Academia.eduAcademia.edu

Le forme dell'acqua: i pozzi di piazza Bologni a Palermo

2020, Le forme dell'acqua. Approvvigionamento, raccolta e smaltimento nella città antica

Nell’ambito di lavori realizzati dal Comune di Palermo nell’area del Centro Storico, è stato eseguito un intervento di scavo archeologico preventivo a Piazza Bologni, situata nella parte mediana dell’odierno Corso Vittorio Emanuele II, l’asse stradale che sin dall’antichità ha caratterizzato l’impianto urbanistico della città. La piazza si trova, inoltre, nel cuore della Madīnat Balarm islamica, che coincideva con il nucleo della città antica. Il settore nel quale si è operato è situato nella parte occidentale della piazza, in una trincea lunga in totale 80 m ca. e larga in media 2,50 m, compresa tra il Corso Vittorio Emanuele II a nord e il vicolo Panormita a sud. Lo scavo dell’area, fortemente condizionato dalle esigenze di cantiere, è stato realizzato in due momenti diversi, il primo nei mesi di ottobre-novembre del 2011, il secondo tra luglio e agosto del 2012. Per esigenze di scavo, la metà nord dell’area è stata indagata nel 2011, mentre la parte più meridionale è stata esplorata nel 2012. Si sono così individuate evidenze archeologiche comprese tra l’Età Ellenistica e il Medioevo, tra cui contesti di Età Bizantina e varie strutture databili all’Età Islamica. Inoltre, sono stati messi in luce ben otto pozzi, di diverse tipologie e posti a varia distanza l’uno dall’altro.

ricerche series maior 10 Le forme dell’acqua Approvvigionamento, raccolta e smaltimento nella città antica Atti delle Giornate Gregoriane XII Edizione (Agrigento 1-2 dicembre 2018) a cura di Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello, Maria Serena Rizzo ESTRATTO Con il contributo di © 2020 Ante Quem Ante Quem Via Senzanome 10, 40123 Bologna tel. / fax 051 4211109 www.antequem.it ISBN 978-88-7849-146-5 Finito di stampare nel mese di maggio 2020 da Grafiche Stella s.r.l., San Pietro di Legnago (Vr) INDICE Introduzione Roberto Sciarratta 7 L’ACQUA E LA CITTÀ Acqua e polis: riflessioni tra mitografia, storia e iconografia monetale Elena Santagati 9 En lìmnais: note sulla gestione e sui miti delle “città d’acqua” del mondo antico Giuseppe Lepore 19 L’approvvigionamento idrico di Atene in età arcaica: ancora sull’acquedotto di Pisistrato Maria Chiara Monaco 27 I sistemi di regimentazione delle acque a Cuma in epoca arcaica: dalla pianificazione urbana all’intervento di Aristodemo Matteo D’Acunto 39 Le cisterne di Taormina in età ellenistico-romana Francesco Muscolino 51 L’eau au Promunturium Mercurii punique: approvisionnement, utilisation et évacuation Mounir Fantar 63 Mediolanum e l’acqua: alle origini di una millenaria convivenza. Studi e nuove scoperte Anna Maria Fedeli, Ilaria Frontori 73 La Cloaca Massima e il complesso sistema fognario dei Fori Imperiali Elisabetta Bianchi, Roberto Meneghini 85 Il ninfeo monumentale di Domiziano e l’approvvigionamento idrico del Campidoglio. Analisi e ipotesi ricostruttive Elisabetta Bianchi, Elettra Santucci 97 Le terme e l’acqua della città: osservazioni a partire dal caso di Ostia Antica Maura Medri 111 La Casa di Obellio Firmo a Pompei (IX, 14, 2-4). Sistemi di raccolta e smaltimento dell’acqua (campagne 2016-2018) Alessandro Campedelli, Michele Scalici, Michele Silani 123 La gestione dell’acqua nella Salerno normanna: l’acquedotto di via Arce Colette Manciero 133 ARCHEOLOGIA DELL’ACQUA AD AKRAGAS/AGRIGENTUM Le infrastrutture idrauliche nella Valle dei Templi: per una rilettura delle opere di Feace Giovanni Luca Furcas 141 Considerazioni sull’approvvigionamento e smaltimento idrico dell’area centro-occidentale della Collina dei Templi di Agrigento in età classica Monica de Cesare, Giovanni Luca Furcas, Anna Lucia Lionetti, Elisa Chiara Portale 157 Luxury in the Gymnasium of Agrigento Monika Trümper 171 Hic corpus reparans mentemque relaxans (Anth., 119R). Le Terme dell’insula IV del Quartiere Ellenistico-Romano di Agrigento Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello, Maria