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2019
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Federico Argentieri firma un articolo dal titolo I comunisti e via Rasella. L’attentato inspiegabile. Di inspiegabile, però, rimangono solo le posizioni di chi vuole ancora delegittimare una delle più grandi azioni partigiane https://www.dinamopress.it/news/la-leggenda-nera-via-rasella-ancora-revisionismo-sul-corsera/
«Quaderni Culturali delle Venezie» dell’Accademia Adriatica di Filosofia “Nuova Italia”, 2020
Nel Regno di Clio la malerba della faziosità e la gramigna del fariseismo hanno vita breve. Esse proliferano nell’humus ideologico e nell’ortodossia delle vulgate ma la “Storia”, è un’altra cosa. Proprio come le nostre case, anche gli archivi “nascondono ma non perdono” e prima o poi regalano nuove prove a sostegno della verità storiografica che ha bisogno, come sosteneva Renzo De Felice, del «dominio dei propri sentimenti politici e dell’autocontrollo ideologico» [1]. I documenti, in altre parole, vanno fatti parlare, piuttosto che manipolati. Esemplare, in tal senso, il caso del memoriale autografo del medico Vittorio Claudi che fa luce sul caso del manifesto col quale i tedeschi invitarono gli autori della strage di Via Rasella a costituirsi – per evitare la rappresaglia sui civili – la cui esistenza «è sempre stata contestata dai partigiani e che appesantirebbe la loro responsabilità nell’eccidio delle Fosse Ardeatine».
G. Bascherini e G. Repetto (a cura di), Per Una Storia Costituzionale Italiana Attraverso La Letteratura, Franco Angeli, Milano, 2012
Procedendo secondo la metodologia del “diritto con la letteratura”, il saggio si divide in sei parti: nella prima parte ricorda la parabola esistenziale di Rocco Scotellaro, nella seconda evidenzia i contenuti politici della sua produzione poetica, nella terza parte rievoca il percorso personale e politico di Carlo Levi, nella quarta parte analizza i contenuti giuridico-politici del Cristo si è fermato a Eboli, nella quinta parte si sofferma sull’analisi della questione meridionale contenuta nel Cristo, la sesta parte conclude analizzando le sintonie tra l’opera di Levi e quella di Scotellaro riguardo la loro delusione per gli sviluppi della lotta politica e del futuro costituzionale italiano.
«Quaderni Culturali delle Venezie» dell’Accademia Adriatica di Filosofia “Nuova Italia”, 2020
Nel 1996 lo scrittore cattolico Vittorio Messori, iniziò a guardare in “controluce” l’episodio di Via Rasella secondo una prospettiva storiografica nuova: con quella strage, «i comunisti volevano attizzare l’odio della gente contro i nazisti e ottennero inoltre di eliminare molti partigiani non marxisti. I partigiani che colpirono in via Rasella avevano messo in conto una rappresaglia feroce come quella che poi si verificò alle Fosse Ardeatine. Così la Resistenza aveva raggiunto il suo obiettivo: l’odio contro i tedeschi si era riacceso».La strage era stata congegnata dal comando politico dei Gap, nella persona di Giorgio Amendola che scelse il luogo, l’ora e il battaglione da colpire, insieme a «Mauro Scoccimarro, Antonio Cicalini, di sicura scuola moscovita, oltre a minori ma preziosi collaboratori, infiltrati, delatori, confidenti nelle organizzazioni fasciste, nelle istituzioni carcerarie, nei presidi sanitari e polizieschi del fascismo» e venne approvata, ma solo a posteriori, «da Sandro Pertini e da Riccardo Bauer, due icone dell’antifascismo storico».
Fascismo casertano Fatti, misfatti e personaggi di una città in camicia nera, 2018
Il volume affronta un tema assai delicato per le implicazioni che comporta, ma, soprattutto, per le facili speculazioni cui può prestarsi, ad opera di chi pretende di aver letto un libro, essendosi soffermato, al più, al titolo, o estrapolandone parti dal contesto generale, alterandone, con ciò, completamente il senso. L'Autore analizza, invero, uno dei periodi più difficili e controversi della Storia Contemporanea, in generale, ed in particolare nella provincia di Caserta: il Fascismo. Fin dal titolo, tuttavia, si evidenzia la sua posizione sull'argomento, che si limita a svolgere un'analisi storicodocumentale, lontana da intenti, o anche da mere "tentazioni" agiografiche. E' un libro "tecnico", ricco di trascrizioni di atti, scritti e testimonianze d'epoca, che non si lascia andare a manierismi o a voli di stile -per accattivare l'interesse del lettore, agevolandone il compito. E' un'opera che dimostra come, in un'epoca in cui i mecenati, ma anche i meri sponsor, rappresentano una razza in via di estinzione, la scarsità delle risorse e di mezzi, necessari per affrontare un simile lavoro, può essere abbondantemente compensata da tanta, tanta buona volontà, propria del vero ricercatore, che investiga "a prescindere", senza porsi alcun obiettivo in termini di ritorno. Il testo ribadisce, ancora una volta, come, con buona pace di taluni Storici dell'Accademia, la Storia talora altro non è che un insieme di storie, magari in apparenza meschine, che prese singolarmente sembrerebbero insignificanti, e, perciò, meritevoli di dover rimanere confinate nella cronaca, non potendo "assurgere al rango superiore", mentre, lette in un contesto più