce del Carducci), dalle prose degli studiosi ai ritratti aulici e romanzeschi dei letterati, per finire con una sezione
di versi e prose dedicata a Zacinto quale terra privilegiata di arte e cultura
(compaiono in questa sezione anche i testi in inglese e in francese To Zante
di Edgar Allan Poe e Zante di Paul Bourget).
Tra i contributi più prestigiosi si segnala il diffuso articolo del poeta e
scrittore Kostas Vàrnalis sulla teoria estetica del Foscolo e, più in particolare, sulla compiuta realizzazione dell’«ideale classico» che egli riconosce
nell’opera foscoliana 35.
34. Ivi, pp. 183.
35. K. Βάρναλης, Ο αισθητικός ωφελισμός του Φώσκολου in Εκατονταετηρίδα Ούγου Φώσκολου, cit.,
pp. 23-28.
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Francesca Sensini
Sul tema della grecità del Foscolo, invece, sono particolarmente interessanti due brevi articoli di Thomàs Velianitis e Michalis Valsas. Nel primo,
dal titolo Greco o Italiano, lo scrittore, dopo aver illuminato le circostanze
storiche che portarono molti futuri letterati dell’Eptaneso a esprimersi in
italiano, riconosce «l’anima nazionale» del Foscolo nel suo interesse e nella
sua azione in favore dell’«indipendenza greca» (anch’essa ostacolata e per
così dire neutralizzata dalle dolorose circostanze della sua vita):
Foscolo soffrì per la Grecia come Solomòs. Ce lo disse lo stesso Solomòs nel discorso
commemorativo che pronunziò per la morte del Foscolo. Foscolo fu perso per la
letteratura greca e rimase lontano dai ranghi delle lotte politiche dell’Eptaneso in
ragione della sua povertà 36.
Nel secondo contributo, dal significativo titolo Annessioni (in merito
alla grecità del Foscolo), Valsas polemizza con toni appassionati nei riguardi
di una tendenza dei suoi connazionali che sembra superare i confini del
caso foscoliano per farsi generale; egli arriva ad affermare quanto segue:
«temo molto che se Foscolo non avesse sangue greco nelle vene, e anche
se il suo valore di poeta fosse maggiore, non lo loderemmo tanto». Al di
là di questa critica generale, l’invito e l’auspicio dello scrittore sono chiari:
amare l’opera dei poeti che, come Foscolo, hanno amato la Grecia pur
essendosi espressi in una lingua straniera: «amiamo la loro opera: parliamone meno e leggiamola di più […] amiamo e ammiriamo Foscolo per
poterlo rivendicare come nostro» 37.
Foscolo in Grecia oggi
Al di là dell’interesse di singoli studiosi greci per il poeta italofono «che
mai smise di sentirsi zantiota» 38, il centro catalizzatore della vitalità del
Foscolo nella sua terra è senz’altro l’Associazione culturale Ugo Foscolo
(Πολιτιστικός Σύλλογος Ζακύνθου Ούγκο Φώσκολο), fondata a Zacinto
nel 2009. Lo scopo della sua nascita è «la ricostruzione della casa dell’artista italo-zantiota» 39, nella forma più possibile fedele all’originale, e della
biblioteca foscoliana al suo interno.
36. Θ. Θ. Βελιανήτης Έλλην ή Ιταλός in Εκατονταετηρίδα Ούγκου Φώσκολου, cit., p. 79.
37. Μ. Βάλσα, Προσαρτήσεις (σχετικά με την ελληνικότητα του Φώσκολου) in Εκατονταετηρίδα Ούγκου
Φώσκολου, cit., p. 80.
38. La citazione è tratta da un articolo del 2 aprile 2012 del quotidiano di Zante Ημέρα τση Ζακύνθου dal
titolo L’associazione culturale Ugo Foscolo: Si affrettino le procedure per la riedificazione della casa del poeta!
39. La dichiarazione è riportata sul sito in lingua greca della rivista letteraria «Ombra dell’ombra»: <http://
www.iskiosiskiou.com/2010/08/ugo-foscolo.html>, curata da padre Panaghiotis Kapodìstrias, officiante nella
cattedrale di Zante.