Serena Rizzo 185 Sistemi di raccolta e smaltimento dell’acqua nella III insula del Quartiere Ellenistico-Romano di Agrigento Michele Scalici, Michele Silani 199 Contributo alla conoscenza del sistema di approvvigionamento idrico connesso all’ipogeo dell’Acqua Amara nel centro storico di Agrigento Giuseppe Lombardo, Giovanni Noto, Marco Interlandi, Elisabetta Agnello, Elvira Capraro, Eugenio Vecchio 205 LE FORME DELL’ACQUA Edifici termali e viabilità nella Sicilia romana Gioacchino Francesco La Torre 211 Prime considerazioni sul sistema di approvvigionamento idrico e di drenaggio nell’antica Alesa Gabriella Tigano, Rocco Burgio 219 L’acqua a Monte Adranone: approvvigionamento idrico e uso cultuale Caterina Trombi 231 Gli acquedotti di Tauromenion: approvvigionamento e gestione delle risorse idriche Dino Alberto Rapisarda 245 Dalle terre etnee a Catania. Digitalizzazione a basso costo dei tratti dell’acquedotto romano tra S. Maria di Licodia e Paternò Barbara Cavallaro, Giulio Doria 255 Complessi termali: il ruolo della committenza. Il caso Centuripe Rosario P.A. Patané 263 Le forme dell’acqua: i pozzi di piazza Bologni a Palermo Carla Aleo Nero, Monica Chiovaro 269 I qanāt di Palermo: problematiche di studi e di ricerca Giuseppina Battaglia, Silvia Sammataro 279 Le cisterne di Contrada Fontana di Paolo (Casteltermini, Ag) Dario Giuliano 293 Evidenze di un sistema idraulico alternativo in Sicilia e in Grecia Giovanni Polizzi, Vincent Ollivier, Olivier Bellier, Edwige Pons-Branchu, Michel Fontugne 305 Approvvigionamento e uso dell’acqua a Reggio e Locri in età greca e romana Francesca Martorano 317 «Venit vilissima rerum hic aqua.» L’uso dell’acqua a Herdonia e nel territorio della valle del Carapelle Danilo Leone, Maria Turchiano, Giuliano Volpe 331 L’approvvigionamento idrico del suburbio meridionale di Roma: cisterne e sistemi idraulici nella valle dell’Almone Marina Marcelli 353 L’Aqua Alsietina e la Naumachia di Augusto: un problema ancora irrisolto Maria Grazia Cinti 367 Rifornimento e conservazione dell’acqua nelle città ellenistiche tra Illiria meridionale ed Epiro: uno sguardo d’insieme Roberta Belli Pasqua, Paolo Baronio 373 L’acquedotto romano di Burnum (Croazia): un esempio di strategia e logistica militare per il rifornimento idrico di un castrum legionario Alessandro Campedelli 385 The role of water in urban (and periurban) productive activities in Roman times, reflections from the Iberian Peninsula Elena H. Sànchez Lòpez 393 Produzione di fistulae aquariae e apporto femminile: le plumbariae testimoniate nella collezione del museo epigrafico alle terme di Diocleziano Amanda Rampichini 405 A proposito di alcune strutture idrauliche nel territorio agrigentino, per un primo inventario dei dati. Temi e prospettive per la ricostruzione della viabilità nell’agrigentino Luca Zambito 417 Conclusioni Matteo D’Acunto 425 LE FORME DELL’ACQUA: I POZZI DI PIAZZA BOLOGNI A PALERMO Carla Aleo Nero, Monica Chiovaro Nell’ambito di lavori realizzati dal Comune di Palermo nell’area del Centro Storico, è stato eseguito un intervento di scavo archeologico preventivo a Piazza Bologni, situata nella parte mediana dell’odierno Corso Vittorio Emanuele II, l’asse stradale che sin dall’antichità ha caratterizzato l’impianto urbanistico della città. La piazza si trova, inoltre, nel cuore della Madīnat Balarm islamica, che coincideva con il nucleo della città antica. Il settore nel quale si è operato è situato nella parte occidentale della piazza, in una trincea lunga in totale 80 m ca. e larga in media 2,50 m (Fig. 1), compresa tra il Corso Vittorio Emanuele II a nord e il vicolo Panormita a sud. Lo scavo dell’area, fortemente condizionato dalle esigenze di cantiere, è stato realizzato in due momenti diversi, il primo nei mesi di ottobre-novembre del 2011, il secondo tra luglio e agosto del 2012. Per esigenze di scavo, la metà nord dell’area è stata indagata nel 2011, mentre la parte più meridionale è stata esplorata nel 2012. Si sono così individuate evidenze archeologiche