ampio, forniscono quegli "anelli mancanti" senza i quali risulterebbe impossibile comprendere -o, quantomeno, correttamente interpretare -fenomeni, passaggi complessi, dimostrandosi, così indispensabili, vitali, anche ai fini della valutazione storiografica. La narrazione parte dall'anno 1918 e dai festeggiamenti che anche la cittadinanza del Capoluogo dell'allora Provincia di Terra di Lavoro, sollecitata a tanto dalla Prefettura, volle Città Eterna: Roma. Questi, i giorni della rivoluzione in Caserta, fascista provata dal 1919, e, particolare degno di nota, per dimostrare come tutto si svolse ad opera dei gerarchi locali in perfettissimo ordine, dal 29 al 31 ottobre, ai singoli proprietari, in perfetta efficienza, venivano restituite tutte le macchine requisite. Il Quartier Generale Campano della rivoluzione fascista si manteneva così, a distanza di ben 60 anni, all ' altezza del suo compito e delle tradizioni, e come le camicie rosse nella stessa zona, quasi sulla stessa linea, rendevano certezza l ' unità della Patria, così le camicie nere, agli ordini del Duce, nel nome del Re, concorrevano, anche nella zona, a riscattare col valore e con la fede la Patria oltraggiata dai trafficanti della politica, dai barattieri della vittoria e del sangue purissimo di due milioni di Italiani combattenti, morti, mutilati, feriti. Aurelio Padovani con i quadrumviri del fascismo Napoli 22 ottobre 1922 Alla seduta consiliare erano presenti:
«Quaderni Culturali delle Venezie» dell’Accademia Adriatica di Filosofia “Nuova Italia”, 2020
Il termine “strategia della tensione” fu introdotto nell’opinione pubblica internazionale dal settimanale inglese The Observer nel dicembre 1969. A ridosso, cioè, della strage di Piazza Fontana a Milano. Secondo alcuni non fu quello il primo caso di applicazione terroristica di un tale approccio geo-politico fin qui, dai più, prevalentemente inquadrato nell’univoca chiave di lettura della “Guerra Fredda”. Alcuni studiosi, infatti, ne retrodatano l’inizio alla strage di Portella della Ginestra (1947) o al cosiddetto “Piano Solo” del Generale Giovanni De Lorenzo (1964). Tali approcci hanno fatto da volano ad una concezione più ampia – che ha trasformato de facto una prassi di intelligence in “un’epoca” – accettata dalla vulgata comune che considera ormai la “strategia della tensione” «un periodo storico molto tormentato della storia d’Italia», wikipedia sic docet. Ma se torniamo a considerare il termine per quello che è – una teoria di condizionamento – allora rientrano in esso tutte le azioni volte a perseguire un interesse diverso da quello ufficialmente dichiarato e che mirano a generare «un disordine ed un pericolo creati ad arte, controllati e dosati sapientemente» allo scopo di «diffondere nella popolazione uno stato di insicurezza e di paura». In tal senso, allora, la strage che introduce nella storia d’Italia la “strategia della tensione” non è più quella di Piazza Fontana, bensì quella di Via Rasella.
«Quaderni Culturali delle Venezie» dell’Accademia Adriatica di Filosofia “Nuova Italia”, 2020
l’imboscata di via Rasella uccise non delle “feroci” SS – come per molto tempo si è maldestramente cercato di sostenere – ma cittadini italiani, sudtirolesi. Erano contadini, artigiani, pastori, mugnai arruolati contro la propria volontà a seguito della creazione, dopo l’8 settembre 1943, della Zona di Operazione delle Prealpi (Trento, Bolzano e Belluno).Di nazionalsocialista non ebbero mai nulla: all’inizio del conflitto mondiale prestarono servizio militare per il Regno d’Italia giurando fedeltà ai Savoia. Avevano più di 40 anni, appartenevano alle classi 1900-1912. Erano stati fanti a Torino, artiglieri di montagna a Merano e a Rovereto, alpini a Brunico, genieri a Casale. Uno di loro Johann Kaufmann, morto a via Rasella, fu fante a Palermo. A parte alcuni dei loro cognomi, non avevano nulla di tedesco....
in «Filigrana», 5, 1999, pp. 153-181
Alberto RAFFAELLI LA DERISIONE NELLA LUCERNA DI FRANCESCO PONA N EL PANORAMA narrativo della novellistica del XVII secolo La Lucerna del medico veronese Francesco Pona, edita per la prima volta a Verona nel 1625 sotto il nome di Eureta Misoscolo, l è opera notevole sia per la molteplicità delle sollecitazioni culturali che per l'originalità dell'impianto.
Il lavoro contiene vari saggi, a parte quello su Griselda come personaggio letterario e musicale, dedicati a miti, leggende e fiabe della Capitanata.
"Padova e il suo territorio", 2017
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Revista Judiciária do Paraná, 2023
Научный результат. Педагогика и психология образования. Т. 8, № 2. С. 122-133, 2022
Idea Nursing Journal, 2015
Revista da ESMAL, 2022
Estadísticas del Sistema Interamericano de Protección de los Derechos Humanos en las peticiones contra la República Argentina que han sido publicadas (1971-2015), 2018
e-International Relations, 2019
Journal of Social Research and Behavioral Sciences, 2024
Springer eBooks, 2006
The Journal of Membrane Biology, 1980
Annales Geophysicae, 2013
Discourse Studies, 2009
Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine
Systematic Parasitology, 2017
International Journal of Migration, Health and Social Care, 2020