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Niccolò Ugo Foscolo in Grecia: prolegomena
Un’amara ironia, infatti, ha voluto che questo luogo fondamentale, unico segno tangibile della presenza del Foscolo sull’isola, venisse
distrutto dai bombardamenti dell’aviazione italiana il 6 novembre 1940.
Precedentemente la dimora, piccola e modesta, in via Odighìtrias, era
parte del demanio dello stato, che la acquistò nel 1886. La celebre biblioteca — la Φωσκολιανή Βιβλιοθήκη — inaugurata il 24 maggio 1892, era
stata integrata in un secondo momento alla biblioteca comunale di Zante
e andò in seguito distrutta nel terremoto del 1953. Grazie ai finanziamenti
stanziati della Regione Ionia con fondi europei, l’obiettivo principe
dell’associazione può essere raggiunto; si attende l’inizio dei lavori. Fra
le altre ambizioni dell’associazione si annovera la costituzione, nella casa
ricostruita, di un fondo bibliografico foscoliano composto da edizioni,
traduzioni, monografie e articoli dedicati all’autore.
Accanto a questi progetti, dall’anno della sua nascita a oggi, l’associazione ha promosso direttamente e preso parte a eventi culturali locali
in onore del Foscolo. Il 27 agosto 2010, a Zante, si è tenuta la prima
«manifestazione in onore e in ricordo» 40 di Foscolo, con interventi di vari
rappresentanti del mondo della cultura greca, come il saggista Dionisis
Musmutis, i professori Fanì Kazantzì e Gheràsimos Zoras, lo scrittore
Fìlippos Drakontaidìs e l’attrice zantiota Tzeni Rusea 41.
Più di recente, il 24 febbraio 2013, nella cattedrale di Zante, il centro
culturale Αληθώς ha dedicato una delle sue riunioni annuali — e più
precisamente un φιλολογικό / μουσικό μνημόσυνο, una «messa commemorativa letteraria e musicale» — al «poeta zantiota dei Sepolcri e delle
Grazie» 42. A questo evento hanno preso parte autorità ecclesiastiche — il
metropolita di Dodona e di Zacinto — e politiche locali, nella persona
del sindaco della città. Ai saluti dell’ambasciatore greco a Roma e del
presidente del dipartimento di lingue straniere, traduzione e interpretazione dell’Università dello Ionio, sono seguiti gli interventi del presidente
dell’Associazione Ugo Foscolo, Nikos Lalòtis e del presidente di Αληθώς,
chiusi da un concerto di musica barocca 43.
Sul versante delle ricerche specialistiche, l’assenza di una bibliografia
dedicata all’autore ha senz’altro ostacolato lo sviluppo degli studi foscoliani in Grecia. Solo negli ultimi decenni si è registrato un interesse crescente verso l’autore con la pubblicazione di opere molto importanti, quali
40. Ibid.
41. Cfr. supra n. 9 per gli Atti della giornata.
42. Si veda la seguente pagina del sito in lingua greca <http://www.amen.gr/article12609>.
43. Gli atti di questo evento sono stati pubblicati in un numero della rivista del centro culturale stesso:
Αληθώς Κέντρο λόγου, 9 Θεματικές διαλέξεις ακαδημαϊκού έτους 2012-2013, p. 122.
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Francesca Sensini
il repertorio di articoli tratti dai quotidiani e periodici dedicati a Foscolo
e Kalvos di Dionisis Serras, la più recente monografia sulle traduzioni
greche delle opere foscoliane di Fanì Kazantzì e naturalmente la preziosissima introduzione storica e biografica all’autore di Dionisis Musmutis,
fornita di una ricca bibliografia greca e internazionale 44.
Conclusione
Per concludere, questo primo tratto di cammino sulle tracce della presenza
foscoliana in Grecia ci rivela un quadro animato da passioni nazionali,
traversie storiche legate al processo di unificazione e stabilizzazione della
democrazia nel paese e da un senso di rimpianto che dal poeta stesso, profeta di una sua sepoltura lontana — se non in terra straniera quanto meno
lontano dal «petto della madre mesta» — si trasmette ai suoi compatrioti,
del suo tempo come di oggi.