comprese tra l’Età Ellenistica1 e il Medioevo, tra cui contesti di Età Bizantina2 e varie strutture databili all’Età Islamica3. Inoltre, sono stati messi in luce ben otto pozzi, di diverse tipologie e posti a varia distanza l’uno dall’altro (Fig. 2). È opportuno precisare che solo il pozzo 8, situato nella parte più a nord della trincea e indagato all’inizio dello scavo, è stato esplorato fino al fondo, le altre cavità, invece, per motivi dettati dalle priorità di cantiere, sono state scavate solo parzialmente, così che i livelli più profondi non sono stati raggiunti. Realizzate in un’epoca non facilmente precisabile, tutte sono state obliterate tra l’età medievale e quella moderna, quando – alla fine del XVI secolo – fu realizzata la piazza monumentale in un’area che, in precedenza, era densamente urbanizzata. Tutti i pozzi sono stati troncati superiormente e mancano i livelli d’uso esterni, non si conosce, quindi, né la loro profondità originaria, né la struttura abitativa a cui erano pertinenti. Tuttavia, le cavità dovevano essere inserite in un’organizzazione spaziale precisa ed essere relative a case e cortili. Le radicali trasformazioni dell’aspetto originario dell’area, dovute alla realizzazione della piazza, hanno causato la distruzione di gran parte dei livelli tardomedievali, che dovevano trovarsi a quote più rilevate in relazione all’odierno piano di calpe1. Piazza Bologni. In evidenza la trincea di scavo vista da nord stio della piazza4. Pertanto, solo per i due pozzi che 1 2 3 4 ALEO NERO, CHIOVARO 2017; ALEO NERO et alii 2018; DI BELLA et alii 2018. ALEO NERO, CHIOVARO 2016, pp. 207-210. ALEO NERO, CHIOVARO, DE LUCA 2014. Una conferma degli abbassamenti di quota effettuati nel Cinquecento per la rettifica del Cassaro si è avuta nel corso di un intervento di scavo all’interno del palazzo Belmonte Riso - prospiciente la piazza Bologni -, cfr. VASSALLO et alii 2016, pp. 14-15. 269 Le forme dell’acqua. Approvvigionamento, raccolta e smaltimento nella città antica 270 2. In alto, pianta della trincea di scavo con indicazione, in nero, dei pozzi. In basso, schizzo della sezione della trincea con indicazione, in grigio, del livello di roccia e numerazione dei pozzi (rielaborazioni da rilievo di R. Catalano, C. Failla, F. Scirè) Le forme dell’acqua: i pozzi di piazza Bologni a Palermo 3. a) Pozzo 1; b) pozzo 2 si trovano nella parte più meridionale dello scavo, dove l’interramento è maggiore, si è conservata anche una porzione della parte costruita; di solito, invece, rimane solo la parte scavata nel banco di roccia5. Le cavità sono di vari tipi: a sezione quadrangolare o circolare, a doppia imboccatura o con allargamento laterale; per comodità di esposizione, sono state numerate, da sud a nord, da 1 a 8. Il pozzo 1 (Fig. 3a) è situato nella parte sud della trincea, dove è maggiore la complessità stratigrafica. Per la sua collocazione al limite dello scavo, è stato indagato solo in parte. Presenta sul lato nord una struttura costruita, realizzata con blocchetti di calcare biancastro (di cui si conservano sette filari), allettati con malta di terra rossa. L’imbocco è grossomodo circolare (larghezza max 60 cm ca.), realizzato con pietrame sommariamente sbozzato. Lo strato di terra scura che riempiva la cavità non è stato scavato. Il pozzo 2 (Fig. 3b) è realizzato con una tecnica molto simile al precedente; presenta un imbocco quadrato (73 x 86 cm), formato da quattro muri costituiti da blocchetti di calcare bianco messi in opera con malta di terra rossastra. Il pozzo tagliava strati e strutture precedenti, databili all’età antica. Del muro che delimita sul lato N la cavità rimangono sette filari costituiti da blocchetti sfalsati. Nella parte più alta rimane un foro quadrangolare, forse funzionale all’inserimento di un congegno per il sollevamento dell’acqua. Anche il lato sud del pozzo è costruito e si distinguono quattro filari di piccoli blocchi. Sull’elemento superiore vicino all’angolo sud-est della struttura, tracce di usura, probabilmente relative allo sfregamento della corda o della catena a cui era legato il secchio usato per attingere l’acqua. Del muretto est rimangono quattro filari; di quello ovest, sei. Nella parte più profonda, il pozzo è scavato nel banco roccioso, dove sono anche ricavate alcune grossolane “pedarole” asimmetriche su due lati, accorgimento che consentiva di raggiungere agevolmente il fondo senza l’uso di scala. Lo strato di riempimento del pozzo si presentava di colore marrone chiaro; al suo interno, il materiale ceramico recuperato nella sua parte più profonda (a 2,70 m ca. dall’imboccatura6 del pozzo) comprendeva frammenti di “spiral ware”, di monocroma verde, di “Brindisi ware”, di forme da zucchero, di anfore sovraddipinte in bruno e a superfici corrugate, di ceramica a superfici schiarite, di tegole con paglia o alghe; a una prima valutazione e in attesa di uno studio analitico dei reperti rinvenuti, lo strato sembra databile in età tardo-medievale, probabilmente il periodo in cui il pozzo andò in disuso. Un taglio di forma quadrangolare (67 x 75 cm ca.) definisce il pozzo 3 (Fig. 4a), il cui riempimento di terra di colore grigio (scavato per 2,50 m ca. dal piano roccioso7) presenta frammenti di ceramica monocroma verde, di anfore sovraddipinte in bruno e in rosso, di mattoni e di tegole con tracce di alghe nell’impasto, materiali che sembrano indicare, anche in questo caso, che il pozzo non fu più utilizzato dall’età tardo-medievale. 5 6 7 LOFRANO et alii 2015, p. 301. Fino alla quota di 12,90 m s.l.m. Fino alla quota di 12,83 m s.l.m. 271 Le forme dell’acqua. Approvvigionamento, raccolta e smaltimento nella città antica 4. a) Pozzo 3; b) pozzo 4 Il pozzo 4 (Fig. 4b) presenta una doppia imboccatura di forma quadrata sfalsata (misure max 1,76 x 0,98 m) (pozzo doppio?). Lo strato di riempimento, scavato fino alla profondità di poco più di 2 m dalla superficie del banco roccioso8, era costituito da terra marrone, pietrame e materiale da costruzione relativo all’obliterazione del pozzo – ormai in disuso – e conteneva frammenti di intonaco, di tegole, di mattoni, di mattonelle e di ceramica rinascimentale. In questo caso, il pozzo sembra essere stato in uso fino alla prima età moderna, forse fino al momento della realizzazione della piazza. Lungo il limite ovest della trincea si trovava il pozzo 5 (Fig. 5a), che presentava un andamento grossomodo quadrangolare (largh max 1,10 m ca.). La cavità aveva un’imboccatura costituita da blocchetti ed era riempita da uno strato di terra friabile, di colore marroncino, con elementi fittili, tra cui un frammento di ceramica policroma smaltata. Il riempimento, per la ristrettezza dell’area nella quale si trovava, è stato indagato solo superficialmente; tuttavia, è probabile che il pozzo sia stato in uso fino a poco prima della nuova sistemazione della Piazza e sia stato obliterato proprio in quella occasione. Il pozzo 6 (Fig. 5b) era scavato alla stessa quota del successivo pozzo 7 e sullo stesso piano di roccia spianata. La cavità, a sezione quadrangolare, misurava in senso nord-sud, 0,86 m, ma – nella parte nord – era presente un “allargamento” di 0,50 m ca., di forma grossomodo rettangolare, con piano di posa irregolare, incassato rispetto al piano di roccia di 0,65 m ca. Sulla parete settentrionale e meridionale del pozzo vero e proprio si notavano “pedarole” asimmetriche scavate non profondamente. L’ampliamento settentrionale poteva essere un accorgimento funzionale all’uso della cavità, forse uno spazio utile ad accogliere un congegno per la risalita dell’acqua, ma non si può escludere che sia il risultato di un pentimento in corso d’opera. Il pozzo era riempito da uno strato di terra che presentava molti mattoni in terracotta, qualche grumo di calcarenite, pietrame di piccole e medie dimensioni, qualche ciottolo, anche sbozzato, rari frammenti di intonaco biancastro e pochi di ceramica smaltata bianca. Anche in questo caso lo scavo non si è potuto condurre in profondità (fino a 2,38 m dalla superficie del banco roccioso); tuttavia, sembra che il riempimento possa essere stato realizzato nella prima età moderna. 