Fermo il fatto che Foscolo riunisce in sé «il sacro palpito della poesia
greca e la fiamma dello spirito latino che partì da Zacinto per l’Italia
dove volano le Muse profughe» 45 — e non sfugga il senso di una fatalità
storica sommamente ingiusta — è particolarmente degno di nota che
la questione della lingua venga trattata come un elemento secondario,
accidentale, del legame tra il poeta e la sua terra. I suoi testi vengono
proposti, citati e letti pubblicamente nelle innumerevoli traduzioni che,
a partire dall’Ottocento fino ad oggi, sono state realizzate dai suoi compatrioti greci italofoni 46. La versione originale italiana si affianca a essi
senza sollevare aspetti problematici, come un fatto legato più a circostanze
storiche estrinseche — le Πρόσφυγες Μούσαι — che alla sostanza della
personalità e dell’arte foscoliane. Il pensiero di Nikos Veis, bizantinista
dell’Università di Atene negli anni Trenta, esprime efficacemente questo
44. Διονύσης Σέρρας, Βιβλιογραφικά για τον Ανδρέα Κάλβο και τον Ούγκο Φώσκολο. Καταγραφή κειμένων από εφημερίδες και περιοδικά της Ζακύνθου, εκδόσεις Περίπλους, Αθήνα 1992; Φανή Καζαντζή, Μια
παλιννόστηση. Οι ελληνικές μεταφράσεις των έργων του Ugo Foscolo, University Studio Press, Θεσσαλονίκη
2006; Διονύση Ν. Μουσμούτη, Ούγκο Φώσκολο, cit.
45. Sono le parole stesse di M. Minotu, studiosa zantiota del Foscolo, responsabile della casa editrice
Antologia ionica che pubblicò i contributi del centenario (Λίγες Λέξεις για το Λεύκωμα, in Εκατονταετηρίδα
Ούγκου Φώσκολου, cit., p. 5).
46. Per quando riguarda le traduzioni in neogreco delle opere del Foscolo, oltre a quelle presenti negli atti del
centenario e riguardanti essenzialmente la produzione lirica del poeta, il romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis
conobbe due traduzioni, la prima nel 1838, di I. G. Calamogdartis, e la seconda, nel 1886, di K. Christòpulos.
La traduzione di A. Politis, lodata dal Foscolo stesso, ancora in vita, non fu mai pubblicata. Innumerevoli, in
versi ma anche in prosa, pubblicate e inedite, sono le traduzioni dei Sepolcri (Ούγκο Φώσκολο, Οι τάφοι, cit.,
pp. 34 e 37).
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sentimento presente e costante, in filigrana, dietro ogni evocazione del
Foscolo: «se la sua voce, che per noi suonò triste e cara, si fece italiana, la
sua anima, la sua grande anima rimase verginalmente greca» 47.
Al contrario, emerge con evidenza, in ogni intervento, discorso commemorativo o ricerca specialistica che sia, il ricordo di un voto inesaudito
che rivendica, anche dalla tomba, i suoi diritti. Non a caso l’associazione
culturale intitolata al poeta precisa che il progetto di ricostruzione della
casa natale del Foscolo risponde essenzialmente alla volontà di porre fine
all’erranza del poeta, restituendogli, con un ritardo che l’ammirazione
sincera e il culto della memoria intendono medicare, la dimora della sua
infanzia zantiota 48.
È a partire da queste premesse culturali — e diremmo anche sentimentali — e dalle ricerche specialistiche in lingua neogreca, elaborate da
un punto di osservazione particolare e complementare rispetto a quello
nostro, italiano, che intendiamo proseguire, nel futuro, il nostro studio
sulle tracce del Foscolo — la sua immagine, la ricezione delle sue opere,
la sua influenza sugli scrittori greci — nella sua originaria e indimenticata
μητρική γη, «materna terra».
47. Γνώμαι in Εκατονταετηρίδα Ούγκου Φώσκολου, cit., p. 160.
48. «Dando un tetto alle origini di Ugo Foscolo», Στεγάζοντας την ανεστιότητα του Ούγκου Φώσκολου, è
il titolo dell’articolo dedicato alle feste foscoliane del 27 agosto 2010 <http://www.iskiosiskiou.com/2010/08/
ugo-foscolo.html>.
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