8 Fino alla quota di 13,16 m s.l.m. 272 Le forme dell’acqua: i pozzi di piazza Bologni a Palermo 5. a) Pozzo 5; b) pozzo 6 L’ampio pozzo 7 (Fig. 6a) presentava una sezione circolare e misurava 95 cm ca. di diametro9; sulle pareti cilindriche si trovavano “pedarole” sfalsate, a est e a ovest. La cavità era riempita da uno strato di terra grigiastra e pietrame, probabilmente relativo all’uso del pozzo – ormai abbandonato – come discarica. Più in profondità si trovava uno strato di terra di colore marrone misto a carboncini, frammenti di intonaco e di pietrame di piccole e medie dimensioni. Tra i materiali che si sono recuperati, pochissimi frammenti residuali di età medievale (tra cui uno di catino islamico) e frammenti di ceramica smaltata bianca. Nella parte inferiore del pozzo, la terra diventava più rossastra, argillosa e con tracce di bruciato, i frammenti ceramici più rari; il pozzo è stato scavato fino alla profondità di 2,38 m dalla superficie del banco roccioso. Gli strati scavati del riempimento del pozzo sembrerebbero cronologicamente di poco precedenti alla sistemazione monumentale della piazza e probabilmente anche questa cavità è stata riempita poco prima della sua obliterazione. A sezione circolare (diametro 80 cm ca.) è anche il pozzo 8 (Fig. 6b) che ha anche un imbocco quadrangolare in parte costruito (largh. 1 m ca.). La cavità era posta nella parte più settentrionale della trincea e la sua imboccatura si trovava immediatamente al di sotto del lastricato moderno della piazza. Il pozzo è stato indagato fino alla profondità di 2,77 m dal piano di roccia spianato nel quale è stato scavato. Il suo riempimento comprendeva materiali di età medievale (tra gli altri, un frammento decorato in cobalto e manganese e uno di lucerna a vasca aperta). La ceramica al fondo del pozzo sembra invece databile intorno alla prima metà dell’XI secolo (invetriata con orlo bifido, anfore a superfici corrugate, frammenti di tegole con paglia). Alla luce di questi elementi, pare che il pozzo sia utilizzato in età tardo islamica e che sia stato obliterato già nel periodo tardo medievale10. 9 10 Anche se l’elemento significativo per la portata di un pozzo non è il suo diametro ma la permeabilità del terreno in cui è scavato, cfr. VIGONI 2009, p. 140. ALEO NERO, BECHTOLD, CHIOVARO 2018, p. 6. 273 Le forme dell’acqua. Approvvigionamento, raccolta e smaltimento nella città antica 6. a) Pozzo 7; b) pozzo 8 Per contestualizzare il rinvenimento dei pozzi di piazza Bologni, è opportuno premettere qualche considerazione sulla natura geologica del sottosuolo di Palermo e sulle tecniche di captazione dell’acqua mediante lo scavo di pozzi verticali. Rispetto alla possibilità di attingere a vasche destinate alla raccolta dell’acqua meteorica, il pozzo offre una costante capacità di approvvigionamento, poiché si autoalimenta, e l’acqua è sempre pura, poiché naturalmente filtrata dal terreno11. A Palermo la scarsità di sorgenti e la presenza abbondante di acque sotterranee fece sì che gli abitanti utilizzassero l’acqua del sottosuolo sia per l’irrigazione, sia per l’uso domestico12; tale sfruttamento fu favorito dalla presenza «di formazioni sedimentarie molto permeabili, grazie alla loro alta porosità (le calcareniti), e per l’elevato grado di fessurazioni (i calcari), proprietà che hanno consentito (e consentono) di immagazzinare al loro interno cospicui volumi d’acqua raccolti sotto forma di falda freatica durante i periodi di pioggia che vengono ceduti lentamente nel tempo attraverso le sorgenti e le captazioni (pozzi, senie, qanat). Queste acque infatti non si disperdono in profondità grazie alla presenza di un vasto e generale basamento impermeabile del Terziario, costituito da una potente formazione di argille dure (Flysch Numidico)»13. La ricchezza di risorse idriche sotterranee è stata sfruttata grazie all’impiego di pozzi verticali e orizzontali14; inoltre, la frequenza di pozzi nell’area urbana suggerisce che le acque dei fiumi Papireto, Kemonia (oggi incanalati) e Oreto - che ancora scorre a sud dell’insediamento urbano - non devono avere costituito la principale fonte di approvvigionamento idrico per la città, data la forte discontinuità del loro regime15. L’utilizzazione delle falde acquifere, invece, meno soggetta alla incostante piovosità stagionale, poteva garantire un rifornimento continuo tutto l’anno16. Evidentemente a Palermo, vista la quantità di pozzi scoperti a Piazza Bologni, il terreno calcarenitico era relativamente facile da lavorare e contemporaneamente stabile; inoltre, la falda doveva essere situata a una distanza abbastanza accessibile dalla superficie. Di solito queste cavità erano realizzate da operai specializzati, le cui conoscenze spaziavano dalle competenze relative alla meccanica dei terreni17 alle caratteristiche idrogeologiche del sottosuolo. 11 12 13 14 15 16 17 274 VIGONI 2009, p. 133. LOFRANO et alii 2015, p. 298. TODARO 2006, p. 2. LOFRANO et alii 2014, p. 27. TODARO 2006, p. 3. ID. 2006, p. 3. VIGONI 2011, p. 22. Le forme dell’acqua: i pozzi di piazza Bologni a Palermo Un pozzo in genere è composto da una base, detta anche fondo, un (eventuale) rivestimento e un apprestamento fuori terra; a piazza Bologni solo in un caso (pozzo 8) si è giunti alla base. Inoltre, nessuna delle cavità rinvenute presenta un rivestimento, poiché la roccia in cui sono scavate è molto compatta. Solo i pozzi 1 e 2 (situati nella parte della trincea dove maggiore è l’interramento) presentano ancora, superiormente, un rivestimento litico costituito da blocchetti di calcare biancastro, materiale differente per colore e consistenza dalla calcarenite porosa e giallastra nella quale sono scavati i condotti dei pozzi della piazza. Accade quasi sempre che la parte superficiale del pozzo non sia conservata, a causa delle spoliazioni – successive all’uso – per recuperare parti della struttura. Nel caso più semplice la bocca si trovava a diretto contatto con la superficie, altre volte era presente una vera puteale che di rado si conserva in situ18. A piazza Bologni, per quanto riguarda gli apprestamenti fuori terra, è difficile fare delle valutazioni, in mancanza dei piani d’uso relativi alle cavità rinvenute; forse solo per il pozzo 2 si può supporre di essere in presenza anche della sua parte in elevato. Inoltre, le operazioni di prelievo dell’acqua potevano essere facilitate da un sistema di carrucole per i movimenti dei secchi19; a piazza Bologni solo per la cavità 2 si sono osservati degli elementi che presentano segni di usura e si è pertanto ipotizzato che questi possano essere relativi alla parte superficiale e più logorata del pozzo, dove dovevano essere presenti strutture per il prelievo dell’acqua. Solo due pozzi (il 7 e l’8) presentano una sezione circolare (Fig. 6)20; imboccatura subcircolare presenta anche il pozzo 1, il cui condotto, però, non è stato scavato. Le altre cinque cavità hanno sezione quadrangolare21. Al fine della valutazione dell’evidenza palermitana, forse è opportuno premettere anche qualche osservazione relativa al funzionamento e alle dinamiche di obliterazione dei pozzi. In genere, i livelli d’uso delle cavità sono quelli più vicini al fondo e sono contraddistinti da un terreno che contiene soprattutto ceramica comune quasi integra, di solito relativa all’impiego e al consumo dell’acqua. I vasi probabilmente sono caduti sul fondo durante le azioni di attingimento dell’acqua o a causa della rottura dell’ansa o della corda alla quale erano legati o perché ridotti in frantumi dall’urto contro la parte interna del pozzo. Invece, nei livelli di obliterazione – di solito realizzati in un’unica fase – i frammenti ceramici sono più differenziati e molto frammentari22 e sono presenti anche materiali che derivano da spoliazioni di costruzioni nelle vicinanze del pozzo, come spesso nei nostri casi. Nei riempimenti dei pozzi della piazza i frammenti ceramici di età antica sono pochi e residuali; inoltre, anche se l’analisi dei reperti è a uno stato preliminare, appare evidente che la maggior parte dei materiali archeologici rinvenuti sono relativi a ceramica di età moderna e a demolizioni, pertanto l’obliterazione delle cavità si può datare, in genere, all’inizio di questa epoca, quando fu realizzata la piazza. Piazza Bologni è situata all’interno del circuito murario dell’antica Panormos e al centro dell’area abitativa della città occupata in età islamica; pertanto, la presenza ravvicinata degli otto pozzi nella stretta e lunga trincea di scavo (di 200 mq ca.) indica la densità media di un pozzo ogni 25 mq ca. e suggerisce che la maggior parte delle abitazioni presenti nell’area prima della sua monumentalizzazione possedeva una propria fonte di approvvigionamento idrico23. Il dato, pur nell’assenza di elementi cronologicamente certi24, ci riporta alle consuetudini abitative di età islamica. Durante la dominazione araba Palermo si sviluppò con le caratteristiche di una grande città mediorientale che ospitava più di 250.000 abitanti. L’abbondanza di acqua sotterranea rispetto al numero esiguo di sorgenti presenti nella Piana di Palermo spinse gli abitanti della città a sfruttare questa risorsa per mezzo dell’articolato «patrimonio di tecniche idrauliche di origine araba»25. Le fonti letterarie e le 18 19 20 21 22 23 24 25 ID. 2011, pp. 22-23. ID. 2011, pp. 23-24. Si tratta della forma più facile da realizzare e, forse, la più antica. Un’immagine di alcuni pozzi urbani a pianta quadrangolare in TODARO 2006, fig. 9. Cfr. ANZALONE 2009, pp. 17-18, con bibliografia precedente. Una situazione simile è stata notata in un’area a sud-ovest del Cassaro, tra via Mongitore e via Porta di Castro, dove sono stati messi in luce numerosi pozzi, cfr. TODARO 1996, p. 117. Caratterizzata dalla presenza di numerosi pozzi e cavità era anche l’area archeologica di via Imera, cfr. SPATAFORA et alii 2012. Per l’età antica, considerazioni sulle fonti di approvvigionamento dell’acqua nella città di Himera in VASSALLO 2013, pp. 273-275. Da notare che all’interno del vasto abitato della colonia greca, esplorato in estensione, si conoscono solo cinque pozzi. LOFRANO et alii 2014, p. 23. 275 Le forme dell’acqua. Approvvigionamento, raccolta e smaltimento nella città antica cronache islamiche registrano l’abbondanza delle acque sotterranee, risorse che erano sfruttate con sistemi complessi di pozzi e canali sviluppatisi dalla tradizione tecnologica e culturale dell’islam medievale26. Durante il Medioevo, pozzi verticali (chiamati in arabo bir, hassi)27 si trovavano ovunque nella Piana di Palermo e anche all’interno delle mura urbiche erano diffusissimi28. I pozzi destinati all’irrigazione accoglievano in genere senie ed erano a pianta rettangolare29; quelli per gli usi domestici erano invece di solito a sezione quadrata, con lati che misuravano tre palmi, corrispondenti a 80-90 cm30. Alla luce di questi elementi, i dati archeologici di Piazza Bologni sembrano vicini alle osservazioni di Ibn-Hawqal - il diarista iracheno di Bagdad che fu a Palermo in età fatimita (X secolo) - che osservò che «gli abitanti della città vecchia (al-Qasr) (il Cassaro, il nucleo più antico di Palermo) (…) dissetansi con l’acqua dei pozzi delle proprie case; la quale, leggera o greve che sia, piace loro più che molte acque dolci che scorrono in quei luoghi»31. BIBLIOGRAFIA ALEO NERO, BECHTOLD, CHIOVARO 2018 = C. ALEO NERO, B. BECHTOLD, M. CHIOVARO, Palermo. Piazza Bologni: le anfore di età antica e i contesti di riferimento, in «Notiziario Archeologico della Soprintendenza di Palermo» 34, 2018, pp. 1-45. ALEO NERO, CHIOVARO 2016 = C. ALEO NERO, M. CHIOVARO, Palermo: nuovi dati da alcuni contesti urbani altomedievali, in M.C. PARELLO, M.S. RIZZO (a c.), Paesaggi urbani tardoantichi. Casi a confronto. Atti delle Giornate Gregoriane, VIII Edizione (29-30 novembre 2014), Bari 2016, pp. 207-214. ALEO NERO, CHIOVARO 2017 = C. ALEO NERO, M. CHIOVARO, Piazza Bologni (PA): nuovi dati per la conoscenza della città punica, in M. GUIRGUIS (ed.), From the Mediterranean to the Atlantic: People, Goods and Ideas between East and West. 8th International Congress of Phoenician and Punic Studies (Carbonia-Sant’Antioco, 21th-26th October 2013), Pisa-Roma 2017, pp. 80-84. ALEO NERO, CHIOVARO, DE LUCA 2014 = C. ALEO NERO, M. CHIOVARO, M.A. DE LUCA, Piazza Bologni (Palermo): osservazioni su alcuni contesti di età islamica entro il perimetro della “Madīnat Balarm”, in A. NEF, F. ARDIZZONE (édd.), Les dynamiques de l’islamisation en Méditerranée centrale et en Sicile: nouvelles propositions et découvertes récentes, Roma-Bari 2014, pp. 247-254. ALEO NERO et alii 2018 = C. ALEO NERO, M. CHIOVARO, M. DI BELLA, F. ITALIANO, G. MARCIANÒ, G. SABATINO, Archeologia della produzione negli spazi urbani: un esempio di attività metallurgica di età ellenistica a Panormos, in V. CAMINNECI, M.C. PARELLO, M.S. RIZZO (a c.), La città che produce. Archeologia della produzione negli spazi urbani. Atti delle Giornate Gregoriane, X Edizione (10-11 dicembre 2016), Bari 2018, pp. 83-89. ANZALONE 2009 = R.M. ANZALONE, Gestione delle risorse idriche e depositi di consacrazione di cisterne: il caso di Himera, in «Workshop di archeologia classica. Paesaggi, costruzioni, reperti» 6, 2009, pp. 9-51. DI BELLA et alii 2018 = M. DI BELLA, C. ALEO NERO, M. CHIOVARO, F. ITALIANO, S. QUARTIERI, D. ROMANO, F. LEONETTI, G. MARCIANÒ, G. SABATINO, Archaeometric study of the hellenistic metallurgy in Sicily: mineralogical and chemical characterization of iron slags from punic Panormos (Palermo, Italy), in «Mediterranean Archaeology and Archaeometry» 18, 2, 2018, pp. 129-141. LOFRANO et alii 2013 = G. LOFRANO, M. CAROTENUTO, R. MAFFETTONE, P. TODARO, S. SAMMATARO, I.K. KALAVROUZIOTIS, Water Collection and Distribution Systems in the Palermo Plain during the Middle Ages, in «Water» 5, 2013, pp. 1662-1676. LOFRANO et alii 2014 = G. LOFRANO, M. CAROTENUTO, P. TODARO, R. MAFFETTONE, S. SAMMATARO, M. GIUGNI, La gestione delle acque a Palermo nel Medioevo. Dalla captazione alla distribuzione, in «L’acqua» 6, 2014, pp. 25-34. 26 27 28 29 30 31 276 TODARO 2006, p. 3. LOFRANO et alii 2014, p. 27. TODARO 2006, fig. 7. LOFRANO et alii 2014, p. 27. EAD. 2013, p. 1666. TODARO 2006, p. 6. Le forme dell’acqua: i pozzi di piazza Bologni a Palermo LOFRANO et alii 2015 = G. LOFRANO, M. CAROTENUTO, P. TODARO, R. MAFFETTONE, S. SAMMATARO, I.K. KALAVROUZIOTIS, From the Middle Ages to 19th century: a journey into the water system of Palermo (Italy), in «International Journal Global Environmental Issues», 14, 3/4, 2015, pp. 296-305. SPATAFORA et alii 2012 = F. SPATAFORA, A. BIFARELLA, M.A. PAPA, G. SCIORTINO, Palermo. L’area archeologica di via Imera: notizie preliminari e spunti di ricerca, in «Archeologia Postmedievale» 16, 2012, pp. 61-67. TODARO 1996 = P. TODARO, Utilizzazioni del sottosuolo di Palermo in età medievale, in C. R OCCARO (a c.), Palermo Medievale, VIII Colloquio Medievale (Palermo, 26-27 aprile 1989), Palermo 1996, pp. 109-128. TODARO 2006 = P. TODARO, Sistemi di captazione e gestione dell’acqua nella piana di Palermo nel Medioevo, in Giardini Islamici, Seminario Internazionale (Palermo, 12-14 Ottobre 2006), Palermo 2006. VASSALLO 2013 = S. VASSALLO, Considerazioni sul sito di Himera: gli spazi dell’abitato, l’acqua, l’argilla, in S. BOUFFIER, A. HERMARY (édd.), L’Occident grec de Marseille à Mégara Hyblaea. Hommages à Henri Tréziny, Arles 2013, pp. 265-276. VASSALLO et alii 2016 = S. VASSALLO, C. ALEO NERO, G. BATTAGLIA, G. CALASCIBETTA, M. CHIOVARO, R.M. CUCCO, R. SAPIA, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo, in «Notiziario Archeologico della Soprintendenza di Palermo» 9, 2016, pp. 1-38. VIGONI 2009 = A. VIGONI, Pozzi per acqua di epoca romana a Concordia Sagittaria: tecnica, stratigrafia e materiali, in «Archeologia Veneta» 33, 2009, pp. 130-169. VIGONI 2011 = A. VIGONI, Pozzi antichi nel Veneto: tipologia e diffusione, in Archeologia e tecnica dei pozzi per acqua dalla pre-protostoria all’età moderna (Atti del Convegno di Studi, Borgoricco (PD), 11 dicembre 2010), in «Antichità Alto Adriatiche» 70, 2011, pp. 19-52. 277